VERONA 07 NOVEMBRE 2013 Strumenti e Tecniche per prevenire la Dispersione Giovedì 7 Novembre 2013 Centro Carraro - Lungadige Attiraglio, 45 - 37100 Verona Seminario Formazione Formatori Federico Batini MAIL: [email protected] BLOG: federicobatini.worldpress.com L’evento è promosso da Regione del Veneto nell’ambito del Progetto “Formazione Formatori” Quante ore passiamo a scuola?? Negli ultimi secoli nel nord del mondo bambini e ragazzi hanno impiegato migliaia di ore della loro vita negli istituti scolastici. Il tempo è il bene principale di cui dispongono ed è proprio ciò che gli viene chiesto di spendere. La scuola appare una specie di macro rito di fusione nel quale si chiede a ciascuno di rinunciare alla propria identità specifica per acquisirne una di massa che restituisce soltanto l’appartenenza, l’inclusione, non ad un gruppo di pari ma un’inclusione promessa, futura, nella società. Ma allora perché andare a scuola? Per rinunciare alla propria identità? Perché continuare se non riesce più a garantire un riscontro pratico e immediato alle ore impiegate? Perché andare in un luogo nel quale non si ha una soddisfacente stimolazione cognitiva, affettivo-relazionale o ambientale? Perchè continuare un percorso che già si sa come è, già sappiamo che la noia ci attende quando invece possiamo scegliere tra avventura e magia contro noia e consuetudine ? Ma soprattutto occorre chiedersi: chi sono io? Come posso realizzarmi? Il problema è che a queste domande di senso e il loro valore identitario accompagna l’esistere in un movimento continuo. È possibile dunque uscire dalla strada giusta e pentirsi. La fuga dalla scuola è l’allontanamento dalla strada maestra e… la scelta di una cattiva strada? O di un’altra strada… (che pure maestra è)…? Situazione italiana In 4 anni dal 1998 al 2002 c’è stato un decremento dei giovani che non si sono inseriti in nessun canale formativo nè lavorano dal 15,1% all’11,5%. L’Italia seppur in una evidente contrazione del fenomeno (specie attraverso l’innalzamento dell’obbligo scolastico e del diritto-dovere all’istruzione e formazione) si assesta su una media nettamente superiore rispetto alla media OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico). Il 24,2% della fascia di età 20-24 anni non sono più impegnati nell’istruzione. I ragazzi/e compresi tra i 15-19 anni che non sono inseriti nel sistema scolastico, né nel lavoro (condizione di NEET) rappresentano un dato molto grave per la situazione italiana perché la percentuale di coloro che per tutti i cinque anni, hanno mantenuto la condizione di NEET nella finestra considerata(1997-2001) rappresenta il 30% ovvero la percentuale, rispetto alla popolazione complessiva di NEET, più alta di tutti i paesi OCSE . Situazione italiana In Italia diventa dunque particolarmente grave una percentuale alta di dispersione ed abbandono proprio a fronte di una difficile penetrazione giovanile nel mondo del lavoro, penetrazione che diventa ancora più difficile per coloro che hanno abbandonato la scuola senza conseguire il diploma di scuola media superiore. I ragazzi con la fascia d’età tra i 18-24 anni che hanno al massimo la scuola media sono il 20,8%. Situazione italiana Le regioni con percentuali più alte di partecipazione al sistema scolastico sono: Basilicata, Marche, Umbria, Molise, con percentuali superiori al 90%. La Toscana, regione nella quale si è svolto il progetto descritto nella seconda parte del volume, ed al quale si riferisce la ricerca, ha un dato medio di 88,3% (inferiore, purtroppo, al dato medio dell’Italia centrale che è del 90,5%) come tasso di partecipazione al sistema scolastico (media della partecipazione dai 15 ai 18 anni), con un drastico calo, nella scomposizione dei dati, dal 97,9% dei quindicenni al 76,7% dei diciottenni. Un terzo degli iscritti alle scuole superiori non raggiunge il diploma, con una probabilità notevolmente maggiore di conseguirlo (78,1%) delle femmine rispetto ai maschi (67,1%). cosa fare? il rapporto del Ministero dell’istruzione, pubblicato nel maggio 2008: si pone come obbiettivo la riduzione al 10% dei giovani senza titolo di studio superiore entro il 2013. Far sì che la scuola, ed il tempo dell’apprendiment o diventino veicoli di senso, abbiano una relazione con l’esperienza quotidiana dei ragazzi e delle ragazze, incidano sulla loro vita e sulle loro emozioni Innanzitutto imbattiamoci sulla “scoperta” delle tematiche prese in analisi…….. Dispersione Disagio Disagio e dispersione dispersione Rappresenta l’osservazione di un fenomeno di allontanamento dei soggetti dai sistemi formativi. Caratterizza la classe d’inizio di ogni ciclo Strumenti per misurarla: 1.Tasso di abbandono indica la % di coloro che cessano di frequentare la scuola rispetto al tot. degli iscritti 2.tasso di ripetenza indica la % di coloro che vengono bocciati e dunque devono ripete l’anno accademico prendendo in considerazione il tot. degli iscritti Strumento principale di prevenzione alla dispersione Empowerment : è l'accrescimento spirituale, politico, sociale o della forza economica di un individuo o di una comunità. Spesso tale concetto fa riferimento allo sviluppo della fiducia nelle proprie capacità. è favorito da un ambiente in cui tutti credono nella possibilità che ciascuno ha di acquisire potere e controllo su molti dei processi cognitivi, metacognitivi e motivazionali. Termine in stretta relazione con quello di benessere o malessere a scuola è il Disagio. Per benessere si intende la condizione di equilibrio e di positiva tensione di una persona tra ciò che è e ciò che vorrebbe essere. è dunque la percezione di sé correlata all’accettazione da parte degli altri rispetto a ciò che si è ed alla fiducia ed all’incoraggiamento rispetto a ciò che si vuole diventare. assume per tale motivo sia connotazioni di tipo psicologico sia relazionale. Lo star bene a scuola rappresenta dunque l’output di un processo di scambio quotidiano finalizzato a perseguire modalità efficaci sia nella realizzazione di apprendimenti che nell’implementazione di relazioni significative con se stessi e con gli altri attori sociali (allievi, docenti, famiglie) ecc.. Il disagio è una condizione legata a percezioni soggettive di malessere (il disagio si “sente”, ma non necessariamente si “vede”); Concorrono alla formazione del disagio e alla dispersione Assenza di formazione continua nei confronti dell’ insegnante che porta all’incompetenza e insufficiente preparazione degli insegnanti Ambienti di studio poco stimolanti date le attrezzature inadeguate Rottura del patto implicito con la famiglia che una volta sostanziava il ruolo e l’autorevolezza della scuola e degli insegnanti. Mondo del lavoro ormai incapace di premiare la preparazione e le competenze del soggetto Modelli preposti dalla società: importanza del denaro, successo immediato . Il come e il perché si è arrivati al “traguardo “non conta. Fattori legati alle caratteristiche del soggetto: i maschi sono più a rischio di abbandono scolastico. Oppure l‘ abitudine ad avere o non avere norme e regole da rispettare e dunque alla capacità di seguire un percorso standard di istruzione. Fattori legati all’ambiente sociali, economico e culturale di provenienza: nelle aree sviluppate, una spinta all’abbandono viene proprio dalla possibilità di reperire piuttosto facilmente un’occupazione Sintesi del rapporto tra i due “Il disagio scolastico è il primo segnale di ciò che può potenzialmente trasformarsi in dispersione,la quale, a sua volta, è sintomo e reazione (proprio come l’innalzamento della temperatura corporea) rispetto ad una malattia che si è già consumata nel non trovare in un ambiente un significato che si condivide, delle relazioni significative con gli altri e con se stessi come studenti(disagio) e nella relazione tra ciò che si apprende (o che si dovrebbe apprendere) e la vita quotidiana. Disagio,noia,demotivazione,sono predittori importanti dei fenomeni di dispersione.“ (Federico Batini ,in Riscrivere la Dispersione) Essendo l’esperienza scolastica collocata dentro le più ampie attività di orientamento e auto-orientamento, facendo degli operatori e dello specifico progetto d’intervento un’utile occasione di ascolto e di riflessione, chi scrive, grazie al lavoro dell’associazione Pratika ha ideato l’Orientamento Narrativo (pratica che ha effetti sul fare scuola e sull’essere della scuola stessa). La caratteristica è la centralità del soggetto che cerca di dare significato al proprio esistere. Usando la scrittura come possibilità per certe storie di riscriversi e in certi casi di scriversi, di riflettere su di sé per la prima volta in maniera consapevole e positiva. L’orientamento prende dunque dalla narrazione la sua congiuntività e la sua riflessività consentendo al soggetto di ritornare sul vissuto e ri-leggerlo ogni volta in maniere differente. Nella forma non specialistica prevede l’utilizzo di storie e narrazioni (lettura ad alta voce in classe, reading for pleasure, reading for life). Vengono così ristrutturate continuamente le esperienze attribuendo alle azioni ed eventi senso e significato. La scrittura e riscrittura autobiografica è d’aiuto soprattuto nei casi nei quali l’individuo da significato ad esperienze dolorose,di disagio,di traumi. Nella ricerca è stata utilizzata la teoria della scrittura espressiva di Pennebake Esso è conosciuto anche per la sua teoria relativa alla memoria: ”doppia rappresentazione” nella quale la memoria è divisa in due sistemi SAM e VAM Situationally (accessibilie accessible memory involontariamente attraverso rimandi situazionall verbally accessible memor (accessibile volontariamente Egli ritiene che il racconto scritto in cui i soggetti vengo invitati a lasciar andare l proprie emozioni aiuti a comprendere e a distaccarsi progressivamente da vissut e ricordi dolorosi: se l’inibizione è potenzialmente dannosa, il confronto con nostri pensieri e sentimenti più profondi può provocare notevoli benefici all salute sul breve e lungo periodo Scrivendo e parlando delle esperienze precedentemente inibite, le person traducono l’evento in linguaggio. una volta tradotta in parole, l’ esperienza pu essere meglio compresa e superata. (Pennebaker,2004 Il Progetto Si articola in un progetto in 200 ore ed è stato svolto in due istituti scolastici: In due classi delle prime superiori dell’Itas dell’istituto Piero della Francesca di Arezzo e in due terze medie dell’istituto G. Garibaldi di Capolona e Subbiano. Gli schemi utilizzati sono simili sia alle medie che alle superiori e prevedeva in tutti i quattro gruppi coinvolti 3 azioni: -ri-scritture progressive individuali (Pennebaker) -attività formativa/orientativa di gruppo (orientamento narrativo) -colloqui individuali Analisi dei dati Nell’analisi dei dati troviamo indizi significativi: tra la prima e l’ultima narrazione sono cresciute le parole con emozioni positive, e soprattutto nelle classi delle terze medie, nelle storie per cui “non vale la pena” c’è un incremento delle parole che indicano riflessioni cognitive. L ‘analisi è divisa in due: 1) Analisi dei dati (centrata sul linguaggio in termini di lessico . lo strumento utilizzato è il Liwc-language inquiry and word count che serve per analizzare quantitativamente l’uso di particelle, locuzioni, avverbi ecc…al riguardo : 2) Analisi della narrazione I ragazzi hanno mostrato ,mediamente come previsto delle insofferenze circa la ripetitività dell’attività producendo esiti alla quarta scrittura in molti casi non valutabili. I risultati invece, fino alla terza ripetizione, confermano quanto affermato dalla letteratura sul metodo circa l’elaborazione degli eventi dolorosi. La noia ha dunque costituito un fattore importante che fa rivedere l’impianto. Gli utilizzi successivi hanno previsto 3 ripetizioni della ri-scrittura. Conclusioni dall’analisi del progetto Bassa abitudine alla riflessione degli studenti La scoperta dell’autoriflessione inizialmente è stata presa con entusiasmo poi, durante le ultimi fasi è subentrata la noia e la fatica. In sostanza l’incremento dell’accettazione, del distacco, della serenità della capacità interpretativa con la quale si guarda al passato ed al presente si rivela direttamente proporzionale all’impegno (confronto tra terza e quarta ripetizione). I’integrazione del metodo dell’orientamento narrativo e della riscrittura producono un rafforzamento dell’azione di sviluppo dell’autoefficacia,dell’empowerment. infine: Vengono presentate delle schede, utilizzate il primo giorno di presentazione del progetto, inviate elettronicamente agli orientatori e divise in moduli. Ogni modulo ha un proprio obbiettivo e tempo. Riporto qui di seguito il terzo modulo con lo scopo di far comprendere gli obiettivi che l’orientatore doveva essere in grado di soddisfare. Volume “Riscrivere la dispersione” di Federico Batini e Maria D’Ambrosio (edizioni Liguori). Con la collaborazione del prof. Andrea Smonti (imp. studioso del pensiero narrativo) ho diretto questa ricerca-azione realizzata dall’associazione Pratika. Con la pubblicazione del volume abbiamo voluto porre le basi per una feconda discussione tra operatori, ricercatori, insegnanti, e per ulteriori azioni e ricerche tese a costruire percorsi di istruzione e formazione al fine di consegnare strumenti per la crescita e l’autonomia agli adolescenti. Facilitare le relazioni e promuovere i singoli soggetti nella convinzione che il primo obiettivo di un sistema di istruzione e formazione sia proprio quello della promozione dell’autonomia, della responsabilità e di un controllo attivo dei soggetti sulla propria vita e sulle proprie scelte al fine di favorire la disponibilità all’apprendimento in una sorta di retroazione circolare. Obiettivo: