Corso di Storia delle Relazioni Internazionali A.A. 2014/2015 1 Giovanni Bernardini [email protected] Quarta settimana di lezione • • • • • Gli Stati Uniti dalla neutralità all’intervento L’attacco tedesco all’Unione Sovietica La “strana coalizione” antitedesca Roosevelt e i progetti per il dopoguerra Le conferenze interalleate: l’Europa oggetto delle relazioni internazionali • La rottura della coalizione antinazista: dalla guerra mondiale alla guerra fredda 2 Apogeo dell’impero giapponese • Riflessioni che coinvolgono la leadership giapponese per tutto il 1941 • Tuttavia, il compromesso era possibile soltanto a condizione che l’espansionismo giapponese si desse dei limiti. Questo non era nella natura di quanto avvenuto sin dagli anni ’10 • La risoluzione finale è la guerra totale, sulla spinta di una incrollabile fiducia, tanto è vero che non sono ancora chiari gli obiettivi concreti a cui aspirava il Giappone 3 Gli Stati Uniti e la neutralità • Per tutti gli anni ‘30, gli Stati Uniti sono impegnati nel superamento della crisi economica attraverso l’edificazione del “New Deal” • Operazione che, tra successi e fallimenti, trasforma profondamente il profilo economico, politico e sociale del paese • … ma per il momento non scalfisce l’isolazionismo della leadership, semmai lo rafforza 4 Gli Stati Uniti e la neutralità • Sottovalutazione del pericolo nazifascista; distacco e persino disprezzo per la barbarie in cui l’Europa sembra ripiombare • Divieto di concedere prestiti ai paesi che non avevano ancora pagato i debiti del 1918 • Approvati dal Congresso ripetuti atti di neutralità: divieto di vendita o trasporto di armamenti verso qualsiasi paese belligerante, o di prestiti 5 Gli Stati Uniti e la neutralità • Soltanto nel 1939 il Congresso consente la vendita di merci statunitensi alla Gran Bretagna, ma soltanto in cambio di pagamenti a breve termine… • … che la Gran Bretagna non possiede • Roosevelt è ormai convinto della gravità della situazione, ma il paese rimane fortemente contrario a ogni intervento in questioni europee 6 Gli Stati Uniti e la neutralità • Dopo il crollo della Francia, l’amministrazione considera ormai non procrastinabile un piano di aiuti per la Gran Bretagna, la cui vitalità economica era considerata fondamentale per gli Stati Uniti, tanto quanto era deleteria la realizzazione di un blocco continentale europeo (e non solo) sotto il tallone nazista • Nasce il progetto del Land-Lease Act: si riannodano i fili del rapporto transatlantico, interrotti nel 1919 e poi nel 1932 7 Gli Stati Uniti e la neutralità • Cosa prevede: il Presidente ha il potere di vendere, affittare o prestare armi, munizioni, generi alimentari e atri strumenti di difesa a “quei paesi la cui tutela egli avesse giudicato vitale per gli Stati Uniti” • Rispetto alle motivazioni di Wilson (1917), qui si tratta di intervenire per ragioni di realismo 8 Gli Stati Uniti e la neutralità • È un tentativo di forzare la mano di isolazionisti e filonazisti: di fatto chiarisce la non neutralità degli Stati Uniti, “grande arsenale della democrazia” • Nelle valutazioni di Roosevelt e dei suoi collaboratori, l’iniziativa assumeva i connotati di un primo passo per un diverso rapporto degli Stati Uniti con l’Occidente e il mondo, e con l’assunzione di responsabilità che la scelta del Congresso nel 1919 aveva rigettato 9 Gli Stati Uniti e la neutralità • Inizia un’opera di propaganda e convincimento dell’opinione pubblica statunitense, condotta da Roosevelt in persona: il nazismo rappresenta una minaccia diretta alla sicurezza statunitense • “Non accetteremo un mondo dominato da Hitler. E non accetteremo un dopoguerra simile agli anni Venti, nel quale i semi del nazismo possono essere sparsi ancora e lasciati crescere. Accetteremo solo un mondo consacrato alla libertà di parola e di espressione, nel quale vi siano libertà religiosa, libertà dal bisogno e libertà dal terrore” 10 Gli Stati Uniti e la neutralità • Ma anche per la Gran Bretagna gli accordi con gli Stati Uniti non presentano soltanto vantaggi: “I termini e le condizioni che regolano gli aiuti per la difesa concessi dagli Stati Uniti al Regno Unito […] disporranno che né gli Stati Uniti d’America né nel Regno Unito si discrimini l’importazione di alcun prodotto proveniente dall’altro paese” 11 Gli Stati Uniti e la neutralità • Minato il sistema del Commonwealth • Si trattava di una enunciazione programmatica di quanto gli Stati Uniti intendevano fare sul piano politico per evitare il ripetersi di disastri come quelli del ‘29-’32 sul piano economico • Nell’agosto del 1941 incontro tra Roosevelt e Churchill nelle acque di Terranova. Sottoscritta la Carta Atlantica 12 Gli Stati Uniti e la neutralità 13 Gli Stati Uniti e la neutralità • Ispirazione wilsoniana: rispetto dei principi di nazionalità e autogoverno, diritto di libero accesso ai commerci, alle materie prime, al progresso tecnologico, auspicio di un mondo libero dal bisogno e dalla paura, abbandono della forza come mezzo di risoluzione delle controversie • La clausola sulla libertà commerciale venne stemperata nelle trattative, ma rimase l’affermazione di principio 14 L’attacco nazista all’URSS • Il quadro diventa più complesso quando, il 22 giugno 1941, le truppe naziste invadono l’Unione Sovietica • Nell’anno precedente i rapporti tra Germania e URSS si erano deteriorati: appoggio tedesco agli stati revisionisti (Ungheria) e alla Romania • Questo va contro la strategia di Stalin di contenimento e allontanamento della minaccia tedesca attraverso il recupero di territori dell’ex impero zarista 15 L’attacco nazista all’URSS • Visita di Molotov a Berlino (11/1940): da parte nazista si prospetta un dominio dell’URSS sull’Asia; Mosca ribadisce interessi prettamente europei • Dissenso totale; sottovalutazione sovietica dell’impegno tedesco in Europa e dello stato di preparativi per un’invasione dell’URSS (che, di nuovo, era enunciata chiaramente in tutti i progetti hitleriani, per quanto deliranti) 16 L’attacco nazista all’URSS • Un mese dopo Hitler conferma i preparativi per una “guerra lampo” contro l’URSS: condizionamento ideologico (inefficienza del comunismo di guerra); l’idea di una “guerra lampo” contro l’URSS è un assurdo • L’attacco doveva iniziare il 15 maggio 1941; ritardo per il completamento delle operazioni belliche in Jugoslavia e per l’inefficace condotta di guerra italiana nell’area (Grecia) 17 L’attacco nazista all’URSS 18 L’attacco nazista all’URSS • L’obiettivo era la conquista dello “spazio vitale”, e fu seguito da una collaborazione con alcune delle nazionalità presenti sul territorio (in funzione antisovietica) e da progetti grandiosi quanto fallimentari di colonizzazione • Ma di fatto si trattava di un fronte secondario rispetto a quello atlantico • Due premesse di Hitler si rivelarono errate: – non c’è un intervento giapponese – Le ragioni di Stati Uniti e Unione Sovietica possono arrivare a saldarsi in un’alleanza per interessi comuni 19 L’attacco nazista all’URSS • Sottovalutazione delle capacità di resistenza dell’Unione Sovietica e delle condizioni ambientali (simili a quelle che avevano sconfitto Napoleone!); sopravvalutazione delle forze tedesche • In novembre le truppe naziste sono a 20 km da Mosca, ma non sarebbero mai riuscite ad avanzare oltre 20 L’attacco nazista all’URSS • Concentramento di forze sul fronte del Caucaso: di nuovo la lotta per il controllo delle risorse, ma anche speranza di saldatura della guerra con forze antibritanniche (e quindi potenzialmente filotedesche) • Dal novembre 1942 le truppe tedesche sono in stallo anche su quel fronte. L’insufficiente afflusso di mezzi e uomini avrebbe segnato il destino di quella avanzata. • Il pantano russo sarebbe diventato l’inizio della fine 21 L’attacco nazista all’URSS • Dall’altra parte, ancora si discute della sottovalutazione da parte di Stalin degli allarmi che arrivarono copiosi in quei giorni • Sembra al contrario che fosse in preparazione (allo stadio di progetto) un’offensiva sovietica contro la Germania per il 1942 • Restaurazione dei comandi militari colpiti dalle tremende purghe degli anni precedenti • Prima dottrina di guerra: difendere Mosca anche a costo di abbandonare il resto della Russia europea 22 L’attacco nazista all’URSS • La guerra provoca un mutamento sostanziale nella natura stessa del potere sovietico, o almeno nel modo in cui esso si presenta ai cittadini • Esortazione a combattere la “grande guerra patriottica”. Anche il nuovo inno nazionale (che sostituisce “L’Internazionale”) è costellato di riferimento alla difesa della “Madrepatria”, identificata principalmente con la storica o “etnica” (Stalin non era russo) • Disponibilità immediata a una coalizione di guerra con le democrazie occidentali 23 L’attacco nazista all’URSS • Obiettivi di guerra: – Distruzione del nazismo e ruolo predominante nella Germania sconfitta – Posizione dominante su tutta l’Europa continentale. Non significava necessariamente dominio diretto, ma sicuramente disposizione del continente in modo da evitare nuovi pericoli – Cancellazione degli effetti psicologici del patto nazi-sovietico: appelli alla resistenza ovunque – Definitiva affermazione del’Unione Sovietica come potenza leader nella comunità internazionale 24 L’attacco nazista all’URSS • Di fatto, la collaborazione con gli occidentali per mettere fine agli orrori del nazismo e la rappresentazione dell’Armata Rossa come esercito liberatore avrebbero garantito all’Unione Sovietica un prestigio enorme che avrebbe rimosso, almeno temporaneamente, il ricordo degli orrori staliniani dalla memoria collettiva. Almeno finché Stalin fu un alleato di guerra… 25 La coalizione “esterna all’Europa” (Da una canzone popolare statunitense del 1942) Stalin wasn't stallin' When he told the beast of Berlin That they'd never rest contented Til they had driven him from the land So he called the Yanks and English And proceeded to extinguish The Fuhrer and his vermin This is how it all began 26 La coalizione “esterna all’Europa” • Per gli Stati Uniti si pone la questione del possibile aiuto all’Unione Sovietica • Di certo non rappresentava una parte di quel mondo “consacrato alla libertà di parola e di espressione, nel quale vi siano libertà religiosa, dal bisogno e dal terrore” auspicato da Roosevelt • Eppure la ricerca di collaborazione da parte dell’amministrazione Roosevelt fu immediata 27 La coalizione “esterna all’Europa” • Invio a Mosca di Harry Hopkins,stretto collaboratore di Roosevelt, nell’agosto 1941 • Promessa di sostegno; impressione che i sovietici siano “risoluti a vincere a ogni costo” • Al ritorno di Hopkins, il governo statunitense comunica che, secondo il Land-Lease, fornirà all’URSS “tutti gli aiuti economici possibili per rafforzarla nella lotta contro l’aggressione armata” • Ma l’URSS poteva diventare un interlocutore di lungo periodo per gli Stati Uniti? 28 La coalizione “esterna all’Europa” • Tutto lascia pensare che realmente Roosevelt, fino alla sua scomparsa e nonostante le frizioni in merito alla condotta della guerra, fosse convinto di poter fare dell’Unione Sovietica un partner affidabile e una componente imprescindibile del suo “Grand Design” per il dopoguerra • Anche dopo l’entrata in guerra contro in Giappone, l’atteggiamento dell’amministrazione non fa che confermare la determinazione a non lasciare che il secondo dopoguerra prenda la stessa deriva del primo 29 Pearl Harbor e l’ingresso in guerra • Per tutto il 1941 Tokio e Washington dialogano sulle prospettive future nel Pacifico • Ma la scelta giapponese di neutralità nei confronti del conflitto tedesco-sovietico, paradossalmente, è un pessimo auspicio per gli Stati Uniti • Governo giapponese in mano all’aristocrazia e ai militari (ministero estero e guerra) • Dopo l’occupazione dell’Indocina, le mire espansionistiche si dirigono su Singapore, in modo da colpire in modo letale gli interessi britannici nel Pacifico 30 Pearl Harbor e l’ingresso in guerra • Stati Uniti e Gran Bretagna dichiarano l’embargo totale sui commerci giapponesi; chiusura del canale di Panama; creazione di un comando delle forze americane in Estremo Oriente • Negoziati estivi: giapponesi disponibili a concessioni a patto che gli Stati uniti riconoscessero la “posizione speciale” del Giappone in Cina 31 Pearl Harbor e l’ingresso in guerra • Il fallimento dei negoziati travolge il primo ministro Konoye e con lui la fazione favorevole al dialogo; il governo passa definitivamente ai militari • In novembre il Giappone presenta a Washington due documenti che, se sottoscritti, costituirebbero il riconoscimento dei risultati dell’avanzata giapponese e degli interessi speciali in Cina • Proposta volutamente provocatoria; il 1° dicembre il consiglio imperiale decretò la fine della diplomazia e l’inizio della guerra con un’azione clamorosa a sorpresa 32 Pearl Harbor e l’ingresso in guerra • La Casa Bianca sapeva dell’attacco a Pearl Harbor? E’ una polemica con poco senso, ma che tuttavia non cessa di riemergere nell’attualità (paragone tra Pearl Harbor e 9/11) • In un giorno di guerra, il 7 dicembre 1941, i giapponesi conquistavano la supremazia navale sul Pacifico, vista la distruzione di una parte sostanziale della flotta americana • L’11 dicembre Germania e Italia dichiarano guerra agli Stati Uniti: almeno da un punto di vista politico, le due guerre si saldano 33 Pearl Harbor e l’ingresso in guerra • Durante tutto il 1942 le forze giapponesi dilagano verso il sudest asiatico, le Filippine, l’Indonesia, la Malesia, la Thailandia, Singapore, giungendo fino alle porte dell’India • Quanto fu “merito” dell’efficienza di guerra giapponese e quanto della scelta strategica degli Stati Uniti di privilegiare la guerra contro la Germania piuttosto che la ricostruzione della flotta? 34 Pearl Harbor e l’ingresso in guerra • Anche in questo settore, la seconda metà del 1942 segna la svolta delle sorti della guerra. Ma il territorio su cui si combatte nel Pacifico rende la “riconquista” un lavoro lungo e costoso in termini di mezzi e vite umane • Questa sarebbe diventata la principale spiegazione (giustificazione?) per l’uso dell’arma atomica • Nel frattempo, l’unificazione dei fronti e poi i primi segnali di cedimento delle forze del patto tripartito imponevano una concertazione politica per dare un senso comune agli sviluppi in corso 35 Primi lineamenti del “Grand Design” • Poco dopo l’attacco giapponese, il Segretario di Stato Cordell Hull propone la creazione di un “Advisory Committee on Post-war Foreign Policy”, che raggruppa alcuni dei più influenti uomini della politica estera statunitense, ma anche (secondo una composizione tipica della politica statunitense) personalità del mondo economico e di quello accademico • Punto di partenza: alla fine della guerra, gli Stati Uniti si sarebbero ritrovati sulle spalle la responsabilità principale della riorganizzazione della vita internazionale 36 Primi lineamenti del “Grand Design” • Sicurezza: necessario rimpiazzare la SdN con una nuova Organizzazione delle Nazioni Unite (ONU), imparando dagli errori e dalle deficienze della prima esperienza. La base dell’intero edificio era a prosecuzione dell’alleanza di guerra oltre la sua prosecuzione, tra i “four policemen” (Stati Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna, Cina). Questa intesa avrebbe dovuto orientare la nuova organizzazione universale e darle efficacia di azione (due cose che erano mancate alla SdN) 37 Primi lineamenti del “Grand Design” • Economia: i mali delle relazioni internazionali avevano trovato terreno fertile nelle conseguenze della crisi economica e nel modo in cui era stata gestita (di fatto, aggravata). Era necessario creare un sistema monetario e commerciale che rendesse impossibile errori simili. • Ricostruzione di un sistema multilaterale di commercio mondiale dotato di liquidità monetaria sufficiente a garantirne il funzionamento in regimi di cambi certi 38 Primi lineamenti del “Grand Design” • “Multilateralismo” non significa “liberoscambismo”: controllo e coordinamento dei governi (e rispetto di diverse sensibilità) sulle attività commerciali, seppure in uno spirito di apertura e non discriminazione • Il commercio è una questione politica, e come tale si proponeva la creazione di una “International Trade Organization” per determinare i termini degli scambi nel sistema commerciale mondiale. (vedremo poi che questa parte del progetto sarà ridimensionata nel dopoguerra) 39 Primi lineamenti del “Grand Design” • Per garantire la necessaria liquidità e la stabilità monetaria (al contrario di quanto accaduto nel ’29), si proponeva la creazione di • Un sistema di cambi fissi tra le monete, ancorate al Dollaro e soprattutto all’oro. Un’oncia d’oro valeva 35 dollari, e il governo statunitense si impegnava a cambiare dollari in oro. Ovviamente, la centralità assunta dal dollaro aveva un corrispettivo politico innegabile (centralità degli Stati Uniti nel nuovo sistema) 40 Primi lineamenti del “Grand Design” – un “International Monetary Fund” (con partecipazione di tutti i paesi membri dell’ONU in modo proporzionale) si sarebbe preoccupato di vigilare sui cambi fissi, di evitare nuove crisi monetarie e di concedere mutamenti dei tassi di cambio soltanto in condizioni particolarmente gravi. A questo si sarebbe aggiunto una “World Bank”, in grado di assicurare liquidità a stati in situazione di particolare bisogno, per il benessere di tutta la comunità internazionale 41 Primi lineamenti del “Grand Design” • Conclusione: l’amministrazione statunitense è determinata ad assumere un ruolo cardine nel dopoguerra, di prevalenza rispetto alla coalizione antinazista. • La collaborazione mondiale non si basava su principi “astratti”, ma sulla consapevolezza che gli Stati Uniti erano l’unico paese non colpito direttamente dalla guerra e con a disposizione risorse infinitamente superiori rispetto agli altri 42 La seconda guerra mondiale • Nel momento in cui la guerra diventa globale, con il coinvolgimento diretto dell’URSS e soprattutto degli Stati Uniti, i rapporti di forza sono tali da non lasciare adito a dubbi sulle sorti del conflitto: – La popolazione dei paesi della coalizione antitedesca è esattamente il doppio rispetto ai membri del patto tripartito – Gli Alleati producono il triplo di acciaio – Nel 1942 gli Stati Uniti producono più di 47.000 aerei soltanto nel 1942, più di tre volte quelli prodotti in Germania 43 La seconda guerra mondiale • Se poi si guarda anche ai dati sui consumi e economia civile, lo spostamento di riserve strategiche è evidente e altera definitivamente i rapporti di forza • Nello sforzo bellico, la Germania aveva sovrastimato il contributo italiano (che invece si rivelò scarso) e quello giapponese (che rimase circoscritto agli obiettivi specifici di Tokio, come la questione dei rapporti con Mosca aveva dimostrato 44 La seconda guerra mondiale • L’altra coalizione, al contrario, aveva dimostrato di saper superare divergenze ideologiche radicate e a costituire un’alleanza salda, almeno nell’obiettivo fondamentale della vittoria totale e della pretesa di una resa senza condizioni da parte degli avversari • Dal Land-Lease Act, l’USS ricevette più di 6.000 aerei, più di 3.000 cari armati, più di 200.000 mezzi di trasporto, rifornimenti alimentari per più di 2 tonnellate di merci 45 La seconda guerra mondiale • Tuttavia rimanevano differenze di fondo, espresse o meno, sugli obiettivi postbellici una volta sconfitto il pericolo nazista 46 La seconda guerra mondiale • Gran Bretagna: difesa, sopravvivenza e ricostruzione. Sradicare qualunque pretesa egemonica sul continente europeo. Per quanto riguardava l’impero, si trattava perlopiù di restaurare e difendere l’esistente, per affrontare in qualche modo la “minaccia” che veniva dai movimenti anticoloniali • Nei confronti degli Stati Uniti, disposizione ad accettare che in qualche modo il primato mondiale fosse ormai transitato dall’altra parte dell’Atlantico, ma anche consolidamento della “special relationship” 47 La seconda guerra mondiale • Stati Uniti: matura progressivamente il “Grand Design” • Sumner Welles: “L’età dell’imperialismo è finita. Si deve riconoscere il diritto di tutti i popoli alla oro libertà. Si deve garantire al mondo intero il godimento dei principi della Carta Atlantica” 48 La seconda guerra mondiale • In generale, si dà per scontato che un certo livello di confronto condizionerà anche le relazioni con gli alleati attuali, restii a ragionare nei termini della Carta Atlantica e ad abbandonare gli imperi coloniali o il dominio diretto su altri territori rispetto a quelli nazionali 49 Progetti per il futuro • Necessità di un coordinamento politico per il dopoguerra, dato che la sconfitta tedesca è considerata inevitabile già nel 1942 • Nuovo incontro tra Churchill e Roosevelt nel gennaio 1942 • Elaborata la Dichiarazione delle Nazioni Unite: manifesto della lotta contro Germania, Italia e Giappone, che si chiedeva di sottoscrivere a tutti i paesi coinvolti o meno nel conflitto. Oltre ai principi della Carta Atlantica, due impegni concreti: 50 Progetti per il futuro – Sacrificio di ogni risorsa allo sforzo bellico – Cooperazione tra i firmatari nel rifiutare paci o armistizi separati • Furono soprattutto queste ragioni a spingere il governo sovietico a sottoscrivere immediatamente il documento, nonostante tutte le riserve sull’impostazione internazionalista anglosassone (“wilsoniana”) dei principi espressi 51 Progetti per il futuro • Rimaneva un nodo fondamentale delle operazioni belliche: l’apertura del “secondo fronte” in Europa, invocato dai sovietici e promesso da Roosevelt sin dal maggio 1942 • L’operazione tuttavia si presentava estremamente difficile: predisposto dai tedeschi un sistema di difesa capillare lungo il canale della Manica • Le attese sovietiche si trasformarono in recriminazioni, ed ebbero influenze sul dopoguerra 52 La “diversione italiana” • Nel frattempo, “Operazione Torch” in Nordafrica. La battaglia di El Alamein dell’ottobre 1942 segna anche in quel caso il primo arretramento delle forze dell’Asse • Churchill preferiva attaccare l’Italia in ragione della sua fragilità • La decisione viene agevolata dai rivolgimenti politici in Italia: caduta del fascismo, negoziato segreto con gli Alleati per la cobelligeranza, armistizio del 3 settembre (rivelato l’8 settembre) 53 La “diversione italiana” • L’operazione alleata, iniziata con uno sbarco a sud di Roma, si configurò come una lentissima risalita che per quasi due anni fece dell’Italia un territorio di guerra tra eserciti stranieri e di guerra civile • L’Italia era il primo paese dell’Asse a uscire dalla guerra. Naturale che costituisse anche un banco di prova per la tenuta dell’Alleanza 54 La “diversione italiana” • Nonostante le ripetute promesse che l’intera Alleanza avrebbe gestito i territori liberati, i sovietici furono tenuti ai margini durante l’intero processo riguardante l’Italia: il “precedente italiano” sarebbe stato applicato in senso opposto nei paesi dell’est occupati e liberati dalla sola Armata Rossa • La Gran Bretagna intendeva ridurre l’Italia a uno stato di vassallaggio permanente, funzionale al suo dominio nel Mediterraneo 55 La stagione dei vertici tripartiti • Ma l’esigenza di un coordinamento appariva improrogabile, e portò alla stagione dei vertici a tre (non più limitati solamente a Gran Bretagna e Stati Uniti) • Nel novembre 1943 Stalin, Roosevelt e Churchill si incontrarono per la rima volta a Teheran, poi a Yalta (febbraio 1945) e infine a Potsdam nella Germania liberata (luglio 1945). Ma oltre a questi vertici vi furono incontri continui e ripetuti tra i ministri degli esteri, con l’obiettivo di dar seguito a un’agenda condivisa e di appianare ogni divergenza 56 La stagione dei vertici tripartiti 57 La stagione dei vertici tripartiti • Nell’ottobre de 1943 si incontrarono a Mosca i tre ministri degli esteri. Regolamentare la procedura per i paesi sconfitti e liberati, specialmente dopo il precedente italiano • Commissioni di controllo politico: il compromesso è la creazione di una “European Advisory Commission”: politica comune nell’Europa liberata. Si afferma soltanto la natura “consultiva” dell’organo. 58 La stagione dei vertici tripartiti Novembre 1943: incontro tra Churchill, Roosevelt e Chiang Kai-Shek al Cairo (Stalin declina l’invito: • Prosecuzione della guerra fino alla resa incondizionata del Giappone • Giappone ricondotto ai territori del 1914 • Ritiro dai territori “rubati” alla Cina • Avvio dell’indipendenza per la Corea • Di fatto, Roosevelt vuole riconfermare l’importanza del legittimo governo cinese per il dopoguerra 59 La stagione dei vertici tripartiti Seguì la Conferenza di Teheran tra i tre capi di governo. Lo scambio di opinioni intenso di quei giorni conteneva già i termini delle deliberazioni degli anni successivi • Sbarco in Normandia entro il 1° maggio 1944 • L’Unione Sovietica si impegnava ad aprire un “secondo fronte” contro il Giappone tre mesi dopo la conclusione della guerra in Europa 60 La stagione dei vertici tripartiti • Roosevelt espose il progetto delle Nazioni Unite, trovando il completo accordo di Stalin che esse sarebbero state edificate su: – Prosecuzione dell’alleanza di guerra – Impegno di pace – Lotta al colonialismo • Dall’agosto del 1944 a Dumbarton Oaks (Washington) gli “esperti” inizieranno a lavorare alo statuto dell’ONU 61 La stagione dei vertici tripartiti • Sul piano della risistemazione dell’Europa: rinascita della Polonia. • “Spostamento” di 200 km dell’intera Polonia storica, a danno della Germania. Posizione defilata di Roosevelt per ragioni utilitaristiche, ma non c’è opposizione di principio. • Questione tedesca: ampio ventaglio di soluzioni. C’è chi propone che UNA Germania cessi di esistere, chi vuole che sia sottoposta al controllo di Gran Bretagna e URSS. Ci sono persino ipotesi di “ruralizzazione” della Germania” e di “sterilizzazione coatta” 62 La stagione dei vertici tripartiti • Inizia ad affacciarsi l’idea, almeno temporanea, di una divisione in “zone d’influenza” • Annessione degli stati baltici all’URSS: nessuna opposizione occidentale • Assistenza “congiunta” (per quanto possibile) alla resistenza jugoslava e a quella greca 63 La stagione dei vertici tripartiti • Ma molte di queste risoluzioni non furono ufficializzate e quindi non trovarono posto nei comunicati ufficiali • Di fatto, i grandi avevano discusso con leggerezza di questioni che riguardavano l’esistenza di interi popoli e il rispetto o meno della loro volontà 64 La stagione dei vertici tripartiti • Non a caso, un vertice tenuto a Mosca nell’ottobre 1944 soltanto tra Churchill e Stalin fornì l’occasione per discutere in termini di future “sfere d’influenza” in Europa; un approccio che in generale Roosevelt non condivideva, ma al quale non si era opposto con fermezza durante la conferenza di Teheran 65 La stagione dei vertici tripartiti • Soprattutto, si tratta di uno schema velleitario, perché – Dà per scontato il disinteresse e il ritiro degli Stati Uniti dall’Europa – Attribuisce alla Gran Bretagna responsabilità e carichi che essa non sarebbe stata minimamente in grado di sobbarcarsi nel dopoguerra 66 La stagione dei vertici tripartiti • Tuttavia, un obiettivo di Churchill era contenere e regolamentare la crescente influenza sovietica nei Balcani a seguito delle operazioni di guerra, pur riconoscendo la legittimità del concetto di “sfera di influenza” 67 La stagione dei vertici tripartiti • L’approssimarsi della resa tedesca rende necessario un nuovo incontro al vertice • Nuovo incontro a Yalta (in Crimea) • I sovietici hanno “liberato” la Polonia tra molte polemiche • Mosca riconosce un governo diverso da quello in esilio • Memore di quanto avvenuto in Italia, Stalin sigilla la questione polacca come un fatto compiuto da non discutere con gli alleati 68 La stagione dei vertici tripartiti Cosa viene realmente deciso a Yalta: • Convocazione della conferenza per il varo dell’ONU – Concessioni di rappresentanza all’URSS – Diritto di veto dei vincitori di guerra in seno al Consiglio di Sicurezza – Avvio all’indipendenza delle colonie perse dagli sconfitti • Cosa fare della Germania? Per il momento quattro sfere di occupazione • Riparazioni di guerra: accordo ufficioso per cui il 50% va all’URSS 69 La stagione dei vertici tripartiti • Polonia: difficile compromesso, per gli occidentali si tratta di salvare “l’onore” • Costituzione di un “governo di unità nazionale” con elementi di “provata democraticità”. Elezioni libere “al più presto” • Sarà fonte di critiche infinite a occidente. Ma la domanda è: cosa avrebbero potuto fare gli occidentali per mutare la situazione? 70 La stagione dei vertici tripartiti • “Dichiarazione sull’Europa liberata” • Impegno a perseguire la denazificazione, alla reciproca consultazione, a operare per la creazione di istituzioni democratiche e libere elezioni • Richieste di Stalin per l’ingresso in guerra contro il Giappone: territoriali e di influenza in Cina 71 La stagione dei vertici tripartiti Nel frattempo, la guerra continua e il “miracolo” sembra possibile… Il 25 aprile truppe americane e sovietiche si incontrano a Torgau, Germania 72 La stagione dei vertici tripartiti Ma accanto allo spirito della collaborazione politica (vertici) e bellica (“Spirito dell’Elba), non bisogna mai dimenticare lo “spirito della Resistenza”. Il bisogno largamente condiviso di credere che il dopoguerra sarebbe stato diverso. 73 “Insieme abbiamo creduto a lungo che questo mondo non si fondasse su un principio superiore e che eravamo dei frustrati. In un certo senso lo credo ancora. Ma ne ho tratto conclusioni diverse da quelle di cui lei mi parlava allora e che da tempo voi tentate di introdurre nella storia. (...) Lei non ha mai creduto che questo mondo avesse un senso e da ciò ha dedotto che tutto si equivale, che il bene e il male fossero intercambiabili. Lei ha supposto che, in assenza di qualsiasi morale divina o umana, i soli valori fossero quelli che dominano nel mondo animale, cioè la violenza e l’astuzia. 74 Lei ne ha dedotto che l’uomo non è niente, che si poteva sopprimere l’anima, che, in una storia così senza senso, il compito dell’individuo non potesse essere altro che l’avventura della potenza e la sua morale il realismo delle conquiste.” “Continuo a credere che questo mondo non abbia una finalità superiore. Ma so che c’è qualcosa che ha un senso: l’uomo. Perché è il solo a pretendere di averlo. (...) Con un sorriso sprezzante lei mi dirà: cosa significa salvare l’uomo? Glielo grido con tutto me stesso: significa non mutilarlo, dare alla giustizia tutte le possibilità che l’uomo sa concepire. Ecco perché lottiamo.” Albert Camus, “Lettere a un amico tedesco” 75 L’ultimo vertice 76 L’ultimo vertice • Fine luglio, quando la Germania è sconfitta e il Giappone sta cedendo • 2 protagonisti su 3 sono cambiati: minore esperienza di politica internazionale e molto minore disponibilità al compromesso • Luglio 1945, Truman: “Stalin mi piace. È diretto. Sa quello che vuole e, se non può ottenerlo, scende a compromessi” • Fine 1945, Truman: “The Russians only understand one language - how many armies have you got? I'm tired of babying the Soviets” 77 L’ultimo vertice • Perfezionamento delle decisioni (o non decisioni) di Teheran e Yalta • Divisione in quattro zone della Germania, con una commissione alleata di controllo e coordinamento. Amministrarla “come un’entità economica”. Ma congiunto non vuol dire coordinato • Anche Berlino divisa in quattro, con regolamento del traffico da e per la città 78 Conclusioni da trarre Il “Gran Design” rooseveltiano prevedeva il ritorno degli Stati Uniti in Europa per ricomporre, sulle rovine del disordine precedente e delle aberrazioni che aveva generato: • un sistema economico aperto • con commerci senza discriminazioni • Con trasferimenti monetari senza intralci • Governato dalle regole del diritto internazionale • Sottoposto all’ONU 79 Conclusioni da trarre • Ogni compromesso era un sacrificio in vista di questo obiettivo • Da parte sovietica si cerca la “sicurezza totale” (del regime e delle frontiere) • Il regime staliniano raggiunge vette di paranoia e crudeltà ancora peggiori. Gli intellettuali che progettavano il dopoguerra non potevano non sapere • Le proposte di prestiti ingenti (miliardi di dollari) sono un tentativo di vincolare l’URSS al progetto complessivo 80 Conclusioni da trarre • Inoltre, l’URSS poteva costituire un mercato senza limiti per gli Stati Uniti, mettendoli a rischio di crisi di sovrapproduzione • Ma il cambio di guida da Roosevelt a Truman, e l’evidenza del comportamento sovietico in Polonia e in Europa orientale, cambiano i termini del dialogo. Viene meno ogni fiducia • Dal 1946 i sovietici scelgono di procedere da soli alla ricostruzione. È un ritorno all’autarchia che gli Stati Uniti non volevano, ma che alla fine viene imposto da ragioni di insanabile divergenza politica 81 La fine della guerra nel Pacifico • Il modo in cui fu sconfitto rivela già la fine della collaborazione di guerra e l’inizio della “Guerra fredda” • Dalla fine del 1943 la flotta americana ha recuperato la supremazia nel Pacifico • Liberazione lenta e difficoltosa • Tra febbraio e giugno il Giappone è ormai ricondotto entro il suo territorio • Mutano anche gli equilibri politici a Tokio: primo ministro Suzuki (uomo del dialogo) e soprattutto ministro degli esteri Togo, ex ambasciatore a Mosca 82 La fine della guerra nel Pacifico • Tra marzo e giugno 7.000 missioni di bombardamento sul Giappone. In una sola di queste ci furono 124.000 vittime • Il 16 luglio nel Nuovo Messico esplode il primo ordigno nucleare bellico: il mondo entra nell’ “era atomica”. La notizia fu comunicata a Truman mentre si trovava a Potsdam • Il 26 luglio viene inviato un ultimatum al Giappone, che contiene riferimenti solo molto vaghi all’arma atomica (accuse in seguito agli Stati Uniti) 83 La fine della guerra nel Pacifico • Il 6 agosto viene rasa al suolo Hiroshima, il 9 Nagasaki, da due bombe atomiche 84 La fine della guerra nel Pacifico • Soltanto il 9 agosto, si riunisce il Supremo Consiglio imperiale. L’imperatore Hiroito: “E’ giunto il momento di sopportare ciò che non è sopportabile”. • L’8 agosto era entrata in guerra l’URSS, ma ovviamente non partecipò alle operazioni • Il 2 settembre cessano le ostilità e viene sottoscritto un armistizio. Ma gi Stati Uniti si guardano bene dall’esigere la rimozione dell’Imperatore (esigenze di ordine interno) 85 La fine della guerra nel Pacifico • Il 12 settembre cessano le ostilità in Corea: il paese viene diviso in due zone di occupazione – USA e URSS – lungo il 38° parallelo • Come la vicenda influenza i rapporti tra Mosca e Washington? • Stalin ottiene i guadagni territoriali promessi, MA • Solo truppe statunitensi occupano Giappone e Corea del sud, e diventano la potenza dominante su Pacifico; ogni speranza di una presenza sovietica in Estremo Oriente sembra compromessa 86 La fine della guerra nel Pacifico • L’arma atomica cambia i rapporti di forza in seno alla coalizione • Cambia anche il modo in cui è ricordata la guerra in Europa • Stimola una competizione scientifica a fini bellici che non ha precedenti 87