Corso di Storia delle Relazioni Internazionali
A.A. 2012/2013
1
Giovanni Bernardini [email protected]
Quarta settimana di lezione
• Dalla guerra civile europea alla seconda guerra
mondiale
• Gli Stati Uniti dalla neutralità all’intervento
• L’attacco tedesco all’Unione Sovietica
• La “strana coalizione” antitedesca
• Roosevelt e i progetti per il dopoguerra
• Le conferenze interalleate: l’Europa oggetto delle
relazioni internazionali
• La rottura della coalizione: dalla guerra mondiale
alla guerra fredda
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Apogeo dell’impero del Giappone
3
Apogeo dell’impero giapponese
• Comportamento anomalo del Giappone: dopo aver
creato un governo collaborazionista a Nanchino,
sembra limitarsi a riscuotere i frutti della guerra
europea
• In agosto il governo francese riconosce gli interessi
“preponderanti” del Giappone; occupazione di basi
in Indocina, penetrazione commerciale e politica
nelle Indie olandesi
• L’espansione nel sudest asiatico non prevede
collisioni con interessi sovietici o statunitensi
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Apogeo dell’impero giapponese
• Per quanto riguarda l’Unione Sovietica, anche il patto
tripartito prevedeva esplicitamente piena libertà nei
rapporti con Mosca
• 13 aprile 1941, alla vigilia dell’operazione Barbarossa
(invasione dell’Unione Sovietica da parte delle truppe
tedesche), il Giappone stipula un patto di neutralità con
l’Unione Sovietica
• Rimane soltanto la scelta fondamentale: collaborazione
o competizione con gli Stati Uniti? E in che forma?
• Le ragioni di rivalità sono commerciali e di influenza:
era possibile una conciliazione?
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Apogeo dell’impero giapponese
• Riflessioni che coinvolgono la leadership
giapponese per tutto il 1941
• Tuttavia, il compromesso era possibile soltanto a
condizione che l’espansionismo giapponese si desse
dei limiti. Questo non era nella natura di quanto
avvenuto sin dagli anni ’10
• La risoluzione finale è la guerra totale, sulla spinta
di una incrollabile fiducia, tanto è vero che non
sono ancora chiari gli obiettivi concreti a cui
aspirava il Giappone
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Gli Stati Uniti e la neutralità
• Per tutti gli anni ‘30, gli Stati Uniti sono
impegnati nel superamento della crisi
economica attraverso l’edificazione del “New
Deal”
• Operazione che, tra successi e fallimenti,
trasforma profondamente il profilo
economico, politico e sociale del paese
• … ma per il momento non scalfisce
l’isolazionismo della leadership, semmai lo
rafforza
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Gli Stati Uniti e la neutralità
• Sottovalutazione del pericolo nazifascista;
distacco e persino disprezzo per la barbarie in
cui l’Europa sembra ripiombare
• Divieto di concedere prestiti ai paesi che non
avevano ancora pagato i debiti del 1918
• Approvati dal Congresso ripetuti atti di
neutralità: divieto di vendita o trasporto di
armamenti verso qualsiasi paese belligerante,
o di prestiti
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Gli Stati Uniti e la neutralità
• Soltanto nel 1939 il Congresso consente la
vendita di merci statunitensi alla Gran
Bretagna, ma soltanto in cambio di pagamenti
a breve termine…
• … che la Gran Bretagna non possiede
• Roosevelt è ormai convinto della gravità della
situazione, ma il paese rimane fortemente
contrario a ogni intervento in questioni
europee
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Gli Stati Uniti e la neutralità
• Dopo il crollo della Francia, l’amministrazione
considera ormai non procrastinabile un piano
di aiuti per la Gran Bretagna, la cui vitalità
economica era considerata fondamentale per
gli Stati Uniti, tanto quanto era deleteria la
realizzazione di un blocco continentale
europeo e non solo sotto il tallone nazista
• Nasce il progetto del Land-Lease Act: si
riannodano i fili del rapporto transatlantico,
interrotti nel 1919 e poi nel 1932
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Gli Stati Uniti e la neutralità
• Cosa prevede: il Presidente ha il potere di
vendere, affittare o prestare armi, munizioni,
generi alimentari e atri strumenti di difesa a
“quei paesi la cui tutela egli avesse giudicato
vitale per gli Stati Uniti”
• Rispetto alle motivazioni di Wilson (1917), qui
si tratta di intervenire per ragioni di realismo
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Gli Stati Uniti e la neutralità
• È un tentativo di forzare la mano di
isolazionisti e filonazisti: di fatto chiarisce la
non neutralità degli Stati Uniti, “grande
arsenale della democrazia”
• Nelle valutazioni di Roosevelt e dei suoi
collaboratori, l’iniziativa assumeva i connotati
di un primo passo per un diverso rapporto
degli Stati Uniti con l’Occidente e il mondo, e
con l’assunzione di responsabilità che la scelta
del Congresso nel 1919 aveva rigettato
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Gli Stati Uniti e la neutralità
• Inizia un’opera di propaganda e convincimento
dell’opinione pubblica statunitense, condotta da
Roosevelt in persona: il nazismo rappresenta una
minaccia diretta alla sicurezza statunitense
• “Non accetteremo un mondo dominato da Hiter. E
non accetteremo un dopoguerra simile agli anni
Venti, nel quale i semi del nazismo possono essere
sparsi ancora e lasciati crescere. Accetteremo solo
un mondo consacrato alla libertà di parola e di
espressione, nel quale vi siano libertà religiosa,
libertà dal bisogno e libertà dal terrore”
13
Gli Stati Uniti e la neutralità
• Ma anche per la Gran Bretagna gli accordi con
gli Stati Uniti non presentano soltanto
vantaggi:
“I termini e le condizioni che regolano gli aiuti
per la difesa concessi dagli Stati Uniti al Regno
Unito […] disporranno che né gli Stati Uniti
d’America né nel Regno Unito si discrimini
l’importazione di alcun prodotto proveniente
dall’altro paese”
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Gli Stati Uniti e la neutralità
• Minato il sistema del Commonwealth
• Si trattava di una enunciazione programmatica
di quanto gli Stati Uniti intendevano fare sul
piano politico per evitare il ripetersi di disastri
come quelli del ‘29-’32 sul piano economico
• Nell’agosto del 1941 incontro tra Roosevelt e
Churchill nelle acque di Terranova. Sottoscritta
la Carta Atlantica
15
Gli Stati Uniti e la neutralità
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Gli Stati Uniti e la neutralità
• Ispirazione wilsoniana: rispetto dei principi di
nazionalità e autogoverno, diritto di libero
accesso ai commerci, alle materie prime, al
progresso tecnologico, auspicio di un mondo
libero dal bisogno e dalla paura, abbandono
della forza come mezzo di risoluzione delle
controversie
• La clausola sulla libertà commerciale venne
stemperata nelle trattative, ma rimase
l’affermazione di principio
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L’attacco nazista all’URSS
• Il quadro diventa più complesso quando, il 22
giugno 1941, le truppe naziste invadono
l’Unione Sovietica
• Nell’anno precedente i rapporti tra Germania
e URSS si erano deteriorati: appoggio tedesco
agli stati revisionisti (Ungheria) e alla Romania
• Questo va contro la strategia di Stalin di
contenimento e allontanamento della
minaccia tedesca attraverso il recupero di
territori dell’ex impero zarista
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L’attacco nazista all’URSS
• Visita di Molotov a Berlino (11/1940): da parte
nazista si prospetta un dominio dell’URSS
sull’Asia; Mosca ribadisce interessi
prettamente europei
• Dissenso totale; sottovalutazione sovietica
dell’impegno tedesco in Europa e dello stato
di preparativi per un’invasione dell’URSS (che,
di nuovo, era enunciata chiaramente in tutti i
progetti hitleriani, per quanto deliranti)
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L’attacco nazista all’URSS
• Un mese dopo Hitler conferma i preparativi
per una “guerra lampo” contro l’URSS:
condizionamento ideologico (inefficienza del
comunismo di guerra); l’idea di una “guerra
lampo” contro l’URSS è un assurdo
• L’attacco doveva iniziare il 15 maggio 1941;
ritardo per il completamento delle operazioni
belliche in Jugoslavia e per l’inefficace
condotta di guerra italiana nell’area (Grecia)
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L’attacco nazista all’URSS
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L’attacco nazista all’URSS
• Un mese dopo Hitler conferma i preparativi
per una “guerra lampo” contro l’URSS:
condizionamento ideologico (inefficienza del
comunismo di guerra); l’idea di una “guerra
lampo” contro l’URSS è un assurdo
• L’attacco doveva iniziare il 15 maggio 1941;
ritardo per il completamento delle operazioni
belliche in Jugoslavia e per l’inefficace
condotta di guerra italiana nell’area (Grecia)
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L’attacco nazista all’URSS
• L’obiettivo era la conquista dello “spazio
vitale”, e fu seguito da una collaborazione con
alcune delle nazionalità presenti sul territorio
(in funzione antisovietica) e da progetti
grandiosi quanto fallimentari di colonizzazione
• Ma di fatto si trattava di un fronte secondario
rispetto a quello atlantico
• Due premesse di Hitler si rivelarono errate:
– non c’è un intervento giapponese
– Le ragioni di Stati Uniti e Unione Sovietica
possono arrivare a saldarsi in un’alleanza
per interessi comuni
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L’attacco nazista all’URSS
• Un mese dopo Hitler conferma i preparativi
per una “guerra lampo” contro l’URSS:
condizionamento ideologico (inefficienza del
comunismo di guerra); l’idea di una “guerra
lampo” contro l’URSS è un assurdo
• L’attacco doveva iniziare il 15 maggio 1941;
ritardo per il completamento delle operazioni
belliche in Jugoslavia e per l’inefficace
condotta di guerra italiana nell’area (Grecia)
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L’attacco nazista all’URSS
• Sottovalutazione delle capacità di resistenza
dell’Unione Sovietica e delle condizioni
ambientali (simili a quelle che avevano
sconfitto Napoleone!); sopravvalutazione delle
forze tedesche
• In novembre le truppe naziste sono a 20 km
da Mosca, ma non sarebbero mai riuscite ad
avanzare oltre
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L’attacco nazista all’URSS
• Concentramento di forze sul fronte del
Caucaso: di nuovo la lotta per il controllo delle
risorse, ma anche speranza di saldatura della
guerra con forze antibritanniche (e quindi
potenzialmente filotedesche)
• Dal novembre 1942 le truppe tedesche sono
in stallo anche su quel fronte. L’insufficiente
afflusso di mezzi e uomini avrebbe segnato il
destino di quella avanzata.
• Il pantano russo sarebbe diventato l’inizio
della fine
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L’attacco nazista all’URSS
• Dall’altra parte, ancora si discute della
sottovalutazione da parte di Stalin degli
allarmi che arrivarono copiosi in quei giorni
• Sembra al contrario che fosse in preparazione
(allo stadio di progetto) un’offensiva sovietica
contro la Germania per il 1942
• Restaurazione dei comandi militari colpiti dalle
tremende purghe degli anni precedenti
• Prima dottrina di guerra: difendere Mosca
anche a costo di abbandonare il resto della
Russia europea
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L’attacco nazista all’URSS
• La guerra provoca un mutamento sostanziale
nella natura stessa del potere sovietico, o
almeno nel modo in cui esso si presenta ai
cittadini
• Esortazione a combattere la “grande guerra
patriottica”. Anche il nuovo inno nazionale
(che sostituisce “L’Internazionale”) è costellato
di riferimento alla difesa della “Madrepatria”,
identificata principalmente con la storica o
“etnica” (Stalin non era russo)
• Disponibilità immediata a una coalizione di
guerra con le democrazie occidentali
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L’attacco nazista all’URSS
• Obiettivi di guerra:
– Distruzione del nazismo e ruolo predominante
nella Germania sconfitta
– Posizione dominante su tutta l’Europa
continentale. Non significava necessariamente
dominio diretto, ma sicuramente disposizione del
continente in modo da evitare nuovi pericoli
– Cancellazione degli effetti psicologici del patto
nazi-sovietico: appelli alla resistenza ovunque
– Definitiva affermazione del’Unione Sovietica come
potenza leader nella comunità internazionale
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L’attacco nazista all’URSS
• Di fatto, la collaborazione con gli occidentali
per mettere fine agli orrori del nazismo e la
rappresentazione dell’Armata Rossa come
esercito liberatore avrebbero garantito
all’Unione Sovietica un prestigio enorme che
avrebbe rimosso, almeno temporaneamente,
il ricordo degli orrori staliniani dalla memoria
collettiva. Almeno finché Stalin fu un alleato di
guerra…
30
La coalizione “esterna all’Europa”
(Da una canzone popolare statunitense del
1942)
Stalin wasn't stallin'
When he told the beast of Berlin
That they'd never rest contented
Til they had driven him from the land
So he called the Yanks and English
And proceeded to extinguish
The Fuhrer and his vermin
This is how it all began
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La coalizione “esterna all’Europa”
• Per gli Stati Uniti si pone la questione del
possibile aiuto all’Unione Sovietica
• Di certo non rappresentava una parte di quel
mondo “consacrato alla libertà di parola e di
espressione, nel quale vi siano libertà
religiosa, dal bisogno e dal terrore” auspicato
da Roosevelt
• Eppure la ricerca di collaborazione da parte
dell’amministrazione Roosevelt fu immediata
• Ma l’URSS poteva diventare un interlocutore
di lungo periodo per gli Stati Uniti?
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La coalizione “esterna all’Europa”
• Invio a Mosca di Harry Hopkins,stretto
collaboratore di Roosevelt, nell’agosto 1941
• Promessa di sostegno; impressione che i
sovietici siano “risoluti a vincere a ogni costo”
• Al ritorno di Hopkins, il governo statunitense
comunica che, secondo il Land-Lease, fornirà
all’URSS “tutti gli aiuti economici possibili per
rafforzarla nella lotta contro l’aggressione
armata”
33
La coalizione “esterna all’Europa”
• Tutto lascia pensare che realmente Roosevelt,
fino alla sua scomparsa e nonostante le
frizioni in merito alla condotta della guerra,
fosse convinto di poter fare dell’Unione
Sovietica un partner affidabile e una
componente imprescindibile del suo “Grand
Design” per il dopoguerra
• Anche dopo l’entrata in guerra contro in
Giappone, l’atteggiamento
dell’amministrazione non fa che confermare la
determinazione a non lasciare che il secondo
dopoguerra prenda la stessa deriva del primo
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Pearl Harbor e l’ingresso in guerra
• Per tutto il 1941 Tokio e Washington dialogano
sulle prospettive future nel Pacifico
• Ma la scelta giapponese di neutralità nei
confronti del conflitto tedesco-sovietico,
paradossalmente, è un pessimo auspicio per
gli Stati Uniti
• Governo giapponese in mano all’aristocrazia e
ai militari (ministero estero e guerra)
• Dopo l’occupazione dell’Indocina, le mire
espansionistiche si dirigono su Singapore, in
modo da colpire in modo letale gli interessi
britannici nel Pacifico
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Pearl Harbor e l’ingresso in guerra
• Stati Uniti e Gran Bretagna dichiarano
l’embargo totale sui commerci giapponesi;
chiusura del canale di Panama; creazione di un
comando delle forze americane in Estremo
Oriente
• Negoziati estivi: giapponesi disponibili a
concessioni a patto che gli Stati uniti
riconoscessero la “posizione speciale” del
Giappone in Cina
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Pearl Harbor e l’ingresso in guerra
• Il fallimento dei negoziati travolge il primo
ministro Konoye e con lui la fazione favorevole al
dialogo; il governo passa definitivamente ai
militari
• In novembre il Giappone presenta a Washington
due documenti che, se sottoscritti,
costituirebbero il riconoscimento dei risultati
dell’avanzata giapponese e degli interessi speciali
in Cina
• Proposta volutamente provocatoria; il 1°
dicembre il consiglio imperiale decretò la fine
della diplomazia e l’inizio della guerra con
un’azione clamorosa a sorpresa
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Pearl Harbor e l’ingresso in guerra
• La Casa Bianca sapeva dell’attacco a Pearl
Harbor? E’ una polemica con poco senso, ma
che tuttavia non cessa di riemergere
nell’attualità (paragone tra Pearl Harbor e
9/11)
• In un giorno di guerra, il 7 dicembre 1941, i
giapponesi conquistavano la supremazia
navale sul Pacifico, vista la distruzione di una
parte sostanziale della flotta americana
• L’11 dicembre Germania e Italia dichiarano
guerra agli Stati Uniti: almeno da un punto di
vista politico, le due guerre si saldano
38
Pearl Harbor e l’ingresso in guerra
• Durante tutto il 1942 le forze giapponesi
dilagano il sudest asiatico, le Filippine,
l’Indonesia, la Malesia, la Thailandia,
Singapore, giungendo fino alle porte dell’India
• Quanto fu “merito” dell’efficienza di guerra
giapponese e quanto della scelta strategica
degli Stati Uniti di privilegiare la guerra contro
la Germania piuttosto che la ricostruzione
della flotta?
39
Pearl Harbor e l’ingresso in guerra
• Anche in questo settore, la seconda metà del
1942 segna la svolta delle sorti della guerra. Ma il
territorio su cui si combatte nel Pacifico rende la
“riconquista” un lavoro lungo e costoso in termini
di mezzi e vite umane
• Questa sarebbe diventata la principale
spiegazione (giustificazione?) per l’uso dell’arma
atomica
• Nel frattempo, l’unificazione dei fronti e poi i
primi segnali di cedimento delle forze del patto
tripartito imponevano una concertazione politica
per dare un senso comune agli sviluppi in corso
40
Primi lineamenti del “Grand Design”
• Poco dopo l’attacco giapponese, il Segretario
di Stato Cordell Hull propone la creazione di
un “Advisory Committee on Post-war Foreign
Policy”, che raggruppa alcuni dei più influenti
uomini della politica estera statunitense, ma
anche (secondo una composizione tipica della
politica statunitense) personalità del mondo
economico e di quello accademico
• Punto di partenza: alla fine della guerra, gli
Stati Uniti si sarebbero ritrovati sulle spalle la
responsabilità principale della riorganizzazione
della vita internazionale
41
Primi lineamenti del “Grand Design”
• Sicurezza: necessario rimpiazzare la SdN con
una nuova Organizzazione delle Nazioni Unite
(ONU), imparando dagli errori e dalle
deficienze della prima esperienza. La base
dell’intero edificio era a prosecuzione
dell’alleanza di guerra oltre la sua
prosecuzione, tra i “four policemen” (Stati
Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna, Cina).
Questa intesa avrebbe dovuto orientare la
nuova organizzazione universale e darle
efficacia di azione (due cose che erano
mancate alla SdN)
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Primi lineamenti del “Grand Design”
• Sicurezza: necessario rimpiazzare la SdN con
una nuova Organizzazione delle Nazioni Unite
(ONU), imparando dagli errori e dalle
deficienze della prima esperienza. La base
dell’intero edificio era a prosecuzione
dell’alleanza di guerra oltre la sua
prosecuzione, tra i “four policemen” (Stati
Uniti, Unione Sovietica, Gran Bretagna, Cina).
Questa intesa avrebbe dovuto orientare la
nuova organizzazione universale e darle
efficacia di azione (due cose che erano
mancate alla SdN)
43
Primi lineamenti del “Grand Design”
• Economia: i mali delle relazioni internazionali
avevano trovato terreno fertile nelle
conseguenze della crisi economica e nel modo
in cui era stata gestita (di fatto, aggravata). Era
necessario creare un sistema monetario e
commerciale che rendesse impossibile errori
simili.
• Ricostruzione di un sistema multilaterale di
commercio mondiale dotato di liquidità
monetaria sufficiente a garantirne il
funzionamento in regimi di cambi certi
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Primi lineamenti del “Grand Design”
• “Multilateralismo” non significa
“liberoscambismo”: controllo e
coordinamento dei governi (e rispetto di
diverse sensibilità) sulle attività commerciali,
seppure in uno spirito di apertura e non
discriminazione
• Il commercio è una questione politica, e come
tale si proponeva la creazione di una
“International Trade Organization” per
determinare i termini degli scambi nel sistema
commerciale mondiale. (vedremo poi che
questa parte del progetto sarà ridimensionata
nel dopoguerra)
45
Primi lineamenti del “Grand Design”
• Per garantire la necessaria liquidità e la
stabilità monetaria (al contrario di quanto
accaduto nel ’29), si proponeva la creazione di
• Un sistema di cambi fissi tra le monete,
ancorate al Dollaro e soprattutto all’oro.
Un’oncia d’oro valeva 35 dollari, e il governo
statunitense si impegnava a cambiare
dollari in oro. Ovviamente, la centralità
assunta dal dollaro aveva un corrispettivo
politico innegabile (centralità degli Stati
Uniti nel nuovo sistema)
46
Primi lineamenti del “Grand Design”
– un “International Monetary Fund” (con
partecipazione di tutti i paesi membri
dell’ONU in modo proporzionale) si sarebbe
preoccupato di vigilare sui cambi fissi, di
evitare nuove crisi monetarie e di
concedere mutamenti dei tassi di cambio
soltanto in condizioni particolarmente gravi.
A questo si sarebbe aggiunto una “World
Bank”, in grado di assicurare liquidità a stati
in situazione di particolare bisogno, per il
benessere di tutta la comunità
internazionale
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Primi lineamenti del “Grand Design”
• Conclusione: l’amministrazione
statunitense è determinata ad assumere
un ruolo cardine nel dopoguerra, di
prevalenza rispetto alla coalizione
antinazista.
• La collaborazione mondiale non si basava
su principi “astratti”, ma sulla
consapevolezza che gli Stati Uniti erano
l’unico paese non colpito direttamente
dalla guerra e con a disposizione risorse
infinitamente superiori rispetto agli altri
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Hiroo Onoda
49
La seconda guerra mondiale
• Nel momento in cui la guerra diventa globale,
con il coinvolgimento diretto dell’URSS e
soprattutto degli Stati Uniti, i rapporti di forza
sono tali da non lasciare adito a dubbi sulle
sorti del conflitto:
– La popolazione dei paesi della coalizione
antitedesca è esattamente il doppio rispetto ai
membri del patto tripartito
– Gli Alleati producono il triplo di acciaio
– Nel 1942 gli Stati Uniti producono più di 47.000
aerei soltanto nel 1942, più di tre volte quelli
prodotti in Germania
50
La seconda guerra mondiale
• Se poi si guarda anche ai dati sui consumi e
economia civile, lo spostamento di riserve
strategiche è evidente e altera definitivamente
i rapporti di forza
• Nello sforzo bellico, la Germania aveva
sovrastimato il contributo italiano (che invece
si rivelò scarso) e quello giapponese (che
rimase circoscritto agli obiettivi specifici di
Tokio, come la questione dei rapporti con
Mosca aveva dimostrato
51
La seconda guerra mondiale
• L’altra coalizione, al contrario, aveva
dimostrato di saper superare divergenze
ideologiche radicate e a costituire un’alleanza
salda, almeno nell’obiettivo fondamentale
della vittoria totale e della pretesa di una resa
senza condizioni da parte degli avversari
• Dal Land-Lease Act, l’USS ricevette più di
6.000 aerei, più di 3.000 cari armati, più di
200.000 mezzi di trasporto, rifornimenti
alimentari per più di 2 tonnellate di merci
52
La seconda guerra mondiale
• Tuttavia rimanevano differenze di fondo,
espresse o meno, sugli obiettivi postbellici una
volta sconfitto il pericolo nazista
53
La seconda guerra mondiale
• Gran Bretagna: difesa, sopravvivenza e
ricostruzione. Sradicare qualunque pretesa
egemonica sul continente europeo. Per
quanto riguardava l’impero, si trattava
perlopiù di restaurare e difendere l’esistente,
per affrontare in qualche modo la “minaccia”
che veniva dai movimenti anticoloniali
• Nei confronti degli Stati Uniti, disposizione ad
accettare che in qualche modo il primato
mondiale fosse ormai transitato dall’altra
parte dell’Atlantico, ma anche consolidamento
della “special relationship”
54
La seconda guerra mondiale
• Stati Uniti: matura progressivamente il “Grand
Design”
• Sumner Welles: “L’età dell’imperialismo è
finita. Si deve riconoscere il diritto di tutti i
popoli alla oro libertà. Si deve garantire al
mondo intero il godimento dei principi della
Carta Atlantica”
55
La seconda guerra mondiale
• In generale, si dà per scontato che un certo
livello di confronto condizionerà anche le
relazioni con gli alleati attuali, restii a
ragionare nei termini della Carta Atlantica e ad
abbandonare gli imperi coloniali o il dominio
diretto su altri territori rispetto a quelli
nazionali
56
La seconda guerra mondiale
• Unione Sovietica: obiettivi di guerra concreti
• Grazie alla fase di collaborazione con la
Germania, era riuscita a porre sotto la propria
influenza territori importanti (molti
corrispondevano a domini dell’epoca zarista)
• Lo status di vittima dell’attacco nazista e la
realtà per cui l’URSS fu l’unica a combattere la
guerra in Europa tra il 1941 e il 1944 in
qualche modo legittimavano le conquiste
avvenute in modo illegittimo
57
La seconda guerra mondiale
• Si prefigurava un enorme vuoto politico in
Europa a fine guerra, che Britannici e
statunitensi non avrebbero mai voluto
colmare, né i francesi avrebbero potuto
• Qui si doveva inserire l’URSS, acquistando un
ruolo di influenza preponderante sul
continente, funzionale alla sua ripresa e alla
modernizzazione economica del paese
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Progetti per il futuro
• Necessità di un coordinamento politico per il
dopoguerra, dato che la sconfitta tedesca è
considerata inevitabile già nel 1942
• Nuovo incontro tra Churchill e Roosevelt nel
gennaio 1942
• Elaborata la Dichiarazione delle Nazioni Unite:
manifesto della lotta contro Germania, Italia e
Giappone, che si chiedeva di sottoscrivere a
tutti i paesi coinvolti o meno nel conflitto.
Oltre ai principi della Carta Atlantica, due
impegni concreti:
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Progetti per il futuro
– Sacrificio di ogni risorsa allo sforzo bellico
– Cooperazione tra i firmatari nel rifiutare
paci o armistizi separati
• Furono soprattutto queste ragioni a spingere il
governo sovietico a sottoscrivere
immediatamente il documento, nonostante
tutte le riserve sull’impostazione
internazionalista anglosassone (“wilsoniana”)
dei principi espressi
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Progetti per il futuro
• Rimaneva un nodo fondamentale delle
operazioni belliche: l’apertura del “secondo
fronte” in Europa, invocato dai sovietici e
promesso da Roosevelt sin dal maggio 1942
• L’operazione tuttavia si presentava
estremamente difficile: predisposto dai
tedeschi un sistema di difesa capillare lungo il
canale della Manica
• Le attese sovietiche si trasformarono in
recriminazioni, ed ebbero influenze sul
dopoguerra
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La “diversione italiana”
• Nel frattempo, “Operazione Torch” in
Nordafrica. La battaglia di El Alamein
dell’ottobre 1942 segna anche in quel caso il
primo arretramento delle forze dell’Asse
• Churchill preferiva attaccare l’Italia in ragione
della sua fragilità
• La decisione viene agevolata dai rivolgimenti
politici in Italia: caduta del fascismo, negoziato
segreto con gli Alleati per la cobelligeranza,
armistizio del 3 settembre (rivelato l’8
settembre)
62
La “diversione italiana”
• L’operazione alleata, iniziata con uno sbarco a
sud di Roma, si configurò come una lentissima
risalita che per quasi due anni fece dell’Italia
un territorio di guerra tra eserciti stranieri e di
guerra civile
• L’Italia era il primo paese dell’Asse a uscire
dalla guerra. Naturale che costituisse anche un
banco di prova per la tenuta dell’Alleanza
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La “diversione italiana”
• Nonostante le ripetute promesse che l’intera
Alleanza avrebbe gestito i territori liberati, i
sovietici furono tenuti ai margini durante
l’intero processo riguardante l’Italia: il
“precedente italiano” sarebbe stato applicato
in senso opposto nei paesi dell’est occupati e
liberati dalla sola Armata Rossa
• La Gran Bretagna intendeva ridurre l’Italia a
uno stato di vassallaggio permanente,
funzionale al suo dominio nel Mediterraneo
64
La stagione dei vertici tripartiti
• Ma l’esigenza di un coordinamento appariva
improrogabile, e portò alla stagione dei vertici
a tre (non più limitati solamente a Gran
Bretagna e Stati Uniti)
• Nel novembre 1943 Stalin, Roosevelt e
Churchill si incontrarono per la rima volta a
Teheran, poi a Yalta (febbraio 1945) e infine a
Potsdam nella Germania liberata (luglio 1945).
Ma oltre a questi vertici vi furono incontri
continui e ripetuti tra i ministri degli esteri,
con l’obiettivo di dar seguito a un’agenda
condivisa e di appianare ogni divergenza
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La stagione dei vertici tripartiti
• Ma l’esigenza di un coordinamento appariva
improrogabile, e portò alla stagione dei vertici
a tre (non più limitati solamente a Gran
Bretagna e Stati Uniti)
• Nel novembre 1943 Stalin, Roosevelt e
Churchill si incontrarono per la rima volta a
Teheran, poi a Yalta (febbraio 1945) e infine a
Potsdam nella Germania liberata (luglio 1945).
Ma oltre a questi vertici vi furono incontri
continui e ripetuti tra i ministri degli esteri,
con l’obiettivo di dar seguito a un’agenda
condivisa e di appianare ogni divergenza
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La stagione dei vertici tripartiti
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La stagione dei vertici tripartiti
• Il “mito di Yalta”. Realmente si decise in quella
sede il futuro dell’Europa e persino la
spartizione del mondo?
• Di fatto i vertici chiarirono una differenza di
prospettiva difficile da ignorare: Roosevelt
pensava in termini di ordine mondiale e di
organizzazioni multilaterali per governarlo
(pur prevedendo un ruolo di ovvia preminenza
per gli Stati Uniti); Stalin e Churchill avevano
una visione più concreta e “cinica”, più
tradizionalmente europea
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