Villaggi e curtes Curtes Inventario della corte di Migliarina (Carpi- Modena), nel X secolo di proprietà del monastero di Santa Giulia di Brescia. Elenco di ciò che abbiamo trovato a maggio nella corte di Migliarina. Prima di tutto, tra terra coltivata e selva, la corte è complessivamente di 4300 iugeri [1 iugero = circa 0,8 ettari = 8000 mq]. Nella braida [= pars dominica, in longobardo] della corte, ci sono 150 iugeri di terra coltivata e 10 iugeri di terra vitata [=coltivata a vite], e i servi a disposizione del dominico sono 19 tra maschi e femmine, maggiorenni e minorenni. Dalla selva della corte di Migliarina, quando la ghianda prende bene [= quando la stagione è buona], ogni anno si ricavano, come decima, 400 capi di maiali, e quando la stagione è buona la braida produce 1500 moggi [1 moggio = c.a 50 litri] di cereali e 150 anfore di vino; abbiamo trovato sul posto 290 moggi di frumento, 50 moggi di fave, 35 moggi di farro, 24 moggi di sorgo, per un peso complessivo di 400 moggi, 50 fette di lardo con le loro cotiche, 4 botti piene di vino e 11 vuote, 8 botti piccole, 150 capi di maiali tra grandi e piccoli, 80 capi di pecore e castrati tra grandi e piccoli, 52 capre, un paio di bovini domestici, 3 asini, 13 oche, 100 polli, 2 paioli di rame, 3 catene da camino, una padella di rame, un’accetta, una scure, 6 seghe, 7 zappe, un’ascia, una pialla, una falce per potare, 2 spilli da botte, un secchio, 13 arnie con le api. I massari di questa corte sono 55. Di essi ve ne sono 25 che possiedono sorti [= mansi, poderi] intere, e ognuno di essi corrisponde un terzo del frumento e della segale, un quarto degli altri cereali, un terzo del vino, un maiale del valore di un soldo [= 12 denari], una pecora del valore di un tremisse [= 4 denari], un paio di polli, 10 uova, un giorno alla settimana di opere [= corvée] col vitto a spese del signore, metà coi buoi e metà con le mani, due angarie [= servizi di trasporto] per ciascuno fino alla riva del Po, a Gonzaga. Gli altri 30 massari possiedono mezza sorte e ognuno di essi deve consegnare un maiale del valore di mezzo soldo, una pecora del valore di mezzo tremisse, ma per quanto riguarda gli Corte di Grilliano (sec. X) Dall’inventario del monastero di Santa Giulia (Brescia) • Nella corte di Griliano ci sono 2 case con camino in muratura, 5 capanne, terra arativa per seminare 300 moggi, vigna che produce 30 anfore di vino, di prato … [manca l’estensione], e una foresta incolta. I servi che abitano nella corte sono 36: 11 maschi adulti, 11 femmine, 14 bambini; ci sono anche 20 porci, 9 capre, 8 oche, 20 polli; nel granaio 90 moggi di frumento, 30 moggi di segale, … [idem] di orzo, 10 moggi di legumi; un mulino, che rende [come diritti bannali] 15 moggi l’anno. • Gli affittuari sono 28, i mansi disabitati 17: tutti insieme pagano 14 soldi, 22 moggi di grano, 13 pecore, 12 formaggi, 20 vomeri, 3 scuri, 1 mannaia, 2 forconi di ferro, e altre 100 libbre [Nb: 1 libbra=quasi 0,5 kg] di ferro, 10 panni rustici, 5 staia di legumi, 11 polli, 55 uova; e i suddetti affittuari prestano ogni anno 2850 giornate di lavoro La villa di Tillenay (Borgogna, Francia nord-orientale) - X secolo • • • L’anno dell’incarnazione del Nostro Signore Gesù Cristo 937, il decano Goberto ha trovato nella villa di Tillenay una corte, che ha un prato dominico su cui si possono raccogliere 60 carri di fieno, e terre di arativo sulle quali si possono seminare 30 moggi; tre boschi nei quali si possono far ingrassare 2000 porci, oltre al bosco comune. Ci sono poi cinque mansi occupati. Rictred e Gautier tengono insieme un manso libero che paga in marzo due soldi e in maggio 12 denari [= 1 soldo] oppure un porco del valore di un soldo; altri 12 denari al momento della fiera di Chalon-surSaone; essi fanno l’ansange [= servizio di aratura sulla terra del signore], e due quindicine di giornate di lavoro oppure le riscattano a metà marzo con 12 denari, e una terza quindicina di lavoro, ma senza possibilità di riscatto; per l’uso del bosco, pagano 2 denari nel giorno di Sant’Andrea [30 novembre]; dopo l’ansange seminano un moggio del frumento del signore e un moggio del proprio; poi stendono due carri di letame, se ce n’è; a Pasqua, consegnano tre polli oppure un pollo e cinque uova, e cento assi di legno per San Giovanni [24 giugno], oppure le riscattano per un denaro. Matusalemme e Domenico tengono insieme un manso che deve le stesse cose; Aydenco, Costantino e Costante tengono insieme un manso che deve le stesse cose; Ilberto, Alberto e Teoderico tengono insieme un manso che deve le stesse cose; Leotbaldo, Aimaro, Guino e Domenico, uomini liberi, tengono un manso servile che deve le stesse cose. Ci sono nove mansi vuoti che devono ciò che la terra produce. Signoria fondiaria Incastellamento Anno quinto dell’impero del signore Ottone, perpetuo augusto coronato da Dio, grande imperatore, indizione nona, mese di luglio, giorno diciannovesimo. Piacque pertanto e si stabilì con l’aiuto di Cristo fra Giorgio reverendissimo monaco e abbate venerabile del monastero di san Benedetto sito in Subiaco, consenziente con lui tutta la congregazione dei fratelli del medesimo monastero, e te Milone, uomo nobile, e Anastasia nobilissima donna, sposi, che con l’aiuto di Dio [questi ultimi] debbano ricevere […] metà del fondo Semisano, nel quale c’è un luogo per costruire per noi un castello a loro spese, da chiudere, dove sarà necessario, con un muro di tufo, e [dove] ammassare gli uomini, con abbondanza da ogni parte come è proprio di un castello […]. In modo tale che con il vostro impegno e fatica voi, suddetti Milone e Anastasia, dobbiate tenere e possedere metà del castello medesimo con tutte le sue pertinenze […] fino alla terza generazione, cioè voi, i vostri figli e i vostri nipoti procreati da figli legittimi. E se non ci saranno figli o nipoti avrete anche licenza di lasciare [la metà del castello] alla persona che vorrete – tranne che ai luoghi pii o pubblici – mantenendo però sempre lo stesso numero di cavalieri […]. Per la vostra metà [del castello] pagherete una pensione al detto monastero di tre solidi buoni nuovi della moneta romana. E se detto castello non sarà stato completato, così come è detto, in cinque anni o [al massimo] nel sesto, allora paghino il suddetto Milone o i suoi eredi una libbra di ottimo oro alla parte del predetto monastero. Regesto Sublacense, n. 200 (966). Inventario del monastero di San Tommaso di Reggio Emilia X secolo Inventario del monastero di San Tommaso apostolo, che dipende dalla santa Chiesa di Reggio. Nella corte di Enzola [frazione di Poviglio, nel comune di Reggio Emilia] abbiamo seminato sul dominico 15 moggi di cereali e ne abbiamo raccolti 50; abbiamo ricavato anche 5 anfore di vino e 10 carri di fieno; in questo luogo abbiamo 3 buoi, con 2 gioghi, 2 vomeri, 2 carri, 4 zappe, 2 scuri, una mannaia, 4 falci messorie, 12 maiali, un recipiente per il vino, 7 recipienti per il grano, 4 oche; tra servi e ancelle, maggiorenni e minorenni, ne abbiamo 13. La corte è dotata di 5 poderi [= mansi], sui quali risiedono 25 coloni dipendenti; da essi abbiamo ricavato 140 moggi di cereali, 14 anfore di vino, 84 denari di buon argento, 51 polli, 255 uova, 114 opere, metà coi buoi e metà con le mani. [… seguono le descrizioni di altre 4 corti simili ad Enzola, situate tra Reggio e Parma…] tratto da B. Andreolli, M. Montanari, op.cit., pp. 153-156 Rotazione triennale