Trama
Le Argonautiche
‘‘Le Argonautiche’’ è l'opera più importante di Apollonio,
databile intorno al 245 a.C.
Si tratta dell'unico poema epico greco pervenutoci per intero
dopo quelli omerici.
Suddivisa in quattro libri, proprio come una tetralogia tragica,
testimonia l’adesione alla Poetica di Aristotele ed è un mito
eziologico.
Nel I libro troviamo l’antefatto.
A Giasone, figlio del re di Iolco, viene affidato l’arduo compito
di andare nella Colchide a conquistare il vello d’oro poiché lo
zio, Pelia, voleva sbarazzarsi di lui a causa di una predizione.
Tutti i maggiori eroi della generazione precedente alla guerra
di Troia (Telamone, Polifemo, Peleo) e alcuni semidei (Ofeo,
Eracle) si riuniscono per partecipare alla spedizione.
La prima tappa è l’isola di Lemno, abitata da sole donne
poiché elle stesse avevano ucciso gli uomini a causa dei loro
tradimenti. La regina Ipsipile, invita gli Argonauti a
soggiornare lì per rendere queste donne madri e non far
estinguere il popolo.
La seconda è Cizico, dove stringono amicizia con i Dolioni
aiutandoli a sconfiggere i Giganti, loro nemici.
La terza tappa è la costa della Misia dove il mito di Ila.
Il II libro si apre con l’arrivo degli Argonauti nel paese del
gigante, figlio di Poseidone. Egli sfida tutti coloro che giungono
nella sua terra. Accoglie la sfida uno degli Argonauti che
uccide il gigante. Ciò provoca una battaglia, contro il popolo
dei Bebrici, vinta dagli Argonauti.
Ripresa la navigazione, una tempesta li conduce nel regno
dell’indovino Fineo, perseguitato dalle Arpie. Gli Argonauti lo
liberano e vengono ricompensati con delle predizioni. Non
appena riprendono il viaggio, una di queste e la dea Atena li
aiutano a superare le Cyanee.
Successivamente approdano al paese dei Mariandini dove
banchettano con il re e subiscono ben due lutti: l’indovino
Idimone e il nocchiero Tifi.
Altri popoli esotici con i quali vengono a contatto e suscitano
la «meraviglia del lettore» sono: i Calibi, i Tibareni, i
Mossineci.
Nell’isola di Are incontrano i figli di Frisso e Calciope, figlia di
Eeta, i quali decidono di aggregarsi alla spedizione per
rivedere la madre.
Il III libro si apre con il colloquio tra Hera e Atena, che
vogliono convincere Afrodite a mandare Eros nella Colchide
affinchè colpisca con un dardo il cuore di Medea. Afrodite,
lusingata dalla richiesta d’aiuto, manda subito il figliolo Eros
nella Colchide.
Gli Argonauti arrivano nella Colchide, protetti da una fitta
nebbia per volere di Hera, si recano al palazzo di Eeta. I figli di
Frisso chiedono al re di consegnare il vello d’oro agli amici, ma
il re rifiuta e promette di cedere la pelle magica solo se
Giasone riuscirà a superare alcune prove.
La prima prova consiste nell’aggiogare due tori che soffiano
fuoco dalle narici ed arare con essi un campo dove devono
essere seminati i denti di un drago che daranno vita a dei
guerrieri da sconfiggere.
Giasone crede di non farcela, inconsapevole dell’amore di
Medea che ha già deciso di aiutarlo.
All’alba la fanciulla e Giasone si incontrano in un tempio dove
gli dona un balsamo e dei consigli per superare la prova.
Nel IV libro vediamo la disperazione di Medea che temendo
l’ira di suo padre, fugge per recarsi da Giasone. Insieme si
recano al bosco sacro ad Ares dove si trova il vello d’oro,
quindi anche il grande dragone che Medea fa addormentare,
così Giasone può impadronirsi del vello e partire.
Eeta non accettando la sconfitta, fa seguire Giasone
dalla sua flotta comandata dal fratello di Medea, la quale
con inganno lo conduce al tempio di Artemide dove
viene ucciso da Giasone. Dopo approdano all’isola di
Circe, sorella di Eeta, per essere purificati e riprendono
la navigazione.
Dopo aver affrontato altri pericoli, la nave giunge
all’isola dei Feaci, dove però sono già arrivati alcuni
abitanti della Colchide inviati da Eeta che devono
riportare Medea in patria. Ma è troppo tardi perché nel
frattempo sono state celebrate le nozze tra i due
giovani.
Ripreso il viaggio, la nave arriva all’isola di Creta dove il
gigante Talos impediva lo sbarco a chiunque. Il suo corpo è di
bronzo, tranne che in un punto della caviglia, così Medea gli
ottenebra la mente e fa si che sbatta proprio nella caviglia.
La mattina seguente cala su di loro una misteriosa nebbia
tanto che gli Argonauti sono costretti ad invocare Apollo che
apre loro una strada verso un’isoletta. Qui offrono un sacrificio
al dio utilizzando il vino al posto dell’acqua, ciò attira le
critiche delle ancelle, tanto che ogni volta che si celebra
questo rito ci si scambiano battute mordaci.
Partiti dall’isoletta, gli Argonauti approdano ad Egina,
costeggiano l’Eubea e giungono a Iolco, da dove erano
partiti. Qui Giasone consegna il vello d’oro a Pelia e
consacra la nave Argo a Poseidone.
Fine
Ciaorella Federica
Guarrera Maria
‘‘Argonautiche’’
’‘Αργος
ναυ᷉ται
«Le avventure dei marinai della nave Argo»
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