MITO Medea, Giasone e gli Argonauti REALIZZATO DA MARTA CASAGRANDE Giasone e Pelia Giasone era figlio del re Esone e Polimede. Da bambino, viene mandato dal padre dal Centauro Chirone sul monte Pelio; in questo modo lo sottrae alle minacce di morte del suo fratellastro Pelia, salito al trono. Quando Giasone torna a Iolco per riprendere il trono paterno, Pelia promette di darglielo in cambio del Vello d’oro del re Eete della Colchide, custodito da un drago. L’impresa del Vello d’oro Giasone accetta e raduna 52 compagni tra cui: Teseo, Mofo, Argo, Linceo, Laerte, Calaide, Pelèo, Neleo, Zete, Tideo, Periclemene, Eracle, Orfeo, Atalanta …, si fa costruire una maestosa nave che prende il nome dal miglior architetto dei tempi: Argo. Contribuisce anche la dea Atena che cuce con le sue mani le vele e fa tagliare l’albero da una quercia di Dodona, capace di parlare e di prevedere il futuro. La rotta dell’impresa degli Argonauti (andata): - Attraversano l’Ellesponto (Stretto Dardanelli) - Fanno scalo nella Propontide = Mar di Marmara (Mar Nero/Mar Egeo) - Fanno scalo ad Arctoneso (Egeo) - Vanno verso il Bosforo (Mar Nero e Mar di Marmara) - Fanno scalo all’isola di Bebrico, a Salmidesso e poi vanno nel Mar Nero - Arrivano nella Colchide (Città di Ea) Arrivato in Colchide compie le varie prove chieste da Eete per avere il Vello: 1) Aggiogare all’aratro due feroci tori che lanciano fuoco e compiere quattro solchi nel Campo di Marte. 2) Seminare sul Campo di Marte i denti del drago di Cadmo. Eete non lo dà comunque e allora, grazie alla magia di Medea, la figlia del re di Colchide Eete e delle ninfa Idia, Giasone riesce a prendere il Vello di nascosto. La rotta dell’impresa degli Argonauti (ritorno): - Attraversano il Mediterraneo oppure sboccano nell’ Adriatico - Fanno scalo all’isola di Circe (Mediterraneo) - Fanno scalo a Corcira (Corfù) e dopo in Libia - Fanno scalo a Creta e poi a Egina (Egeo) - Arrivano a Iolco Il ritorno in patria Quando torna in patria non riesce comunque a ottenere il regno. Medea, allora, si vendica convincendo le figlie di Pelia che uccidendolo lei lo avrebbe fatto tornare giovane con la magia, ma poi non mantiene la promessa. Gli anni a Corinto: la fine dell’eroe A Corinto, dopo alcuni anni di tranquillità lui ripudia Medea per sposare la figlia del re di Corinto: Glauce (o Creusa). Il re vuole Medea in esilio visti i suoi lamenti continui e pericolosi ma lei riesce a prendere del tempo per la sua vendetta. Finge di riappacificarsi con Giasone e dà alla sposa e al re dei doni nuziali avvelenati. Dopo uccide i figli privando l’uomo della discendenza, lui la maledice mentre lei si allontana su un carro trainato da serpenti alati mandato da suo nonno, il Sole; e fugge verso Atene. Lì sposa Egeo, il re, ed ha un figlio di nome Medo. Medea e Giasone, Girolamo Macchietti. Firenze Medea vuole mandare Teseo contro il pericoloso toro bianco di Minosse. Lui torna vittorioso, lei gli dà una bevanda avvelenata. Quando Egeo lo riconosce, subito lo ferma. Il ragazzo insegue Medea ma lei gli sfugge avvolgendosi in una magica nube, poi si allontana da Atene e ritorna in Colchide con Medo. Lì Perse aveva ucciso Eete per avere il trono, poi imprigiona Medo credendolo l'erede di Eete, destinato ad ucciderlo. Medea dice a Perse di essere una sacerdotessa di Artemide giunta per allontanare la siccità con un rito che richiedeva la morte del ragazzo. Durante il rito Medea dà al figlio una spada con la quale uccide Perse, vendicando il nonno. Poi sale al trono. Sulla fine di Medea esiste un mito che dice che non morì mai, ma divenne immortale e regnò sui Campi Elisi, con Achille. • Medea, dipinto di Anthony Frederick Augustus Sandys (1866-68) Medea Medea aveva poteri magici essendo nipote della maga Circe. Una versione poco conosciuta narra che Zeus si sarebbe innamorato di Medea, ma la donna temendo l’ira di Era, respinse quell’amore. Era allora, per ricompensarla, le avrebbe promesso di rendere immortali i suoi figli. Medea Henri Klaamann Giasone La fine della vita dell’eroe è controversa: alcuni pensano che morì per il dolore provocato dalla morte dei figli e altri che sia morto sotto la carena della nave Argo, mentre si stava riposando. Il mito spiega all’uomo che qualsiasi azione ideata per far soffrire qualcuno ricadrà su di lui. Chi di spada ferisce, di spada perisce. FINE Fonti: • Autore: Euripide (Medea) Apollonio Rodio (Argonauti) • Siti Internet: www.wikipedia.org www.miti3000.it www.mitologia.dossier.net • Libro: G. Barberi Squarotti, G. Greco, V. Milesi “Di testo in testo” (epica) Atlas/ 2008