Le rivoluzioni inglesi
nel Seicento
(1640-1688)
Le cause immediate (1)
Nel ’600 l’Inghilterra era in pieno sviluppo
economico ma tra il 1620 e il 1650 si abbatté
sul paese una crisi economica e finanziaria:
 il fenomeno delle recinzioni produsse
scontento e povertà nel ceto contadino con
conseguente inurbamento selvaggio;
 il controllo di salari e prezzi e la concessione
di privilegi commerciali irritarono la classe
produttiva e mercantile;
 carestie, disoccupazione e povertà diffuse
aggravarono ulteriormente la situazione.
Le cause immediate (2)
ai calvinisti inglesi (Puritani) l’anglicanesimo
appariva come una forma larvata di Cattolicesimo;
l’istituzione episcopale (di nomina regia) veniva
contestata in nome di una struttura ecclesiastica
democratica gestita “dal basso” attraverso
elezioni;
la libertà di coscienza veniva considerata
superiore al potere politico;
la reazione regia spinse molti all’esilio
volontario (1621: partenza dei Pilgrim Fathers
verso l’America);
anche i cattolici rappresentavano
un’opposizione alla monarchia: il loro
collegamento con forze esterne - la Chiesa di
Roma, la corona di Spagna - faceva gravare su di
loro continui sospetti di tradimento. Dopo il
fallimento del Gunpowder Plot del 1605 l’ostilità e
le persecuzioni furono ancora maggiori.
In sintesi:
il modello assolutistico di un sovrano
che decide e impone a tutti la propria volontà
urtò contro interessi
politici, economici e religiosi
che determinarono un clima di instabilità.
Una rappresentazione dell’epoca del Gunpowder Plot (1605)
La società inglese nel Seicento
GENTRY
Piccola e media nobiltà
terriera inglese,
amministratori locali e
i membri della Camera
dei comuni.
PURITANI
volevano
purificare la
chiesa anglicana
da elementi che
richiamavano il
cattolicesimo,
come lo sfarzo
delle chiese.
YEOMEN
contadini liberi
coltivatori,
affittuari e piccoli
proprietari.
Le cause remote: il Parlamento
Parlamento e Monarchia sono ancora oggi i due
pilastri della politica e della società inglesi: dalla
conquista dei Normanni in poi il re veniva
considerato come Primo Signore feudale del regno,
che esercitava il potere insieme ai suoi Pari (Peers,
Lords) dell’alta nobiltà. Inoltre,
il Re trattava anche con i rappresentanti delle
comunità, che si riunirono successivamente nella
House of Commons: dunque, il re convocava i
rappresentanti delle due camere per deliberare in
materia fiscale e legislativa (The King in Parliament).
Col tempo, gli Inglesi considerarono sempre di più il
Parlamento come un’istituzione che rappresentava il
volto di tutta la nazione: ogni lesione dei suoi diritti e
dei suoi poteri era sentita come un’offesa a tutta la
popolazione.
Il Parlamento era il «corpo politico» del paese: ne
tutelava i rappresentanti e ne difendeva le idee.
La casata degli Stuart, all’inizio del Seicento, non
aveva nessun rispetto per il principio della
rappresentanza e concepiva il potere monarchico
come assoluto, riservando al Parlamento solo il
compito di approvare le imposte.
Lo scontro era inevitabile…
Londra: House of Parliament
L’assolutismo degli Stuart
•Giacomo I (1603-1625):
 unifica Inghilterra, Scozia e
Irlanda;
 si schiera a favore della
Chiesa episcopale contro I
puritani;
 perseguita i cattolici ma
 si avvicina alle potenze
cattoliche in politica estera;
 nomina vescovi i cortigiani
più obbedienti, aumentando
l’impreparazione teologica e
l’immoralità della “chiesa
alta” contro cui I Puritani
protestavano.
Carlo I Stuart (1625-1649)
ritratto da Van Dyck (1635)
Durante il regno di Carlo I la
religione fu il punto di
confluenza di tutte le
contraddizioni e i conflitti.
Gli schieramenti erano
questi:
a) Chiesa anglicana:
gerarchia vescovile di
nomina regia;
b) Cattolici: più o meno
apertamente dissidenti
rispetto alla Chiesa ufficiale;
c) Puritani: minoranza basata
sulla concezione calvinista e
sull’idea di una chiesa
«democratica».
Carlo I era sospettato di simpatie verso il
cattolicesimo per due motivi:
1) era sposato con la figlia di Luigi XIII di Francia;
2) nominò Arcivescovo di Canterbury William
Laud, contrario alla dottrina della
predestinazione (si cui, al contrario, si basa
teologicamente l’anglicanesimo) e favorevole
alla solennità dei riti religiosi (da cui
rifuggivano gli anglicani).
Laud reintrodusse diverse tradizioni cattoliche
che sembrarono cancellare quasi un secolo di
libertà protestanti…
Sul piano della gestione del potere, Carlo I seguì il
modello paterno: autoritarismo e arbitrio
caratterizzarono il suo regno.
Il Parlamento fu convocato tre volte tra il 1625 e il 1629
per l’imposizione di nuove tasse: la terza convocazione
vide l’approvazione da parte del Parlamento della
Petition of Rights, che non solo criticava l’operato del
re ma dava voce alle proteste diffuse in tutta la società
inglese:
-nessuna tassa può essere imposta senza il consenso
del Parlamento;
-divieto dell’uso della legge marziale;
-rispetto del principio dell’habeas corpus che limita le
incarcerazioni preventive, fa valere l’inviolabilità del
domicilio e, più in generale, salvaguarda la libertà
individuale.
Dalla Petition of Rights
I Lord spirituali e temporali e i Comuni,
riuniti in Parlamento … supplicano
umilmente la Vostra Eccellentissima Maestà
che nessuno in avvenire sia costretto a fare
dono gratuito, alcun prestito di denaro, … né
a pagare alcuna tassa o imposta senza il
consenso… del Parlamento; … che nessun
uomo libero sia arrestato o detenuto senza
che sia portato contro lui un capo di accusa
dal quale possa discolparsi conformemente
alla leggi.
Di fronte a queste richieste e al rifiuto dei
rappresentanti di introdurre elementi «papisti» nel
culto, Carlo I sciolse il Parlamento. Per fare
funzionare l’amministrazione dello stato, però,
dovette comunque introdurre nuove tasse arbitrarie,
perché non approvate dal Parlamento. Inoltre:
la colonizzazione religiosa dell’Ulster (Irlanda del
Nord),
il conflitto con la Scozia forzatamente costretta al
rito anglicano,
i privilegi economici accordati ai nobili più fedeli a
scapito della classe produttiva,
costrinsero Carlo I a riconvocare il Parlamento 11
anni dopo, nel 1640, per chiedere fondi per la guerra
con la Scozia («breve Parlamento», convocato in
aprile e sciolto in maggio).
Il «lungo Parlamento»
(1640-1653)
e la Rivoluzione
Costretto a riconvocare il Parlamento, Carlo I
tentò di entrare alla Camera e arrestare i capi
dell’opposizione ma fallì anche per l’intervento
della popolazione londinese: iniziò così la guerra
civile (agosto 1642) con questi schieramenti
opposti:
• il re contava su nobiltà e chiesa anglicana;
• il Parlamento riuniva borghesia, gentry, yeomen
e Puritani.
Oliver Cromwell
(1599-1658)
Puritano, gentiluomo di campagna, Cromwell mise
assieme un esercito di uomini caratterizzati da salde
convinzioni religiose, disciplinati, bene organizzati e
disposti a morire pur di liberare l’Inghilterra dalla
corruzione e dall’immoralità rappresentati dal re:
le Roundheads
Questo insolito esercito,
che alternava ai
combattimenti la lettura dei
testi sacri e le discussioni
teologiche, sconfisse
l’esercito di Carlo I ed entrò
vittorioso a Londra nel 1648
ponendo fine alla guerra
civile.
Carlo I fu processato e
condannato a morte nel
gennaio 1649: il Parlamento
dichiarò abolita la
monarchia e istituita la
Repubblica (o
Commonwealth).
La “dittatura” di Cromwell
Nominato Lord Protettore della Repubblica,
Cromwell dovette fare fronte ad altri fattori di
instabilità interna:
- contro i levellers e i diggers, che predicavano
un’uguaglianza radicale tra gli uomini e
rifiutavano il diritto di proprietà;
-contro Irlanda e Scozia, che rivendicavano
autonomia politica e religiosa.
Emanò l’Atto di Navigazione (1651) che imponeva
che le merci che giungevano via mare in
Inghilterra viaggiassero o su navi inglesi o su
navi dei paesi produttori:
si trattava di una sfida all’Olanda (i “carrettieri del
mare” trasportavano merci via mare per conto
terzi) che rispose con la guerra (1652-54 e 166567), da cui uscì però sconfitta. L’Inghilterra
accresceva così ulteriormente il proprio dominio
sui mari.
frontespizio originale
dell’Atto di Navigazione
(1651)
Carlo II Stuart
(1660-1685)
Incapaci di fare fronte
ai dissidi interni, gli
Inglesi preferirono
restaurare la monarchia
nella persona di Carlo II
prima e Giacomo II
(1685-1688) poi:
tornarono l’arbitrio,
l’intolleranza religiosa,
le aperture verso il
cattolicesimo. Così, il
Parlamento si rivolse al
genero di Giacomo II,
Guglielmo d’Orange,
che attraversò la
Manica e giunse a
Londra dichiarando
decaduto Giacomo II…
Guglielmo d’Orange (Guglielmo III)
(1688-1702)
Giacomo II Stuart
(1685-1688)
La “gloriosa rivoluzione”
Questa rivoluzione, avvenuta senza spargimenti
di sangue, fu definita «gloriosa»: diede vita alla
monarchia inglese così come oggi la
conosciamo, nella quale il sovrano accetta di
governare sotto il controllo del Parlamento e si
impegna a approvare e rispettare il Bill of Rights,
una dichiarazione dei diritti del Parlamento e dei
sudditi in tredici articoli; successivamente fu
approvata una legge che concedeva ampia libertà
religiosa (tranne che per i cattolici, per i quali
valeva ancora il Test Act del 1673 che li
escludeva dalle funzioni pubbliche).
La monarchia parlamentare inglese
Parlamento
non può
sciogliere
arbitrariamente
Il re
Camera dei Lord, 200
membri ereditari
Camera dei Comuni,
558 deputati eletti da
un corpo elettorale di
250000 persone su 7
milioni di inglesi
Bill of Rights
sottostà a
nomina
il governo, che
risponde al re, ma
necessita della
fiducia del
Parlamento
Habeas
Corpus act
abolizione
censura sulla
stampa,
inammissibilità
dell’esercito in
tempo di pace
Nessun
provvedimento può
essere preso dal re
senza il consenso del
Parlamento; tutte le
leggi vi sono discusse
e approvate.
Tutela i sudditi
dagli arresti
arbitrari
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Le rivoluzioni inglesi nel Seicento (1640