Contatto tra culture e
schismogenesi
Lectio 2
Tre possibili esiti del contatto tra
culture
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Bateson individua tre esiti possibili del contatto tra differenti
culture (come egli stesso specifica, si può estendere questo
concetto a qualsiasi contatto tra gruppi di individui, persino alla
relazione educativa):
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Fusione completa
Eliminazione di uno o entrambi i gruppi
Coesistenza in equilibrio dinamico
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Fin da queste riflessioni preliminari è possibile comprendere un
aspetto centrale del pensiero di Bateson, ossia la
consapevolezza che le classificazioni e le categorie non sono
oggetti reali, ma rappresentazioni d’oggetto.
Una prima ricaduta sul pensiero clinico
di matrice costruzionista
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Appare chiaro il riferimento al rischio di una “saturazione” e
“reificazione” dei propri paradigmi concettuali, un dogmatismo
teorico pericoloso in tutte le forme di indagine scientifica. A
maggior ragione nel campo della psicologia e massimamente
nella psicologia clinica.
Anche l’equipe di Mara Selvini, facendo in parte propria questa
lezione, mette in guardia il clinico dalla “schiavitù del
condizionamento linguistico”.
In sostanza, occorre ricordare che la rimozione, il doppio
legame, le polarità semantiche non sono fenomeni esistenti in
natura, ma un modo di concettualizzare che può essere utile
come strumento di lavoro, non come dogma di fede.
Cinque aspetti per la comprensione dei
gruppi omogenei
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Bateson individua cinque aspetti coesistenti utili per
la comprensione e descrizione dei gruppi omogenei:
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Unità strutturale
Unità affettiva
Unità economica
Unità spazio/tempo
Unità sociologica
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L’aspetto strutturale
“la
logica inerente a una cultura differisce
profondamente da quella di altre culture”.
Bateson sostiene che la comprensione di una
banale sequenza interattiva (un tizio che offre
da bere a un altro tizio) non può prescindere
dalle norme che regolano i comportamenti
ammissibili e inammissibili di una data cultura.
Una ricaduta sulla clinica
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È possibile vedere in questa riflessione il
principio che ispirerà, tra gli altri, il lavoro di
Cronen, Johnson e Lannaman che porranno
i modelli culturali in cima alla piramide dei
circuiti riflessivi, riconoscendo l’importanza
delle regole sociali nella costruzione delle
meta-regole individuali
L’aspetto affettivo
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“Quando studiamo la cultura da questo punto
di vista c’interessa mostrare in tutti i
particolari del comportamento la base
emotiva”.
In questo passo Bateson sottolinea
l’esistenza di un substrato emotivo dei
fenomeni comportamentali, aspetto che verrà
fortemente scotomizzato nella riflessione del
gruppo di Palo Alto
Le polarità semantiche come recupero
del substrato emotivo
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Nella riflessione di Ugazio circa le polarità
semantiche familiari osserviamo un
riemergere di questo aspetto emotivo.
Ugazio sottolinea, infatti, come alla base di
quelle proprietà conversazionali definite
“polarità semantiche” occorre sempre
rintracciare una polarità emotiva fondante
(paura/coraggio; mortificazione/colpa;
orgoglio/vergogna).
L’aspetto economico
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Il comportamento può essere descritto, da
questo punto di vista, come “un meccanismo
orientato alla produzione e distribuzione di
oggetti materiali.
I moti del cuore, i moti del portafogli
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Nella non sottovalutazione degli aspetti economici
riscontriamo un altro principio utile nella pratica e
nell’osservazione clinica.
Come sostiene Mara Selvini, infatti, esiste una
consonanza tra i moti del cuore e i movimenti del
portafogli.
La distribuzione di un’eredità, la spartizione dei
compiti in un’azienda familiare, l’intestazione di una
casa sono tutti “dati” in grado di guidarci nell’analisi
delle relazioni e delle narrative familiari.
Unità cronologica e spaziale
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Si tratta di un modo di vedere le interazioni
tra individui e gruppi in base alle categorie di
tempo e spazio.
Unità sociologica
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“Qui il comportamento del gruppo ci apparirà
orientato verso l’integrazione e disintegrazione
dell’unità superiore, il Gruppo nella sua totalità”.
In questo passo Bateson sottolinea come il
comportamento individuale e inter-individuale può
sempre essere messo in relazione con un più ampio
funzionamento gruppale.
Bateson indica come unica strada per la
comprensione ed efficace descrizione dei gruppi
omogenei un’analisi che tenga presenti tutte e
cinque queste dimensioni.
Il significato clinico
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La considerazione di Bateson
sull’interrelazione tra fenomeni individuali e
gruppali può essere considerata non del tutto
lontana dal concetto di “significato
pragmatico” sviluppato dal gruppo di Palo
Alto e dalle scuole ad esso ispirate.
L’eliminazione di uno o entrambi i
gruppi
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“dovremmo esaminare tutto il materiale in nostro
possesso per determinare che tipo di effetto abbia
questa attività ostile sulla cultura dei sopravvissuti”.
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In questo passo Bateson mette in luce un aspetto
circa la costruzione dell’identità dei singoli e dei
gruppi, ossia la sua dimensione storica. Si tratta di
un aspetto essenziale nella costruzione di una teoria
contestuale della mente, ma che è stata invece
successivamente tralasciata dai suoi continuatori.
Permanenza in equilibrio dinamico
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“i fattori operanti nello stato di equilibrio dinamico
sono verosimilmente identici o analoghi a quelli che,
in disequilibrio, operano durante i mutamenti
culturali”.
In questo passo si sottolinea una continuità tra stato
di equilibrio e di disequilibrio.
Ciò significa che un momento di “crisi evolutiva”
(l’equivalente “micro” dei mutamenti culturali) non è
un evento sganciato e avulso dal continuum
esistenziale dei gruppi e degli individui.
Differenziazione simmetrica
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Si intende per differenziazione simmetrica un’interazione
cumulativa caratterizzata dalla presenza, nei due gruppi, delle
medesime aspirazioni e strutture di comportamento, ma con
differente orientamento.
In pratica, si tratta di quelle situazioni in cui al comportamento A
l’interlocutore risponde con un analogo comportamento A
Questa tipologia di interazione può condurre ad una
schismogenesi lungo le stesse linee di condotta
Tale schismogenesi, qualora non intervengano procedure di
tipo correttivo, conduce ad una massimizzazione e dilatazione
di alcuni comportamenti.
Differenziazione complementare
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Si tratta di quei casi in cui l’aspirazione e il
comportamento dei due gruppi sono radicalmente
diversi.
Quindi ad un comportamento di tipo A l’interlocutore
risponde con la messa in atto di un comportamento
di tipo B.
Anche in questo caso può prodursi una interazione
di tipo schismogenetico che, se non corretta, può
portare ad una “distorsione unilaterale” della
personalità dei membri dei due gruppi.
Interazione reciproca
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Si tratta di casi in cui i gruppi adottano le medesime
strutture di comportamento, ma in modo
asimmetrico.
Quando un gruppo mette in atto il comportamento A,
l’altro risponde con B. a sua volta, quest’ultimo può
altrove attuare il comportamento A e ricevere una
risposta di tipo B.
La configurazione reciproca produce quindi al suo
interno i propri meccanismi correttivi e di
autoregolazione, e non dà origine quindi a processi
schismogenetici.
Una sottolineatura
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L’analisi che Bateson fa delle interazioni simmetriche
e complementari mette in luce il legame con l’idea di
soggetto contestuale:
si fa infatti aperto cenno alle ricadute che le
interazioni di un tipo o di un altro hanno sull’identità
e personalità di gruppi e individui.
Tali interazioni non sono quindi considerate un
succedersi di eventi “qui ed ora”, ma un accadere
storico.
Tale aspetto risulterà invece assente nella
successiva formulazione ad opera del gruppo di Palo
Alto.
Naven: la schismogenesi e i processi
correttivi
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La formulazione dell’interazione tra gruppi in termini di interazione
simmetrica e complementare è strettamente legata all’esperienza di
Bateson con la popolazione Iatmul.
In questa popolazione si evidenziava una forte presenza di processi
simmetrici tra i maschi (vanteria e aggressività versus vanteria e
aggressività).
Contemporaneamente, si osservava una schismognesi
complementare tra maschi e femmine (che alla vanteria dei maschi
opponevano l’adulazione).
In tale contesto emerge la proprietà correttiva del “rituale”: durante la
cerimonia di Naven, infatti, le femmine impersonavano i maschi,
mettendone in scena in modo caricaturale i comportamenti.
Tale rituale abbassava il livello della schismogenesi inter-gruppo,
riportandola ad un livello accettabile.
Sul piano clinico possiamo osservare come alcuni comportamenti
familiari che costellano il sintomo individuale hanno funzione analoga.
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