XIX Congresso Nazionale SICP
Torino 9 – 12 ottobre 2012
QUANDO IL CARE GIVER HA UN
DISAGIO PSICHICO:
UN METODO DI LAVORO IN EQUIPE
Dott.ssa Anna Porta
Psicologa - Psicoterapeuta
Il caso di Francesca
SCHEDA FAMILIARE
Matteo: marito della paziente, morto da 20 anni
Giuseppa: 85 anni, paziente oncologica, malata da circa quattro anni.
Proviene all’Hospice dal domicilio su invio delle CP territoriali.
Francesca: 46 anni, figlia unica della coppia. CARE GIVER. Da 20 anni in
cura al Centro di Salute Mentale, con diagnosi di schizofrenia e deliri di
persecuzione. Lo frequenta solo per la prescrizione dei farmaci. Ha subito in
passato due TSO (Trattamenti Sanitari Obbligatori). Diplomata, ha lavorato
una decina di anni, ma in seguito alle difficoltà manifestate e quindi al primo
TSO, ha perso il lavoro. Al momento del ricovero in Hospice della madre
assume farmaci anche se i pensieri deliranti sono presenti in maniera
importante. Per quanto riguarda la cura della madre mantiene un buon
contatto con la realtà anche se al momento dell’ingresso sembra ancora
nutrire speranze. Appare molto sofferente per la malattia della mamma. I
rapporti con la famiglia allargata sono pessimi e la grave patologia di
Francesca ha fatto sì che tutti i familiari si allontanassero.
GENOGRAMMA E SOCIOGRAMMA
HOSPICE
SERVIZI SOCIALI
CSM
CP TERRITORIALI
L’approccio teorico che ha guidato l’agire è quello
sistemico-relazionale
Punti di partenza:
L’unità di lavoro e di osservazione è la famiglia
Anche i pazienti con psicopatologie severe mantengono delle aree di
contatto con la realtà
Il rapporto tra curante e paziente/familiare è asimmetrico
I confini relazionali tra i vari membri del sistema osservato sono
protettivi e rassicuranti.
La comunicazione deve essere chiara e univoca, non ambigua né
indecidibile
Il curante deve restare esterno alle dinamiche messe in atto dai vari
sistemi
Il contesto di osservazione deve allargarsi a tutti i sistemi coinvolti
Le fasi
 ACCOGLIENZA
Colloquio con medico
Colloquio con infermiere
Colloquio d’accoglienza con psicologo
 SOSTEGNO
Colloqui psicologici di supporto
Relazioni d’aiuto (medici, infermieri, OSS)
Colloqui medici e infermieristici
 LAVORO DI RETE
Contatti costanti con gli altri sistemi coinvolti
quando opportuno
 CONGEDO
Colloqui con i membri dell’equipe
Obiettivi
COSTRUIRE UN RAPPORTO DI FIDUCIA
MIGLIORARE LA COMPLIANCE ALLA TERAPIA
PREVENIRE IL LUTTO PATOLOGICO
METODOLOGIA
Lavorare con la parte sana: considerare il care giver psichiatrico come
un qualunque familiare in difficoltà, ma attendibile e affidabile.
Non sostituirsi a lui, si sentirebbe svilito e inadeguato, quindi svilirebbe
e non riterrebbe adeguata la struttura
Non rispondere in maniera affermativa a richieste inadeguate solo
per “tenerlo tranquillo” , pena la perdita di credibilità e di fiducia
Parlare un linguaggio chiaro, semplice, efficace, concreto, accertandoci
costantemente di essere compresi e ripetendo con pazienza
Il costante lavoro in equipe, ovvero essere un’unica voce:
la comunicazione tra i membri dell’equipe è pregnante. Non può esserci voce
fuori dal coro, pena la perdita di fiducia.
Contenere: l’hospice è un contenitore che accoglie, ma che mette
anche dei limiti.
Spiegare cosa la struttura può offrire e cosa invece non può dare
Non farsi triangolare, né triangolare: attenzione alle dinamiche dei vari sistemi
Non farsi tramite verso terzi, ma agevolare i collegamenti con eventuali altri
servizi coinvolti nella gestione del caso
Facilitare il ritorno alla quotidianità
Lasciare una porta aperta
Bibliografia
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Equipe dell’hospice L’Orsa Maggiore:
Dott.ssa Raffaella Ambrosio
Dott.ssa Filomena La Pasta
Infermiere Damiano Re
Infermiera Sabrina Ravinetto
Infermiera Micaela Dragoi
Infermiere Michele La Bella
OSS Donatella Cerini
OSS Susanna Guerrini
Dott.ssa Natalia Nedicova
Dott.ssa Silvia Rossaro
Infermiera Manuela Sganzerla
Infermiera Elena Rigola
Infermiera Mejra TalicI
Infermiera Claudia Manfrinato
OSS Rosanna Panelli
OSS Angelo Ugolini
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