Itinerario di formazione per catechisti all’inizio del cammino Anno pastorale 2015/2016 AMO IL SIGNORE CANTIAMO A TE Dalla prima lettera di San Giovanni apostolo Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli. Ma se uno ha ricchezze di questo mondo e vedendo il suo fratello in necessità gli chiude il proprio cuore, come dimora in lui l'amore di Dio? Figlioli, non amiamo a parole né con la lingua, ma coi fatti e nella verità. Da questo conosceremo che siamo nati dalla verità e davanti a lui rassicureremo il nostro cuore qualunque cosa esso ci rimproveri. Dio è più grande del nostro cuore e conosce ogni cosa. Carissimi, se il nostro cuore non ci rimprovera nulla, abbiamo fiducia in Dio; e qualunque cosa chiediamo la riceviamo da lui perché osserviamo i suoi comandamenti e facciamo quel che è gradito a lui. Atto di carità CCC, n.1822-1829 In un autorevole commento midrashico al Deuteronomio tradizionalmente attribuito a Rabbi 'Aqiva e alla sua scuola (primi secoli dell'era volgare), si trova il più antico commento allo Shema' Jisra'el (Dt 6,455.) - la professione di fede ebraica nella quale è contenuta l'affermazione: «E amerai il Signore tuo Dio con tutto il tuo cuore, con tutta la tua persona e con tutta la tua forza». Al capitolo 41 di tale autorevole commento si precisa che: «Per amare il Signore vostro Dio, tutto quello che fate, fatelo per amore». La ragione fondante è che all'amore di Dio che si rivela nella storia non si può che rispondere secondo la stessa logica, cioè amando, che per l'ebreo significa mettere in pratica gli insegnamenti rivelati, che vengono accolti al Sinai con le parole: «tutto ciò che il Signore ha detto/rivelato noi lo eseguiremo e lo ascolteremo». Papa Benedetto XVI nell’enciclica DEUS CARITAS EST, scrive: All’inizio dell'essere cristiano non c'è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva. Nel suo Vangelo Giovanni aveva espresso quest’avvenimento con le seguenti parole: «Dio ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio unigenito, perché chiunque crede in lui ... abbia la vita eterna». Con la centralità dell’amore, la fede cristiana ha accolto quello che era il nucleo della fede d’Israele e al contempo ha dato a questo nucleo una nuova profondità e ampiezza. continua Benedetto XVI… L’Israelita credente, infatti, prega ogni giorno con le parole del Deuteronomio, nelle quali egli sa che è racchiuso il centro della sua esistenza: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo. Tu amerai il Signore tuo Dio con tutto il cuore, con tutta l'anima e con tutte le forze». Gesù ha unito, facendone un unico precetto, il comandamento dell'amore di Dio con quello dell'amore del prossimo, contenuto nel libro del Levitico: «Amerai il tuo prossimo come te stesso». Siccome Dio ci ha amati per primo, l'amore adesso non è più solo un «comandamento», ma è la risposta al dono dell'amore, col quale Dio ci viene incontro. L’uomo di oggi come vive il dono dell’amore? La sacra scrittura non ci offre delle definizioni rispetto agli atteggiamenti che contraddistinguono la vita dell’uomo, non troviamo delle risposte immediate ad un determinato problema. La sacra scrittura non è un manuale per la vita, ma il racconto (che prende carne, vita, quindi una sorta di ‘autoracconto’) della profonda relazione tra Dio e l’uomo. Papa Benedetto XVI nella sua enciclica la definisce: la ‘novità della fede biblica’ Vi è anzitutto la nuova immagine di Dio. Nelle culture che circondano il mondo della Bibbia, l'immagine di dio e degli dei rimane, alla fin fine, poco chiara e in sé contraddittoria. Nel cammino della fede biblica diventa invece sempre più chiaro ed univoco ciò che la preghiera fondamentale di Israele, lo Shema, riassume nelle parole: «Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, il Signore è uno solo». Esiste un solo Dio, che è il Creatore del cielo e della terra e perciò è anche il Dio di tutti gli uomini. Due fatti in questa precisazione sono singolari: che veramente tutti gli altri dei non sono Dio e che tutta la realtà nella quale viviamo risale a Dio, è creata da Lui. Certamente, l'idea di una creazione esiste anche altrove, ma solo qui risulta assolutamente chiaro che non un dio qualsiasi, ma l'unico vero Dio, Egli stesso, è l'autore dell'intera realtà; essa proviene dalla potenza della sua Parola creatrice. Ciò significa che questa sua creatura gli è cara, perché appunto da Lui stesso è stata voluta, da Lui «fatta». E così appare il secondo elemento importante: questo Dio ama l'uomo. L'unico Dio in cui Israele crede ama personalmente. Il suo amore è un amore elettivo: tra tutti i popoli Egli sceglie Israele e lo ama — con lo scopo però di guarire, proprio in tal modo, l'intera umanità. Amare è l’essenza di Dio. Ezechiele ed Osea Soprattutto i profeti Osea ed Ezechiele hanno descritto questa passione di Dio per il suo popolo. Il rapporto di Dio con Israele viene illustrato mediante le metafore del fidanzamento e del matrimonio; di conseguenza, l'idolatria è adulterio e prostituzione. La storia d'amore di Dio con Israele consiste, in profondità, nel fatto che Egli dona la Torah, apre cioè gli occhi a Israele sulla vera natura dell'uomo e gli indica la strada del vero umanesimo. Tale storia consiste nel fatto che l'uomo, vivendo nella fedeltà all'unico Dio, sperimenta se stesso come colui che è amato da Dio e scopre la gioia nella verità, nella giustizia — la gioia in Dio che diventa la sua essenziale felicità: «Chi altri avrò per me in cielo? Fuori di te nulla bramo sulla terra... Il mio bene è stare vicino a Dio». 16,8-15 Dal libro del profeta Ezechiele Passai vicino a te e ti vidi; ecco, la tua età era l'età dell'amore; io stesi il lembo del mio mantello su di te e coprii la tua nudità; giurai alleanza con te, dice il Signore Dio, e divenisti mia. Ti lavai con acqua, ti ripulii del sangue e ti unsi con olio; ti vestii di ricami, ti calzai di pelle di tasso, ti cinsi il capo di bisso e ti ricoprii di seta; ti adornai di gioielli: ti misi braccialetti ai polsi e una collana al collo: misi al tuo naso un anello, orecchini agli orecchi e una splendida corona sul tuo capo. Così fosti adorna d'oro e d'argento; le tue vesti eran di bisso, di seta e ricami; fior di farina e miele e olio furono il tuo cibo; diventasti sempre più bella e giungesti fino ad esser regina. La tua fama si diffuse fra le genti per la tua bellezza, che era perfetta, per la gloria che io avevo posta in te, parola del Signore Dio. Tu però, infatuata per la tua bellezza e approfittando della tua fama, ti sei prostituita concedendo i tuoi favori ad ogni passante. 2,4-6 Dal libro del profeta Osea Accusate vostra madre, accusatela, perché essa non è più mia moglie e io non sono più suo marito! Si tolga dalla faccia i segni delle sue prostituzioni e i segni del suo adulterio dal suo petto altrimenti la spoglierò tutta nuda e la renderò come quando nacque e la ridurrò a un deserto, come una terra arida, e la farò morire di sete. I suoi figli non li amerò, perché sono figli di prostituzione. Esodo 32,1 La carità è quindi un dono? Oppure è qualcosa che uno ha e un altro non ha? È rifiutabile oppure ti è buttata addosso e devi tenertela? Fare CARITÀ è fare da DIO!!! San Paolo ai Filippesi 1,21-26