Storia della valutazione
Antonella Rissotto
Laboratorio professionalizzante su
“Analisi valutativa di un servizio sociale”
[email protected]
La valutazione così come la conosciamo noi
è il risultato dello sviluppo di un processo
di costruzione sociale dovuto a un
insieme di influenze.
Storia della valutazione
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Di seguito sono presentati, seguendo una
sequenza temporale, diversi approcci alla
valutazione.
I diversi approcci sono ancora oggi adottati
per la realizzazione di ricerche valutative in
ambito sociale.
La scelta dell’approccio nell’ambito del
quale verrà realizzata una ricerca valutativa è
particolarmente importante perché questo
influenzerà gli obiettivi della valutazione, il
ruolo del valutatore, il tipo di metodologia
adottata.
Storia della valutazione
 Rice
(1897) The
futility of the spelling
grind (la futilità della
fatica per lo spelling)
ed è il primo
tentativo di
valutazione degli
apprendimenti degli
studenti.
Valutazione di 1° generazione

Binet (1912)
Quoziente
d'intelligenza:
rapporto tra l’età
mentale raggiunta
dal soggetto e la
sua età
cronologica.
Valutazione di 1° generazione
o
Arthur Otis (1915)
realizzare uno screening
per individuare le
persone che potevano
essere arruolate per
combattere negli
eserciti impegnati nella
prima guerra mondiale.
Valutazione di 1° generazione
Valutazione di 1° generazione
Altre influenze
John Stuart Mill (1843) di applicare
l'approccio scientifico allo studio dei
fenomeni umani e sociali.
 La teoria dell'evoluzione proposta da
Darwin aveva messo in evidenza e
piccole differenze nelle caratteristiche
delle specie animali e quindi anche
per gli esseri umani potevano essere
importanti per la comprensione di
grandi cambiamenti che si erano
verificati nella storia della specie.
 Mill e Darwin favorirono
indirettamente la nascita di
laboratori di psicometria.
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Durante i primi decenni del 900 i termini
valutazione e misurazione sono stati usati in
modo intercambiabile per questo la valutazione
di prima generazione può essere chiamata
legittimamente generazione della misurazione.
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Il ruolo del valutatore è quello di un tecnico che
conosce tutti gli strumenti disponibili oppure se
non ce ne sono di appropriati è in grado di
crearli.
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È ancora in uso (ad esempio i test di ingresso a
corsi di laurea).
Valutazione di 1° generazione
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Dopo la prima guerra mondiale è diventato
evidente che i curricoli scolastici dovevano
essere sottoposti a una drammatica
revisione. La valutazione che mette a
disposizione solo dati inerenti gli studenti non
può soddisfare i nuovi scopi. Erano necessari
approcci, strumenti e metodologie per
valutare programmi
La scuola secondaria in quegli anni era
ingessata nel Carniege school system che
specificava il tipo e il numero di lezioni
richieste per conseguire il diploma. I curricoli
erano molto stretti e rigidi ed essenzialmente
preparavano i giovani per il college.
Valutazione di 2° generazione
Eight Year Study
Tyler (1939) aveva il compito di
realizzare uno studio per
perfezionare lo sviluppo dei curricoli
ed essere sicuri che consentissero di
raggiungere gli obiettivi desiderati
(coincidenti con gli apprendimenti
ipotizzati/attesi dagli insegnanti).
 Valutazione di programmi. Tyler
raccolse informazioni sul grado di
raggiungimento degli obiettivi negli
studenti associando queste
informazioni con un'analisi dei punti
di forza e di debolezza dei
programmi.
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Valutazione di 2° generazione
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Adotta quindi un approccio caratterizzato dalla
descrizione di pattern i punti di forza e di
debolezza in relazione ad obiettivi prefissati.
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Il valutatore deve descrivere l’evaluando anche
se continua a dover possedere le competenze
tecniche che venivano riconosciute al valutatore
della prima generazione. La misurazione non è
più considerata un equivalente della valutazione
ma uno dei molti strumenti che possono essere
usati nel corso di una valutazione.
Valutazione di 2° generazione
Nella valutazione di 2° generazione la valutazione non
produce dei risultati fino a quando il programma non
è stato completamente sviluppato: se la realizzazione
dell’intervento/servizio mostrava delle deficienze in
molti casi era troppo tardi per fare qualunque cosa.
 post Sputnik: l’approccio della valutazione di 2°
generazione (poiché descrittivo) si dimostrò
inadeguato al compito di valutare la risposta del
governo federale alle deficienze del sistema educativo
americano che avevano permesso ai russi di
guadagnare un nuovo confine nell'esplorazione dello
spazio.
 Il cambiamento verso una nuova forma di valutazione
non fu facile soprattutto a causa della resistenza dei
tecnici coinvolti nello sviluppo dei progetti a definire
chiaramente gli obiettivi dei progetti stessi.

Valutazione di 2° generazione: limiti
 La
richiesta di includere
il giudizio nella
valutazione segna la
nascita della
valutazione di terza
generazione (Robert
Stake 1976),
caratterizzata dallo
sforzo di produrre
giudizi e del fatto che il
valutatore assume il
ruolo di giudice e
continua a possedere
nozioni sia tecniche che
descrittive.
Valutazione di 3° generazione
 Difficoltà.
Il giudizio come è stato messo in
evidenza da Stake richiede standard rispetto ai
quali il giudizio può essere formulato. Gli
standard tuttavia devono essere guidati da valori
mentre la valutazione è considerata un’impresa
apparentemente indipendente dalla dimensione
valoriale. Molti valutatori non si sentivano
competenti come giudici (anche vulnerabilità
politica).
 Nuovi modelli di valutazione scaturirono a partire
dalla fine degli anni ‘60. Tutti concordavano su
un punto: il giudizio era una parte integrante
della valutazione anche se c'erano delle
differenze nel grado in cui i valutatori
rappresentavano se stessi come dei giudici.
Valutazione di 3° generazione
L’evoluzione della valutazione
 Ognuno
dei tre approcci rappresenta una delle
tappe rispetto ai contenuti ed al livello di
complessità che la valutazione ha assunto. La
raccolta sistematica di dati sui singoli individui
non era possibile fino a quando non sono stati
sviluppati degli strumenti di ricerca appropriati.
 La valutazione di seconda generazione ha preso in
considerazione la possibilità di valutare degli
evaluandi non umani ad esempio i programmi.
 La valutazione di terza generazione richiedeva che
la valutazione conducesse ad un giudizio sia
rispetto al merito (merit valore intrinseco)
dell'evaluando sia rispetto al valore (worth valore
estrinseco).
 Tutti e tre gli approcci alla valutazione avevano
però dei limiti.
Tendenza verso il managerialismo
Il termine manager si associa in genere a quello di
committente o sponsor che commissionano/finanziano
una valutazione ma anche a una leadership personale a
cui si riferiscono gli attori che sono responsabili per la
realizzazione dell'evaluando. È il manager che in genere
contratta la valutazione. Questa relazione tradizionale
tra manager e il valutatore è raramente messa in
discussione e quindi il manager rimane all'esterno della
valutazione e le sue qualità e pratiche manageriali non
vengono messe in questione.
 La relazione manager valutatore è unfair e
disempowering. Il manager ha il potere di determinare
quali domande la valutazione dovrà seguire, come le
risposte saranno raccolte e interpretate e come i risultati
saranno diffusi. Il valutatore può decidere se accettare o
rifiutare di condurre la valutazione.

Il pluralismo dei valori
I membri di una società sono accomunati da un insieme di
valori
 Negli ultimi 50 anni è diventato evidente che le società sono
pluralistiche dal punto di vista dei valori (conflitti associati
alle diversità etniche o di genere, diversità generazionale).
 La valutazione è radicata nel termine valore. La questione
quindi è su quali valori si dovrebbe orientare una valutazione
oppure ancora come possono essere negoziate le differenze
nei valori.
 I risultati di una valutazione possono essere affidabili perché
la metodologia usata (metodo scientifico) è indipendente dai
valori? In realtà non solo i risultati sono soggetti a differenti
interpretazioni ma anche i fatti stessi sono definiti in
relazione al sistema di valori del valutatore. Da questo punto
di vista ogni azione di valutazione diventa un'azione politica.

Aderenza al paradigma di indagine
Mutuare l'approccio razionale e sistemico proprio delle
scienze fisiche:
 c'è una realtà obiettiva e questa realtà opera in accordo
con certe leggi immutabili.
 la scienza deve descrivere realtà e scoprirne le leggi.
Una volta che è stato fatto ciò la scienza può essere
utilizzata per la controllare la natura a vantaggio
dell'uomo poiché gli uomini sarebbero diventati capaci di
predire e controllare a piacimento la natura.
 ogni ricerca conduce verso una maggiore comprensione.
 il ricercatore deve essere esterno ai fenomeni che sta
studiando per non influenzarli o da non essere
influenzato da essi.
 La complessità della realtà deve essere controllata per
evitare di compromettere i risultati.

 Generalizzabilità.
Il tentativo di eliminare dalla
ricerca valutativa dati inerenti specifici contesti
per ottenere dei risultati più generalizzabili è
una delle cause che ha prodotto il non utilizzo
dei risultati delle valutazioni stesse.
 Eccessiva dipendenza dall'approccio
quantitativo: spesso gli strumenti che sono
costruiti per la misurazione nel tempo
acquistano una vita propria; quello che non
può essere misurato non può essere vero.
 Rinforza le tendenze manageriali: c’è un punto
di vista privilegiato.Taglia fuori dei modi
alternativi di pensare all'evaluando.
Aderenza al paradigma di indagine
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Egon Guba e Yvonna Lincoln (1989)
considerano la valutazione come un’attività
riferibile ad un processo sociale mutevole, con
cui i valutatori si relazionano.
Valutazione di 4° generazione
Uno scopo della valutazione è la promozione dello
sviluppo di capacità degli utilizzatori (stakeholders
o beneficiari).
Si pone attenzione al contributo dei vari attori e a
cosa un programma diventa mentre viene attuato,
piuttosto che come è stato disegnato.
Solamente dopo aver osservato come il programma
affronta i problemi, dopo averlo confrontato con
altre situazioni e aver sentito l’opinione dei vari
stakeholders che si può formulare un giudizio su
cosa funzione bene o cosa funziona male e su cosa
può essere considerato un successo (anche in virtù
di effetti inattesi).
Valutazione di 4° generazione
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