Esame di Processi migratori, territorio e politiche
Corso di Laurea in Scienza della Pubblica
Amministrazione
a.a. 2013/14
Docente: Anna Elia – DiSPeS - Unical
Quali sono i criteri che ispirano le politiche
migratorie?
• L’immigrazione in Europa è “una questione di
non-politica” (T. Hammar 1992:245): una
sommatoria di provvedimenti che solo
raramente hanno dato ad un quadro
normativo unitario.
Modelli di immigrazione (1):
• Modello del lavoro temporaneo (Germania, Svizzera,
Belgio). Questi paesi privilegiano programmi di
rotazione delle presenze in relazione a specifici bisogni
di manodopera riguardanti imprese, settori o attività.
• La figura è quella del “lavoratore ospite”. I permessi di
residenza in scadenza prevedono un accesso limitato ai
sistemi di sicurezza sociale (un intervento pubblico a
tutela di tutte le fondamentali condizioni di bisogno,
finanziata coi fondi prelevati dal reddito nazionale
mediante forme speciali di imposte e tasse); agli
assegni familiari; al ricongiungimento familiare.
Modelli di immigrazione (2):
• Modello assimilazionista
(Francia, gran Bretagna, Olanda) Il riconoscimento
di un trattamento preferenziali per i migranti
provenienti dalle ex-colonie. Possibilità di
rafforzare il proprio status di cittadinanza:
legislazione improntata al diritto allo jus soli
(l'acquisizione della cittadinanza come
conseguenza del fatto giuridico di essere nati nel
territorio dello Stato); naturalizzazioni.
Le “politiche degli stop”
• Le “politiche degli stop” anni ‘60-’70. Paesi
interessati: Germania, Francia, Belgio, Paesi
Bassi, Lussemburgo, Austria, Svizzera,
Danimarca, Novergia e Svezia. Misure
fortemente restrittive specialmente verso
l’immigrazione extra-europea.
Le “politiche degli stop” cause
• Incremento delle quote dei migranti
provenienti dalle regioni islamiche e del
bacino del mediterraneo. Immigrazione come
minaccia all’identità culturale europea.
• Aumento dei fattori di spinta dovuta alla crisi
dell’agricoltura di sussistenza dei paesi di
provenienza
• Migranti come minaccia ad uno Stato sociale
investito da una crescente crisi finanziaria.
Impatto sulle politiche migratorie europee.
• Verso modelli ibridi di immigrazione (Zanfrini
2007): scenario internazionale comune a nuovi e
vecchi paesi di immigrazione
• La sicuratization della questione migratoria
(Codagnone 1995; Huysmans 1995). Il tentativo è
quello di arrestare l’immigrazione irregolare e
ridimensionare l’immigrazione “non voluta”
sebbene regolare composta dai migranti per
ragioni familiari e umanitarie.
La Fortezza Europa – anni ‘80-’90
• Liberalizzare i movimenti interni, abolendo i controlli
alle frontiere nazionali attraverso la costruzione di uno
spazio di libera circolazione e rafforzando i controlli
all’esterno (lo spazio di Schengen - Accordo 15 giugno
1985 tra Francia, Germania e i paesi del Benelux – Italia
aderisce nel 1998).
• Strategie di esternalizzazione dei confini attraverso
accordi con paesi di origine e di transito dei migranti
(accordi tra Italia e Albania; tra Italia e Tunisia
nell’ENA).
Verso una politica migratoria europea
Motivi di tensione:
• Rinuncia della sovranità di ogni Stato
• fine anni ’90: tendenza alla cooperazione
intergovernativa
Il “modello mediterraneo di immigrazione” nel
contesto italiano
Aspetti sociali, economici e normativi
Sociologia delle relazioni etniche
Docente: Anna Elia
a.a. 2013/14
Modello mediterraneo di immigrazione con particolare
riferimento al caso italiano
(Pugliese 2002)
1. ingresso nel lavoro agricolo stagionale e nel terziario
2. assenza iniziale di qualsiasi normativa di regolazione dei
flussi migratori in ingresso;
3. istituzioni facilitatrici (organismi di volontariato laico
istituzioni ecclesiali, sindacato) di sostegno ai processi di
sostegno-orientamento dei migranti
4. emanazione di provvedimenti di sanatoria sempre più
restrittivi;
5. scarsa capacità di accesso dei migranti alle politiche sociali;
6. dicotomia disoccupazione/immigrazione nel sud Italia
Migrazioni in Italia - Le caratteristiche di genere e
l’azione delle reti
• Non vi è corrispondenza tra paese di arrivo e gruppi
nazionali (es. ex-colonie). Eterogeneità nei paesi di
provenienza (paesi africani e asiatici anche molto
distanti) (Calvanese 1983)
• presenza femminile predominante in molte nazionalità
(nelle migrazioni intraeuropee degli anni ’50 e ’60 la
componente femminile era minoritaria).
• evoluzione spontanea e improvvisa dei flussi in
ingresso. Paesi riceventi impreparati. L’azione delle reti
• Asimmetrie di genere: componenti nazionali maschili
(Nord Africa – Senegal); maggioranza donne (Filippine,
America Latina, Ucraina e Moldavia)
Migrazioni in Italia - Ingresso dei migranti
nel lavoro agricolo stagionale
• Occupazione agricola nelle fasi della raccolta
• Inizialmente frequenti occasioni di rientro in patria
• Immigrazione maschile - Carenza manodopera locale
(elevati livelli di scolarizzazione; impiego di
manodopera italiana fittizia)
• Sussidi della politica agricola dell’Ue (anni ’80-’90)
Le migrazioni in Italia - Ingresso dei lavoratori
migranti nel terziario
• Elevato impiego dei servizi alla persona (attività di
collaborazione domestica, assistenza agli anziani e
alle persone diversamente abili)
• Nei paesi del mediterraneo i migranti suppliscono
alle carenze del sistema di welfare
• Nel sistema italiano l’aumento dei grandi anziani
(metà anni ‘90) allarga progressivamente l’ausilio di
“lavoratrici” migranti in ambito domestico
Le migrazioni in Italia - Normativa di regolazione dei flussi e
provvedimenti di sanatoria
• Apertura delle frontiere (anni ‘70) e grande facilità di
ingresso
• Ruolo delle istituzioni facilitatrici
• Politiche di adeguamento agli orientamenti restrittivi
dell’UE in materia di controllo delle frontiere
• Progressiva emanazione di politiche di sanatoria
(normative di regolarizzazione) sempre più restrittive
Le migrazioni in Italia - La dimensione territoriale di un
modello di “integrazione subalterna”
(Ambrosini 2005)
• il modello dell’industria diffusa (piccole e medie imprese)
nella Lombardia orientale e nelle regioni del Nord-Est;
• il modello delle economie metropolitane (grandi città, ma
anche medi e piccoli centri) occupazioni nel basso terziario e
nei servizi alle persone;
• il modello delle attività stagionali (Mezzogiorno): aree agricole
in parte turistiche, lavoro di cura, lavoro stagionale informale;
• modello delle attività stagionali (Centro-Nord), attività
agricole, turistiche, edili
Legge 39 del 1990 – Legge Martelli
 Misure di regolarizzazione per tutti i lavoratori stranieri;
 Godimento delle politiche sociali per tutti i lavoratori stranieri
ivi compresi i lavoratori autonomi. Il provvedimento di
sanatoria si rivolge ai venditori ambulanti di provenienti
dall’Africa Sub-sahariana e dal nord Africa (Marocco, Tunisia).
 Superamento del principio della riserva geografica
(Convenzione di Ginevra del 1951) che limitava la domanda di
asilo politico a coloro che provenivano dal blocco socialista.
Legge 943 del 1986
Misura di regolarizzazione per i lavoratori stranieri in
quanto lavoratori “dipendenti” e per gli immigrati
“attivamente” alla ricerca di un lavoro
La legge riservava i benefici del sistema di welfare
nazionale al lavoratore immigrato in quanto
lavoratore dipendente.
Effetti delle politiche di sanatoria anni 1986-1990-1995
1. Soddisfare il bisogno di manodopera dei distretti industriali nel centro-nord Italia e
delle piccole industrie manifatturiere del nord-est;
2. Risposte a situazioni di urgenza sociale: rassicurare gli italiani di fronte ad una
presenza sempre maggiore sul territorio di cittadini stranieri in situazioni di
irregolarità; sedare momenti di conflittualità sociale nelle zone agricole del sud
Italia;
3. Processi di etnicizzazione del mercato del lavoro: alto livello di specializzazione dei
lavori effettuati dai migranti in relazione al loro paese di origine, del loro sesso e
della religione di appartenenza (senegalese: venditore ambulante; tunisino:
pescatore; filippine-donne dell’est: colf e badanti).
Dalla trasmissione televisiva Nonsolonero del Tg2 del 1989
(punto 2 precedente slide):
• « [...] Pensavo di trovare in Italia uno spazio di vita, una
ventata di civiltà, un'accoglienza che mi permettesse di vivere
in pace e di coltivare il sogno di un domani senza barriere né
pregiudizi. Invece sono deluso. Avere la pelle nera in questo
paese è un limite alla convivenza civile. Il razzismo è anche
qui: è fatto di prepotenze, di soprusi, di violenze quotidiane
con chi non chiede altro che solidarietà e rispetto. Noi del
terzo mondo stiamo contribuendo allo sviluppo del vostro
paese, ma sembra che ciò non abbia alcun peso. Prima o poi
qualcuno di noi verrà ammazzato ed allora ci si accorgerà che
esistiamo » (Jerry Essan Masslo)
La razionalità delle leggi di regolarizzazione:
I migranti sono portatori di diritti solo in qualità di forza lavoro, mentre la loro presenza
sociale viene completamente annullata (le politiche di sanatorie non vengono
accompagnate da politica di inserimento/orientamento dei migranti regolarizzati).
Nel 1991, dopo le prime leggi di regolarizzazione (1987-1990), la popolazione straniera
regolarmente residente in Italia era di 860 mila individui, mentre la stima dei migranti nella
situazione di “clandestino” è più di un milione. Le analisi sui permessi di soggiorno rivelano
una presenza di migranti provenienti dal Nord Africa; e dell’Africa occidentale soprattutto
nel nord Italia. Un terzo dei migranti è di religione musulmana.
La Legge n. 40 del 1998 fu la prima mettere in causa l’accesso ai diritti sociali da parte
del cittadino straniero in quanto pari al cittadino italiano.
Migrante « clandestino »
Immigrato in regola con il permesso di
soggiorno
Garanzie di integrità della persona Garanzie di integrità sociale
fisica
 Cure ospedaliere o
ambulatoriali urgenti o
essenziali;
 diritto all’istruzione per tutti i
minori stranieri
indipendentemente dallo status
di “irregolare” dei genitori.
 Accesso ai diritti sociali e civili,
esclusione dai diritti politici.
La Legge n. 40 del 1998
Migrante nella situazione di
« clandestino »
Immigrati in regola con il permesso di
soggiorno
Garantire le espulsioni;
ridurre le presenze irregolari
attraverso maggiori controlli.
 Istituzione dei Centri di
Permanenza Temporanea;
 quote di ingresso stabilite
annualmente dietro accordi di
cooperazione stabiliti con i paesi
di provenienza.
 La figura dello sponsor (datore di
lavoro italiano).
Garantire percorsi di integrazione e di
stabilizzazione.
 accesso alle misure di edilizia
sociale;
 iscrizione alle liste di collocamento;
 diritto a mantenere o a riacquistare
l’unità familiare;
 Accesso al sistema sanitario
nazionale
 accesso al sistema pensionistico.
Linee di orientamento del Testo Unico (1)
1)la garanzia dell’integrità fisica alla persona dei
migranti «clandestini» che prevede l’assistenza
medica d’urgenza;
2) la promozione all’integrazione dei migranti
regolarizzati attraverso l’accesso ai diritti sociali e
civili (riunificazione familiare; accesso al Sistema
Sanitario Nazionale, alle misure di edilizia
pubblica, al sistema pensionistico), ma non ai
diritti politici;
Linee di orientamento del Testo Unico
(2)
3) le pressioni sui paesi di origine dei migranti al fine di
ottenere la loro collaborazione per reprimere
l’immigrazioni illegale (le quote di ingresso più elevate sono
riservate ai migranti provenienti dai paesi più
“collaborativi”);
4) l’istituzione dei Centri di Permanenza Temporanea (CPT):
la prima forma di detenzione amministrativa dei migranti;
5) la delega alle relazioni di rete tra enti locali, istituzioni
scolastiche, associazioni e soggetti della società civile sui
temi dell’integrazione interculturale, nell’assenza di una
politica nazionale di riferimento.
Legge 40 del 98 Testo unico sull’immigrazione Un
modello di integrazione ragionevole (Zincone 2000)
• I diritti dei migranti anche quelli fondamentali come
quello del ricongiungimento familiare non sono
assoluti
ma
assumono
un
caratterere
« discrezionale », in quanto dipendono da norme e
regole stabilite localmente (localismo dei diritti).
• Obiettivi: evitare fenomeni di aperta conflittualità tra
italiani e migranti
La legge 40 del 1998 (Testo unico sull’immigrazione) è la sola
disposizione normativa in materia di immigrazione che si riferisce
in maniera specifica ai processi di integrazione dei migranti sul
territorio italiano.
Principi:
• Uguaglianza tra italiani e immigrati in quanto cittadini e non solo
in quanto lavoratori;
• promozione di processi integrazione sul piano del dialogo
interculturale con il diretto coinvolgimento di comuni, province,
regioni, soggetti no-profit, il mondo della scuola, il mondo delle
associazioni tra migranti (Legge 6 marzo 1998, n. 40, art. 40;
legge 30 dicembre 1986, n. 943, art. 2) ;
• possibilità di accedere alla Carta di Soggiorno (permesso di
soggiorno illimitato) alla fine di un percorso di stabilizzazione sul
territorio italiano.
Il localismo dell’”integrazione”
Il Testo Unico sull’immigrazione stabilisce che a livello
comunale e provinciale, siano definite azioni e pratiche
che mirano a rendere effettivamente fruibili i diritti
sociali dei migranti. Quali ad esempio i servizi come
l’interpretariato presso gli sportelli pubblici; la
formazione e l’attivazione di corsi di italiano; l’apertura
di sportelli di consulenza. Un sistema di governance
locale delle migrazioni che si realizza all’interno di un
processo di deresponsabilizzazione a livello statale in
merito alle strategie di intervento e alla
programmazione di risorse che riguardano in maniera
specifica i processi di inclusione sociale dei migranti.
La legge 189/2002 - Bossi-Fini. Principale obiettivo della
sanatoria: la regolarizzazione delle “badanti”.
• La legge sostituisce il contratto di lavoro al permesso di
soggiorno;
• Allo scadere del contratto il migrante ha solo sei mesi per
trovare un altro lavoro altrimenti ricade nella condizione di
“clandestino”;
• Il datore di lavoro è titolare del contratto di soggiorno del
migrante e ne garantisce la permanenza sul territorio italiano;
• Abolizione della figura dello sponsor;
• La legge pone inoltre ulteriori restrizioni al ricongiungimento
familiare.
Effetti e obiettivi della sanatoria:
• annulla completamente ogni possibile prospettiva di integrazione del
cittadino straniero rendendo provvisoria la sua presenza sul territorio
italiano;
• colma le carenze delle politiche socio-sanitarie nazionali nella cura agli
anziani legittimando processi di segregazione sociale ed economica delle
donne migranti nel ruolo di “badante”;
• rende le donne migranti vulnerabili sul piano dell’accettazione di
condizioni di lavoro gravose pur di non perdere il lavoro ed il contratto di
soggiorno;
• le restrizioni al rinnovo del contratto di lavoro determinano
un’immigrazione circolare, non integrata da mettere a disposizione del
mercato del lavoro informale come una continua riserva di lavoratori a
basso costo.
Composizione demografica della popolazione straniera dopo la
sanatoria del 2002:
La legge n. 189 del 2002, fino al primo gennaio 2006, ha concesso 647 mila
regolarizzazioni, di cui più della metà riguardano donne migranti impegnate nel
lavoro di assistenza e di cura.
Al primo gennaio 2006 gli stranieri regolarmente residenti in Italia erano pocco
più di 2,6 milioni, mentre nel 2002 erano 1,5 milioni; il 56 per cento delle donne
migranti arriva dall’Est-Europa.
L’incremento, dal primo gennaio 2002 al primo 2006, ha riguardato in modo
particolare i flussi dall’Ucraina (+ 800 per cento); dalla Romania (+ 300 per cento);
Albania (+100 per cento); Moldavia (+450 per cento).
Popolazione straniera residente in Italia dati ISTAT
al 1 gennaio di ogni anno
Anno
Residenti Stranieri
% Stranieri su
totale residenti
italiani
2006
2.670.514
4,5
2007
2.938.922
5,0
2008
3.432.651
5,8
2009
3.891.295
6,5
2010
4.235.059
7,0
2011
4.570.317
7,5
2012
4.859.000
6,8
2013
4.387.721
7,4
Fine anni ’90 – 2012: costruzione ideologica del razzismo nella
società italiana
(Wieworka 1998; Dal Lago 1999)
• 1995 – 2012 - costruzione sociale del clandestino/immigrato come
criminale da parte dei media e dalle strategie di marketing politico;
• 1995 - 2011 – crescita esponenziale dei fenomeni di sfruttamento del
lavoro migrante collegata alla diversa appartenenza etnica (fenomeni di
crescente competitività tra lavoratori stranieri);
• 2008 – la “scia del razzismo”: dibattito pubblico sulla questione del
razzismo in Italia.
• 2009 - reato di clandestinità: processo di identificazione tra la presenza di
“clandestini” e fenomeni di illegalità diffusa sul territorio italiano;
DECRETO-LEGGE
23
maggio
2008
,
n.
92
Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica. (GU n. 122 del 26-5-2008 )
- Legge 94 del 2009
• 2011 – Emergenza nord Africa – la costruzione sociale e politica delle
differenze etniche
DECRETO-LEGGE 23 maggio 2008 , n. 92
Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica. (GU n. 122 del 26-5-2008 )
Legge 94 del 2009
• reato di clandestinità: per l’immigrato clandestino fermato dalle forze
dell’ordine è previsto il carcere (abolito dalla Corte di Giustizia Europea) e
l’espulsione;
• si sopprime la norma del ddl che avrebbe abrogato il divieto di
segnalazione degli stranieri irregolari che accedono alle cure urgenti ed
essenziali;
• Il «centro di permanenza temporanea» viene denominato «centro di
identificazione ed espulsione»;
• reato di locazione di un immobile a straniero privo di titolo di soggiorno al
momento della stipula o del rinnovo del contratto di locazione" ;
• introduce un contributo sulla domanda di rilascio o rinnovo dei permessi
di soggiorno (un minimo di 80 a un massimo di 200 euro) che ogni
straniero ha l`obbligo di versare per tutte le pratiche di rilascio e rinnovo
del permesso di soggiorno, esclusi i permessi per asilo, per richiesta di
asilo, per protezione sussidiaria, per motivi umanitari
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Lezione 1_2_aprile 2014_Proc_Migr