Dopo la guerra civile in Spagna, l’invasione tedesca della Polonia scatenò la seconda guerra mondiale, una guerra totale per gli uomini e i mezzi impiegati, per la molteplicità e la vastità dei fronti, per il numero dei Paesi coinvolti e delle vittime che dietro di sé ha lasciato La prova generale della seconda guerra mondiale avviene in Spagna, quando Francisco Franco entrò in azione per eliminare il governo di sinistra e istaurare una dittatura di tipo fascista. Fu aiutato in questo anche da Hitler e Mussolini. La guerra civile iniziò il 17 luglio del ‘36 e si concluse il 28 marzo del ‘39, con la vittoria del dittatore che diede vita a un regime autoritario. Intanto, il 1° settembre del ‘39 Hitler invase la Polonia; due giorni dopo Gran Bretagna e Francia dichiarano guerra alla germania: la seconda guerra mondiale era ormai iniziata. Hitler era convinto che l’utilizzo dell’aviazione e delle forze corazzate avrebbe risolto in breve tempo l’invasione della Polonia e l’occupazione della Francia. Ma quest’ultima aveva costruito la linea Maginot lungo il confine con la Germania, che il 10 maggio del ‘40 aggirò l’ostacolo invadendo i territori neutrali di Belgio, olanda e Lussemburgo. Il 14 giugno le truppe tedesche sfilavano lungo i viali di Parigi, mentre il maresciallo francese Pétain firmava l’armistizio e formava a Vichy un governo collaborazionista, cioè asservito ai Tedeschi. Questi invece occuparono direttamente Parigi e il nord della Francia. Nell’estate di quello stesso anno Hitler scatenò sull’Inghilterra una violenta offensiva aerea, cui l’Inghilterra di W. Churchill rispose con energico eroismo di giovani piloti che trovarono la morte, ma vinsero sui Tedeschi e poco dopo bombardarono a loro volta le città in Germania. Sul fronte orientale, Hitler, calpestando il Patto di non aggressione con la Russia, il 22 giugno del ‘41 diede inizio all’”Operazione Barbarossa”: l’obiettivo era quello di conquistare la Russia e le sue ricchezze naturali, distruggere il bolscevismo e schiavizzare i popoli slavi. Furono utilizzati 3 milioni e mezzo di uomini, che distruggevano città e villaggi, massacravano o deportavano nei lager i cittadini inermi. Nel settembre del ‘22 i Tedeschi erano a soli 60 km da Mosca. Tuttavia, l’Armata Rossa di Stalin rispose con forza all’offensiva tedesca e in autunno andarono in suo aiuto forze inglesi e statunitensi. Così, l’incalzante inverno fece il resto e l’armata tedesca, all’inizio del ‘42 fu presa dalla fame, dal freddo e dalle imboscate dei partigiani russi. La guerra lampo era fallita, si era trasformata in una estenuante guerra di posizione. Anche Mussolini era convinto che Hitler avrebbe presto piegato l’Europa al suo volere e intraprese un’azione parallela di guerra per non doversi direttamente misurare sui ampi di battaglia tedeschi: contro il volere di re V. E. III, il 10 giugno del ‘40 Mussolini dichiarò guerra a Gran Bretagna e Francia, attaccando di questi Paesi i possedimenti coloniali. I risultati furono scarsi, per la superiorità delle forze nemiche e l’assenza di portaerei nella marina italiana. Sempre nel ‘40 Mussolini firmò con Germania e Giappone il Patto tripartito, per la spartizione dei territori conquistati tra le potenze dell’asse. Contemporaneamente il duce si gettò in una guerra contro la Grecia, che, soccorsa dagli Inglesi, oppose una dura resistenza fino all’aprile del ’41, quando i Tedeschi giunsero a rinforzare le truppe italiane, decimate e prossime alla sconfitta. Fu la campagna di Grecia a procurare per la prima volta al duce e al fascismo una diffusa impopolarità. Anche in Africa la guerra degli Italiani volgeva al peggio: gli Inglesi stavano conquistando e riconsegnando ai legittimi sovrani la Cirenaica, l’Etiopia, la Somalia, l’Eritrea. E anche qui fu necessario l’intervento dei Tedeschi per togliere dall’impaccio il suo incapace alleato. Questo fallimento delle forze italiane su tutti i fronti di guerra relegò Mussolini a una posizione subalterna rispetto a Hitler. Mussolini, per riguadagnarsi la fiducia del fuhrer, mandò in suo aiuto nella campagna di Russia 220.000 alpini. L’operazione si concluse con una delle più terribili tragedie dell’esercito italiano. Mentre si combatteva, le SS di Hitler imponevano all’Europa il “Nuovo Ordine”, basato sullo sfruttamento delle risorse e delle popolazioni a vantaggio della “razza superiore” tedesca. Tra il maggio del ‘40 e il settembre del ’44 sette milioni e mezzo di civili, specie Russi e Polacchi furono costretti a lavorare nelle campagne, nelle fabbriche e nelle miniere controllate dai Tedeschi, in violazione di tutte le convenzioni internazionali. Indicibili i soprusi che subirono i prigionieri di guerra, sfruttati come schiavi o finiti nei campi di sterminio con Slavi, persone con handicap, omosessuali e soprattutto Ebrei, vittime del progetto più diabolico che mente umana abbia mai concepito: la “soluzione finale”, mediante le camere a gas. Sei milioni è la stima di Ebrei europei morti nei campi di sterminio. E fuori da quelli le cose non andavano molto meglio: per ogni Tedesco ucciso venivano trucidati 10 civili indifesi. E c’era tra la gente comune uno stuolo di “collaborazionisti”, di persone che, per denaro o protezione, era pronta a tradire i propri connazionali e a consegnarli alle SS. L’attacco giapponese contro la flotta americana a Pearl Harbour, nelle Hawaii, avvenuto il 7 dicembre del ‘41, convinse gli Americani a entrare in guerra a fianco di Gran Bretagna e Unione Sovietica, formando la coalizione delle Nazioni Unite. Italiani e Tedeschi subirono una prima disfatta nel ‘42 a El Alamein, in Egitto. Sul Pacifico, nel giugno del ‘42 gli Americani vinsero sui Giapponesi nella battaglia di Midway e nei tre anni successivi tolsero ai soldati del Sol Levante il controllo di tutti gli arcipelaghi invasi. L’anno dopo, le truppe anglo-americane del generale Eisenhower liberarono Algeria e Marocco dalle truppe dell’Asse. Sul fronte russo, Italiani e Tedeschi, agli inizi del ‘43 dovettero iniziare una tragica ritirata. In realtà, gli Stati Uniti trassero vantaggi economici dall’intervento, in quanto l’industria americana fornì armi e mezzi bellici agli alleati. Inoltre, Roosevelt e Churchill avevano un comune nemico, Hitler, e contro la follia nazifascista stilarono un documento, la “Carta Atlantica”, per la sconfitta delle potenze dell’Asse e il ritorno della pace nel mondo. L’Italia era la più debole delle potenze dell’Asse. Il 10 luglio del ‘43 gli Alleati sbarcarono in Sicilia, senza incontrare valida resistenza. I bombardamenti avevano semidistrutto molte città; gli sfollati cercavano rifugio nelle campagne; il lavoro in fabbrica, per chi ce l’aveva, era durissimo e il cibo era razionato. Solo i ricchi potevano rivolgersi a coloro che praticavano la borsa nera, ai “pescecani”, che vendevano di nascosto e a prezzi astronomici i generi di prima necessità. L’unico modo per salvare l’Italia era quello di liberarsi di Mussolini e della Germania. Il 25 luglio del ’43, il Gran consiglio del fascismo votò una mozione di sfiducia nei confronti del duce. Il re affidò il governo al maresciallo Badoglio, fece arrestare Mussolini e lo esiliò sul Gran Sasso, decretando così la caduta del fascismo. Il maresciallo Badoglio iniziò subito a negoziare in segreto l’armistizio con gli Alleati e la sera dell’8 settembre la radio diffuse la notizia che l’armistizio era stato firmato. Fu ordinato di cessare il fuoco contro gli Anglo-americani, ma nessuno indicò come far fronte alla reazione dei Tedeschi, specie di quelli che a migliaia si trovavano in territorio italiano e che da alleati erano divenuti improvvisamente pericolosi nemici. Quella stessa notte, il re, Badoglio e la corte fuggirono a Brindisi, lasciando il Paese e i militari senza comando. I Tedeschi cominciarono immediatamente a rastrellare i soldati e a deportarli nei lager. Molti disertarono, altri si arresero, altri ancora raggiunsero i partigiani tra le montagne per organizzare la Resistenza contro i Tedeschi. Intanto, Mussolini fu liberato da un commando di paracadutisti e portato in Germania, dove Hitler gli suggerisce di formare un nuovo governo nel nord dell’Italia, ancora nelle mani dei Tedeschi: nacque così la Repubblica sociale italiana, detta anche Repubblica di Salò, dal nome della cittadina sul Garda che ne divenne la capitale. Nel sud del Paese invece gli Anglo-americani nell’ottobre del ‘43 avevano già risalito la penisola e raggiunto Napoli, che si era intanto già liberata dei Tedeschi tra il 28 settembre e il 1° ottobre, in quello che è poi passato alla storia come ultimo atto eroico della città partenopea contro i suoi oppressori. Tra i partigiani, che concentrarono la loro azione soprattutto al Nord e che sacrificarono la vita per combattere contro i Tedeschi, c’erano ex militari, operai, studenti, donne e giovanissimi. Queste azioni erano coordinate da un Comitato di liberazione nazionale, formato da rappresentanti di tutti i partiti antifascisti, che si sacrificarono combattendo contro le “brigate nere” di Salò e le SS. Per aiutare i partigiani e dare loro riparo e viveri, anche molti civili persero la vita, come mostra questa cartina. Gli Alleati liberarono Roma il 4 giugno del ‘44, ma il nord divenne libero grazie all’azione dei partigiani il 25 aprile del ‘45, quando il Cln proclamò l’insurrezione generale e le grandi città cacciarono via le truppe Tedesche. Cadde la Repubblica di Salò, Mussolini fu catturato dai partigiani mentre fuggiva in Svizzera e fucilato tre giorni dopo. Anche sugli altri fronti la disfatta tedesca non tardò ad arrivare: nel 6 giugno del ’44, gli Alleati del generale Eisenhower, con lo sbarco in Normandia, misero in atto l’operazione “Overlord”. L’impiego di militari e di mezzi navali e aerei fu impressionante, ma costò moltissime vittime da ambo gli schieramenti. Nell’agosto del ’44, le truppe francesi del generale De Gaulle fecero un trionfale ritorno a Parigi. Gli Americani, a settembre, penetrarono in Germania, passando per il Belgio e l’Olanda ormai liberi. In Europa orientale, i partigiani del maresciallo Tito liberavano la Jugoslavia; l’Armata Rossa liberava la Polonia e penetrava anch’essa in territorio tedesco. Il 7 maggio del ‘45 la Germania firmò la resa incondizionata: la guerra in Europa era finita. Restava ormai aperta soltanto la questione giapponese: i ripetuti bombardamenti americani sulle città nipponiche neanche scalfiva lo spirito di resistenza dei Giapponesi. Reparti di piloti suicidi, i kamikaze, si lanciavano con l’aereo pieno di esplosivo contro le navi nemiche. I soldati piuttosto che arrendersi si facevano uccidere; il governo giapponese non voleva assolutamente sentir parlare di resa. Fu a questo punto che il nuovo Presidente americano, Harry Truman, autorizzò l’uso di un nuovo terribile ordigno, la bomba nucleare. Dopo che il Giappone ebbe respinto un ultimatum in cui si minacciava la distruzione dell’intero Paese, il 6 agosto del ‘45, con il consenso di Stalin, l’intera città di Hiroshima fu disintegrata in pochi secondi. Il 9 agosto, un’altra bomba atomica fu fatta cadere su Nagasaki. Il 2 settembre del ‘45, l’imperatore Hirohito firmò la resa incondizionata del suo Paese. LA PIU’ GRANDE GUERRA DI TUTTI I TEMPI SI ERA FINALMENTE CONCLUSA I POPOLI DEL MONDO POTERONO CONTARE I LORO MORTI 55.285.000