La Seconda Guerra
Mondiale
di Matteo Righini
Lo spazio vitale tedesco
Lo scoppio della IIª guerra mondiale fu dovuto
fondamentalmente alla crescente aggressività tedesca in
politica estera. Infatti Hitler, una volta giunto al potere
manifestò l'intenzione di conquistare il Lebensraum, lo
"spazio vitale" per il popolo tedesco (come aveva scritto
nel Mein Kampf), ovvero l'espansione soprattutto ad est
del terzo Reich o dove nella popolazione di uno stato vi
fosse stata un minoranza tedesca. Il primo obiettivo fu
ovviamente l'Austria, dove governava il cancelliere Kurt
von Schuschinigg. Schuschinigg era intenzionato a
mantenere l'indipendenza, ma si trovò sempre più in
difficoltà soprattutto quando anche l'Italia smise di
appoggiarlo. Nel 1936 fu costretto da Hitler a firmare un
accordo che aumentava l'influenza tedesca nella politica
austriaca e all'inizio del '38 fu obbligato ad accettare come
ministro degli interni un nazista, Arthur Seyss-Inquart.
L’anschluss austriaco
Schuschinigg preoccupato di un Anschluss
imminente (annessione alla Germania) decise di
indire un plebiscito per ribadire l'indipendenza il
13 marzo. Hitler colto di sorpresa passò ad un
rabbiosa azione di forza, fece mobilitare il corpo
d' armata della Baviera e Seyss-Inquart chiese la
revoca del plebiscito, cosa che ottenne. Ma la
democrazia Austriaca aveva le ore contate: l'11
marzo il maresciallo Göring chiese al presidente
della Repubblica Miklas le dimissioni di
Schuschinigg e la sua sostituzioni col ministro
degli interni, cosa che ottenne la notte stessa.
Così il nuovo cancelliere invitò ad entrare in
Austria le truppe naziste; successivamente, dopo
aver fatto arrestare ben 79.000 possibili
oppositori, Hitler entrò applaudito dalla folla a
Vienna.
L’annessione dei Sudeti
Il seguente obiettivo della politica tedesca furono i
Sudeti (parte della Cecoslovacchia a maggioranza
tedesca): il piano del Führer consisteva nel far
richiedere dal partito nazista locale (guidato da
Henlein) richieste al governo cecoslovacco via via
crescenti, così da provocare una crisi nella quale
non avrebbe esitato ad usare anche la forza. Il 20
maggio del '38 la Cecoslovacchia mobilitò alcuni
reparti militari erroneamente convinti che la
Germania stesse ammassando truppe oltre il
confine: ne nacque una crisi che fece temere per
una guerra imminente. L'Inghilterra affermò di
non essere intenzionata a parteciparvi e provò
ancora una volta la via diplomatica; sia Henlain
che Hitler affermarono che la crisi sarebbe finita se
al reich fossero stati annessi tutti quei territori a
maggioranza tedesca, cosa che trovò d'accordo le
democrazie occidentali. Ma il governo
cecoslovacco era ora guidato dal capo dell'esercito
che avviò la mobilitazione generale. Così fecero
anche la Francia e l'Inghilterra.
L’annessione dei Sudeti
Chamberlain provò un ultima carta diplomatica, ovvero una conferenza a cinque
(Inghilterra, Francia, Cecoslovacchia, Italia, Germania). Il Führer avrebbe
accettato se fosse stata esclusa la Cecoslovacchia. Così fu. Nella conferenza di
Monaco in pratica vennero accettate tutte le richieste di annessione, così facendo
la Cecoslovacchia perse anche tutte le fortificazioni al confine della Germania.
Dopo la conferenza anche Ungheria e Polonia chiesero e ottennero parte del
territorio cecoslovacco; poco tempo dopo la Germania annesse quello che
rimaneva dello stato ceco.
L'annessione della Cecoslovacchia ai
territori del terzo Reich convinse le
democrazie occidentali che la
politica dell‘ ”appeasement” non
avrebbe fermato la Germania, quindi
l'Inghilterra, la Francia e la Polonia
(che era l'obiettivo più probabile
della Germania), stipularono un
patto di assistenza militare.
Il Patto d’acciaio
Il Patto d'Acciaio fu un accordo tra i governi di Italia e Germania, firmato il 22 maggio 1939
da Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop. Il patto era di alleanza in caso di minacce
internazionali; di aiuto immediato e supporto militare in caso di guerra, inoltre nessuna delle
parti avrebbe potuto firmare la pace senza l'accordo dell'altra, oltre alla collaborazione nella
produzione bellica e in campo militare. Il patto ebbe inizialmente una validità di dieci anni.
Il Patto d'Acciaio era fondato sulla supposizione
che la guerra sarebbe scoppiata nel giro di tre anni.
Quando la Germania inziò il conflitto nel
settembre del 1939: l'Italia non era ancora pronta a
scendere sul piede di guerra ed ebbe difficoltà a
tener fede ai suoi obblighi; il che la portò a entrare
in conflitto nel giugno 1940 con una fallita
invasione della Francia meridionale. Alcuni membri
del governo italiano, compreso il firmatario Ciano,
si erano opposti al patto.
Il Patto Ribbentrop-Molotov
La decisione che sorprese tutti fu il patto di
non aggressione tra Germania ed Unione
Sovietica, due paesi ideologicalmente opposti.
Concludendo un accordo commerciale
Tedesco-Sovietico, Molotov, il 19 agosto 1939
propose anche un protocollo aggiuntivo. Il
patto venne annunciato come un patto di non
aggressione, ma in un'appendice segreta,
l'Europa orientale veniva divisa in due sfere
d'influenza, tedesca e sovietica. Finlandia,
Estonia, Lettonia e Bessarabia ricadevano nella
sfera sovietica. La Polonia sarebbe stata divisa
nell'eventualità del suo "riarrangiamento
politico“: le aree a est dei fiumi Narev, Vistola
e San spettavano all'Unione Sovietica, mentre
la Germania avrebbe occupato la parte ovest.
1 Settembre 1939
L’inizio delle ostilità
Blitzkrieg !
Il conflitto scoppiò, a causa dell'aggressione nazista
alla Polonia il 1° settembre. In Europa, soltanto
l'Inghilterra e la Francia dichiararono guerra alla
Germania (3 settembre). La "non belligeranza"
proclamata dall'Italia (1° settembre) rivelò
soprattutto un ritardo di preparazione militare. Gli
Stati Uniti, il Giappone e la Cina dichiararono la
propria neutralità. Il conflitto fu immediatamente
caratterizzato dalla nuova concezione strategica
tedesca del Blitzkrieg (guerra lampo), sostenuta da
Hitler, che prevedeva l'uso di carri armati e
autoblindo raggruppati in reparti speciali
"meccanizzati" che in caso di successo
potevano avanzare di molti chilometri aggirando
l'esercito nemico tagliando così le linee di
rifornimento.
L’invasione della Polonia
L'attacco fu portato da due gruppi di armate, una
nord comandata da Von Boch e l'altra sud comandata
da Von Rundstedt. I due gruppi una volta sfondate le
fragili linee difensive polacche si sarebbero
ricongiunti nei pressi di Varsavia, con un movimento
a tenaglia. Ciò avvenne con un velocità che lasciò
sbalordito il mondo intero. Infatti nonostante il
numero di soldati quasi si equivalesse (1.500.000
soldati tedeschi contro 1.300.000 polacchi), fu la
qualità delle truppe a fare differenza, oltre all'abilità
dei generali tedeschi, in particolare Von Rundstedt, e
Von Manstein.
L’invasione della Polonia
I mezzi corazzati e gli aerei tedeschi a metà settembre
assediavano la capitale e in altre due settimane
liquidarono le rimanenti forze polacche. Il governo di
Mosca fece invadere la Polonia orientale, attenendosi
ad una clausola segreta del trattato di non aggressione,
così dopo venti anni la repubblica Polacca fu cancellata
dalla cartina geografica, senza aver ricevuto un aiuto
concreto dalle potenze occidentali.
L’attacco nella regione Scandinava
La Germania attaccò Danimarca e Norvegia il 9
aprile, anticipando così ogni possibile mossa anglofrancese nel nord Europa: così facendo difese i suoi
rifornimenti di metalli provenenti dalla Svezia,
minacciati dalla posa di mine da parte inglese. In un
giorno la Danimarca venne conquistata, poco dopo
caddero i principali porti norvegesi e ciò impedì agli
alleati di contrattaccare efficacemente. Di fatti il
corpo di spedizione alleato non riuscì ad opporsi
come Francia e Inghilterra avrebbero voluto, e
quando la Germania attaccò i Paesi Bassi le truppe
vennero ritirate. L'unico successo ottenuto dagli
alleati fu l'affondamento di dieci cacciatorpediniere
tedesche e dell'altro naviglio, questo fu uno dei
fattori che non permisero l'avvio dell'operazione
“Leone marino", ovvero l'invasione dell'Inghilterra.
Adesso Hitler poteva occuparsi della Francia.
L’attacco al Belgio e Olanda
Secondo i generali francesi, i Tedeschi
avrebbero dovuto confrontarsi contro la
linea Maginot, una massiccia linea
difensiva che copriva tutto il confine
franco-tedesco. Così non fu. L'offensiva
generale tedesca sul fronte occidentale
iniziò il 10 maggio del '40. Le forze
tedesche furono suddivise in due gruppi
di armate: il primo gruppo doveva
attaccare l'Olanda e il Belgio, il secondo
doveva passare la foreste delle Ardenne
ritenute dai francesi invalicabili per delle
forze corazzate. Contemporaneamente
venne invasa l'Olanda: lo sfondamento
avvenne verso l'Aia e Rotterdam e sulle
frontiere 150 Km ad est. Il duplice
colpo mandò in crisi le difese ed il 14
maggio l’Olanda capitolò.
Il Belgio resistette ancora per qualche settimana:
i francesi e inglesi inviarono le loro forze in aiuto
dell'alleato credendo che quello fosse l'attacco
principale, ma quando i tedeschi sbucarono fuori
dalle Ardenne si accorsero dello loro gravissimo
errore: infatti grazie alla loro capacità di
penetrazione dietro le linee nemiche tagliarono
fuori tutti i rifornimenti verso il fronte, cosa che
favorì uno scompiglio generale nelle file alleate.
L’attacco alla Francia
I contrattacchi alleati vennero facilmente contenuti e
quando i carri armati tedeschi arrivarono sulla Manica
il corpo di spedizione inglese inizio la "miracolosa"
evacuazione di Dunkerque. L'Italia dichiarò guerra alla
Francia il 10 giugno, ma l'intervento militare italiano si
era risolto con scarsissimi risultati in campo strategico
consistenti nell'occupazione di alcune zone lungo il
confine italo-francese. Ciò fece già intuire che
l'esercito italiano non era assolutamente pronto ad un
guerra in grande stile. Anche la Francia fu costretta a
cedere le armi firmando l'armistizio con la Germania
(22 giugno). Hitler lo fece firmare nella stessa località
dove la Germania alla fine della grande guerra depose
le armi, e con l'Italia. La Francia venne divisa in due
entità distinte, una sotto il diretto controllo nazista,
l'altra venne governata da un governo filo-nazista,
detta Repubblica di Vichy. Il generale De Gaulle (che
si era rifugiato in Inghilterra) lanciò un proclama
dichiarando il rifiuto dei Francesi liberi ad
abbandonare la lotta.
La battaglia d’Inghilterra
Dopo il crollo francese Hitler sperò in un accordo con l'Inghilterra ma Churchill
disse a chiare lettere che non aveva intenzione di arrendersi. Allora si vide
costretto a incominciare i preparativi per l'invasione dell'isola, ma per fare ciò la
Germania doveva avere il dominio dell'aria.
Cominciò così la battaglia d'Inghilterra,
una violenta offensiva aerea. Ma la
Luftwaffe incontrò una tenace e accanita
resistenza da parte della RAF (resistenza
dovuta al fatto che gli inglesi
disponevano di un sistema radar assai
efficiente, e che i caccia tedeschi avevano
un autonomia limitata), e dopo aver
perso più di 1.700 aerei, dovette desistere
dagli attacchi e rinunciare all’operazione
“Leone marino”.
I “ branchi di Lupi ”
Allo scopo di portare la Gran Bretagna
alla sottomissione la Germania attuò
anche un blocco navale, la Battaglia
dell'Atlantico, svolta soprattutto dai
famigerati U-Boot in modo da fermare
ogni rifornimento diretto verso i porti
inglesi. Secondo una teoria accreditata, in
realtà Hitler perseguì malvolentieri la
campagna contro la Gran Bretagna,
ritenendo che l'avversario inglese fosse
ormai fuori combattimento e che prima o
poi avrebbe chiesto un armistizio. Tutti i
suoi piani erano rivolti all'Est, alla
campagna contro l'Unione Sovietica, e
pertanto non allocò alla Battaglia
d'Inghilterra tutte le risorse che avrebbe
dovuto e potuto impiegare.
La guerra in Africa
Mussolini iniziò l'offensiva in Africa, poteva contare su una superiorità numerica
schiacciante (500.000 contro 50.000 inglesi). L'offensiva in nord-africa cominciò
quando 6 divisioni si misero in moto dalla Libia, ma percorsero solo 80Km verso
ovest, si fermarono a Sidi Barrani, inspiegabilmente rimasero ferme sprecando
tempo prezioso, infatti una volta arrivati i rinforzi agli inglesi, iniziò la
controffensiva che travolse il Regio Esercito.
Dopo le battaglie di Sidi Barrani e
Beda Fomm gli italiani si videro
costretti ad accettare l'aiuto
tedesco, ma persero tutte le
colonie nell'Africa orientale
(Etiopia, Somalia, Eritrea) a causa
delle efficaci azioni inglesi e della
effettiva difficoltà nel difendere
colonie così lontane.
“ Spezzeremo le reni alla Grecia ”
Mussolini decise anche di rispondere alla
penetrazione tedesca in Romania. Iniziò la
campagna contro la Grecia (28 ottobre).
Ma le forze italiane, provenienti
dall'Albania, si trovarono presto in gravi
difficoltà sia per l'accanita resistenza delle
truppe elleniche che per la "cronica"
impreparazione. L'esercito greco passò alla
controffensiva riuscendo a ricacciare il
nemico in Albania che rischiò anche di
essere "ricacciato in mare“. Queste
battaglie diedero un ennesimo durissimo
colpo all'immagine combattiva del regime.
L’invasione della penisola Balcanica
In primavera ormai non restava che il fronte africano, allora Hitler accentrò
ogni attività nella preparazione del piano d'attacco contro l'URSS.
L'operazione Barbarossa era inizialmente prevista per la primavera, ma Hitler
voleva aver sotto controllo i Balcani: la Grecia in particolare che stava
resistendo e quasi sconfiggendo
l'invasione italiana, mentre erano
anche in arrivo degli aiuti inglesi.
Gli iniziali approcci diplomatici
ovviamente fallirono, così la
Germania preparò l'offensiva e
invase sia la Grecia che la
Jugoslavia. I due stati vennero
travolti dai carri armati tedeschi,
ma questa diversione nei balcani
fece rimandare l'operazione
Barbarossa, ritardo che poi si
rivelerà fatale.
L’operazione Barbarossa
L'attacco alla Russia iniziò il 22 giugno su un fronte largo più di 1600
chilometri dal mar Baltico al mar Nero. Le forze dell'asse potevano contare
di 3 milioni di soldati appoggiati da 600.000 mezzi, quasi 4.000 carri armati,
e più di 3.000 aerei. che comprendevano anche un armata italiana (CSIR,
Corpo di Spedizione Italiano in Russia). Armata che successivamente sarà
accompagnata dalla più grande ARMIR (Armata Italiana di Russia).
I russi furono colti di sorpresa,
nonostante i 5.000.000 di soldati
dell'esercito regolare e oltre ad
altri 10.000.000 della riserva. Non
riuscirono i Sovietici, vista
l'inesperienza di molti ufficiali
dell'armata rossa, a fermare un
offensiva tanto ben organizzata.
L’operazione Barbarossa
L'attacco fu portato da tre gruppi di
armate, il gruppo nord doveva
raggiungere Leningrado, il gruppo
centrale doveva avanzare il più vicino
possibile a Mosca, le armate sud
doveva prendere Kiev e proseguire
verso i pozzi petroliferi sul mar
Caspio. Oltre all’armata rossa un altro
problema improvvisamente piombò
sulle armate tedesche, la pioggia:
l'acqua trasformava la campagna in
acquitrino che immobilizzava i mezzi
su ruote, questo impedimento rese
meno efficaci le gigantesche manovre
di accerchiamento.
L’operazione Barbarossa
La strada per Mosca era ancora lontana, 300 Km, troppi
per le truppe ormai esauste. Inoltre le forze russe erano
in continuo aumento (a causa delle nuove chiamate alle
armi) così arrivò l'ordine di fermare l'avanzata, ma la
sosta durò troppo, due mesi. A fine settembre ricominciò
il viaggio verso Mosca e scoppiò la battaglia a Vjazma:
vinsero i tedeschi e fecero 600.000 prigionieri. Sembrava
la volta buona, ma non fu così, infatti di nuovo il tempo
bloccò l'avanzata, con l'inizio delle piogge il terreno si
trasformò, ancora una volta, in fanghiglia che
immobilizzò tutti in mezzi non cingolati. Lo stato
maggiore dell'esercito tedesco chiese alle proprie truppe
un ultimo sforzo, che però non fu coronato dalla
conquista di Mosca. Il 2 dicembre entrarono alcuni
distaccamenti nella città quando scattò la controffensiva
russa diretta da Zuckov in persona. Hitler, che si era
autonominato capo dell'esercito, si liberò in meno di un
mese tutti i generali che gli diedero la vittoria sulla
Francia, dirigendo personalmente l’operazioni.
“ La volpe del deserto “
La Germania, per dare una mano alle truppe italiane in Africa,
decisero di inviare un loro contingente, chiamato “Africa
Korps”. A capo di questa forza vi era Erwin Rommel, che sarà
chiamato “La volpe del deserto”, grazie alle sue abilità innate di
stratega. A fine marzo passò all'offensiva, scacciò
immediatamente gli inglesi da al-Agheila. In 15 giorni gli inglesi
arretrarono addirittura 650 Km, ma decisero di difendere ad
oltranza Tobruk, piccolo porto fortificato dagli italiani, che
divverà un problema irrisolvibile per la forze dell'asse.
Rommel decise di provare a sfondare le difese della
cittadina l'undici aprile ma il battaglione corazzato non
fece che 3Km poi si dovette ritirare sotto il fuoco
dell'artiglieria. Rommel tentò un altro attacco a Tobruk.
Gli scontri iniziarono il 30 aprile. Il giorno dopo Rommel
si rese conto di non aver forze corazzate per continuare
l'attacco. Le due forze non avevano la capacità di
sopraffarsi, nacque così l'assedio di Tobruk, che durò
tutto l'anno.
Il fronte africano
Gli inglesi provarono a spezzare in due occasioni l'accerchiamento e tutte due fallirono. In
estate gli inglesi vollero rifarsi. Dopo aver fatto affluire abbondanti rinforzi attraverso il
mediterraneo il capo delle forze inglesi in Africa, gli inglesi si ritrovarono in netta superiorità
numerica. Churchill ne fece una questione personale e organizzò un imponente offensiva,
chiamata operazione Crusader. Vennero formate quattro brigate corazzate, più un'altra fu
trasportata a Tobruk, Rommel, invece non ricevette praticamente nulla. All'inizio dell'offensiva
le forze dell'asse erano la metà dei nemici. L'attacco inizio il 18 novembre. Il 23 le forze inglesi
a Sidi Rezegh, vennero sbaragliate ma i tedeschi persero troppi mezzi corazzati per il prosieguo
della campagna (il problema che più assillava Rommel, più che gli inglesi, erano gli scarsi
rifornimenti).
Il fronte africano
All'afrika korps non restò che ritornare a Tobruk, dove il 26 le forze assediate
sfondarono grazie all'arrivo di nuovi carri. Bir el Gobi, fu il bersaglio successivo di
Auchinleck, ma le sue forze furono respinte dai difensori: finalmente gli italiani
diedero una buona prova, poi arrivarono anche i tedeschi e la 4ª divisione indiana
fu letteralmente travolta. Le forze dell’asse si resero conto che, nonostante le
vittorie, la superiorità numerica inglese non diminuiva anzi aumentava.
Decisero quindi di
ritirarsi ai confini della
Tripolitania. Nell'Africa
Orientale italiana, fin dal
gennaio, le forze italiane
furono sottoposte ad
attacchi inglesi: l'anno
terminò con la caduta degli
ultimi capisaldi italiani.
L’entrata in guerra del Giappone
Il Giappone, dopo aver conquistato l'Indocina
francese ricevette un ultimatum da Roosevelt,
che chiedeva il ritiro delle truppe dalla colonia
francese. Così non fu, quindi America e
Inghilterra iniziarono l'embargo di materie
prime essenziali al paese del Sol Levante:
divenne presto evidente che la guerra era
inevitabile. L'attacco giapponese contro gli
Stati Uniti fu sferrato improvvisamente a Pearl
Harbor: Alle 7.55 del 7 dicembre, 189
bombardieri attaccarono l'isola affondarono o
danneggiarono gravemente 8 corazzate, 3
incrociatori e molti aerei a terra, provocando
l'entrata in guerra degli Stati Uniti. Con questo
attacco i giapponesi ebbero il controllo di
quasi tutto il pacifico, contemporaneamente
sbarcarono nelle Filippine e nella penisola
delle Malacca. L'otto dicembre Hong Kong fu
attaccata e l'esile e mal difesa guarnigione
inglese cadde a Natale.
L’alleanza Anglo-Sovietica
Churchill, che aveva nuovamente
incontrato Roosevelt a Washington
nel dicembre 1941, ricevette
Molotov a Londra il 21 maggio
1942, e cinque giorni dopo fu
conclusa l'alleanza anglo-sovietica.
In agosto Churchill si recò in visita
a Mosca da Stalin. Nel campo
opposto, mentre Germania e Italia
seguirono il Giappone nel conflitto
contro gli Stati Uniti, i Nipponici si
astennero dal dichiarare guerra
all'URSS, e conclusero invece con
quest'ultima un accordo
riguardante le frontiere della
Manciuria e della Mongolia.
La guerra nel Pacifico
I Giapponesi conquistarono con una
serie di operazioni aeronavali le Filippine,
la Malesia (gennaio) e Singapore
(febbraio) che divennero basi d'attacco
per la conquista dell'Indonesia effettuata
fra gennaio e marzo e facilitata
dall'annientamento delle forze navali
alleate (battaglia del mar di Giava). Ma la
reazione degli Alleati si dimostrò efficace:
non solo gli Stati Uniti riuscirono in uno
sforzo bellico strepitoso a ricostruire la
propria flotta, ma addirittura la loro
controffensiva nel Mar dei Coralli
(maggio) e nelle isole Midway (giugno) a
Guadalcanal (agosto) segnò la fine
dell'avanzata giapponese.
L’operazione “ Torch ”
La Germania dedicò ogni sforzo alla guerra sottomarina nell'Atlantico dove 3
milioni di t di navi alleate furono affondate nel periodo gennaio-luglio e 800.000 in
novembre. A fine ottobre si arrestò anche l'avanzata sul fronte dell'africa
settentrionale dove le truppe dell'asse persero la decisiva battaglia di El Alamein,
estrema e notevole prova d’onore che finalmente riscattò l’esercito italiano. L'8
novembre gli Alleati sbarcarono in Marocco e in Algeria. Dopo una breve fase di
resistenza fittizia, le truppe francesi di Vichy dell'Africa settentrionale ripresero la
lotta schierandosi a fianco degli Alleati e marciarono verso la Tunisia (13
novembre): gli eserciti tedeschi italiani presi tra due fuochi dovettero arrendersi.
L’arrivo a Stalingrado
La reazione di Hitler fu immediata: l'11 novembre la Wehrmacht invase la zona
meridionale della Francia, già sotto il controllo del governo di Vichy, mentre forze
italiane occuparono Nizza e la Corsica; il 27 novembre il cosiddetto esercito francese
d'armistizio fu sciolto e la flotta francese di Tolone si autoaffondò per non cadere
nelle mani dei tedeschi. Sul fronte orientale l'offensiva iniziata dai Tedeschi in maggio,
prima in Crimea (8 maggio) poi verso
il Caucaso e il Volta (28 luglio), si
spinse fino a Sebastopoli e all'estuario
del Don raggiungendo il monte
Elbrus (agosto) e Stalingrado
(settembre) che i Tedeschi
attaccarono immediatamente. Vista la
difficoltà iniziale delle truppe
tedesche nell’entrare in città a causa
della forte resistenza, la Luftwaffe
eseguì un bombardamento totale sulla
città, che divenne un ammasso di
macerie.
La disfatta di Stalingrado
Il 19 novembre la prima controffensiva vittoriosa dei Russi su Stalingrado, proseguita
vigorosamente in dicembre, provocò un ripiegamento generale della Wehrmacht e
dell'ARMIR (Armata Italiana in Russia composta da 230.000 uomini, che fu
protagonista di una delle più disastrose ritirate mai registrate dall'esercito italiano,
furono 70.000 i morti o dispersi) dal Caucaso e dall'estuario del Don, da notare che la
responsabilità di questa sconfitta è da attribuire in buona parte allo stesso Hitler, che
con un insensata ostinazione rifiutò la richiesta delle truppe stanziate in città di
arretrare.
L’armistizio italiano
A Casablanca (gennaio) gli Alleati annunziarono la loro decisione di esigere la resa
senza condizioni dei loro avversari. Sul fronte sovietico l'Armata rossa colse nuove
vittorie innanzi tutto a Stalingrado (arresasi il 31 gennaio) dove circondò e annientò
la 6ª armata di Von Paulus. Dopo due mesi di stasi nelle operazioni, il 10 luglio gli
Alleati sbarcarono in Sicilia, respingendo le forze italo-tedesche dall'isola dopo oltre
un mese di combattimenti, poi in Calabria, mentre l'Italia si arrendeva senza
condizioni (8 settembre).
La mattina del giorno seguente gli AngloAmericani operarono uno sbarco a
Salerno. In Italia, dopo lo sbarco degli
alleati, si verificò la crisi del governo
fascista, che culminò nella caduta di
Mussolini (24-25 luglio), la ripresa del
potere da parte del re Vittorio Emanuele
III, la costituzione di un governo diretto
dal maresciallo Badoglio, richiesta agli
Alleati dell'armistizio, firmato a Cassibile
il 3 settembre e reso pubblico l'8.
La linea Gustav
Dopo l'improvviso annuncio dell'armistizio le forze italiane nel territorio metropolitano
e nei Balcani, rimaste senza direttive precise, si sbandarono: parte furono disarmate dai
Tedeschi, parte si diedero alla macchia unendosi alle forze partigiane, alcune rimasero
fedeli a Mussolini e al loro ex alleato, ma non mancarono episodi di resistenza attiva
conclusisi in modo tragico. Poco dopo Mussolini, liberato dalla prigionia dai Tedeschi,
costituiva nell'Italia settentrionale, a Salò, un nuovo governo fascista che assunse il nome
di Repubblica Sociale Italiana. Il governo Badoglio, dopo aver firmato il 29 settembre a
Malta un nuovo armistizio,
dichiarò guerra alla Germania il 13 ottobre
e un mese dopo venne riconosciuto dagli
Alleati come cobelligerante. Ai primi di
ottobre gli Alleati entrarono a Napoli ma la
loro avanzata verso il Nord venne bloccata
sul Garigliano e il Sangro, ovvero la linea
Gustav, un imponente sistema difensivo
tedesco che resistette a 4 assalti che videro
tra l'altro l'inutile distruzione del monastero
di Montecassino.
Il Decision-Day
In Francia le forze di Von Rundstedt vennero disposte lungo il Vallo Atlantico per
arginare l'imminente sbarco che venne effettuato il 6 giugno in Normandia (preparato
con un serie impressionante di bombardamenti e numerosi lanci di paracadutisti), al
quale parteciparono ben 1200 navi da guerra, 4200 mezzi da sbarco, e 12000 aerei
,dopo due mesi di furiosi combattimenti gli alleati sfondarono le linee difensive del
terzo Reich. Le truppe anglo-americane proseguirono nella loro avanzata raggiungendo
Aquisgrana (21 ottobre) e nel novembre lanciarono una nuova offensiva su tutto il
fronte senza però ottenere i risultati sperati; comunque già a settembre la maggior parte
della Francia era libera.
L’espansione nell’entroterra
Mappa del comando alleato che indicava i vettori d’attacco successivi allo sbarco.
L’avanzata in Italia
In Italia gli Alleati, che avevano operato
uno sbarco in forze ad Anzio (22 gennaio),
dovettero condurre una lunga e accanita
battaglia per occupare il settore di Cassino e
ottenere così la rottura del fronte (maggio).
La loro avanzata proseguì poi verso Roma,
raggiunta tra il 4 e il 5 giugno del 44,
Livorno e Firenze, ma i Tedeschi
costituirono una nuova linea di difesa più a
nord, la cosiddetta linea Gotica, a ridosso
della quale le operazioni ebbero un periodo
di stasi durante l'inverno, anche perchè il
fronte italiano era diventato secondario a
causa dello sbraco in Normandia.
Addirittura il generale inglese Alexander
invitava i partigiani a sospendere le azioni di
guerra su vasta scala.
L’Europa nel 1943-1944
L’inesorabile declino
De Gaulle entrò il 26 agosto in Parigi liberata, mentre il suo governo veniva
riconosciuto da URSS, Gran Bretagna, e Stati Uniti (22-23 ottobre). La Germania perse
nel corso dell'estate anche il controllo dei territori occidentali che essa occupava, mentre
le continue sconfitte subite dalla Wehrmacht provocarono la rottura dei legami con i
paesi satelliti. Nell'Italia divisa, vennero effettuate massicce azioni di rastrellamento in
varie zone dell'Italia settentrionale e furono compiute numerose rappresaglie (Fosse
Ardeatine, 24 marzo; Marzabotto, fine settembre). Il 16 dicembre Von Rundstedt lanciò
l'ultima disperata controffensiva della Wehrmacht nelle Ardenne.
Gli Americani furono costretti a
ripiegare di fronte alla pressione delle
unità corazzate tedesche e l'intero
fronte alleato rischiò di essere
travolto, riuscendo tuttavia a
resistere, grazie soprattutto alla difesa
di Bastogne.
La conferenza di Yalta
I grandi incontri internazionali svoltisi a Jalta (4-12 febbraio) e a Postdam (17 luglio - 2
agosto) tra i vincitori sovietici, americani e inglesi, furono dedicati all'organizzazione
dell'Europa, e in particolare al futuro della Germania dopo la fine del conflitto che
ormai stava volgendo al termine. La conferenza di San Francisco, apertasi il 25 aprile,
ebbe come oggetto l'organizzazione politica del mondo dopo la guerra: gli Alleati
separarono nettamente la creazione
dell'Organizzazione delle Nazioni Unite
(adozione della Carta, 26 giugno)
dall'elaborazione dei trattati di pace.
Mentre Stalin, De Gaulle e Chang Kaishek rimasero al potere, Roosevelt,
morto il 12 aprile, fu sostituito da
Truman.
La fine del III Reich
Il territorio tedesco fu sottoposto a durissimi bombardamenti a tappeto, che non
avevano il solo compito di danneggiare la produzione bellica ma anche di fiaccare la
resistenza del popolo tedesco: furono sganciate milioni di tonnellate di bombe,
furono compiuti i più devastanti attacchi aerei come a Francoforte. A Dresda
morirono oltre 100.000 civili; la città fu rasa al suolo, nonostante ciò Hitler nella sua
follia non si arrese. Sperava infatti
nelle "armi segrete" che non furono
però prodotte in quantità sufficienti
per cambiare il corso alla guerra.
Mussolini, catturato dai partigiani
mentre cercava di raggiungere la
Svizzera, venne fucilato il 28 aprile e
due giorni dopo Hitler si suicidò a
Berlino, designando come suo
successore l'ammiraglio Dönitz.
La fine delle ostilità
La resa delle forze tedesche avvenne per gradi :
a Caserta (29 aprile) per le truppe in Italia e
Austria; a Luneburgo (4 maggio) per quelle in
Vestfalia, Danimarca e Olanda; infine la resa
incondizionata nelle mani dei comandanti in
capo alleati firmata il 7 maggio a Reims da Jodl
e confermata l'8 maggio a Berlino. Le bombe
atomiche lanciate su Hiroshima (6 agosto, che
provocò la morte di 80.000 persone, 35.000
feriti, 13.000 dispersi) e Nagasaki (9 agosto
40.000 morti) costrinsero il Giappone a cedere.
Le ostilità vennero sospese ufficialmente il 16
agosto del 1945.
Fine
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La Seconda Guerra Mondiale