La Seconda Guerra Mondiale di Matteo Righini Lo spazio vitale tedesco Lo scoppio della IIª guerra mondiale fu dovuto fondamentalmente alla crescente aggressività tedesca in politica estera. Infatti Hitler, una volta giunto al potere manifestò l'intenzione di conquistare il Lebensraum, lo "spazio vitale" per il popolo tedesco (come aveva scritto nel Mein Kampf), ovvero l'espansione soprattutto ad est del terzo Reich o dove nella popolazione di uno stato vi fosse stata un minoranza tedesca. Il primo obiettivo fu ovviamente l'Austria, dove governava il cancelliere Kurt von Schuschinigg. Schuschinigg era intenzionato a mantenere l'indipendenza, ma si trovò sempre più in difficoltà soprattutto quando anche l'Italia smise di appoggiarlo. Nel 1936 fu costretto da Hitler a firmare un accordo che aumentava l'influenza tedesca nella politica austriaca e all'inizio del '38 fu obbligato ad accettare come ministro degli interni un nazista, Arthur Seyss-Inquart. L’anschluss austriaco Schuschinigg preoccupato di un Anschluss imminente (annessione alla Germania) decise di indire un plebiscito per ribadire l'indipendenza il 13 marzo. Hitler colto di sorpresa passò ad un rabbiosa azione di forza, fece mobilitare il corpo d' armata della Baviera e Seyss-Inquart chiese la revoca del plebiscito, cosa che ottenne. Ma la democrazia Austriaca aveva le ore contate: l'11 marzo il maresciallo Göring chiese al presidente della Repubblica Miklas le dimissioni di Schuschinigg e la sua sostituzioni col ministro degli interni, cosa che ottenne la notte stessa. Così il nuovo cancelliere invitò ad entrare in Austria le truppe naziste; successivamente, dopo aver fatto arrestare ben 79.000 possibili oppositori, Hitler entrò applaudito dalla folla a Vienna. L’annessione dei Sudeti Il seguente obiettivo della politica tedesca furono i Sudeti (parte della Cecoslovacchia a maggioranza tedesca): il piano del Führer consisteva nel far richiedere dal partito nazista locale (guidato da Henlein) richieste al governo cecoslovacco via via crescenti, così da provocare una crisi nella quale non avrebbe esitato ad usare anche la forza. Il 20 maggio del '38 la Cecoslovacchia mobilitò alcuni reparti militari erroneamente convinti che la Germania stesse ammassando truppe oltre il confine: ne nacque una crisi che fece temere per una guerra imminente. L'Inghilterra affermò di non essere intenzionata a parteciparvi e provò ancora una volta la via diplomatica; sia Henlain che Hitler affermarono che la crisi sarebbe finita se al reich fossero stati annessi tutti quei territori a maggioranza tedesca, cosa che trovò d'accordo le democrazie occidentali. Ma il governo cecoslovacco era ora guidato dal capo dell'esercito che avviò la mobilitazione generale. Così fecero anche la Francia e l'Inghilterra. L’annessione dei Sudeti Chamberlain provò un ultima carta diplomatica, ovvero una conferenza a cinque (Inghilterra, Francia, Cecoslovacchia, Italia, Germania). Il Führer avrebbe accettato se fosse stata esclusa la Cecoslovacchia. Così fu. Nella conferenza di Monaco in pratica vennero accettate tutte le richieste di annessione, così facendo la Cecoslovacchia perse anche tutte le fortificazioni al confine della Germania. Dopo la conferenza anche Ungheria e Polonia chiesero e ottennero parte del territorio cecoslovacco; poco tempo dopo la Germania annesse quello che rimaneva dello stato ceco. L'annessione della Cecoslovacchia ai territori del terzo Reich convinse le democrazie occidentali che la politica dell‘ ”appeasement” non avrebbe fermato la Germania, quindi l'Inghilterra, la Francia e la Polonia (che era l'obiettivo più probabile della Germania), stipularono un patto di assistenza militare. Il Patto d’acciaio Il Patto d'Acciaio fu un accordo tra i governi di Italia e Germania, firmato il 22 maggio 1939 da Galeazzo Ciano e Joachim von Ribbentrop. Il patto era di alleanza in caso di minacce internazionali; di aiuto immediato e supporto militare in caso di guerra, inoltre nessuna delle parti avrebbe potuto firmare la pace senza l'accordo dell'altra, oltre alla collaborazione nella produzione bellica e in campo militare. Il patto ebbe inizialmente una validità di dieci anni. Il Patto d'Acciaio era fondato sulla supposizione che la guerra sarebbe scoppiata nel giro di tre anni. Quando la Germania inziò il conflitto nel settembre del 1939: l'Italia non era ancora pronta a scendere sul piede di guerra ed ebbe difficoltà a tener fede ai suoi obblighi; il che la portò a entrare in conflitto nel giugno 1940 con una fallita invasione della Francia meridionale. Alcuni membri del governo italiano, compreso il firmatario Ciano, si erano opposti al patto. Il Patto Ribbentrop-Molotov La decisione che sorprese tutti fu il patto di non aggressione tra Germania ed Unione Sovietica, due paesi ideologicalmente opposti. Concludendo un accordo commerciale Tedesco-Sovietico, Molotov, il 19 agosto 1939 propose anche un protocollo aggiuntivo. Il patto venne annunciato come un patto di non aggressione, ma in un'appendice segreta, l'Europa orientale veniva divisa in due sfere d'influenza, tedesca e sovietica. Finlandia, Estonia, Lettonia e Bessarabia ricadevano nella sfera sovietica. La Polonia sarebbe stata divisa nell'eventualità del suo "riarrangiamento politico“: le aree a est dei fiumi Narev, Vistola e San spettavano all'Unione Sovietica, mentre la Germania avrebbe occupato la parte ovest. 1 Settembre 1939 L’inizio delle ostilità Blitzkrieg ! Il conflitto scoppiò, a causa dell'aggressione nazista alla Polonia il 1° settembre. In Europa, soltanto l'Inghilterra e la Francia dichiararono guerra alla Germania (3 settembre). La "non belligeranza" proclamata dall'Italia (1° settembre) rivelò soprattutto un ritardo di preparazione militare. Gli Stati Uniti, il Giappone e la Cina dichiararono la propria neutralità. Il conflitto fu immediatamente caratterizzato dalla nuova concezione strategica tedesca del Blitzkrieg (guerra lampo), sostenuta da Hitler, che prevedeva l'uso di carri armati e autoblindo raggruppati in reparti speciali "meccanizzati" che in caso di successo potevano avanzare di molti chilometri aggirando l'esercito nemico tagliando così le linee di rifornimento. L’invasione della Polonia L'attacco fu portato da due gruppi di armate, una nord comandata da Von Boch e l'altra sud comandata da Von Rundstedt. I due gruppi una volta sfondate le fragili linee difensive polacche si sarebbero ricongiunti nei pressi di Varsavia, con un movimento a tenaglia. Ciò avvenne con un velocità che lasciò sbalordito il mondo intero. Infatti nonostante il numero di soldati quasi si equivalesse (1.500.000 soldati tedeschi contro 1.300.000 polacchi), fu la qualità delle truppe a fare differenza, oltre all'abilità dei generali tedeschi, in particolare Von Rundstedt, e Von Manstein. L’invasione della Polonia I mezzi corazzati e gli aerei tedeschi a metà settembre assediavano la capitale e in altre due settimane liquidarono le rimanenti forze polacche. Il governo di Mosca fece invadere la Polonia orientale, attenendosi ad una clausola segreta del trattato di non aggressione, così dopo venti anni la repubblica Polacca fu cancellata dalla cartina geografica, senza aver ricevuto un aiuto concreto dalle potenze occidentali. L’attacco nella regione Scandinava La Germania attaccò Danimarca e Norvegia il 9 aprile, anticipando così ogni possibile mossa anglofrancese nel nord Europa: così facendo difese i suoi rifornimenti di metalli provenenti dalla Svezia, minacciati dalla posa di mine da parte inglese. In un giorno la Danimarca venne conquistata, poco dopo caddero i principali porti norvegesi e ciò impedì agli alleati di contrattaccare efficacemente. Di fatti il corpo di spedizione alleato non riuscì ad opporsi come Francia e Inghilterra avrebbero voluto, e quando la Germania attaccò i Paesi Bassi le truppe vennero ritirate. L'unico successo ottenuto dagli alleati fu l'affondamento di dieci cacciatorpediniere tedesche e dell'altro naviglio, questo fu uno dei fattori che non permisero l'avvio dell'operazione “Leone marino", ovvero l'invasione dell'Inghilterra. Adesso Hitler poteva occuparsi della Francia. L’attacco al Belgio e Olanda Secondo i generali francesi, i Tedeschi avrebbero dovuto confrontarsi contro la linea Maginot, una massiccia linea difensiva che copriva tutto il confine franco-tedesco. Così non fu. L'offensiva generale tedesca sul fronte occidentale iniziò il 10 maggio del '40. Le forze tedesche furono suddivise in due gruppi di armate: il primo gruppo doveva attaccare l'Olanda e il Belgio, il secondo doveva passare la foreste delle Ardenne ritenute dai francesi invalicabili per delle forze corazzate. Contemporaneamente venne invasa l'Olanda: lo sfondamento avvenne verso l'Aia e Rotterdam e sulle frontiere 150 Km ad est. Il duplice colpo mandò in crisi le difese ed il 14 maggio l’Olanda capitolò. Il Belgio resistette ancora per qualche settimana: i francesi e inglesi inviarono le loro forze in aiuto dell'alleato credendo che quello fosse l'attacco principale, ma quando i tedeschi sbucarono fuori dalle Ardenne si accorsero dello loro gravissimo errore: infatti grazie alla loro capacità di penetrazione dietro le linee nemiche tagliarono fuori tutti i rifornimenti verso il fronte, cosa che favorì uno scompiglio generale nelle file alleate. L’attacco alla Francia I contrattacchi alleati vennero facilmente contenuti e quando i carri armati tedeschi arrivarono sulla Manica il corpo di spedizione inglese inizio la "miracolosa" evacuazione di Dunkerque. L'Italia dichiarò guerra alla Francia il 10 giugno, ma l'intervento militare italiano si era risolto con scarsissimi risultati in campo strategico consistenti nell'occupazione di alcune zone lungo il confine italo-francese. Ciò fece già intuire che l'esercito italiano non era assolutamente pronto ad un guerra in grande stile. Anche la Francia fu costretta a cedere le armi firmando l'armistizio con la Germania (22 giugno). Hitler lo fece firmare nella stessa località dove la Germania alla fine della grande guerra depose le armi, e con l'Italia. La Francia venne divisa in due entità distinte, una sotto il diretto controllo nazista, l'altra venne governata da un governo filo-nazista, detta Repubblica di Vichy. Il generale De Gaulle (che si era rifugiato in Inghilterra) lanciò un proclama dichiarando il rifiuto dei Francesi liberi ad abbandonare la lotta. La battaglia d’Inghilterra Dopo il crollo francese Hitler sperò in un accordo con l'Inghilterra ma Churchill disse a chiare lettere che non aveva intenzione di arrendersi. Allora si vide costretto a incominciare i preparativi per l'invasione dell'isola, ma per fare ciò la Germania doveva avere il dominio dell'aria. Cominciò così la battaglia d'Inghilterra, una violenta offensiva aerea. Ma la Luftwaffe incontrò una tenace e accanita resistenza da parte della RAF (resistenza dovuta al fatto che gli inglesi disponevano di un sistema radar assai efficiente, e che i caccia tedeschi avevano un autonomia limitata), e dopo aver perso più di 1.700 aerei, dovette desistere dagli attacchi e rinunciare all’operazione “Leone marino”. I “ branchi di Lupi ” Allo scopo di portare la Gran Bretagna alla sottomissione la Germania attuò anche un blocco navale, la Battaglia dell'Atlantico, svolta soprattutto dai famigerati U-Boot in modo da fermare ogni rifornimento diretto verso i porti inglesi. Secondo una teoria accreditata, in realtà Hitler perseguì malvolentieri la campagna contro la Gran Bretagna, ritenendo che l'avversario inglese fosse ormai fuori combattimento e che prima o poi avrebbe chiesto un armistizio. Tutti i suoi piani erano rivolti all'Est, alla campagna contro l'Unione Sovietica, e pertanto non allocò alla Battaglia d'Inghilterra tutte le risorse che avrebbe dovuto e potuto impiegare. La guerra in Africa Mussolini iniziò l'offensiva in Africa, poteva contare su una superiorità numerica schiacciante (500.000 contro 50.000 inglesi). L'offensiva in nord-africa cominciò quando 6 divisioni si misero in moto dalla Libia, ma percorsero solo 80Km verso ovest, si fermarono a Sidi Barrani, inspiegabilmente rimasero ferme sprecando tempo prezioso, infatti una volta arrivati i rinforzi agli inglesi, iniziò la controffensiva che travolse il Regio Esercito. Dopo le battaglie di Sidi Barrani e Beda Fomm gli italiani si videro costretti ad accettare l'aiuto tedesco, ma persero tutte le colonie nell'Africa orientale (Etiopia, Somalia, Eritrea) a causa delle efficaci azioni inglesi e della effettiva difficoltà nel difendere colonie così lontane. “ Spezzeremo le reni alla Grecia ” Mussolini decise anche di rispondere alla penetrazione tedesca in Romania. Iniziò la campagna contro la Grecia (28 ottobre). Ma le forze italiane, provenienti dall'Albania, si trovarono presto in gravi difficoltà sia per l'accanita resistenza delle truppe elleniche che per la "cronica" impreparazione. L'esercito greco passò alla controffensiva riuscendo a ricacciare il nemico in Albania che rischiò anche di essere "ricacciato in mare“. Queste battaglie diedero un ennesimo durissimo colpo all'immagine combattiva del regime. L’invasione della penisola Balcanica In primavera ormai non restava che il fronte africano, allora Hitler accentrò ogni attività nella preparazione del piano d'attacco contro l'URSS. L'operazione Barbarossa era inizialmente prevista per la primavera, ma Hitler voleva aver sotto controllo i Balcani: la Grecia in particolare che stava resistendo e quasi sconfiggendo l'invasione italiana, mentre erano anche in arrivo degli aiuti inglesi. Gli iniziali approcci diplomatici ovviamente fallirono, così la Germania preparò l'offensiva e invase sia la Grecia che la Jugoslavia. I due stati vennero travolti dai carri armati tedeschi, ma questa diversione nei balcani fece rimandare l'operazione Barbarossa, ritardo che poi si rivelerà fatale. L’operazione Barbarossa L'attacco alla Russia iniziò il 22 giugno su un fronte largo più di 1600 chilometri dal mar Baltico al mar Nero. Le forze dell'asse potevano contare di 3 milioni di soldati appoggiati da 600.000 mezzi, quasi 4.000 carri armati, e più di 3.000 aerei. che comprendevano anche un armata italiana (CSIR, Corpo di Spedizione Italiano in Russia). Armata che successivamente sarà accompagnata dalla più grande ARMIR (Armata Italiana di Russia). I russi furono colti di sorpresa, nonostante i 5.000.000 di soldati dell'esercito regolare e oltre ad altri 10.000.000 della riserva. Non riuscirono i Sovietici, vista l'inesperienza di molti ufficiali dell'armata rossa, a fermare un offensiva tanto ben organizzata. L’operazione Barbarossa L'attacco fu portato da tre gruppi di armate, il gruppo nord doveva raggiungere Leningrado, il gruppo centrale doveva avanzare il più vicino possibile a Mosca, le armate sud doveva prendere Kiev e proseguire verso i pozzi petroliferi sul mar Caspio. Oltre all’armata rossa un altro problema improvvisamente piombò sulle armate tedesche, la pioggia: l'acqua trasformava la campagna in acquitrino che immobilizzava i mezzi su ruote, questo impedimento rese meno efficaci le gigantesche manovre di accerchiamento. L’operazione Barbarossa La strada per Mosca era ancora lontana, 300 Km, troppi per le truppe ormai esauste. Inoltre le forze russe erano in continuo aumento (a causa delle nuove chiamate alle armi) così arrivò l'ordine di fermare l'avanzata, ma la sosta durò troppo, due mesi. A fine settembre ricominciò il viaggio verso Mosca e scoppiò la battaglia a Vjazma: vinsero i tedeschi e fecero 600.000 prigionieri. Sembrava la volta buona, ma non fu così, infatti di nuovo il tempo bloccò l'avanzata, con l'inizio delle piogge il terreno si trasformò, ancora una volta, in fanghiglia che immobilizzò tutti in mezzi non cingolati. Lo stato maggiore dell'esercito tedesco chiese alle proprie truppe un ultimo sforzo, che però non fu coronato dalla conquista di Mosca. Il 2 dicembre entrarono alcuni distaccamenti nella città quando scattò la controffensiva russa diretta da Zuckov in persona. Hitler, che si era autonominato capo dell'esercito, si liberò in meno di un mese tutti i generali che gli diedero la vittoria sulla Francia, dirigendo personalmente l’operazioni. “ La volpe del deserto “ La Germania, per dare una mano alle truppe italiane in Africa, decisero di inviare un loro contingente, chiamato “Africa Korps”. A capo di questa forza vi era Erwin Rommel, che sarà chiamato “La volpe del deserto”, grazie alle sue abilità innate di stratega. A fine marzo passò all'offensiva, scacciò immediatamente gli inglesi da al-Agheila. In 15 giorni gli inglesi arretrarono addirittura 650 Km, ma decisero di difendere ad oltranza Tobruk, piccolo porto fortificato dagli italiani, che divverà un problema irrisolvibile per la forze dell'asse. Rommel decise di provare a sfondare le difese della cittadina l'undici aprile ma il battaglione corazzato non fece che 3Km poi si dovette ritirare sotto il fuoco dell'artiglieria. Rommel tentò un altro attacco a Tobruk. Gli scontri iniziarono il 30 aprile. Il giorno dopo Rommel si rese conto di non aver forze corazzate per continuare l'attacco. Le due forze non avevano la capacità di sopraffarsi, nacque così l'assedio di Tobruk, che durò tutto l'anno. Il fronte africano Gli inglesi provarono a spezzare in due occasioni l'accerchiamento e tutte due fallirono. In estate gli inglesi vollero rifarsi. Dopo aver fatto affluire abbondanti rinforzi attraverso il mediterraneo il capo delle forze inglesi in Africa, gli inglesi si ritrovarono in netta superiorità numerica. Churchill ne fece una questione personale e organizzò un imponente offensiva, chiamata operazione Crusader. Vennero formate quattro brigate corazzate, più un'altra fu trasportata a Tobruk, Rommel, invece non ricevette praticamente nulla. All'inizio dell'offensiva le forze dell'asse erano la metà dei nemici. L'attacco inizio il 18 novembre. Il 23 le forze inglesi a Sidi Rezegh, vennero sbaragliate ma i tedeschi persero troppi mezzi corazzati per il prosieguo della campagna (il problema che più assillava Rommel, più che gli inglesi, erano gli scarsi rifornimenti). Il fronte africano All'afrika korps non restò che ritornare a Tobruk, dove il 26 le forze assediate sfondarono grazie all'arrivo di nuovi carri. Bir el Gobi, fu il bersaglio successivo di Auchinleck, ma le sue forze furono respinte dai difensori: finalmente gli italiani diedero una buona prova, poi arrivarono anche i tedeschi e la 4ª divisione indiana fu letteralmente travolta. Le forze dell’asse si resero conto che, nonostante le vittorie, la superiorità numerica inglese non diminuiva anzi aumentava. Decisero quindi di ritirarsi ai confini della Tripolitania. Nell'Africa Orientale italiana, fin dal gennaio, le forze italiane furono sottoposte ad attacchi inglesi: l'anno terminò con la caduta degli ultimi capisaldi italiani. L’entrata in guerra del Giappone Il Giappone, dopo aver conquistato l'Indocina francese ricevette un ultimatum da Roosevelt, che chiedeva il ritiro delle truppe dalla colonia francese. Così non fu, quindi America e Inghilterra iniziarono l'embargo di materie prime essenziali al paese del Sol Levante: divenne presto evidente che la guerra era inevitabile. L'attacco giapponese contro gli Stati Uniti fu sferrato improvvisamente a Pearl Harbor: Alle 7.55 del 7 dicembre, 189 bombardieri attaccarono l'isola affondarono o danneggiarono gravemente 8 corazzate, 3 incrociatori e molti aerei a terra, provocando l'entrata in guerra degli Stati Uniti. Con questo attacco i giapponesi ebbero il controllo di quasi tutto il pacifico, contemporaneamente sbarcarono nelle Filippine e nella penisola delle Malacca. L'otto dicembre Hong Kong fu attaccata e l'esile e mal difesa guarnigione inglese cadde a Natale. L’alleanza Anglo-Sovietica Churchill, che aveva nuovamente incontrato Roosevelt a Washington nel dicembre 1941, ricevette Molotov a Londra il 21 maggio 1942, e cinque giorni dopo fu conclusa l'alleanza anglo-sovietica. In agosto Churchill si recò in visita a Mosca da Stalin. Nel campo opposto, mentre Germania e Italia seguirono il Giappone nel conflitto contro gli Stati Uniti, i Nipponici si astennero dal dichiarare guerra all'URSS, e conclusero invece con quest'ultima un accordo riguardante le frontiere della Manciuria e della Mongolia. La guerra nel Pacifico I Giapponesi conquistarono con una serie di operazioni aeronavali le Filippine, la Malesia (gennaio) e Singapore (febbraio) che divennero basi d'attacco per la conquista dell'Indonesia effettuata fra gennaio e marzo e facilitata dall'annientamento delle forze navali alleate (battaglia del mar di Giava). Ma la reazione degli Alleati si dimostrò efficace: non solo gli Stati Uniti riuscirono in uno sforzo bellico strepitoso a ricostruire la propria flotta, ma addirittura la loro controffensiva nel Mar dei Coralli (maggio) e nelle isole Midway (giugno) a Guadalcanal (agosto) segnò la fine dell'avanzata giapponese. L’operazione “ Torch ” La Germania dedicò ogni sforzo alla guerra sottomarina nell'Atlantico dove 3 milioni di t di navi alleate furono affondate nel periodo gennaio-luglio e 800.000 in novembre. A fine ottobre si arrestò anche l'avanzata sul fronte dell'africa settentrionale dove le truppe dell'asse persero la decisiva battaglia di El Alamein, estrema e notevole prova d’onore che finalmente riscattò l’esercito italiano. L'8 novembre gli Alleati sbarcarono in Marocco e in Algeria. Dopo una breve fase di resistenza fittizia, le truppe francesi di Vichy dell'Africa settentrionale ripresero la lotta schierandosi a fianco degli Alleati e marciarono verso la Tunisia (13 novembre): gli eserciti tedeschi italiani presi tra due fuochi dovettero arrendersi. L’arrivo a Stalingrado La reazione di Hitler fu immediata: l'11 novembre la Wehrmacht invase la zona meridionale della Francia, già sotto il controllo del governo di Vichy, mentre forze italiane occuparono Nizza e la Corsica; il 27 novembre il cosiddetto esercito francese d'armistizio fu sciolto e la flotta francese di Tolone si autoaffondò per non cadere nelle mani dei tedeschi. Sul fronte orientale l'offensiva iniziata dai Tedeschi in maggio, prima in Crimea (8 maggio) poi verso il Caucaso e il Volta (28 luglio), si spinse fino a Sebastopoli e all'estuario del Don raggiungendo il monte Elbrus (agosto) e Stalingrado (settembre) che i Tedeschi attaccarono immediatamente. Vista la difficoltà iniziale delle truppe tedesche nell’entrare in città a causa della forte resistenza, la Luftwaffe eseguì un bombardamento totale sulla città, che divenne un ammasso di macerie. La disfatta di Stalingrado Il 19 novembre la prima controffensiva vittoriosa dei Russi su Stalingrado, proseguita vigorosamente in dicembre, provocò un ripiegamento generale della Wehrmacht e dell'ARMIR (Armata Italiana in Russia composta da 230.000 uomini, che fu protagonista di una delle più disastrose ritirate mai registrate dall'esercito italiano, furono 70.000 i morti o dispersi) dal Caucaso e dall'estuario del Don, da notare che la responsabilità di questa sconfitta è da attribuire in buona parte allo stesso Hitler, che con un insensata ostinazione rifiutò la richiesta delle truppe stanziate in città di arretrare. L’armistizio italiano A Casablanca (gennaio) gli Alleati annunziarono la loro decisione di esigere la resa senza condizioni dei loro avversari. Sul fronte sovietico l'Armata rossa colse nuove vittorie innanzi tutto a Stalingrado (arresasi il 31 gennaio) dove circondò e annientò la 6ª armata di Von Paulus. Dopo due mesi di stasi nelle operazioni, il 10 luglio gli Alleati sbarcarono in Sicilia, respingendo le forze italo-tedesche dall'isola dopo oltre un mese di combattimenti, poi in Calabria, mentre l'Italia si arrendeva senza condizioni (8 settembre). La mattina del giorno seguente gli AngloAmericani operarono uno sbarco a Salerno. In Italia, dopo lo sbarco degli alleati, si verificò la crisi del governo fascista, che culminò nella caduta di Mussolini (24-25 luglio), la ripresa del potere da parte del re Vittorio Emanuele III, la costituzione di un governo diretto dal maresciallo Badoglio, richiesta agli Alleati dell'armistizio, firmato a Cassibile il 3 settembre e reso pubblico l'8. La linea Gustav Dopo l'improvviso annuncio dell'armistizio le forze italiane nel territorio metropolitano e nei Balcani, rimaste senza direttive precise, si sbandarono: parte furono disarmate dai Tedeschi, parte si diedero alla macchia unendosi alle forze partigiane, alcune rimasero fedeli a Mussolini e al loro ex alleato, ma non mancarono episodi di resistenza attiva conclusisi in modo tragico. Poco dopo Mussolini, liberato dalla prigionia dai Tedeschi, costituiva nell'Italia settentrionale, a Salò, un nuovo governo fascista che assunse il nome di Repubblica Sociale Italiana. Il governo Badoglio, dopo aver firmato il 29 settembre a Malta un nuovo armistizio, dichiarò guerra alla Germania il 13 ottobre e un mese dopo venne riconosciuto dagli Alleati come cobelligerante. Ai primi di ottobre gli Alleati entrarono a Napoli ma la loro avanzata verso il Nord venne bloccata sul Garigliano e il Sangro, ovvero la linea Gustav, un imponente sistema difensivo tedesco che resistette a 4 assalti che videro tra l'altro l'inutile distruzione del monastero di Montecassino. Il Decision-Day In Francia le forze di Von Rundstedt vennero disposte lungo il Vallo Atlantico per arginare l'imminente sbarco che venne effettuato il 6 giugno in Normandia (preparato con un serie impressionante di bombardamenti e numerosi lanci di paracadutisti), al quale parteciparono ben 1200 navi da guerra, 4200 mezzi da sbarco, e 12000 aerei ,dopo due mesi di furiosi combattimenti gli alleati sfondarono le linee difensive del terzo Reich. Le truppe anglo-americane proseguirono nella loro avanzata raggiungendo Aquisgrana (21 ottobre) e nel novembre lanciarono una nuova offensiva su tutto il fronte senza però ottenere i risultati sperati; comunque già a settembre la maggior parte della Francia era libera. L’espansione nell’entroterra Mappa del comando alleato che indicava i vettori d’attacco successivi allo sbarco. L’avanzata in Italia In Italia gli Alleati, che avevano operato uno sbarco in forze ad Anzio (22 gennaio), dovettero condurre una lunga e accanita battaglia per occupare il settore di Cassino e ottenere così la rottura del fronte (maggio). La loro avanzata proseguì poi verso Roma, raggiunta tra il 4 e il 5 giugno del 44, Livorno e Firenze, ma i Tedeschi costituirono una nuova linea di difesa più a nord, la cosiddetta linea Gotica, a ridosso della quale le operazioni ebbero un periodo di stasi durante l'inverno, anche perchè il fronte italiano era diventato secondario a causa dello sbraco in Normandia. Addirittura il generale inglese Alexander invitava i partigiani a sospendere le azioni di guerra su vasta scala. L’Europa nel 1943-1944 L’inesorabile declino De Gaulle entrò il 26 agosto in Parigi liberata, mentre il suo governo veniva riconosciuto da URSS, Gran Bretagna, e Stati Uniti (22-23 ottobre). La Germania perse nel corso dell'estate anche il controllo dei territori occidentali che essa occupava, mentre le continue sconfitte subite dalla Wehrmacht provocarono la rottura dei legami con i paesi satelliti. Nell'Italia divisa, vennero effettuate massicce azioni di rastrellamento in varie zone dell'Italia settentrionale e furono compiute numerose rappresaglie (Fosse Ardeatine, 24 marzo; Marzabotto, fine settembre). Il 16 dicembre Von Rundstedt lanciò l'ultima disperata controffensiva della Wehrmacht nelle Ardenne. Gli Americani furono costretti a ripiegare di fronte alla pressione delle unità corazzate tedesche e l'intero fronte alleato rischiò di essere travolto, riuscendo tuttavia a resistere, grazie soprattutto alla difesa di Bastogne. La conferenza di Yalta I grandi incontri internazionali svoltisi a Jalta (4-12 febbraio) e a Postdam (17 luglio - 2 agosto) tra i vincitori sovietici, americani e inglesi, furono dedicati all'organizzazione dell'Europa, e in particolare al futuro della Germania dopo la fine del conflitto che ormai stava volgendo al termine. La conferenza di San Francisco, apertasi il 25 aprile, ebbe come oggetto l'organizzazione politica del mondo dopo la guerra: gli Alleati separarono nettamente la creazione dell'Organizzazione delle Nazioni Unite (adozione della Carta, 26 giugno) dall'elaborazione dei trattati di pace. Mentre Stalin, De Gaulle e Chang Kaishek rimasero al potere, Roosevelt, morto il 12 aprile, fu sostituito da Truman. La fine del III Reich Il territorio tedesco fu sottoposto a durissimi bombardamenti a tappeto, che non avevano il solo compito di danneggiare la produzione bellica ma anche di fiaccare la resistenza del popolo tedesco: furono sganciate milioni di tonnellate di bombe, furono compiuti i più devastanti attacchi aerei come a Francoforte. A Dresda morirono oltre 100.000 civili; la città fu rasa al suolo, nonostante ciò Hitler nella sua follia non si arrese. Sperava infatti nelle "armi segrete" che non furono però prodotte in quantità sufficienti per cambiare il corso alla guerra. Mussolini, catturato dai partigiani mentre cercava di raggiungere la Svizzera, venne fucilato il 28 aprile e due giorni dopo Hitler si suicidò a Berlino, designando come suo successore l'ammiraglio Dönitz. La fine delle ostilità La resa delle forze tedesche avvenne per gradi : a Caserta (29 aprile) per le truppe in Italia e Austria; a Luneburgo (4 maggio) per quelle in Vestfalia, Danimarca e Olanda; infine la resa incondizionata nelle mani dei comandanti in capo alleati firmata il 7 maggio a Reims da Jodl e confermata l'8 maggio a Berlino. Le bombe atomiche lanciate su Hiroshima (6 agosto, che provocò la morte di 80.000 persone, 35.000 feriti, 13.000 dispersi) e Nagasaki (9 agosto 40.000 morti) costrinsero il Giappone a cedere. Le ostilità vennero sospese ufficialmente il 16 agosto del 1945. Fine