SCUOLA SECONDARIA DI PRIMO GRADO CLASSI II SEZIONI E-H Fu edificato nel 1100-1200 come torre d’avvistamento. Esso ha pianta quadrangolare con i quattro angoli orientati verso i quattro punti cardinali, fortificati da torrioni, ad eccezione del lato sud, prospiciente lo sperone di roccia che fungeva da protezione naturale. Il Castello possiede 4 livelli con 25 stanze. Il primo livello era usato come dispensa e cantina, nel secondo risiedeva la servitù, nel terzo il piano nobile con le stanze dei proprietari e la sala ricevimenti, e nel quarto la terrazza Nel salone del terzo livello si trovano numerosi stemmi marmorei e pittorici, portali, caminetti rinascimentali e dipinti murali ornamentali. " Mille suis vicibus trecentos frugifer annos nonaginta vago renovaverat ordine tytan arx tua dum validis cingerat moenia muris felix Raymundus cechani scena colendum clara dedit genetrix generoso patre cabanus eminet alta suis formosa Magentia campis dant aleum colles cererem bacchumque valles" Nel 1986 il Castello è stato restaurato restituendo all’edificio nel suo antico splendore. Oggi esso ospita vivaci eventi culturali, come la Mostra didattica, che narra la storia del maniero, del suo restauro, conserva donazioni e comprende più sale destinate alla ricerca e laboratori. Il 22 ottobre del 2011 è stata collocata sulla piazza attigua del Castello una statua di San Tommaso, opera dell’artista Iagnocco Gabriele. Secondo la tradizione, nel 1274 vi soggiornò Tommaso d’Aquino diretto a Lione per il Concilio Ecumenico indetto da Papa Gregorio X. Egli sostò nel Castello per far visita alla nipote Francesca, figlia del fratello Filippo II d’Aquino, sposa di Annibaldo II di Ceccano, accompagnato dal suo confessore Fra Reginaldo da Priverno. Durante il viaggio il Santo ebbe dei malori, attenuati dalle cure della nipote, ma persistenti. Egli capì che la sua vita stava per giungere al termine, e si recò nella vicina Abbazia di Fossanova per terminare i suoi giorni. La stanza del Castello dove egli dimorò è situata nel piano nobile ed è attigua alla stanza della nipote, fatta poi decorare dai Caetani, coperta con doppia volta a crociera. "I versanti della collina (di Maenza) erano immersi nell'ombra antica della foresta che spiegava a vista d'occhio i suoi rovi e i suoi boschi cedui. Vi ci infilammo dentro. La luce avara di febbraio vi penetrava scarsamente e noi procedevamo con lentezza. Lo scomodo sentiero a tratti spariva. Tentavo di orientarmi su di un suolo ricco di vegetazione che occultava i punti di riferimento.” Nel Medioevo per arrivare a Fossa Nuova bisognava percorrere la Via Francigena sud. Essa seguiva una duplice direttrice, a cavallo delle provincie di Roma e Latina: una nasceva ad Artena e proseguiva per Segni, Montelanico, Carpineto, Roccagorga e Priverno; un’altra variante più interna comunemente conosciuta come la “Via di San Tommaso d’Aquino”, raggiungeva per l'appunto l'abbazia di Fossa-Nuova dopo aver toccato Giulianello, Cori, Ninfa, Norma, Sermoneta, Bassiano e ancora Priverno . I due percorsi si congiungevano e ne formano uno solo fino a Sonnino e per i secondi cento chilometri verso Cassino. Il Santo avrebbe dovuto percorrere al contrario questa strada e quindi sarebbe arrivato prima a Fossa-Nuova che a Maenza. Appare quindi illogico che, gravemente ammalato,si sia recato a Maenza per tornare una seconda volta nell’Abbazia. Nel Registro del Re Carlo dell’anno 1272, si legge : <<Nobilis muIier Francisca d’ Aquino uxor Anibaldi de Ceccano neptis venerabilis viri F. Thome, de Aquino Ord. Praed>> ₁ ₁ Pratill. Tom. II dissers. Fam. Aquin . cap .VI p. 386 Diverse fonti dicono che Tommaso a Maenza vi era stato più volte per far visita alla nipote Francesca a cui era molto affezionato: quando soggiornò lunghi periodi, tra il 1262 e il 1263, ad Anagni; nel corso del viaggio per Lione , nel febbraio 1274, quando egli, già sofferente per una malattia sconosciuta, deviò di proposito verso il castello per salutarla. Secondo quanto riportato nel Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 23 (1979) Annibaldo da CECCANO, secondo figlio di Landolfo (II) di Giovanni (I), viene ricordato per la prima volta, il 1264, nel testamento del padre, che gli destina la terza parte di Ceccano, di Carpineto, e di Amara, mentre gli lascia per intero Giuliano, Monteacuto, Maenza, Roccagorga, Asprano. Nel 1274 il C. venne eletto podestà di Terracina e con lui si schierò la minore nobiltà. Aveva sposato una Maria, di cui ignoriamo il casato, e da lei aveva avuto tre figli maschi - Tomasio (I), Giovanni (III) iuniore, e Berardo (II), che sposò Perna Stefaneschi e testò il 31 luglio 1298, e cinque figlie: Mactaleona, Ramizia, Florolinda, Tomasia, Rogasia. Solo Mactaleona, le cui figlie figurano infatti tra gli eredi del C., era già morta quando suo padre redasse, il 30 genn. 1298, il testamento. Due sono le ipotesi sul luogo da cui Tommaso scrisse l’ultima lettera, mentre era in viaggio per Lione, indirizzata a Bernardo Ayglier, abate di Montecassino. AQUINO MAENZA MONTECASSINO La lettera contiene una disquisizione teologica tra la prescienza di Dio e il libero arbitrio La volontà divina predispone il tempo della vita terrena, ma non interviene sulle azioni dell’uomo. L’uomo è libero di scegliere tra BENE e MALE Dio stabilisce il tempo della vita Libero arbitrio