La responsabilità condivisa : verso quale leadership? Il Progetto Policoro per una nuova “governance“ in Diocesi «Tips and tricks» per un armonico sviluppo Gli apporti insostituibili 1/2 Il «commitment» del Vescovo Impegno…dedizione…cuore Finalità primaria: fornire capacitazioni Per Amartya SEN esse sono: "capacitazioni" (capabilities) l’insieme delle risorse relazionali di cui una persona dispone, congiunto con le sue capacità di fruirne e quindi di impiegarlo operativamente Per Martha NUSSBAUM Ogni persona deve essere messa in grado di esplicitare il proprio ventaglio di competenze, per quanto residuali, così affermando il principio della capacità individuale (e individualizzata) e della persona intesa come fine, unica e unico arbitro circa i propri bisogni e non ridotta a mero numero di un ragionamento statistico Capacitazioni territoriali….Cosa intendiamo per sviluppo locale? Lo sviluppo locale è un aumento qualitativo delle capacità del territorio di agire, reagire, programmare e gestire situazioni complesse. A livello di popolazione locale lo sviluppo si individua in un aumento delle libertà personali dato dall'aumento della "capacitazione Non corrisponde necessariamente ad un aumento del PIL territoriale ma all'aumento del tasso di "coesione sociale", e si attiva in una cornice che spesso è formalizzata con la forma del "patto territoriale", un accordo fra i soggetti del territorio per orientare il loro operato in una direzione condivisa. Attiene la valorizzazione delle risorse locali nella direzione della soddisfazione dei bisogni dei cittadini: capitale umano e capitale sociale, ambiente e risorse, welfare e industria e servizi. Non è solo grandi opere infrastrutturali ma anche e soprattutto piccole e medie imprese, intese come aziende ma anche come "avventure territoriali" che offrono lavoro, servizi, formazione, auto-organizzazione. In particolare ciò è tanto più vero in Italia, paese caratterizzato per lo più dalla presenza di imprese familiari, micro e piccole nelle quali il ruolo di ciascuna persona è determinante per raggiungere gli obiettivi. Flora Urso - SNPP – 4 Passi concreti dall’esperienza Il Vescovo deve essere il primo a crederci e deve essere costantemente aggiornato e coinvolto, anche attraverso attività concrete (partecipazione ad eventi, visita pastorale, festa dei gesti concreti). Ha bisogno di «fidarsi» dell’equipe e di toccare con mano segni concreti di cambiamento (attenzione all’ansia da gesto concreto). È il garante della comunione tra i direttori. Se un anello cede la catena si spezza. Deve avere il coraggio di cambiare, se necessario! Deve investire in risorse umane ed economiche (equipe tecnica, microcredito, formazione). Deve credere nella valorizzazione dei laici «competenti». Il Progetto è nato per andare oltre le sacrestie (filiere, imprese, periferie). Gli apporti insostituibili 2/2 L’ «investitura» dei Direttori delle tre Pastorali: Giovani, Lavoro, Caritas Passi concreti dall’esperienza Come fanno i tre Direttori a lavorare bene insieme? Deve essere chiaro chi fa cosa: corresponsabilità nel generale e divisione dei ruoli nel particolare. «Gareggiate nello stimarvi a vicenda». Alla base di tutto c’è la fraternità Non manchi mai l’umiltà: nessuno è tuttologo. Per le questione tecniche occorre farsi affiancare Non scadere mai nell’eccesso di delega (solitudine dell’Adc). La formazione continua non è un concetto che vale solo per gli altri. Gli apporti più tecnici Una equipe competente e motivata Commercialisti, avvocati, gli esperti di credito… appassionati! Una filiera «tecnica» attiva e coinvolta Passi concreti dall’esperienza È fondamentale conoscere il territorio e saper creare relazioni Questo può essere fatto solo da soggetti autorevoli (direttori, tutor, economi). Fare rete presuppone una comunione d’intenti (si rema nella stessa direzione?). Occorre creare accordi «utili» e prendere impegni scritti (convenzioni, protocolli d’intesa, ecc.). Bisogna individuare le giuste competenze nelle persone giuste (non basta essere un bravo commercialista, occorre un cammino di fede). È necessario osare oltre i soliti schemi I collaboratori «giusti» Il Segretario Regionale e gli Animatori di Comunità scelti per competenze e motivazione Il bando di selezione Passi concreti dall’esperienza Il rischio del buonismo e del nepotismo è sempre in agguato. Il Prog. Policoro non è un ammortizzatore sociale. Sono le competenze e la professionalità che fanno la differenza. Per questo bisogna creare delle regole generali ed astratte (curriculum, bando?). Gli altri ci osservano e si aspettano da noi legalità e trasparenza. Lo stile della testimonianza. I simboli, i premi e le feste Passi concreti dall’esperienza Alcune diocesi stanno sperimentando segni tangibili che creano appartenenza e identità (codice etico, adesivo stile addio-pizzo, targa, quadro, marchio). Ogni tanto bisogna stare insieme per pregare, dirsi grazie e guardare avanti (la festa dei gesti concreti-momento di crescita spirituale e di formazione permanente) Un Premio alla miglior equipe formativa? E se anche i nostri GC non dovessero essere delle vetture di F1… … per il Progetto Policoro sarà sempre come se lo fossero!