Serena Piperata Giuseppe Mirijello Giulia Diano Gianmarco Lorenti Simone Galati Giacomo
Mannello Matilde Mongiardo Noemi Pisano
«Cellule staminali neurali» e «Terapie della
cornea»
Classe IV E, L. S. S. «A. Guarasci»
A cura di Giulia Diano
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Il nostro gruppo ha scelto, tra i temi proposti relativamente alle cellule
staminali, «Cellule staminali neurali» e «Terapie della cornea» perché
erano quelli su cui avevamo più interesse a condurre delle indagini.
Abbiamo deciso di illustrare entrambi gli argomenti su un unico cartellone,
diviso in due, in modo da avere una visualizzazione immediata del nostro
lavoro e del percorso fatto. Nell’affrontare ogni tema, abbiamo iniziato
mettendo per iscritto le nostre conoscenze generali in merito, ponendoci
anche alcune domande di cui non conoscevamo risposta. Dopodiché
abbiamo messo in atto una vera e propria ricerca, utilizzando sia il
materiale fornito dagli esperti di «scienzattiva» sia alcuni testi reperiti da
varie altre fonti. In questo modo abbiamo avuto la possibilità di confrontarci
e far crescere le nostre conoscenze, rispondendo a quesiti e chiarendo
dubbi.
Le cellule staminali neurali
Quello che sapevamo e cosa abbiamo scoperto
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 Nel cervello sono presenti solo due
aree di neurogenesi: la zona
sottogranulare e quella
sottoventricolare.
 Il tessuto nervoso non ha capacità
rigenerativa.
 Le cellule staminali neurali hanno
un comportamento diverso in vivo
rispetto a quello in vitro.
 Il cervello non è un tessuto
modulare, cioè non è formato da
unità ripetitive.
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Comprendere i meccanismi che impediscono la rigenerazione del SNC.
Lavorare su dei progenitori neurali con minori potenzialità individuati nella parenchima.
Utilizzo di cellule staminali embrionali o iPS indirizzate verso il differenziamento neurale. Il trapianto
diretto, però, non sembra una prospettiva plausibile poiché estremamente pericoloso.
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La memoria è definita come la capacità di immagazzinare informazioni e quindi di richiamarle alla
mente. Un ruolo fondamentale nella creazione di ricordi (e quindi nell’apprendimento) è svolto dalla
plasticità dei collegamenti tra i nostri neuroni: le sinapsi, infatti, vengono stimolate dall’ambiente
esterno, quindi la loro creazione può essere incrementata aumentando così la nostra capacità di
immagazzinare dati. L’ippocampo, situato nel lobo temporale, dirige i meccanismi di apprendimento, ed
è infatti una delle due aree soggette a neurogenesi poiché è interessato da un continuo rinnovamento.
La nostra memoria può essere divisa in due tipi: memoria a breve termine e memoria a lungo termine.
Quella a breve termine è molto limitata, può contenere al massimo 12 elementi, dura pochi minuti, per
esempio il tempo di comporre un numero telefonico e modifica solo la consistenza delle sinapsi.
Per la memoria a lungo termine è necessaria invece la sintesi di ulteriori proteine per creare nuove
connessioni, ed è un cambiamento strutturale.
Cosa fa sì che un’informazione venga immagazzinata in uno o nell’altro tipo di memoria? In realtà i
diversi aspetti di uno stesso avvenimento vengono immagazzinati nel nostro cervello in luoghi
differenti, e quando cercheremo di ricordare quel particolare evento dovremo riunire nuovamente tutti
gli elementi.
In ogni caso, tendiamo a ricordare più facilmente eventi negativi, come ha dimostrato Douwe
Draaisma, famoso psicologo olandese. Questo perché il cortisolo, l’ormone dello stress, marchia
l’evento stressante in modo che venga impresso nella memoria a lungo termine: il motivo è che i ricordi
angosciosi e paurosi sono i più importanti per la nostra sopravvivenza rispetto a quelli piacevoli.
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La cornea è lo strato trasparente posto anteriormente all’occhio: essa è formata da cinque strati
tra cui l’epitelio, su cui si trovano le staminali incaricate della rigenerazione del tessuto corneale e
lo stroma, in cui sono presenti i cheratociti, cellule che producono collagene e garantiscono la
trasparenza della cornea.
Nel caso in cui i cheratociti vengano compromessi e la cornea perda trasparenza, il trapianto di
cornea (cheratoplastica) consiste nel prelevare una porzione di cornea (generalmente quella
centrale) da un donatore non vivente, eliminare quella opacizzata del ricevente, e sostituirla con
quella del donatore. La buona riuscita di questo trapianto è permessa dalla presenza, in una
zona dell’epitelio corneale detta limbus, delle cellule staminali che garantiscono il mantenimento
della nuova cornea.
Immagine di un trapianto di cornea
dopo tre mesi dall’intervento.
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Il trapianto di staminali entra in gioco
quando (a causa di ustioni o di
malattie infettive e infiammatorie) il
limbus viene compromesso (deficit
limbare); in questo caso si preleva
una piccolissima porzione di questo
tessuto dall’occhio sano e, dopo aver
separato e messo in coltura le
staminali su foglietti di fibrina, si
innesta la nuova porzione di limbus
nell’occhio malato.
Esiste però la possibilità che oltre a
quello superficiale anche lo strato più
interno della corna venga
compromesso: in questo caso dopo
l’innesto dovrà essere eseguita una
tradizionale cheratoplastica.
Paziente con deficit
limbare dovuto a ustione
e opacità stromale.
Dopo l’innesto di
staminali l’epitelio risulta
in buona salute.
L’opacità stromale viene
ovviata dal trapianto di
cornea.
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Grazie a questo progetto, abbiamo avuto una magnifica opportunità:
quella di metterci in gioco. Siamo stati scienziati e ricercatori per qualche
settimana, abbiamo messo su un tavolo, nero su bianco, le nostre idee
sottoponendole alla discussione comune, abbiamo visto svanire molte
delle nostre convinzioni e crearsene di nuove. Per la prima volta siamo
stati noi a rispondere ai nostri dubbi, noi a sporcarci le mani, ad avvicinarci
ad una materia che prima sembrava tanto astratta, ma che ora abbiamo
imparato a vedere in modo concreto. Ci siamo comportati come tanti
neuroni in un’unica rete, scambiandoci informazioni, mandando impulsi,
interagendo gli uni con gli altri, tutto questo per un solo scopo: la ricerca.
Di cosa? Di una verità che forse, come probabilmente ogni scienziato sa,
non sarà mai del tutto vera, ma cosa importa? E’ la sua ricerca che da’
qualcosa in cui credere, dona la forza di accettare i propri sbagli e andare
avanti, ti fa sentire un minuscolo punto in confronto alla vastità delle sue
possibilità, eppure alla fine, quando ti guardi indietro e vedi quell’infinità di
domande e poche risposte, non puoi fare a meno di sentire che, in fondo,
è proprio questo quello che cercavi.
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Cellule staminali neurali