VITA POVERTA’ UOMINI VESCOVO CHIESA FEDE Don Tonino nato ad Alessano il 18 marzo 1935 è stato vescovo della diocesi di Molfetta. E’ figlio di un carabiniere e di una casalinga di una famiglia del basso Salento, trascorse l'infanzia ad Alessano. Don Tonino venne ordinato sacerdote l’8 dicembre e incardinato nella diocesi di Ugento-Santa Maria di Leuca. Il 10 Agosto 1982 nominato vescovo della diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi e, il 30 Settembre dello stesso anno, vescovo della diocesi di Ruvo. Nel 1985 venne indicato dalla presidenza della Conferenza Episcopale Italiana nel ruolo di guida di Pax Christi il movimento cattolico internazionale per la pace. In questa veste si ricordano diversi duri interventi: tra i più significativi quelli contro il potenziamento dei poli militari di Crotone e Gioia del Colle, e contro l'intervento bellico nella Guerra del Golfo. Il 30 settembre 1986, viene nominato primo vescovo della nuova circoscrizione ecclesiastica pugliese. Benché già operato di tumore allo stomaco, il 7 dicembre 1992 partì insieme a circa cinquecento volontari da Ancona verso la costa dalmata dalla quale iniziò una marcia a piedi che lo avrebbe condotto dentro la città di Sarajevo, da diversi mesi sotto assedio serbo a causa della guerra civile. Morì a Molfetta il 20 aprile 1993. L’ordinazione sacerdotale di Don Tonino Bello avvenne quando lui aveva solamente ventidue anni. La frequentazione del convento, le condizioni economiche familiari improntate all’indispensabile, sono sicuramente il contesto in cui germoglia e matura in don Tonino la vocazione secolare, l’amore per la natura, per l’uomo, soprattutto se povero. Il 10 agosto 1982 fu nominato vescovo della diocesi di Molfetta, Giovinazzo e Terlizzi e, il 30 settembre dello stesso anno, vescovo della diocesi di Ruvo. “Medita sull’esistenza. Ama la gente e il Signore. Unisci alle parole la vita. Ringrazia il cielo perché ci sei. Organizza la speranza.” Don Tonino Bello La sua esperienza a Sarajevo … Nel dicembre '92 la 'Marcia dei 500' pacifisti arriva a Sarajevo sotto assedio. Un viaggio simbolico che apre la strada a iniziative di aiuto alle popolazioni dei Balcani, reinventando la cooperazione e la solidarietà internazionale italiana. A questa marcia partecipò con entusiasmo anche il nostro caro don Tonino Bello. «Attecchirà davvero la semente della nonviolenza? Sarà davvero questa la strategia di domani? È possibile cambiare il mondo col gesto semplice dei disarmati?” Le brucianti domande poste dopo il viaggio a Sarajevo del dicembre 1992 rendono credibile e verace la sofferta testimonianza di Tonino Bello. E il deserto, finalmente, ridiventerà giardino, e nel giardino fiorirà l’albero della giustizia, e frutto della giustizia sarà la pace. Don Tonino Bello Ecco alcune frasi sulla chiesa di Don Tonino: «Ripartire dagli ultimi" non è solo un invito rivolto alla Chiesa perché sugli ultimi scarichi le sue tenerezze e consideri i poveri come i terminali delle sue attenzioni. Proprio questa gente, questa accozzaglia di ultimi, ha il compito e il privilegio di annunciare ai primi che la salvezza è vicina. Non una Chiesa arrogante, che ricompatta la gente, che vuole rivincite, che attende il turno per le sue rivalse temporali, che fa ostentazioni muscolari col cipiglio dei culturisti, ma una Chiesa disarmata, che mangia il pane amaro col mondo. Che nella piazza del mondo non chiede spazi propri per potersi collocare, non chiede aree per la sua visibilità compatta e minacciosa, così come avviene per i tifosi di calcio quando vanno in trasferta, a cui la città ospitante riserva un ampio settore dello stadio. Una Chiesa che, pur cosciente di essere il sale della terra non pretende una grande saliera per le sue concentrazioni o per l'esibizione delle sue raffinatezze. Ma una Chiesa che penetra e condivide la storia del mondo. Che sa convivere con la complessità. Che non si limita a sperare, ma organizza la speranza degli uomini. Una Chiesa che rivendica i diritti dei poveri e che si schiera al loro fianco.» Ecco alcune parole prese da più omelie di Don Tonino: «Per fede uomini e donne hanno consacrato la loro vita a Cristo, lasciando ogni cosa per vivere in semplicità evangelica l’obbedienza, la povertà e la castità, segni concreti dell’attesa del Signore che non tarda a venire. Per fede tanti cristiani hanno promosso un’azione a favore della giustizia per rendere concreta la parola del Signore, venuto ad annunciare la liberazione dall’oppressione e un anno di grazia per tutti. «I Santi e i Beati sono gli autentici testimoni della fede. Sarà pertanto opportuno diffondere la conoscenza dei Santi del proprio territorio, utilizzando anche i moderni mezzi di comunicazione sociale.» Voi cambierete il mondo e non lo lascerete cambiare agli altri. Appassionatevi alla vita perché è dolcissima. Mordete la vita. Non accantonate i vostri giorni, le vostre ore, le vostre tristezze con quegli affidi malinconici ai diari. Non coltivate pensieri di afflizione, di chiusura, di precauzioni. Mandate indietro la tentazione di sentirvi incompresi. Non chiudetevi in voi stessi, ma sprizzate gioia da tutti i pori. Bruciate… perché quando sarete grandi potrete scaldarvi ai carboni divampati nella vostra giovinezza. Incendiate… non immalinconitevi. Perché se voi non avete fiducia, gli adulti che vi vedono saranno più infelici di voi. Coltivate le amicizie, incontrate la gente. Voi crescete quanto più numerosi sono gli incontri con la gente, quante più sono le persone a cui stringete la mano. don Tonino Bello Povertà è annuncio. Farsi povero non è disprezzo della ricchezza, ma dichiarazione solenne che il Signore è la ricchezza suprema. Povertà è rinuncia. Il cristiano rinuncia ai beni per essere più libero di servire. Povertà è spogliarsi per lavare i piedi come fece Gesù. Povertà è denuncia. Di fronte alle ingiustizie del mondo il cristiano non può tacere. Non può tacere dinanzi allo spreco, al consumismo, alla dilapidazione delle risorse ambientali. Quale voce di protesta il cristiano può levare? Quella della povertà! La povertà è condivisione della propria ricchezza. Don Tonino Bello -Categoria standard, indossano le livree antiche. Accattoni, sfrattati, analfabeti, alcolizzati, ex galeotti, vecchi abbandonati … ULTIMI nella vostra società. -Povertà non è solo mancanza di denaro, ma anche di salute, solitudine affettiva, insuccesso professionale, assenza di relazioni, handicap fisici e mentali, sventure familiari, frustrazioni dall’ incapacità di unirsi nel gruppo umano più prossimo. -Bisogna affidarsi ai poveri perché loro sono la salvezza del mondo, poiché Dio spera per mezzo dei poveri. -Non basta stare con i poveri per mettersi al servizio di Cristo. Bisogna farsi coinvolgere dalla loro storia, dalla loro vita. INDIETRO REALIZZAZIONE A CURA DI: SCUOLA SECONDARIA DI 1° GRADO «G. GESMUNDO» TERLIZZI CLASSI: 3^B e 3^F ALUNNI: DE ANGELIS ILENIA DE SARIO MARINA SPAGNOLETTI SILVIA TEDESCO MARTINA, PIA TRICARICO DEBORA VALLARELLI MICHELE INSEGNANTE: D’ ELIA RAIMONDO FINE