CORSO DI LAUREA INTERFACOLTÀ IN
COMUNICAZIONE INTERCULTURALE E
MULTIMEDIALE
L’INTEGRAZIONE
QUOTIDIANA TRA LE
CULTURE
Relatore:
Chiar.mo Prof. Mario Dossoni
Correlatore:
Chiar.ma Prof.ssa Elisabetta Jezek
ANNO ACCADEMICO 2009/2010
Tesi di laurea di
Nuria Rosario Colombo
In Italia vivono 4,4 milioni di stranieri
regolari e 420mila irregolari.
Rispetto alla popolazione italiana, la
presenza degli immigrati si situa tra
il 5,8% dell’inizio 2008, al
6,5% del 2009, al 7,3% (stima) del
2010.
Fonti: analisi Ismu e dati Istat
Cosa significa, per queste persone, integrazione?
Come cambia la loro vita, nel quotidiano, nel momento in cui lasciano la loro
casa per gettarsi in un mare fatto di sguardi storti e di diffidenza, di paura per il
diverso?
L’incontro tra le diverse culture diventa oggi un tema fondamentale.
Analizzare i problemi, ma anche i punti di forza di una “buona
integrazione” può essere utile in termini economici, sociali,
politici e culturali.
Attraverso l’esperienza diretta di 11 famiglie extracomunitarie ho analizzato i
problemi cui vanno incontro le persone che decidono di lasciare il loro Paese
d’origine:
il distacco dalla propria famiglia
il distacco dalla propria Terra
la difficoltà a trovare un lavoro in
regola
le difficoltà incontrate dai bambini a
scuola
la lingua
la religione
il permesso di soggiorno
“(Considerato che) il riconoscimento della dignità inerente a
tutti i membri della famiglia umana e dei loro diritti, uguali ed
inalienabili, costituisce il fondamento della libertà, della
giustizia e della pace nel mondo”
Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, preambolo.
Vi sono delle difficoltà nell’applicazione dei diritti umani:
•Contrasto tra i diritti
•Diverse tradizioni delle culture
È giusto intervenire in nome di questi diritti fondamentali
contro le usanze di un'altra cultura o è più importante il
rispetto nei confronti della diversità?
Lo straniero può opporre una resistenza culturale, ancorandosi alle proprie
radici, trovando in esse le ragioni della sua diversità e consolidando la sua
identità etnica.
Questo rende anche l’immigrato di seconda generazione uno straniero nel suo
stesso Paese, una persona che ha relazioni sociali unicamente con il suo gruppo
di appartenenza e che quindi cresce in un’atmosfera di diversità e di necessità
di rivendicazione che spesso si concretizza in atteggiamenti devianti, tra cui
l’abbandono scolastico.
Questa non è che una forma di difesa verso una cultura del Paese di
immigrazione che non accoglie, non si documenta, non
riconosce pari dignità alle culture.
Una seconda modalità di inserimento è la totale assimilazione dei contenuti della
cultura del paese d’immigrazione. Lo straniero fa di tutto per adattarsi:
impara l’uso della lingua
può mutare la sua maniera di vestirsi
le sue usanze alimentari
e probabilmente anche la fede
Questo può creare scontri con i familiari, che non sempre hanno la stessa
flessibilità nell’adattarsi alle richieste di elaborazione culturale.
Questo soggetto non sarà mai “uno di loro”.
•non avrà radici culturali;
•avrà una personalità fragile che dovrà sempre cercare di cambiare il
proprio punto di vista
•si troverà in una posizione subalterna rispetto agli altri.
Questo è il prezzo da pagare per la
conquista di una sorta di
“normalità”?
Nei casi più fortunati il bambino, il ragazzo o l’adulto riesce ad avere una
doppia identità etnica, dove conosce, accetta e sente di appartenere ad
entrambe le culture.
In genere questi sono figli di famiglie che sono riuscite ad integrarsi , senza
rinunciare, nel privato, alla conservazione delle loro usanze.
Una integrazione di questo genere offre
un ottimo bilanciamento ed anche
un’apertura psichica che abitua a
riflettere in termini di apertura verso
l’altro e verso quanto non si conosce,
aumentando il livello culturale.
LA RICERCA
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WHO?
Pakistani, ivoriani, albanesi, peruviani, marocchini, ucraini, della stessa classe sociale, tutti con
lo stesso obiettivo: dare un futuro migliore ai loro figli. Un desiderio: quello di tornare nel loro
Paese d’origine.
WHEN?
La ricerca ha avuto inizio il 20 marzo 2010, ed è durata circa 3 mesi.
WHERE?
Le interviste sono state svolte tutte in provincia di Varese.
WHAT?
I temi toccati sono stati, in linea generale, i seguenti: il viaggio, e i motivi della scelta del Paese
di destinazione. L’inserimento della famiglia, dal punto di vista lavorativo, scolastico (per i
figli), e sociale. Le associazioni che eventualmente hanno contribuito a facilitare il processo
d’inserimento.
WHY?
Lo scopo è quello di ottenere una testimonianza diretta sul processo di
integrazione in Italia, facendo riferimento agli aspetti generali che sono stati
esaminati nei primi capitoli.
Maria Elena, Perù, 36 anni.
Mira, Albania, 32 anni.
Irina, Ucraina, 36 anni.
Kabul, Bangladesh, 37 anni.
DOBBIAMO IMPARARE A VIVERE
INSIEME COME FRATELLI, O PERIREMO
INSIEME COME STOLTI.
(Martin Luther King)
Grazie a tutte le persone che hanno contribuito alla
realizzazione di questa ricerca.
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