Corso di
Filosofia della scienza
a.a.
2010/2011 (I° semestre)
Il "gioco della scienza" nella
riflessione di Karl Popper e nel
dibattito epistemologico
contemporaneo
Prof. Luciano Dottarelli
Modulo I
La parabola
neopositivistica
 Dalla scoperta alla giustificazione:
la nascita della filosofia della
scienza
 K.R.Popper e il Circolo di Vienna
La tradizione metodologica
induttiva
«Il modo di pensare di una volta condannava
l'investigazione a procedere arrampicandosi; e, per
centinaia di anni, l'infatuazione per Hogg [Bacone]
specialmente, fu tale che virtualmente ogni forma di
pensiero propriamente detto fu arrestata; nessuno
osava enunciare una verità, di cui egli fosse debitore
soltanto verso la propria anima. Non importava se la
verità era veramente dimostrabile, perché i cocciuti
savants dell'epoca tenevano conto soltanto della via
per la quale essa era stata raggiunta; essi non
guardavano neppure al fine.
"Vediamo il mezzo!", gridavano, "il mezzo”»
Edgar Allan Poe, Mellonta tauta
Un sostenitore ingenuo
 “Dapprima tutti i fatti dovrebbero venire osservati e
registrati, senza operare una scelta e senza fare
supposizioni aprioristiche sulla loro importanza
relativa. In secondo luogo, i fatti osservati e registrati
dovrebbero venire analizzati, confrontati e classificati,
senza fare uso di altre ipotesi e postulati, che non
siano quelli necessariamente coinvolti nella logica del
pensiero. In terzo luogo, da questa analisi dei fatti
dovrebbe venir tratta induttivamente una
generalizzazione sulle relazioni, classificatorie o
causali, intercorrenti fra gli stessi fatti. In quarto
luogo, la ricerca ulteriore dovrebbe essere tanto
deduttiva quanto induttiva, utilizzando inferenze tratte
dalle generalizzazioni stabilite in precedenza”
A. B. Wolfe, Functional economics
Le difficoltà della concezione
induttivista
 Il “problema di Hume”
 L’induzione come metodo per la corretta
formulazione di leggi universali, a
partire da asserzioni osservative
singolari, comunque raccolte, non può
essere logicamente giustificata
 Uno sguardo alla storia della scienza:
molte delle teorie scientifiche accettate
sono state formulate come “affrettate
anticipazioni”, senza una previa
giustificazione in base alle osservazioni
Contesto della scoperta e
contesto della giustificazione (1)
 All'interno del positivismo logico viennese, si elaborò
la distinzione tra “procedimenti della scoperta” e
“procedimenti della giustificazione”. Si giunse
così ad escludere dall'ambito della discussione
epistemologica il problema dell'origine di una nuova
teoria (contesto della scoperta) e a focalizzare
l'attenzione intorno ai metodi di controllo e di
accettazione (contesto della giustificazione)
 “E’ legittimo cercare con ogni mezzo, tuttavia,
ciò che viene trovato deve reggere al controllo”
H. Hahn, O. Neurath, R. Carnap, Wissenschaftliche
Weltauffassung. Der Wiener Kreis, Wien 1929 [La
concezione scientifica del mondo, Bari 1979, p. 80]
Contesto della scoperta e
contesto della giustificazione (2)
 Se il compito dell'epistemologia è la
“ricostruzione razionale” dell'impresa
scientifica, essa dovrà limitarsi a ricostruire il
solo contesto della giustificazione di ogni
nuova proposta teorica
 Hans Reichenbach: “Introdurrò i termini
contesto della scoperta e contesto della
giustificazione per indicare questa distinzione.
Diciamo allora che l'epistemologia si occupa
soltanto di ricostruire il contesto della
giustificazione”. Experience and prediction,
Chicago 1938, p.7
Epistemologia e psicologia
empirica
 Anche per Popper il contesto della scoperta deve
essere escluso dalla ricostruzione razionale e i
processi di pensiero che in esso intervengono sono
affidati allo studio della psicologia della
conoscenza, che è disciplina empirica
 «Il problema dell'origine, di come vi si è giunti - se
attraverso "procedimenti induttivi", come dicono
alcuni, o con un atto di intuizione - può risultare assai
interessante, soprattutto per chi voglia tracciare una
biografia dell'inventore, ma ha poco a che fare con lo
stato o natura scientifica della teoria»
K.Popper:
la “logica” della ricerca
scientifica
 K.R. Popper, Logik der Forschung,
Wien 1935 (in realtà 1934). Edizione
inglese con nuove appendici, The
logic of scientific discovery, New York
1959 [Logica della scoperta
scientifica, Torino 1970]
 Un titolo pertinente solo in
un'accezione molto estesa di “logica”
Il metodo ipotetico-deduttivo
 Il procedimento della scienza ha carattere
ipotetico-deduttivo
 “Da una nuova idea, avanzata per tentativi e non ancora
giustificata in alcun modo - un'anticipazione, un'ipotesi,
un sistema di teorie o qualunque cosa si preferisca - si
traggono conclusioni per mezzo della deduzione logica”
(Logica della scoperta scientifica)
 In particolare si deducono dalla teoria certe asserzioni
singolari ("predizioni”) le quali vengono confrontate
con i risultati delle applicazioni pratiche e degli
esperimenti
 In questo senso “l'empirismo, in una forma o
nell'altra, sebbene forse in una veste moderata e
modificata, è la sola interpretazione del metodo
scientifico che possa oggi venir presa seriamente in
considerazione”
La parabola neopositivistica
 L’iniziale propensione giustificazionistica nei
riguardi della conoscenza scientifica giungerà a
rovesciarsi in un relativismo con tinte storicopragmatiche
 La giustificazione razionale della conoscenza
scientifica va ricercata mediante la sua riduzione
diretta o indiretta all’esperienza
 A questo scopo la nuova filosofia fa largo uso del
metodo di analisi logica di Bertrand Russel e con
esso assume la teoria dell'atomismo logico (Russel,
Wittgenstein) per cui, ammessa l'esistenza di
proposizioni semplici che asseriscono “il sussistere di
stati di cose”, tutte le altre proposizioni sono
“generalizzazioni delle proposizioni elementari”
Il metodo dell’analisi logica
 «Il metodo dell'analisi logica è ciò che distingue il nuovo
empirismo e positivismo da quello anteriore, che era
orientato in senso più biologico-psicologico» (La
concezione scientifica del mondo)
 Il metodo consiste nel pervenire a proposizioni
elementari, le quali sono vere se sussiste lo stato di
cose che descrivono, false se non sussiste
 «La proposizione è una funzione di verità delle
proposizioni elementari. (La proposizione elementare è
una funzione di verità di se stessa)» Wittgenstein,
Tractatus logico-philosophicus, 1921
 Il “sistema di costituzione” di R. Carnap forniva una
ricostruzione razionale di tutti i concetti ed asserti della
scienza, a partire da quelli al livello più basso del
sistema, che concernono le esperienze immediate
soggettive (La costruzione logica del mondo, 1928)
Il principio di verificazione
come criterio di significanza
 Il neopositivismo assume la riducibilità al dato
elementare come criterio non solo del carattere
empirico, ma anche di significanza delle proposizioni
 Wittgenstein aveva scritto nel Tractatus:
«Comprendere una proposizione vuol dire sapere
come stanno le cose nel caso sia vera»
 Schlick: «il significato di una proposizione è il
metodo della sua verifica»
 L'applicazione del criterio conduce dunque ad una
iniziale demarcazione tra proposizioni insensate ed
asserzioni autentiche, passibili in linea di principio di
“verificazione conclusiva” (Schlick)
 Queste ultime sono poi vere se il controllo dà esito
positivo, false se dà esito negativo. La scienza è così
l'insieme delle proposizioni significanti risultate vere
La demarcazione
tra scienza e non scienza
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Il principio di verificazione, utilizzato come criterio di
demarcazione consente anche di scalzare in modo nuovo la
metafisica
Infatti le sue proposizioni, non essendo verificabili, risultano
semplicemente insensate.
Le pseudoproposizioni della metafisica “non servono alla
rappresentazione di dati di fatto... ma solo all'espressione del
sentimento della vita” e «I metafisici non sono che musicisti
senza talento musicale» (Carnap, “Superamento della
metafisica attraverso l’analisi logica del linguaggio” 1932)
L'accusa di insensatezza colpisce anche ogni filosofia normativa
o dei valori insieme alle tradizionali posizioni gnoseologiche
(idealismo, realismo ecc.)
Invece le asserzioni analitiche della logica e della
matematica, per quanto non ci diano alcuna informazione
intorno a qualche situazione empirica (prive di senso), ci
illustrano il modo in cui usiamo certi simboli
Wittgenstein: “Tautologia e contraddizione non sono però
insensate; esse appartengono al simbolismo”
Il dibattito
sulle proposizioni protocollari
 O.Neurath: «non c'è nessun modo per formulare
delle proposizioni protocollari pure e
definitivamente assunte per vere, come base di
partenza della scienza»
 La credenza in “proposizioni originarie” che non
richiedono verifica deve venir meno, essendo
accertato che, anche in una proposizione
protocollare, «è necessario e inevitabile che
abbiano luogo delle "elaborazioni"».
 Neurath: «la sorte di essere eliminata può toccare
anche ad una proposizione protocollare. Per
nessuna proposizione esiste un noli me tangere»
Le difficoltà della verificazione
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Se tutte le proposizioni sono, alla stessa stregua, delle
ipotesi, in quanto nessuna è definitivamente fondata, viene a
mancare una solida base per il verdetto della verificazione
L'unico criterio che resta è quello della coerenza tra le
proposizioni:
“Nella scienza unificata ci si adopera per costruire un "sistema
privo di contraddizione", formato da proposizioni protocollari e
proposizioni non-protocollari (comprese le leggi scientifiche).
Quando ci si presenta una nuova proposizione, la confrontiamo
con il sistema di cui disponiamo e controlliamo se la nuova
proposizione è o non è in contraddizione con quel sistema. Nel
caso in cui la nuova proposizione si riveli contraddittoria... si
presentano due alternative: eliminare quella proposizione in
quanto non se ne può far uso ("falsa"), ovvero "accettare" la
proposizione e quindi modificare il sistema in modo tale che,
accresciuto di essa, il sistema rimanga coerente. La nuova
proposizione si potrà definire allora "vera" (Neurath)
L’esito: un convenzionalismo
storico-pragmatico
 Schlick denuncia l’esito relativistico: in base al
criterio della coerenza non è possibile
distinguere la scienza dalle favole
 Neurath: «Non esiste alcun sistema "vero" di
proposizioni, distinto da quello che viene
accettato nel momento presente»
 Carnap: «Sono indicate come "effettive
proposizioni protocollari" quelle espressioni o
annotazioni scritte che ci pervengono da alcuni
uomini e, in particolare, dagli scienziati del
nostro Circolo culturale. Per "scienza effettiva"
intendiamo il sistema costruito da questi
scienziati»
Popper:
la ricerca di una “terza via”
 Il relativismo, con cui si conclude la parabola
neopositivistica, appare in stridente contrasto con
l'iniziale intenzione giustificazionistica, che
pretendeva fondare come definitivamente verificate
le teorie scientifiche
 Popper:giustificazionismo e relativismo sono le
facce di un'unica medaglia. L'adozione di un
programma giustificazionistico conduce quasi
sempre a delusioni, e quindi a relativismo e
scetticismo, in quanto le sue esigenze non possono
essere mai soddisfatte.
 Il proposito di Popper è quello di operare una
ritirata strategica sul fronte della razionalità, in
modo da evitare la disfatta e intraprendere una
terza via che, soddisfacendo l'esigenza critica,
salvaguardi l'oggettività della scienza.
Verificazione e induzione
 Per Popper il fallimento principale cui va incontro il
programma neopositivistico deriva dall'impossibilità di
una soluzione al “problema di Hume”
 Hume: “Anche dopo l'osservazione della frequente e
costante congiunzione di oggetti, non abbiamo ragione di
trarre un'inferenza riguardante qualsiasi altro oggetto
oltre quelli di cui abbiamo avuto esperienza” (Trattato
sulla natura umana, 1739-40)
 La richiesta di una verificazione conclusiva delle leggi
universali scientifiche in base ad asserzioni singolari
d'osservazione non è altro che la richiesta di una logica
induttiva da applicare al contesto della giustificazione.
Popper:non c'è “differenza alcuna tra le idee
dell'induzione e quelle della verificazione”
 E per Popper tutti i tentativi di giustificare l'induzione
conducono ai vicoli ciechi dell'apriorismo o del regresso
infinito.
Il fallimento del principio di
verificazione come criterio di
demarcazione
 “I positivisti, nella loro ansia di distruggere la
metafisica, distruggono con essa la scienza
della natura. Infatti le leggi scientifiche non
possono, a loro volta, essere ridotte ad
asserzioni empiriche elementari”
 In ogni caso il problema della demarcazione
non va confuso con quello della significanza: le
proposizioni metafisiche non hanno contenuto
empirico ma non sono insensate, noi ne
comprendiamo il significato
 Popper e Wittgenstein al Club delle Scienze
morali di Cambridge (1946): “perplessità
linguistiche” e “problemi filosofici”
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La parabola neopositivistica