Incidenti stradali
Per colpa dell’alcol
La percentuale in Italia
In Italia la mortalità per incidenti stradali dovuta
all'abuso di alcol è compresa tra il 30% e il 50% del
totale degli incidenti. Un morto su due è dovuto ad un
eccessivo consumo di bevande alcoliche. Consumare
anche solo una bassa quantità può avere effetti
negativi per l’autista. Nel 2006 sono stati contati
238.124 incidenti stradali la maggior parte a causa di
alcol o di sostanze stupefacenti. Dal 2000 al 2006 si è
verificata una riduzione di incidenti stradali del 7,2%,
del 7,5% dei feriti e del 19,7% dei morti. Nonostante il
miglioramento l’ Italia ha ancora un tasso di mortalità
per incidenti molto elevato. Il venerdì e il sabato notte la
percentualità di incidenti si alza.
L’obbiettivo 2010
Il 13 settembre 2001 l’unione europea ha stabilito un
obbiettivo bramoso ovvero bipartire il numero di
morti sulle strade entro il 2010.
A compimento del 2005 il resoconto mediano mostra
che solo pochi paesi hanno già ridotto in misura
superiore del 25% il numero di oppressi in
incidenti stradali. Alla fine del 2005 si annotava
un calo del 17,6% del numero dei morti.
Una vittima della
strada
La cantante Giovagnini Valentina è morta la notte del 1
gennaio in un incidente stradale ad Arezzo. La
Giovagnini aveva partecipato nel 2002 al Festival di
Sanremo con il brano “Il passo silenzioso della neve” e si
era classificata seconda nella categoria giovani, dopo
Anna Tatangelo, aggiudicandosi anche il premio della
giuria di qualità per il miglior arrangiamento. La
cantante, di 28 anni, di Pozzo della Chiana, al volante
della sua Nissan Micra è uscita di strada ribaltandosi
contro un albero e finendo la sua corsa in mezzo ad un
campo. L'incidente è avvenuto nel pomeriggio lungo la
strada che collega Pozzo della Chiana a Foiano. Le sue
condizioni sono apparse subito gravissime e la ragazza é
stata trasportata al policlinico Senese dove è stata
sottoposta ad un intervento chirurgico. I funerali si sono
svolti domenica alle 15 nella chiesa parrocchiale di Pozzo
della Chiana (Arezzo).
Testimonianze di persone
che hanno subito o perso
persone care per colpa di
incidenti
• Prima testimonianza
Il 1° settembre 2005, mio figlio, di 17 anni al ritorno
dal lavoro è stato investito da un’automobile che
usciva in retromarcia da un via di campagna. Il
ragazzo era alla guida del suo scooter ed è finito
con la testa nel finestrino dell’auto. E’ stato
soccorso, ormai in fin di vita, e trasportato in
elicottero all’Ospedale. Ha subito un delicato
intervento chirurgico per la sutura della profonda
ferita alla giugulare interna. La sua vita è stata
per diverse ore a rischio a causa della quantità di
sangue perso per il taglio.
È rimasto due giorni in terapia intensiva, poco alla volta si è
ripreso. Ma rimangono gravi difetti al braccio. dopo quasi
sei mesi di fisioterapia approfondita, in centri
specializzati in questo campo, il difetto del braccio
rimane; poi si è deciso di fare un intervento ricostruttivo
dei nervi danneggiati. A questo punto la madre dichiara
che non resta che sperare affinché tutto vada per il meglio.
Si spera che il figlio possa tornare a usare il braccio destro
come prima e che si possa avverare il suo più grande sogno
di ragazzino, quello di diventare un buon meccanico delle
auto. Oltre al trauma psicologico riscontrato dai medici
sul figlio, quel terribile incidente ha cambiato la vita a
tutta la loro famiglia, oltre a seguire il ragazzo nelle
varie visite mediche specialistiche. La madre dichiara:”in
noi è rimasto un senso di ansia e se, una minima
cosa di diverso accade, ci viene l’affanno.
insomma siamo sempre sul chi va là e tutto ci
riporta a quei tragici momenti. In fondo possiamo
ritenerci fortunati, mio figlio ha avuto salva la
vita, il bene più prezioso ma non sappiamo quanto
questa possa essere fragile”. Testimonianza della
madre di Diego 17 anni. La mamma, raccontando
la sua terribile esperienza, spera con tutto il suo
cuore che sempre meno madri vivano una così
brutta esperienza.
• Seconda testimonianza
Grazie all’Associazione “Familiari Vittime della
Strada” adesso riesco ad avere ancora una
speranza di potermi risollevare. Stavolta ho deciso
finalmente di fare una ricerca su Internet, dopo
tante vicissitudini, e l’ennesima ingiustizia
subita, e così mi sono imbattuta nel sito
dell’Associazione Familiari Vittime della Strada.
Così ho trovato delle persone disponibili ad
ascoltare e a comprendere, con la solidarietà che
soltanto chi ha vissuto certi problemi riesce a dare
agli altri. Quasi 20 anni fa sono stata investita
da un’auto mentre uscivo dall’Università di Roma
Mi trovavo al centro della carreggiata e stavo
attraversando l’altra metà della strada, quando
ero quasi vicina al marciapiede, la Ford Escort, che
sembrava così lontana, in un attimo mi è
piombata addosso, ho sentito un colpo quasi
istantaneo contemporaneamente ad un fianco e
alla testa. La macchina mi aveva scaraventato per
aria, catapultando la mia testa contro il
parabrezza, e poi la frenata brusca mi
aveva risospinta verso terra. Sono ricaduta su un
fianco, dolorante e stordita, ma cosciente. L’auto
aveva lasciato una strisciata sull’asfalto di circa 7
metri, andava a forte velocità, e l’autista ha detto
di non avermi vista.
I vigili urbani, intervenuti immediatamente, mi hanno
portata in ospedale, accompagnandomi sull’auto stessa
che mi aveva investita. Al posto di polizia dell’Ospedale
però l’investitore ha lasciato una targa sbagliata, e così fu
difficile rintracciarlo. L’Assicurazione dell’investitore
inoltre andò fallita poco tempo dopo, e il risarcimento non
avvenne. Nel frattempo io venni ricoverata in Astanteria
in attesa di controlli medici, ma fu effettuata solo una
radiografia del cranio, e nessun altro esame diagnostico,
o specialistico, tranne quelli di routine. La diagnosi era:
contusione vertice del capo, anca. I medici non si avvidero
delle condizioni della mia colonna vertebrale, né delle
conseguenze del trauma cranico-cervicale, e furono molto
superficiali e perfino sprezzanti nei miei confronti. Io fui
talmente esacerbata da questo comportamento in ospedale
che firmai per uscire, e dopo tre giorni venni dimessa.
Ma successivamente iniziarono dolori forti che mi
costrinsero a letto per un mese circa. Poi mi ripresi, e
continuai la vita di sempre, studiando e lavorando. Ma
dopo due anni i dolori ricominciarono forti, e un controllo
ortopedico rivelò le condizioni disastrose della mia
colonna vertebrale. Avevo una scoliosi pregressa, che era
ormai stabilizzata, ma dopo l’incidente l’equilibrio della
colonna era stato compromesso dal trauma, e fu
necessario un intervento doloroso e complicato a tutta la
colonna vertebrale, cementando quasi tutte le vertebre e
apponendo una barra metallica lungo la colonna. Per due
anni fui ingessata dalla testa alle anche, e dopo 2
anni mi diagnosticarono una iperplasia timica, anche
questa probabile conseguenza del trauma, fu necessario
un nuovo intervento per asportare la ghiandola timica,
che mi soffocava e mi causava forte astenia muscolare.
Nel frattempo non ho avuto alcun riconoscimento del nesso
di causalità tra l’incidente e questi due interventi con
notevole aggravamento delle mie condizioni e danni
esistenziali molto seri. La causa di risarcimento era già
partita male, per di più non avevo perizie medico-legali di
parte abbastanza valide per sostenere le mie ragioni,
l’investitore era introvabile, e in conclusione nel 1992,
dopo il secondo intervento, venni liquidata con una
somma di 5 milioni di vecchie lire. Inutile dire che dovetti
immediatamente spenderli per le cure e le visite mediche,
trovandomi in condizioni disastrose, con la vita e la
salute rovinati per sempre, e inoltre senza il
riconoscimento del grado di invalidità commisurato alle
mie effettive condizioni. Ancora oggi non ho avuto
alcuna giustizia in nessun settore, né medico-legale, né
assicurativo.
Di Alessia Zavatta e con la partecipazione
“straordinaria” di Naomi Capizzi
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