ANALISI E CONTABILITA’ DEI COSTI
ANNO ACCADEMICO 2009/2010
LEZIONE DEL 11 DICEMBRE 2009
GRAFICI DI REDDITIVITA’ (a)
I grafici di redditività danno luogo all’analisi di
redditività volumi/prezzi/costi, che prende più
correttamente il nome di “analisi del punto di
equilibrio” o “break-even analysis”. Si tratta di
una tecnica, impiegata nelle decisioni
aziendali, che viene accomunata al direct
costing, perché si basa ancora sulla
distinzione fra costi fissi e costi variabili.
GRAFICI DI REDDITIVITA’ (b)
La tecnica dell’analisi del punto di equilibrio o di
pareggio consiste nella determinazione,
grafica o matematica, del quantitativo di
vendita al quale i costi totali e i ricavi totali
coincidono.
Il punto di pareggio, o punto morto, o punto di
rottura, o break-even point (B.E.P.) è il punto
oltre il quale l’azienda ha risultati positivi.
GRAFICI DI REDDITIVITA’ (c)
L’impiego di questa tecnica, oltre a consentire di
determinare graficamente o
matematicamente il punto di rottura,
consente anche di verificare, in via preventiva
o consuntiva, gli effetti sul reddito di possibili
variazioni di quantità economiche ossia:
 delle vendite;
 dei costi fissi;
 dei costi variabili;
 dei prezzi.
LA COSTRUZIONE DEI GRAFICI DI
REDDITIVITA’ (a)
Per la costruzione dei grafici si impiega
una tecnica che fa uso di curve del tipo
di semirette, ossia che prevedono
relazioni lineari fra le varie quantità
economiche. Ciò non si verifica nella
realtà, ma per analisi condotta in tempi
brevi e in ambiti ben precisi di
variabilità (zona di significatività), porta
ad errori di entità trascurabile.
LA COSTRUZIONE DEI GRAFICI DI
REDDITIVITA’ (b)
Y
Costi e ricavi
Per la costruzione dei
grafici occorre
impiegare gli assi
ortogonali.
Sull’asse delle ascisse
vengono segnate le
quantità (prodotte o
vendute), mentre
sull’asse delle
ordinate vengono
segnati i costi e i
ricavi totali.
0
Quantità prodotte
X
LA COSTRUZIONE DEI GRAFICI DI
REDDITIVITA’ (c)
Y
La semiretta dei costi fissi
(CF) è rappresentata da
yI = F (costante)
yII = αx (dove α è il
costo variabile unitario)
Costi e ricavi
Quella dei costi variabili
(CV) è rappresentata da
CV
CF
0
Quantità prodotte
X
LA COSTRUZIONE DEI GRAFICI DI
REDDITIVITA’ (d)
La semiretta dei costi totali
(CT) è rappresentata da
Y
RT
CT
La semiretta dei ricavi (RT) è
a sua volta rappresentata da
y = βx
CV
(dove β è il prezzo di vendita
unitario e x la quantità)
Costi e ricavi
y = F + αx
CF
0
Quantità prodotte
X
LA COSTRUZIONE DEI GRAFICI DI
REDDITIVITA’ (e)
Y
ZONA DI
GUADAGNO
Costi e ricavi
Per determinare
matematicamente il
punto di pareggio
(P) occorre porre in
un sistema le due
equazioni:
y = F + αx
yP
RT
CT
P
CV
ZONA DI
PERDITA
CF
y = βx
0
xP
Quantità prodotte
X
LA COSTRUZIONE DEI GRAFICI DI
REDDITIVITA’ (f)
Sottraendo membro a membro e risolvendo rispetto a x:
0 = F + αx - βx
(β – α)x = F
Si ottiene con ciò il punto in cui i costi totali e i ricavi si
eguagliano, o in cui il margine lordo di contribuzione eguaglia
i costi fissi.
Risolvendo rispetto a x si ha:
x = F/(β – α) = costi fissi/margine lordo di contribuzione unitario
LA COSTRUZIONE DEI GRAFICI DI
REDDITIVITA’ (g)
Il risultato dice che il punto di pareggio è dato
dalla quantità che corrisponde al risultato del
rapporto fra i costi fissi (F) e il margine di
contribuzione unitario (β – α).
L’utile ante imposte (o reddito ante imposte RAI) è
quindi uguale, per ogni valore della x, a:
RAI = (β – α)x – F
La relazione dice che si ha utile quando il margine
lordo totale di contribuzione supera i costi fissi.
ESERCITAZIONE
Vedi esercitazione in Excel sul B.E.P.
PROBLEMI PARTICOLARI NEL
CALCOLO DEI COSTI: I COSTI DEI
PRODOTTI CONGIUNTI (a)
I prodotti si dicono tecnicamente congiunti quando si ottengono
inscindibilmente e inesorabilmente da una sola lavorazione. Essi sono così
il risultato istantaneo di un processo produttivo unico. Esempi:

L’impresa molitoria, che dal grano consente di ottenere
contemporaneamente farina, crusca, cruschello, ecc.

L’impresa della distillazione del petrolio, da cui si ottengono la benzina, la
paraffina, il gasolio, gli olii minerali, ecc.

Il viaggio di ritorno di un camion che abbia effettuato un trasporto fino
ad una certa destinazione,

Il servizio di trasporto di merci con un impianto destinato al trasporto di
persone, quando vi sia scarso afflusso di persone

L’impresa meccanica, che dalla lavorazione ottiene “truccioli”, “sfridi”,
“cascami di lavorazione” ecc. che possono costituire mps (materie prime
secondarie)
PROBLEMI PARTICOLARI NEL
CALCOLO DEI COSTI: I COSTI DEI
PRODOTTI CONGIUNTI (b)
Per le produzioni congiunte sorgono difficoltà quando si voglia determinare il
costo di ciascun prodotto, mentre non esistono problemi particolari per
determinare il costo del processo produttivo.
I risultati che si ottengono per il calcolo del costo dei singoli prodotti sono
sostanzialmente inattendibili, mancando ogni base oggettiva di riparto
(solo i costi sostenuti dopo il punto di separazione dei prodotti possono
essere attribuiti secondo una certa logica ai prodotti per i quali sono
sostenuti.
I procedimenti suggeribili, con le attenzioni prima indicate, e marginalmente
condizionati dallo scopo perseguito, sono i seguenti:
a)
ripartizione in base al peso o al volume dei prodotti ottenuti,
b)
ripartizione sulla base del valore di mercato dei prodotti,
c)
ripartizione secondo il procedimento “per differenza”,
d)
attribuzione del costo totale al prodotto principale,
e)
ripartizione sulla base di sistemi di equazioni,
f)
ripartizione sulla base dell’osservazione del processo produttivo.
IL COSTO SUPPLETIVO (a)


E’ la differenza fra il costo reale e il costo
ipotetico in presenza di un’ipotesi e cioè una
“definita variazione del volume produttivo” .
Il costo suppletivo è il costo corrispondente
a una variazione definita della produzione,
ossia ad un aumento della produzione di
una certa entità.
IL COSTO SUPPLETIVO (b)


Può anche essere inteso in senso negativo, come
costo economizzabile nell’ipotesi di riduzione di
quantità prodotta.
L’entità del costo suppletivo dipende dal rapporto
esistente fra i costi fissi e i costi variabili e può
coincidere con i costi variabili quando il
cambiamento dei volumi produttivi non modifica
l’entità dei costi fissi.
IL COSTO SUPPLETIVO (c)
Nell’impiego dei costi differenziali le scelte
di breve periodo comportano
normalmente la necessità di operare
tenendo conto dei soli costi variabili (o al
massimo dei costi fissi diretti), mentre
quelle di lungo periodo comportano la
necessità di tenere conto anche dei
cambiamenti nei costi di struttura.
IL COSTO SUPPLETIVO (d)
Trova conferma il principio economico per il
quale l’impresa ha la convenienza a
spingere la produzione fino al punto in cui il
costo marginale (che è un costo teorico, a
differenza del costo suppletivo che è un
costo effettivo anche se ipotetico) eguaglia
il prezzo di vendita.
OSSERVAZIONI:


Quando il costo suppletivo coincide con i soli costi variabili, è
opportuno spingere le vendite con condizioni
particolarmente favorevoli, perché un aumento della
produzione fino ai limiti della capacità produttiva riduce i
costi unitari;
È conveniente, a certe condizioni, accettare una richiesta di
fornitura di quantità aggiuntiva alla produzione già attuata
se il prezzo di vendita dei beni prodotti in più è maggiore del
costo suppletivo.
Le condizioni richieste per accogliere questa regola generale
risiedono nel fatto che l’accettazione dell’ordine non crei
problemi all’immagine aziendale, alle sue normali politiche di
vendita, ai rapporti con la clientela.
VARIE CONFIGURAZIONI DI COSTO

Configurazioni di costi: ogni figura deve essere
definita dalla metodologia del calcolo, dall’epoca di
riferimento dei dati e dal tempo di riferimento dei
calcoli:




Costo primo (comprende i soli costi speciali di materie,
manodopera e lavori presso terzi);
Costo industriale (comprende in più una quota dei costi
generali industriali);
Costo complessivo (comprende in più una quota di costi
generali commerciali, amministrativi, finanziari e tributari);
Costo economico-tecnico (comprende in più una quota
di costi figurativi).
IMPIEGO DELLE VARIE
CONFIGURAZIONI DI COSTO




Costo primo: nei calcoli di rendimenti e di
efficienza;
Costo industriale: nella valutazione delle
rimanenze; nella scelta fra processi produttivi;
Costo complessivo: nella determinazione del
risultato netto di singole operazioni;
Costo economico-tecnico: nella valutazione dei
prezzi di vendita e in certi calcoli di convenienza
economia comparata (fra alternative che
richiedono l’impiego di fattori produttivi non
onerosi in maniera differente).
COSTO SUPPLETIVO

E’ un costo differenziale che corrisponde a
una definita variazione della produzione. E’:



Un costo in più, nel caso di aumento della
produzione;
Un costo in meno, nel caso di diminuzione della
produzione.
E’ una figura che trova impiego nei calcoli di
convenienza economica comparata.
ESEMPIO: IMPIEGO DELLA FIGURA
DEL COSTO SUPPLETIVO NELLE
DECISIONI AZIENDALI (a)
Un’impresa industriale produce in un certo periodo
di tempo 10.000 unità di un certo prodotto, che
colloca sul mercato a Euro 280 l’una.
Il costo complessivo di ciascuna unità di prodotto è
calcolato in Euro 250, ed è così costituito:
Costi variabili
Euro 140
Quota costi fissi= 1.100.000
Euro 110
10.000
Totale
Euro 250
ESEMPIO: IMPIEGO DELLA FIGURA
DEL COSTO SUPPLETIVO NELLE
DECISIONI AZIENDALI (b)
Ferme restando tutte le precedenti condizioni, si
presenta per l’azienda la possibilità di collocare sul
mercato estero (mercato non comunicante)
altre 2.000 unità di prodotto a Euro 220 l’una.
La nuova produzione non richiede una modifica della
capacità produttiva.
Determinare se è conveniente accettare l’offerta.
ESEMPIO: IMPIEGO DELLA FIGURA
DEL COSTO SUPPLETIVO NELLE
DECISIONI AZIENDALI (c)
DESCRIZIONE
SIT. ATTUALE
(vend. 10.000 pz.)
SIT. ALTERNATIVA
(vend. 12.000 pz.)
Ric.vend. Italia
280x10.000 2.800.000 280x10.000 2.800.000
Ric.vend. estero
220x2.000 440.000
Totale ricavi
Costi fissi
Costi variabili
Utile
2.800.000
3.240.000
1.100.000
1.100.000
140x10.000 1.400.000 140x12.000 1.680.000
300.000
460.000
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analisi e contabilita` dei costi anno accademico 2005-2006