CoViSCo 2014/2015
Giuseppe A. Micheli
Lezione 4
Rational Choice. La
grammatica e le criticità del
paradigma economico
Covisco 2014 - L04: Rational Choice
1
QUESTIONE NUMERO 1
[1]
Quando nasce e quando rinasce il pre-concetto di ‘scelta
razionale’ , che diamo per
scontato nell’analisi dei
comportamenti economici e
sociali (inclusi le scelte
transizionali)?
Covisco 2013 - 05 - Vie d'uscita
2
Scelte transizionali
Riprendiamo un discorso già iniziato. Avendo a che fare con le
transizioni principali nel corso della vita, i comportamenti e
scelte transizionali (o di passaggio):
sono decisioni innescate da qualche drastico cambiamento di
quadro nel corso di vita di un individuo, tale da produrre un
cambiamento in profondità (dis-orientamento) dei suoi equilibri;
richiedono quindi a loro volta, per poter essere attuate, un
preliminare mutamento profondo negli equilibri dell'individuo;
 a loro volta producono nell’individuo processi di ri-orientamento
(che possono a loro volta innescare nuove scelte di passaggio);
 sono comportamenti "profondi“ in quanto prendono forma
tramite processi decisionali ai bordi della razionalità strumentale;
 spiegarli implica la sistematica esplorazione delle logiche di
razionalità non ortodosse.
Demos - L01: Rational Choice
3
Quattro modi per orientare una
azione sociale
Azione strumentalmente
razionale, cioè
orientata esclusivamente dai
mezzi (soggettivamente)
ritenuti adeguati ai fini
che il soggetto si dà
Azione razionale rispetto
al valore, cioè determinata
da una consapevole
valutazione della qualità in
sé di una certa azione,
indipendentemente dalle
sue prospettive di successo
Azione emotiva/affettiva,
cioè determinata da specifici
stati affettivi e sensazioni
dell’attore
Azione tradizionale, cioè
determinata dalle abitudini
sedimentate
Troviamo una quadripartizione
simile nella tipologia di Talcott
Parsons dei moventi dell’azione
sociale:
Target achievement
Autorealizzazione
Pulsioni inerziali
Integrazione sociale
“Azioni razionali rispetto al valore e azioni affettive (Identità e Adattamento
primario) hanno in comune che il senso dell’azione non sta nel risultato da raggiungere ma piuttosto nell’espletamento dell’azione in sé” (Weber, 1922)
Demos - L01: Rational Choice
4
Uno slittamento regressivo
nella definizione di ragione
“Non già che solo l’agire razionale rispetto allo scopo sia per noi intelligibile:
noi ‘intendiamo’ anche il corso tipico degli affetti e le loro conseguenze
tipiche per l’atteggiamento. Ciò che ‘può venire inteso’ ha per le discipline
empiriche dei limiti fluidi. L’estasi e l’esperienza mistica, al pari di certe
connessioni psicopatiche, oppure dell’atteggiamento di bambini piccoli (..) non
sono accessibili alla nostra comprensione e alla nostra spiegazione
intelligibile nella stessa misura di altri processi.
Non che l’abnorme come tale si sottragga alla spiegazione intelligibile.. (Il
fatto è che) al pari di molti processi psicopatici anche il corso dei processi
della memoria e dell’attività intellettuale è solo in parte ‘comprensibile’.
(Perciò) il comportamento interpretabile razionalmente (si intende rispetto
allo scopo, NdA) rappresenta molto spesso il ‘tipo ideale’ più adatto
nell’analisi sociologica di connessioni intelligibili: sia la sociologia che la
storia procedono in primo luogo ad una interpretazione ‘pragmatica’, in base a
connessioni razionalmente intelligibili dell’agire” (Weber, 1913).
Ma poche pagine dopo MW attua uno slittamento rilevante nelle categorie di analisi: identificando il senso con la razionalità rispetto allo scopo,
da ‘parzialmente comprensibili’ alcuni processi attinenti la vita dell’uomo diventano ‘senza un riferimento di senso’.
Demos - L01: Rational Choice
5
Da ragione recalcitrante a
puro scenario
“Legate in maniera soggettivamente dotata di senso al mondo esterno, e particolarmente all’agire di altri, sono pure gli ‘stati affettivi’ che hanno rilievo
anche indiretto per il corso dell’agire. Alla sociologia comprendente non interessano però di essi i fenomeni fisiologici e quelli ‘psicofisici’, e neppure i
nudi dati psichici. Essa procede invece a una differenziazione in base ai
riferimenti tipici dotati di senso dell’agire: e pertanto si serve di ciò che è
‘razionale rispetto allo scopo’ in qualità di tipo ideale”..
.. “La rilevanza dei processi senza un ‘riferimento di senso’ soggettivo, ad
esempio l’andamento delle cifre di nascite e morti o i processi di selezione di
tipi antropologici - al pari dei nudi fatti psichici - consiste solo per la sociologia comprendente nella loro qualità di ‘condizioni’ e di conseguenze in rapporto a cui è orientato l’agire dotato di senso – come per la teoria economica
avviene per gli elementi climatici o fisiologici-vegetativi”
E’ qui che l’azione mossa da logiche non riconducibili alla razionalità rispetto allo scopo muta il suo statuto epistemico. Donde la scelta di abbandonare la comprensione di questi processi al loro destino: “Le
scienze rivolte alla comprensione considerano le regolarità constatabili in
quei processi psichici al pari delle uniformità legali della natura fisica”
Demos - L01: Rational Choice
6
Un passo indietro: l’interesse
nasce come ‘buona passione’
La ‘razionalità strumentale’, basata sul principio di interesse, emerge
nel Seicento, quando la mobilità sociale inizia a diffondersi nella
società (Eversley, 1959). Ma la razionalità strumentale affiora non
come categoria opposta all’irrazionalità delle passioni, ma come
passione essa stessa, ‘la migliore delle passioni’, capace di
controbattere altre passioni più distruttive (de Rohan 1635).
Il concetto di interesse che viene emergendo è visto come una categoria intermedia tra le due motivazioni platoniche dell’azione umana:
Passione: motore effettuale
ma distruttivo
Ragione: motore costruttivo ma
ineffettuale e solo speculativo
L’interesse ha le qualità di entrambi i poli: l’egoismo è
una passione tenuta sotto controllo dalla ragione,
la ragione trae forza e motivazione dall’egoismo
Demos - L01: Rational Choice
7
Interesse come passione
prevedibile e pre-vidente
L’interesse è pre-vedibile, perciò può essere oggetto di calcolo. E
se è calcolabile e pre-figurabile, l’uomo è assiomatica-mente ‘homo
oeconomicus’, cioè un essere guidato da regole economiche.
Helvétius (1756): “come il mondo fisico è regolato dalle leggi del
movimento, così l’universo morale è regolato dalle leggi dell’interesse”
“In senso stretto, l’uomo non ha una propensione innata a produrre cibo, o a
migliorare la propria condizione, ma piuttosto a consumare cibo e a vedere
migliorata la propria condizione, e solo per il tramite dell’intervento della
ragione, a cercare di raggiungere questi obiettivi. Ma la ragione, in un certo
senso, è altrettanto innata nell’uomo quanto la passione (..)”. “Molti sembrano
credere che il potere espansivo della popolazione sia una minaccia impossibile
da soggiogare. Ma esse considerano l’uomo non come esso è, ma come esso
sarebbe se non possedesse né prudenza (forethought) né ambizione; né
volontà di ascesa né timore di affondare” (Senior a Malthus, 1829)
Demos - L01: Rational Choice
8
QUESTIONE NUMERO 2
[2]
Quali sono I punti critici del
paradigma della razionalità
economica (cognitiva)?
Covisco 2013 - 05 - Vie d'uscita
9
Riemersione e rigidità dell’idea
economica di razionalità
Gary Becker, partendo dai risultati delle prime Survey sociodemografiche, ripropone
la centralità del paradigma economico: «nelle survey nessuna variabile, presa a se
stante, spiegava più di una piccola parte della variabilità nei comportamenti; ma le
variabili economiche li spiegavano più delle altre ” (Becker, 1960). Sia nella teoria
economica neo-classica che in sociologia l’attore razionale sviluppa il proprio
processo di formazione delle decisioni come massimizzazione dell’utilità:
 Con una chiara visione dei mezzi disponibili e delle conseguenze,

Valutabili con un ordinamento di preferenze cardinale, stabile e coerente

E formatosi esogenamente all’oggetto della decisione
Ma queste qualità del modello (trasparenza, stabilità, consistenza, esogeneità) sono un set realistico di condizioni, o una gabbia troppo rigida?
Becker stesso (1962) riconosce che
molte deviazioni dalla regola di massimizzazione delle utilità sono considerate ‘irrazionali’.
Demos - L01: Rational Choice
“gli economisti usano il termine ‘irrazionale’ in un senso molto ampio, per designare ogni comportamento che non possa
essere ricondotto ai modelli di scelta razionale. Così facendo escludono le azioni
basate sulle emozioni, sulle consuetudini, e
sui valori” (Zey, 1992)
10
Becker e una idea sfocata di
razionalità
Grande merito
di Becker
(1962) è stato
quello di avere
intuito subito
che la definizione standard
di razionalità
strumentale
era troppo rigida, e di averla
estesa e affievolita suggerendo che:
“le curve di domanda negativamente inclinate
sono la conseguenza non tanto di un comportamento razionale in senso stretto, quanto di un
principio più generale che ingloba un ampio
ventaglio di comportamenti irrazionali”
“Anche agenti decisionali irrazionali devono accettare
la realtà e non possono, per es., mantenere ferme
decisioni che esulano dalla gamma delle proprie opportunità, gamma che non è fissa o erratica ma risente sistematicamente di alcune variabili economiche .
Ci si può attendere una risposta sistematica pur in
presenza di un’ampia gamma di regole decisionali,
inclusi molti comportamenti irrazionali. Di fatto, unità
irrazionali possono essere ‘forzate’ da un cambio nel
sistema di opportunità a rispondere razionalmente”
Demos - L01: Rational Choice
11
Razionalità debole di Becker
e livello di coscienza
Le scelte razionali sono generalmente intese come consapevoli e goal
oriented. “Perché qualcosa sia razionale occorre che rientri nel novero
delle azioni o riflessioni consapevoli e deliberate ” (Elster,1990). Eppure
anche la natura apparentemente ineludibile della condizione di consapevolezza è oggetto di discussione:
“L’approccio economico non richiede
necessariamente che i soggetti delle
decisioni siano consapevoli dei propri
sforzi di massimizzazione, né che possano sempre formulare in linguaggio
verbale o mediante altro canale informativo le ragioni sistematiche delle
loro scelte. Tutto ciò si concilia bene
con l’enfasi della psicologia moderna
sul subconscio e con la distinzione,
proposta da Merton, tra funzioni latenti
e funzioni manifeste ” (Becker, 1976)
Demos - L01: Rational Choice
“La gente evita se possibile ogni
sforzo di calcolo mentale, o per lo
meno cerca di resistervi. Quadri
di riferimento, considerazioni normative, emozioni, stati d’animo e
percezioni attinenti i nessi tra
mezzi e fini entrano con il loro
peso nel processo (cognitivo) di
formazione dei comportamenti,
ma non necessariamente in forma consapevole”(de Bruijn,1992)
12
Cosa è essenziale? L’universalità
dell’approccio economico
C’è una qualità
di fondo della razionalità debole
di Becker che
nessuno ha mai
messo in
discussione
“l’approccio economico non fa differenze sostanziali tra
decisioni ‘alte’ e ‘basse’, come quelle riguardanti la vita e
la morte opposte a quelle sulla scelta di una marca di
caffè, o come quelle riguardanti la scelta di un compagno
o di avere un figlio contrapposto a quelle su un paio di
pantaloni da comprare..” (Becker,1976)
Becker combatte giustamente ogni
spiegazione ad hoc dei comportamenti, e propone un approccio unificante e monolitico alla logica dell’azione: “il comportamento umano
non è compartimentabile”.
“non c’è alcun imbarazzo nell’ipotizzare che
l’impennarsi della fecondità negli anni ’40 e
primi ’50 fosse dovuto a un rinnovato desiderio
di grandi famiglie, e insieme immaginare che il
declino che inizia pochi anni dopo fosse dovuto
a una certa riluttanza ad avere molti figli”
OK! Ma solo fino al momento in cui dovessimo prendere atto che una qualche sorta
di compartimentazione delle logiche dell’azione può rivelarsi più utile, per
comprendere i comportamenti sociali e demografici, di un modello monolitico. Il
punto, come ammette Becker, è se il completamento autoreferenziale di un
modello è davvero cosa utile o no.
Demos - L01: Rational Choice
13
Due critiche all’euristica
negativa dell’approccio NHE
1a critica: NHE è un modello decontestualizzato, individualistico:
2a critica: NHE si basa su ordinamenti di preferenze statici e stabili:
“Le
decisioni
sono
viste
innanzitutto come esercizi di
individui isolati, e si presta poca
attenzione
all’influenza
su
contenuti e procedure delle scelte
esercitata dalle strutture sociali e
dell’ambiente, dai sistemi di
significato delle culture, da reti e
istituzioni ” (De Bruijn, 1999).
“L’ipotesi di preferenze stabili dà un
saldo fondamento alla produzione
di analisi predittive e distoglie
l’analista
dalla
tentazione
di
postulare uno slittamento nelle preferenze semplicemente per ‘spiegare’ tutte le contraddizioni che
vengono a galla nelle predizioni”
(Becker, 1976)
Tali limiti sono parzialmente rilasciati in alcune varianti economiche. Ma il
più semplice schema della teoria dei giochi rivela il punto critico della NHE.
Demos - L01: Rational Choice
14
Dal dilemma del prigioniero ..
Il dilemma del prigioniero è un gioco non-cooperativo (i giocatori
non trovano un accordo tra loro), con informazione completa
(entrambi conoscono strategie e pay-off disponibili a ciascuno) ma
imperfetta (le scelte vanno prese prima di conoscere le scelte di Alter).
Il problema è di trovare un concetto di soluzione, o di equilibrio, cioè
una regola di comportamento che possano usare i giocatori per
scegliere la strategia migliore possibile. Ma..
Se B tace e A parla, A limita la pena a 3 mesi mentre B si prende 10 anni; se invece
anche A tace la pena per lui è un anno, cioè più pesante; se poi B confessa, se anche
A confessa prendono entrambi 8 anni, tanti ma sempre meno di quanti (10 anni) A
ne prenderebbe tacendo lui solo. La scelta di non confessare (cooperare) è ‘strettamente dominata’, quella di confessare è ‘strettamente dominante’. Nelle condizioni di
‘non trasparenza’ informative del sistema non cooperare è la strategia razionale.
Ma il risultato collettivo è
clamorosamente irrazionale.
Avessero taciuto (cooperato) avrebbero preso un anno
solo entrambi.
Covisco 2013 - 05 - Vie d'uscita
Pay-off = mesi di
carcere
Deten
uto A
Detenuto B
Non confessa
Confessa
Non confessa
-12, -12
-120, -3
Confessa
-3, -120
-96, -96
15
.. al gioco dell’Assicurazione di Sen
Il “gioco dell’assicurazione” presenta una piccola variante nella matrice dei
payoff: un’adeguata riduzione nei rendimenti della defezione (ex.da 50 a 5)
Se Alter sceglie di avere un figlio, anche Ego
avrebbe più benefici con la stessa scelta
(20>5); ma se Alter decide di non averne la
stessa scelta converrebbe anche ad Ego
(0>-10). Non c’è una strategia dominate.
Una sorta di trionfo del conformismo.
Alter
No figli
Ego
No figli
Sì figli
Sì figli
0, 0
5, -10
-10, 5
20, 20
Nella TRA (Fishbei e Ajzen, ‘80) le opinioni (beliefs) di Ego sia sulle conseguenze (B) che sulle norme relative a un comporta-mento (E) determinano
con-giuntamente la sua intenzione di attuare quella azione; a sua volta
l’intenzione determina direttamente l’azione. I modelli RA sono modelli
“Expectancy per Value”. TRA è il primo ad assumere che le scelte
razionali siano filtrate da normative beliefs. Ego risulta razionale solo se
c’è congruenza tra credenze oggettive e normative.
Covisco 2013 - 05 - Vie d'uscita
16
Includere le norme nei processi
decisionali: Reasoned Action Theory
Per la prima volta, un modello prevede la possibilità virtuale di
qualche sorta di inconsistenza nel processo decisionale.
Ma cosa si interpone tra
una domanda virtuale e un
comportamento effettivo?
Le risposte standard
implicano procedure di
interazione tra individui
(sempre, si badi, dotati di
logica cognitiva).
Ne vediamo due varianti:
a) la più semplice presuppone come fattore interponente un cambio di atteggiamenti; b) la seconda
presuppone uno stato di
pena per la dissonanza
tra norme
e desideri.
Covisco 2013 - 05 - Vie d'uscita
“Gli atteggiamenti
conseguono ragionevolmente alle credenze oggettive, intenzioni e azioni conseguono ragionevolmente
agli attegggiamenti”
(Ajzen, 1988).
B
Credenza oggettiva/attesa
sogggettiva su
conse-guenze
dell’azione
Scelte di azione
Intenzione
E
valutazione
soggettiva
di utilità
delle conseguenze
La concettualizzazione d. credenze oggettive
è quella del
modello SEU
Credenza
normativa:
percezione e
adesione alle
valutazioni altrui
sul comportamento in esame
Reasoned Action
(Davidson,Jaccard, 1975; Fishbein, Ajzen, 17
1980)
QUESTIONE NUMERO 3
[3]
Vie d’uscita imperfette dal
prisoner dilemma . Perché mai
pratiche transizionali devono
esser effetto di atteggiamenti
mutanti e non viceversa?
Covisco 2013 - 05 - Vie d'uscita
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Due ragioni della scarsa predittività
degli atteggiamenti
I modelli Expectation per Value sono “inconsistenti e inconclusivi” (Crosbie,
1984): gli atteggiamenti sono buomi predittori delle intenzioni, ma non altrettanto dei comportamenti effettivi. Il basso valore predittivo (o almeno la
scarsa affidabilità) deriva da un insieme di ragioni di diverso peso.
Una prima critica alla operazionalizzazione degli atteggiamenti
riguarda l’abitudine diffusa e superficiale di identificarli con ogni
cosa che un individuo dichiari essere il proprio atteggiamento.
Una critica più radicale (Festinger, 1964) capovolge la sequenza tradizionale. Per essa l’atteggiamento precede (cronologicamente e geneticamente) l’azione. Un atteggiamento è (talora) un processo mentale successivo al
comportamento, con l’obiettivo implicito
di legittimare il comportamento stesso.
Comportamento
Ex Post
Ex Ante
Atteggiamenti
Nella razionalizzazione ex-post la catena causale “norma  atteggiamento
azione” è capovolta: norme o preferenze si conformano a comportamenti.
Covisco 2013 - 05 - Vie d'uscita
19
Come spiegare il rovesciamento tra
azione e atteggiamento?
Ma allora cosa spiega il cambiamento delle pratiche? Può dipendere..
.. da uno slittamento nelle condizioni
strutturali (materiali) di contorno? E’
possibile. Vedi per es. l’effetto dell’aumento
del costo della casa sull’età di uscita da
casa. Ma in questo caso Ego è consapevole
del cambio di quadro e non si fa problemi a
inserirlo nelle dichiarazioni.
.. da uno slittamento nel
quadro di stati d’animo
sottostante? E’ possibile.
In questo caso Ego non è
necessariamente consapevole dell’influenza del mutamento di strutture affettive.
Un processo decisionale e la (apparentemente) conseguente razionalizzazione ex-post possono perciò nascere in dimensioni differenti: quest’ultimo
dipende da vincoli cognitivi o normativi, mentre il primo può essere l’esito
di trasformazioni negli stati d’animo sottostanti. Dietro ‘rational cho-ices’
di un individuo sta un substrato di disposizioni che lo influenzano,
operando non al livello conscio delle preferenze e dei beliefs ma a quello
profondo dei desideri e dell’esperienza vissuta (Hargreaves Heap, 1992).
Covisco 2013 - 05 - Vie d'uscita
20
QUESTIONE NUMERO 4
[4]
Vie d’uscita imperfette dal
prisoner dilemma . Perché stati
di dissonanza non sempre
spingono alla loro riduzione?
Covisco 2013 - 05 - Vie d'uscita
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La teoria della dissonanza
Un modello più complesso di slittamento tra logiche o strategie consiste
nella riduzione della dissonanza cognitiva (Festinger, 1957)
Per dissonanza cognitiva si
intende uno stato di tensione psicologica dolorosa
che si forma quando Ego
sostiene due elementi cognitivi tra loro inconsistenti.
Due
elementi
cognitivi
sono
dissonanti quando da uno dei due
discende l’opposto dell’altro.
La penosità della
induce Ego a ridurla.
dissonanza
Ma il campo di applicazione della teoria non si riduce a costrutti cognitivi:
include anche sistemi normativi e stati psicologici non goal-oriented.
“Cognitions include not only ordinary factual beliefs, but also consciously held
values as well as mental representations of the choices or behaviors of the
subject. Even emotions may be cognitions (..). In spite of certain ambiguities in
Festinger’s original formulations, the process has to be thought of as
unconscious” (Elster, 1999).
Covisco 2013 - 05 - Vie d'uscita
22
Molti modi per ridurre la dissonanza
Facciamo l’esempio ‘scolastico’ di Festinger: “Un fumatore accanito informato
della nocività del fumo esperimenta uno stato di dissonanza: la cognizione della
nocività è infatti dissonante con quella che sta continuando a fumare”.
Cambiando comportamento
(smettendo di fumare)
Aggiungendo
altre cognizioni
consonanti (es.
“il fumo riduce
la tensione e
impedisce
l’accumulo di
peso”)
Il fumatore
accanito può
ridurre la
dissonanza….
Cambiando (eliminando) la sua
cognizione sull’effetto del fumo sulla
salute (“non è vero che fa così male”)
Accrescendo l’importanza di cognizioni
consonanti (es. considerando il piacere
del fumare parte essenziale della vita)
Riducendo l’importanza di cognizioni dissonanti (es. ricordando che il rischio legato al fumo è trascurabile
rispetto a quello di un incidente d’auto)
Covisco 2013 - 05 - Vie d'uscita
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Il mistero di dissonanze non ridotte
Ma il caso italiano presenta un curioso paradosso. L’inconsistenza tra una
gestione oculata del proprio destino familiare, attenta a bilanciare costi e
benefici, e il sistema di preferenze e valori appresi socialmente dovrebbe
indurre (rational choice) a ridurre prima o poi le aspettative.
Invece le aspettative non calano. Sempre due figli, non uno di meno. Prevale una biforcazione tra aspettative dichiarate e socialmente normate e
comportamenti effettivi, prudenziali. La dissonanza è lacerante, ma senza
riduzione. Cresce la percezione dei costi associati alla famiglia, ma non
intacca la percezione del loro senso positivo, né della loro irreversibiltà.
Ciò significa che dietro scelte apparentemente ragionevoli
opera un substrato di disposizioni (non al livello consapevole di credenze e preferenze, ma a quello più profondo di
desideri e sensazioni esperite) che un “cambio persistente
di scenario” può influenzare e che trova una via di sfogo
in uno slittamento delle logiche o strategie di azione.
Covisco 2013 - 05 - Vie d'uscita
L’uva continua
ad essere fuori
portata, ma
non per questo
diventa acerba!
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