STEFANO BECCASTRINI MARIA PAOLA NANNICINI MATEMATICA E LETTERATURA TIPOLOGIE DI RELAZIONE E FERTILITA’ PEDAGOGICA Castel San Pietro Terme, novembre 2011 C’ERA UNA VOLTA… … (e appassionò il dibattito intellettuale anche in Italia) la questione del contrapporsi delle “due culture”, scientifica e umanistica. A sollevarla fu un libro, del 1960, dello scienziato e romanziere inglese Charles P. Snow. Ipotizzava che la moderna, e all’epoca quasi totale, mancanza di dialogo tra le due culture fosse una delle cause della decadenza civile del mondo contemporaneo e del fallimento delle sue istituzioni scolastiche. Probabilmente non aveva tutti torti ma attualmente (salvo, forse, proprio a scuola) quel dialogo si è alfine riaperto. SCIENZA CONTRO LETTERATURA? Un esempio di dura contrapposizione tra letteratura e scienza fu il saggio “Letteratura contro scienza” (1968), del celebre semiologo francese Roland Barthes. Affermava che le due culture erano fatalmente destinate a contrapporsi in quanto la letteratura utilizza il linguaggio con la consapevolezza che esso non è mai neutro né trasparente, cioè non è mai solo uno strumento per veicolare un contenuto di “realtà” esterno al linguaggio stesso, mentre la scienza usa il linguaggio in modo referenziale, strumentale, appunto come se fosse un semplice strumento per esprimere “realtà” esterne ad esso. LA RISPOSTA DI ITALO CALVINO “Ma la scienza d’oggi può essere definita davvero da questa fiducia in un codice referenziale assoluto, o non è essa stessa ormai una continua messa in discussione delle proprie convenzioni linguistiche? E - almeno per quel che riguarda la matematica - piuttosto che alla pretesa di fondare un discorso su una verità esterna ad esso, ci troviamo di fronte a una scienza non aliena dal giocare col proprio processo di formalizzazione… (Va valorizzato)… il posto che il pensiero matematico sta prendendo nella cultura anche umanistica e quindi nella letteratura…”. Calvino sarà la “guida virgiliana” di questo nostro viaggio nei rapporti, ormai tutt’altro che conflittuali, tra i due distinti ma affini campi dell’umano sapere, capire, creare. PERCHE’ IL RIAVVICINAMENTO TRA SCIENZA E LETTERATURA? IL PARERE DI RAYMOND QUENEAU, LETTERATO INNAMORATO DELLA MATEMATICA Se c’è nuovamente contatto tra scienza e letteratura è perché la “scienza” ha incluso le scienze umane. La letteratura non può restare estranea di fronte a questo fatto, e ancor meno indifferente… Raymond Queneau LA MATEMATICA COME LETTERATURA Nel suo Discorso sulla matematica, Gabriele Lolli compie un’operazione molto interessante (e probante delle analogie tra matematica e letteratura): applica alla matematica i criteri scelti da Italo Calvino, nelle Lezioni americane, per illustrare le caratteristiche della letteratura. Calvino aveva parlato di: Leggerezza, Rapidità, Esattezza, Visibilità, Molteplicità. Lolli mostra come anche nel discorso matematico queste caratteristiche del discorso letterario funzionino perfettamente. Confermando la convinzione calviniana che: “L’atteggiamento scientifico e quello poetico coincidono: entrambi sono atteggiamenti insieme di ricerca e di progettazione, di scoperta e di invenzione”. ANCHE LA “LETTERATURA” MATEMATICA POSSIEDE I PROPRI CAPOLAVORI, DA LEGGERE DIRETTAMENTE E NON SOLO DA FARSI RACCONTARE DAI MANUALI SCOLASTICI Ma se la matematica è (anche) una forma di letteratura, vale la pena di porsi alcune domande: • esistono in essa stili personali di scrittura? • è immaginabile (vari studiosi se lo vanno domandando da tempo) una “estetica della matematica”? • si può parlare (Anna Sfard lo fa) degli aspetti psicolinguistici e comunicativi del discorso matematico? Ormai, in America, si pubblicano libri che insegnano “Come scrivere di matematica”. MATEMATICI SCRITTORI Una prova dei legami tra matematica e letteratura è che numerosi matematici sono stati e sono grandi scrittori. Tra essi, ben tre premi Nobel per la letteratura: Bertrand Russell (1950), Aleksandr Solzenitsyn (1970), John Coetzee (2003). E poi: Galileo Galilei (per Calvino, il più grande prosatore italiano), Sofia Kowalevskaya (sua e del suo maestro Weierstrass, la frase “Un vero matematico deve essere anche un po’ poeta”), Lewis Carroll (autore di Alice nel Paese delle meraviglie), Edwin A. Abbott (autore di Flatlandia), Jacques Roubaud, (matematico e poeta francese, del nostro tempo). CHLÉBNIKOV, IL LOBAČEVSKIJ DELLA POESIA Un grande poeta, ma anche un matematico appassionato di geometria, fu Velimir Chlébnikov. Studiò a Kazan, ove aveva insegnato Lobačevskij, il creatore della geometria non-euclidea iperbolica, che considerò sempre il proprio maestro. Chlébnikov voleva portare nel far poesia una rivoluzione analoga, in senso non-euclideo, a quella di Lobačevskij nel far geometria. Scrisse: Se la lingua nella bocca del popolo può essere equiparata alla geometria di Euclide, non può il popolo russo permettersi il lusso, inaccessibile ad altri popoli, di creare una lingua uguale alla geometria di Lobačevskij, di quest‘ ombra da altri mondi? STENDHAL E LA MATEMATICA Anche Stendhal, il grande romanziere francese dell’800, ebbe una giovanile ma profonda passione per la matematica. Lo narra nella sua ‘autobiografia’ Vita di Henry Brulard. “Il mio entusiasmo per la matematica aveva avuto origine, forse, nel mio orrore per l’ipocrisia… A mio avviso, l’ipocrisia era impossibile in matematica…” QUANDO LETTERATI E MATEMATICI IMPARANO A LAVORARE ASSIEME L’OULIPO, laboratorio di letteratura potenziale, fu fondato nel 1960 da Raymond Quenau, letterato innamorato della matematica, e da François Le Lionnais, scienziato innamorato della letteratura. L’idea, cui in seguito aderirono vari matematici e scrittori (tra cui, unico italiano, Italo Calvino) era quella di aprire una fruttuosa collaborazione tra i due campi del sapere e del creare. In particolare, di considerare il linguaggio letterario come terreno di sperimentazione di regole e logiche combinatorie tipiche della matematica. LA MATEMATICA DELLA POESIA Solo e pensoso i più deserti campi vo misurando a passi tardi e lenti; e gli occhi porto, per fuggir, intenti dove vestigio uman l'arena stampi. Altro schermo non trovo che mi scampi dal manifesto accorger de le genti; perché negli atti d'allegrezza spenti di fuor si legge com'io dentro avvampi: sì ch'io mi credo omai che monti e piagge e fiumi e selve sappian di che tempre sia la mia vita, ch'è celata altrui. Ma pur sì aspre vie né sì selvagge cercar non so, ch'Amor non venga sempre ragionando con meco, ed io con lui. La poesia, prima della rivoluzione versoliberista ma spesso anche dopo di essa, era metricamente fatta di molta matematica: nella struttura stessa del componimento (il sonetto, la canzone etc), nella sua articolazione in strofe (la terzina, la sestina, l’ottava, etc), nella sua sillabica versificazione (quinaria, ottonaria, decasillabica, endecasillabica, etc). L’esempio è quello di un sonetto di Francesco Petrarca e mostra come esso sia fatto di 14 versi divisi in due strofe di 4 e due di 3 versi, tutti composti da endecasillabi (versi di 11 sillabe). LA MATEMATICA E LA NASCITA DEL SONETTO Il sonetto (la forma poetica più famosa della tradizione letteraria italiana) nacque con Jacopo da Lentini alla corte di Federico II di Svevia, ov’era di casa, Leonardo Fibonacci. C’entra qualcosa Fibonacci con l’invenzione del sonetto? Molto, secondo il filologo tedesco Wilhelm Pötters. Esso, basato sui numeri 14 (la quantità dei versi) e 11 (la quantità delle sillabe di ciascun verso) altro non sarebbe che il frutto della fusione di poesia e geometria, quella della Pratica geometriae di Fibonacci. Il rapporto 11/14, pari a π/4, esprime due importanti relazioni geometriche: quella tra cerchio e quadrato circoscritto e quella tra quadrante e diametro all’interno del cerchio medesimo. LA SESTINA, ARNAUT DANIEL E JACQUES ROUBAUD La sestina, creata nel XII secolo dal trovatore provenzale Arnaut Daniel (il “miglior fabbro”, secondo Dante), è un componimento poetico di 6 strofe, ciascuna di 6 versi, più 3 di “congedo”. Una delle sue regole strutturali prevede che ogni verso termini con una tra 6 possibili parole/rima, che non debbono mai comparire due volte nella stessa strofa. Le sestine di Arnaut Daniel, insomma, procedono secondo permutazioni regolari da una sestina all’altra (matematicamente, si tratta di permutazioni in base 6) e creano una sorta di “movimento segreto” paragonabile a una spirale. Il matematico e poeta Jacques Roubaud ha paragonato tale schema alla “spirale della chiocciola”. UNA FORMA POETICA DI RECENTE INVENZIONE: IL FIB One (1) Small (1) Precise (2) Poetic (3) Spiraling mixture (5) Math plus Poetry yields the Fib (8) Gregory K. Pincus (13) (21) (34) (55) ANCORA UNA FORMA POETICA ISPIRATA DALLA MATEMATICA: IL PI-EMA, UN POEMA BASATO SUL PI GRECO. LA SEQUENZA DELLE LETTERE CHE COMPONGONO I SUOI VERSI SEGUE QUELLA DELLE CIFRE DEL CELEBRE NUMERO: 3,14…… L’ESEMPIO CHE RIPORTIAMO (SOLTANTO NEI PRIMI VERSI E, DUNQUE, GIUNGENDO SOLTANTO A 3, 14159…) E’ QUELLO DI UN PIEMA, INTITOLATO Cadaeic Cadenza DI MIKE KEITH, MATEMATICO-POETA AMERICANO CHE COMPLESSIVAMENTE, SEGUE PI GRECO PER 3835 CIFRE. IN ITALIA, LA MATEMATICA E POETESSA SIRACUSANA MARIA INTAGLIATO HA SCRITTO UN Pi greco in versi CHE SEGUE IL CELEBRE NUMERO PER 999 CIFRE Cadaeic Cadenza One (3) A (1) Poem (4) A (1) Raven (5) Midnights (9) ………… LA MATEMATICA DELLA NARRATIVA La matematica è strutturalmente presente anche nelle opere di narrativa: per esempio, nel numero delle pagine e dei capitoli. Ma anche come logica combinatoria dell’intreccio. Esemplare, in tal senso, La vita: istruzioni per l’uso di George Perec La vicenda si basa su uno schema di natura matematica: si svolge infatti all’interno di un caseggiato parigino composto da 10 stanze per piano poste su 10 piani a formare “un biquadrato latino ortogonale di ordine 10” di 100 stanze. Ogni capitolo del libro è ambientato in una stanza. Anche le singole storie sono costruite secondo una precisa logica combinatoria, suggerita a Perec dal matematico, e collega oulipista, Claude Berge, specialista di calcolo combinatorio e autore di libri gialli a sfondo matematico (per esempio, Chi ha ucciso il conte di Densmore? basato sulla teoria dei grafi). MATEMATICA E CRITICA LETTERARIA Un altro settore della letteratura nel quale, nel corso del 900, le applicazioni della matematica sono state crescenti è quello della critica letteraria. “Ogni quartina contiene 11 sostantivi: nella prima ci sono 10 nomi e un pronome sostantivato e nell’ultima 9 nomi e 2 pronomi sostantivati. Dei 22 sostantivi, 17 sono al singolare e dei 3 generi il femminile ha la maggioranza assoluta (12 casi contro 6 maschili e 4 neutri). Il verso iniziale presenta tutti e 3 i generi (F+M+N)” Dai formalisti russi agli strutturalisti, dalla stilometria al calcolo informatico delle costanti e delle varianti linguistiche di questo o quell’autore, l’analisi critica dei testi letterari si è fatta sempre più precisa, utilizzando numeri e misure quantitative. Offriamo come esempio un brano del grande semiologo russo Roman Jakobson, tratto dal suo libro “Hölderlin. L’arte della parola”. I NUMERI E LE RELIGIONI DEL LIBRO: LA BIBBIA Nella Bibbia è diffuso il simbolismo numerologico (riguardante, per esempio, l’1, il 3, il 7, il 40 e così via). Ma ancor più importante è il fatto che c’è una tendenziale identificazione del Logos con la matematica: nel libro della Sapienza si dice per esempio, rivolgendosi a Dio: “Tu hai regolato ogni cosa in numero, peso e misura”. Quel Logos del Vangelo di Giovanni che solitamente è tradotto in italiano con “Verbo” potrebbe, quindi, essere tradotto con “Numero” (come, del resto, sostenne Galileo, individuando nella matematica la lingua con cui Dio aveva “scritto” il grande libro dell’Universo). I NUMERI E LE RELIGIONI DEL LIBRO: I VANGELI Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce e del pane. Disse loro Gesù: "Portate un pò del pesce che avete preso or ora". Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si spezzò. GIOVANNI, 21, 1-14 Tra i “numeri simbolici” presenti nel Nuovo Testamento (il 12 del numero degli apostoli, il 7 e il 77 volte 7 dell’importanza del perdono e così via) particolarmente curioso è il 153, il numero dei pesci che, nel Vangelo di Giovanni, Pietro trasse a riva con la rete nel corso della “pesca miracolosa”. Perché proprio 153 e non, per esempio, 152 o 154? La questione ha ispirato le ricerche di molti studiosi, da Agostino d’Ippona a François Le Lionnais (il matematico e scrittore che, con Raymond Queneau, fondò l’OULIPO), il quale se ne occupa nel suo libro “Les nombres remarquables”. I NUMERI E LE RELIGIONI DEL LIBRO: IL CORANO L' attenzione ai fatti della natura, che costituisce il presupposto della ricerca scientifica, fu promossa, nell’Islam, dagli insegnamenti del Corano. Secondo i «calcoli» di Abdus Salam (pakistano, premio Nobel per la fisica nel 1979 e fervente musulmano) un ottavo del sacro libro, pari a 750 versi, esorta i credenti a studiare la Natura, in passi come questo: «Perché non guardano alle nubi, come sono create? E al cielo, quanto è elevato? E ai monti, come sono stabili? E alla terra, quanto è distesa?» (88, 18-20). Anche le Hadith (tradizioni canoniche musulmane) insistono sulla conoscenza come strumento di salvezza: «La ricerca della conoscenza, e delle scienze, è obbligatoria per ogni musulmano, uomo o donna che sia». MATEMATICA E MITOLOGIA NEI POEMI OMERICI Palamede, re d’Eubea, era un eroe mitologico, cui gli antichi greci attribuivano l’invenzione dell’alfabeto e dei numeri ossia dei due strumenti del Logos. Paolo Zellini nel suo NUMERO E LOGOS scrive che esisteva, nell’Antichità, un profondo rapporto tra Mito e Logos. Nell’Odissea, per esempio, Omero narra di Proteo, divinità marina, che ogni giorno usciva dal mare per contare le proprie foche. «Mito e Logos si incontrano nel quarto libro dell'Odissea. È qui che il Logos rivela il senso originario di raccogliere, censire, enumerare. Proteo, dio del mare, appena fuori dall'acqua passa in rassegna il suo gregge di foche contandole cinque per cinque». I NUMERI E LA FIABA Anche le fiabe tradizionali (quelle di Basile, di Perrault o dei fratelli Grimm, per esempio) posseggono le loro numerologie. Anche in esse, il numero 7 assume una eccezionale rilevanza simbolica: dagli stivali delle sette leghe che Pollicino sottrae all’orco, ai sette nani di Biancaneve, alle “sette fiasche di lacrime versate” della novella che Nonna Lucia raccontava al piccolo Giosuè Carducci e che egli immagina di riascoltare, commosso, in “Davanti a San Guido” FAVOLE E FILASTROCCHE CONTEMPORANEE "Inventiamo dei numeri?" "Inventiamoli, comincio io. Quasi uno, quasi due, quasi tre, quasi quattro, quasi cinque, quasi sei". "E' troppo poco. Senti questi: uno stramilione di biliardoni, un ottone di millantoni, un meravigliardo e un meraviglione"."Io allora inventerò una tabellina: - tre per uno Trento e Belluno - tre per due bistecca di bue - tre per tre latte e caffè - tre per quattro cioccolato - tre per cinque malelingue - tre per sei patrizi e plebei - tre per sette torta a fette - tre per otto piselli e risotto - tre per nove scarpe nuove - tre per dieci pasta e ceci. Gianni Rodari ALLA SCOPERTA DEI GRANDI LETTERATI GUIDATI DAI MATEMATICI DANTE CON BRUNO D’AMORE Sebbene moltissimi siano ormai gli studi di vari Autori dedicati all’analisi della presenza della matematica nell’opera di Dante e nella Divina Commedia in particolare, con grande stupore ci si accorge che esiste sempre qualche angolo inesplorato o qualche verso che può ancora fornire argomento di riflessione e di studio; lo stupore cessa ogni volta, quando si riflette sulla grandezza dell’Opera ... BRUNO D’AMORE ALLA SCOPERTA DEI GRANDI LETTERATI GUIDATI DAI MATEMATICI ROBERT MUSIL CON CLAUDIO BARTOCCI Il bagaglio delle conoscenze scientifiche di Musil non si esaurisce nelle nozioni apprese durante il curriculum universitario, senza dubbio molto più ampie di quelle della maggior parte dei suoi colleghi scrittori... Musil è senz’altro a conoscenza, in maniera non superficiale, dei nuovi studi sulla teoria degli insiemi e delle ricerche sui fondamenti della matematica… I concetti scientifici, e in particolare quelli desunti dalla matematica, non hanno un valore accessorio nell’opera di Musil ma sono fondanti, programmaticamente, del processo stesso della creazione letteraria… CLAUDIO BARTOCCI JORGE LUIS BORGES CON GUILLERMO MARTINEZ Quanto sapeva Borges di matematica? Egli afferma di aver fatto cinque, sette anni di apprendistato metafisico, teologico, matematico che lo hanno messo in grado di abbozzare una storia dell’infinito… Borges ricorda inoltre che, secondo Bertrand Russell, la matematica altro non è che una vasta tautologia, così dimostrando che era a conoscenza della discussione cruciale sui fondamenti della matematica. Una discussione che dava luogo ad accesi dibattiti, centrati sulla questione della verità: il vero contro il dimostrabile. GUILLERMO MARTINEZ LA MATEMATICA NELLA NARRATIVA: DOSTOJEVSKIJ E LA GEOMETRIA NON EUCLIDEA Nel 1826, a Kazan, il matematico russo Nicolaj Lobaçevskij formulò una geometria noneuclidea di tipo iperbolico. La cosa suscitò, nei decenni successivi, molto clamore, producendo sconcerti ed entusiasmi. La letteratura del secolo ne fu fortemente influenzata. Per esempio, I fratelli Karamazov (1879) di Fëdor Dostoevskij ove, durante una discussione sull’esistenza di Dio, Ivan dice al fratello minore Alioscia: Posto che Dio esista, e che abbia realmente creato la terra, lo ha fatto secondo la geometria euclidea, e l'intelletto è stato creato idoneo a concepire soltanto uno spazio a tre dimensioni. Vi sono invece geometri e filosofi che dubitano che l'universo sia stato creato secondo la geometria euclidea e s'avventurano perfino a supporre che due linee parallele, che secondo Euclide non possono mai incontrarsi, potrebbero anche farlo nell'infinito. E così, io ho tratto la conclusione che, se nemmeno questo mi riesce intelligibile, come potrei innalzarmi al concetto di Dio? Umilmente riconosco che in me non c'è nessuna capacità di risolvere problemi simili: in me c'è una mente euclidea, terrestre… I MATEMATICI NELLA NARRATIVA HERMANN BROCH E “L’INCOGNITA” Il romanziere austriaco Hermann Broch fa di un matematico il protagonista del proprio romanzo “L’incognita” «Vede - disse Kapperbrunn la matematica è una sorta di atto disperato dello spirito umano… In sé e per sé non ci serve per niente, ma è una specie di isola dell’onestà, e per questo le voglio bene.» Scrittore dal forte impegno morale, Broch riesce a collocare persino la matematica in una prospettiva etica, parlando di “atto disperato dello spirito” e di “isola dell’onestà” ARCHIMEDE E LA POESIA DI ROMA ANTICA Roma portò sempre come un grave rimorso l’uccisione di Archimede. Nella poesia di età imperiale – in Orazio, Virgilio (che fu attento studioso di matematica), Catullo – la sua suggestione (come la definisce Mario Geymonat, autore di uno studio sul tema), è spesso presente. Per esempio, in questi versi delle Georgiche di Virgilio: “Nel mezzo due figure, Conone e chi fu l’altro/che agli uomini disegnò con la bacchetta tutto quanto il cielo?”. L’altro cui si allude, oltre all’astronomo alessandrino Conone, è proprio Archimede. Scopriremo il Cubo dell'Arcobaleno su questo non c'è dubbio ma l'Arco della congettura di un Amante elude il disvelamento LA MATEMATICA NEI VERSI DEI GRANDI POETI EMILY DICKINSON Nei versi di Emily Dickinson, la più profonda e “moderna” poetessa d’America, ricorrono spesso concetti e termini desunti dalla matematica (come, nel testo scelto quale esempio, il cubo, l’arco, la congettura: in altri componimenti l’ellisse, l’assioma, il numero, il contare e così via). Essi danno ai toccanti versi della poetessa di Amherst, Massachussets, precisione formale, vertigine concettuale, lirico surrealismo. Degno di meraviglia è il numero Pi greco tre virgola uno quattro uno. Le sue cifre seguenti sono ancora tutte iniziali, cinque nove due, perchè non ha mai fine… Il più lungo serpente terrestre dopo una dozzina di metri s’interrompe. Così pure, anche se un po’ più tardi, fanno i serpenti delle favole. La fila delle cifre che compongono il π non si ferma al margine del foglio, riesce a proseguire sul tavolo, nell’aria, su per il muro, il ramo, il nido, le nuvole, diritto nel cielo, per tutto il cielo atmosferico e stratosferico. LA MATEMATICA NEI VERSI DEI GRANDI POETI La poetessa polacca Wislawa Symborska, una delle più sapienti voci poetiche d’Europa, Premio Nobel per la letteratura 1996, mette di frequente temi matematici nei propri versi. Per renderli più realistici, all’altezza dei problemi del nostro tempo, per far capire al lettore che anche un poeta deve ormai fare i conti con la scienza, la logica, la statistica, i numeri. Quindi, per motivi piuttosto diversi da quelli della Dickinson. Però entrambe le poetesse dimostrano la consapevolezza che l’interesse dei letterati per la matematica trova origine nel fascino del suo rigoroso linguaggio, nel suo evocare vertigini metafisiche, nel suo essere libera e coraggiosa, anziché arida e meccanica: proprio come la letteratura e anzi aiutandola spesso a rinnovarsi. CENTOMILA MILIARDI DI POESIE DI RAYMOND QUENEAU “Ho concepito e realizzato questa operetta che permette a chiunque di comporre a piacimento centomila miliardi di sonetti, tutti quanti regolari. Si tratta di una specie di macchina per fabbricare poesie, ma in numero limitato (per la verità, tale numero, sebbene limitato, fornisce lettura per duecento milioni di anni, leggendo 24 ore al giorno).” Raymond Queneau, uno dei fondatori dell’OULIPO, è stato un geniale precursore del moderno ritrovarsi della matematica con la letteratura. Un grande matematico europeo, Piet Hein, è stato anche pittore e poeta. Come matematico, ha creato la Superellissoide, un modello di eleganza matematica e un brillante esempio di risoluzione del conflitto tra cerchi e linee rette: “Per l’intero cammino della civiltà – egli ha detto - sono esistite due tendenze: una verso le linee rette e una verso quelle circolari”. I problemi meritevoli di essere attaccati dimostrano il loro merito contrattaccando Come poeta ha inventato un tipo di epigramma chiamato Grook. A sinistra, un esempio. TRA INGEGNERIA, MATEMATICA E LETTERATURA IL FUROR MATHEMATICUS DI LEONARDO SINISGALLI L’ingegnere/poeta Leonardo Sinisgalli, tra le sue molte opere, ha scritto un libro intitolato Furor Mathematicus. Vi esprime, con impeto persino lirico, il proprio giovanile amore per la matematica. “Un’applicazione del teorema di Guldino m’interessava più di un sonetto di monsignor Della Casa o di un epitaffio di Gongora. Che cosa è accaduto – mi domandava l’altra sera un mio amico del Seminario di Matematica – perché ti allontanassi tanto da quelle verità? Non so. Posso dire di aver conosciuto giorni di estasi per virtù delle matematiche e quando mi capita di poter ricordare quei giorni, quelle costruzioni di modelli impenetrabili alla malinconia, alle lacrime, un incanto inesprimibile, una pena soave, una musica accorata mi quieta tutte le voglie” TRA INGEGNERIA, MATEMATICA E LETTERATURA LA MEDITAZIONE MILANESE DI CARLO EMILIO GADDA Carlo Emilio Gadda, forse il massimo romanziere italiano del 900, era laureato in ingegneria e insegnò a lungo matematica nei licei. La crisi dei fondamenti della matematica e della fisica novecentesca (divisa tra relativismo e quantismo) fa da sfondo ai suoi libri (“Gadda vive il dramma del nostro tempo anche come dramma del pensiero scientifico”, affermò Italo Calvino) ma viene affrontata direttamente in Meditazione milanese. Scrisse Gadda nel 1954: “Le discipline matematiche e la disciplina dello scrivere, cioè dell'esprimersi nei termini propri d'una lingua, hanno feudi in giurisdizione comune. Intuiscono omologie di problemi: le quali sono avvertite, è ovvio, da chi bazzica le matematiche e frequenta, ad un tempo, la palestra dealbata della pagina”. TRA INGEGNERIA, MATEMATICA E LETTERATURA: ROBERTO VACCA, FUTUROLOGO E ROMANZIERE Roberto Vacca, ingegnere, futurologo, romanziere, divulgatore scientifico ha scritto di tutto, anche un romanzo di fantascienza (“Il Robot e il Minotauro”) e un libro di incoraggiamento a conoscere la matematica (“Anche tu matematico”), rivolto a quanti, con sciocco orgoglio, dicono di odiarla. Molti intellettuali sostengono che vivono benone senza matematica. Studiarla è noioso – saperla è inutile. E perché, allora, dovrebbero faticare per impararla? Perché quelli che sanno di matematica cercano di generare complessi di inferiorità in chi non la sa? La risposta è che quegli intellettuali che hanno un complesso di inferiorità per la loro ignoranza matematica, farebbero bene a levarselo, imparandola. Invece quelli che non hanno un complesso di inferiorità, dovrebbero averlo. Perché sono inferiori. DUE FILOSOFI E LETTERATI CHE AMARONO MOLTO LA MATEMATICA: PAUL VALERY… Poeta insigne (“poeta del rigore impassibile della mente” lo definì Italo Calvino), filosofo tutt’altro che accademico, ha scritto anche una voluminosa mole di Quaderni ove per decenni, ogni giorno, tenne il diario non della propria vita ma del proprio pensare. Molte parti di essi sono dedicati alla matematica. “Spero che le mie poesie abbiano la solidità di alcune pagine di algebra” Paul Valéry ...E SIMONE WEIL Sorella del grande matematico André Weil (del gruppo Bourbaki), poetessa, filosofa, mistica e studiosa delle religioni, ha lasciato migliaia di pagine di Quaderni, molte delle quali dedicate alla matematica. “Docilità dell’essere matematico. L’impero della matematica sulla materia è un impero di dolcezza. Legame tra la matematica e l’amore. La matematica presenta il mistero della persuasione esercitata dal bene sulla necessità” Simone Weil LA MATEMATICA E IL TEATRO BRUNO DE FINETTI E LUIGI PIRANDELLO Il matematico italiano Bruno De Finetti, fu un ammiratore di Luigi Pirandello e scrisse, in occasione della sua morte nel 1937, un saggio intitolato Pirandello maestro di logica. Lo spirito matematico di Luigi Pirandello. Vi sosteneva che i personaggi pirandelliani, con il loro relativismo logico da una parte e il loro seguire fino alle estreme conseguenze le loro premesse logiche dall’altra, rappresentavano la migliore drammatizzazione del modo di pensare dei matematici. Tra i due c’erano profonde affinità di pensiero: De Finetti era convinto che la scienza, intesa come scopritrice di verità assolute, fosse destinata a restare disoccupata “per mancanza di verità assolute da scoprire”. NASCE IL “GIALLO”: POE/DUPIN E CONAN DOYLE/ HOLMES Alle origini della letteratura poliziesca stanno due scrittori, Edgar Allan Poe e Arthur Conan Doyle, e due investigatori, da loro inventati, Auguste Dupin e Sherlock Holmes. Poe, romanziere e poeta, amava la matematica (aveva anche scritto un saggio su “Il fondamento logico del verso”) e così Conan Doyle, medico e romanziere. I loro personaggi pure: Dupin sa che “la facoltà di risolvere un enigma è molto rinforzata dallo studio delle matematiche” e Holmes identifica come unico avversario degno di sé Moriarty, un vero e proprio Genio (seppur del Male) e non a caso un matematico. Dopo di loro numerosi altri “giallisti” hanno utilizzato processi e personaggi di natura matematica per costruire le loro storie. ALLE ORIGINI DELLA FANTASCIENZA:E.A. ABBOTT Uno dei primi libri di fantascienza fu, nel 1884, Flatlandia. Racconto fantastico a più dimensioni, del matematico, pedagogista e teologo Edwin A. Abbott. Il tema è quello delle dimensioni dello spazio: a Flatlandia ne esistono soltanto due, sulla Terra tre, ma sono pensabili anche mondi a quattro o più dimensioni. Immaginate un vasto foglio di carta su cui delle Linee Rette, dei Triangoli, dei Quadrati, dei Pentagoni, degli Esagoni e altre Figure geometriche, invece di restar ferme al loro posto, si muovano qua e là, liberamente, sulla superficie o dentro di essa, ma senza potersene sollevare e senza potervisi immergere… Così facendo avrete un'idea abbastanza corretta del mio paese e dei miei compatrioti. Ahimè, ancora qualche anno fa avrei detto: «del mio universo», ma ora la mia mente si è aperta a una più alta visione delle cose”. LA STORIA DELLA MATEMATICA NELLA LETTERATURA. BIOGRAFIE DI MATEMATICI UN PARTICOLARE GENERE LETTERARIO E’ QUELLO BIOGRAFICO: MOLTI LIBRI SONO DEDICATI ALLA VITA DEI MATEMATICI FAMOSI (DAL PITAGORA DI DIOGENE LAERZIO, DEL I SECOLO DOPO CRISTO, AL RAMANUJAN DI ROBERT KANIGEL, DEL 1991). . ESSI POSSONO ESSERE DI TRE TIPI, PER CIASCUNO DEI QUALI FAREMO UN ESEMPIO: A) BIOGRAFIE ROMANZATE B) BIOGRAFIE VERE E PROPRIE C) AUTOBIOGRAFIE UNA BELLA BIOGRAFIA ROMANZATA E’, PER ESEMPIO, QUELLA SCRITTA DAL ROMANZIERE AUSTRALIANO TOM PETSINlS SU EVARISTE GALOIS E INTITOLATA IL MATEMATICO FRANCESE ALAN TURING, UNA BIOGRAFIA UNA VERA BIOGRAFIA, E’ INVECE, PER ESEMPIO, QUELLA SCRITTTA DA ANDREW HODGES SU ALAN TURING, IL GRANDE MATEMATICO E CRITTANALISTA INGLESE CHE E’ CONSIDERATO IL PADRE DELLA “COMPUTER SCIENCE”. ESSA E’ E INTITOLATA “ALAN TURING. L’ENIGMA”, DURANTE LA II GUERRA MONDIALE TURING LAVORO’ CON SUCCESSO NEL GRUPPO DI DECRITTAGGIO DEL CODICE ENIGMA, UTILIZZATO DALLA MARINA TEDESCA. NONOSTANTE I SUOI MERITI SCIENTIFICI E PATRIOTTICI, FU PERSEGUITATO PER LA SUA OMOSESSUALITA’ E MORI’ SUICIDA, MANGIANDO UNA MELA AVVELENATA CON CIANURO DI POTASSIO. AVEVA 42 ANNI. DA BAMBINO AVEVA MOLTO AMATO LA FAVOLA DI BIANCANEVE. AUTOBIOGRAFIA DI UN MATEMATICO Vari matematici hanno scritto le loro autobiografie, da Hardy a Russell, da Weil a Schwartz a Ulam. La più appassionante è forse MATEMATICA ED EMOZIONI, del matematico e filosofo rumeno Imre Toth. In essa, egli narra la propria travagliata vicenda di ebreo perseguitato dai nazisti, di comunista perseguitato dai nazisti e dai comunisti, di esule, di nomade, di pacifista, di illustre matematico convinto che la matematica sappia emozionare quanto la poesia, l’amore, la fantasia. “Ho cominciato a studiare Matematica a scuola, ma l’insegnante era scadente. (Diceva)… che potevo diventare un buon matematico ma che dovevo pensare a fare gli esercizi piuttosto che perdere tempo con stupide domande. Allora ho cercato da solo le risposte e in biblioteca ho scoperto un altro mondo, ove molti grandi matematici si erano posti le stesse mie stupide domande” Afferma Claudio Bartocci (uno dei matematici italiani che - con Emmer, D’Amore, Lolli, Toffalori, Odifreddi e altri - più si è interessato all’argomento): “Forse letteratura e matematica non aspirano alla verità ma alla bellezza. La ricerca della bellezza è forse ciò che più segretamente le accomuna…”. Entrambe si fondano sulla fantasia, l’immaginazione, la creazione e l’esplorazione di “mondi possibili”. Ma davvero, entrambe, non hanno niente a che vedere con la verità? Quali forme estreme, l’una di pensiero narrativo/metaforico e l’altra di pensiero logico/paradigmatico, esse forniscono da secoli modelli, idee, stili metodologici al lavoro delle scienze sia naturali che sociali. Apparentemente in sé “inutili”, forniscono energia intellettuale e spirituale alle altre discipline, che non saprebbero fare a meno del loro prezioso apporto. POTENZIALITA’ EDUCATIVE Pensate quale arricchimento didattico potrebbe acquistare, a scuola, un insegnamento della letteratura e della matematica basato sul considerarle alleate invece che nemiche. Gli allievi capirebbero: • che la parola e il numero sono i due più geniali strumenti che l’intelletto umano abbia inventato, • che le due “scienze” che mirano al loro continuo e creativo rinnovamento – la letteratura e la matematica, appunto – possono, anzi debbono, collaborare tra loro, • che contare e raccontare possono, anzi debbono, sostenersi a vicenda. Nessuno studente potrebbe più affermare che “Gli itinerari matematici e quelli letterari non si sono mai incontrati nella mia realtà scolastica” (Fonte IRRSAE). IN MEMORIA DI ANDREA ZANZOTTO UN POETA CHE AMAVA LE SCIENZE