D. Lgs. 231/2001 – La responsabilità da reato degli enti: da novità normativa a possibile strumento gestionale Torino, 28 settembre 2010 AREE SENSIBILI E TEST ODV Silvia Cornaglia LE NOSTRE TESI La migliore condizione esimente per l’ente è che non vengano commessi reati L’OdV deve vigilare sull’esistenza e sull’osservanza delle regole, ma anche sulla coerenza e adeguatezza dell’ambiente di controllo Il modello organizzativo è di gestione è parte del più articolato sistema di controllo interno previsto dall’impianto normativo sancito dal codice civile Servono modelli di controllo improntati alla osservanza delle regole, ma al contempo integrati e dinamici 2 IL PRIMO TEST Qual è la migliore condizione esimente per l’ente, e conseguentemente per l’OdV? A. POTER DIMOSTRARE A UN GIUDICE DI AVERE ADOTTATO ED EFFICACEMENTE ATTUATO UN MODELLO ORGANIZZATIVO ADEGUATO A. CHE NON VENGANO COMMESSI REATI 3 IL PRIMO TEST … Allora è nostro vantaggio lavorare innanzitutto su controlli ex ante: non solo check up periodici, bensì stili di vita … E LA “PROBLEMATICA DELLE REGOLE” Le regole devono esistere ma hanno dei punti deboli (seconda tesi) 4 I PUNTI DEBOLI DELLE REGOLE Qualsiasi modello organizzativo, anche quello oggettivamente migliore, porta in sé il germe del proprio fallimento, il proprio limite (impossibilità di azzerare il rischio). EMERGENZA EVOLUZIONE IMPREVISTO INTERESSE 5 I PUNTI DEBOLI DELLE REGOLE - EMERGENZA nelle organizzazioni strutture sovra-individuali emergono da individui e relazioni tra individui e gruppi. Le proprietà di tali strutture non sono in alcun modo desumibili da quelle dei singoli individui o dei processi che fluiscono tra loro. Costituiscono un livello superiore; sono inedite quanto imprevedibili. L’emergenza è un aspetto della auto-organizzazione dei sistemi, ma accanto alle capacità di auto-organizzazione, i sistemi sociotecnici sanno esibire anche notevoli capacità di auto-disorganizzazione. 6 I PUNTI DEBOLI DELLE REGOLE - EVOLUZIONE Le organizzazioni sono sistemi in continua evoluzione, le regole valide oggi facilmente saranno inadeguate domani. La capacità dell’ente di controllare la propria performance e la coerenza dell’operato delle proprie persone con la strategia è un carattere distintivo che può essere determinante per l’evoluzione e vincente in ambiti più ampi (exaptation) La componente deterministica del processo evolutivo – cioè la selezione naturale – è una forza insufficiente a modificare le specie in una situazione in cui l’ambiente circostante cambia pochissimo; è quando le specie sono sopraffatte dagli eventi ambientali e cadono preda dell’estinzione, che l’evoluzione per mezzo della selezione naturale modifica velocemente l’adattamento degli organismi nel corso della rapida evoluzione di specie interamente nuove. 7 I PUNTI DEBOLI DELLE REGOLE - IMPREVISTO Gli incidenti sono sovente il risultato non tanto di deviazioni rispetto alle norme,quanto del normale funzionamento delle organizzazioni; dell’aderenza a norme e regole istituzionali piuttosto che di aberrazioni. Gli interventi istituzionali non devono avere come scopo quello di rinforzare l’integrazione sottoponendo tutte le attività a norme, regolamenti e controlli. Questi interventi devono avere per obiettivo principale e nuovo quello di rinforzare la capacità di ogni individuo e di ogni gruppo di combinare le proprie identità psicologiche e culturali con i propri ruoli tecnici ed economici. 8 I PUNTI DEBOLI DELLE REGOLE - INTERESSE Qualsiasi norma, per quanto pesante sia il deterrente, incontrerà un interesse o una condizione che ne giustifica la violazione. Una norma può essere fatta rispettare per tre vie: giuridico - sanzionatoria tecnica etica La norma (sistema di controllo interno in senso stretto) di per sé non basta: occorre che coloro alla quale è rivolta siano convinti che rispettarla è la cosa migliore da fare. 9 L’AMBIENTE DI CONTROLLO COME FONDAMENTO 10 IL PRIMO CONTROLLO DELL’ODV Idoneità a far emergere i valori “giusti”, cioè LE REGOLE CHE PREVARRANNO IN QUELL’AMBIENTE Codici etici Modello organizzativo e sistemi di indirizzo e controllo Gestione per competenze Filosofia e stile di direzione La parola d’ordine è: coerenza 11 SISTEMA DI CONTROLLO INTERNO E’ impossibile, per gli organi amministrativi delle società e degli enti, dimostrare di aver adempiuto agli obblighi propri del loro ufficio con la diligenza professionale loro richiesta (art. 2392 cod. civ.), se non hanno adottato e applicato un adeguato sistema di controllo interno. Art. 2403 del Codice Civile dopo la riforma del 2003 (precedentemente art. 149 del D. lgs. n. 58/1998) Artt. 6 e 7 del D. lgs. n. 231/2001 12 ARTT. DEL CODICE CIVILE NOVELLATI DAL D. LGS. N. 6/2003 (disciplina delle società per azioni – doveri dell’organo amministrativo e dell’organo di vigilanza) MODELLO TRADIZIONALE MODELLO DUALISTICO MODELLO MONISTICO Consiglio di amministrazione e organi delegati art. 2381, c.3 e 5 Consiglio di gestione e organi delegati art. 2409 novies (rinvio all’art. 2381) Consiglio di amministrazione e organi delegati art. 2409 noviesdecies (rinvio all’art. 2381) Collegio sindacale art.2403 Consiglio di vigilanza art.240 terdecies,c.1, lett.c (rinvio all’art. 2403, c.1) Comitato per il controllo della gestione art. 2409 octiesdecies, c.5, lett.b 13 SISTEMI INTEGRATI DI CONTROLLO INTERNO La definizione non è univoca fra operatori aziendali, legislatori, studiosi, utilizzatori in genere Un primo tentativo unificante è stato realizzato dal COMMITTEE OF SPONSORING ORGANISATIONS OF THE TREADWAY (COSO), con la definizione di INTERNAL CONTROL INTEGRATED FRAMEWORK 14 SISTEMI INTEGRATI DI CONTROLLO INTERNO INTERNAL CONTROL - INTEGRATED FRAMEWORK Sistema di controllo, come modalità di conduzione aziendali verso il raggiungimento di obiettivi dati dei processi è calato nelle seguenti aree cui corrispondono specifici obiettivi: - attività operative efficacia ed efficienza - sistema informativo affidabilità delle informazioni - compliance conformità alla normativa in vigore 15 SISTEMI INTEGRATI DI CONTROLLO INTERNO Da un punto di vista organizzativo-sostanziale, i cosiddetti “modelli di organizzazione e di gestione” idonei a prevenire la commissione di certi reati, altro non sono che la focalizzazione di una parte o aspetto della più generale realtà denominata sistema di controllo interno. ATTENZIONE ALL’ATTUAZIONE PARZIALE!! 16 MODELLI INTEGRATI E DINAMICI Abbiamo incominciato, come Gruppo di Lavoro, lavorando su un primo nucleo di “Manuale Operativo” dell’Odv. Si tratta, appunto, di un primo nucleo, intorno al quale, con la logica del DB relazionale, può nascere, nel tempo e almeno sul piano logico, una “costellazione” di indicatori di monitoraggio a supporto di tutti i soggetti e gli enti coinvolti nel complesso Sistema di Controllo Interno. Ogni organizzazione, in funzione delle proprie dimensioni, complessità, capacità economica, definirà il proprio perimetro e il proprio livello di approfondimento. 17 MODELLI INTEGRATI E DINAMICI – step 1 CONTROLLI GENERALI SOGGETTI REATI REATI CONNESSI AREE SENSIBILI TEST 18 MODELLI INTEGRATI E DINAMICI – step 2 reati presupposto riferimenti giurisprudenza reati ex-231 in concorso comportamenti fraudolenti riferimenti -reati collegati -altre norme aree funzionali processi controlli, tests, best practices check list il reato può essere commesso? se SI quali sono le aree funzionali quali i processi interessati quali i comporamenti portatori di rischio quali i gradi di rischio controlli tipi verifica completezza normativa verifica adeguatezza prassi controlli verifiche estemponee dirette metodo struttura delle richieste di inforrrmazioni tipo di risposte (si/no, multiple chiuse, aperte) di documenti referenti modalità di documentazione di richieste e risposte 19 MODELLI INTEGRATI E DINAMICI – step 3 Applicare la logica della valutazione bilanciata, combinando: indicatori economico – finanziari indicatori di soddisfazione del cliente indicatori di processo indicatori di apprendimento e crescita organizzativa indicatori di compliance (sono una delle dimensioni) L’evidenziazione di anomalie in una delle dimensioni evidenzia possibili cause o effetti nelle altre. 20 CONCLUSIONI SUI TEST DELL’OdV Facciamo un test a monte sull’ambiente di controllo. Costruiamo, partendo da un nucleo forte, una costellazione di indicatori su più dimensioni, che a seconda della complessità dell’organizzazione possono essere o non essere attivati. Ponendo attenzione al fatto che comunque dobbiamo prendere in considerazione l’intera panoramica dei reati presupposto ex 231 per poter dire di “avere fatto la 231”. Partendo dalla premessa che vogliamo avere un modello che realmente e sostanzialmente prevenga la commissione dei reati presupposto … E dovendo fare i conti con l’efficacia delle regole e con l’integrazione del sistema dei controlli interni e della corporate governance. 21