PSICOLOGIA DELL’ ADOLESCENZA Prof.ssa Marinella Majorano Dipartimento di Psicologia [email protected] Programma I modulo: L’oggetto di studio II modulo: Identità in adolescenza III modulo: Le relazioni famigliari IV modulo: I pari e gli altri significativi V modulo: La scuola VI modulo: Preadolescenza, sessualità e corpo VII modulo: Il bullismo VIII modulo: Rischio e psicopatologia IX modulo: La solitudine e il pensiero narrativo X modulo: Sviluppo cognitivo I testi di riferimento Manuale di Riferimento: Confalonieri, E., Grazzani Gavazzi, I. (2002). Adolescenza e compiti di sviluppo. Milano: Edizioni Unicopli. A scelta approfondimento di un modulo mediante elaborato scritto anche in riferimento ai seguenti testi: Modulo I Adolescenza come oggetto di studio della psicologia • Maggiolini, A., Pietropolli Charmet, G. (2004). Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti. Milano: Francoangeli. (Parte prima) • Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: Il Mulino. Cap. 1. • Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti. Bologna: Il Mulino. Cap. 1 • Pietropolli Charmet, G. (1992). La seconda nascita. Milano: Unicopli. • Barone, L. (2004). Emozioni e disagio in adolescenza. Milano: Unicopli. • Pietropolli Charmet, G. (2005). Adolescenza istruzioni per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 1. Modulo II Identità in adolescenza • Tonolo, G. Adolescenza e identità. Bologna: Il Mulino. Cap 6 e 9. • Mancini, T. (2001). Sé e identità. Roma: Carocci. • Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti. Bologna: Il Mulino. I Cap. 3. • Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: Il Mulino. Cap. 2. Modulo III Le relazioni famigliari • Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: Il Mulino. Cap. 7. • Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti: Il Mulino. Cap. 4. • Maggiolini, A., Pietropolli Charmet, G. (2004). Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti. Milano: Francoangeli. (Cap 4 Parte seconda) • Pietropolli Charmet, G. (2000). I nuovi adolescenti. Milano: Cortina Editore. Cap 1. • Pietropolli Charmet, G. (2005). Adolescenza istruzioni per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 4. Modulo IV I pari e gli altri significativi • Pietropolli Charmet, G. (2005). Adolescenza istruzioni per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 4. • Maggiolini, A., Pietropolli Charmet, G. (2004). Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti. Milano: Francoangeli. (Cap 6 Parte seconda) • Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti: Il Mulino. Cap. 6. • Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: Il Mulino. Cap. 8. • Pietropolli Charmet, G. (2000). I nuovi adolescenti. Milano: Cortina Editore. Cap 5. Modulo V La scuola • Pietropolli Charmet, G. (2005). Adolescenza istruzioni per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 5. • Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: Il Mulino. Cap. 9. • Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti: Il Mulino. Cap. 5 • Maggiolini, A., Pietropolli Charmet, G. (2004). Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti. Milano: Francoangeli. (Cap 7 Parte seconda) • Corradi, V., Gatti, L., Pinelli, M. (2004). A scuola senza il mal di scuola. Parma: Uninova. Modulo VI Preadolescenza, sessualità e corpo • Maggiolini, A., Pietropolli Charmet, G. (2004). Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti. Milano: Francoangeli. (Cap 1, 5 Parte seconda) • Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: Il Mulino. Cap. 3. • Palmonari, A. (2001). Gli adolescenti: Il Mulino. Cap. 2 • Pietropolli Charmet, G. (2005). Adolescenza istruzioni per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 3 • D’Alessio, M., Laghi, F. (2007). La preadolescenza. Padova: Piccin. Cap 8 Modulo VII Il bullismo • Genta, M. L. (2002). Il bullismo. Roma: Carocci. • Filippello, P. (2003). I comportamenti aggressivi. Roma: Carocci. Modulo VIII Rischio, devianza e psicopatologia • Maggiolini, A., Pietropolli Charmet, G. (2004). Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti. Milano: Francoangeli. (Parte terza) • Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: Il Mulino. Cap. 11, 12. • Pietropolli Charmet, G. (2005). Adolescenza istruzioni per l’uso. Milano: Fabbri Editori. Cap 2 • D’Alessio, M., Laghi, F. (2007). La preadolescenza. Padova: Piccin. Cap 3,4,5,6,7. Modulo IX Solitudine e pensiero narrativo • Dispense e articoli • Corsano, P. Processi di sviluppo nel ciclo di vita. Milnao: Unicopli. Pp.73-95. Modulo X Lo sviluppo cognitivo • Palmonari, A. (1993). Psicologia dell’adolescenza. Bologna: Il Mulino. Cap. 4. • Corradi, V., Gatti, L., Pinelli, M. (2004). A scuola senza il mal di scuola. Parma: Uninova. Adolescenza come oggetto di studio della psicologia Per il linguaggio comune…. …l’adolescenza è quel periodo di vita compreso tra la fanciullezza e l’età adulta, durante il quale nella persona si verifica una serie di cambiamenti radicali, che riguardano il corpo (maturazione biologica), la mente (sviluppo cognitivo) e i comportamenti (rapporti e valori sociali) Problemi aperti: La durata dell’adolescenza “l’adolescenza inizia con la biologia e finisce con la cultura” INIZIO: E’ la pubertà che segna l’inizio dell’adolescenza, ma il range di età è molto variabile (9/10-13/14 anni)... FINE: Freud “l’individuo è adulto quando è in grado di amare e di lavorare”. Erikson: amore come unione di due identità definite e lavoro come impegno stabile e responsabile nel mondo del lavoro. Keniston (1968): distingue adolescenti (<18 anni) e giovani (>18 anni). Secondo l’autore l’adolescenza è preoccupazione per i cambiamenti corporei, impossibilità di assumere impegni stabili, superamento dei legami infantili. I giovani sono adulti psicologicamente ma sociologicamente adolescenti. Gioventù come momento derivante dalla benessere del mondo postmoderno. Non tutti gli adolescenti passano per la gioventù. • Studi classici di Hall (1904) sul ragazzo medio americano inizio del secolo (passaggio alla società industriale). Adolescence • Studi di M. Mead (1928) sui bambini di Samoa • Parsons (1949): necessità di uscita dalla famiglia per raggiungere la vera maturità • Eisenstandt (1956) ruolo del gruppo dei coetanei come veicolo di socializzazione nella società americana anni 50 Scarpati (1973): il fenomeno “giovani” deve essere interpretato in relazione ad una data società storica ed ai modelli proposti; I giovani costituiscono un quasi-gruppo, caratterizzato da una forte eterodefinizione ma da autodefinizione variabile, da una condivisione di una posizione sociale comune non sempre allo stesso livello di coscienza. Un po’ di storia Il termine “adolescenza” è già presente nei dizionari fin dal Medioevo. Era l’età dai 14 ai 25 anni. Roma: “puer” fino 15 anni, “adulescentia” dai 15 ai 30; Rinascimento: a. durava dai 14 ai 21 anni Società classica: adolescenza come periodo di addestramento militare Rinascimento: importanza dell’educazione religiosa Nel XIX secolo nasce l’adolescente moderno che è studente o apprendista Fine 1800: nascita del filone letterario sull’adolescenza, diario adolescenziale Problema sociologico • Attualmente l’ingresso nel mondo del lavoro si è posticipato e soprattutto nel nostro paese si prolunga il periodo nella famiglia. La società tende a stigmatizzare come “giovani” coloro che stanno ancora in casa che di conseguenza si costituiscono come gruppo minoritario e tendono ad amplificare la loro rinuncia alle responsabilità da adulti. • Si parla di GIOVENTU’ come periodo tra adolescenza ed età adulta conseguente ai mutamenti sociali. • Il rinvio prolungato dell’assunzione di impegno (preparazione prolungata) può far perdere interesse nel mutare la realtà circostante e a diventare un individuo creativo, critico e attivo socialmente. Si parla di adolescenza prolungata come problema sociale. Possibili esiti Personalità adeguata: si sforza di rivedere criticamente i modelli culturali stabiliti Adolescenza ritardata: negazione del conflitto, mancanza di scelte definitive Adolescenza abbreviata: adattamento forzato alla situazione esistente Esito dissociale: rigida scissione del buono e cattivo, idealizzazione di ciò che la cultura o la famiglia di appartenenza disapprova Adolescenza o adolescenze? • M. Mead, R. Benedict hanno mostrato che l’adolescenza ha caratteristiche diverse in base alla cultura di appartenenza, non è universale il disagio emotivo • Non è universale il riemergere dei pulsioni sessuali (modello psicoanalitico) • Non è un repentino cambiamento della personalità (seconda nascita) • Aumento della percezione di appartenenza alla “generazione” intesa come soggetto psicologico con cui l’adolescente si identifica e si confonde grazie ai massmedia e alle nuove forme di comunicazione • Cultura come luogo interattivo in cui è possibile raccogliere stimoli e modelli • Ogni generazione per potersi individuare ha bisogno di una cultura originale Forte presenza di “cultura giovanile” contapposta a quella degli adulti La generazione dei giovani si fonda in virtù della differenziazione rispetto agli adulti e alla necessità di rinnovamento (anni 60 e 70) A partire dagli anni 80 il passaggio dalla “famiglia etica ed autoritaria” alla “famiglia affettiva” ha attenuato la contrapposizione tra generazioni. L’idea di appartenenza alla generazione-giovani attualmente non è più fondata su ragioni di opposizione agli adulti Attualmente c’è un trascinamento precoce grazie all’immersione nella comunicazione di massa nel mondo giovanile basato su modelli estetici e d’immagine che si rivolgono a individui non ancora evolutivamente pronti • Contatto precoce con la “generazione”, con la comunità ideale con cui identificarsi. • L’appartenenza all’adolescenza non ha più come progetto l’acquisizione dell’identità ma ha fini più immediati e superficiali • Risorsa: abbandono dei modelli infantili e precoce senso di appartenenza al gruppo dei pari, precoce definizione della propria identità sessuale, acquisizione precoce di valori culturali • Rischio: focalizzazione su aspetti narcisistici sia in famiglia che nella cultura giovanile, non abitudine al dolore mentale e alla perdita; basse abilità progettuali; eccessivo liberismo che nasconde la subordinazione a modelli dei mass-media Il contributo della psicologia sociale Lewin (1939) a. come cambiamento di appartenenza delle categorie sociali: il passaggio da un gruppo all’altro modifica a sua volta tutto il contesto di riferimento; cambiamento repentino del corpo che genera una instabilità di conoscenza del mondo; Cambiamento a livello cognitivo: passaggio ad una situazione di incertezza cognitiva. Ogni scelta è conflittuale ed incerta. Cambiamento di posizione psicologica (teoria del campo): allargamento dello spazio di vita e conseguente minore strutturazione della persona sul piano cognitivo. Il passaggio può essere rapido o problematico dando luogo a fenomeni di “marginalità psicologica” con conseguente instabilità emotiva, eccessiva sensibilità ed attivazione. La nozione di compito di sviluppo (Havighurst, 1948) Il ciclo di vita è composto da una serie di “compiti di sviluppo” che l’individuo si trova a superare. Alcuni (i più precoci) sono biologicamente determinati, altri sono di natura socioculturale e riguardano l’acquisizione di particolari competenze in un momento particolare. Alcuni compiti di sviluppo sono universali altri sono culturalmete determinati Secondo Havighurst (1948, 1953) l’adolescenza sarebbe caratterizzata dai seguenti compiti di sviluppo: Instaurare relazioni nuove e più mature con i coetanei; Acquisire un ruolo maschile o femminile; Accettare il proprio corpo ed utilizzarlo in modo efficace; Conseguire indipendenza emotiva dai genitori e da altri adulti; Raggiungere la sicurezza derivante dall’indipendenza economica; È prepararsi ad un occupazione; Prepararsi al matrimonio ed alla vita famigliare; Sviluppare competenze intellettuali per acquisire competenza civica; Acquisire un comportamento socialmente responsabile; Acquisire un sistema di valori ed una coscienza etica. Modello focale di Coleman L’adolescenza non è un’unica “tempesta” che provoca un punto di rottura con il passato Durante l’età adolescenziale l’individuo affronta “blocchi” di problemi: cambiamento fisico, gruppo…uno per volta. L’adolescenza è un percorso differenziato con una serie di problematiche che possono o meno sovrapporsi i cui esiti sono incerti. • L’a. è un periodo di transizione di durata variabile • Non è un evento improvviso con esiti incontrovertibili • L’esito dei conflitti può essere positivo o negativo e avere conseguenze e breve e a lungo termine. Palmonari (1997) • L’adolescente si trova ad affrontare alcune categorie universale di compiti: • Sviluppo fisico e sessuale • Sviluppo cognitivo e acquisizione del pensiero ipotetico-deduttivo • Evoluzione identitaria e riorganizzazione del sé • Tali compiti non vengono vissuti in modo uguale da tutti dipendono da: caratteristiche individuali, classe di appartenenza, contesto socio-culturale, storia del soggetto. Il contributo della psicologia culturale • Vygotskij (1934): il contesto socio-culturale determina lo sviluppo dell’individuo. I processi intra-psichici sono primariamente inter-psichici. • Psicologia culturale narrativa (Bruner, 1986; 1990). La cultura rappresenta la realtà a cui adattarsi e lo strumento per farlo (è insieme fine e mezzo della conoscenza). La costruzione del significato avviene attraverso l’uso del pensiero ipotetico-deduttivo e del pensiero narrativo, che si serve del racconto e della condivisione narrativa per la costruzione del sé. • “Contestualizzazione intersoggettiva e normativa del sé”: il sé si costruisce a partire dall’infanzia grazie alla capacità di riconoscere e condividere le menti altrui e di integrare tale competenza in base alle conoscenze proprie di una cultura di appartenenza • Prospettiva costruttivista: attraverso il racconto avviene la negoziazione di significati, il sé si struttura. Attraverso l’autobiografia gli individui si situano all’interno di una cultura di riferimento e danno significato agli eventi. • I cambiamenti puberali hanno significato diverso all’interno della varie culture • La transizione all’età adulta, nel mondo del lavoro è determinata da fattori sociali e a sua volta determina comportamenti culturali diversi (pubertà precoce, adolescenza lunga) • Significato diverso delle regole (regole per amore) • Ruolo degli aspetti sociali e sociologici (nuove tecnologie, problemi lavorativi) Cambiamento delle figure parentali non più rottura ma continuità • Madre lavoratrice che tende ad inserire molto precocemente il bambino in contesti extrafamigliari • Padre non più come rappresentante delle norme sociali ma spesso funzione “materna” (a partire dalla condivisione del parto) • Famiglia come “rifugio” dalla società che non rappresenta più il singolo (famiglia come primario valore). Famiglia come ruolo indispensabile nello sviluppo Il contributo della psicoanalisi • S. Freud: l’adolescenza non nominata • S. Freud (1936): parla solo di pubertà. Vicende psichiche come epifenomeno delle trasformazioni somatiche. In pubertà si riorganizzano le basi infantili della personalità. Ruolo degli adulti a sostituzione della figura paterna. A. Freud: l’adolescente e le sue difese A. Freud (1936): in L’Io e i meccanismi di difesa l’adolescnte per la prima volta viene visto come soggetto psichico. Periodo di conflitto tra forti pulsioni dell’Es e controllo attraverso i meccanismi di difesa dell’Io. L’Io si modifica di fronte all’immutabilità dell’Es. l’a. è la prima ricapitolazione delle pulsioni infantili. Es molto forte con Io debole, ingresso nella “fase genitale”. Uso dei meccanismi di difesa (rimozioni, ascetismo, intellettualizzazione…) per far fronte al riemergere dei conflitti edipici. A seconda dell’esito del conflitto si arriva alla formazione del carattere o di sintomi nevrotici. Ci sono diversi fattori che determinano l’esito: Forza degli impulsi dell’Es sull’area genitale Possibilità dell’Io di tollerare gli istinti in base al carattere che si è formato nel periodo di latenza Natura ed efficacia dei meccanismi di difesa dell’Io che variano individualmente (ascetismo, rimozione-isolamento degli oggetti d’amore parentali, intellettualizzazione) E. Erikson: l’adolescenza come tappa del ciclo di vita Adolescenza come passaggio nel processo di costruzione dell’identità dell’individuo Centrale la capacità di relazione dell’individuo (scuola interpersonalista) In adolescenza la sfida è tra “identità” (sintesi ed integrazione delle diverse parti della personalità, senso di continuità del proprio sé) e “dispersione” (disgregazione del senso di identità in ambiti relazionali non simbolizzati) Solo una volta che si è acquisita un identità si può arrivare ad una reale intimità con l’altro e con se stessi P. Blos: le fasi dell’adolescenza • P. Blos (1962) nell’a. avviene la formazione del carattere in base all’esito di 4 sfide: 1. Secondo processo di individuazione: acquisizione di un sé stabile, perdita di forza del Super-io edipico; maggiore stabilità di autostima e minore dipendenza dalla realtà oggettuale. Regressione alle pulsioni infantili: ritorno all’azione invece che al linguaggio; ammirazione per personaggi famosi; fusione con gruppi; attività continua e frenetica per riempire il senso di vuoto dovuto alla perdita dell’oggetto). L’esito dipende dal primo processo di seprazione-individuazione; 2. Rielaboraizone e controllo dei traumi infantili: in particolare rielaborazione dell’Edipo. 3. Continuità dell’Io: sensazione di pienezza ed inviolabilità; 4. Formazione dell’identità sessuale. • E’ il primo autore che si occupa di aspetti psicologici in adolescenza oltre a quelli puberali. D. Winnicott: l’adolescente nella bonaccia • Winnicott (1984, 1986): il compito specifico dell’adolescenza è quello di raggiungere l’indipendenza intesa come forma matura di dipendenza dall’altro. • Caratteristiche: sfida all’ambiente famigliare, messa in discussione della società, rinuncia alle false soluzioni • L’adolescente ha bisogno di “distruggere” ma anche di “essere distrutto” D. Meltzer: adolescenza come passione per la verità Il problema fondamentale dell’adolescente non è lo sviluppo puberale ma il conoscere e comprendere e simbolizzare sé e il mondo. La fame di verità diventa insaziabile e a volte disperata Processo di disillusione e deidealizzazione delle figure parentali Possibili esiti: adolescente in famiglia (verità= genitori); adolescenti adultoidi; adolescenti isolati; adolescenti protesi alla ricerca della verità che sono in grado di tollerare il dolore dell’attesa e della perdita G. Pietropolli Charmet: le passioni dei nuovi adolescenti • Passione: coinvolgimento intenso ed incondizionato ma fugace ed evanescente • Amplificazione degli affetti • Nuovi adolescenti: forte narcisismo, sono fargili e sensibili in modo particolare al processo di costruzione dell’identità sociale • Forte presenza di depressione e rabbia • Le passini sono importanti funzionali alla crescita bisogna saperle riconoscrle, viverle, nominarle e condividerle (competenza emotiva) Speranza Aspettativa fiduciosa di ciò che può accadere per realizzare i propri desideri. E’ un bene essenziale: esprime le buone relazione che l’adolescente ha con il progetto futuro e la fiducia nelle proprie possibilità di realizzarlo. E’ necessario che l’adolescente non si senta in colpa ma buono, ciò dipende dalle immagini interne che ha dei propri genitori dalle proprie relazioni sociali , dalla propria identità sessuata. Attualmente molti adolescenti tendono a rimanere più a lungo in famiglia e quindi a amplificare il proprio ruolo di “figli” per non rischiare di essere mortificati nelle proprie o altrui ambizioni talvolta troppo elevate Tristezza • Cause esterne: delusioni scolastiche, relazionali, sentimentali. Non ancora esperti nel dolore e quindi soffrono di più. Se perde qualcosa di significativo perde tutto. • Cause interne: separazioni imposte dalla crescita. • Spesso si esprime in modo del tutto bizzarro (es. imprese rischiose) piuttosto che in maniere depressiva. • Chi è triste non ammette di esserlo. Gli adulti devono saper individuare la tristezza dietro la rabbia, il rifiuto. • Gli adulti stessi spesso non sono in grado di tollerare la tristezza del figlio, quindi non la vedono o notano perche non vogliono farlo. L’infelicità dei figli è infati vissuta come grave colpa del genitore. Complicità tacita nel camuffare la tristezza. Noia • Adolescenti come “funamboli dell’apatia” • Spesso si passa dall’apatia all’iperattività inspiegabilmente • Un po’ di noia è funzionale allo sviluppo. L anoia deriva da un momentaneo disinvestimento sulla realtà esterna, è un ripiegarsi su di sé per riscoprire il proprio mondo interiore. Lo sviluppo delle creatività e delle capacità espressive richiede questo stacco. Per staccarsi dai miti dell’infanzia è necessario per l’adolescente diminuire l’importanza di tutto. Rabbia Oggi apparentemente l’adolescente è meno ribelle: non c’è più attacco alla tradizione e alle istituzioni ma connivenza. Sono abituati dall’infanzia alla contrattazione del potere decisionale per la soddisfazione dei desideri Minore colpevolizzazione degli altri ma maggiore colpevolizzazione di sé stessi e della incapacità di realizzare i propri sogni Alcuni rimangono arrabbiati:chi è stato umiliato da bambino. Si vendicano identificandosi con l’aggressore. Chi ha subito continue minacce d’abbandono perché era molto sensibile. Chi ha subito maltrattamenti diventa un adulto maltrattante. La vendetta è il modo per non sentire il dolore e la paura. Spesso non aperta rabbia ma stile masochistico che tenda a individuare in ogni ambito o relazione l’imbroglio. Regola della mancanza di fiducia relazionale. Spesso coinvolti in risse o cose rischiose per sé e per gli altri. Chi ha responsabilità educative è spesso accusato di incompetenza e viene messo di fronte al fallimento Paura • Fobie come trasposizione dei conflitti psichici • Paura di morte del corpo infantile Nostalgia dell’infanzia Oggi l’adolescenza è un fattore di rischio ad es per la tossicodipendenza, devianza o delinquenza, suicidio Sociologi: è per i cambiamenti della famiglia e della società Psicologi: è il crollo dell’autorità paterna e l’abbandono precoce materno E’ colpa della difficoltà ad accettare la separazione dall’infanzia. L’angoscia prevalente non è sessuale ma depressiva Colpa e vergogna • La paura della vergogna porta ad evitare alcune situazioni. Limitazione espressiva dell’adolescente cresciuto su un sistema educativo fondato sulla vergogna • Molto forte in adolescenza bisogno di combatterlo • Oggi molto importante per la società basata sull’immagine Il contributo della neuropsicologia Aumento delle connessioni neurali tra aree delle funzioni esecutive (lobi frontali) e le aree deputate alla decodifica di stimoli volitivi ed emotivi (Adams et al., 2003) Il cervello dell’adolescente elabora maggiormente gli stimoli emotivi rispetto a quello del bambino e degli adulti (Spear., 2000) Il cervello dell’adolescente è più recettivo ad alterazioni prodotte da sostanze Prospettiva life-span developmental psychology Lo sviluppo è un processo che coinvolge l’intero arco di vita in cui si combinano diversi tipi di fattori: Influenze normative legate all’età Influenze normative legate al periodo storico Influenze di tipo non normativo Questi fattori costituiscono una serie di compiti, richieste vincoli di fronte ai quali l’individuo metter in atto diverse strategie di diagnosi, selezione e soluzione che derivano e modificano l’immagine stessa del sé. Esempio crisi economica con aumento della percezione di sé come appartenente a gruppo minoritario.