La crisi dei partiti: dal PCI al PDS Un po’ di storia Dopo l’invasione sovietica in Afghanistan (1979), Berlinguer intervenendo al Parlamento europeo ribadì la riprovazione del Pci e la precisa volontà dei comunisti italiani di rimanere nell’Alleanza Atlantica. Morto Berlinguer (1984) la guida del Pci passa a Natta, un intellettuale impegnato al centro, non certo un leader carismatico. Congresso di Firenze 1986. Emergono varie anime nel partito: dai filosovietici di Cossutta, agli exberlingueriani di centro (Natta, Zangheri, Occhetto), ai miglioristi (Napolitano, Lama) più vicini al Psi. Il difficile equilibrio nel partito L’avvento di Gorbacev aveva dato l’illusione al Pci che i valori della democrazia potessero immettersi nel comunismo senza modificare l’edificio ideologico. Natta aveva sottovalutato i fermenti nei paesi dell’est, considerandoli solo una protesta contro i governi comunisti, burocratici, oppressivi. Il Congresso dell’86 si era concluso con un difficile e incerto equilibrio tra le varie correnti, ma la malattia di Natta rompe questo equilibrio e Occhetto diviene segretario nel 1988. Alessandro Natta Segreteria Occhetto Occhetto diviene segretario in nome di una generazione di quarantenni dalle origini movimentiste e orientata a confluire nell’Internazionale socialista e a cavalcare la spinta dei rivolgimenti provenienti dall’est, senza troppo scrupoli per la tradizione comunista. Il processo di mutamento del Pci intorno alla metà anni Ottanta ha una brusca accelerazione a seguito di due vicende: l’insuccesso elettorale nel 1987 e la caduta del muro di Berlino. Achille Occhetto Elezioni 1987 Conseguenze Perdita di mordente e di suffragi. Dal 29,9 del 1983 scendeva al 26,6 del 1987. Si indeboliva il ruolo dell’opposizione. Schematizzando: alla Camera c’erano 20 deputati comunisti in meno e 20 socialisti in più. Il rilancio del pentapartito e l’asse Craxi-Andreotti-Forlani non offrivano alternative all’opposizione. Invece la caduta di De Mita priva i comunisti dell’ambigua sponda offerta dallo stesso De Mita. Anche le amministrative del maggio 1988 ridimensionano ulteriormente il Pci, mentre cresce il PSI e si rafforzano le posizioni di centro della Dc. Caduta del muro di Berlino A marzo 1989 Occhetto concludeva i lavori del Congresso del Pci, indicando il superamento della logica della guerra fredda e riconoscendo il valore universale della democrazia oltre che del mercato come misuratore di efficienza e fattore propulsivo del sistema economico. La caduta del muro di Berlino (9 novembre ’89) provoca la resa dei conti: gli avvenimenti internazionali costringono il Pci ad affrontare quei nodi che Berlinguer negli anni ’70 non ha voluto o potuto sciogliere. La “Cosa” Il 12 novembre ’89 alla Bolognina in un convegno con i partigiani Occhetto annuncia “un processo alla cui fine vi sia una cosa nuova e un nome nuovo”. Un dibattito estenuante si sviluppa più che sulla “cosa” sul nome nuovo, creando stato di confusione, fibrillazione e spaccature. Il 24 novembre il CC approva la proposta Occhetto, ma a favore voto solo il 67,7% Processo verso il Pds Marzo 1990 a Bologna congresso straordinario. Tre mozioni: la prima di Occhetto e maggioranza che raccoglie il 67%, una seconda di Ingrao e Natta contrari al cambio del nome e della tradizione comunista (30%); una terza di Cossutta (3%) filosovietica. Si dà anche l’obiettivo di aggregare i gruppi della sinistra cattolica, laica e sindacale ed ecologista. Ottobre 1990. Il segretario comunica il nome che sarebbe stato proposto al congresso straordinario come momento conclusivo del processo costituente. Nascono il PDS e Rifondazione Rimini febbraio 1991: nasce il Partito Democratico della Sinistra. Simbolo la quercia. Una minoranza dà vita a Rifondazione. Dibattito articolato e ampio. Il ricambio generazionale e ideologico si imperniava su 5 punti: sblocco del sistema politico, cultura di governo, via dell’alternanza al potere, un partito leggero, sistema elettorale maggioritario. Problema dell’identità Nasce un nuovo partito? Con una sua nuova identità? Problema complesso e per certi versi oggetto di discussione. Si può propendere con Possieri che la svolta di Occhetto non portò ad una nuova formazione politica ma all’autotrasformazione del Pci che conservò il nucleo centrale dell’identità comunista. Ci fu il cambio del nome, del simbolo, dello statuto, ma mantenne quegli elementi di continuità che permisero al Pds di rimanere ancorato Alla tradizione comunista.