Enrico Berlinguer e il PCI
Giovane dirigente
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Nasce a Sassari il 25 maggio
1922 da famiglia appartenente
alla piccola nobiltà.
Nel 1943 si iscrive al Pci e
organizza la sezione di Sassari.
Nel 1944, a Salerno, il padre gli
presenta Togliatti. Nel 1945,
inviato a Milano, collabora con
Longo e Pajetta.
Nel 1949 viene nominato
segretario della FGCI e
membro della Direzione. Ci
rimane fino al 1956. Pajetta
disse che “si iscrisse
giovanissimo alla direzione del
Pci”.
Un comizio a Borgo San Lorenzo
(Firenze) del 1947.
L’avvicinamento alla leadership
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1957 Segretario della Federazione Mondiale della
Gioventù Democratica.
Viaggi in Russia.
Cariche in strutture regionali. Segretario del Pci
nel Lazio.
Responsabilità nelle scuole di formazione del
partito. Direttore della scuola di Frattocchie.
1968 Eletto deputato nel collegio elettorale di
Roma.
Berlinguer leader
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1964 morte di Togliatti. Segretario diviene Longo.
Mentre nel partito, tra 1966-67, c’era il confronto
tra due linee, quella di Amendola e quella di Ingrao,
che si elidono a vicenda, il partito si stava
orientando per eleggere Berlinguer leader.
Nominato Vicesegretario al XII Congresso del 1969.
Dato lo stato di salute di Longo, si trova a dirigere
e gestire il partito nella fase dell’autunno caldo,
delle prime elezioni regionali, dell’approvazione
dello Statuto dei lavoratori.
Berlinguer segretario
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Marzo 1972 XIII Congresso
a Milano; arriva l’elezione a
segretario.
Già da Vicesegretario a
Mosca aveva criticato
l’invasione sovietica in
Cecoslovacchia, la
scomunica dei comunisti
cinesi e aveva sottolineato
le divergenze su temi come
la sovranità nazionale, la
democrazia socialista e la
libertà di cultura.
La linea politica di
Berlinguer si caratterizzerà
per essere profondamente
innovativa rispetto alla
storia precedente del Pci.
Enrico Berlinguer al XIII Congresso
del PCI a Milano (1972)
La linea politica
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Segreteria caratterizzata dalla necessità di fornire
uno “sbocco politico” al partito sia dal punto di vista
simbolico-identitario che da quello pragmatico.
Simbolico: un partito “italiano” (e non sovietico),
del “buon governo” (nelle regioni rosse), dalla forte
moralità e da una grande tradizione storica.
Pragmatico: tentativo di collaborare con la DC per
realizzare riforme indispensabili.
Sviluppa la convinzione di realizzare un comunismo
diverso e autonomo dall’Urss: “eurocomunismo”.
Per descrivere questa posizione, Silvio Pons ha
coniato la formula “né eresia, né ortodossia”.
Momento politico
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Diventa segretario quando si sta andando alle
elezioni anticipate; nel momento della tragica
fine di Feltrinelli, coinvolto in uno dei primi
episodi di strategia del terrore.
Prima le bombe a Milano e Roma; uno stillicidio
di violenze neofasciste; le giornate di Reggio
Calabria intrise di sovversivismo reazionario e di
ribellismo popolare.
In questa complessità di situazioni avverte la
difficoltà per il partito di cimentarsi per il
governo politico della crisi.
Verso il compromesso storico
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Comprese che l’immobilismo dignitoso degli anni
precedenti non poteva continuare.
Dopo il golpe cileno e dopo l’incidente di Sofia
quando ebbe il sospetto che si fosse trattato di una
falso incidente orchestrato dai servizi segreti per
porre fine allo scomodo alleato italiano.
In tre articoli per Rinascita a settembre/ottobre
1973 avanza la proposta di una possibile intesa tra
le forze popolari di ispirazione comunista e
socialista con le forze popolari di ispirazione
cattolica.
Il compromesso storico
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E’ stato visto nel
compromesso storico una
natura prevalentemente
difensiva, in una fase di
difficoltà del Pci e di
logoramento ideale e politico
di Dc e PSI.
Era una proposta ambiziosa
che peserà soprattutto dopo le
regionali del ’75 e quelle
politiche del ’76.
La presentò come una grande
strategia in cui comunisti e
cattolici avrebbero potuto
trovare un comune codice
morale per la salvezza politica
e sociale dell’Italia.
Enrico Berlinguer e Aldo Moro
La questione morale
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La questione morale, la convergenza tra la
moralità cattolica e quella comunista per il bene
politico superiore fu un tema centrale della
riflessione di Berlinguer.
Con tale proposta Berlinguer riuscì a porre il Pci
di nuovo al centro della vita politica.
La proposta fu digerita tranquillamente dal
partito e fino alla scomparsa di Moro ebbe
grande significato politico.
Crisi della solidarietà nazionale
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Senza Moro e con tutto
quello che il caso Moro
comportò, la politica di
solidarietà nazionale non
resse al confronto rude tra
le forze politiche.
A giugno ’78 esplose il
problema della Presidenza
della repubblica, poi ben
risolto con Pertini
Presidente.
Il Pci, tornato
all’opposizione, cercò di
mantenere posizioni di
influenza con il rischio del
consociativismo.
Enrico Berlinguer con Giorgio Napolitano
Il PCI in mezzo al guado
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Nel 1979, con la fine della “solidarietà nazionale”,
Berlinguer lancia “l’alternativa democratica”.
Berlinguer ai cancelli della Fiat a Torino a settembre 1980.
Contro il Governo Craxi e per non essere tagliato fuori dalle
decisioni della scala mobile nel 1984 induce la Cgil ad uno
scontro con le altre confederazioni e praticamente alla
rottura della Federazione Cgil-Cisl-Uil.
Il “secondo Berlinguer”, dal 1979 al 1984, vede un PCI
isolato perché non è realizzabile né l’unità a sinistra né
l’alleanza con la DC.
Giorgio Napolitano scrive che il PCI è “in mezzo al guado”,
a metà strada tra il “mondo comunista” e quello
“socialdemocratico”.
La morte di Berlinguer
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11/06/1984 muore Enrico
Berlinguer dopo un malore
avvenuto durante un
comizio a Padova.
Imponenti funerali a Roma.
17/06/1984 Elezioni
europee: sull’onda emotiva
della scomparsa del leader
il Pci diventa il primo
partito (33,3%) e supera la
DC (33 %)
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Enrico Berlinguer e il PCI - Dipartimento di Scienze Politiche