INDUSTRIA CULTURALE Una definizione INDUSTRIA CULTURALE Una definizione Industria culturale: Apparato in grado di raggiungere una soglia media di produzione e diffusione di beni e consumi culturali, moderno e concorrenziale nella comparazione internazionale. INDUSTRIA CULTURALE Una definizione Si ha un’industria culturale quando beni e servizi culturali sono prodotti e riprodotti, immagazzinati e distribuiti con criteri industriali e commerciali, cioè su larga scala e in conformità a strategie basate su considerazioni economiche piuttosto che strategie concernenti lo sviluppo culturale (Unesco, 1982) ANALISI DELL’ INDUSTRIA CULTURALE Elementi di criticità Debolezza dell’approccio storiografico Analisi della comunicazione sbilanciata sull’offerta piuttosto che sui comportamenti/consumi (vedi M. Morcellini “Lo spettacolo del consumo”, Franco Angeli, 1986) Marginalità dell’approccio sistemico ANALISI DELL’ INDUSTRIA CULTURALE Approccio ecologico Approccio multidisciplinare ed integrato Riconoscimento e valorizzazione della centralità del soggetto (consumatore), degli stili di vita, delle abitudini di consumo Correlazione tra mutamento sociale, politico, culturale ed evoluzione dell’industria culturale DICOTOMIE DELL’INDUSTRIA CULTURALE Qualità vs. quantità Interazioni tra consumatori Sapere vs. ignoranza Produttori e oggetti della comunicazione Acquisizione di competenze comunicative Spiritualità vs. materialismo Conservazione della memoria intergenerazionale, vita quotidiana, oggetti Eleganza vs. rozzezza Gusto DICOTOMIE DELL’INDUSTRIA CULTURALE Burocrazia / Invenzione Standardizzazione/Originalità Archetipo/Stereotipo Folklorico/Cosmopolita SULL’INDUSTRIA CULTURALE… Edgar Morin, ne L’esprit du temps (1962), analizza la forma di cultura tipica della società contemporanea: “la cultura di massa è un insieme di cultura, civiltà e storia” Essa si costituisce come un insieme di simboli, valori, miti e immagini, non è la sola cultura del XX sec (cultura religiosa, nazionale, umanistica) ma, di certo, è la corrente di massa e nuova del XX secolo INDUSTRIA CULTURALE Una definizione “Si può asserire che una cultura costituisce E. Morin L'esprit du temps (1962), L'industria culturale, Bologna, 1963 un corpo complesso di norme, simboli, miti ed immagini che penetrano l’individuo nella sua intimità, strutturano gli istinti, orientano le emozioni. Questa penetrazione si effettua grazie a degli scambi intellettuali di proiezione e di identificazione polarizzati sui simboli, miti ed immagini della cultura come sulle personalità mitiche o reali che incarnano i valori (gli antenati, gli eroi, gli dei). Una cultura fornisce dei punti d’appoggio pratici alla vita immaginaria: nutre l’essere metà reale, metà immaginario, che ciascuno elabora all’interno di sé (la sua anima); l’essere metà reale, metà immaginario che ciascuno elabora all’esterno di sé e con cui si ricopre (la sua personalità)” La teoria culturologica La cultura di massa mette in comunicazione differenti strati sociali attraverso riti e dinamiche di consumo La legge fondamentale della cultura di massa è quella del mercato, la sua dinamica è quella del dialogo continuo tra produzione e consumo La cultura di massa tende a risolvere l’opposizione tra processi di standardizzazione e individualizzazione attraverso la ricerca di una qualità media dei prodotti per uno spettatore medio INDUSTRIA CULTURALE Una definizione E. Morin L'esprit du temps (1962), L'industria culturale, Bologna, 1963 La cultura di massa “si integra in una realtà pluriculturale: si fa contenere, controllare, censurare (dallo Stato e dalla Chiesa) e, allo stesso tempo, tende a corrodere a disgregare le altre culture. In questo senso, non è affatto autonoma: può impregnarsi di cultura nazionale, religiosa o umanista; e, a sua volta, impregna le culture nazionale, religiosa o umanista. È cosmopolita per vocazione e planetaria per estensione. Ci pone il problema della prima cultura universale della storia dell’umanità.” La teoria culturologica La cultura di massa si pone come un’etica del loisir: “I suoi contenuti essenziali sono quelli dei bisogni privati, affettivi (felicità, amore), immaginari (avventure, libertà) o materiali (benessere)” La teoria culturologica Nei prodotti che offre, nelle memorie e nelle culture dei produttori, nelle storie e nelle routine degli apparati, nelle capacità di lettura dei consumatori, sono sedimentati arte, storia, letteratura; culture locali, familiari, professionali, di classe, di ceto; rappresentazioni, immagini, simboli, segni, miti Civilizzazione Media e mutamento Ogni fase storica è caratterizzata da un certo stadio di evoluzione tecnologica, da valori, credenze e miti collettivi, da specifiche immagini dell’uomo – se stesso, l’altro, l’ambiente circostante – e da determinati equilibri di potere Civilizzazione Media e mutamento Differenti stadi di civiltà comunicativa sono rappresentati da : da differenti modelli di relazione da un particolare patto comunicativo da una differente apertura di spazi di negoziazione da una determinata distribuzione delle opportunità di consumo da diverse possibilità di accesso all’istruzione e alla comunicazione da determinate proiezioni del simulacro di consumatore ad opera di chi produce per il mercato dell’industria culturale e viceversa Evoluzione del concetto di pubblico Massa Pubblico Pubblici Individui Individuo sociale Civilizzazione Media e mutamento Permeabilità dei confini tra: passato, presente e futuro produzione e riproduzione della memoria classi e generazioni vita quotidiana e industria culturale delle libertà d’espressione e gestione politica Civilizzazione Media e mutamento Nelle mediazioni che si stabiliscono tra generazioni presenti, passate e future, si modellano le strutture psichiche collettive, i rapporti tra io sociale ed io individuale A fasi di mutamento troppo veloce o caotico possono allora corrispondere fasi di decivilizzazione: -impoverimento dell’immaginario collettivo intergenerazionale -friabilità del legame tra senso del presente, memoria del passato e progetto del futuro Civilizzazione e cultura della comunicazione in Italia Forte saldatura tra politica e cultura nell’immediato dopoguerra Atteggiamento fortemente dirigista delle èlites al governo Un’idea di emancipazione sostanzialmente legata a una filosofia pedagogica, che impoverisce le possibilità offerte dallo sviluppo dell’industria dei media Progressiva importazione dall’estero, di mitologie e stili di vita Erosione della pacificata compattezza del sistema della comunicazione Civilizzazione e cultura della comunicazione in Italia La forte saldatura tra politica e cultura, creatasi nell’immediato dopoguerra, rappresenta una delle chiavi per penetrare nelle ragioni dei numerosi spazi di inciviltà comunicativa che si sono prodotti A causa di un atteggiamento fortemente dirigista delle èlites al governo, e di un’idea di emancipazione sostanzialmente legata a una filosofia pedagogica che impoverisce le possibilità offerte dallo sviluppo dell’industria dei media. Progressivamente però, l’importazione dall’estero, di mitologie e stili di vita, inizia a erodere la pacificata compattezza del sistema della comunicazione Cultura della comunicazione e Industria culturale Se si prende in considerazione la cultura della comunicazione, unitamente alle dinamiche dell’industria culturale, emerge una storia di apparati e di effetti prodotti dall’offerta di beni, ma anche una storia di uomini, di abitudini, di immagini, che generano effetti consistenti sul mercato di questi prodotti L’industria culturale… ? 5 domande 1 Come distinguere l’industria culturale da forme di cultura preindustriale? 2 Come e con quale ritmo si afferma? 3 Fino a che punto lo sviluppo dell’ industria culturale è legato al potere politico? 4 In che modo l’ industria culturale ha portato a un’omogeneizzazione di gusti, consumi, comportamenti? 5 Industria culturale = inganno o progetto? Il caso italiano Alcune Parole chiave Modernizzazione Civilizzazione Influenza politica Identità nazionale Ideologie culturali Racconto della realtà Ruolo degli intellettuali INDUSTRIA CULTURALE Il caso italiano Industria culturale Il caso italiano In Italia, un sistema caratterizzato da un andamento discontinuo e da una maturazione disomogenea dei diversi apparati, a differenza di quanto è avvenuto per le moderne società occidentali, rende particolarmente difficile formulare interpretazioni chiare ed univoche sulla nascita di un’industria culturale Industria culturale Il caso italiano Tratti caratteristici Percorso atipico Scolarizzazione ritardata Diffusione di massa di radio, cinema e televisione Disomogeneità dei differenti settori A partire dal dopoguerra: nuova offerta culturale fondata sui media di massa debolezza del processo di consolidamento degli apparati scarsa confidenza con le tecnologie centralità del sistema politico gestione elitistica e pedagogica Cultura di massa e modernizzazione italiana Soglie o sfide critiche dello sviluppo Laddove i tempi e le sequenze della modernizzazione non procedono gradualmente pregiudicano il successo del processo Alberto Martinelli, La modernizzazione, Laterza, RomaBari 1998, p. 58. Industria culturale Il caso italiano «Il percorso classico è: aumento della scolarizzazione, diffusione di massa della stampa periodica e quotidiana, diffusione della radio, poi del cinema, poi della Da noi invece la diffusione di televisione. massa della radio, del Giovanni Bechelloni, Franco Rositi, «Il sistema cinema e soprattutto della delle comunicazioni di televisione precedono massa in Italia», Problemi dell’informazione, I, 1977, l’aumento della p. 35. scolarizzazione.» UN’IPOTESI DI PERIODIZZAZIONE 1945 – 1953 Il cammino della speranza 1954 – 1963 Il Boom 1963 – 1969 La grande illusione 1970 – 1980 Dagli anni di piombo al Mediaevo 1990 - … L’obbligo del nuovo Industria culturale Il caso italiano Fasi dell’industria culturale italiana Fase pedagogica: 1. Artigianale e universalistica - acculturazione delle masse 2. Industriale e pedagogica - omologazione del corpo sociale Fase orientata al mercato 1. Creazione di singoli apparati 2. Media system La società italiana: dimensioni sociali e culturali Anni ’50 – ’80 Anni ’80 – ’90 Sacche di arretratezza e di povertà compresenti con quote di benessere Benessere diffuso Scarsa alfabetizzazione di base Sacche di analfabetismo Massificazione dell’istruzione Differenziazione verticale della fruizione culturale Tendenza a una diffusione orizzontale della fruizione culturale Peso vincolante della stratificazione sociale Prevalenza delle aspettative di consumo e degli stili di vita Centralità dell’etica del lavoro e del risparmio Centralità del consumo e narcisismo di massa Società italiana: le dimensioni della comunicazione Anni ’50 – ’80 Anni ’80 – ’90 Autorevolezza delle fonti comunicative Sdrammatizzazione e quotidianizzazione delle fonti dei media Corrispondenza tra biunivoca media e linguaggi Diffusione della multimedialità Separatezza e competizione tra i diversi settori dei media) Multi-media e industria culturale (interdipendenza e integrazione nell’offerta di consumo) Broadcast Narrowcast Dieta mediale prescrittiva, povertà delle alternative di offerta Dieta comunicativa alla carta Pubblico di massa Pubblici e target La Comunicazione tra Storia e Memoria Fonti audiovisive e industria culturale "Una volta ho letto la storia di un gruppo di uomini che salivano su una torre sconosciuta. La prima generazione arrivò al quinto piano, la seconda al settimo, la terza al decimo. Col tempo i discendenti arrivarono sino al centesimo piano, ma lì giunti la scala sprofondò. Gli uomini si stabilirono così a quel piano. Col tempo dimenticarono che i loro antenati avevano vissuto ai piani inferiori e scordarono come essi erano giunti sino al centesimo piano. Vedevano il mondo e se stessi dalla prospettiva del centesimo piano senza sapere come gli uomini fossero giunti sin lì. […] essi ritenevano che le idee che si erano fatti da quella prospettiva fossero le idee comuni a tutti gli uomini. Gli inutili sforzi fatti sinora per risolvere un problema in fondo così semplice come è quello del tempo sono un ottimo esempio di quanto avviene allorché ci si dimentica del passato della società. Quando lo si ricorda, si scopre se stessi” Norbert Elias, Saggio sul tempo, Il Mulino, 1986 Nella moderna cultura di massa, in particolare in quella audiovisiva, reale e fantastico, documentazione e rappresentazione, si definiscono e si pongono a vicenda, con un’ambivalenza che ha le alcune caratteristiche antropologiche dell’umanità sue radici più profonde in contemporanea. E’ questa ambivalenza, l’intreccio di macchina della verità e macchina dei sogni, che ha permesso al cinema e alla tv di assumere il ruolo centrale che hanno G. Ortoleva Fonti audiovisive e industria culturale La quotidianità si esprime nei prodotti dell’industria culturale come esigenza dell’abitare luoghi e spazi e di utilizzare quegli strumenti di comunicazione che esprimono un determinato stadio di civiltà I documenti audiovisivi sono in grado di esprimere attraverso momenti, luoghi, figure e stereotipi, i mutamenti e le trasformazioni materiali e immateriali della vita collettiva Oralità secondaria e audiovisivo L’opposizione di scrittura e oralità si raddoppia nella dialettica di moderno e premoderno. Le dimensioni relative all’oralità da sempre si oppongono, a quelle della scrittura: ma la nuova oralità, l’oralità secondaria di Ong, diviene sempre più legata all’immagine alla corporeità a un attore sociale incarnato Ong parla, infatti, di una vera e propria rottura delle organizzazioni alfabetiche della cultura, e dell’ egemonia di nuove forme narrative fondate non più sulla scrittura ma sul linguaggio audiovisivo Oralità secondaria e audiovisivo I documenti audiovisivi ci aiutano in modo straordinario, a cogliere lo zeitgeist, lo spirito del tempo, che si riflette nelle tracce che la vita quotidiana lascia nei documenti d’epoca, nelle opere cinematografiche, nelle riprese televisive e così via Grazie a questi documenti riusciamo a cogliere frammenti di una vita quotidiana passata, le forme della vita materiale, le emozioni, le passioni Gli audiovisivi ci consentono di studiare la storia lenta” e quella della vita materiale e delle mentalità, che si svolge nella lunga durata. Le immagini dei luoghi, il linguaggio, gli oggetti, ci restituiscono una sorta di morale media, ci danno indizi da utilizzare per ricostruire le idee collettive di valore. La mentalità: “è l’idea che si ha di un avvenimento che crea il cambiamento e la storia” la "presenza storica" del documento audiovisivo è intrinseca, in molti casi inconsapevole: "l'immagine, da sola, nella sua fulmineità di rappresentazione del reale, è carica di passato, intrisa quindi di storia Pietro Pintus La Nuova Storia Nel 1929 Lucien Febre e March Bloch fondano la rivista Les Annales d’historie économique et sociale La nuova storia nasce da una rivolta contro la storiografia positivista del XIX secolo, per abbattere gli steccati che separavano la storia dalle scienze più affini, come la sociologia Nuova concezione del documento: importanza della produzione delle testimonianze Rielaborazione della nozione di tempo. Cronologia non più in base alla data di produzione ma all’efficacia dei fenomeni storici Importanza della cultura materiale: rapporto tra l’uomo e gli oggetti Ricerca di metodi di confronto tra fenomeni storici Studio delle mentalità Le fonti audiovisive La storicità dell’audiovisivo è nella sua capacità di intrecciare i drammi individuali all'evoluzione dell'umanità, rappresentando le grandi svolte storiche attraverso le azioni quotidiane della gente semplice La storicità “non consiste obbligatoriamente nell'evocare i tempi passati, nell'esprimersi “al passato”, ma piuttosto nell'esprimere questo nuovo rapporto tra universo e individuo” Yvette Biro, 1962 Le fonti audiovisive Il documento audiovisivo ha una triplice valenza, come fonte per la storia del periodo in cui fu girato : 1fonte "diretta“, in quanto paesaggi e comportamenti testimone di fonte "indiretta“, poiché riflesso delle 2 mentalità correnti e dell'immaginario collettivo 3scrittura storica, rappresentare la storia cioè mezzo per Le fonti audiovisive "I film - non [vanno] considerati come semplici finestre sull'universo; essi costituiscono uno degli strumenti di cui una società dispone per mettersi in scena e mostrarsi" e, proprio in quanto tali, sono importanti documenti del loro tempo e fonti per lo storico per scoprire e analizzare il modo in cui in un certo periodo ne veniva socialmente pensato un altro Pierre Sorlin Le fonti audiovisive "il film non è mai prodotto da un individuo", ma è un'opera collettiva e socialmente influenzata, in cui passato e presente si rincorrono continuamente e in cui si nascondono le tendenze, i modi di pensare, l'immaginario di una società Siegfried Kracauer, 1947 Le fonti audiovisive lettura storica del film lettura cinematografica della storia Lo studioso si avvicina ai film narrativi, confrontandosi - da un lato, "con il presente che li ha prodotti", dall'altro, "con il passato che essi intendono raccontare e riprodurre“. Solo considerando il documento cinematografico in tutta la sua complessità - tenendo conto, cioè, della sua irriducibile ambivalenza tra reale e fantastico, del legame con la sua epoca, dell'ottica particolare degli autori e dell'involucro ideologico che lo avvolge - "lo sposalizio tra cinema e storia" pare possibile Giovanni De Luna Le fonti audiovisive La paura di una memoria “iperleggera”, superficiale e distorta, fondata sull’impiego di fonti alternative, su supporti che percepiamo come evanescenti, è legata ancora una volta a una dimenticanza: il documento, come ci ricorda Le Goff, non è mai innocente, né naturale, qualunque tipo di documento storico è il prodotto orientato di una situazione. Un documento è una menzogna quando ci si dimentica che la sua verità è quasi tutta nelle sue intenzioni