La responsabilità sociale d’impresa
• La CSR non deve essere intesa come una caratteristica
esclusiva di alcune particolari forme d’impresa (es. le grandi
public companies)
• La CSR concerne le relazioni fra l’impresa e I suoi
stakeholder in relazione a qualsiasi forma e tipologia
d’impresa
• Per questo l’acronimo CSR potrebbe/dovrebbe essere rivisto
in ESR “Enterprise social responsibility”
• Se il concetto è nato in relazione alla grandi corporation, esso
riguarda tuttavia un modello di governance d’impresa che
risponde a esigenze essenziali di qualsiasi impresa (riguarda
la natura stessa e la nascita dell’impresa)
• Economist ( 22 gennaio 2005):
• “Oggi tutte le imprese, ma specialmente le più
grandi, da ogni parte sono apprezzate per il fatto
di occuparsi meno della ricerca del profitto che,
piuttosto, dell’impegno ad essere socialmente
responsabili. Sorprendentemente queste
richieste trovano ovunque nel mondo una
risposta piena di buona volontà, per non dire
entusiasta, da parte di consigli di
amministrazione illuminati. Le imprese rendono
omaggio in ogni occasione ai principi di CSR.
Hanno dirigenti per la CSR, consulenti di CSR,
dipartimenti per la CSR, e iniziative sulla CSR
così abbondanti da non saper più che farsene”
• Economist ( 25 gennaio 2008):
• “fatta male la (CSR) può essere dannosa.
Fatta bene però non è un’attività separata
che le imprese fanno da un lato, un angolo
riservato alla virtù, essa è semplicemente
good business”
• ”più ciò accade, ironicamente , e più i
giorni della CSR sembrano cominciare a
essere contati : prima o poi risulterà
semplicemente che si tratta del modo di
fare affari del 21 secolo”
• Insomma la tesi è: “business as usual”
Diversi “approcci” alla CSR
• Friedman 1977
• Baron 2005
• Sacconi 2004, 2006, 2007
CSR: Un modello di governance
allargata dell’impresa
• Definizione: chi governa l’impresa ha
responsabilità che si estendono
(Sacconi):
dall’osservanza dei doveri fiduciari nei riguardi
della proprietà
ad analoghi doveri fiduciari nei riguardi in
generale di tutti gli stakeholder
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“Doveri fiduciari”
 Un soggetto ha un interesse legittimo ma non è in grado di



prendere le decisioni rilevanti
Delega le decisioni a un fiduciario che dispone di autorità
sulla scelta delle azioni e degli obbiettivi
ma gli interessi del fiduciante costituiscono pretese legittime
nei confronti del fiduciario
generano doveri in capo a chi ha autorità e sui quali egli
deve “rispondere”
La CSR estende questo concetto da una prospettiva monostakeholder (in cui l’unico stakeholder rilevante ai fini della
identificazione dei doveri fiduciari è lo shareholder) a una
prospettiva multi-stakeholder
Lo scopo della CSR
 È di estendere i doveri fiduciari
– Da una prospettiva mono-stakeholder
(dove sono rilevanti i doveri fiduciari solo
verso i proprietari)
– A una prospettiva multi-stakeholder in cui
l’impresa (chi la gestisce) ha doveri fiduciari
verso tutte le categorie di stakeholder
Perché la CSR?
•
I contratti sono incompleti: non prevedono clausole relative a eventi
imprevisti
•
Ma gli investimenti sono specifici: investimenti fatti in vista di una
specifica relazione contrattuale
– Il surplus è legato alla realizzazione degli investimenti degli
stakeholder
•
Le parti sono assunte essere opportuniste
•
Dopo gli investimenti l'incompletezza contrattuale crea
l’opportunità di ricontrattazione che può servire a espropriare una
parte dei benefici attesi dalle controparti
•
Ma se l'aspettativa per un agente è di essere espropriato,
l'investimento non sarà realizzato a livello ottimale
• Gli stakeholder allora costituiscono
un’associazione che consenta di
effettuare le loro transazioni reciproche
eliminando i costi di contratto
• E’ oggetto di un gioco di contrattazione
sulla produzione del surplus al netto dei
loro costi per cooperare (investimenti
specifici)
Il “Primo Contratto Sociale” dell’impresa (pactum unionis)
•
Accordo costitutivo dell’associazione tra gli stakeholder:
– l’astensione dai piani d’azione che generano esternalità negative sui
terzi
– la produzione del massimo surplus possibile (differenza tra il valore
del prodotto per i consumatori, e i costi sostenuti da ciascuno
stakeholder per la produzione);
– la distribuzione equa del surplus, cioè accettabile razionalmente da
ciascuno in una contrattazione priva di forza e frode, a partire da uno
status quo equo (che neutralizza i costi degli investimenti specifici e
il lock in)
•
MA se si cerca di attuare questa forma ideale di associazione ideale (l’
“impresa giusta”), si scopre che essa è inefficiente dal punto di vista dei
costi di governo.
10
Secondo contratto sociale
dell’impresa (pactum subjections)
•
Col secondo contratto sociale dell’impresa gli stakeholder
costituiscono in senso proprio una struttura di governo
dell’associazione.
– prevede la delega di autorità allo stakeholder più efficiente
nell’esercizio delle funzioni di governo
– L’esame comparato dei costi di governo di ciascuno stakeholder
condurrà alla scelta di quello con costi inferiori cui assegnare la
proprietà (Hansmann 1996)
– A tale classe, remunerata con il residuo, sarà data la facoltà di
delegare parte delle decisioni discrezionali sulla gestione ad
amministratori e manager professionali e di nominarli.
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I pregi dell’impresa come sistema
di governo unificato
• Sostituisce il contratto con relazioni di
autorità/gerarchia
• Laddove i contratti non prevedono
clausole, il contratto è completato con il
diritto residuale di controllo: stabilisce
cosa deve essere fatto per le decisioni ex
ante non contrattate
• chi ha il diritto residuale può proteggere i
suoi investimenti minacciando di
escludere gli altri
MA…
I rischi dell’impresa come
sistema di governo unificato
•
Non una sola parte è a rischio: molteplici stakeholder
fanno investimenti specifici
•
Anche i contratti con questi stakeholder sono
incompleti
•
Abuso della discrezionalità: chi ha autorità la può
usare per espropriare gli investimenti specifici degli altri
(Caso Parmalat)
Gli stakeholder , a causa l’incompletezza
contrattuale, non hanno protezione contro l’abuso
di autorità, se i doveri fiduciari proteggono solo i
proprietari
Ogni soluzione di governance è imperfettamente
efficiente: il controllo di uno stakeholder riduce gli
incentivi a investire degli altri
•
•
La CSR è il completamento dell’impresa come
istituzione di governo delle transazioni
•
L’impresa è un sistema di governo legittimo se al diritto
di decisione residuale si accompagnano i doveri fiduciari
verso gli altri soggetti a rischio di abuso, che non
detengono il diritto di controllo residuale
•
Una governance estesa dovrebbe includere:
– Il dritto di decisone residuale allocato allo
stakeholder che ha investimenti più importanti a
rischio (proprietà).
– I doveri fiduciari dell’impresa verso gli
stakeholder non controllanti, cioè gestire in
modo da consentire loro di appropriarsi di una
equa parte del surplus.
I problemi aperti della CSR come
“governance estesa”
• Il problema della giustificazione: come
possiamo identificare il contenuto dei doveri
fiduciari estesi verso gli stakeholder?
Come risulta definito l’obbiettivo dell’impresa in presenza di doveri fiduciari
estesi? (IL RUOLO DEL CONTRATTO SOCIALE)
• Il problema dell’attuazione: Quali forze causali,
incentivi e motivazioni spingono l’impresa
rispettare la CSR
Dobbiamo affidarci alla forza delle sanzioni legali o c’è spazio per
l’autoregolazione (etica)?
Come devono essere intesi gli standard volontari di gestione per la CSR per
suscitare gli incentivi e la spinta motivazionale ad attuare la CSR?
Criterio etico è il “contratto sociale”
tra gli stakeholder
Il Contratto sociale
come procedura di decisione imparziale
per identificare un accordo accettabile da
parte di tutti
l’accordo che verrebbe sottoscritto in una
posizione imparziale di scelta unanime
dai rappresentanti di tutti gli stakeholder
Criterio etico è il “contratto sociale”
tra gli stakeholder
•
Non un contratto qualsiasi della vita reale, ma una “pietra di paragone”: l’accordo
che verrebbe sottoscritto in una posizione imparziale di scelta unanime dai
rappresentanti di tutti gli stakeholder
•
Come procedere?
–
–
–
–
–
–
–
forza, frode e manipolazione vanno scartate.
Ciascuno si siede al tavolo della contrattazione solo portando con sé le proprie
capacità di contribuire, e una valutazione dell’utilità di ciascuna ipotesi di
accordo e di non accordo.
Tutti devono essere informati e non ingannati
L’accordo deve essere raggiunto volontariamente
Lo status quo deve essere identificato al netto degli investimenti specifici
Ciascuno mette se stesso nella posizione di ogni altro a turno.
Si trovano allora i termini di accordo che saremmo disposti ad accettare dal
punto di vista di ciascuno e quindi dal punto di vista di chiunque.
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Quale risultato?
• astenersi dalle attività di impresa che impongono effetti
esterni negativi sugli stakeholder non partecipanti alle
transazioni o risarcirne gli interessi in modo da renderli
neutrali;
• calcola tutti gli accordi compatibili con la
massimizzazione degli interessi congiunti, cioè con
l’accordo cooperativo degli stakeholder in senso stretto
(quelli che apportano qualche contributo diretto o
indiretto)
• entro questo insieme , se esiste più di una decisione
possibile, scegli quella che massimizza il valore degli
shareholder
• remunerare gli stakeholder partecipanti alle transazioni
dell’impresa con payoff (monetari o di altra natura) che
devono approssimare quote eque/efficienti del surplus
I problemi aperti della CSR come
“governance estesa”
2) Il problema dell’attuazione: Quali forze causali, incentivi
e motivazioni spingono l’impresa rispettare la CSR
– Dobbiamo affidarci alla forza delle sanzioni
legali o c’è spazio per l’autoregolazione
(etica)?
– Possiamo affidarci alla convenienza?
– Come devono essere intesi gli standard
volontari di gestione per la CSR per
suscitare gli incentivi e la spinta
motivazionale ad attuare la CSR?
QUALI INCENTIVI ENDOGENI
SPINGONO AD ATTUARE IL
MODELLO?
•
Obiezione alla CSR: l’etica vincola nel “foro interno” ma
non in quello esterno (l’etica non ha denti per mordere,
Rossi)
•
Occorre trovare le convenienze di dare attuazione alla
CSR
•
Il beneficio è quello della reputazione:
– consente agli stakeholder di fidarsi e cooperare,
– le transazioni avvengono con bassi costi di
controllo o di contrattazione
•
E’ solo sviluppando la reputazione di essere un
soggetto che non abusa che l’impresa può indurre gli
stakeholder non controllanti a investire in modo ottimale
Perché norme esplicite di CSR?
•
Il meccanismo della reputazione
– Gli effetti di reputazione emergono attraverso
interazioni ripetute tra impresa e stakeholder
– Essa si basa sulla possibilità di annunciare impegni
e sull’osservazione del comportamento dell’impresa
nelle occasioni precedenti
– Allora l’impresa ha convenienza ad agire “come
se” volesse rispettare gli impegni
La fiducia è impossibile in un gioco one shot
Il gioco della fiducia
-1, 3
»
abuso
»
B
fiducia
A
No fiducia
no abuso
2,2
0,0
L’unico equilibrio è 0,0
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Lezione 12_ 2 MARZO - Dipartimento di Sociologia