CSR come modello di “governance
allargata” dell’impresa e gli
standard volontari di gestione
per attuarla
di
Lorenzo Sacconi
LaSER- Università di Trento
e EconomEtica, Milano
e-mail: [email protected]
1
“CSR: Molto disordine sotto il cielo, la
situazione è eccellente”
contesto

Economist ( 22 gennaio 2005):

“Oggi tutte le imprese, ma specialmente le più
grandi, da ogni parte sono apprezzate per il fatto di
occuparsi meno della ricerca del profitto che,
piuttosto, dell’impegno ad essere socialmente
responsabili. Sorprendentemente queste richieste
trovano ovunque nel mondo una risposta piena di
buona volontà, per non dire entusiasta, da parte di
consigli di amministrazione illuminati. Le imprese
rendono omaggio in ogni occasione ai principi di CSR.
Hanno dirigenti per la CSR, consulenti di CSR,
dipartimenti per la CSR, e iniziative sulla CSR così
abbondanti da non saper più che farsene”
2
“CSR: Molto disordine sotto il cielo, la
situazione è eccellente”
 Economist ( 25 gennaio 2008):
 “fatta male la (CSR) può essere dannosa.
Fatta bene però. Non è un’attività separata
che le imprese fanno da un lato, un angolo
riservato alla virtù, essa è semplicemente
good business”
contesto

”più ciò accade, ironicamente , e più i
giorni della CSR sembrano cominciare
essere contati : prima o poi risulterà
semplicemente che si tratta del modo di
fare affari del 21 secolo”
 Insomma la tesi è: “business as usual”
3
Vari progetti hanno avviato la
formulazione di standard di gestione
per la CSR
 Global reporting initiative (GRI)
 UK: Accountability1000 e Sigma Project,
contesto

Germania: Values Management System
Università di Costanza.
 In Spagna Aenor, e in Francia, Afnor hanno
proposto standard per la CSR sul modello di
sistemi per la Qualità.

USA: l’associazione degli Ethics officer ha
chiesto all’ISO statunitense (BCMS)) di
definire uno standard per l’etica e la
responsabilità sociale.
4
contesto
 In Italia per una volta non era
stato ritardo
 standard per i bilanci sociali reso
pubblico dal GBS nella primavera del
2001,
 progetto Q-RES: (avviato nel 1999)
ha portato nell’ottobre del 2001 alle
linee guida Q-RES, e poi alla
pubblicazione della Norma Q-RES
certificabile
 Iniziative a livello degli enti locali e
regioni (es. Toscana)
 Ma i governi non sono stati
all’altezza……
 Quasi persa l’opportunità di una
conferenza governativa di sintesi
5
Ruolo importante svolto da
istituzioni internazionali
 Molte di queste ed altre iniziative hanno
contesto




prima trovato eco e poi tratto
incoraggiamento dal Green Paper (2001) e
poi nella Comunicazione (2002) della
Commissione Europea
Comunicazione del 2006 e risoluzione del
parlamento europeo
l’ONU, iniziativa del global compact,
ILO, principi che stanno anche alla base i
di modelli di certificazione volontaria nel
campo della CSR (SA8000)
ISO : avviate da oltre due anni le attività
di redazione per la definizione di guidance
per la OSR
6
Perché la CSR è diventata così
attuale?

due forze che muovono contemporaneamente in
direzioni opposte:


contesto

la tendenza alla privatizzazione delle decisioni
economiche rilevanti,
la tendenza alla responsabilizzazione dei decisori
economici di fronte ai differenti interessi sociali
coinvolti.
Prima tendenza






posizioni libertarie e liberiste negli Stati Uniti e in Gran
Bretagna (anni ’80)
La finanziarizzazione dell’economia è proceduta a ritmi
elevati dai ‘90,
il modello di capitalismo renano è stato ed è sotto
attacco per i suoi costi elevati
l’alternativa dell’economa di piano è crollata
Le attività delle imprese transnazionali sfuggono al
controllo degli Stati nazionali
In Italia avviate le privatizzazioni (public utilities,
7
settore bancario e telecomunicazioni)
CSR: una seconda tendenza, anche se
spesso minoritaria

la domanda d’efficienza, associata alla spinta nel
senso della privatizzazione delle decisioni
economiche, non può andare disgiunta da una
complementare domanda di equità

Il campo di battaglia si è spostato dalla politica al
mercato

e, nel mercato, all’interno della sfera dei criteri che
presiedono alle decisioni manageriali e imprenditoriali

Se è vero che imprese e soggetti imprenditoriali
possono avere più potere e autorità nelle moderne
società ad economia di mercato, allora sembra che
essi debbano fronteggiare una domanda crescente di
responsabilità sociale.
8
contesto
spiegazione
Uno schema di spiegazione economica

teorema di Coase: se i “costi di transazione” del
mercato sono pari a zero (perfetta stipulazione e
attuazione dei contratti, assenza di effetti esterni
negativi), allora lo scambio di mercato ottiene esiti
efficienti per qualsiasi allocazione iniziale dei diritti di
proprietà.

La prima tendenza: convinzione che il mercato abbia
costi di transazione inferiori alle decisioni pubbliche

Ma lo spostamento delle decisioni economiche alloca
potere decisionale a soggetti privati - dotati di autorità
che promana dalle relazioni di proprietà piuttosto che
dalle forme della legittimità politica.

Le imprese hanno rilevante influenza



potere di mercato ex ante, esercizio di potere ex post
all’interno delle transazioni contrattuali di lungo periodo,
influenza sulle decisioni politiche, attraverso le attività
di lobbying
Esercizio d’autorità all’interno dell’organizzazione
9

I costi di transazione del mercato non sono
mai = zero


spiegazione
contro-tendenza a favore della CSR: siccome i
costi del mercato sono elevati, la sfera delle
decisioni dei soggetti economici privati può
essere estesa solo a condizione che:



esercizio di opportunismo da parte di chi prende le
decisioni nei confronti di altri soggetti del mercato e
della società
orientamento dei criteri in base ai quali l’impresa
viene condotta,
cioè autoregolazione etica esplicita dei soggetti
privati operanti nel mercato che permette una
disciplina “dall’interno” delle decisioni imprenditoriali
e manageriali
Creatività nell’escogitare forme istituzionali,
norme sociali e forme di governance
multilaterali che intervengono nel ridurre i
“costi di funzionamento del mercato”
10
Lo “scontento” per la globalizzazione

La creazione di mercati globali non produce di per sé
una diffusione più equa della ricchezza, e può
aumentare drammaticamente le disuguaglianze
economiche e sociali

“Trappola dell’irresponsabilità globale
dell’impresa”:
 Il capitale finanziario spinge le imprese a
recidere i legami sociali con i territori ove le
imprese sono nate, per avvantaggiarsi dei
processi di delocalizzazione e di sub-fornitura
 l’assenza d’infrastrutture istituzionali nei PVS
non offre alcuna resistenza alla tendenza di
sfruttare al massimo la forza contrattuale
dell’imprese
Non è certamente l’operare di mercati
concorrenziali perfetti:
 potere di mercato e di contrattazione ex post
 assenza di condizioni istituzionali simmetriche e
imperfetta imposizione della legge
11
Fatti
rilevanti

Lo “scontento” per la globalizzazione

Fatti
rilevanti

Se le multinazionali si impegnassero per lo sviluppo
dei sistemi di welfare, di protezione ambientale e dei
diritti dei lavoratori nei paesi in via di sviluppo
 minore volume di delocalizzazioni per mera riduzione
di costo
 per ciascuna attività il valore appropriato dagli
stakeholder locali sarebbe maggiore.
 il volume delle operazioni svolte resterebbe
comunque elevato
 Ma l’impatto sociale delle delocalizzazioni sui paesi di
origine sarebbe meno drastico
 Positivo l’impatto sulla creazione e utilizzo di capitale
umano, di innovazione e capacità imprenditoriale, in
funzione di beni sociali come istruzione, salute,
sicurezza e della non lacerazione delle reti di relazioni
sociali e umane.
 il benessere sarebbe maggiore e la distribuzione
certamente più equa.
Dunque, in discussione non è l’efficienza, ma un
problema di incentivi.
12
Com’è possibile che le imprese
favoriscano una globalizzazione per il
mutuo vantaggio?
Fatti
rilevanti

incentivo a sostenere il valore dei titoli in ogni
periodo che sono sensibili alle politiche concorrenziali
di riduzione dei costi

La domanda di CSR cerca di cambiare i termini di
questo calcolo

Si incorpora in movimenti di opinione che si
manifestano attraverso l’azione degli stakeholder,
fino a influire sui comportamenti degli agenti di
mercato

La ripulsa nei confronti delle iniquità della
globalizzazione, che ha basi nelle preferenze che
morali degli stakeholder, produce la minaccia
(economica) di far cadere opportunità di scambio

il che spinge l’impresa a considerare le convenienze
associate a condotte alternative
13
Scandali finanziari e lo sgonfiamento
della bolla speculativa nelle borse


Fatti
rilevanti

Contraddicono il dogma dello shareholder value
Gli “ incentivi” (remunerazioni volte ad allineare
l’interesse degli amministratori con quelli degli
azionisti) non hanno risparmiato danni a tutti, tranne
chi deteneva le informazioni riservate e il potere
effettivo di prendere le decisioni
Il meccanismo:
 I manager hanno considerevoli margini di
discrezionalità;
 vantaggio informativo notevole nei confronti degli
azionisti e informazioni riservate sui dati finanziari
condisse con i revisori, i sindaci e gli analisti finanziari
(possibilità di collusione).
 Le remunerazioni dei manager agganciate ai valori dei
titoli creano l’incentivo a manipolare proprio quell’
informazione riservata, per fare apparire migliori gli
indicatori finanziari che sostengono il valore delle stock
options.
14
 La rendita da condividere spinge a colludere
scandali finanziari…..
Fatti
rilevanti

Aspetto paradossale: la strategia adottata non era in
senso letterale in contrasto con il principio dello
shareholder value, almeno nel breve

Il problema è che la massimizzazione del valore per
gli azionisti, in contesti caratterizzati da forte
asimmetria informativa e opportunità di collusione
circa la comunicazione della conoscenza sulle variabili
che determinano la fiducia degli investitori è
autodistruttiva

Se


l’informazione rilevante, sulla base della quale
decidono gli investitori, è racchiusa in poche mani ed
è molto manipolabile,
E vi è facilità di collusione tra controllori e controllati,
l’incentivo alla massimizzazione del valore per gli
azionisti si traduce inevitabilmente nella spinta a
mentire e a manipolare l’informazione.
15
scandali finanziari …..
 Rinunciare al dogma dello shareholder
value e della mera accountability
finanziaria.
Fatti
rilevanti


Maggiori informazioni su tutti i
comportamenti dell’impresa, dalle
relazioni industriali ai rapporti con
fornitori e clienti, agli impatti ambientali
e le azioni di lobbying, sarebbero più utili
allo stesso azionista,
Quanto più ampia è la materia su cui si
rende conto, tanto maggiori sono i
watch-dogs attivi
16
CSR: Un modello di governance
allargata dell’impresa
 Definizione: chi governa l’impresa ha
responsabilità che si estendono
dall’osservanza dei doveri fiduciari nei
riguardi della proprietà ad analoghi
doveri fiduciari nei riguardi in generale
di tutti gli stakeholder.
Definire la
CSR

“Affermando la loro responsabilità sociale e assumendo di
propria iniziativa impegni che vanno al di là delle esigenze
regolamentari e convenzionali cui devono comunque
conformarsi, le imprese si sforzano di elevare le norme
collegate allo sviluppo sociale, alla tutela dell’ambiente e
al rispetto dei diritti fondamentali, adottando un sistema
di governo aperto, in grado di conciliare gli interessi delle
varie parti interessate nell’ambito di un approccio globale
della qualità e dello sviluppo sostenibile”(Green Paper,
17
Bruxelles, 18.7.2001)”.
Definizione di “stakeholder”
 Individui o categorie che hanno un
interesse rilevante in gioco nella
conduzione dell’impresa

Definire
la CSR


sia a causa degli investimenti specifici
che intraprendono (Stkh in senso stretto)
Sia a causa dei possibili effetti esterni
positivi o negativi delle transazioni
effettuate dall’impresa, che ricadono su
di loro (Stkh in senso ampio)
L’elenco è quello canonico:
Collaboratori,
Clienti/Consumatori,
Investitori
(azionisti/proprietà), Creditori, Fornitori, Partner
commerciali/competitori,
Comunità
locali
e
nazionali in cui opera, Generazioni future (interessi
ambientali), Istituzioni pubbliche e associazioni che
le rappresentano
18
“Doveri fiduciari”
 Un soggetto ha un interesse legittimo ma non
Definire la
CSR
è in grado di prendere le decisioni rilevanti
 Delega le decisioni a un fiduciario che dispone
di autorità sulla scelta delle azioni e degli
obbiettivi
 ma gli interessi del fiduciante costituiscono
pretese legittime nei confronti del fiduciario
 generano doveri in capo a chi ha autorità e sui
quali egli deve “rispondere”
La CSR estende questo concetto da una
prospettiva mono-stakeholder (in cui
l’unico stakeholder rilevante ai fini
della identificazione dei doveri
fiduciari è lo shareholder) a una
prospettiva multi-stakeholder
19
Cosa s’intende con “governance”

Non è solo la composizione del CdA o il
sistema di deleghe e controllo sul management
da parte dei soci (governance ristretta)

È l’allocazione dei diritti di decisione mediante
il quali si determina l’appropriazione e la
ripartizione del surplus frutto degli
investimenti specifici

È l’insieme degli interessi/diritti e dei doveri
correlati, in base ai quali si stabilisce in
funzione di chi è guidata l’impresa e a chi il
gestore deve rendere conto

Implica che un modello di goverence è un
criterio che deve guidare la discrezionalità
dell’amministratore, o imprenditore “,
Definire la
CSR
20
Governance delle imprese:
l’emergere del modello multistakeholder

Approcci
alla
governance

Significato di “struttura governance”: allocare
a qualcuno le decisioni discrezionali non
stabilite da un contratto o un regolamento
dettagliato (con clausole condizionali
complete)
Il mercato e la legge non devono essere
“completi”
Le domande rilevanti
 Quando occorre istituire un sistema di
governance alternativo al contratto?
 A chi deve essere allocato il diritto di decidere?
 Come evitare che chi prende le decisioni
discrezionali ne faccia abuso?
21
Approccio I° (Arrow): autorità come
soluzione di problemi di
coordinamento e di informazione



Approcci
alla
governance
Produzione congiunta vantaggiosa
L’autorità accentra e trasmette le sole
informazioni necessarie alla coordinazione
L’autorità segnala le soluzioni di
coordinamento (supera l’incertezza)
Approccio II° (Alchian e Demsetz)
problemi di opportunismo e free riding
nella produzione di squadra




Produzione di squadra vantaggiosa
Contributo personale non osservabile e
incentivo a “fare il furbo”
Autorità centrale come monitor specializzato
che può escludere dalla squadra
Ma non deve essere interno alla squadra (ecco
22
perché il capitalista)
Approccio III° (Williamson , GHM) il
diritto residuale di controllo come
risposta all’incompletezza contrattuale

Approcci
alla
governance




L’impresa genera surplus a causa degli
investimenti specifici
eventi imprevisti rendono possibile la
ricontrattazione e l’espropriazione degli
investimenti
l’espropriazione distrugge gli incentivi a
intraprendere gli investimenti
L’autorità è il diritto di controllo sulle decisioni
ex ante non contrattabili e consente di
proteggere gli investimenti dalla
ricontrattazione
deve essere assegnata a chi ha investimenti
più essenziali a rischio
23
Approccio VI°: l’approccio multistakeholder (M.Blair – L.Stout)


Approcci
alla
governance
L’impresa come produzione di team tra N
stakeholder che fanno investimenti specifici
legati da contratti incompleti.
Il ruolo del board of director come insieme di
fiduciari imparziali che bilanciano tra i vari
interessi per salvaguardare gli incentivi alla
cooperazione
24
UNA LUNGA STORIA ALLA SPALLE

anni 30’. dibattito sull’impresa manageriale



Separazione tra proprietà e controllo (Bearle &
Means)
maggiore discrezionalità dei manager
A chi rispondono e a chi devono rispondere i
manager?
- doveri fiduciari verso la proprietà?
Definire la
CSR
- doveri fiduciari più ampi? (Dodd)

La tradizione del capitalismo manageriale : il
management come professione e l’impostazione
tecnocratica dagli anni ‘30 gli anni ’70

La svolta degli anni ’80: il primato dei mercati
finanziari



il ricorso al take-over come metodo di controllo ,
meccanismi di remunerazioni dei manager legati al
valore delle azioni, stock options
i manager come agenti degli azionisti ottengono
25
rendite più elevate (paradosso)
OECD Principles of Corporate
Governance (Aprile 1999)
Definire la
CSR
III. The corporate governance framework should
recognise the rights of stakeholders as
established by law and encourage active cooperation between corporations and
stakeholders in creating wealth, jobs, and the
sustainability of financially sound enterprises.
a) The corporate governance framework should assure
that the rights of stakeholders that are protected by
law are respected.
b) Where stakeholder interests are protected by law,
stakeholders should have the opportunity to obtain
effective redress for violation of their rights.
b)The corporate governance framework should permit
performance-enhancing mechanisms for
stakeholder participation.
c) Where stakeholders participate in the corporate
governance process, they should have access to
relevant information. (...)
26
UK Company Act (2006)- riforma
complessiva del diritto societario
Definire la
CSR
l’Art. 172
indica tra i doveri degli amministratori
quello di “ promuovere il successo
della società per l’insieme dei soci ,
tenendo in considerazione le
conseguenze future delle decisioni, gli
interessi dei dipendenti, le relazioni
con clienti e fornitori, gli impatti delle
operazioni su comunità e ambiente,
l’importanza di mantenere una
reputazione grazie ad alti standard di
integrità”,
27
L’ origine dei doveri fiduciari estesi
dall’interno della teoria neoistituzionalista dell’impresa

I contratti sono incompleti: non prevedono
clausole relative a eventi imprevisti

Ma gli investimenti sono specifici: investimenti
fatti in vista di una specifica relazione
contrattuale
Un po’ di
teoria
economica

Il surplus è legato alla realizzazione degli
investimenti degli stakeholder

Le parti sono assunte essere opportuniste

Dopo gli investimenti l'incompletezza
contrattuale crea l’opportunità di
ricontrattazione che può servire a espropriare
una parte dei benefici attesi dalle controparti

Ma se l'aspettativa per un agente è di essere
espropriato, l'investimento non sarà realizzato
a livello ottimale
28
I pregi dell’impresa come
sistema di governo unificato
 Sostituisce il contratto con relazioni di
autorità/gerarchia
Un po’ di
teoria
economica
 Laddove i contratti non prevedono
clausole, il contratto è completato con
il diritto residuale di controllo:
stabilisce cosa deve essere fatto per le
decisioni ex ante non contrattate
 chi ha il diritto residuale può
proteggere i suoi investimenti
minacciando di escludere gli altri
MA…
29
I rischi dell’impresa come
sistema di governo unificato
Un po’ di
teoria
economica

Non una sola parte è a rischio: molteplici
stakeholder fanno investimenti specifici

Anche i contratti con questi stakeholder sono
incompleti

Abuso della discrezionalità: chi ha autorità la
può usare per espropriare gli investimenti
specifici degli altri (Caso Parmalat)
Gli stakeholder , a causa l’incompletezza
contrattuale, non hanno protezione contro
l’abuso di autorità, se i doveri fiduciari
proteggono solo i proprietari
Ogni soluzione di governance è
imperfettamente efficiente: il controllo di uno
stakeholder riduce gli incentivi a investire
degli altri


30
Il caso americano
La
esempi
public company permette in linea di
principio che il board operi come fiduciario
della corporation e quindi di interessi
multipli (business judgment)
C’è il rischio della discrezionalità
manageriale
Per rispondere a questo problema si è
cercato di allineare gli incentivi con gli
interessi degli azionisti attraverso
meccanismi di remunerazione come le
stock options
Il prevalere della logica dell’incentivo
monetario su quella della relazione
fiduciaria,assieme all’asimmetria
informativa, ha avuto effetti perversi
(scandali finanziari)
Il caso italiano:
 controllo
Esempi
famigliare, piramidale, di
coalizione, con forti poteri di blocco
e bonus per il controllo
 Implica la possibilità di abuso di
autorità da parte dello shareholder
controllante
 errore di politiche di riforma che
imitano gli Usa : da noi il problema
non è l’abuso dei manager ma
l’abuso del controllo
 Esempio: le privatizzazioni delle
public utilities (Telecom, Autostrade)
Caso Parmalat:
 l’abuso verso tutti gli stakeholder non viene
meno quando il controllo è esercitato
congiuntamente dal management e dal
gruppo di controllo famigliare.
esempi
 E’ il caso più puro di “abuso di autorità”
che si esercita verso tutti gi stakeholder
non controllanti, allo scopo di appropriarsi
le rendite generate dall’operare di una
grande impresa
 Es. Tetrapak: gli sconti offerti dal fornitore,
mediante i quali era condivisa con il cliente
Parmalat la rendita creata da una lunga
relazione di cooperazione, scomparivano
dai bilanci ed erano appropriati dal gruppo
ristretto di controllo.
33
La CSR è il completamento
dell’impresa come istituzione di
governo delle transazioni

L’impresa è un sistema di governo legittimo se
al diritto di decisione residuale si
accompagnano i doveri fiduciari verso gli altri
soggetti a rischio di abuso, che non detengono
il diritto di controllo residuale

Una governance estesa dovrebbe includere:
In sintesi


Il dritto di decisone residuale allocato allo
stakeholder che ha investimenti più
importanti a rischio (proprietà).
I doveri fiduciari dell’impresa verso gli
stakeholder non controllanti, cioè gestire
in modo da consentire loro di appropriarsi
di una equa parte del surplus.
34
I problemi aperti della CSR come
“governance estesa”
2 problemi
aperti
1) Il problema della giustificazione: come
possiamo identificare il contenuto dei
doveri fiduciari estesi verso gli
stakeholder?



Sono accettabili in modo imparziale e
ragionevole?
Sono compatibili con la definizione di
una gestione strategica coerente?
Come risulta definito l’obbiettivo
dell’impresa in presenza di doveri
fiduciari estesi?
35
I problemi aperti della CSR come
“governance estesa”
2) Il problema dell’attuazione: Quali forze
causali, incentivi e motivazioni
spingono l’impresa rispettare la CSR

2 problemi
aperti



Dobbiamo affidarci alla forza delle
sanzioni legali o c’è spazio per
l’autoregolazione (etica)?
Possiamo affidarci alla convenienza?
Che ruolo ha il desiderio di conformarsi
a norme eque (senso di giustizia) ?
Come devono essere intesi gli standard
volontari di gestione per la CSR per
suscitare gli incentivi e la spinta
motivazionale ad attuare la CSR?
36
COME POSSIAMO IDENTIFICARE
(SENZA TROPPA ARBITRARIETÀ) I
DOVERI DI CSR?
(1)

Strategia: un piano di azione congiunta che consente di
coordinare i molteplici apporti a livello efficiente

rende possibile la cooperazione mutamente vantaggioso tra
diversi stakeholder

La governance alloca diritti/doveri ai vari stakeholder grazie
ai quali ciascun stakeholder sia disposto a dare il proprio
apporto

Ma “Stakeholder” è un termine descrittivo:

molte classi di individui hanno interessi in gioco e le
loro pretese possono essere in conflitto.
 non ci dice come bilanciare le pretese in conflitto.

Come Bilanciare? Quali pretese possono essere considerate
diritti che impongono doveri fiduciari in capo a chi governa
l’impresa?

Per rispondere abbiamo bisogno di un criterio etico in grado
di identificare un equilibrio accettabile
Il contratto
Sociale
dell’impresa
37
Criterio etico è il “contratto
sociale” tra gli stakeholder

Non un contratto qualsiasi della vita reale, ma
una “pietra di paragone”: l’accordo che verrebbe
sottoscritto in una posizione imparziale di scelta
unanime dai rappresentanti di tutti gli stakeholder

Come procedere?
Il contratto

Sociale
dell’impresa




forza, frode e manipolazione vanno scartate.
Ciascuno si siede al tavolo della contrattazione
solo portando con sé le proprie capacità di
contribuire, e una valutazione dell’utilità di
ciascuna ipotesi di accordo e di non accordo.
Lo status quo deve essere identificato al netto
degli investimenti specifici
Ciascuno mette se stesso nella posizione di
ogni altro a turno.
Si trovano allora i termini di accordo che
saremmo disposti ad accettare dal punto di
vista di ciascuno e quindi dal punto di vista di
chiunque.
38
CONTRATTO SOCIALE E INSORGENZA
DELL’IMPRESA

Il CS è insieme una giustificazione e una
“Spiegazione potenziale” di come possa esser
insorta l’impresa cui fanno capo i doveri
fiduciari molteplici.

“Ipotesi base: “stato di natura” precedente
alla costituzione dell’impresa:
Il contratto

Sociale
dell’impresa
le transazioni bilaterali tra gli stakeholder
andrebbero soggette ai reciproci comportamenti
opportunistici (costi dei contratti)

Gli stakeholder allora costituiscono
un’associazione che consenta di effettuare le
loro transazioni reciproche eliminando i costi
di contratto

E’ oggetto di un gioco di contrattazione sulla
produzione del surplus al netto dei loro costi
per cooperare (investimenti specifici)
39
Il “Primo Contratto Sociale”
dell’impresa (pactum unionis)

Accordo costitutivo dell’associazione tra gli
stakeholder:

Il contratto

Sociale
dell’impresa


l’astensione dai piani d’azione che generano
esternalità negative sui terzi
la produzione del massimo surplus possibile
(differenza tra il valore del prodotto per i
consumatori, e i costi sostenuti da ciascuno
stakeholder per la produzione);
la distribuzione equa del surplus, cioè
accettabile razionalmente da ciascuno in una
contrattazione priva di forza e frode, a
partire da uno status quo equo (che
neutralizza i costi degli investimenti
specifici e il lock in)
MA se si cerca di attuare questa forma ideale
di associazione ideale (l’ “impresa giusta”),
si scopre che essa è inefficiente dal punto di
vista dei costi di governo.
40
Secondo contratto sociale
dell’impresa (pactum
subjections)
 Col secondo contratto sociale dell’impresa
gli stakeholder costituiscono in senso
proprio una struttura di governo
dell’associazione.
Il contratto

Sociale
dell’impresa


prevede la delega di autorità allo
stakeholder più efficiente nell’esercizio delle
funzioni di governo
L’esame comparato dei costi di governo di
ciascuno stakeholder condurrà alla scelta di
quello con costi inferiori cui assegnare la
proprietà (Hansmann 1996)
A tale classe, remunerata con il residuo, sarà
data la facoltà di delegare parte delle
decisioni discrezionali sulla gestione ad
amministratori e manager professionali e di
nominarli.
41
Condizioni per l’accettazione
dell’autorità
Nel secondo CS l’autorità degli amministratori
e dei manager dipende da:
A. Clausola fiduciaria ristretta: remunerare i
proprietari con il residuo massimo possibile
(alla luce delle condizioni di mercato per la
specifica attività di impresa in questione.
B. Clausola fiduciaria estesa verso i non
proprietari (come derivata dal primo contratto
sociale.
 astenersi dalle attività di impresa che
impongono effetti esterni negativi sugli
stakeholder non partecipanti alle transazioni o
risarcirne gli interessi in modo da renderli
neutrali;
 remunerare gli stakeholder partecipanti alle
transazioni dell’impresa con payoff (monetari o
di altra natura) che devono approssimare
quote eque/efficienti del surplus (posto che sia
positivo), anche con integrazioni rispetto agli 42

Il contratto
Sociale
dell’impresa
accordi contrattuali
L’interesse sociale o scopo
dell’impresa
Il contratto
sociale
dell’impresa

l’impresa ha dovere fiduciario speciale verso
gli shareholder sotto il vincolo del dovere
fiduciario generale di rispettare il contratto
sociale con gli stakeholder

procedura decisionale:



minimizza le esternalità su soggetti esterni
non partecipanti alle transazioni
calcola tutti gli accordi compatibili con la
massimizzazione degli interessi congiunti,
cioè con l’accordo cooperativo degli
stakeholder in senso stretto (quelli che
apportano qualche contributo diretto o
indiretto)
entro questo insieme , se esiste più di una
decisione possibile, scegli quella che
massimizza il valore degli shareholder
43
La CSR corrisponde a un obbiettivo
che l’impresa può perseguire e che ne
può misurare il successo?

Principale obiezione: l’approccio multistakeholder lascerebbe il management senza
guida e senza “bottom line”
MA:

Al contratto sociale corrisponde una funzioneobbiettivo calcolabile esattamente come lo è la
funzione di profitto

Al netto della posizione iniziale (pre-contrattuale)
e dei costi per investimenti nella cooperazione di
ciascun stakeholder , si calcola prodotto (una
funzione aggregativa) delle utilità di ciascuno
stakeholder che conferisce apporti

Dove il prodotto (l’aggregazione) è massimo vi è
un equilibrio contrattuale (accordo razionale).

Corrisponde tanto all’efficienza (è un massimo
sociale) quanto all’equità (è accettabile
imparzialmente) )
Il contratto
Sociale
dell’impresa
44
Il contratto sociale corrisponde a una
funzione obbiettivo calcolabile per
l’impresa socialmente responsabile

Il contratto
Soluzione di Nash della contrattazione
Max(Ui-di)
ove
U1/U2 = - a1/a2
Sociale
dell’impresa
45
Il contratto
sociale
dell’impresa
Shareholder value e stakeholder value
secondo la CSR

L’impresa ha successo (crea surplus di
ricchezza) se realizza l’equilibrio tra gli
stakeholder




nell’equilibrio contrattuale c’è il punto di
intersezione dei vari interessi,
ciascuno massimizza i suoi obiettivi sotto della
cooperazione libera dell’altro
L’equilibrio equo implica la soddisfazione degli
interessi di ciascuno, quindi anche dello
shareholder
Questo è vero in un senso ma non nell’altro



l’accordo imparziale include sempre la
soddisfazione dell’interesse dello shareholder,
ma non è necessariamente vero il contrario: il
massimo interesse dello shareholder non
coincide sempre con l’accordo imparziale
Fuori dall’accordo ci sono altri modi di
perseguire l’interesse di chi ha controllo, ma
questi presuppongono o il confitto (forza) o
l’inganno
46
QUALI INCENTIVI ENDOGENI
SPINGONO AD ATTUARE IL MODELLO?
(2)
Gli
incentivi e
le
motivazioni
che
sorreggono
la CSR

Obiezione alla CSR: l’etica vincola nel “foro
interno” ma non in quello esterno (l’etica non ha
denti per mordere, Rossi)

Occorre trovare le convenienze di dare attuazione
alla CSR

Il beneficio è quello della reputazione:



consente agli stakeholder di fidarsi e cooperare,
le transazioni avvengono con bassi costi di
controllo o di contrattazione
Il meccanismo della reputazione
 Gli effetti di reputazione emergono attraverso
interazioni ripetute tra impresa e stakeholder


Essa si basa sulla possibilità di annunciare
impegni e sull’osservazione del comportamento
dell’impresa nelle occasioni precedenti
Allora l’impresa ha convenienza ad agire “come
se” volesse rispettare gli impegni
47
47
Due approcci alla“volontarietà”
Approccio
volontario e
auto
regolazione
DISCREZIONALITA’
•
approccio discrezionale: non c’è motivo di aggiungere
alcuna specificazione o vincolo ulteriore
•
la forza endogena dell’autoregolazione è il self-interest
illuminato
•
Questa è autodisciplina senza regole esplicite e
concordate
AUTOREGOLAZIONE EFFTTIVA

L’autoregolazione prevede norme e impegni espliciti, che
devono essere accettabili dagli stakeholder

Tale consenso può essere ottenuto mediante la
discussione pubblica su standard di governo e gestione
per la CSR

la volontarietà è nell’attuazione auto-imposta su uno
standard condiviso

L’osservanza è ottenuta via auto-imposizione volontaria
dei doveri fiduciari stabiliti dallo standard

L’importanza della norma è nella capacità cognitiva e
motivazionale di generare autoimposizione non nella
48
imposizione esterna
La fiducia è impossibile in un gioco
one shot
Il gioco della fiducia
Reputation
effects
fiducia
A
No fiducia
–
abuso
–
B
-1, 3
no abuso
2,2
0,0
L’unico equilibrio è 0,0
49
GIOCO DELLA REPUTAZIONE: Iterare
il modello base per infinite volte
(lungo periodo)


Reputation
effects

I giocatori:
- una successione infinita di Ai
- un’ impresa (B) costante
Informazione:
- ogni Ai è incerto sul tipo di B
- B potrebbe essere etico oppure no (con
prob p)
- B sa di essere strategico
Interessi:
- ogni Ai massimizza i suoi benefici nel gioco
corrente
- B è interessato al suo beneficio di lungo
periodo.
50
Gioco della reputazione

Reputation
effects
Evoluzione delle credenze di Ai:
 la p cresce se ogni Ai osserva casi in cui B
sceglie sempre "non abuso", altrimenti
diventa 0.
 Se B usa "abuso" il risultato è (non entra,
abuso) per tutte le ripetizioni future

Strategia di B che sostiene la sua reputazione:
 scegliere sempre "non abusa" come se fosse
un tipo etico

allora la prob. p cresce

allora i vari Ai cominciano a entrare da un
certo valore di p in poi

Se B non è impaziente:
 infiniti (2,2) sono in grado di controbilanciare
le serie iniziale di (0,0) in cui Ai non entra e B
non abusa.
 la strategia razionale di B è sostenere la sua
reputazione
51
Reputation
effects
LE CONDIZIONI SOTTO LE QUALI
VALE IL RISULTATO:

possibilità di comunicare i tipi : l’impresa deve poter
segnalare la possibilità di un tipo onesto

quasi-simulaneità: l’impresa e lo stakeholder devono
agire e osservare simultaneamente,

osservabilità degli outcome: lo stakeholder alla fine di
ogni partita deve osservare senza ambiguità l’esito
della scelta dell’impresa

conoscenza comune tra stakeholder: ogni stakeholder
che agisce in un dato periodo deve essere in grado di
trasmettere la sua osservazione allo stakeholder che
viene dopo di lui

assenza di strategie miste: se l’impresa potesse
calcolare la probabilità di non abuso alla quale il primo
stakeholder è indifferente tra entrate e non entrare,
allora rispetterà il suo committment solo al minimo
indispensabile,

In generale queste condizioni non sono soddisfatte
spontaneamente
52
Casi in cui accumulare
reputazione può essere
proibitivo

contratti incompleti: non c’è un termine concreto
alla luce del quale valutare la ri-contrattazione che
si apre in presenza di eventi imprevisti;

qualità non osservabile: la qualità di un bene o
servizio non può essere appurata dal cliente in base
alla sua informazione;

autorità organizzativa: il “capo” prende decisioni
genuinamente discrezionali sui collaboratori in virtù
della flessibilità consentita dai contratti di lavoro;

collusione: l’impresa dispone di risorse per
corrompere rappresentanti dell’amministrazione
pubblica e questi accordi non sono osservabili da chi
non è presente alla relazione
Reputation
effects
53
Perché l’approccio discrezionale
fallisce? La fragilità cognitiva della
reputazione


Il ruolo
cognitivo

delle norme
di CSR

Gli impegni non sono definiti in relazione ad
eventi imprevisti e quindi non possono essere
verificati,
Oppure la loro attuazione non è osservabile.
Il problema è che data l’incompletezza
contrattuale “ciò che doveva essere fatto” non
è specificato ex ante, quindi non ci sono
committment da verificare
C’è un gap cognitivo da riempire
 Come può l’impresa creare un’aspettativa circa
la sua condotta e dimostrare di tenere fede
agli impegni?
 Come può lo stakeholder giudicare che gli
impegn sono stati rispettati e formarsi un
giudizio?
54
La funzione cognitiva di uno standard
del sistema di gestione per la CSR:
Riempire la falla cognitiva
Il ruolo
cognitivo
delle
norme di
CSR

I doveri fiduciari dell’impresa verso i suoi
stakeholder sono resi espliciti

asseriscono cosa bisogna aspettarsi
dall’impresa anche nei contesti non previsti o
in cui le azioni concrete non sono osservabili,

offrono una base verificabile per la formazione
di quei giudizi e credenze che stanno alla base
della reputazione.


NON in relazione all’accadere di eventi
particolari (che non sono previsti) o
all’attuazione di particolari azioni o esiti (non
osservabili),
MA in relazione al rispetto di principi generali e
astratti, e quindi mai muti
55
La logica del sistema di gestione per la
CSR : (A) Affermare principi


La logica
di uno
standard
di gestione
per la CSR

Contenuto:
 Definiscono la visione del contratto sociale di
ciascuna impresa
 Quindi presentano un ideale di impresa accettabile
agli stakeholder di quella impresa
Forma:
 Sono astratti e generali
 Per la loro applicazione non è necessaria una
descrizione dettagliata della situazione.
 E’ sufficiente il riconoscimento della presenza di
alcune caratteristiche astratte (pattern).
 Al contrario che le regole di dettaglio, i principi non
sono mai muti
Di conseguenza :
 coprono sia gli eventi previsti, sia quelli imprevisti
nel secondo caso la loro applicazione è vaga,
 Ma la vaghezza può essere governata grazie alla
logica del ragionamento morale (ricondurre le
situazioni impreviste al dominio di applicazione dei
principi, entro certi limiti)
56
(B) Annunciare regole
precauzionali
La logica
di uno
standard
di gestione
per la CSR

Per ogni area a rischio di opportunismo nei
rapporti con gli stakeholder si stabiliscono
standard precauzionali di condotta

La loro attuazione non è condizionata a situazioni
concrete, ma quando il rischio di violazione di un
principio eccede una soglia preannunciata.

Vengono applicati “fino a prova contraria”: è
sufficiente che l’appartenenza di un evento al
dominio superi una determinata soglia di
rischio/vaghezza perché essi siano obbligatori.

Così le condizioni di attuazione possono essere
stabilite ex ante e su di esse lo stakeholder può
legittimamente formarsi un’aspettativa.
57
SCHEMA DEL SISTEMA
ATOREGOLATIVO FONDATO SU
PRINCIPI E REGOLE
La logica
di uno
standard di
gestione per
la CSR
SOGLIA DI APPARTENENZA FUZZY
INFERENZA DEFAULT

STANDARD DI CODOTTA OSSERVABILE
58
(c) Dialogo con gli stakeholder
 Gli stakeholder giudicano in base alla
corrispondenza tra impegni e
comportamenti/risultati
La logica
di uno
standard di
gestione per
la CSR
 Gli impegni devono essere comunicati ex nte
 Ex post rendere conto sulla conformità tra
impegni e risultati (bilancio sciale)
 Ma la comunicazione è a due vie
 Ascolto ex ante per comprendere le
aspettative e per concordare le aree di
rendicontazione
 Anticipare la reazione introducendo nei
processi decisionali interni il punto di vista
dello stakeholder imparziale
59
La natura non-autoreferenziale
dell’autoregolazione

La logica
di uno
standard
di gestione
per la CSR
Su cosa verte il dialogo sociale?
 Ex ante, statuizione dei doveri fiduciari
generali: l’impresa può fare da sola, ma è più
facile se elabora attraverso un dialogo sociale
oppure se segue uno standard condiviso



nella fase della gestione e attuazione
all’interno: disporre di una presenza negli
organi che consenta di rappresentarsi il punto
di vista dello stakeholder (comitato etico)
nella fase della rendicontazione: render conto
nelle aree di effettivo interesse
nella fase della verifica di terza parte :
controllo da parte di organi con una base
multi-stakeholder che garantiscono
l’imparzialità delle verifiche
60
Possibilità di abuso sofisticato
 Un’impresa che si faccia una reputazione di un
tipo che “abusa ma non troppo”

il ruolo
motivazionale
delle norme di
CSR
può ottenere l’ acquiescenza, se la sua
incompleta osservanza offre un’aspettativa
non inferiore all’alternativa della rinuncia a
tutte le transazioni da parte dello
stakeholder.
 L’impresa
fa fronte ai suoi doveri solo quel
minimo che basta a non indurre gli
stakeholder a interrompere ogni
cooperazione (benché iniqua)
 E’
ciò che accade quando osserviamo codici
etici solo parzialmente osservati , bilanci
sociali più auto-laudativi che altro ecc
61
Un rinforzo motivazionale alla
reputazione basata su uno standard
condiviso con gli stakeholder
 molti stakeholder hanno preferenze non
puramente auto-interessate o rivolte ai
vantaggi materiali (conseguenze).
il ruolo
motivazionale
delle norme
di CSR
 Essi attribuiscono valore intrinseco anche
al fatto che l’impresa ottemperi a doveri
derivanti dal contratto sociale, specie se
l’impresa li enuncia in codici di condotta e
ne fa una comunicazione esterna.
 Così una deviazione dal profilo di
CSR, o degli impegni etici assunti,
viene punita anche più di quanto il
semplice interesse materiale non
indurrebbe a fare.
62
Le preferenze ideali degli
stakeholder non sono meno
razionali di quelle materiali

il ruolo
motivazionale
delle norme
di CSR

Le preferenze possono incorporare
 oltre al desiderio delle conseguenze migliori
per sé o per chiunque altro
 anche il desiderio che le azioni attese degli
altri si conformino a principi o ideali, se tali
ideali sono condivisi e accettati da entrambe
le parti della relazione
Diventano una componente crescente dei
comportamenti “di mercato” ad es.
 Consumatori responsabili
 Finanzia etica
 Advocacy sul rispetto dei diritti umani e
boicottaggio di marche
 Motivazioni intrinseche da parte dei
collaboratori più sensibili al clima
63
RISPOSTA ALLA SCETTICO
Le

Le ragioni morali per agire imparziali sono fredde
( calcolo della giustizia) e hanno poca forza
motivazionale

Si scaldano con la simpatia, ma noi non
riusciamo a simpatizzare con chi non facciamo una
esperienza

Ma sono rafforzate da ragioni per agire
personali (calde)
motivazioni
che
sorreggono
la CSR


la fiducia degli altri come mezzo che ci
consente di perseguire i nostri scopi
il valore intrinseco della conformità a
principi condivisi, purché ci sia l’attesa
di conformità reciproca della
controparte

sono sempre preferenze dell’io: hanno forza
motivazionale

L’etica è anche l’insieme delle norme sociali
sostenute dalla ricerca della reputazione e dal
conformismo (Hume va in soccorso a Kant)
64
Sistemi di gestione per la
Responsabilità sociale delle
imprese:
l’esperienza internazionale e le
proposte operative del progetto
Q-RES
65
65
Q
RES
Membri e
partner del
progetto
Q-RES
Q-RES Un progetto tra aziende e
associazioni italiane sulla CSR
















ABI
AIIA
AIOICI
BOSCH-REXROTH
CERTIQUALITY
CGM
COOP ADRIATICA
COOP NORDEST
ENEL
HAY GROUP
KEDRION
KPMG
LINDT
PWC
UNICREDITO
UNIPOL




FEDERMANAGER
ADECCO
SINCERT
BARILLA
Project Partners
 SCS AZIONINNOVA
 SODALITAS
 TRANSPARENCY
INTRENATIONAL
ITALY
66
Q
RES
Le fasi e i problemi della
gestione eticamente e
socialmente responsabile
Identità
FASI
Credibilità
Principi e
regole
Rendere
conto
Cultura
d’impresa
METTERE IN
ATTO
67
67
Q
RES
Il modello
Q-RES
Il modello di gestione strategica
Q-RES e i suoi passi
VISIONE
ETICA
D’IMPRESA
CODICE
ETICO
VERIFICA ESTERNA
RENDICONTAZIO
NE ETICOSOCIALE
FORMAZIONE
ETICA
SISTEMI
ORGANIZZATIVI
DI ATTUAZIONE E
CNTROLLO
68
Q
RES
Content
GLI ELEMENTI COSTITUTIVI DELLO
STANDARD Q-RES PER LA CSR
1.
Visione etica d’impresa:
1.
2.
Q-RES
elementi
2.
non una semplice affermazione della
missione produttiva,
ma una visione del contratto sociale che
l’impresa offre ai sui stakeholder cioè del
bilanciamento equo tra i loro interessi;
Codice etico:
1.
2.
3.
principi che definiscono l’insieme bilanciato
dei diritti e dei doveri nei confronti di
ciascuna categoria di stakeholder;
norme di comportamento etico per ogni area
a rischio
divieti delle forme tipiche di opportunismo e
standard di condotta preventivi
raccomandati;
69
… ancora elementi Q-RES
Q
RES
Content
3) Formazione etica:


Q-RES
Elementi
competenza di interpretazione degli eventi
organizzativi alla luce della loro rilevanza
rispetto ai principi etici
trasmettere il senso di impegno sui principi
e le norme di condotta
4) Sistemi organizzativi di attuazione:
1. comitato etico in grado di rappresentare il
punto di vista dei vari stakeholder;
2. controllo top down (audit);
3. sviluppo di un dialogo bottom up per
integrare la CSR negli obbiettivi di lavoro;
4. sistemi di valutazione e incentivazione
materiale e immateriale del personale, legati
ai risultati di CSR
70
… ancora elementi Q-RES
Q
RES
Content
5) Rendicontazione sociale:



Q-RES
elementi

comunicazione di principi e standard per
fornire agli stakeholder parametri di
giudizio;
Illustrare la relazione fra performance e
impegni,
risultati ottenuti per a ciascuno stakeholder
(valore economico distribuito, altri benefici
o costi allocati)
inclusione del punto di vista degli
stakeholder (credibilità e rilevanza );
6) Verifica e certificazione esterna della CSR
1.
2.
3.
evidenze relative a ciascuno strumento
risultati ottenuti nei vari campi (gestione
delle risorse, qualità dei prodotti e dei
servizi ecc)
Verifica da parte di un auditor esterno
indipendente
71
Contenuto delle linee guida Q-RES
VISIONE
ETICA
DefInizione
CODICE
ETICO
Funzionamento
Formazione
etica
SISTEMI
ORGANIZZATIVI
BILANCIO
SOCIALE
VERIFICA
ESTERNA
Contenuto
Metodologia
Evidenze per
la verifica
Criteri di
eccellenza
72
CSR e reti di imprese
La principale difficoltà pratica per la
diffusione di uno Standard di CSR
Dimensione delle imprese piccole o
piccolissime
Reti e CSR
complessità organizzativa insufficiente per
elaborare sistemi di gestione differenziati
 apparentemente ciascuna impresa è
troppo piccola per esercitare influenza e
quindi dover portare responsabilità
essa sembra più subire che esercitare
discrezionalità
73
La principale difficoltà pratica (segue)
 Tuttavia in contesto non è quello del
mercato in cui vige la mano invisibile, ove
tutto accade automaticamente in modo
anonimo
Reti e CSR
 Le imprese subiscono ed esercitano la loro
scelta discrezionale in molteplici piccole
decisioni reciproche e con le istituzioni
locali
 Considerati come sistemi territoriali
cooperativi hanno un forte impatto e
capacità di influenza
 Il successo o l’insuccesso dipendono dalle
interazioni in un rete di relazioni
74
Una dimensione inesplorata della
CSR: la “rete” tra imprese
 Cosa è una rete?
 Forme non gerarchiche di
Reti e CSR
coordinamento e cooperazione
verticale e orizzontale tra imprese dello
stesso settore e di settori collegati
 partecipazioni proprietarie incrociate e
su relazioni contrattuali di lungo
periodo nonostante non vi sia la
proprietà accentrata
 consentono gli investimenti specifici e
produzione di surplus anche senza
forme gerarchiche di governo
75
Una dimensione inesplorata della
CSR (segue)
 Il sostrato fondamentale è una “rete di
relazioni fiduciarie” tra imprese fornitrici,
clienti e concorrenti del medesimo
territorio,
Reti e CSR
 ha molteplici scambi con soggetti operanti
sul territorio che offrono servizi alla rete
(lavoratori, fornitori, enti locali) o sui quali
ricadono gli effetti, che”si fidano”
 Nell’insieme la rete ha un forte potenziale
competitivo rimpetto ad alti sistemi
territoriali
 Può essere considerata come un’ entità
economica con i propri stakeholder
76
La delicatezza della rete: rischio
di comportamenti opportunistici

Data la “informalità” delle relazioni e la debolezza
delle garanzie giuridiche è fondamentale fa fiducia
reciproca

MA con il complicarsi e di differenziarsi dei servizi e
con le relazioni di affari sempre più globali e
spersonalizzate , le fonti di fiducia tradizionali si
corrodono

Possono prevalere comportamenti opportunistici
nella rete

Possono affermarsi comportamenti opportunistici
nelle relazioni con gli stakeholder e dei fornitori
della rete (ad es. delocalizzazioni produttive)

Le conseguenze sarebbero la crisi interna della rete
e del suo insediamento territoriale
Reti e CSR
77
La governance di una rete non
può che essere “allargata” e
basta sulla CSR
Reti e CSR

Necessità di una governance delle diverse relazioni
tra impresa e impresa e tra impresa e stakeholder
a livello territoriale, che rassicuri circa il permanere
delle relazioni fiduciarie tradizionali

Estensione delle relazioni fiduciarie agli eventi
nuovi e imprevisti

La governance nel senso dell’attribuzione del diritto
di proprietà sulle risorse fisiche dell’intera rete a
una parte qui è fuori luogo

Tale governance non può che essere basata sulla
responsabilità di ciascuna impresa verso le altre
imprese della rete e verso l’insieme dei suoi
stakeholder esterni alla rete operanti nel territorio
78
Credibilità ed efficacia
dell’autoregolazione volontaria
 Permane un gap cognitivo:

non è detto che lo stakeholder sappia
distinguere tra comunicazioni veritiere e
comunicazioni truffaldine

alcune organizzazioni possono con i loro
comportamenti danneggiare anche la
reputazione di altre
La
credibilità
 La verifica indipendente e certificazione di terza
parte può aumentare l’impatto e il premio
reputazionale a favore delle imprese che
“fanno sul serio”

La verifica indipendente non contraddice la
natura volontaria dell’autoregolazione

Il suo costo può essere condiviso tra le imprese
e la società (il beneficio è sociale )
79
Pregi e rischi della certificazione

La credibilità può essere sostenuta dalla
verifica e certificazione esterna a condizione
che sia attuata da organi indipendenti


La
credibilità

che adottino effettivamente il punto di vista dello
stakeholder medio
che per il loro disegno organizzativo non possano
essere sospettati neppure
lontanamente di
agire in “conflitto di interessi”
La verifica e certificazione deve perciò operare
come un “watch dog” indipendente che garantisce
gli stakeholder e premia le imprese meritevoli

Ma c’è un ovvio rischio di collusione tra coloro che
svolgono gli audit di verifica sulla conformità allo
standard e le imprese

Occorre disegnare istituzioni della società civile
tali disincentivare la collusione e i conflitti di
interesse e garantire effettivamente sulla
affidabilità delle dichiarazioni e certificazioni
80
Chi ha gli incentivi adeguati per
svolgere tale compito?

Un ente non profit (della società civile)
multi-stakeholder per la verifica
indipendente della CSR

La composizione multi-stakeholder (imprese
di varia natura, sindacati, consumatori,
ambientalisti, enti locali, università e ricerca)

Le
istituzioni
della società
civile




è funzionale affinché si raggiunga il consenso
sociale sugli standard
Non deve essere catturato da nessun interesse
particolare,
Ciò può essere evitato se si realizza un virtuoso
check and balance tra molteplici interessi
non è un approccio basato sulla negoziazione
caso per caso ma sul contratto sociale ipotetico
(quindi sullo standard)
Alla natura multi-stakeholder deve
accompagnarsi la competenza tecnica,
l’indipendenza e l’imparzialità dei giudizio 81
Verso un ente multi-stakeholder per la
verifica indipendente della CSR
Compiti:
 possedere, rivedere e aggiornare le norme in una
logica di miglioramento continuo;
Le
istituzioni
della
società
civile

promuovere l’adesione delle imprese agli standard e
la sperimentazione sul campo;

concordare i criteri di accreditamento per i
verificatori

autorizzare le dichiarazioni di conformità basate
sulle verifiche indipendenti

accertarsi che le verifiche indipendenti si attengano
a metodi stabiliti

dare opportuno risalto al profilo di responsabilità
delle imprese

offrire al pubblico le informazioni necessarie a
formarsi un giudizio,
82
Un disegno organizzativo a
“prova di collusione”



Le
istituzioni
della

società
civile


fondazioni istituite su iniziativa degli enti locali, delle
università , delle iniziative volontarie multistakeholder
ampia rappresentanza delle associazioni di categoria,
delle varie parti sociali e stakeholder (non solo le
organizzazioni ma i loro interlocutori)
Ma in grado di esprimere oggettività e imparzialità di
giudizio, garantite da strutture tecniche indipendenti
(delega al mondo della ricerca e dell’Università).
cheks and balances tra rappresentatività, competenza
tecnica e autonomia per sventare i conflitti di
interessi e la collusione tra i verificatori e le imprese
certificate.
natura non-profit per garantirne l’indipendenza e la
focalizzazione sulla propria missione, ed evitare la
lottizzazione politica
Insomma: un’ authority della società civile in materia
di CSR, indipendente da tutti i soggetti con cui
interagisce e collabora, incluso il potere politico
83
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lezione 07CSR-QRES - Dipartimento di Sociologia