CAPITALE SOCIALE DI SOLIDARIETA’ E CAPITALE SOCIALE DI RECIPROCITA’ Putnam: definizione di capitale sociale “La fiducia, le norme che regolano la convivenza, le reti di associazionismo civico, elementi che migliorano l’efficienza dell’organizzazione sociale promuovendo iniziative prese di comune accordo” (La tradizione civica nelle Regioni italiane, 1993, p. 196) 2 Putnam: componenti essenziali del capitale sociale a) fiducia: aver fama di essere onesti e affidabili (la reputazione contro il pericolo della defezione); b) norme che regolano la convivenza e la reciprocità: riducono il rischio di potenziale defezione e di dubbia reputazione; c) reti sociali di impegno civico (civicness): la fiducia si trasmette in modo transitivo (“io mi fido di te, benché non ti conosca personalmente, perché mi fido di lei e lei mi assicura che ha fiducia in te”). 3 Putnam: la fiducia • “ogni transazione commerciale ha in sé un elemento di fiducia, il che è certamente vero per tutte le transazioni a lungo termine. E’ plausibile sostenere che in molti casi l’arretratezza economica è spiegabile con la mancanza di fiducia reciproca” (K. Arrow, Gifts and Exchanges, 1972); • quando manca la fiducia, “non vi può essere certezza nei contratti e di conseguenza la legge non conta niente” (A. Genovesi, economista napoletano del Settecento); • thick trust, fiducia totale che nasce dalla stretta familiarità tra le persone (B. Williams, in Gambetta, Trust, 1988); • Problema: passaggio dalla fiducia personale a quella impersonale … 4 Putnam: norme di reciprocità • Trasferiscono il diritto di controllare un’azione dall’attore agli altri, in quanto l’azione ha conseguenze positive o negative per gli altri (Coleman); • Le norme a sostegno della fiducia abbassano i costi operativi e favoriscono la cooperazione; 1) norme di reciprocità bilanciata: scambio simultaneo di articoli di valore equivalente (es. regali); 2) norme di reciprocità generalizzata: serie continua di rapporti di interscambio che implicano la reciproca previsione di favori ricambiati in futuro (es. amicizia). 5 Putnam: le reti sociali • Granovetter: la fiducia genera stima e scoraggia l’opportunismo quando gli accordi sono inseriti nel contesto più ampio di relazioni personali e di reti sociali (teoria della embeddedness: “il dilemma del prigioniero… è spesso risolto dalla forza dei rapporti personali”); A) Reti formali vs. reti informali; B) Reti orizzontali (stesso ceto) vs. reti verticali (rapporti asimmetrici, gerarchici, dipendenza); 6 Putnam: perché le reti sociali favoriscono la cooperazione • Accrescono la potenziale sanzione per chi defeziona; • Rinsaldano le norme che regolano la reciprocità; • Facilitano la comunicazione e migliorano il flusso di informazioni sull’affidabilità delle persone; • I buoni risultati del passato servono da piattaforma culturale per la cooperazione futura (North: history matters) 7 Putnam: assunti • Una rete verticale non può stimolare la fiducia e non può sostenere la cooperazione (cfr. Sabel, collaborazioni pragmatiche, secondo modulo); • “Tanto più un’organizzazione è strutturata in modo orizzontale, tanto più dovrebbe incrementare il successo istituzionale in un contesto più ampio”; • Contro le tesi di Olson (società forte=economia debole) e Migdal (società forte=stato debole): società forte=economia e stato forti! 8 Putnam: la ricerca sul capitale sociale nelle regioni italiane (La tradizione civica nelle regioni italiane, 1993) • Le nuove istituzioni regionali hanno influito sulla prassi politica, con quale grado di successo? • Comparazione nello spazio: rendimenti istituzionali, differenziati tra Centro-Nord e Sud; 12 indicatori: a) gestione politica e amministrativa: 1) stabilità della giunta; 2) puntualità presentazione del bilancio; 3) servizi di informazione e statistica; b) legislazione: 4) le riforme legislative; 5) aspetti innovativi della legislazione regionale; c) attuazione politiche: 6) asili nido; 7) consultori familiari; 8) strumenti di politica industriale; 9) capacità di spesa nel settore agricolo; 10) spese delle Unità Socio-Sanitarie Locali; 11) edilizia e sviluppo urbanistico; 12) disponibilità dell’apparato burocratico. 9 Putnam: la ricerca sul capitale sociale nelle regioni italiane (La tradizione civica nelle regioni italiane, 1993) • Variabile esplicativa: nesso tra rendimento istituzionale e “comunità civile” (= tessuto sociale di impegno socio-politico e solidarietà; indicatori: associazioni, giornali, n. votanti, voto di preferenza, voto monarchia/repubblica); differenze corrispondenti al differente impegno civico-sociale (Tocqueville): “più una regione ha forte senso civico, meglio è governata”; • Che derivano dalle differenti tradizioni storiche (comparazione nel tempo): l’eredità civile del Medioevo (Nord Italia dei Comuni, Sud dei Normanni); • Due equilibri sociali opposti (cap. VI: p. 191-218) (Elster): • 1) “mai cooperare”, unica strategia razionale nel contesto di circolo vizioso del “familismo amorale” (Banfield); • 2) “coopera con chi coopera con te” (Axelrod, giochi ripetuti) in un contesto di circolo virtuoso di “reciprocità coraggiosa” che dipende dalla presenza di capitale sociale (fiducia, norme, reti associative) 10 Putnam: la ricerca sul capitale sociale negli Stati Uniti (Bowling alone, 2000) Tesi della erosione del capitale sociale negli USA provocata dal meccanismo di cambiamento generazionale intercoorte: “I nati tra il 1910 e il 1940 costituiscono una “generazione assai civica” - ossia una coorte di uomini e donne più impegnate nelle questioni civiche durante la propria vita – che vota di più, che si associa di più, che si fida di più …- rispetto alle generazioni precedenti o successive” (162-3) 11 La nozione di capitale sociale secondo Putnam • Valore: le reti sociali hanno valore come il capitale fisico e il capitale umano, accrescono la produttività; • Virtù civica: incorporata nella fitta rete di relazioni sociali reciproche; • Natura individuale (contatti) e natura collettiva (esternalità); • Bene privato e bene pubblico. 12 La nozione di capitale sociale secondo Putnam • Reti sociali: importanti in quanto non esprimono solo “contatti” ma implicano “obbligazioni reciproche”; • Norme di reciprocità: “specifica” (scambio contemporaneo di favori) o “generalizzata” (speranza che in futuro il favore venga ricambiato da qualcuno); • Fiducia: “lubrificante” della vita sociale; • Interazioni frequenti: producono norme di reciprocità generalizzata 13 La nozione di capitale sociale secondo Putnam • Capitale sociale = comunità? (ma anche con obiettivi anti-sociali) Capitale sociale bridging (che getta ponti: genera identità e reciprocità ampie: cfr. Granovetter e la forza dei legami deboli) vs. capitale sociale bonding (che chiude: genera solidarietà e forme di reciprocità specifica, isola e rafforza identità di gruppi omogenei) • Capitale sociale = partecipazione civica • Capitale sociale = comunità di fede, religione e altruismo (“le persone religiose ….capitalisti sociali particolarmente attivi”, 82). 14 La tesi dell’erosione del capitale sociale negli Stati Uniti nell’ultimo trentennio del novecento Tutti gli indicatori di capitale sociale in tendenza negativa: • Partecipazione politica; • Partecipazione civica • Partecipazione religiosa • Relazioni di lavoro • Relazioni sociali informali (schmoozers vs. machers, 119) • Altruismo e filantropia (eccezione volontariato) • Reciprocità generalizzata, onestà e fiducia 15 La tesi dell’erosione del capitale sociale negli Stati Uniti nell’ultimo trentennio del novecento eccezioni al declino dell’impegno civico: • Volontariato giovanile • Telecomunicazioni • Conservatori evangelici • Gruppi di autoaiuto • Piccoli gruppi, grandi movimenti sociali, internet • Anni ’60: nascita o culmine di un’era? 16 Le cause dell’erosione del capitale sociale negli USA (fig. 15.1) • Pressioni tempo/denaro (10%) • Mobilità residenziale (10%) • Tecnologia, mass media, TV (25%) • Effetti di generazione e non di ciclo di vita intracoorte (50%): dalla “generazione civica” degli anni 1910-40 ai boomers degli anni 195065 (rinascita post-1970: nonni vs. padri; figli vs. padri!) 17 La rilevanza del capitale sociale Contribuisce a risolvere i problemi dell’azione collettiva (Olson, Williamson, Ostrom, Arrow) Produce: – – – – – Istruzione e benessere dei bambini Quartieri sicuri e produttivi Prosperità economica Salute e felicità Democrazia e rendimento delle istituzioni 18 Misurare il capitale sociale • Indicatori tab. 16.1 • Indicatore unico aggregato di capitale sociale negli Stati Uniti (fig. 16.1) 19 Le critiche di Portes alla argomentazione di Putnam • Circolarità logica dell’argomentazione di Putnam: in quanto proprietà di comunità e nazioni, e non di individui, il c.s. è sia causa che effetto; • Definizione tautologica: se la vostra città è “civica” farà cose civiche, se è “incivile” non le farà (cit. p. 20). • Parte correttamente dagli effetti (città di successo vs. città non di successo), lavorando quindi retroattivamente per cercare ciò che fa la differenza; • L’errore è tentare di spiegare tutte le differenze osservate: la ricerca della determinante prima termina rinominando il problema originale che doveva essere spiegato: la virtù civica, che esiste dove gli abitanti votano, obbediscono alle leggi, cooperano reciprocamente e i cui leader sono onesti e dediti al bene pubblico. 20 Il capitale sociale di Putnam: una critica sociologica (Trigilia) • La civicness può spiegare davvero il rendimento differenziato delle regioni italiane? • Sono scontate le origini medievali nella dotazione di cultura civica delle regioni? • Capitale sociale = civicness: nella tradizione analitica di Granovetter, Coleman, ecc. il concetto di capitale sociale è radicato a livello micro, riferito cioè a reti di rapporti personali tra soggetti individuali; invece Putnam misura i tassi di associazionismo, senza considerare le reti di relazioni o il rapporto tra partecipazione associativa a livello micro e rendimento delle istituzioni a livello macro; • Dubbi sull’utilità scientifica della identificazione del capitale sociale con la fiducia, con la partecipazione associativa o con la civicness: rende meno analiticamente preciso il concetto, riduce la sua capacità innovativa di osservare le dinamiche sociali; rischio di ricadere nella concezione “ipersocializzata” dell’attore (sociologia economica vs. scienza politica) 21 Critica al concetto di capitale sociale di Putnam (Piselli) • Uso restrittivo e inadeguato del concetto di capitale sociale; • Incapacità a coglierne i caratteri “situazionali” e “dinamici”: non si riferisce a un “oggetto” specifico, non può essere appiattito in rigide definizioni, va interpretato di volta in volta, in rapporto ai benefici, agli attori che ne godono, ai fini che si pongono e al contesto in cui agiscono; • C’è capitale sociale al Sud! Non solo “familismo” e “clientelismo. I networks di relazioni utili per: status, profitti e sussistenza dallo stato (sussidi, pensioni, posti di lavoro, appalti); l’azione collettiva (protesta urbana); migliori opportunità di lavoro e guadagno al Sud e al Nord (emigrazione di massa ’60 e lotte operaie “Autunno caldo” al Nord); • Capitale sociale risorsa per lo sviluppo anche al Sud: processi di cooperazione orizzontale e verticale; crescita e diffusione territoriale dell’associazionismo; Fiat di Melfi; ruoli di élites politiche ed economiche. 22 Critica alla metodologia di Putnam (Bagnasco) • Il capitale sociale ricondotto alla “cultura condivisa”, alla “abitudine etica ereditata”, alla lunga durata di culture originarie (vale anche per Fukuyama); • A differenza di Coleman che adotta un “paradigma dell’azione”, ovvero interazionista, sia Putnam che Fukuyama prediligono un “paradigma determinista”, causale; ma questo approccio descrive una correlazione tra fenomeni senza spiegarla; • È la cultura civica che spiega l’efficienza delle istituzioni democratiche oppure il contrario? (Barry, 1970). 23 La natura del capitale sociale (Pizzorno) • Non sono portatrici di capitale sociale: a) Relazioni sociali nelle quali non occorre il riconoscimento dell’identità dell’altro (rapporti di scambio, incontri spot tra persone); b) Relazioni sociali che mirano ad annullare l’identità dell’altro e/o a sottrargliene componenti (rapporti di ostilità, sfruttamento, conflitto); • Sono portatrici di capitale sociale: “quelle relazioni in cui sia possibile che l’identità più o meno duratura dei partecipanti sia riconosciuta e che inoltre ipotizzino forme di solidarietà o di reciprocità” 24 Pizzorno: perché si paga il benzinaio? L’intreccio tra forme di capitale sociale e relazioni di scambio: lo scambio è facilitato quando si basa sul riconoscimento dell’identità dei partecipanti: • Lo scambio è reso possibile dall’esistenza di un’efficiente “cerchia di riconoscimento”. • Possibile reiterazione del rapporto (paradosso hobbesiano dello stolto). • Interiorizzazione delle norme di onestà (teoria del “costo economico della disonestà”: Akerlof, A market for lemons) e reputazione (norme di deontologia professionale: es. rapporto tra medico e paziente). 25 Come si costituisce il capitale sociale • Capitale sociale di solidarietà: relazioni sociali fondate su “legami forti” tra i loro membri e su principi di solidarietà di gruppo (Durkheim); • Capitale sociale di reciprocità: relazioni sociali sulla base della “forza dei legami deboli” (Granovetter). Il capitale sociale si forma per ragioni di “interesse” (rational choice), ma non solo. 26 Capitale sociale di solidarietà • Fiducia interna: A si aspetta che B mantenga la promessa o venga in aiuto perché entrambi appartengono ad uno stesso gruppo fondato su principi di solidarietà (Weber: il ruolo delle sette protestanti negli Stati Uniti per gli uomini d’affari che vi appartenevano; Portes, Sensenbrenner: le comunità degli immigrati; mafia; ecc.); • Fiducia esterna: A si aspetta che B coopera perché sa che B appartiene ad un gruppo coeso e può far ricorso indiretto a tale forma di capitale sociale 27 Capitale sociale di reciprocità 1. Relazioni di “potenziale cooperazione tra due o più persone a fini comuni” di interesse (piccolo gruppo che produce un bene pubblico: Olson); 2. Relazioni per valorizzare immagine economica, marketing, reputazione professionale, ecc.(idem); 3. Relazioni di dono, fondate su “legami da gratitudine” (Malinowski, Mauss): do (a breve) ut des (dilazionato); 4. Relazioni che accrescono il prestigio del gruppo “a cui si immagina di appartenere” (connazionali all’estero; senso di appartenenza etnica, religiosa, ideologica o di scuola accademica); 5. Relazioni fondate sul senso di “universalismo”: “agire secondo coscienza” (e non secondo l’interesse) (conforme alla cerchia dei genitori, umanità, divinità, ecc.). 28 Teoria del capitale sociale = Teoria della riproduzione della socialità: “non soltanto quindi dei processi attraverso i quali un soggetto d’azione utilizza le strutture sociali per perseguire i propri fini singolari, bensì anche dei processi attraverso i quali le stesse relazioni interpersonali di riconoscimento vengono prodotte e riprodotte a formare il tessuto della socialità” 29 Teoria del capitale sociale “Dalla diversità delle strutture delle reti interpersonali nelle quali il capitale sociale si costituisce derivano sia le diversità delle strategie e dei percorsi di perseguimento dei fini individuali, sia i diversi modi di costruzione e di funzionamento delle istituzioni che garantiscono l’ordine sociale”. 30 Condizioni per la presenza di capitale sociale Ipotesi di connessioni probabili tra diversi tipi di contesti strutturali o culturali e diverse forme di capitale sociale: caso empirico di formazione di capitale sociale dove prevalgono rapporti di scambio. 31 Condizioni per la presenza di capitale sociale 1. Prima ipotesi generale: nelle situazioni di deficit di socialità sono probabili iniziative di ricostituzione del capitale sociale in forme nuove, soprattutto di “capitale sociale di solidarietà”: a) a livello di società locale: grazie alle comunità di immigrati (catene di immigrazione, Portes e Sensebrenner), religiose, linguistiche, culturali, ecc.; b) a livello di società globale: Usa inizio ‘900, grandi associazioni partecipative (Putnam). 32 Condizioni per la presenza di capitale sociale 2. Ipotesi di formazione del “capitale sociale di reciprocità”: possibilità per gli individui di formare “legami deboli”, al di fuori cioè del loro gruppo di appartenenza stretta familiare (Granovetter). 33