I trattamenti degli effluenti per la rimozione dei solidi Terminologia della sedimentazione Decantazione Operazione effettuata per separare particelle più pesanti presenti in un fluido o per separare fluidi di diversa densità. Sedimentazione Quando la decantazione riguarda la separazione per gravità di particelle solide più pesanti in un fluido, l’operazione prende il nome di sedimentazione. Flocculazione In alcuni casi, per separare particelle molto piccole e leggere presenti in un liquido si ricorre ad una operazione di flocculazione (impropriamente chiamata anche chiarificazione) consistente nell’aggiunta di un agente chimico “coagulante”, la cui funzione è quella di “legare” le particelle più fini, rendendole più pesanti e favorendone la sedimentazione. Solidi sospesi (non filtrabili) Vengono trattenuti da un filtro (membrana porosa) e si quantificano per via gravimetrica, pesando il filtro con i solidi trattenuti (mg/l) Solidi sedimentabili Sedimentano in 1 ora in un cono Imhoff e si quantificano per via volumetrica, leggendo il livello corrispondente direttamente sul cono graduato (ml/l) A partire da una sospensione, la chiarificazione può evolvere in due modi. Sospensione iniziale Il primo (chiarificazione perfetta) consente la separazione di un fluido limpido, che occuperà un piccolo volume rispetto alla sospensione iniziale. Il secondo modo conduce ad una separazione non completa, ma ad un superiore volume di fluido (sebbene non perfettamente chiarificato). In pratica si cercherà un compromesso fra le due situazioni: un volume ridotto di solidi da separare ed un ampio volume di fluido chiarificato al meglio. Chiarificazione perfetta Chiarificazione povera Il principio della sedimentazione H interfaccia Misura pratica della velocità di sedimentazione: tempo In un cilindro graduato, si può facilmente misurare l’altezza della interfaccia fra liquido chiarificato e solidi decantati e la sua variazione nel tempo. La velocità media di sedimentazione ad un certo tempo si ottiene con la relazione: v= z1 – z0 t1 – t0 Sedimentazione discreta Sedimentazione a fiocchi Sedimentazione a zona Sedimentazione a compressione Sono descritti 4 tipi di sedimentazione, ciascuno influenzato dalla concentrazione delle particelle e dalle loro interazioni fisiche. Considerata la bassa concentrazione dei solidi, generalmente le acque di scarico dell’acquacoltura sono soggette a sedimentazione di tipo discreto, cioè le particelle tendono a sedimentare senza essere soggette ad interazioni reciproche. La sedimentazione di particelle discrete Questa sedimentazione avviene quando la concentrazione dei solidi è bassa e questi non interagiscono tra di loro. Questo tipo di sedimentazione può essere analizzato mediante le leggi classiche di sedimentazione che si ottengono uguagliando le forze agenti sulla particella: Forza di inerzia = Forza peso – Spinta di Archimede – Forza di resistenza Quando queste forze si equivalgono, infatti, si verificano le condizioni stazionarie, ossia il sistema raggiunge la condizione di moto uniforme (Forza di inerzia = 0). La velocità di sedimentazione, a parità di altre condizioni, dipende dal diametro delle particelle. I dati riportati nella Tabella seguente indicano la velocità di sedimentazione dall’altezza di 1 m per particelle di vario diametro. Tali dati sono calcolati teoricamente per particelle supposte sferiche, prive di carica elettrica, con densità 2,6, sospese in acqua a 100C. In pratica, solo le sospensioni di particelle con diametri superiori a 10 µm richiedono tempi di sedimentazione accettabili nel campo del trattamento degli scarichi. La relazione fisica che permette questi calcoli teorici è nota come Legge di Stokes, ed è la legge base della sedimentazione. Legge di Stokes Stokes ha fornito una relazione il cui sviluppo permette di calcolare la velocità di sedimentazione delle particelle solide in un fluido. Da questa relazione risulta che la velocità di sedimentazione di una particella indisturbata dipende dal quadrato del suo diametro. v velocità di caduta della particella g accelerazione di gravità D diametro della particella rp densità della particella rf densità del liquido m viscosità del liquido Nella pratica, però, il processo di sedimentazione viene quasi sempre condotto in continuo con modalità che quindi differiscono da quelle di sedimentazione statica. In una vasca ideale a flusso orizzontale (e cioè con una velocità di trasporto V data da un vettore orizzontale) ed a pianta rettangolare, in una sezione longitudinale si possono distinguere 4 zone. La prima di ingresso e la seconda, di uscita, in cui la sedimentazione è disturbata dalla vicinanza dei dispositivi di immissione e di scarico; la terza, indicata come zona del fango, in cui si raccolgono le parti sedimentate; ed infine la quarta, di sedimentazione vera e propria, in cui la velocità di trasporto del liquido V si mantiene costante e nella cui sezione iniziale si ammette che la concentrazione e la distribuzione delle particelle delle diverse dimensioni sia uniforme. Se il liquido non è in quiete, quindi, a ciascuna particella solida compete una velocità che è determinata, istante per istante, dalla composizione vettoriale della velocità di trasporto V dovuta al movimento del liquido e della velocità di sedimentazione v, calcolata secondo la legge di Stokes. V v La velocità di traslazione V risulta uguale per tutte le particelle, perché è funzione della sola portata e dell’area ortogonale alla loro direzione. La velocità di sedimentazione v delle particelle, invece, dipende dalle loro dimensioni, secondo la legge di Stokes. Detta vo la velocità di caduta che, in base alla legge di Stokes, compete alle particelle più piccole di cui si vuole ottenere la separazione, la retta h_f rappresenta il cammino percorso da una di tali particelle che inizialmente si trovi nel punto h. Le particelle sospese, caratterizzate da dimensioni e quindi da velocità di sedimentazione uguali o maggiori, potranno raggiungere la zona del fango qualunque sia la distanza dal fondo con cui attraversano la sezione d'ingresso della vasca, visto che l'inclinazione della loro traiettoria rispetto all'orizzontale sarà uguale o superiore a quella delle particelle più piccole che si vogliono separare. h V h V vc vz f f zona del fango Particella di dimensioni c, con velocità vc zona del fango Particella di dimensioni z > c, con velocità vz > vc Di conseguenza, vc potrà anche essere considerata la velocità critica di sedimentazione, perché dal sistema così congegnato non potranno essere separate particelle più piccole di c, dotate di velocità vc. h V Supponiamo ora di considerare la stessa particella con velocità di sedimentazione vc e di dimezzare l’altezza della vasca, mantenendo però costanti la portata del fluido e la superficie di base della vasca. vc f zona del fango h/2 2V vc f zona del fango La prima conseguenza è che la velocità del fluido e cioè la velocità di trasporto delle particelle V, raddoppia, perché la sezione della vasca viene dimezzata e la portata rimane costante. Tuttavia, anche la traiettoria di caduta della particella viene modificata e rimanendo inalterata la velocità critica vc, la particella ricade comunque nella zona del fango, cioè, ha ancora la posssibilità di essere separata. Queste considerazioni permettono, in via intuitiva, di enunciare che: per una determinata portata la percentuale di rimozione delle sostanze sospese dipende esclusivamente dalla superficie e non dalla profondità h della vasca o dal punto h in cui entrano nella vasca. h Se le dimensioni della vasca sono quelle indicate in figura (B x h x L), allora la portata d’acqua risulta: V h vc V Q=V.B.h Osservando però i triangoli tratteggiati in figura, essi risultano simili e quindi sarà: B L V h = h L V h vc risolvendola per vc: V B vc vc = Vh L moltiplicando i termini per B: L vc B = VBh L Sostituendo la precedente relazione Q = V B h, si ottiene: vc B = Q L Risolvendo quest’ultima per Q, si ottiene: Q = vc B L Da questa, dato che B.L = A, risulta: Q = vc A Quest’ultima relazione rappresenta un altro modo per calcolare la portata Q, che come si vede dipende dalla velocità di sedimentazione vc e dalla superficie A della vasca. Risolvendo la stessa relazione per vc, ottengo: Quest’ultima relazione prende il nome di carico idraulico applicato alla vasca di sedimentazione, che si esprime con ci ed ha le dimensioni di una velocità (m/s). vc = ci = Q A Q A Tutto ciò dimostra quanto già precedentemente affermato, e cioè che la percentuale di rimozione delle sostanze sospese dipende esclusivamente dalla superficie e non dalla profondità della vasca; inoltre il processo non è influenzato dal tempo di permanenza. In altre parole, una volta fissato il valore del carico, l’efficienza di rimozione dei solidi è indipendente dalla profondità del bacino o dal tempo di residenza. In realtà, affinché siano verificate le ipotesi alla base della teoria è necessario che la profondità del bacino non sia inferiore a determinati valori (2-3 m) in modo da non avere perturbazioni nel flusso che possano ostacolare la sedimentazione. La procedura di progettazione dei bacini di sedimentazione, quindi, consiste nel selezionare una particella con una velocità terminale di sedimentazione vc e progettare la vasca in modo che tutte le particelle che hanno una v*c > vc siano rimosse. La portata alla quale viene prodotta acqua “pulita” risulterà proprio: Q = A . vc dove A è la superficie del bacino. Come appena visto, da questa relazione risulta anche che vc = Q/A ossia risulta che il carico superficiale impiegato per la progettazione coincide proprio con la velocità di sedimentazione della particella critica. L’equazione indica, ancora una volta, che la capacità del flusso è indipendente dalla profondità. Il fenomeno della sedimentazione nella realtà non è però così “semplice”, perché esistono numerosi aspetti che tendono a “complicarlo”: non tutte le particelle hanno la stessa dimensione, il diametro delle particelle non è sferico, il moto delle particelle non procede in modo laminare, può essere presente l’effetto parete, determinato dall’attrito delle particelle sulle pareti dei bacini di sedimentazione, nel caso di liquidi ad elevate concentrazione di solidi, le particelle tendono ad interagire tra loro, in alcuni casi si ostacolano a vicenda e rallentano la velocità di sedimentazione, in altri casi coagulano e tendono ad aumentarla. In realtà, dunque, se tutte le particelle presenti avessero le stesse caratteristiche, e quindi lo stesso valore di velocità di sedimentazione, la loro completa rimozione sarebbe assicurata per un dimensionamento della superficie della vasca (A) ottenuto con la relazione precedentemente esposta vc = Q/A. h V vc b V vb zona del fango 2 particelle di dimensioni c > b, con velocità di sedimentazione vc > vb f In realtà, essendo le dimensioni delle particelle diverse, dei solidi sospesi dotati di una velocità di sedimentazione vb < vc, possono essere eliminati solo quelli che entrano nella zona di sedimentazione al di sotto del punto b. Gli altri non ricadono nella zona del fango, quindi non vengono separati e raggiungono l’uscita della vasca rimanendo nell’effluente. Quindi tutte le particelle con vx > vc (più grandi) verranno separate, mentre quelle con vx < vc (più piccole) verranno separate con una resa (= efficienza) che dipende dalla loro dimensione e punto di entrata nella vasca. Frazione surnatante Fanghi primari Acqua depurata Fanghi secondari Negli allevamenti zootecnici tradizionali la sedimentazione viene prevalentemente attuata a diversi stadi del processo di depurazione degli effluenti, quindi rappresenta una casistica estremamente limitata, perché limitata ad allevamenti suinicoli che impiegano elevate quantità di acque di lavaggio e che gestiscono i liquami di allevamento insieme a reflui di lavorazione dei caseifici. Bacini semplici di sedimentazione E’ questo il tipo più semplice di sistema di separazione, costituito da una vasca nella quale il fluido entra da una parte ed esce dall’altra. La velocità del flusso nel bacino deve essere inferiore alla velocità di sedimentazione, cosicchè le particelle della sospensione possano decantare sul fondo della vasca. In caso contrario, le stesse particelle attraverserebbero la vasca senza avere la possibilità di separarsi. Nota la sezione del bacino (A), ne risulta che in regime superlaminare la portata volumetrica limite di alimentazione (V*) è calcolabile con la legge della sedimentazione. A Ovviamente non è importante quanto il bacino sia profondo, piuttosto è importante quanto sia ampio! L’altezza della vasca interessa esclusivamente la fase di compattamento del deposito e l’eventuale operazione di pulizia o estrazione dei solidi decantati. Bacini semplici di classazione Questo tipo di bacini vengono utilizzati per separare le particelle solide o pesanti, in funzione della loro densità. Ci sono due tipi di sistemi di classificazione, operanti sullo stesso principio. Particelle a inferiore densità sedimentano più lentamente e, se il flusso attraversa tangenzialmente il bacino, si separeranno nella parte più lontana rispetto al punto di alimentazione. Viceversa, le particelle più pesanti raggiungeranno il fondo del bacino vicino al punto di alimentazione. Il disegno di queste vasche è simile a quello dei bacini semplici di sedimentazione. Il fondo del bacino è però suddiviso in camere con uno svadsamento conico. A partire dalla camera più vicina al punto di alimentazione si otterrà la separazione di particelle progressivamente di inferiore densità (il che coincide spesso anche con le dimensioni delle particelle!) Ispessitori Questo tipo di vasche attrezzate ha forma cilindrica, con svasatura conica sul fondo. La sospensione torbida è alimentata al centro della vasca, poco sotto il pelo del liquido. La vasca cilindrica è munita di paratie, dalle quali per sfioramento fuoriesce il liquido chiarificato. Sul fondo della vasca è presente un braccio girante che convoglia i solidi separati verso la parte centrale, onde compattarli e consentirne l’evacuazione, che avviene in continuo. Questo tipo di bacini è molto utilizzato in alcuni stadi di depurazione degli effluenti. Sedimentatori o decantatori Schema di decantatore tradizionale a pianta circolare e fondo conico (tipo decantazione acque di scarico civili) Schema di decantatore lamellare: consente di diminuire notevolmente lo spazio necessario rispetto ad un decantatore tradizionale Le caratteristiche funzionali di diversi tipi di sedimentatori Coagulazione o flocculazione Le sospensioni finemente disperse sedimentano con gran difficoltà, non solo a causa del piccolo diametro particellare, ma anche perché si respingono reciprocamente per la loro carica elettrica positiva o, più frequentemente negativa. Ciò impedisce alle particelle di riunirsi a grappolo (coagulazione), formando un corpo unico (fiocco) il quale, avendo dimensioni maggiori, cadrebbe con velocità più elevata. Mediante l'aggiunta di appositi reagenti (coagulanti o flocculanti), si può provocare l'aggregazione (coagulazione indotta) e l'addensamento delle particelle, con formazione di fiocchi pesanti che sedimentano velocemente. La separazione con idrocicloni Gli idrocicloni sono impiegati nel trattamento primario delle acque di scarico. L’acqua entra tangenzialmente in testa all’unità creando un flusso idrico con andamento a spirale che determina una zona in depressione verso il centro della struttura. Mentre i solidi tendono a precipitare e sono scaricati dal fondo conico, l’acqua pulita esce dall’alto. Le prestazioni degli idrocicloni risultano inferiori a quelle dei sedimentatori ed inoltre comportano spese energetiche per il sollevamento e l’immissione dell’acqua ad una velocità adeguata. L’utilizzo degli idrocicloni è quindi limitato a particolari situazioni: bassi carichi inquinanti dell’acqua da trattare, impossibilità di installare sedimentatori per mancanza di spazio. Applicazioni dei bacini di sedimentazione agli effluenti di acquacoltura A causa del gran numero di parametri che influenzano il processo di sedimentazione e delle complicate caratteristiche fisiche degli effluenti, è improponibile basarsi solamente su equazioni teoriche e quindi, prima di dimensionare e progettare un bacino di sedimentazione, si effettua normalmente una analisi sperimentale del caso specifico. I bacini di sedimentazione sono generalmente progettati per stabilire un flusso longitudinale, nel quale siano minimizzati i fenomeni di turbolenza e ri-sospensione dei solidi. Il bacino di sedimentazione deve avere tre funzioni progettuali: 1. essere efficace nel rimuovere i solidi sospesi, rilasciando un effluente sufficientemente chiarificato, 2. raccogliere e scaricare efficacemente i solidi sedimentati (fanghi ispessiti), 3. ridurre il più possibile il volume del fango ispessito. Se una di queste tre funzioni viene meno, la funzionalità globale del bacino di sedimentazione risulta compromessa. Di seguito vengono riportati i risultati di diversi studi sperimentali dai quali è possibile trarre le informazioni fondamentali che consentono il dimensionamento di un bacino di sedimentazione per effluenti di acquacoltura Innanzitutto è opportuno ricordare che per la Legge di Hazen, l’efficienza di sedimentazione risulta indipendente dalla profondità del bacino. Il parametro più importante per il dimensionamento dei bacini di sedimentazione diventa quindi il cosiddetto overflow rate, parametro che quantifica la massima portata d’acqua per unità di superficie del bacino che ancora permette la sedimentazione delle particelle che si vogliono separare. Overflow rate Esprime la portata d’effluente da trattare per unità di superficie del bacino. Vari Autori per gli effluenti di acquacoltura propongono valori compresi nel range 1,5 – 3,0 m3/h m2 Velocità dell’acqua nel bacino di sedimentazione La velocità del flusso nel bacino di sedimentazione dovrebbe mantenersi non superiore a 4 m/min ma preferibilmente dovrebbe essere intorno a 1 m/min mediamente, quindi si consigliano valori di 1,2 – 2,4 m/min Tempo di ritenzione nel bacino Vari Autori propongono che il tempo di ritenzione T = Q/Vol dove: T tempo di ritenzione (h) Q portata d’acqua (m3/h) Vol Volume utile del bacino (m3) si mantenga inferiore a 0,5 ore Impiego di flocculanti L’impiego di agenti chimici flocculanti per favorire la formazione di aggregati che aumentino la velocità di sedimentazione anche delle particelle più piccole, sperimentato da diversi Autori è risultato, dal punto di vista economico, non conveniente Tipo di sedimentatori Nell’industria e nel settore civile sono utilizzati diversi tipi di sedimentatori, che variano nel disegno da semplici stagni di sedimentazione con lento flusso longitudinale a complesse vasche coniche con incorporati sistemi di regolazione del flusso e di asportazione dei fanghi sedimentati. Nonostante la larga diffusione di queste attrezzature, alcuni problemi pratici di funzionamento, come la spesso inadeguata dinamica del flusso d’acqua e la difficoltà di rimozione dei fanghi sedimentati, ne hanno molto limitato l’impiego per gli effluenti di acquacoltura. Molti Autori ritengono, infatti, che i sedimentatori, qualunque sia il tipo, non risultino affatto adatti per il trattamento primario degli scarichi provenienti dai sistemi di acquacoltura intensiva di terra che sfruttano il by-pass delle acque superficiali torrentizie (es. raceways per le trote). In queste situazioni, sebbene le caratteristiche delle particelle solide del refluo siano facilmente e velocemente sedimentabili, le elevate velocità del flusso comportano spesso tempi di ritenzione insufficienti, ri-sospensione delle particelle solide sedimentate e cortocircuitazione dell’effluente caricato direttamente verso la zona di scarico. Possibilità di applicazione Secondo molti, l’impiego della sedimentazione per il trattamento degli effluenti di acquacoltura non è deliberatamente sbagliato. E’, tuttavia, il tipo di applicazione che se ne fa che spesso risulta inappropriato. Le portate d’acqua degli scarichi primari non trattati risultano spesso troppo elevate e questo come è già stato rilevato compromette la funzionalità dei sedimentatori. Invece, i fanghi che residuano da eventuali stadi di trattamento, ad esempio dai sistemi di filtratura meccanica, sono notevolmente più bassi, tanto che normalmente risultano dell’ordine dell’1% rispetto al flusso di scarico primario. Tali fanghi richiedono quasi sempre un’operazione di ulteriore disidratazione e la sedimentazione è uno dei metodi più efficaci proprio per effettuare questo trattamento. La sedimentazione, quindi, non è applicabile per la chiarificazione degli effluenti primari, o meglio risulterebbe applicabile solo realizzando bacini di sedimentazione di vasta superficie. Al contrario, la sedimentazione risulta vantaggiosamente applicabile per l’ispessimento dei fanghi separati in un secondo stadio di trattamento o per una pre-concentrazione localizzata dello scarico. Caratteristiche dell’effluente dal bacino di sedimentazione Nei bacini di sedimentazione, a causa delle elevate portate d’acqua, non è raro che si verifichino fenomeni di turbolenza e quindi il contenuto di solidi dell’effluente chiarificato risulta quasi sempre superiore a 10 mg/l