Newsletter Alfalyrae - Anno III - n° 5 Maggio 2014 In questo numero INTERVISTA E FOCUS APPROFONDIMENTI FAI DA TE ED OFFERTE DEL MESE Intervista a: Alessandro Solla Seastemi Srl Pagamento e rimborso della tassa di possesso: il quadro normativo Pag. 3 Ancore e catene: utili consigli per la scelta, la pulizia e la loro “segnatura” Pag. 7 Pag. 2 Lampade al LED: la luce intelligente Pag. 5 Periodico di informazione a cura di Ormeggio in transito Pag. 4 Il vino campano e la nautica da diporto: nuove prospettive Pag. 6 & Offerte del mese Pag. 8 Soluzioni su misura per il mondo della nautica INTERVISTA Intervista al dr. Alessandro Solla di Seastemi Srl Campania Mare Net, la prima Rete d’Imprese nautiche in Campania, si è arricchita di ulteriore professionalità, esperienza e servizi. Infatti, il 23 aprile 2014, il Comitato di Gestione della Rete d’Imprese Campania Mare Net ha deliberato l’ingresso per adesione alla sesta Azienda, la “Seastemi SRL”. Seastemi srl svolge attività, in ambito navale e diportistico, per “manutenzione impianti elettrici ed elettronici”, “revisione e manutenzione impianti meccanici ed idraulici”, “apparati di navigazione, comunicazione e sicurezza”, “sistemi di visione notturna per la navigazione”, “sistemi per efficienza energetica”. Abbiamo incontrato il dr. Alessandro Solla, legale rappresentante della Seastemi srl., il quale ci ha rilasciato una breve intervista con la quale presenta la realtà imprenditoriale della sua Azienda e i nuovi progetti che interesseranno tutti i diportisti che tengono a cuore il perfetto stato d’uso e la durata della propria imbarcazione. Dr. Solla, ci parli di Lei e della Sua Azienda. Ho iniziato a lavorare nel 1994 in Eliship, storica azienda nautica Napoletana, come coordinatore dei lavori di ship repair. Nel 1998 sono diventato amministratore e direttore tecnico dell’azienda. Dal 2009 ho lasciato la carica di amministratore per occuparmi solo della direzione tecnica e della parte commerciale, avendo interesse nei mercati esteri che ho iniziato a seguire più da vicino. Nel 2012 ho fondato la Seastemi srl, azienda attiva sempre nello ship repair, ma con alta specializ- zazione nel settore dell’elettronica. Questa è una piccola ma importante storia di innovazione italiana. In questo caso, però, non si tratta di start-up nostrane fondate da aspiranti Steve Jobs, ma di un gruppo di aziende napoletane con una storia alle spalle di oltre 50 anni . Si chiamano SEASTEMI & STARLIGHT ITALIA, società storiche del porto di Napoli specializzate nella riparazione navale e nelle tecnologie legate alla navigazione. Saranno le prime in Italia a realizzare due progetti paralleli che guardano all’ambiente: “Anfora” e “Stargas”. Anfora è un sistema antifouling ad ultrasuoni che si sostituisce alla verniciatura dello scafo. Stargas è una tecnologia di refitting per convertire un motore tradizionale a diesel in uno ibrido a gas naturale liquefatto (LNG). Dr. Solla, ci spieghi meglio cosa sono e come funzionano. SEATEMI E STARLIGHT, con Anfora, saranno le prime ad applicare le tecnologie a ultrasuoni per la prevenzione antifouling. Il principio di funzionamento è quello dei campi elettromagnetici che determinano un “letto elettromagnetico” sul quale scorrono correnti d’acqua create da una serie di sensori a ultrasuoni posizionati sulla carena. Una volta attivati creano una pellicola elettromagnetica che impedisce la formazione del film organico, rendendo superfluo l’utilizzo di vernici antifouling. Abbiamo già applicato il sistema sulla carena in ferro di un supply vessel, sul quale abbiamo eseguito la sperimentazione per circa 20 mesi con risultati eccellenti. Ad oggi, oltre che in Italia, abbiamo venduto 3 impianti all’estero e le richieste aumentano di giorno Alessandro Solla CEO Seastemi Srl Nel 1994 inizia a lavorare presso la Eliship come coordinatore dei lavori di ship repair, della quale nel 1998 diventa amministratore e direttore tecnico. Nell 2012 ha fondato la Seastemi Srl. in giorno. Il sistema può essere installato anche su scafi in alluminio e vetroresina, ed il costo del sistema viene ripagato dopo pochi mesi di utilizzo, offrendo un duplice risparmio: il primo sui costi di carenaggio, che non sono più necessari per le mere operazioni di pulizia e verniciatura della carena, il secondo è sul notevole risparmio di carburante che si ottiene con una carena perfettamente pulita. L’altro progetto, il bifuel Stargas, si spinge più avanti nell’innovazione e si inserisce all’interno delle nuove politiche europee sui consumi. In modo analogo alle auto quando hanno visto sparire la benzina “super”, dal 2015 anche le navi dovranno usare combustibili più leggeri. Per quella data, salvo proroghe, la Commissione europea farà entrare in vigore il Sulfur Emission Control Area che imporrà nelle acque territoriali europee bassissime percentuali di zolfo nel bunker, tra il 3,5% e lo 0,5% per millilitro (attualmente la percentuale è del 4,5). Per adeguarsi gli armatori hanno di fronte due scelte, o riadattare il motore ai nuovi combustibili, il cosiddetto refitting, o acquistare un motore nuovo. Dr. Solla, un’ultima domanda: Perchè l’interesse ad entrare in Campania Mare Net? Ultimamente mi sono interessato alle nuove forme di aggregazione, e la mia storia industriale spiega che ho sempre creduto all’importanza di fare sistema con altre realtà di ricerca e produzione. Ne è prova lo sviluppo dei due citati progetti. Sono rimasto colpito dalla proattività delle aziende che hanno costituito Campania Mare Net, ho conosciuto i componenti del Comitato di Gestione e ci siamo subito trovati in sintonia. La sfida del terzo millennio è nell’innovazione e nella capacità di presentarsi velocemente sul mercato di riferimento, prima degli altri. Da soli è complicato e dispendioso, in Rete c’è più probabilità di successo, e si possono cotrarre maggiormente i costi ed i tempi. Pag. 2 APPROFONDIMENTI Pagamento e rimborso della tassa di possesso: il quadro normativo Con la nuova stagione nautica ormai alle porte, fra una messa a punto al motore, una pulizia alle eliche ed all’opera viva, oltre ad un controllo generale all’imbarcazione, bisogna stare attenti a non dimenticare un appuntamento cruciale per qualsiasi armatore: il pagamento della tassa di possesso! Come ben noto, la tassa di possesso introdotta dal governo Monti a fine 2011 con l’obiettivo di tassare le imbarcazioni superiori ai 10 metri di lunghezza e garantire a parer suo obiettivi di equità, crescita e consolidamento dei conti pubblici, si è rilevata col tempo un vero e proprio flop principalmente per due motivi: 1° le imbarcazioni sotto i dieci metri esenti erano oltre il 70% delle imbarcazioni allora esistenti in Italia e forse oltre il 90% di quelle che sono rimaste in Italia dopo l’introduzione della tassa di possesso; 2° il gettito della tassa di possesso è risultato di gran lunga inferiore al mancato gettito per l’IVA sulle nuove imbarcazioni che non si sono più vendute per l’introduzione della stessa tassa di possesso, per la crisi economica e per la persecutiva colpevolizzazione attuata dall’Agenzia delle Entrate e Guardia di Finanza, ripresa ed amplificata da buona parte dei media generalisti con l’equazione: possessore di barca = potenziale evasore fiscale. A fronte di un gettito di 24 milioni di euro, la tassa aveva quindi generato una perdita per l’erario di circa 900 milioni di euro in virtù della “fuga” di barche all’estero, i cui armatori erano stati “terrorizzati” anche dalla formulazione dell’imposta. L’articolo 23 del Dl 69/2013 (modificando le precedenti disposizioni introdotte dall’articolo 16 del Dl 201/2011 in vigore dal 29 aprile 2012 e dall’articolo 60-bis del Dl 1/2012), ha escluso dal tributo le imbarcazioni fino a 14 mt e ha ridotto gli importi per gli scafi di lunghezza compresa fra i 14,01 e 17 mt e per quelli fra i 17,01 e i 20 mt. Sono tenuti al pagamento della tassa, se residenti nel territorio dello Stato, i proprietari, gli usufruttuari, gli acquirenti con patto di riservato dominio, gli utilizzatori a titolo di locazione anche finanziaria, per la durata della stessa. La tassa non è dovuta per il primo anno di immatricolazione e inoltre per le unità di proprietà o in uso allo Stato e ad altri enti pubblici, le unità obbligatorie di salvataggio, i battelli di servizio purché questi rechino l’indicazione dell’unità da diporto al cui servizio sono posti, le unità da diporto possedute e utilizzate da enti e associazioni di volontariato esclusivamente ai fini di assistenza sanitaria e pronto soccorso, le nuove unità da diporto con “targa prova” che sono nella disponibilità del cantiere costruttore, del manutentore o del distributore, nonché quelle usate che sono state ritirate dai cantieri o dai distributori con mandato di vendita e in attesa di perfezionamento dell’atto, le unità inserite in contratti di locazione finanziaria risolti per inadempienza dell’utilizzatore. La tassa non grava inoltre sulle unità a disposizione dei soggetti portatori di handicap, affetti da patologie che richiedono l’utilizzo permanente delle stesse unità. La modifica introdotta nel 2013 porta a 14,00 m di lunghezza (dato desunto dal libretto di navigazione) l’esenzione e una riduzione del 50% sull’importo annuo dai 14,00 m in avanti. I nuovi importi annuali sono i seguenti: da 14,01 a 17,00 mt. €uro 870,00. da 17,01 a 20,00 mt. €uro 1.300,00. da 20,01 a 24,00 mt. €uro 4.400,00. Restano le riduzioni per imbarcazioni a vela (meno 50%) e per la vetustà (meno 15% dopo 5 anni, meno 30% dopo 10 anni e 45% dopo 15 anni). Ma non finisce qui! Bisogna infatti prestare attenzione a un altro fondamentale dettaglio. Dopo la revisione e la parziale abrogazione della tassa annuale sulle unità da diporto, è ora arrivata la possibilità di richiedere il rimborso per i pagamenti non dovuti relativi all’anno 2013. Siamo alle solite!!! Prima si impone una tassa, poi si pretende il pagamento, infine lo si restituisce! cessivamente al termine di scadenza del pagamento (31/05/2013) per l’anno in corso, molti possessori di unità da diporto, ligi al dovere e timorosi di eventuali conseguenze, hanno pagato l’imposta, poi non più dovuta, ed ora hanno il diritto di chiederne il rimborso. La domanda può essere presentata esclusivamente in via telematica dai contribuenti che hanno già versato la tassa ma hanno diritto all’esenzione dal pagamento o alla riduzione al 50% degli stessi dopo l’entrata in vigore del Dl n. 69 del 21 giugno 2013. Il provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate stabilisce, inoltre, che il modello può essere utilizzato anche per chiedere il rimborso delle somme versate in più per motivi differenti dalla rimodulazione della tassa sulle imbarcazioni. Possono chiedere il rimborso i possessori di unità da diporto fino a 20 metri che nel 2013 hanno pagato la tassa sulle imbarcazioni (in base al Dl n.69/2013, la tassazione è stata ridotta del 50% per le imbarcazioni tra 14,01 e 20 metri, mentre sono escluse dalla tassazione le unità da diporto di lunghezza compresa fra 10,01 e 14 metri). Il rimborso può essere richiesto anche da coloro che, per qualsiasi motivo, come, ad esempio, la duplicazione di versamenti o la mancata applicazione di riduzioni o esenzioni, hanno effettuato versamenti in eccesso. Il modello per fare istanza di rimborso è disponibile in formato elettronico sul sito internet dell’Agenzia delle Entrate (www.agenziaentrate.it) e sul sito internet del Ministero dell’Economia e delle Finanze (www.finanze.gov.it). Come abbiamo già detto, a determinare la nuova formulazione della tassa è intervenuto l’articolo 23, comma 2, del decreto-legge 21 giugno 2013. Essendo tale modifica avvenuta sucPag. 3 APPROFONDIMENTI Centrale Tecnica Alfalyrae Ormeggi in transito Come per il contratto di ormeggio, che per mancanza di una puntuale chiarezza normativa pone un problema di squilibrio a favore del concessionario e gestore del porto turistico, anche per i posti barca in transito confluiscono norme confuse che alimentano una selva di dubbi, cui ognuno risponde come vuole, e se vuole. Se è pur vero che, navigando tra i porti italiani, raramente si trovano ormeggi per il transito disponibili perché non disponibili o identificabili, è ancora una volta la presenza di una regolamentazione legislativa lacunosa a preoccupare di più. Secondo la circolare del Ministero dei Trasporti del 1996 che regolamenta le soste temporanee, i porti turistici devono riservare almeno il 10% dei loro ormeggi totali ai posti barca per le unità in transito. Nella circolare si legge che l’ormeggio, per un tempo inferiore alle 12 ore giornaliere (nella fascia oraria tra le 8,00 e le 20,00) e per non più di tre volte al mese, è gratuito. Oltre questo tempo la sua utilizzazione è soggetta a una specifica regolamentazione tariffaria, sottoposta all’approvazione da parte dell’Autorità Marittima. La stessa autorità dovrà quindi svolgere un’attenta vigilanza del rispetto della quota e delle tariffe dei posti per il transito, tenendo presente che secondo l’articolo 47 del Codice della Navigazione, la mancata osservanza degli obblighi della concessione è sanzionabile con la decadenza della stessa. Il testo stabilisce inoltre che, porti e marina dati in concessione prima dell’entrata in vigore della circolare ministeriale, debbano adeguarsi alla normativa fissando una congrua riduzione della voce tariffaria di ormeggio per le unità in transito. La situazione delineata dalla norma sembrerebbe quindi chiara: ogni struttura portuale turistica, qualsiasi siano le sue dimensioni, deve provvedere affinché siano disponibili un numero ben preciso di ormeggi al transito, la cui tariffa, oltre le 12 ore di stazionamento, deve essere approvata dall’autorità marittima competente. Quelle strutture che non si adeguano alla norma sono quindi punibili con la decadenza, ossia con la perdita della concessione. Ma allora perché spesso la situa- zione reale è tanto diversa da quella prospettata dalla norma? La circolare è del 1996, e la maggior parte dei porti turistici ha recepito i doveri in essa determinati, eppure il problema non si è risolto perché la norma generale viene applicata in un regime di discrezionalità tale da spalancare le porte, nei migliori dei casi, a situazioni volutamente confuse! Fortunatamente la circolare del 1996 non è a oggi l’unica norma relativa ai posti barca per il transito. Con la circolare n.855 prot. em. del 23-09-2009 intitolata “Infrastrutture al servizio della nautica da diporto e disposizioni per l’ormeggio delle unità in transito”si è voluto fornire indicazioni aggiuntive per una più compiuta regolamentazione del transito delle unità da diporto. Infatti, come sancito dal D.lgs 112/98 e successive modifiche e integrazioni, e con la riforma del Titolo V della Costituzione e, segnatamente, dall’articolo 117 della stessa circa le infrastrutture afferenti la navigazione da diporto, si rileva ancora una competenza delle locali Autorità Marittime incentrata sulla disciplina dei profili inerenti la “sicurezza marittima” in senso ampio. Occorre perciò evidenziare che, il mantenimento della riserva del 10% per l’ormeggio delle unità in transito, deve rientrare all’interno dei regolamenti degli ormeggi da approvarsi con Ordinanza del Capo del Circondario, pur trovando il presupposto nella naturale integrazione con la funzione amministrativa dell’Ente gestore o concessionario, che sono investiti per i seguenti profili: - l’Ente gestore, in virtù dei compiti di indirizzo e regolamentazione delle attività oggetto di concessioni in ambito demaniale, nella fattispecie di portualità turistica, può imporre la disponibilità del citato 10% come elemento di disciplina della concessione. Ne consegue che le Autorità concedenti (Autorità portuali, Regioni, Comuni) dovranno provvedere a disciplinare la riserva del 10%; - per quanto concerne la posizione giuridica del concessionario, è da rilevare che, in quanto attributario della concessione da parte di Pubblica Amministrazione, ne assume per taluni versi la natura di sostituto e, pertanto, relativamente ai pubblici poteri trasferitigli in forza del provvedimento concessorio, è tenuto ad attuare la gestione delle aree demaniali marittime nel rispetto di una riserva di posti barca del 10% per il transito. Attestato quanto sopra, si evidenzia il ruolo delle Autorità Marittime nella posizione di garanzia sulla corretta fruibilità dei beni demaniali. Ne deriva che, nell’ambito della gestione di un approdo turistico, non si può prescindere dall’acquisire un parere della competente Autorità Marittima in merito alla riserva del 10% degli ormeggi per le unità in transito, tenuto altresì conto dell’ubicazione geografica dell’approdo, delle rotte di traffico della nautica da diporto, e della distanza dagli altri approdi turistici. Inoltre, al fine di assicurare l’effettiva e riconoscibile disponibilità dei posti barca destinati agli utenti in transito, sarebbe opportuno prevedere l’individuazione di detti posti riservati mediante apposita ben visibile segnaletica. Il diporto nautico è stato ufficialmente riconosciuto come una risorsa importante per il nostro Paese, ma non abbiamo ancora raggiunto un sufficiente adeguamento delle strutture al fenomeno. Nuovi approdi e ristrutturazione di vecchie realtà, rappresentano l’innegabile cammino che si è intrapreso per soddisfare la domanda del turismo nautico, rappresentato da diportisti nazionali e stranieri. Ma è anche innegabile che ci vuole del tempo... Pag. 4 FOCUS Lampade al LED: la luce intelligente I LED hanno rivoluzionato il settore dell’illuminazione. Durano oltre 20 anni, non scaldano, si possono integrare nelle lampade, permettendo nuovi design, e consumano pochissima energia rispetto alle lampadine a incandescenza o alle nuove a risparmio energetico. Ecco perché sono la fonte luminosa più intelligente, funzionale e sostenibile. Led è una sigla, “Light emitting diode” ovvero “diodo ad emissione luminosa”, che identifica un elemento che produce luce per merito di un processo di emissione spontanea, quando viene attraversato da corrente elettrica. E gli svantaggi? Quali sono i vantaggi? •durata fino a 50.000 ore (quasi 6 anni accese 24h/24, oppure quasi 35 anni accese 4h al giorno) •elevato rendimento Una volta era Il costo. Ora, con il progredire della tecnologia, sono sempre più convenienti, con costi ormai paragonabili alle classiche lampade a basso consumo. Per il resto, altri svantaggi non ce ne sono. Una classica lampada ad incandescenza da 60w, consuma appunto 60w. Una lampada a LED, con un contenuto adeguato di elementi che emette la stessa quantità di luce, consuma soltanto 5w, ovvero oltre il 90% in meno. Inoltre un LED dura almeno 20 volte più di una lampadina tradizionale: una volta applicata, continuerà a far luce per molti anni. adattano stilisticamente alle esigenze di stile moderno e funzionale, in particolar modo nelle imbarcazioni. La Dison, leader del settore, ha in catalogo infiniti prodotti che si adattano a tutte le esigenze e stili d’arredo, per abitazioni, uffici, giardini e barche. Alfalyrae ha stretto un rapporto di collaborazione commerciale per offrire ad Armatori, Cantieri e Arredatori d’interni, una vasta soluzione di stili per ogni esigenza, a prezzi particolarmente vantaggiosi per il nostro Circuito, meglio dettagliato nella sezione “offerte del mese”. •accensione immediata •nessuna produzione di calore •luce pulita perché priva di componenti infrarosse e ultraviolette •insensibilità a umidità e vibrazioni, grande resistenza meccanica (se ti cade a terra non si rompe!) •assenza di mercurio •durata mero di indipendente dal nuaccensioni/spegnimenti •utilizzabile normalmente con i regolatori di luminosità (dimmer) Anche da un punto di vista qualitativo, la luce prodotta è molto simile a quella naturale, non ha falsi colori, non emette dannosi raggi infrarossi o ultravioletti, non tremola, non sfarfalla, non stanca la vista. I led vengono sempre più utilizzati da design e arredatori perché si Pag. 5 FOCUS Il Vino Campano e la nautica da diporto: nuove prospettive Se il vino è per antonomasia la bevanda della civilizzazione lo dobbiamo all’elemento che ne è divenuto vettore: il Mare. Si pensi alla diffusione della vitis vinifera dai “giardini del Caucaso”, la Georgia, alla Grecia e a tutto il bacino del “Mare Nostrum”. E sempre il mare è riuscito ad essere il mezzo di diffusione del vino anche in tempi relativamente recenti: l’epopea della vela ha svelato e diffuso le diverse realtà enologiche, ha reso possibile il commercio di vini liquorosi quali il Marsala, Il Madeira e il Porto destinati altrimenti a un consumo locale, creando molto tempo prima il fenomeno della globalizzazione. Ancora oggi il mare può essere una forza trainante per il settore enologico e per le attività produttive, anzi, di più: il mare può diventare il “testimonial” del vino e del cibo campano. Da Punta Stendardo a Punta Ascoletti corrono circa 470 chilometri di costa e sul mare si affacciano 61 porti, di cui 220 km e 15 porti nella sola provincia di Salerno, adibiti alla nautica del diporto. Oggi, con oltre 4000 posti barca la Campania si attesta al secondo posto, dopo la Sardegna e si pensi che la nascita della Marina di Stabia e, più recentemente, della Marina di Arechi testimoniano quanto la tendenza dello yachting sia in crescita. I porti-marina non sono soltanto l’avamposto per raggiungere le bellissime isole partenopee o un punto di partenza per fare cabotaggio lungo la Costiera amalfitana e cilentana, la penisola flegrea e sorrentina, la Baia di Trentaremi e i suoi 5 golfi ( Bacoli, Pozzuoli, Napoli, Salerno e Policastro), non solo. Il Porto-marina è l’accesso dal mare all’entroterra. Il porto-marina come proscenio alla cul- Gaetano Cataldo Navigante e Sommelier di Gaetano Cataldo tura locale e specchio della sua realtà enogastronomica, un terreno fertile per produttori, un considerevole indotto per le attività lavorative. Avere la possibilità di giocare in casa con i diportisti stranieri ma anche provenienti dalle altre realtà regionali è un’opportunità irrinunciabile per l’affermazione dei prodotti tipici di un territorio e per ribadire, giova ripeterlo, che la dieta mediterranea è nata in Campania, in Cilento a essere precisi. Il marketing ha svolto un ruolo determinante per l’affermazione del made in Italy in generale su scala mondiale, ma far diventare il turista stesso portatore sano della cultura enogastronomica della nostra regione con una seria pianificazione pubblicitaria all’interno delle aree dei vari marina sarebbe davvero proficuo ed efficace. A tutt’oggi lo yachting resta un fenomeno elitario, sia per quanto concerne le imbarcazioni ad uso armatoriale che charter, pertanto non solo eleganza e stile rappresentano i dettami per il corretto espletamento delle mansioni da parte di un equipaggio ma anche la cultura, la cultura necessaria ad evincere l’ospite o l’armatore sugli aspetti culturali di un luogo e le sue peculiarità culinarie si richiede necessaria. La gestione di uno yacht prevede infatti non solo la presenza di un comandante e di un marinaio avvezzi alla navigazione, ma anche di una hostess/steward e di uno chef a cui vengono affidati i non facili compiti dell’arte dell’accoglienza e del food & beverage management. E il target è altissimo a certi livelli. Agli addetti ai lavori necessitano, all’arrivo nei marina, agenzie che riforniscano la cambusa con prodotti di qualità diversamente da quelli forniti dai discount e che, all’occorrenza, offrano un servizio catering. E la tendenza a bordo è sempre, per ordini di servizio ospiti, quella di presentare in tavola un menù regionale strutturato in base all’offerta dei prodotti locali. a se stessi ma, bensì, siano postazione ideale per la promozione storico-culturale e per l’esperto comunicatore del vino e del cibo, nonché doveroso incentivarli a pubblicizzarsi attraverso le agenzie marittime proponenti servizi turistici, armamento e noleggio di imbarcazioni. Un’opportunità per produttori, cantine e aziende, ma anche uno sbocco professionale competitivo ed innovativo per il sommelier che potrebbe a pieno titolo entrare a far parte dell’equipaggio di uno yacht ( purtroppo nel mondo della marineria il sommelier è riconosciuto, come figura alberghiera, solo a bordo delle navi da crociera), magari impersonando lo chef talvolta, coordinare il servizio con l’hostess/steward, redigere la carta dei vini in base al menù e al terroir, oppure essere il fiore all’occhiello dello staff alberghiero quando a bordo degli yachts vengono dati dei parties con un numero di ospiti più nutrito e che richieda, appunto, l’esigenza di un servizio catering, fino a ricoprire il ruolo di ambasciatore del territorio e delle realtà produttive locali sul “fronte del porto”. Occorre interagire con queste nuove realtà, carpirne i tempi, i meccanismi e, soprattutto le esigenze anche grazie a nuove proposte formative che qualifichino le competenze delle singole figure professionali. Il mare non è mai stato così generoso e carico di promesse. Con queste premesse supportate da yachtmen esigenti di gustare il territorio sotto tutti gli aspetti, ove la loro barca è ormeggiata, diventa davvero spontaneo suscitare interesse e stimolo da parte dei produttori ad allestire dei laboratori di cucina, dei banchi di degustazione che fungano da front-office per le loro attività economiche che non siano finalizzati Pag. 6 FAI DA TE Ancore e catene: utili consigli per la scelta, la pulizia e la loro “segnatura” L’ancora, nella nautica, è un oggetto “pesante” utilizzato per trattenere un’imbarcazione in un punto specifico del fondale di una massa di acqua. Sono due i modi primari di realizzare questa azione: tramite il peso, che tende a spingere l’ancora sul fondo, e tramite la sua forma, che permette una presa ottimale sui fondali. Ecco, quindi, che le ancore devono rispondere ai seguenti requisiti: •Buona tenuta sul fondo; •Facilità di presa; •Facilità di manovra. ingombro, spesso si preferisce adottare soluzioni miste cavo/catena, ossia avere un tratto di catena fissata all’ancora con di seguito della cima legata. Un’ altra regola usata per scegliere la catena, è quella di considerare almeno 1 metro di catena per ogni metro di barca. Il cavo, invece, deve essere di buona qualità. Uno dei più utilizzati è la treccia in poliestere a 3 o 6 trefoli: robusta, facile da impiombare e dal costo adeguato. Sono realizzate spesso in metallo e collegate per mezzo di una cima (corda in fibra vegetale o sintetica presente a bordo, di sezione contenuta entro 20mm) o di una catena (successione di anelli metallici) all’imbarcazione. Riportiamo di seguito alcuni consigli pratici per tutti i “gommonauti” o i “proprietari di medio-piccole imbarcazioni” che sono soliti eseguire brevi ancoraggi per balneazione, pesca o per passare una notte in rada. to, prendendo una lunghezza di riferimento per ogni tratto di 5 0 10 metri. Tale operazione deve essere svolta con particolare cura e attenzione, risultando relativamente complessa. Il nuovo sistema più rapido e semplice per segnare la catena, è quello di utilizzare un prodotto chiamato “CLICK SYSTEM”, ossia delle clips di plastica che entrano dentro l’anello della catena (montaggio a scatto maschio-femmina senza utensile) e possono essere agganciati tra loro in modo semplice e veloce. Tali clip saranno di diverse misure a seconda dei vari tipi di catena che utilizziamo e di diversi colori che ci permetteranno di “segnare” la catena alle distanze che ci interessano. Altra cosa importante da considerare è che tali clip, azionando il verricello, non interferiscono minimamente con il suo movimento in quanto la clip è completamente all’interno dell’anello. Le ancore più usate nelle piccole imbarcazioni sono le Hall (dette anche ad U) o i cosiddetti “ancorotti”. Risulta essere,di fondamentale importanza, la pulizia della catena di ancoraggio. La formazione di ruggine porta ad indebolire le catene, fino ad arrivare alla loro rottura. Bisogna quindi pulire la catena almeno una volta ogni anno e conservarla in un luogo pulito e asciutto. Anche se la ruggine può essere spazzolata e quindi in parte ridotta, la soluzione migliore è quella di sostituire la parte di catena arrugginita e rigalvanizzare l’intera catena. I costruttori forniscono di norma delle tabelle del peso consigliato dell’ancora, in base a lunghezza e tipologia della barca, ma una regola pratica per scegliere il peso ideale di un’ancora in condizioni normali è di calcolare circa 1,5kg per ogni metro di lunghezza dell’imbarcazione. Di notevole importanza è anche la scelta del cavo da utilizzare. Normalmente avere il cavo di ancoraggio tutto in catena sarebbe una scelta eccezionale, ma soprattutto sulle piccole imbarcazioni, per problemi di peso e Per una rapida e semplice pulizia avremo quindi bisogno di una spazzola di ottone e di un’idropulitrice. Una scelta oculata, sarà quella di utilizzare una catena zincata, molto resistente alla ruggine. Per ciò che riguarda la valutazione della lunghezza della catena abbiamo due possibili metodi da poter utilizzare. Il vecchio sistema è quello di preparare tutta la catena sul pontile e “segnarla” con della vernice di colore diverso a seconda del tratto consideraPag. 7 Le offerte del mese la Società Mec Mare, officina autorizzata Volvo Penta, ha predisposto una offerta per la manutenzione motore Volvo Penta e piede poppiere, valida dal 1 maggio al 30 luglio 2014: sostituzione olio motore, filtro olio, filtro carburante, filtro aria, prefiltro gasolio, controllo circuito raffreddamento ed eventuale sostituzione girante, sostituzione cinghia,stacco e riattacco poppiere per controllo soffietto e anodi e olio. Per info ed adesioni N°verde 800034508 Cantiere Navale Di Donato Mattia S.r.l. propone agli Associati Alfalyrae per il periodo invernale Novembre/Febbraio offerte speciali per alaggio, lavaggio esterno con idropulitrice, pitturazione con 2 strati di antivegetativa allo scafo, pulizia assi eliche e timoni, lavaggio scafo e varo. 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