L’Essenza dell’Isteria
Prof. Dr. Emilia Costa – Docente Sapienza Università di Roma
PSICOSTORIA DELL’ISTERIA
Per secoli e secoli l'Idea di Isteria ha costruito una «malattia», una sindrome, una
serie di sintomi poliedrici e polimorfi che hanno sfidato le menti dei più insigni
pensatori: sacerdoti, filosofi, medici, psichiatri; costituendo nel tempo e nelle culture
una varietà di manifestazioni cliniche e comportamentali che esprimevano, oggi lo
sappiamo, la ricerca della propria identità, del proprio modo di essere nel mondo.
Ma da dove proviene questa idea? Ben pochi lo sanno, perché viene fatta
comunemente risalire alla parola hister, utero, mentre si tace sulla radice histeros, che
viene dopo, dietro, secondario, inferiore. Cioè l'idea che la cultura patriarcale ha
elaborato per limitare il potere della donna e soggiogarla all'ordinamento maschile.
Ed è proprio là dove le regole della cultura padricentrica erano più rigide e
stereotipate e sminuivano ed impedivano la creatività della donna e del femminile
relegandola al solo compito di accudimento e nutrizione, che l'isteria aveva le sue
manifestazioni più eclatanti, vedi antico Egitto, vedi periodo Ippocratico, vedi
Medioevo, vedi epoca Vittoriana, ecc.
Nel nostro secolo, in particolare, gli psichiatri dopo aver costruito la nevrosi isterica,
la psicosi isterica, la reazione isterica, la personalità isterica improvvisamente alla
fine del II° millennio hanno deciso che l'isteria non esiste più.
Non è sorprendente? Proprio quando l'isteria diventa principalmente maschile e
sociale sparisce dallo scenario dei trattati di psichiatria, per riapparire camuffata,
grazie a Dio un po' di pudore esiste ancora, sotto forma di Disturbo istrionico di
personalità nel Manuale Internazionale Diagnostico e Statico dei Disturbi Mentali.
Certo è duro ammettere gli errori secolari, le pompose dissertazioni, le terapie
disumane, le torture ai limiti della vita ed i roghi inflitti alla donna in nome del
presunto «furor uterino», della «vagina dentata», della «insaziabile bramosia», del
«clitorite ribelle» e varie ... ; ma, sembra, comunque, eccessivo rimuovere quello che
accade oggi, che abbiamo sotto gli occhi, che turba e minaccia il nostro quotidiano, le
nostre relazioni interpersonali, che mina il futuro della nostra società: che il problema
dell'identità oggi è, dopo infiniti anni, passato all'uomo, e siccome malgrado il
cambiamento della donna e dei costumi, il potere religioso, politico, economico e
sociale ancora lo detiene soltanto l'uomo, l'isteria è diventata un problema sociale,
una modalità di vita, di comportamento, di non relazione che riguarda lo stato, le
istituzioni, la politica, perfino l'economia.
Vorrei cominciare la nostra riflessione attraverso lo strumento della «Psicostoria».
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La Psicostoria, disciplina storica nata negli anni '70 in Califomia, propone lo studio
delle Idee come eventi forza che condizionano la coscienza in evoluzione e ci
permettono di penetrare le profonde origini degli avvenimenti. Mentre la storia
considera abitualmente gli avvenimenti nella loro cronologia successione, la
Psicostoria indaga il corso più profondo e nascosto delle cose, tenta di svelare ciò che
vi è di realmente importante nell'evoluzione dell'umanità e considera gli avvenimenti
storici come una serie di sintomi superficiali.
Già Socrate sosteneva che gli «Storici» tentano di far sopravvivere le loro bugie che
chiamano storia e non sanno cogliere le idee vere, eterne che sono estremamente
semplici e poco numerose, ed improntano il divenire.
Più recentemente Foucault affermava che «la storia e in forma generale le discipline
storiche hanno cessato di essere la ricostruzione dei concatenamenti al di là delle
successioni apparenti, esse praticano orinai la messa in gioco sistematica del
discontinuo. Il discontinuo non è più il negativo della letteratura storica. La
discontinuità era lo stigma dello sparpagliamento temporale che spettava appunto allo
storico cancellare dalla storia. Essa è diventata ora uno degli elementi fondamentali
dell'analisi storica».
Per la Psicostoria le idee sono forze pulsanti che attivano impulsi e suggestioni
improntando i più sottili rapporti del divenire storico, organizzando il pensiero e
l'ordinamento sociale, attuano forse produttive nell'evoluzione umana e sviluppano la
consapevolezza.
La Psicostoria oggi prova a verificare l'idea nella sua continuità e discontinuità,
cercando di comprendere le condizioni che in una data società, in un certo momento,
ne sostengono la manifestazione, lo sviluppo, il declino; ne determinano la
strutturazione, le regole di attuazione, gli eventi, gli oggetti, la relazione o l'insieme
di relazioni con altre idee: ne sostengono il ruolo, il valore, i principi ed attivano le
regole con cui un'idea si istituzionalizza o addirittura diventa sacra.
In quest'ottica una Psicostoria dell'isteria potrebbe forse gettare luce sulle idee che
hanno sostenuta la concezione di isteria sin dai primordi per comprendere sempre
meglio, nella più attuale ottica della complessità, come diagnosi e terapie sono state
condizionate da un'Idea.
Innanzitutto, attraverso il nostro studio, sono emerse alcune determinanti.
La prima è che le idee possono permanere per secoli e secoli e ripresentarsi con una
«bestiale» riproposizione come appunto è accaduto per l'Idea isteria.
La seconda è che l'idea appartiene non solo ad una cultura e quindi ad un tempo e ad
un luogo determinato, ma piuttosto ad un'atmosfera culturale che può essere ed è
contemporaneamente sovrapersonale e personale. E quindi può improntare persone e
gruppi in secoli differenti ed in luoghi differenti.
La terza è che l'idea configura una dimensione psichica di coscienza e
consapevolezza e che il cambiamento di un'idea nei secoli esprime solo
apparentemente il fenomeno della discontinuità, forse meglio interpretando anche un
altro fenomeno, che è quello del livello di coscienza che man mano attiva una nuova
dimensione di consapevolezza, in cui la psiche slegandosi in un primo tempo dalla
materialità dei suoi organi, poi dalle sue funzioni ed in seguito dalle sue
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rappresentazioni diventa sempre più consapevole di se stessa, fino a percepirsi in
termini simbolici e psichici.
Diagnosi e terapie risalenti a 4000 anni, documentate da testi dell'antico Egitto,
mostrano la conoscenza sin da quell'epoca di disturbi analoghi ai sintomi isterici. Tra
i tanti segni osservati e descritti abbiamo: convulsioni, paresi, paralisi, anestesie,
frigità sessuale e la tipica sensazione di soffocamento più tardi detta volo isterico.
Questa condizione era limitata solo alle donne e spiegata con la teoria della
migrazione dell'utero attraverso il corpo.
Molto più tardi anche Ippocrate nel suo trattato «Sulle malattie delle donne» descrive
circa 600 sintomi diversi riconducibili all'isteria, che viene per la prima volta distinta
dall'epilessia. Ippocrate inoltre individua la causa del vagare dell'utero nella
mancanza di rapporti sessuali.
Ippocrate 2400 anni fa a mettere in relazione la sintomatologia isterica con le fun zioni sessuali: con fine intuizione clinica vennero fin da allora rilevate, in questi
soggetti, le problematiche inerenti al rapporto sessuale e la concomitanza con i
disturbi mestruali, e venne così costruita la metafora dell'utero vagante per il
corpo. Questa metafora è stata spesso travisata, specie nel passato, fino a suggerire
un rapporto causale tra femminilità in genere e disturbo di ordine isterico; invece,
essa coglieva un punto importante dell'eziopatogenesi dell'isteria, cioè
1'espressione somatica, diffusa e cangiante del malessere psichico, che allora si
riteneva connesso prevalentemente a conflitti di tipo sessuale.
L'impaccio della teoria dell'"utero vagante" inficiò a lungo le ricerche sull'isteria,
ed i primi contributi scientifici sull'argomento furono comunque tentativi di
collegare i sintomi con patologie somatiche dimostrabili: si cercava, in sostanza, la
componente organica del disturbo, ma si dovette riconoscere che per un gruppo di
pazienti nessuna base patologica si poteva dimostrare o ipotizzare. I lavori più significativi in quest'ambito furono quelli di Charcot sull'ipotesi dell'isteria
"traumatica", e di Janet, che si occupò dei processi mentali inconsci connessi ad
una ipotetica degenerazione ereditaria congenita. Per entrambi gli Autori, la
componente eziopatogenetica organica era quella prevalente, ed essi non si
distaccarono mai dal principio positivo dell'origine somatica del disturbo isterico.
Charcot intraprese lo studio dell'isteria secondo il metodo anatomo-clinico usato
in neurologia, presupponendo che i sintomi isterici potessero essere descritti
semeiologicamente come gli altri disturbi neurologici; egli diede così una de scrizione completa delle manifestazioni della malattia, delle leggi e delle regole
della loro apparizione, e fissò i sintomi che ne permettevano la diagnosi. Charcot,
riteneva fermamente che l`isteria" sia una sindrome chiaramente circoscritta e ben
definita, riconoscibile nel modo più chiaro nei casi estremi, quelli della cosiddetta
grande hystérie (o isteroepilessia). Secondo Charcot i sintomi isterici erano
psicogeni, ma comunque connessi alla degenerazione congenita dell'encefalo; egli
contribuì tuttavia all'evoluzione degli studi sull'isteria introducendo il concetto di
"lesione dinamica": questa necessita, per manifestarsi, di un terreno costituzionale
degenerato, trasmesso per via ereditaria, e di un agente occasionale, che egli
chiamò "agente provocatore"; questo concetto pone l'accento sull'importanza di un
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evento significativo nella vita del paziente per la comparsa del sintomo isterico.
Per Charcot anche l'accessibilità all'ipnosi era un sintomo iste rico, e, di
conseguenza, l'ipnotismo era una tecnica diagnostica che permetteva di mettere in
evidenza la struttura isterica. Il fatto poi di poter riprodurre i sintomi isterici sot to
ipnosi lo portò a sostenere che il punto centrale non era l'azione fisica del trauma,
ma la sua ripercussione sulle emozioni e sulle idee del soggetto che lo subisce:
L’eziologia dell'isteria diventava in questo modo sempre più psico gena. Questo
fatto aveva ripercussioni importanti dal punto di vista eziopatogenetico e
terapeutico: dal momento che i sintomi erano causati da idee del paziente,
potevano pure essere curati da idee, ma soprattutto dalla suggestio ne, basata su
una mescolanza di connessioni mesmeristiche e neurologiche. Inoltre l'analogia tra
ipnosi e isteria, le cui manifestazioni cliniche erano simili, significava che i
sintomi isterici erano fenomeni morbosi determinati da meccanismi
esclusivamente psichici, come esclusivamente psichica era l'azione esercitata sui
soggetti nell'ipnosi [Musatti,1968]. Bernheim, su questa linea, sottolineò il la to più
pittoresco dei concetti di Charcot, e ne utilizzò l'implicito mesmerismo per
introdurre l'ipnosi, in modo rigoroso. nella spiegazione e nella terapia di questi
disturbi: sappiamo l'importanza che questa impostazione ebbe negli inizi del
lavoro di Freud sull'isteria. Anche i fenomeni dissociativi, come il
sonnambulismo, vennero riconosciuti da alcuni, tra cui il marchese di Puységur,
come espressione del magnetismo di Mesmer. In realtà tutti questi studiosi
oscillavano tra il riconoscimento dei fattori psicologici e la teoria del contrasto tra
operazioni meccaniche di forze fisiche, come era nell'idea di Mesmer.
Dal canto suo Janet aveva innanzitutto distinto le nevrosi caratterizzate da
coscienza dissociata e fenomeni sensorimotori dalla psicastenia, in cui rientravano
tutte le altre forme nevrotiche. Analizzando fenomeni particolari, come le
allucinazioni negative e l'esecuzione dei compiti postipnotici, ipnotici, egli definì
il concetto di disgregazione psichica, cioè la perdita dell'unità sintetica sotto la
quale, in condizioni normali, viene riportato ogni contenuto psichico. Alla base
dell'isteria sta una deficienza costituzionale dell'attività mentale (la faiblesse o la
misère psychologique), che si manifesta nell'incapacità di dare unita ai a '
molteplici elementi della vita psichica; questa incapacità provoca lo stato di
disgregazione, che per Janet costituisce il substrato del disturbo. I sintomi
dell'isteria (anestesie, paralisi, contrazioni, assenze, sonnambulismo)
rappresenterebbero esempi tipici di disgregazione. Janet sviluppò quindi una
concezione dinamica dell'isteria, basata sulla "forza" e la "debolezza" psicologica,
sulla nozione di restringimento del campo della coscienza, sul ruolo delle idee
fisse subconsce e la loro origine negli avvenimenti traumatici del passato, e sulla
possibilità di guarigione dai sintomi isterici , con la scoperta e la risoluzione dei
sistemi psicologici subconsci. Questa concezione è simile, per certi versi, alla dottrina catartica di Freud e Breuer, che postulava anch'essa una scissione dell'attività
psichica con costituzione di attività autonome che non si inseriscono nella normale
vita di coscienza, ma restandone escluse agiscono sopra di essa, generando i
sintomi stabili dell'isteria. Tuttavia, la rivoluzionaria idea di Breuer e Freud fu che
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il rapporto deficitscissione andava rovesciato, dal momento che la scissione della
coscienza non segue la deficienza costituzionale dell'attività mentale, ma
l'apparente debolezza mentale degli isterici è la conseguenza della scissione
dell'attività psichica. Quindi, a differenza di Freud, Charcot e Janet riconob bero la
condizione psichica alla base dell'isteria, ma non abbandonarono mai l'ipotesi della
sua origine somatica.
Un altro tentativo di sistematizzazione dell'isteria, soprattutto per quanto concerne
la sua componente di conversione, fu quello di Briquet, che non era psichiatra ma
professore di Clinica Medica, e che, con un lavoro clinico notevole per la sua
precisione e la sua oggettività, descrisse nel suo monumentale Trattato clinico e
terapeutico dell'isteria del 1859, un elenco di sintomi che andò a costituire la
sindrome che da lui prese il nome. Egli si opponeva, sul piano eziopatogenetico,
alla concezione basata sul ruolo delle frustrazioni sessuali; il suo lavoro è quindi
rimasto a lungo nell'ombra sotto l'influenza di Charcot, di Janet e soprattutto di
Freud. D'altronde, l'empirismo descrittivo di Briquet spiega sia la sua eclissi sia la
sua riscoperta da parte di esponenti della scuola di Saint-Louis (Guze, Robins,
Cohen), che opponevano il suo lavoro alle "teorie o complessi non dimostrati" di
Janet e di Freud, e che hanno definito su questo modello il quadro nosologico,
adottando anche il termine di "sindrome di Briquet” nella nosografia ufficiale, da
cui è poi derivato il Disturbo Somatoforme del DSM.
Con Freud e Breuer, la dimensione della ricerca cambiò radicalmente, spostandosi
definitivamente sul versante psichico, e tralasciando i riferimenti eziopatogenetici
organici, anche so. nel 1911 Freud precisò che gli studi sull'isteria «seguivano le
tracce del lavoro di Charcot sull'isteria "traumatica", delle indagini di Liébeault e
di Bernheim sui fenomeni di ipnosi, e degli studi di Janet sui processi mentali inconsci». Partendo dal caso di Anna 0., Freud e Breuer conclusero che le reazioni
emotive inibite agivano come corpi estranei nello psichismo dei pazienti, malgrado
l'amnesia, e si manifestavano in comportamenti anomali e in sintomi morbosi:
questi ultimi erano quindi equivalenti della normale espressione di impulsi emotivi
in un comportamento mimico-motorio inibito in epoca remota, equivalenti che
continuano a manifestarsi anche a notevole distanza di tempo dagli eventi
originari. Diviene così predominante la concezione tra anmaU 'ca dell'isteria, la
cui natura si rivela come esclusivamente psichica, mentre l'avvenimento
traumatico acquista un senso preciso nella vita del soggetto. Il fatto che “gli
isterici soffrono di ricordi" non significa che il ricordo sia passivamente inserito
nella memoria, ma che esso è attivo nel tempo, e questo spiega per ché i suoi effetti
si mantengono e possono essere rivissuti.
La causa dell'isteria non viene più ricercata nella struttura anatomica e fisiologica
della donna e neutralizzata con pesanti interventi chirurgici, e si comincia ad
esplorare il mondo della psiche, arrivando così alla quarta fase della strutturazione
dell'IDEA di isteria.
Freud compie un passo importante e rivoluzionario, riconoscendo nell'i steria una
malattia periodica della reminiscenza, un concetto che prende le distanze sia dalla
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filosofia del diciannovesimo secolo, sia dall'austera scienza positiva, per spostare
il discorso su tutto un altro piano.
Allo stesso modo, nel 1894, venne delineato il concetto di conversione: quando un
contenuto è incompatibile con l'Io, l'affetto associato all'idea è tolto dalla
coscienza con la repressione e convertito in un disturbo senso-motorio che
simboleggia l'idea inaccettabile. Si indicava così il salto dallo psichico
all'innervazione somatica: «...adottiamo il termine di "conversione" per la
trasformazione dell'eccitamento psichico in sintomi permanenti corporei che caratterizza l'isteria...»; «...i sintomi isterici sono residui (o re minescenze) di esperienze
profondamente commoventi sottratte alla coscienza quotidiana, e... la loro forma è
determinata (in guisa che esclude l'azione deliberata) da alcune particolarità degli
effetti traumatici delle esperienze stesse. Sotto questo aspetto, le prospettive
terapeutiche risiedono nella possibilità di liberarsi di tale "rimozione", in modo da
permettere a una parte del materiale psichico inconscio di diventare conscio,
privandolo così del suo potere patogeno... Ciò è molto importante nell'isteria dove
il processo di conversione crea i sintomi trasformando una certa quantità di
impulsi psichici in innervazioni somatiche» [Freud, 1911].
In sostanza, nella conversione avvengono mutamenti sintomatici delle funzioni
fisiche che esprimono, inconsciamente e con deformazioni, gli impulsi
precedentemente repressi [Fenichel,1945]; i sintomi di conversione non sono però
solamente espressioni somatiche di sentimenti o affetti, ma rappresentano una vera
e propria traduzione in linguaggio somatico di pensieri espressi nel linguaggio
originale delle parole. A differenza del sintomo psicosomatico, in cui non sarebbe
in gioco alcuna simbolizzazione, nella conversione è evidente «una concezione del
simbolo osservata dal punto di vista della produzione del significato e non del suo
semplice travestimento. L'isterico produce i propri simboli - "dalla propria pelle",
non li trae da alcun codice... » [Riolo, 1987]. La modalità di realizzazione è
complessa: secondo Freud [1892-95] «...non è corretto dire ch'essa si crea tali
sensazioni mediante la simbolizzazione; forse essa non ha affatto preso l'uso
linguistico a modello, piuttosto l'isteria e l'uso linguistico attingono a una fonte
comune». Indubbiamente, in questo tipo di manifestazioni assume notevole valore
la comunicazione nell'ambito del rapporto interpersonale: potremmo dire che il
sintomo isterico parla, e spesso in maniera assai eloquente. Per quanto riguarda le
altre caratteristiche della conversione, bisogna precisare che il concetto di "belle
indifférence", che sottolineava il distacco emotivo rispetto al disturbo, nasce
probabilmente da una tradizione di narrazione di casi clinici particolari,
abbastanza estremi, che si tramanda nella trattatistica, dato che nella realtà spesso
vi è ansia e ricerca di alleanza e comprensione. Un'analoga precisazione va fatta
per la suggestionabilità: capace di modificare rapidamente i sintomi e di renderli
labili, e quindi non credibili, è un fattore che caratterizza tradizionalmente l'isteria,
anche se la sua presenza nella realtà clinica è tutt'altro che certa e costante. Al di là
del disturbo di conversione, peraltro non così frequente nella clinica, si riscontra
spesso una modalità espressiva fondata sulla stessa dinamica, che non permette la
formulazione di una diagnosi psichiatrica, e che si configura non tanto come un
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disturbo, quanto come uno stile che pervade situazioni psicopatologiche ma anche
caratteriali e relazionali, dando colorito, tono, caratteristica individuante a diversi
tipi di psicopatologia. L'emergere sempre più netto del concetto di stile, o
espressione della personalità, che tende a sostituire anche l'idea dell'isteria come
malattia, si situa nella grande modificazione dell'idea di nevrosi, da Cullen, a
Charcot, a Janet, a Freud, ad oggi. Ci si sposta quindi dal sintomo al carattere fino
all'individuo e alle sue modalità relazionali. Lo stile riguarda in sostanza
l'espressività peculiare dei bisogni e dei desideri, ma anche della sofferenza, e dei
particolari modi di alleviarla, dalla seduttività, alla tossicomania, alla perversione.
In pratica, il sintomo perde valore e diviene un evento che rientra in una
definizione più generale di espressione, di modalità di contatto e di relazione, più
significativa del sintomo in sé, che è instabile, cangiante e intercambiabile.
L'opinione corrente è che l'isteria travalichi la manifestazione sintomatica, e si
caratterizzi soprattutto per una struttura particolare di personalità e quindi del
modo di relazionarsi.
Ma è solo Freud, il più fecondo studioso di isteria, che individua la stretta relazione
tra fantasie isteriche e bisessualità. Purtroppo in seguito anche Freud rimane
imprigionato nelle categorie della logica causale non portando questa intuizione fino
in fondo. Così che ancora oggi i suoi epigoni sostengono che l'isteria è un disturbo
della sessualità e che il conflitto che è alla base della sintomatologia isterica e di
natura edipica. Non cogliendo il problema in senso più globale e complesso come
disturbo dell'intera personalità alla ricerca di una identità personale e sociale, non
solo sessuale.
Dopo Freud anche Nagera aveva precisato che nell'isteria «il punto di fissazione è
situato nella fase fallica». Fenichel affermava che «l'impulso ad esprimere dei
desideri sessuali inconsci mediante un'alterazione somatica ha a propria disposizione
un campo molto più vasto della volontà cosciente». Osservazioni via via più acute
vengono da Abse che aveva notato un cambiamento nello stato dell'Io che diviene
simile a quello che si ha nella prima infanzia; affermando che la scissione tra parte
sana e parte malata dell'Io farebbe sì che tali parti riescano a funzionare
alternativamente. Da Laplance e Pontalis che affermano che il sintomo di
conversione isterico starebbe in una relazione simbolica più precisa con la storia del
soggetto. Da Reich che per primo ha descritto il carattere isterico secondo i seguenti
tratti: la mancanza di prevedibilità, la forte suggestionalità, le gravi reazioni di
disappunto, l'immaginazione, la mancanza di convinzione, l'aquiescienza che cede
facilmente il posto al deprezzamento ed alla denigrazione, il bisogno ossessivo di
essere amati, l'eccessiva dipendenza dagli altri per il bisogno di approvazione, la forte
capacità di drammatizzare e la compiacenza somatica. Da Abenheimer che notava
come ciascuno dei tre modi di sperimentare se stesso come soggetto (dipendente,
aggressivo e controllante di impulsi) è fondamentalmente in conflitto con gli altri
due.
Il contributo peraltro più significativo all'interpretazione del sintomo isterico dopo
Freud viene da alcuni psicanalisti che hanno messo in evidenza il fatto, che spesso la
fissazione alla fase edipica sembra essere il risultato di fissazioni pre-edipiche,
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soprattutto di natura orale (Marmor, Fitzgeral, Lacan, Rifiet ed altri). Ed anche
Masud Khan che ha evidenziato come nell'infanzia ci sarebbe già stata una fuga verso
una sessualità «genitale», prematura per l'immaturità dell'lo, cosicché l'isterico da un
lato ricerca soluzioni sessuali, dall'altro chiede cura e protezione. Inoltre alcuni
psichiatri (Chodoff, Laughlin) hanno messo in evidenza come parallelamente al
cambiamento della struttura sociale si sia verificato un cambiamento della
sintomatologia isterica. Cioè man mano che il sintomo isterico diviene per il paziente
e per coloro che lo circondano altrettanto comunicativo quanto il linguaggio verbale,
il conflitto emotivo dell'isterico troverebbe sfoghi più profondi e mascherati, tanto da
manifestarsi principalmente con alterazioni del sistema nervoso vegetativo e
connotarsi secondo Femandez come nevrosi viscerale.
E qui la letteratura si ferma, proprio perché, essendo l'isteria un problema costruito
dalla cultura patriarcale e dal detentore assoluto del potere di questa cultura, cioè
l'uomo, nel momento in cui gli stessi pilastri di questa cultura vacillano, e l'uomo
stesso non riesce a mettersi in discussione ed a prendere coscienza di ciò che gli sta
capitando, della crisi di identità che tutta la cultura e lui stesso stanno attraversando
non può ammettere e tanto meno parlare della propria isteria, dell'isteria sociale,
politica e culturale che si sta declinando sotto gli occhi di noi tutti.
Oggi, se noi riconsideriamo le idee espresse sull'isteria attraverso i secoli come
«fantasie della conoscenza», possiamo notare come la conoscenza si sia man mano
modificata attraverso una sempre maggiore consapevolezza di se stessa, tentando di
individuare lentissimamente le dominanti che sottendono le manifestazioni della
psiche isterica.
In un primo lunghissimo periodo che potrei chiamare pre-galenico il fenomeno isteria
viene visto come problema legato agli organi propri della donna, utero ed ovaie, cioè
la psiche riconosce se stessa solo attraverso la materialità dei suoi organi.
Nel secondo periodo che va da Galeno al Medioevo la psiche si riconosce anche
attraverso le sue funzioni, vediamo avvicendarsi la «vecchia idea» con la nuova:
l'elemento maschile improprio ed estraneo nella donna, l'utero che secerne sperma, la
distorta funzione dell'utero; si passa dall'«anatomia» alla «fisiologia», dall'organo alla
finzione.
In un terzo periodo che va dal Rinascimento fino a Freud si comincia ad ammettere
(Piso 1875) che l'isteria è un problema femminile ma che riguarda anche gli uomini.
La psiche cominica a sostanzializzarsi sul piano delle rappresentazioni ed a slegarsi
dalla matefialità di organi e funzioni. Si comunica ad alludere alla possibile
integrazione del femminile e del maschile.
Se vista dall'interno della psiche, attraverso immagini ed idee, emesse dalla mente per
spiegare le sue manifestazioni, la condizione che si era voluta limitare alle sole donne
ed individuare nella loro struttura fisiologica appare in una forma più chiara e
convincente come problema legato ad una condizione unilaterale e forzata che
esclude il maschile come funzione psicologica.
Nel quarto periodo che legherei da Freud fino ai nostri giorni, la psiche decisamente
si slega dalla corporeità ancorandosi al simbolico, allo psicologico, senza però ancora
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autospiegarsi compiutamente riconoscendo come proprie le manifestazioni emergenti
da se stessa.
Eppure la psiche isterica simula e recita nel senso assai più profondo «della mimesis»
rappresentando se stessa in modo reale, fornendoci il materiale per costruire le nostre
teorie.
L'abbassamento del livello di coscienza, descritto come stato dissociativo,
crepuscolare, ecc., viene ancora visto come una inferiorità di funzionamento e non
come mezzo per accedere ai livelli più profondi della psiche e rivelare una coscienza
latente che preme per diventare manifesta ed essere integrata, una coscienza non più
misogina ma bisessuale, androgina. Le fantasie bisessuali esasperate e coatte perché
compensatorie, che vediamo nei sogni e nell'immaginazione dei nostri pazienti, la
difficoltà del rapporto e della comunicazione donna-uomo presente nelle ultime teorie
sull'isteria attestano come una dominante psichica possa riverberarsi in ogni direzione
attraverso sogni e fantasie, sintomi, teorie scientifiche e confemiano quando diceva
Hillman: «Noi vediamo le cose come le vedrebbero le dominanti. Il nostro modo di
vedere riflette la loro visione. La vera origine è la fantasia archetipica non la scena
affettiva dove la fantasia è osservata come fatto».
Certamente ogni autore che ha evidenziato un aspetto dell'isteria ha portato un
contributo di conoscenza e consapevolezza, ma io credo che più che altro dobbiamo
essere grati alla psiche isterica che ha permesso alla psiche di riflettere su se stessa e
diventare sempre più consapevole.
Il lavoro con pazienti isterici nel corso degli anni ci ha infatti permesso di entrare in
contatto con aspetti da approfondire e che riguardano:
1) L'abbassamento del livello mentale, con l'instaurarsi del dominio dell'inconscio.
In questa condizione può prevalere a seconda del grado di strutturazione dell'identità
il «restringimento del campo di coscienza» o un vero e proprio stato psicotico,
configurandosi sul piano clinico come nevrosi o psicosi isterica, anche se i due
momenti possono alternarsi nel tempo a seconda della risposta dell'ambiente al
sintomo isterico. Nelle sue modalità nevrotiche la psicopatologia isterica può essere
accostata all'ipotesi freudiana della fissazione regressiva della libido su fantasie di
incesto e sulla corrispondente fase di sviluppo. In quelle psicotiche invece si
avvicina all'ipotesi di quegli psicanalisti in precedenza menzionati che facevano
riferimento alla fase orale. Il che spiega come sosteneva Jung: «il fatto importante è
che la regressione raggiunge lo stato più profondo della funzione nutritiva
preesistente alla sessualità e si riveste dell'esperienza della primissima infanzia: il
cosiddetto complesso di Edipo si trasforma a questo livello nel complesso di Giona e
la Balena... la paura dell'incesto si converte nella paura di essere divorato dalla
madre».
Il rapporto esclusivo con la madre, la madre che sopraffa l'Io impendendone la
crescita, e lo sviluppo dell'elemento controsessuale, l'esclusione del maschile; i miti
che caratterizzano la prima fase della storia dell'isteria e della psiche isterica. In tutti
e due i casi le qualità personali vengono relegate in uno stato di indifferenziazione, le
relazioni perdono il carattere di individualità e reciprocità; l'individualità non può
affrancarsi e rafforzarsi.
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2) Il bisogno di dominio della psiche isterica e i modi, sintomi compresi, con cui
tenta di attuarlo. L'isterico si sente sempre sopraffatto e tenta in ogni modo di
sopraffare. Ogni parte scissa dissocia in esigenze diverse, ma con sensazione
costante di inadeguatezza. Esposta, indifesa, dipendente, la femminilità creativa non
può essere utilizzata e convertita in attività e viene espressa attraverso i tentativi di
«dominio» (sintomi e comportamenti). Tentativi che peraltro rappresentano i
bisogni-desideri di affermazione, di costruzione, di sintesi, di sentirsi ed essere uno,
in sintonia con l'altro e con l'ambiente e di passare all'azione. 1 tratti mai conosciuti
nella loro essenza e peculiarità, il maschile di se e del partner mai sperimentato se
non alle volte attraverso il rapporto fisico, vengono ad esprimersi in modo fallico,
spesso sentiti come aspetto esaltante di potere. La fecondazione spirituale è impedita
dalle continue fughe con il relativo senso permanente di instabilità e incapacità di
realizzazione. Ogni rapporto è impersonale ed anonimo. La pluralità delle «parti»
tradisce anonimità ed indifferenziazione: la rinascita dell'lo, l'accrescimento della
coscienza non possono mai avvenire, la differenziazione rimane sempre primitiva,
l'elaborazione sempre più difficile.
3) Il problema dell'identità, che non riguarda come fino ad oggi da più parti si
sostiene ancora solo l'identità sessuale, ma l'identità globale della persona e più
specificamente la coscienza androgina che tenta disperatamente di affermarsi. La
confusione tra polarità femminile e maschile che caratterizza il mondo isterico, la
continua lotta che progressivamente degrada e distrugge il potere funzionale dell'Io,
tutti i falsi ruoli che la personalità isterica è costretta a giocare separatamente rendono
l'lo incapace di costruire se stesso solidamente e stabilire la sua identità.
Accostare ed integrare i contenuti frammentati della psiche isterica significa creare un
nuovo centro della personalità assecondando le influenze regolatrici dell'inconscio in
un rapporto di comune identità; e comprendere la dinamica sottostante a tanti sintomi
e comportamenti. La psiche gradatamente si riconosce come lo scenario dove si
rappresentano i miti. L'lo con movimento circolare a spirale si giova di un sempre
diverso livello di comprensione e assimilazione della ripetizione o del ritorno del
rimosso. Il bisogno di depressione che si fa sentire come ripensamento prima di ogni
trasformazione induce l'Io immaginale a rinunciare alla sua forza nella ricerca di un
equilibrio più vasto e più fluido. L'assimilazione dell'energia istintuale primitiva
diventa possibile attraverso istanze, riconosciute e sperimentate, portatrici di
significato. Allora l'impulso verso l'attività e l'esperienza viene realizzato, perde il
carattere di obbligatorietà e si avvia ad essere attuato in modo autentico.
L'espressione simbolica di cui sono portatore incanala l'emozione e mette ordine
nell'immaginale offrendo ad esso struttura.
4) Gli aspetti cognitivi, ossia le abilità funzionari cerebrali. Se guardiano alla
neuropsicofisiologia attuale, alle differenti modalità di funzionamento e quindi di
conoscenza, legate ai processi emisferici, possiamo forse meglio comprendere
nell'isteria il senso della profonda necessità di integrazione delle capacità funzionali
immaginali con le capacità cognitive logiche degli emisferi cerebrali.
A questo punto l'IDEA di isteria che ha attraversato secoli, malati, trattati, studiosi
necessita di essere ricompattata e veicolata in una dimensione simbolica. Infatti, il
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senso di frammentazione e d'isolamento che si prova di fronte a «tante
interpretazioni» dello stesso fenomeno, inganno forse messo in atto dalla natura per
mascherare le sue ripetizioni, mentre la funzione psicologica rimane la stessa,
potrebbe trasformarsi attraverso un rapporto di sintesi, in un senso di interesse,
immediatezza e mutualità in un insieme significativo, rivelatore della natura umana.
Dobbiamo allora ammettere la bipolarità della natura umana e comprendere che il
processo che ha portato la donna ad integrare alla coscienza e nella prassi gli elementi
maschili della sua psiche è lo stesso che può far riconoscere all'uomo gli elementi
femminili della sua psiche, compiendo quella naturale metamorfosi che l'evoluzione
richiede e di cui la società oggi per la sua stessa sopravvivenza non può fare a meno.
Dobbiamo allora accettare che la natura umana è, e non può essere ridotta,
imprigionata, mistificata, degradata da un potere che non riconosce e non rispetta le
differenze impedendo le fisiologiche tappe evolutive interiori, pietrificando la vita in
ruoli e cariche precostituite solo per automantenersi.
Da qui la necessità di un pensiero multidimensionale capace di mobilitare energie e di
attivare nuovi modi di esistere e nuovi modelli di vita che comprendano, permettano
ed integrano le molteplici abilità umane che si sono sviluppate nel corso della storia e
che costituiscono oggi la nostra identità personale e sociale e che il processo della
vita ridefinisce anche come ricchezza morale.
Nell'attuale cornice sociale in cui lo sgretolamento dei referi tradizionali ha
paradossalmente regresso anche il corpus teorico del pensiero logico formale alla
cultura dell'irrazionale, l'isteria sociale esprime il conflitto di una cultura: la ricerca
dell'identità, tra la nostalgia del recente passato prossimo (torniamo alla famiglia
tradizionale, torniamo alle campagne, torniamo all'artigianato, torniamo ai vecchi
valori) ed il terrore di un futuro indefinito ed indefinibile, forse mortifero. Un futuro
in cui non mi so rappresentare e quindi non possono creare nuovi simboli, nuovo
pensiero conoscitivo, da cui trovare linfa per programmare nuovi modelli di
comportamento e di organizzazione sociale. Il pericolo è sempre lo stesso, scambiare
la «pars pro toto» dove oggi la pars è la nuova cultura dell'irrazionale.
Le emozioni non conosciute nella loro autenticità e vissute come troppo intense per
essere accettate ed elaborate si inaridiscono nel corpo che si ammala di sesso senza
relazione, di immagine senza sostanza e... la patologia psicosomatica aumenta.
Cosicché l'apparire diventa funzione dell'essere, per sentirsi vivi, per non morire di
solitudine tra la folla (mancanza di relazione) bisogna stare al centro dell'attenzione
dei molti (dei media) bisogna intossicarsi di pseudoinformazioni, di televisione, di
multimedialità, di presenzialismo Più ci si rende corporalmente visibili, ci si mostra,
più rapporti superficiali si hanno, più si sente di essere «conosciuti» più si sente di
esistere, si finge di esistere.
La teatralità, la pluralità delle parti che l'isteria personale era chiamata a
rappresentare, ora sono giocate dall'intera società, dalle «multiculture» multispecchi
che riflettono un falso Sè, un Sè spezzettato, un Sè virtuale. Così la società non più
rappresentata da Persone (intere), ma da frammenti di Sè, riflessi speculari di
interazioni situazionali a carattere provvisorio ed aleatorio mostra una grande
sofferenza e allo stesso tempo l'incapacità di «redimersi» attraverso.
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Una società in cui il Sè larva, disgregato, indebolito, crea nuove povertà, nuove
corruzioni, nuove violenze per nuovi tentativi compensatori di sopravvivenza
attraverso l'illusionalità.
Come avviene nell'isteria della persona, allo stesso modo nella società la coscienza si
restringe, il bisogno di affermazione tenta di sopraffare, l'identità si confonde,
l'irrazionale prende il sopravvento.
Bisogna allora tornare a revisionare quel potere in via di scardinamento e forse
ammettere che quando il potere diventa strapotere degenera e corrompe il tessuto
vitale dell'intera società rendendo in tutti i settori il nostro pianeta sempre meno
vivibile, vedi aumento della «fame» nel mondo, sperequazione delle risorse,
incremento demografico senza corrispettive potenzialità di lavoro, progressivo
inquinamento dell'ambiente e desertificazione. La vita stessa non sembra avere più
valore!
E tornando al punto di vista della Psiche tutto ciò forse equivale all'uccisione della
psiche, non a torto la nostra società ha rifiutato l'idea della morte, non ha voluto
prendere coscienza dell'Idea di morte, perchè forse non è possibile ammettere di
essere già morti.
Ma quando i bisogni reali e concreti dell'essere umano, le esigenze autentiche della
Persona vengono distorti e mistificati da una falsa economia che induce consumismo
e violenza allora veramente la psiche è morta. Ma forse dovremmo prima celebrare
questa morte per poterci risvegliare al terzo millennio con un livello di
consapevolezza allargato che ci permetta di riportare la psiche alla sua centralità in
tutte le manifestazioni del sociale, recuperare dalla molteplicità la forza dell'unità ed
imparare a vedere nella diversità l'identico.
1.1 IL PRINCIPIO DI CONVERSIONE
«Nella conversione-scriveva Fenichel nel suo Trattato di Psicoanalisi del 1954
avvengono mutamenti sintomatici delle funzioni fisiche, che esprimono,
inconsciamente e con deformazioni, gli impulsi istintivi precedentemente
repressi». A queste considerazioni era anche arrivato lo psichiatra francese Ey,
peraltro non psicoanalista, che, nel suo Manuale di Psichiatria del 1960, scriveva:
«L'isteria è una nevrosi caratterizzata dall'iperespressività somatica delle idee,
delle immagini e degli affetti inconsci. I suoi sintomi sono le manifestazioni
psicomotorie, sensoriali o vegetative di questa "conversione somatica". Ed é per
questo motivo che dopo Freud questa nevrosi venne chiamata l'isteria di
conversione.
Ma l'isterico dovrà anche essere definito in rapporto alla struttura della sua
personalità, caratterizzata dalla psicoplasticità, dalla suggestionabilità e dalla
formazione immaginaria del suo stesso personaggio».
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Vi sono due aspetti assai significativi accanto alla defini zione di isteria: «I sintomi
costituiscono fenomeni di "conversione" sul piano somatico, di conflitti inconsci»
e, successivamente: «Essi sono in relazione con la struttura "immaginaria" della
persona isterica». L'avventurosa e complessa storia della conversione e dell'i steria
aveva peraltro iniziato il proprio cammino per così dire "scientifico" proprio nella
Francia della fine ottocento, affidata ai vari Charcot, Bernheim [1896], Babinski,
Janet, Thomas [1915].
Un altro tentativo di sistematizzazione dell'isteria, soprattutto per quanto concerne
la sua componente di conversione, fu quello dato da Briquet, che non era psichiatra
ma professore di Clinica Medica, e che, con un lavoro clinico notevole per la sua
precisione e la sua oggettività, descrisse nel suo monumentale Trattato clinico e
terapeutico dell'isteria del 1859, un elenco di sintomi che andò a costituire la
sindrome che da lui prese il nome.
Egli si opponeva, sul piano eziopatogenetico, alla concezione basata sul ruolo delle
frustrazioni sessuali; il suo lavoro quindi rimase a lungo nell'ombra sotto
l'influenza di Charcot, di Janet e soprattutto di Freud. D'altronde, l'empirismo
descrittivo di Briquet spiega sia la sua eclissi, sia la sua riscoperta da parte di
esponenti della scuola di Saint-Louis (Guze, Robins, Cohen), che op ponevano il
suo lavoro alle "teorie e complessi non dimostrati" di Janet e di Freud, e che hanno
definito su questo modello il quadro nosologico, adottando anche il termine di
"sindrome di Briquet” nella nosografia ufficiale, da cui è poi derivato il Disturbo
Somatoforme del DSM.
Per Charcot l'isteria era una condizione patologica del sistema nervoso comune ai
due sessi, che si manifesta attraverso disturbi intellettuali, sensa zioni anormali,
contratture, paralisi, convulsioni, accidenti parossistici, simulante le più svariate
malattie, senza lesioni organiche apprezzabili, e presentante dei segni particolari
permanenti, che egli chiama stigmate dell'isteria.
Sappiamo che Freud fu enormemente influenzato dalla personalità di Charcot ed in
particolare colpito, nel suo soggiorno a Parigi fra il 1885 e il 1886, dalle
dimostrazioni di Charcot riguardanti i rapporti tra isteria ed ipnotismo.
I1 lavoro di Charcot rivelò a Freud il problema della coesistenza degli stati di
coscienza multipli, una sorta di anticipazione del meccanismo di difesa della
scissione, ma, soprattutto, aiutò Freud a trasferire il suo interesse dal terre no
neurologico a quello psicologico.
Nell'Autobiografia [1924] Freud scrive: «Ne riportai indelebili impressioni che mi
fecero ritenere probabile l'esistenza di processi psichici possenti, che restano
tuttavia celati alla coscienza degli uomini». Già d'altra parte nel 1893 aveva scritto
[Freud, 1892-95]: «Il primo a insegnarci che per spiegare la nevrosi isterica
bisogna rivolgersi alla psicologia è stato Charcot».
A Charcot [Thomas,1915] in effetti va soprattutto il meri to di aver sottolineato,
nella sua costruzione teorica, nel suo "immaginaire nosologique", tre aspetti
dell'isteria, cioè l'induzione artificiale del sintomo (la "grande crisi isterica")
attraverso la suggestione ipnotica, la natura psicogena dei sintomi isterici ed il
rifiuto di considerare l'isteria come attributo esclusivo del sesso femminile,
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arrestando così definitivamente da un lato il fantastico percorso dell'utero vagante,
e dall'altro restituendo dignità ad una condizione patologica accusata dalla classe
medica del tempo (e forse ancor oggi) dì simulazione ed inautenticità.
Per Bernheim (1896) la prima crisi isterica non sarebbe che l'esagerazione di quei
disturbi ad espressività somatica che tutti più o meno presentiamo di fronte a certe
emozioni: «L'uno ha una violenta costrizione toracica, il suo viso si inietta di
sangue, crede di stare per soffocare: poi tutto ritorna in ordine.
L'altro resta come inchiodato, in stato di stupore, senza parola né movimento. Un
altro è preso da un tremito convulso che gli agita tutto il corpo. Sono degli abbozzi
di crisi che non vanno a termine, sono in realtà delle crisi in mi niatura». Le crisi
più violente non sono che l'esagerazione di queste diverse reazioni emotive. Le
crisi isteriche non sarebbero altro che la ripetizione di queste crisi e ciò avverrebbe
per ricordo emotivo della prima crisi, attraverso un meccanismo di
autosuggestione; «l’immagine psichica della prima crisi accidentalmente provocata
da un'emozione resta fissa nel cervello, e si riaccende ogni volta che essa è
evocata».
Janet era meno convinto della "semplicità" della crisi isteri ca. Nella sua
costituzione entrerebbero fenomeni assai complessi, l'automatismo del movimento,
la memoria, l'associazione delle idee. Egli diceva che i fenomeni isterici dipendevano dalla «predisposizione mentale alla diminuzione della sintesi ed alla
disgregazione dello spirito... dalla disposizione all'intorpidimento dei centri
d'associazione, dalla tendenza alla funzione indipendente e per conseguenza
all'arresto di funzioni dei centri sensoriali».
E’ fuori di dubbio che il contributo degli Autori francesi aveva consegnato alla
psichiatria ed alla psicoanalisi in particolare, sia pur in maniera non sistematizzata
e variamente inserita in modelli che non rinunciavano a sottendere ai fenomeni
psicopatologici "sistemi nervosi" e cervelli "degenerati", un insieme di spunti, di
ipotesi ed intuizioni su cui si sarebbe poi costruita la moderna concezione non solo
dell'isteria ma di molti disturbi psichiatrici. L'ambasciatore di queste nuove
prospettive nell'Europa di lingua tedesca fu appunto Freud. Il 15 ottobre 1886
tenne una relazione "Sull'isteria maschile" dinanzi alla Società medica di Vienna,
sostenendo la tesi di Charcot, ed ottenendo, stando alla sua Autobiografia, una
pessima accoglienza [Freud,1924].
Ciò nondimeno è proprio l'isteria il veicolo del neonato modello psicoanalitico,
conteso tra il mondo dei neuroni e quello dei "fenomeni" psicologici. In effetti il
sintomo isterico ben si adattava ad essere usato da Freud come esempio calzante di
una ipotesi eziologica del disturbo psichico, che vedeva nella "teoria della
seduzione" la "eziologia specifica" dell'isteria.
Teoria che ben presto svanì, quando Freud si accorse che aveva confuso le fantasie
sessuali dei pazienti con i loro ricordi. Peraltro le ipotesi esplicative dei
meccanismi che sottendono il sintomo isterico (perché solo di sintomi parlava allora Freud) così come si ritrovano negli Studi sull'isteria [1892-95] già conferiscono
al discorso freudiano le caratteristiche della "rivoluzione psicoanalitica”.
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Nell'isterico l'affetto, intenso ma insieme inesprimibile perché intollerabile all'Io
cosciente (Breuer usò il termine "Bewusstseinsunfàhig", inammissibile alla
coscienza), ad esempio desideri sessuali inaccettabili, soggiace alla "rimo zione".
Viene cioè "controllato" patologicamente all'interno di una zona psichica non
accessibile allo stato di coscienza della veglia e pertanto non può trovare una
scarica immediata ed adeguata.
Allora l'affetto, per così dire "incapsulato", è costretto a prendere una strada
sbagliata, trovando un deflusso nell'innervazione somatica (conversione).
Assolutamente logica e coerente con questa tesi la terapia. Il sintomo isteri co
scompare quando ricordi dimenticati vengono richiamati con appropriata affettività
durante uno stato ipnotico. Questo era stato il percorso seguito da Breuer con Anna
0. [Freud, 1892-95] in quel procedimento terapeutico che la paziente chiamò la sua
talking cure (cura del parlare).
D'altra parte è proprio con il lavoro terapeutico con le pa zienti isteriche, da Frau
Emmy a Dora (Freud,1901], che si fa strada un modo, un atteggiamento mentale
nei confronti dei fenomeni psicopatologici che tenderà a rivoluzionare il modello
concettuale della psichiatria.
Il sintomo non sarà da allora più considerato solo come un segno vettore di
diagnosi ma soprattutto come referente simbolico, portatore di significato, di
senso, sia pur inconscio.
Se è vero insomma che l'isteria fu la culla della psicoanalisi, è altrettanto
inoppugnabile che la proposta psicoanalitica di ricercare il senso del sintomo nel
modo d' essere del paziente, venne poi fatta propria da una rilevante parte della
psichiatria contemporanea, che ha costruito il proprio operare non solo sul
“cervello” ma anche sull'essere "psicologico" e "sociale ".
Così, sulla strada aperta dall'evoluzione del pensiero psicoanalitico, lo psichiatra e
lo psicologo attuale vengono incoraggiati a spostare il prorpio campo di
competenza via via dal sintomo al carattere, per giungere fino all'individuo nella
sua globalità relazionale interna ed esterna. Cosicché, presa dentro ai nuovi
modelli, l'isteria si riaffaccia oggi in qualche modo rin novata all'osservazione dello
psicoanalista e dello psichiatra. In primis perché i sintomi sono vistosamente
mutati. La conversione, nella concezione moderna, difatti, non é meramente
un’espressione somatica dell’affetto, ma una rappresentazione delle fantasie che
possono ritradursi dal loro linguaggio somatico nella lingua originale. Il processo di
conversione, sebbene non ancora interamente compreso, ha la sua origine in età
precoce ed é influenzato sia da fattori costituzionali che ambientali.
Lo step fondamentale in questo meccanismo può essere brevemente spiegato come
segue: pensare rappresenta un’azione primitiva e più tardi un’ azione abortiva. Per il
bambino, il parlare, nella sua mente é accompagnato dal parlare reale e dal
comportamento comunicativo associato. Gradualmente c’e una relazione meno fissa
tra il parlare mentale e la relativa attività motoria. Il bambino impara che sia il
comportamento che i suoi pensieri hanno un significato sia concreto che simbolico.
Quando le azioni del bambino sono proibite o premiate dai genitori, lui eguaglia i suoi
sentimenti e affetti a seconda se ha ricevuto un monito o un premio.
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Inoltre, l’inibizione dell’azione che risulta dal divieto del genitore, di solito, é
associata con la repressione del corrispondente pensiero ed affetto.
Nel bambino, l’espressione affettiva é libertà autonoma, sensoriale e motoria. Dal
momento che le proibizioni dei genitori riguardano sia i sentimenti aggressivi che
quelli sessuali del bambino, proprio i conflitti scaturiti da questi impulsi vengono
trattati attraverso il processo di conversione. Il termine “sintomo di conversione” si
riferisce al selettivo malfunzionamento del sistema nervoso sensoriale e motorio. Per
esempio, la paralisi da conversione riflette un grado maggiore di inibizione e
un’apoplessia isterica manifesta una più grande libertà di un impulso inaccettabile.
L’arrossire denota sia inibizione che abbandono attraverso il sistema nervoso
autonomo. Nel caso dei sintomi sessuali, l’organo malato verrebbe espresso dal
sostituto inconscio del genitale. Una donna sviluppa una cecità isterica quando
esposta alla tentazione di una relazione extra coniugale. Oppure, l’eccitazione
sessuale é repressa e lo scompenso cardio-respiratorio diventa esplicito con una
possibile sensazione di prurito che colpisce l’area genitale. La particolare scelta dei
sintomi del paziente verrebbe influenzata da molti fattori, sia psicologici che fisici,
inerenti predisposizioni costituzionali ed ambientali.
I Fattori psicologici che influenzano la scelta dell’organo bersaglio possono
riguardare anche eventi storici; come il generale significato simbolico dell’organo
affetto e il particolare significato che ha per il paziente a causa di episodi traumatici o
per l’identificazione con persone che hanno avuto le stesse malattie fisiche.
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1.2 CLINICA E PSICODINAMICA
La nevrosi isterica è caratterizzata da episodi che si manifestano con quadri
psichici e somatici imperniati sul meccanismo epitimico.
Insorge in soggetti senza chiari tratti abnormi e senza rapporti cronologici e
causali evidenti con avvenimenti esterni.
Per la scuola di Bernheim sarebbe caratterizzata solo dalle crisi episodiche
considerate « reazioni di fronte a certe emozioni indipendentemente da una
particolare mentalità ». Concetto analogo è espresso anche da HOCHE con
l’affermazione che «ogni uomo è isterizzabile».
Nell'ambito di questo indirizzo si fece anche rilevare che la «grande isteria»
di Charcot era in realtà un prodotto artificiale dovuto alle influenze
suggestive dell'ambiente ospedaliero. Sommer, quale rappresentante
estremista di questo indirizzo giunse sino a proporre di sostituire i1 termine «
isteria» , con quello di « psicogenia ». I sostenitori dell'indirizzo opposto
obiettarono che quadri « isterici» seppure largamente influenzati da fattori esterni,
da influenze suggestive, non insorgevano in ogni individuo per cui era necessario
ipotizzare una particolare « predisposizione » e che inoltre non pochi « isterici »
presentavano all’infuori di crisi parossistiche, tratti stabili di personalità (mentalità
isterica, carattere isterico, ecc.). Ne nacque una complessa e lunga polemica bene
riassunta nei lavori di Gaupp (1911 e 1938).
La sostituzione del termine di « isteria ., con quello di «psicogenia » non venne mai
accettata in quanto si obiettò che il concetto di psicogeno era assai più ampio e
comunque non atto a caratterizzare dal punto di vista psicopatologico né da quello
clinico la « tipicità » isterica rispetto ad altre « reazioni psicogene » (Bonhoeffer,
1911; Birnbaun, 1917; Bostroem, 1933; Flinker, 1938 e 1940; Zeldenrust, 1956 ).
L’impostazione patocaratterologica contribuì quindi a fornire quei criteri distintivi
tra tratto e sintomo isterico.
La sintomatologia isterica ha un certo numero di caratteristiche generali la cui
conoscenza è importante sia per la diagnosi sia per la comprensione dell'isteria
stessa.
Le opere meno recenti di psichiatria si dilungano nell'esposizione di un elenco
di sintomi o quadri più o meno complessi: alcuni quadri con caratteristiche
particolarmente spettacolari come le crisi convulsive isteriche, i crepuscoli
deliranti, lo sdoppiamento di personalità, ecc. che hanno suscitato grande
interesse degli studiosi della fine dell'ottocento e dell'inizio di questo secolo (
Pitres, 1891; Charcot, 1877; Ballet, 1903; Chaslin, 1912).
nella pratica psichiatrica succedeva (come hanno rilevato tra l'altro K.
Schneider, 1936 e Gaupp, 1938) che gli stessi quadri o sintomi diagnosticati
nell'uomo come ipocondria, nevrastenia, psicastenia, ecc. venivano invece
attribuiti all'isteria se insorgevano in una donna.
Le manifestazioni isteriche erano di preferenza caratterizzate dal fatto di essere
eccessive: il dolore isterico è descritto dal malato come estremamente violento,
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un'anestesia e una paralisi possono facilmente divenire assolute, una contrattura
isterica provoca la massima contrazione di cui è capace un muscolo. D'altra parte,
però, ogni singolo sintomo poteva presentarsi, per così dire, isolato: le anestesie e le
paralisi non erano accompagnate dai fenomeni generali che, nelle lesioni organiche,
testimoniano un'affezione cerebrale, e che, di solito, per la loro importanza,
eclissano i sintomi locali. Accanto a una zona cutanea totalmente insensibile, se ne
trovava una dalla sensibilità assolutamente normale; accanto a un braccio totalmente
paralizzato, si trovava una gamba assolutamente intatta dalla stessa parte del corpo.
Era caratteristico dell'isteria il fatto che un disturbo poteva essere al tempo stesso
estremamente intenso e molto nettamente delimitato. Inoltre, i sintomi isterici erano
mobili, in un modo che fa escludere immediatamente ogni sospetto di lesione
organica. Questa mobilità dei sintomi poteva manifestarsi spontaneamente, come
dopo gli accessi convulsivi, che spesso mutavano la distribuzione delle paralisi e
delle anestesie o le fanno cessare, o essere provocata artificialmente con i cosiddetti
mezzi estesiogeni: l'elettricità, l'applicazione di metalli: l'impiego di sostanze
irritanti per la cute, di magneti, e via dicendo. Quest'ultimo metodo appariva tanto
piú notevole in quanto il sistema nervoso di un isterico oppone di solito grande
resistenza ai tentativi di influenzarlo chimicamente mediante farmaci somministrati
per via interna, e reagisce in modo nettamente perverso a narcotici quali la morfina e
l'idrato di cloralio.
Queste descrizioni hanno attualmente perso molto del loro interesse per il
clinico in quanto molti di questi quadri sono praticamente scomparsi come le
cosiddette stimmate isteriche (anestesie, restringimento del campo visivo, ecc.)
oppure gli attacchi convulsivi con «arco di cerchio», ecc.
Inoltre non pochi sintomi, specie quelli che interessano funzioni neurovegetative venivano inclusi nell'isteria classica, mentre oggi vengono inquadrati
tra le nevrosi d'organo, o gli equivalenti somatici dell'ansia.
Accanto ai sintomi somatici, nell'isteria si possono osservare una serie di disturbi
psichici, quali alterazioni nel corso e nell'associazione delle idee, inibizioni
dell'attività volitiva, intensificazione e soppressione di sentimenti, che rappresentano
alterazioni della normale distribuzione della quantità stabile di eccitamento nel
sistema nervoso.
E’ stata descritta anche una psicosi isteria,che può svilupparsi sulla base di uno stato
isterico e, in questo caso, va considerata come una sua complicanza, oppure anche
se rara, può essere primitiva con tutti i caratteri della psicosi; ed un temperamento
isterico, cioè l'instabilità del volere, l'umore mutevole, l'accentuata eccitabilità, con
diminuzione di tutti i sentimenti altruistici. Vi sono comunque casi gravi d'isteria in
cui manca del tutto tali caratteristiche; molti malati sono fra le persone più amabili,
dalla volontà piú salda e dalle idee piú chiare, e percepiscono chiaramente le proprie
manifestazioni morbose come un alcunché di estraneo alla loro natura. I sintomi
psichici hanno una certa importanza nel quadro generale dell'isteria, ma non sono
piú costanti di ogni singolo sintomo fisico, cioè delle stigmate. Invece le alterazioni
psichiche fondanti lo stato isterico si svolgono interamente nell'ambito dell'attività
cerebrale inconscia, automatica. Si deve forse insistere ulteriormente sul fatto che
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nell'isteria (come in tutte le nevrosi) è accentuato l'influsso dei processi psichici su
quelli somatici, e che nell'isterico c'è un “sovrapiú” di eccitamento nel sistema
nervoso, che a volte si manifesta con effetto inibitorio, altre volte con effetto
eccitante, spostandosi con gran facilità.
Per questi motivi riteniamo poter sintetizzare la polimorfa sintomatologia in
A) SINTOMI SOMATICI : distinti in motori, sensitivo-sensoriali e vegetativi.
1) Disturbi motori (paralisi, contatture, ipercinesie).
Le paralisi possono colpire tutti i distretti del corpo, e possono essere flaccide o
spastiche. I principali segni che in linea generale le distinguono dalle
corrispondenti lesioni organiche sono i seguenti: nelle paralisi flac cide i riflessi
sono conservati, non si riscontra atrofia e alterazioni dell'eccitabilità elettrica;
nelle paralisi spastiche lo spasmo si stabilisce insieme con la paralisi, mancano i
cloni ed i riflessi patologici.
Le forme che più frequentemente si osservano sono le seguenti: 1'emi plegia,
associata spesso ad emianestesia, anche questa a carattere funzionale; la
monoplegia in uno degli arti superiori. In genere queste forme se seguono ad un
trauma locale od al capo sono dallo stesso lato della lesione. Anche abbastanza
frequente è la paraplegia, per lo più flaccida, non accom pagnata da disturhi
degli sfinteri. Le oftalmoplegie isteriche sono rarissime ed in genere associate a
disturbi di vista.
Non rari specie in forme post-traumatiche, sono il mutismo ed il sordo-mutismo
isterico. Questi si differenziano dall'anartria per la mo bilità perfetta della lingua
e dalle corde vocali; dell’afasia motoria in quanto il malato non fa nessuno
sforzo per parlare, mentre ha una conservazione perfetta della scrittura a cui
ricorre per esprimersi. Altri disturbi del linguaggio sono: l'afonia, la disfonia e
la balbuzie isteriche.
Un disturbo motorio caratteristico è l'astasia-abasia (Bloco, Richer, Charcot): il
malato quando è seduto o sdraiato muove con forza normale gli arti inferiori,
che invece sono assolutamente incapaci di mantenere la stazione eretta o di
compiere la deambulazione.
Si possono osservare spasmi laringei, diaframmatici, facciali (specie il
blefarospasmo), spasmi tonici e clonici ai muscoli del collo (torcicollo
isterico), degli arti e del tronco. A volte gli spasmi assumono il carattere dei
tics, altre volte di vere ipercinesie coreiformi (corea sa1tatoria, danzante,
natatoria).
Esiste anche un tremore isterico (Pitres), che può essere a scosse lente o
rapide, ma in genere è polimorfo.
Non sono rare le contratture isteriche, che talora determinano atteggiamenti
stranissimi in cui si combinano nei vari segmenti, estensione, flessione, e
rotazione; fra le più frequenti sono quelle in flessione dell'arto superiore con
compartecipazione della mano, e quelle di pronunciata flessione del tronco
(camptocormia).
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Il sintomo motorio che si osserva più frequentemente è l’attacco convulsivo
che può avere una scarsa componente motoria, con prevalenza di disturbi a tipo
crepuscolare (v. oltre). Si distingue classicamente un «grande attacco
convulsivo» a fasi (aura psichica, periodo delle grandi contorsioni con il
caratteristico «arco di cerchio», periodo degli atteggiamenti passionali e del
delirio). Gli attacchi parziali e brevi sono i più frequenti ad osservarsi. Il
paziente spesso, dopo un'emozione, ha un'esplosione di movimenti disordinati,
inconsulti e violenti, durante i quali si rotola in terra, digrigna i denti, si
strappa gli abiti, talora emettendo delle grida. Atre volte si hanno lievi crisi di
contrazioni toniche ripetute degli arti e del tronco o di movimenti disordinati
localizzati in corrispondenza di un arto o di un segmento. Altre volte infine si
osservano crisi lipotimiche o cataplessiche.
2) Disturbi delle sensibilità (ipoestesie, anestesie, algie)
Sono più frequenti dei disturbi motori, ma spesso provocati artificialmente da
manovre suggestive, anche involontarie, dell’esaminatore.
L’anestesia e l’ipoestesia interessano per lo più solo la sensibilità dolorifica,
ma qualche volta anche tutte le sensibilità. Sono localizzate ad un arto, a un
suo segmento, talora ad una metà del corpo o distribuite in modo simmetrico
nei due arti ed hanno la caratteristica di avere dei limiti netti, corrispondenti
alla linea di simmetria del corpo, alla radice degli arti od a linee trasverse e
perpendicolari all'asse dell'arto («a guanto», «a calza», «a stivale»). I caratteri
che le differenziano dalle forme organiche sono i seguenti: non corrispondono
alle zone di distribuzione periferica o centrale della sensibilità; sono talora
variabili in rapporto all'attenzione prestata dal soggetto; si possono provocare
dilatazione pupillare e tachicardia con intensi stimoli dolorifici. Un segno che si può
riscontrare e che dimostra che l'anestesia isterica non è simulata, è quello descritto
da JANET: « mi dirai se io ti tocco o no con questa punta: mi dirai di sì quando ti
tocco e no quando non ti tocco». Si possono trovare anestesie anche nelle mucose:
frequente l'anestesia congiuntivale e faringea.
Fra le parestesie (formicolii, bruciori, e sensazioni varie in ogni sede), è frequente e
quasi caratteristica quella del « bolo isterico »: sensazione di corpo estraneo o di
spasmo che dalla gola scende verso lo stomaco o viceversa.
Le iperestesie e le algie hanno sede varia: talora circoscritte a piccole zone e spesso
associate a contratture. Le più tipiche e frequenti sono: nelle regioni ovariche e
mammarie, al rachide («rachialgia pseudo-pottica»), alla regione bregmatica
(«chiodo isterico»), alla nuca con rigidità («pseudo meningite isterica»), a tutti i
muscoli («achinesia algera»). Talora le zone iperestesiche sono «isterogene»: cioè
accentuando il dolore con la pressione più o meno intensa, si può provocare l'attacco
convulsivo per azione psicogena.
Non di rado si nota nel campo sensoriale amaurosi, ambliopia e sordità, per lo più
unilaterale. Si riscontrano anche disturbi del gusto e dell'olfatto: tutti i sensi specifici
possono essere aboliti dallo stesso lato di una emianestesia («emianestesia sensitivosensoriale isterica»). Nell'amaurosi è sempre conservato il riflesso pupillare,
20
nell'ambliopia è spesso rilevabile un restringimento concentrico, talora elicoidale,
del campo visivo.
3) Disturbi neuro-vegetativi e viscerali. Si ammette l'esistenza di una febbre
isterica (brusca elevazione ad alta temperatura, per poche ore); ma è certo che nella
quasi totalità dei casi questa viene simulata.
Frequenti sono le alterazioni vasomotorie: pallore, rossore, accentua zione dei
riflessi vasomotori. In alcuni casi vi è un vasospasmo così intenso che la cute non
sanguina alla puntura: altre volte invece una vasodilatazione sino ad avere emorragie
sottocutanee o mucose ed edemi.
Si osservano anche disturbi secretori (iperidrosi ed anidrosi, lacrimazione, ptialismo,
poliuria ed anuria).
I sintomi viscerali possono interessare quasi tutti gli organi così da avere: disfagia,
aerofagia, dispepsie, nausee, vomiti incoercibili, meteorismi, tosse dispnea asmatica,
cardiopalmo, dolori pseudo-anginosi, dismenorree, vaginismo, ecc.
B) SINDROMI PSICHICHE EPISODICHE (crisi o pseudopsicosi isteriche).
Si sogliono dividere in due gruppi, secondo che prevalga il disturbo affettivo,
oppure l'offuscamento della coscienza.
Nelle forme affettive a carattere depressivo (melancolia isterica), si hanno in genere
atteggiamenti teatrali ed esagerati di dolore e di disperazione con enfatiche
espressioni di auto-accusa. Talora il malato è in preda a un vero stato ansioso con
sensazioni cenestopatiche di angoscia che può spingerlo ad atti impulsivi («raptus
isterico»). Si possono avere anche negli isterici, tentativi di suicidio, quasi sempre
però senza effetto perché concepiti solo per smania di richiamare l'attenzione su di
se, creando situazioni tragiche.Una particolare forma a sfondo disforico e non rara
ad osservarsi è quella a carattere ipocondriaco. Gli ammalati si lamentano in modo
esagerato, teatrale, talora grottesco, di un'affezione somatica o viscerale e
pretendono esigentemente assistenza, cure gravose o addirittura impossibili
(«pseudo-ipocondria isterica»). Per raggiungere il loro scopo assumono anche
atteggiamenti autolesivi, fra cui il rifiuto del cibo.
Il quadro però talora è meno chiaramente teatrale e voluto, perché affiorano reali
preoccupazioni ipocondriache del tipo nevrastenico («forme istericonevrasteniche»).
Le forme affettive a carattere di eccitamento si manifestano con uno stato di
agitazione psico-motoria più o meno intenso. A volte sono sostenute da
un'esaltazione dell'umore a tipo di ira e di collera che può giungere fino a stasi di
furiosa agitazione con aggressioni cieche verso cose e persone («furore isterico»).
Altre volte invece l'eccitamento assume un carattere euforico, falso ed insulso, in
cui il malato riproduce leziosamente il contegno di un bambino maleducato: parla
di sé in terza persona ed in seconda persona con tutti gli estranei, esprime idee
puerili e compie gesti fanciulleschi (« moria isterica »).
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Le sindromi psichiche con alterazione dello stato di coscienza si pos sono
distinguere nei seguenti tipi:
La «letargia isterica» che si manifesta con accessi di sonno che possono durare da
pochi minuti a diverse settimane e mesi. Spesso si osservano durante il sonno
isterico, fenomeni che dimostrano che la coscienza non è del tutto spenta come nel
vero sonno: i malati evitano posizioni incomode, si lasciano imboccare e mangiano
a sufficienza, non sporcano il letto svegliandosi per compiere le proprie funzioni
corporali. Talora si notano tremori alle palpebre, sussulti muscolari, ipertono e
flessibilità cerea. Lo «stupore isterico» è analogo al sonno isterico, pur rimanendo
il malato ad occhi aperti, con atteggiamenti catatonoidi.
Un offuscamento minore della coscienza si osserva negli «stati crepu scolari» in cui
si ha solo un restringimento del campo della coscienza.
Gli stati crepuscolari possono manifestarsi durante il sonno normale come stati di
«sonnambulismo» durante i quali il soggetto ha una parziale coscienza che gli
permette di evitare i pericoli e di compiere gesti coordinati per una determinata
azione, spesso strana ed insolita, di cui non conserva il ricordo.
Gli «stati crepuscolari semplici» o «stati oniroidi» si manifestano con un lieve
obnubilamento della coscienza, con restrizione del campo visuale e psichico della
realtà.
Negli «stati crepuscolari orientati» si ha una «rottura» dello stato di coscienza: il
soggetto perde la sua normale personalità e vive, per un determinato pe riodo,
come in un'altra personalità, creata dalla sua fantasia («doppia coscienza»).
Durante questi stati crepuscolari il malato compie talora fughe allonta nandosi dal
suo ambiente abituale, anche con lunghi viaggi o commette atti che poi non
ricorda («fughe isteriche» ).
Vi sono anche «stati crepuscolari deliranti», durante i quali il malato ha
allucinazioni terrifiche o piacevoli, associate a spunti deliranti. I «del iri» sono
espressi in forma drammatica ed hanno un contenuto particolare: l'ammalato
rivive scene della propria vita o scene da lui immaginate a vivace contenuto
emotivo («delirio mnemonico»); altre volte crede di vivere in una situazione da
lui intensamente desiderata («delirio di desiderio»). Talora il delirio trasforma
completamente la personalità del malato il quale agisce come se rivivesse un
periodo della sua fanciullezza o gioventù («delirio ecmnesico») o crede di essere
cambiato in un animale («delirio di trasformazione»). Si possono avere inoltre
«deliri allucinatori», per lo più a contenuto persecutorio di tipo paranoicale e
«deliri di grandezza» per lo più a contenuto religioso.
Nel restringimento di coscienza degli stati crepuscolari isterici è ass ai frequente
trovare alcune caratteristiche che, se molto accentuate, costituiscono due tipiche
sindromi (che si differenziano fra di loro solo per intensità), denominate
«sindromi di Ganser» e «pseudodemenza». Queste sindromi morbose sono
caratterizzate dall'apparente perdita di alcune nozioni elementarissime che i
malati non solo mostrano di ignorare, ma che spesso riferiscono in modo
paradossale con «risposte a rovescio» (Vorbeireden degli AA. Tedeschi) “di
traverso” (Costa 2001). Nella «pseudo-demenza» le risposte assurde sono meno
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frequenti e paradossali: il malato spesso assume un atteggiamento mimico di
intenso sforzo mentale, anche per rispondere a domande elementarissime ed
ostenta il suo disturbo accusando debolezza di memoria.
In contrasto con queste manifestazioni di grave sfacelo mentale, il malato mostra
un contegno corretto, si interessa e si adatta bene all'ambiente, e talora è in grado
di dare risposte corrette ad alcuni quesiti più difficili (Callieri - Semerari, 1958).
La sintomatologia estremamente ricca, della "grande isteria" comprende inoltre
una serie di sintomi, fra i quali:
1) Accessi convulsivi
Questi sono preceduti da una particolare "aura": senso di pressione all'epigastrio,
di costrizione alla gola, pulsazioni alle tempie, fischi alle orecchie, o da alcune di
queste complesse sensazioni. Queste cosiddette sensazioni di "aura" possono anche
comparire da sole negli isterici, o costituire di per sé sole un attacco. È
particolarmente noto il bolo isterico, una sensazione attribuibile a spasmi della
faringe, che dà l'impressione di una palla che dall'epigastrio salga su in gola.
Un attacco vero e proprio, se è completo, comprende tre fasi." La prima, la fase
"epilettoide", assomiglia a un normale accesso epilettico, e a volte a un accesso di
epilessia monolaterale. La seconda, la fase dei grands mouvements, com prende
movimenti ampi, come i cosiddetti spasmi "a salaam", le posizioni ad arco (aere de
ciércle), contorsioni, e via dicendo. In tali movimenti si sviluppa una forza che è a
volte paurosamente grande. Per distinguere questi movimenti da un accesso
epilettico, bisogna osservare che i movimenti isterici vengono condotti sempre con
un'eleganza e una coordinazione che stanno in stridente contrasto con la goffaggine
e la brutalità degli accessi epilettici. Inoltre, anche nelle convulsioni isteriche piú
violente vengono in genere evitate lesioni gravi. La terza fase, quella
"allucinatoria" dell'attacco isterico, delle attitudes passionelles [atteggiamenti
passionali], si manifesta con atteggiamenti e movimenti caratteristici di scene
appassionate e movimentate, allucinate dal paziente, che spesso accompagna le sue
mosse con le parole corrispondenti. Nel corso di tutto l'attacco la coscienza può
essere mantenuta, ma per lo piú é smarrita. Attacchi del tipo sopra descritto
possono spesso raggrupparsi in serie, cosí che un attacco, nel suo complesso, può
durare parecchie ore o anche giorni. Contrariamente a quanto avviene nella
epilessia, l'aumento della temperatura é trascurabile. Ogni fase dell'attacco e ogni
singolo frammento di una fase possono anche comparire isolatamente e
rappresentare essi stessi un attacco, in casi rudimentali. Naturalmente, tali attacchi
abbreviati si riscontrano con molta maggior frequenza che non quelli completi. Di
particolare interesse sono quegli attacchi isterici che in luogo delle tre fasi
presentano un coma apoplettiforme, i cosiddetti “attaques de sommeil” [accessi di
sonno]. Questo coma può assomigliare a un sonno naturale, ma può anche essere
accompagnato da una tale riduzione della respirazione e della circolazione da venir
preso per la morte. Vi sono casi comprovati in cui una condizione del genere è
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durata per settimane o mesi; in questo stato di sonno prolungato la nutrizione
corporea diminuisce gradualmente, ma non c'è pericolo di vita.
2)
Disturbi della sensibilità.
Sono i segni piú frequenti della nevrosi, e i piú importanti dal punto di vista
diagnostico. Persistono anche durante i periodi di remissione e sono tanto piú
importanti in quanto, nella sintomatologia delle lesioni cerebrali organiche, i disturbi
della sensibilità hanno una parte relativamente secondaria. Consistono nell'anestesia
o nell'iperestesia, e presentano una gamma di variazioni nell'estensione e
nell'intensità che non si raggiunge in alcun'altra malattia organica. L'anestesia può
colpire la cute, le mucose, le ossa, i muscoli e i nervi, gli organi di senso e
l'íntestino; la piú frequente però è l'anestesia della cute. Nell'anestesia isterica della
cute tutte le varie forme di sensazioni cutanee possono venir dissociate
comportandosi indipendentemente l'una dall'altra. L'anestesia può essere totale. o
coinvolgere solo le sensazioni dolorose (analgesia, la forma piú frequente), oppure
solo la sensibilità termica, le sensazioni di pressione, elettriche, o muscolarí. Una
sola possibilità non si riscontra mai nell'isteria: una menomazione della sensibilità
tattile, con percezione intatta delle altre qualità. Può invece accadere che sensazioni
puramente tattili diano luogo a impressioni dolorose (alfalgesia).
L'analgesia isterica è spesso cosí marcata che anche la píú violenta faradizzazione
delle radici nervose non provoca alcuna reazione sensoriale. Per quanto riguarda
l'estensione, l'anestesia può essere totale; in rari casi essa può coinvolgere tutta la
superficie cutanea e la maggior parte degli organi di senso; piú spesso però si
riscontra una emianestia, simile a quella che compare in seguito a lesioni
endocraniche: questa forma si distingue però dalle emianestesie dovute a cause
organiche per il fatto che di solito in qualche punto oltrepassa la linea mediana,
includendo ad esempio tutta la lingua, la laringe o i genitali, e colpisce gli occhi non
sotto forma di emianopsia, ma di ambliopia o di amaurosi di un solo occhio.
Inoltre, l'emianestesia isterica ha maggior libertà nella distribuzione delle zone
colpite: può accadere che un organo di senso o un organo della parte anestetica sia
del tutto esente dall'anestesia, e ogni zona sensibile nel quadro dell'emianestesia può
essere sostituita dalla zona a essa simmetrica della pane opposta del corpo.
Infine l'anestesia isterica può manifestarsi in punti focali dispersi, mono o
bilateralmente, o solo in certe parti, può colpire monoplegicamente le estremità,
oppure certe zone di organi interni ammalati (faringe, stomaco, ecc.).
Spesso, le zone cutanee colpite da anestesia isterica sono caratteriz zate da ischemia
e non sanguinano in seguito a puntura; questo, però, è soltanto una complicazione,
non una condizione necessaria dell'anestesia. E’ possibile separare artificialmente i
due fenomeni. Fra anestesia e zone isterogene c'è spesso una relazione reciproca,
come se la sensibilità di una grande porzione del corpo fosse tutta compresa in una
sola zona. I disturbi della sensibilità sono i sintomi su cui si può fondare la diagnosi
di isteria anche nelle forme piú rudimentali. Nel medioevo la scoperta di zone
anestetizzate e che non sanguinavano (stigmata Diaboli) veniva considerata come
prova di stregoneria.
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3)
Disturbi dell'attività sensoriale
Possono coinvolgere tutti gli organi di senso, e comparire assieme o
indipendentemente dalle alterazioni della sensibilità cutanea. I disturbi visivi isterici
consistono nell'amaurosi unilaterale o nell'ambliopia unilaterale, o bilaterale, mai
però nella emianopsia.
I sintomi sono: reazione normale all'esame dello specchio, sospensione del riflesso
congiuntivale (indebolimento del riflesso corneale), restringimento concentrico del
campo visivo, diminuzione della percezione della luce, e acromatopsia. Frequenti i
disturbi dell'accomodazione, da cui si possono trarre deduzioni errate. Gli oggetti
che si avvicinano all'occhio o se ne allontanano sono visti in grandezza diversa,
doppia o multipla (diplopia monoculare con macropsia e macropsia).
La sordità isterica è raramente bilaterale, per lo più soltanto par ziale, e collegata ad
anestesia del padiglione auricolare, e anche della membrana timpanica. Anche nei
casi in cui ci sono disturbi del gusto e dell'olfatto, si può di regola riscontrare
un'anestesia della cute o delle mucose appartenenti a quegli organi di senso.
Frequenti negli isterici le parestesie e le iperestesie degli organi di senso minori; a
volte si riscontra un'attività sensoriale eccezionalmente acuita, soprattutto
dell'olfatto e dell'udito.
4) Paralisi.
Le paralisi isteriche sono piú rare delle anestesie, e quasi sempre sono
accompagnate da anestesia della parte paralizzata, mentre nelle affezioni organiche i
disturbi della motilità sono predominanti e insorgono indipendentemente
dall'anestesia. La paralisi isterica non tiene in alcun conto la struttura anatomica del
sistema nervoso che, come è noto, si rivela invece nel modo più inequivocabile
dalla distribuzione delle paralisi organiche. Soprattutto, non vi è alcuna paralisi
isterica equiparabile a una paralisi periferica del facciale, del radiale e del serrato,
che comprenda cioè gruppi di muscoli o muscoli e porzioni di cute combinati in
modo da avere un'innervazione anatomica comune. Le paralisi isteriche sono
comparabili solo alle paralisi corticali, ma si distinguono da queste per una serie di
segni: esiste cioè un'emiplegia isterica, che coinvolge però solo il braccio e la gamba
omolaterali; non esiste tuttavia una paralisi isterica facciale; al massimo, accanto
alla paralisi delle estremità si può riscontrare uno spasmo dei muscoli facciali e della
lingua, a volte situato dalla stessa parte della paralisi, a volte dalla parte opposta, e
contrassegnato, fra l'altro, da un'eccessiva deflessione della lingua. L'emiplegia
isterica è sempre collegata con un’emianestesia, solitamente piuttosto pronunciata.
Inoltre, nell'isteria troviamo spesso la paralisi solo di un braccio o di una gamba o di
entrambe le gambe (paraplegia).
In quest'ultimo caso, accanto all’anestesia, si può riscontrare una paralisi
dell'intestino o della vescica il che rende il quadro molto simile a quello della
paraplegia spinale La paralisi può anche colpire solo determinati settori di una
estremità, invece di coinvolgerla tutta: la mano, la spalla, il gomito ecc. Qui non si
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riscontra alcuna preferenza per le parti terminali, mentre è caratteristico della
paralisi organica il fatto di colpire sempre in modo piú pronunciato le zone distali
che quelle prossimali di una estremità. Nel caso della paralisi parziale di un arto,
l'anestesia di solito mantiene gli stessi limiti della paralisi, ed è delimitata da linee
perpendicolari all'asse longitudinale dell'arto. In tutte queste paralisi è assente il
fenomeno della degenerazione progressiva per quanto a lungo possa durare la
paralisi stessa; spesso, c'è una spiccata flaccidità muscolare, e il comportamento dei
riflessi è incostante; d'altronde, le estremità paralizzate possono atrofizzarsi, e in
effetti subiscono un'atrofia assai rapida, che poi cessa molto rapidamente e non è
accompagnata da alcuna alterazione dell'eccitabilità elettrica. Alla paralisi degli arti
va aggiunta l'afasia isterica, o meglio il mutismo isterico, consistente nell'incapacità
di emettere un qualsiasi suono articolato o di compiere movimenti simili a quelli che
si compiono per parlare senza voce. E’ sempre accompagnata dall'afonia; che compare anche da sola; in tali casi, la capacità di scrivere è conservata, o anche
aumentata. Le altre paralisi motorie dell’isteria non si possono correlare a zone
somatiche ma solo a funzioni: ad esempio 1'astasia e 1'abasia (incapacità di stare in
piedi e di camminare), che si verificano quando le gambe conservano la sensibilità e
la loro forza complessiva, e la capacità di eseguire qualunque movimento in
posizione orizzontale: tale separazione nelle funzioni degli stessi mu scoli non si
riscontra mai nelle lesioni organiche. Tutte le paralisi isteriche sono contraddistinte
dal fatto che possono raggiungere la massima intensità ed essere al tempo stesso
limitate a una determinata zona, mentre le paralisi organiche di solito, con
l'aumentare dell'intensità, si estendono anche a una piú vasta zona del corpo.
5) Contratture
Nelle forme gravi d'isteria c'è una tendenza generale della muscolatura a rispondere
a lievi stimolazioni con contratture.
Contratture di questo genere compaiono spesso anche in casi meno gravi e nei piú
svariati muscoli. Nelle estremità sono caratterizzate dall'altezza eccessiva, e possono
verificarsi in qualunque posizione, non spiegabile con la stimolazione di particolari
radici nervose. Sono particolarmente ostinate, non si rilassano durante il sonno,
come avviene per le contratture organiche, e la loro intensità non varia con
1'eccitamento, la temperatura, e simili. Scompaiono soltanto sotto profonda narcosi,
per ricomparire poi in pieno al risveglio. Le contratture muscolari sono assai
frequenti negli altri organi, negli organi di senso e nell'intestino, e in alcuni casi
costituiscono inoltre il meccanismo che impedisce la funzione nella paralisi. Anche
la tendenza agli spasmi clonici è assai accentuata nell'isteria.
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1.4 Psicodinamica
-I modelli di sviluppo dei pazienti isterici sono meno consistenti rispetto a quelli degli
ossessivi. Una caratteristica comune era costituita dal fatto che il paziente occupasse
una posizione particolare all’interno della famiglia, come quella di essere il figlio
minore. Sono state spesso riscontrate malattie fisiche che portavano alla concessione
di speciali indulgenze, e di norma vi era un altro membro della famiglia con
problemi di salute, che offriva così al paziente un’opportunità per osservare il
privilegio accordato all’ammalato.
Quando il futuro paziente isterico donna intraprende le tipiche battaglie infantili con i
genitori circa il dormire, il mangiare, l’essere tenuta per mano, scopre che pianto e
scene drammatiche le consentono di ottenere ciò che desidera. La madre si arrende,
sebbene con alcune lamentele. Il padre preferisce tenersi in disparte, criticando
spesso il comportamento della madre e intervenendo occasionalmente con perfino più
indulgenza “perché la povera bambina è così turbata”. La bambina è immediatamente
consapevole del conflitto tra i suoi genitori, e impara a metterli l’uno contro l’altro.
Questo modello interferisce col normale sviluppo della coscienza, poiché la bambina
impara ad evitare le punizioni adducendo che è spiacente o “che si sente poco bene”.
La madre reagisce a questi tipi di comportamento non facendo alcun tentativo per
punire la bambina o per rinforzare la punizione. La bambina in questo modo non
prova nessuna esperienza delle conseguenze di un comportamento scorretto, ed è
lasciata a se stessa con sentimenti di colpevolezza irrisolti, scaturiti dall’aver evitato
la punizione.
La tipica madre di un’isterica è una donna competitiva, fredda, e allo stesso tempo
palesemente polemica o impercettibilmente permalosa. Risente inconsciamente del
fatto di essere una donna ed invidia il ruolo maschile. L’eccessiva comprensione e
indulgenza verso sua figlia compensano la sua incapacità di dare vero amore. Il suo
più tenero calore si esprime quando la bambina è depressa, ammalata o turbata, il che
contribuisce a creare nella figlia depressione, malattie fisiche e scoppi d’ira come
mezzo per ottenere un’attenzione dipendente. Il bisogno della paziente di mantenere
una relazione dipendente con la madre, rende difficile la sua maturità. Non riesce a
sviluppare un’ ideale ego interiorizzato, com’è clinicamente evidenziato dal continuo
affidamento dell’isterica all’approvazione degli altri, in modo da mantenere la propria
autostima.
La ragazza ha subito la percezione, condivisa da entrambi i genitori, che privilegi e
status speciali sono riconosciuti agli uomini. L’isterica reagisce con un’invidia
competitiva, che potrebbe essere espresse attraverso un comportamento
simbolicamente mutilato, attraverso l’imitazione, come espresso nell’essere un
maschiaccio, o in un diretta competizione con gli uomini, mantenendo tuttavia la
propria identità femminile. Il modello da maschiaccio è dato dalla presenza di fratelli
più grandi che forniscono un modello leggibile disponibile.
È possibile che l’isterica emuli la madre durante la propria infanzia, ma nella prima
adolescenza il loro rapporto è caratterizzato da un conflitto aperto. In questa fase a lei
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non piace ne tanto meno ammira la madre quanto il padre, e questo incoraggia in lei
l’identificazione con gli uomini.
Poiché l’isterica non riesce ad ottenere un adeguato calore dalla madre, guarda al
padre come un sostituto. Egli è spesso molto più affascinante, sensibile, seducente e
controllato. Sono comuni un leggero alcolismo o altre tendenze sociopatiche. Durante
i primi 3 o 4 anni di vita l’ammalata e il padre sono abitualmente molto vicini. Se lui
si sente respinto dalla sua fredda e competitiva moglie, si rivolge alla propria figlia
come una sicura e conveniente sorgente di gratificazione per la sua fallimentare
autostima maschile. In tal modo premia ed enfatizza la leggerezza e l’emotività della
figlia. Durante il periodo di latenza della figlia, egli si sente sempre più a disagio nei
confronti della femminilità della propria figlia e potrebbe incoraggiarne, quindi, la
sua mascolinità. Non appena diviene più grande, lei si rende conto che suo padre è un
uomo difficile da accontentare, poiché è facilmente manipolabile in alcune occasioni,
ma può capricciosamente dominarla in altre. Durante la pubertà, l’aspetto erotico e
romantico della loro relazione è negata sia dal padre che dalla figlia, poiché entrambi
sono minacciati dai loro sentimenti incestuosi.
I rifiuti transitori del padre, lasciano che la paziente si senta sola , dal momento che
già si sente alienata dalla madre. Potrebbe esprimere la sua collera con esplosioni
emotive e comportamenti di richiesta, oppure potrebbe intensificare i suoi sforzi
seducenti e di manipolazione.
L’autodrammatizzazione, l’iperemotività, simulate sottomissioni, seduzione e
malattie fisiche servono a ristabilire il controllo nella sua relazione con il padre. Lei
non ha la volontà di abbandonare il suo attaccamento a lui e conseguentemente tutta
la sessualità deve essere inibita. Le sue paure edipiche la rendono incapace di provare
desiderio sessuale per qualsiasi altro uomo.
Durante la pubertà, quando la sua sessualità si dispiega, iniziano i guai. Il padre si
allontana da sua figlia, a volte trovandosi un amante, ma allo stesso tempo
proteggendo gelosamente la figlia da giovani pretendenti. La ragazza sente che deve
inibire la propria sessualità e rimanere una piccola ragazza in maniera tale da
trattenere l’amore del padre e, allo stesso tempo, evitare impulsi minacciosi e di
eccitamento. Nei pazienti meno gravi, la difesa contro il complesso di Edipo è il
fattore più significativo. La paura di una rappresaglia materna per il suo successo col
padre e la paura di un coinvolgimento incestuoso, portano alla regressione verso una
maggiore livello infantile di funzionamento. I pazienti più gravi, con più prominenti
conflitti a livello orale, vedono già il padre più come un sostituto della madre.
Esistono varianti dei modelli di sviluppo isterico in cui la figlia ha un più alto livello
di palese dipendenza dalla madre e di un padre che è molto elusivo e meno
seduncente. Durante la pubertà la madre si sforza intensamente di tenere la figlia sotto
la propria dipendenza, e allo stesso tempo sconfiggere la ragazza nella battaglia per
conquistare l’amore del padre. Queste ragazze inibiscono i tratti salienti isterici di
base e questa organizzazione della personalità può emergere solo più tardi negli anni
o durante il corso di psicoterapia.
In alcuni pazienti la vera madre è assente, e la privazione materna può scaturire da
una matrigna che non riesce ad instaurare un rapporto affettivo. Il bambino impara a
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simulare emotività. Il padre, sebbene imprevedibile, spesso fornisce un esperienza
genuina che offre al bambino la possibilità per un ulteriore sviluppo.
Entrate nel periodo della adolescenza, le isteriche meno ben integrate, hanno scarse
relazioni con altre ragazze, in particolar modo con quelle attraenti. Lei è troppo gelosa
e competitiva nei loro confronti per essere accettata. Non si sente a proprio agio con
la loro nascente femminilità e teme un coinvolgimento sessuale. Allo stesso tempo,
può avere solo relazioni platoniche con i ragazzi. Tutti a scuola sanno chi è, ma non è
abitualmente eletta rappresentante di classe. È spesso carina e preoccupata del suo
aspetto. Ragazze non attraenti sono meno propense a sviluppare modelli isterici,
poiché hanno meno successo nel loro uso. Gli isterici preferiscono ragazze che sono
allo stesso tempo poco attraenti e masochiste, una situazione che offre una
gratificazione nevrotica reciproca. Durante la fase dell’adolescenza l’isterica,
trasferisce la propria attenzione agli uomini, normalmente sopravvalutandoli,
scegliendo uomini che sono in qualche modo inattendibili. Disappunto, frustrazione e
disillusione sono inevitabili, e lei reagisce con ansia e depressione.
Nel caso di isterici, la situazione è in qualche modo differente, poiché il problema è
spesso complicato da una palese omosessualità. Sebbene nella nostra cultura è
inusuale una predominanza negli uomini di tratti caratteriali isterici, c’è un ampio
numero di uomini che presenta una significativa parte di questi tratti fusa con quelli
ossessivi. In questi casi c’è una forte identificazione con la madre che ovviamente
risultava essere “l’aggressore” all’interno della famiglia. La madre normalmente
presentava in se molti tratti isterici dove invece il padre tendeva ad essere più
appartato e passivo, evitando discussioni e tentando di mantenere la tranquillità ad
ogni costo. Delle volte il padre era relativamente assente in casa o disinteressato a suo
figlio oppure eccessivamente competitivo con lui. In entrambi i casi, il ragazzo teme
la castrazione come rappresaglia per il suo conflitto edipico. Essendo incapace di
interrompere il suo attaccamento alla madre egli deve reprimere tutto il desiderio
sessuale per le donne. Durante l’adolescenza ha meno autostima maschile rispetto agli
altri ragazzi e teme le competizioni fisiche. I suoi sentimenti di forza maschile sono
stati acquisiti attraverso l’identificazione con l’aggressività della madre, e di
conseguenza è più come se dovesse essere manifestata attraverso attività intellettuali
piuttosto che fisiche. La mancanza di una figura paterna forte con il quale egli può
identificarsi conduce ad un imperfetto sviluppo del super ego e ad un inadeguato
ideale di ego. Quando questa costellazione di fattori continua nell’adolescenza, il
paziente diviene predisposto alla perversione sessuale.
Il ragazzo, nella sua ricerca di affetto e amore paterno, adotta tecniche utilizzate dalla
madre per guadagnarsi l’attenzione e l’affetto degli uomini. Più grande è la debolezza,
il disinteresse o l’assenza del padre, più effeminato diverrà il ragazzo.
Questi tratti accessori - variamente combinati e spiccati secondo i casi - vengono
semplicemente elencati dalla maggioranza degli AA.
KRAEPELIN vi comprende la instabilità nelle decisioni e inclinazioni, la smania
della novità, la curiosità, il pettegolezzo, la fantasia sfrenata, la tendenza agli
imbrogli, le oscillazioni dell'umore, la suscettibilità, 1'egoismo, la tendenza a
sopravalutarsi, la suggestionabilità, ecc.
29
TANZI e LUGARO rilevano che sul giudizio del carattere isterico si cade in
eccessi opposti: «Per molti l'isterismo è un'officina di artifizi, di mistificazioni e di
imposture; gli isterici e particolarmente le isteriche sono degli esseri perversi
egoisti e crudeli. Atri invece negano che questi caratteri di perversità siano un
elemento necessario dell'isterismo anzi arrivano a pensare che l'isterismo per se
stesso consenta ogni buona dote d'animo che magari l'esalti e che soltanto l'unione
con altre stigmate degenerative, con la deficienza intellettuale e morale dia luogo
alla perversità». Questi AA. dopo aver affermato che il carattere isterico ha per
tratto fondamentale l'instabilità affettiva finiscono però per aggiungervi una
lunghissima serie di altri tratti o caratteristiche: capricciosità, infatuazione,
idolatrie, intolleranza, odio, egoismo, instabilità volitiva, tendenza al l'intrigo, alla
cupidigine, all'ambizione alla finzione romanzesca all’intemperanza, al fanatismo,
ecc.
Per ASCHAFFENBURG caratteristica è la combinazione di freddezza e di
ipersensibilità, di cordialità e di scontrosità a cui si aggiungono tratti di egoismo,
di malignità, di falsità, ecc.
E’ stato giustamente rilevato che in base a questo tipo di descrizione la personalità
isterica viene a rappresentare un calderone caratteristiche genericamente
«antipatiche» sino ad assumere un chiaro significato antisociale.
30
1.3 EPIDEMIOLOGIA ED EREDITARIETÀ
Il tipo pregnante della «personalità isterica evoluta» è raro o perlomeno capita di
rado all'osservazione medica. Il sesso femminile prevale chiaramente e negli
uomini si tratta non di rado di personalità con caratteristiche generiche di
femminilità sino alla omosessualità. Tratti accessori di emotività e
suggestionabilità, legati ad una tendenza dimostrativa, teatrale, oppure
manifestazioni parossistiche con significato generico di capricciosità sono molto
frequenti nei bambini ed adolescenti in genere e non indicano quindi
necessariamente lo sviluppo successivo di una personalità isterica.
L'etiologia dello status ístericus va cercata anche nell'eredità: gli isterici sono sem pre ereditariamente predisposti a disturbi dell'attività nervosa, e fra i loro parenti si
trovano epilettici, psicotici, tabetici, e via dicendo. Si può riscontrare anche una
trasmissione ereditaria diretta dell'isteria; è questa, ad esempio, la causa dell'isteria
nei figli maschi, che la ricevono dalla madre. Rispetto al fattore ereditario, tutti gli
altri fattori passano in secondo piano, assumendo la parte di cause occasionali, la cui
importanza è di solito sopravvalutata nella prassi.
Tra i fattori atti a favorire lo sviluppo di una predisposizione isterica si possono
enumerare: un atteggiamento troppo indulgente durante l'infanzia (isteria nei figli
umici) la stimolazione prematura dell'attività intellettuale nei fanciulli, le eccitazioni
frequenti e violente. Tutti questi influssi hanno altrettanta probabilità di favorire
nevrosi di altro genere, ad esempio la nevrastenia, e ciò dimostra quindi chiaramente
l'influsso della disposizione ereditaria. Fra i fattori che possono produrre lo
scatenarsi di un'isteria acuta vanno ricordati i traumi, le intossicazioni (da piombo,
da alcool), le preoccupazioni, le emozioni, le malattie debilitanti, in breve qualunque
causa capace di provocare condizioni di grave deterioramento. Altre volte, uno stato
isterico si sviluppa per cause banali od oscure. Per quanto riguarda la diffusa
credenza che all'insorgenza dell'isteria contribuiscano in misura preponderante
anormalità della sfera sessuale, bisogna dire che, di solito, la loro importanza è
sopravvalutata. In primo luogo, l'isteria si riscontra anche in fanciulle e giovinetti
ancora sessualmente immaturi, Come, del resto, la nevrosi, con tutte le sue
caratteristiche, si manifesta anche in pazienti maschi, sebbene con frequenza assai
minore (1:20). In secondo luogo, l'isteria è stata riscontrata anche in donne total mente prive di genitali, e ogni medico avrà riscontrato alcuni casi d'isteria in donne i
cui genitali non manifestano alcuna alterazione anatomica, mentre, viceversa, la
maggior parte delle donne affette da malattie degli organi genitali non soffrono
d'isteria. Si deve però ammettere che situazioni collegate funzionalmente con la vita
sessuale svolgono una parte importante nell'etiologia dell’isteria (come di tutte le
altre nevrosi), e ciò a causa della grande importanza psichica di questa funzione,
soprattutto per il sesso femminile.
La diagnosi differenziale di questi stati non è sempre facile, specie quando si tratta
delle articolazioni. Le situazioni provocate da gravi traumi generali (incidenti
31
ferroviari e simili), note come railway-spine e railway-brain, vengono assunte da
Charcot sotto l'isteria, e su questo punto concordano gli autori americani, la cui
autorità è incontestabile in questo campo. Tali stati hanno di solito l'aspetto piú
grave e piú terribile, sono accompagnati da depressione e umore malinconico e, per
lo meno in certi casi, presentano una combinazione di sintomi isterici con sintomi
nevrastenici ed organici. Charcot ha anche dimostrato che l’encefalopatia saturnina è
connessa con l'isteria, e che le anestesie tanto frequenti negli alcolizzati non
costituiscono una malattia a sé, bensí sintomi isterici. Egli, però, si oppone alla
suddivisione dell'isteria in varie sottospecie (traumatica, alcolica, saturnina ecc.),
affermando che l'isteria è sempre la stessa, solo che può essere provocata da di verse
cause occasionali. Anche nella sifilide di recente insorgenza si è riscontrata la
comparsa di sintomi isterici.
Nelle donne adulte non è raro riscontrare tratti isterici che non raggiungono però
l'intensità della personalità abnorme: il «colorito» isterico è frequente carattere
patoplastico di sindromi nevrotiche o psicotiche rende più difficile nelle donne,
1'inquadramento clinico-nosografico dei disturbi mentali in genere.
Una ereditarietà similare non è dimostrata ma non di rado si riscontra una
ereditarietà psicopatica generica; non vi è comunque alcuna affinità di queste
personalità col circolo delle psicosi endogene.
Freud scrisse che « L'etiologia dello status hystericus va interamente ricercata
nell'ereditarietà; gli isterici sono sempre predisposti ereditariamente ai disturbi
dell'attività nervosa e tra i loro parenti si possono trovare epilettici, malati di mente,
tabetici, ecc. Si osserva anche la trasmissione ereditaria diretta dell'isteria, ed essa è
alla base, per esempio, dell'apparizione dell'isteria nei ragazzi (da parte di madre).
Paragonati al fattore dell'ereditarietà tutti gli altri fattori passano in second'ordine ed
hanno il ruolo di cause accidentali, la cui importanza viene di regola sopravvalutata. »
Qui si trova per la prima volta la constatazione che vi è una forma di isteria maschile,
unita all'osservazione che nella medicina tradizionale le varie forme di nevrosi non
sono
state
fino
ad
allora
sufficientemente
distinte.
Non solo, Freud in questo periodo è ancora piuttosto reticente nell'ammettere la
responsabilità delle anomalie sessuali nei casi di isteria. Cita in proposito esempi di
isterici ed isteriche sessualmente immaturi (nel senso di organicamente non ancora
sviluppati), senza arrivare a pensare al ruolo dell'immaginario sessuale negli individui
che non hanno mai avuto reali rapporti sessuali.
32
1.4 CARATTERISTICHE DI PERSONALITÀ
Non siamo da tempo più testimoni delle grandi crisi isteriche che avevano come
teatro la Salpètrière (non "pagano" più), ma, al contrario, ci troviamo a fare i conti
con fenomeni assai meno clamorosi, meno evidenti, piú intimizzati, spesso
accompagnati da un certo sfumato colorito depressivo dell'umore, cefalee, disagi
fisici vaghi o sintomi ancor più a cavallo con la così complessa e discussa
categoria delle malattie psicosomatiche, come fenomeni a carico del sistema
nervoso vegetativo e della muscolatura liscia. Soprattutto però quello che oggi
viene preso in considerazione non è tanto il sintomo in sé quanto in termini più
globali la personalità isterica con il suo caratteristico “stile”.
Stile inteso come espressività peculiare dei bisogni e desideri al cui crocevia vi è la
sofferenza psichica con la sua maniera di essere espressa e di cercare seduzione e
sollievo. Parlo della seduttività come tecnica di cattura dell'oggetto, della
perversione come simulacro erotizzato di rapporto oggettuale.
È’ comunque dall'approfondimento psicoanalitico che si è ulteriormente arricchita
la comprensione psicologica del significato della struttura isterica. In effetti la
classica interpretazione della conversione, espressa da Fenichel, non andava molto
più in là dal ritenere che il soggetto isterico, per riuscire a tenere a distanza dalla
coscienza il riprovevole complesso edipico, doveva ricorrere alla rimozione, ed i
contenuti allora ritornavano deformati sotto forma di sintomi di conversione.
Ma, già negli anni '50, Marmor spostava l'interesse metapsicologico del conflitto
isterico dall'area fallico-genitale all'area orale di fissazione pregenitale e, da allora
in poi, questo aspetto venne ripreso più volte in consi derazione, soprattutto nella
forma della condizione affettiva che è propria dell'oralità, la depressione [De
Martis, 1984; Jeanneau,1985; Brenman,1985].
Brenman, in particolare, ha proposto recentemente una suggestiva ricostruzione
della relazione madre-bambino "isterogena" descrivendo il ruolo delle madri che,
non dotate di revérie ed incapaci quindi di tollerare un profondo contatto con le
angosce del proprio piccolo, incoraggiavano in lui una complessa costruzione
difensiva atta a denegare sia l'urgenza delle emozioni spiacevoli che l'incapacità
materna di farsene carico attraverso una sorta di esaltazione di, aspetti materni
"esteriori", come bellezza e sensualità.
Veniva così esaltata maniacalmente una pseudo-relazione ed alterato il significato
della realtà psichica nel bambino.
L'emergere sempre più netto del concetto di stile, o espressione della personalità,
che tende a sostituire anche l'idea dell'isteria come malattia, si situa nella grande
modificazione dell'idea di nevrosi, da Cullen, a Charcot, a Janet, a Freud, ad oggi.
Ci si sposta quindi dal sintomo al carattere fino all'indivi duo e alle sue modalità
relazionali. Lo stile riguarda in sostanza l'espressività peculiare dei bisogni e dei
desideri, ma anche della sofferenza, e dei particolari modi di alleviarla, dalla
seduttività, alla tossicomania, alla perversione. In pratica, il sintomo perde valore e
33
diviene oggi un evento che rientra in una definizione più generale di espressione,
di modalità di contatto e di relazione, più significativa del sin tomo in sé, che è
instabile, cangiante e intercambiabile.
L'opinione corrente è che l'isteria travalichi la manifestazione sintomatica, e si
caratterizzi soprattutto per una struttura particolare di personalità e quindi del
modo di relazionarsi.
Semi ha avanzato l’ipotesi che l’eclissi dell’isteria dal mondo psichiatrico e
psicoanalitico moderno sia «una misura della resistenza attuale alla psicoanalisi»,
anche se sottolinea «come proprio questa eclissi faccia parte delle caratteristiche
fondamentali dell’isteria, grande simulatrice» Comunque, queste sono alcune
caratteristiche dell’isteria che non sono affatto cambiate rispetto ai tempi di Freud:
– l’isteria rimane fondamentalmente una “nevrosi traumatica”, con tutta l’incapacità
del soggetto a pensare al trauma e la conseguente «tendenza a riprodurre impressioni
traumatiche
» con tendenza all’angoscia traumatica o alla scarica pulsionale (crisi isterica);
– la rimozione è la difesa principale dell’isteria, ma anche la fonte della malattia, che
è dovuta da un lato ai forti controinvestimenti per mantenere la rimozione e dall’altro
dallo stato di dissociazione psichica che la rimozione impone;
– la conversione è il principale meccanismo per cui il quantum d’affetto - che
accompagna la rappresentazione incompatibile rimossa - viene scaricato (convertito)
nel corpo, dando luogo ai classici sintomi somatici dell’isteria;
– la fantasticheria (e quindi nella realtà la drammatizzazione e l’esagerazione) come
difesa verso il dolore psichico.
Come abbiamo visto, vi fu un tempo in cui l’isteria dominava e conduceva la
psicopatologia, anzi essa impersonava il vero concetto di nevrosi. Alla psichiatria
contemporanea non è, però, piaciuta l’idea di isteria, in quanto troppo generica per
poter essere ridotta ad un numero accettabile di voci. Negli ultimi trent’anni è emersa
la tendenza a ritenere che fosse scomparsa e, infatti, nei criteri di classificazione del
DSM (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali, una classificazione dei
disturbi mentali) è scomparso il termine isteria che viene invece definita con i termini
di “disturbi dissociativi identitari” o “somatoformi”, di “personalità istrioniche”, di
“stress post-traumatico”. D’altra parte, l’isteria, seppur cambiata dai tempi di
Charcot, è troppo presente e reale perché si possa tout-court abolire. Ne è conseguito
un processo di recupero da cui sono nate le tre categorie (invece di un’unica malattia
con mille items) di disturbo dissociativo, disturbo somatoforme, disturbo di
conversione con una serie di satelliti di minor rilievo, dalla recuperata “sindrome di
Briquet” (disturbo somatoforme) alle cecità, alle sordità e alle paralisi. Tuttavia, ciò
non basta ancora a coprire l’immenso regno dell’isteria. Essa è l’area di
funzionamento della psiche e sorge tutte le volte che il conflitto tra desideri,
emozioni, esigenze opposte crea una situazione irresolubile o impercorribile tanto
che, per superare tale condizione, viene alterato il mezzo di comunicazione.
L’alterazione degli strumenti relazionali può essere di vario tipo: alterazione della
percezione del sé come corpo; alterazione della funzione motoria o sensitiva;
alterazione della funzione sensoriale; alterazioni delle funzioni elementari della
34
psiche (memoria); alterazioni della coscienza dell’Io (dissociazione,
depersonalizzazione, sonnambulismo etc.); alterazioni delle funzioni più elevate della
psiche, con cambiamento di carte in tavola nella relazione (menzogna, mitomania,
scissione); alterazioni delle componenti più sottili della relazione (tecniche di teatro,
istrionismo). Quindi l’isteria era scomparsa solo perché non adatta alla metodologia
nosografica per raggruppamento di items. Ciò non toglie che l’isteria rimanga come
soluzione di un conflitto insolubile, come alterazione degli strumenti di
comunicazione, come equilibrio difensivo tra conscio e inconscio, come fenomeno
psichico. Superato, quindi, il periodo della concezione dell’isteria intesa come
simulazione e riconosciuta ad essa un’indiscutibile dignità nosologica, si è posto
l’accento sul carattere proteiforme dell’isteria ed ora tale polimorfismo si riflette negli
scritti degli psicoanalisti, che in essi testimoniano le loro esperienze e le conclusioni
delle loro osservazioni sui pazienti isterici. Per Freud, l’isteria era il modello dei
disturbi della genitalità. Ma, in seguito,si è messo in dubbio il livello di fissazione che
Freud aveva proposto per l’isterico: sempre più spesso, il disturbo si rivelava
resistente alla cura psicoanalitica. È stato allora che si è cominciatoa riflettere su una
valutazione più precisa della personalità isterica. È a partire da Melanie Klein, negli
anni ’40, che fu avviata la riflessione sull’epoca della fissazione. Già da molto
tempo,la psicoanalista austriaca aveva rivalutato lo stadio della fissazione isterica e
aveva spostato la genitalità a monte, verso la relazione orale. Melanie Klein
procedette, quindi, ad una riformulazione generale delle idee di Freud e molti furono i
colleghi che la seguirono. Nondimeno è difficile pensare che la sessualità non giochi
un ruolo importante nell’isteria, ruolo che non è solamente difensivo. Inoltre, una
nuova tendenza di pensiero ha posto l’accento sulla conoscenzache veniva dallo
studio delle relazioni transferali e controtransferali, che attiravano l’attenzione sul
modo in cui l’analista poteva cadere nelle trappole tese dall’analizzando. In effetti,
questo approccio sottolinea l’importanza della dimensione relazionale in quella
costruzione che è la nevrosi. Semi rileva che, mentre numerosi studiosi hanno posto
l’accento sull’incidenza di problemi orali nell’isteria, è stata rivolta una scarsa
attenzione a problematiche anali: in particolare, ritiene che i tratti insopportabili del
carattere isterico siano da attribuire prevalentemente a fissazioni anali. In vari modi
gli studiosi hanno quindi colto la necessità di non delimitare l’isteria ai casi di nevrosi
e hanno evidenziato un ampio spettro di quadri clinici.
Studiosi mostrano significative differenze teoriche circa la genesi dell’isteria e si
ricollegano a modelli dell’apparato psichico in parte diversi; tuttavia, se considerati
nel loro insieme, sembrano
evidenziare che gli isterici di entrambi i sessi non riescono a divincolarsi da una
dipendenza infantile dalla madre, ad affrontare in modi adeguati le problematiche
edipiche e a realizzare identificazioni valide ai fini di un’acquisizione di un’identità
adulta soddisfacente. L’irrisolta dipendenza infantile dalla madre trova conferme nelle
accentuate tendenze omosessuali che erano già state evidenziate da Freud e che egli
aveva però attribuito a fattori biologici. Simili problematiche non possono essere
considerate come aspetti peculiari dell’isteria, poiché si riscontrano anche in altre
forme psicopatologiche (omosessualità, anoressie, sintomatologia sado35
masochistiche, patologie borderline, psicosi,etc.). Gli studiosi sembrano concordi nel
considerare come un tratto saliente dell’isteria una tendenza a erotizzare i rapporti.
Nel tentativo di illuminare ulteriormente una simile problematica, in un lavoro
sull’isteria femminile, Albarella ha cercato di evidenziare come le isteriche cerchino
inconsciamente di fronteggiare carenze identitarie tramite l’esibizione di un’identità
adulta idealizzata e onnipotente, fondata in parte su meccanismi imitativi. In una
simile ottica si intrecciano inappagati bisogni infantili e desideri di esibirsi come
donne sessualmente straordinarie.
Un’ipotesi che viene avvalorata da atteggiamenti esibizionistici, teatrali, seduttivi che
se, nei casi con una patologia non troppo accentuata, possono anche essere percepiti
come piuttosto piacevoli ed adeguati, nei casi più gravi, appaiono invece scarsamente
convincenti e talora addirittura grotteschi. Queste riflessioni lasciano trasparire
un’analogia tra gli atteggiamenti delle isteriche di esibizione della propria femminilità
e quelli del tipo Don Giovanni, che alcuni studiosi hanno considerato come un tratto
saliente dell’isteria maschile, finalizzato ad ottenere conferme della propria
mascolinità. Gli isterici di entrambi i sessi vivrebbero, dunque, un insanabile conflitto
generato dal percepirsi come bambini o bambine, piccoli, impotenti, profondamente
dipendenti, e le aspirazioni ad essere invece uomini o donne strabilianti. Alcuni tratti
considerati tipici del carattere isterico, quali ad esempio la suggestionabilità,
l’irruenza, l’imprevedibilità ed infine i clamorosi sintomi di conversione e le crisi
isteriche (che soprattutto in passato facevano parte della fenomenologia isterica)
appaiono più accentuati nell’isteria femminile.
Nei maschi, invece, le peculiarità dello sviluppo psicoevolutivo stimolano piuttosto
componenti onnipotenti e di controllo sull’oggetto e una più accentuata tendenza a
negare la propria dipendenza; dinamiche che stimolano nei Don Giovanni
maggiormente le spinte perverse e ciò può spiegare anche il perché le patologie
perverse si riscontrino prevalentemente in pazienti di sesso maschile.
Queste riflessioni mostrano come da un lato gli sviluppi teorici dell’apparato psichico
hanno consentito di arricchire le conoscenze dell’isteria, ma a loro volta gli studi
sull’isteria hanno reso possibile illuminare aspetti del mondo interno ed evidenziare
una particolare complessità della ricerca in psicoanalisi, dovuta alle specificità di
questo campo di indagine. In particolare, uno dei problemi più complessi che la
ricerca psicoanalitica deve affrontare e che ha avuto particolari ricadute sull’isteria è
dovuto alle importanti incidenze della dimensione storica nella strutturazione del
mondo interno. Gli studiosi hanno, infatti, evidenziato un affievolirsi della
sintomatologia isterica e una tendenza all’eclissarsi di quadri clinici eclatanti,
caratterizzati da spettacolari sintomi di conversione e crisi isteriche. In realtà ciò è
solo parzialmente vero, nel senso che, presso i reparti di medicina, non è rara la
presenza di pazienti che presentano sintomi di conversione e di donne affette da crisi
isteriche che si rivolgono al pronto soccorso e ciò accade soprattutto all’interno di
un’utenza che appartiene a gruppi sociali scarsamente acculturati. Inoltre i casi di
follia isterica, generalmente, non vengono riconosciuti a causa di trasformazioni dei
modelli nosografìci. Per quanto poi concerne specificamente il campo psicoanalitico,
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Bollas rileva che si tende a disconoscere le peculiarità delle dinamiche isteriche e a
includere le isterie nell’ampio e non ben definito campo delle sindromi borderline.
Tuttavia, nonostante alcuni fattori abbiano contribuito a smembrare l’ampia area
patologica riferibile all’isteria, appare indubbio che la patologia isterica fosse più
diffusa nel secolo scorso e soprattutto, come dimostrano le descrizioni di psichiatri e
in particolare i casi clinici descritti da Freud, che la sintomatologia isterica fosse
generalmente più appariscente. Non è facile comprendere la genesi di simili
trasformazioni; si ipotizza che modelli sociali meno repressivi abbiano inciso, nel
senso di rendere possibile alle isteriche di alleggerire le loro angosce, avendo una
maggiore possibilità di trovare rassicurazioni tramite la sessualità. Inoltre, una
parallela minore tolleranza verso atteggiamenti teatrali che si accompagnano a
eclatanti sintomi di conversione, e verso comportamenti scomposti che emergono
durante le crisi, può aver contribuito a determinare modifiche dei quadri clinici.
Queste riflessioni evidenziano un complesso ed in parte oscuro intreccio tra le forme
di patologia ed i modelli culturali che rendono particolarmente arduo il campo di
indagine della psicoanalisi. Tuttavia, ripercorrendo il tragitto operato da Freud e
portato avanti da altri studiosi in tema d’isteria, risulta piuttosto evidente come,
nonostante le difficoltà, si sia riusciti a compiere importanti passi in avanti nella
comprensione di questa forma di disagio psichico. Le ipotesi sulle dinamiche isteriche
rendono possibile comprendere i significati di taluni atteggiamenti e sofferenze che si
celano in spericolate seduttrici e in abili Don Giovanni, che si incontrano molto di
frequente nel nostro mondo, anche se appariranno assai diversi dalle pazienti descritte
da Freud, che erano spinte da più rigidi modelli a negare i loro desideri seduttivi ed
esibire atteggiamenti vincolati a modelli appartenenti ad un’epoca storica ormai
lontana. Ci possiamo, perciò, rendere conto di come l’isteria sia cambiata in alcune
sue eclatanti modalità e di come si sia camuffata dietro altre nevrosi, dovendo così
abbandonare alcune sue peculiarità. Questa tendenza al “mascheramento
camaleontico” deriva dal fatto che la patologia isterica si modella all’interno di un
determinato periodo storico e di un determinato contesto sociale. Ma casi clinici
attuali costituiscono anche la prova dell’esistenza, ancora oggi, della patologia
“isteria”, che invece da più studiosi è stata dichiarata ormai scomparsa: «Nonostante
la continua rimozione, l’isteria, altrettanto continuamente,“ritorna”, indossando
maschere diverse dietro le quali, però, ritroviamo sempre la stessa malattia». Spesso
la malattia sceglie la mimesi, suo peculiare meccanismo di difesa, come risposta alla
pressione del condizionamento culturale di quel determinato periodo storico e in
quella determinata area geografica.
Più di frequente essa, imitando qualunque altra patologia, rende difficile scoprire i
tratti del suo funzionamento. Di conseguenza, l’isteria è stata rubricata sotto altre
voci. A distanza di cento anni dalla pubblicazione degli Studi sull’isteria, infatti, non
si è ancora raggiunto un accordo sul suo inquadramento e il dibattito è ben lungi
dall’essere concluso.
Rintracciare i sintomi dell’isteria all’interno dell’attuale Manuale diagnostico dei
disturbi mentali (DSM IV-R) non è facile. Attualmente diverse patologie sembrano
includere nei loro sintomi alcuni tratti di tipo isterico. Tra queste emergono
37
principalmente i Disturbi Somatoformi che per definizione presentano sintomi fisici
che fanno pensare ad una condizione medica generale e che non sono invece
giustificati da una condizione medica generale, dagli effetti di una sostanza o da un
altro disturbo mentale. I sintomi devono causare significativo disagio o menomazione
nel funzionamento sociale o lavorativo o in altre aree. A differenza dei Disturbi
Fittizi e dalla Simulazione i sintomi fisici non sono intenzionali cioè sotto il controllo
della volontà. I disturbi somatoformi differiscono dai fattori psicologici che
influenzano le condizioni mediche, per il fatto che nessuna condizione medica
generale diagnosticabile a cui possano essere attribuibili i sintomi fisici. In particolar
modo uno tra questi disturbi, quello di Conversione, comporta sintomi ingiustificati di
deficit riguardanti le funzioni motorie volontarie e sensitive, i quali potrebbero
suggerire una condizione neurologica o medica, e i fattori psicologici appaiono
collegati con i sintomi o i deficit. Così come accadeva per le pazienti isteriche anche
coloro che soffrono del Disturbo di Conversione hanno problemi nel funzionamento
motorio volontario, deficit “pseudo-neurologici” quali alterazione della coordinazione
e dell’equilibrio, paralisi o astenia localizzate, afonia, difficoltà a deglutire o
sensazione di nodo alla gola, e ritenzione urinaria. I sintomi di tipo sensitivo
comprendono perdita della sensibilità tattile e/o dolorifica, diplopia, cecità, sordità e
allucinazioni. I sintomi possono comprendere anche attacchi epilettiformi o
convulsioni. Più la persona è priva di nozioni in campo medico, più i sintomi
presentati possono essere poco plausibili. Le persone più smaliziate tendono ad avere
sintomi e deficit più “sottili”, che possono simulare da vicino condizioni neurologiche
o mediche generali d’altro tipo.
Una “paralisi” da conversione così come una paralisi isterica può comportare
l’incapacità di eseguire un particolare movimento o di muovere un’ intera parte del
corpo, piuttosto che un deficit corrispondente alle caratteristiche dell’ innervazione
motoria. I sintomi pertanto sono spesso incoerenti. Estremità teoricamente paralizzate
potrebbero essere mosse inavvertitamente nel vestirsi, o quando l’attenzione è diretta
altrove. Se piazzato sopra la testa e rilasciato, un braccio “paralizzato” tenderà a
mantenere per un po’ la posizione, e a cadere quindi a lato, piuttosto che a colpire la
testa. L’anestesia di conversione di un piede o di una mano può seguire la cosiddetta
distribuzione a calza o guanto , con perdita uniforme di tutte le sensibilità in modo
corrispondente più alla delimitazione del territorio anatomico che ai dermatomeri.
Una crisi convulsiva di conversione avrà aspetto diverso da volta a volta. I soggetti
con sintomi di conversione possono mostrare la “belle indifference”, una relativa
imperturbabilità rispetto alla natura e alle implicazioni del quadro sintomatologico,
oppure possono presentarsi con una modalità drammatica o istrionica. Infatti le
caratteristiche tipiche del Disturbo Istrionico di Personalità sono un’emotività
pervasiva ed eccessiva e un comportamento di ricerca di attenzione. Inoltre l’aspetto e
il comportamento degli individui con questo disturbo sono spesso inappropriatamente
provocanti o seduttivi dal punto di vista sessuale. Questo comportamento non è
diretto soltanto nei confronti di persone per cui l’individuo ha un interesse sessuale o
sentimentale, ma si manifesta in una grande varietà di relazioni sociali, lavorative e
professionali, al di là di quanto sia appropriato dato il contesto sociale. L’espressione
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emotiva può essere superficiale e rapidamente mutevole. Queste persone, senza
rendersene conto, possono cercare di controllare il partner attraverso la manipolazione
emotiva o la seduttività da una parte, mentre manifestano una marcata dipendenza
dall’altra. Anche nel Disturbo Borderline di Personalità possono essere rintracciati
dei sintomi di tipo isterico. Esso come il precedente è caratterizzato da ricerca di
attenzione, comportamento manipolativo ed emotività rapidamente mutevole, ma si
distingue per l’autodistruttività, le rotture colleriche delle relazioni interpersonali, i
sentimenti cronici di vuoto profondo e l’alterazione di identità. L’influenza della
società e della cultura sui sintomi, sulle diagnosi appare alquanto evidente nel campo
dell’isteria. Infatti eseguendo una ricerca nosologica sull’isteria, il primo elemento
evidente risulta il fatto, che nel DSM IV, essa non sia più stata considerata, ultima sua
apparizione come patologia a se stante si ritrova nel DSM II. Essa, a tutt’oggi, risulta
profusa e ospitata nei disturbi di conversione, dissociativi ed altri, a testimoniare lo
stretto legame indissolubile tra cultura, come complesso di cognizioni e atteggiamenti
mentali e sociali, e la malattia mentale. Ci viene da chiederci se si modifichi nelle sue
espressioni prima la malattia mentale e per questo viene poi declassata ed estromessa
o inserita e catalogata, oppure è la società che delimita lo spazio mentale nel quale si
può porre la sofferenza psichica, o ancora è l’ambiente socioculturale che fa emergere
un tipo di psicopatologia? Ma pur lasciando aperte queste domande al dibattito
possiamo osservare che il quadro clinico e i sintomi un tempo riuniti sotto il termine
generale e generico di isteria, oppure “la grande simulatrice”, condensavano una
concezione che considerava tale malattia capace con comportamenti pantomimici di
poter imitare in modo appariscente una malattia somatica e psichica, un isterismo di
opportunità, una fuga nella malattia, manipolativa, indotta con tecniche varie: bugie,
clamorosità, seduttività, pseudo indifferenza. Qualsiasi sintomo fisico e/o psichico
poteva essere assoggettato come isterico purchè fosse presentato con modalità
iperespressive, dimostrative, connesse al bisogno di apparire, con teatralità ed
esuberanza, insomma con atteggiamento romantico, commediante, con un’affettività
non integrata, superficiale e transitoria anche se manifestata con crisi intense.
Lo stesso termine “isteria” non rientrando più nei ranghi del sistema medico, poiché
l’isteria era oramai identificata come “patologia della simulazione”, e non più reputata
sottoponibile a indagini di natura clinica, ha assunto oggi un’accezione moralistica
negativa.
È altrettanto risaputo che allorché determinate circostanze impediscono la diretta
comunicazione verbale, l’individuo che avverte la necessità di esprimersi, come i
bambini che ancora non sanno parlare, lo fa ricorrendo a manifestazioni di natura
somatica. La simulazione isterica, pertanto, si potrebbe intendere generalizzando il
concetto, come l’estremo espediente di chi non sa come farsi ascoltare. Si assiste oggi
a una sorta di repressione della sintomatologia isterica che, se ha provocato la
scomparsa del sintomo, non ha cancellato la ragione intrinseca per cui era sorto: il
soggetto si trova di conseguenza costretto ad adottare altre forme della
rappresentazione. L’attività fantastica e il corpo rimangono i luoghi espressivi di
questo dramma, sopito in altre e diverse forme di linguaggio, e gli occhi di un
contemporaneo, avvezzi a manifestazioni visive di disagio di varia natura,
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possiedono, a mio avviso, gli strumenti per riconoscerne soprattutto le estreme
rappresentazioni.
Nell’ambito del dibattito tedesco sulla Kulturwissenschaft, Aby Warburg si stava
interrogando sul significato dei simbolismi e dell’espressione artistica con l’intento di
risalire alle mentalità e ai contenuti più intrinseci di cui erano il prodotto.
Le sue riflessioni si concretizzarono in una serie di saggi ma non acquisirono mai la
forma organizzata di una teoria disciplinare. La parentesi intellettuale di questo
studioso venne per l’appunto denominata “scienza senza nome” talvolta riconoscendo
a essa (e in questo modo sminuendola) soltanto il merito di aver elaborato i
presupposti fondamentali per la futura “iconologia” di Panofsky . Al centro
dell’indagine warburghiana sulle immagini della storia della cultura campeggiava il
concetto di “formula di pathos”. Pathosformeln erano le immagini di un simbolismo
culturale, atteggiamenti, situazioni, particolari evocativi, determinate posture del
corpo, che veicolavano stati emotivi. Esse facevano la loro comparsa riemergendo
come dagli strati più arcaici della coscienza collettiva, adeguando le loro possibilità
espressive alle forme e agli stilemi dell’epoca.
Pathosformeln dunque, erano gesti psichici, e poiché l’espressione, più che
un’intenzione, era la manifestazione del ritorno di un’immagine.
Alla luce di queste conoscenze potremmo considerare l’atteggiamento “isterico” la
formula più esasperata eppure eloquentissima di un pathos dell’espressione, in tutta la
sua carica dionisiaca e sovversiva.
Certamente queste caratteristiche, di notevole carattere comunicativo, ancora oggi
presenti, possono essere accomunate nel loro insieme da un concetto qualificativo,
qual è quello dello “stile isterico”. Lo “stile isterico” sembra alludere ad un modo di
presentarsi e di atteggiarsi in
situazioni psicopatologiche, caratteriali e relazionali. Il suo comportamento, la sua
teatralità sembrano ricercare un rapporto, una relazione efficace e sentirne le
potenzialità, ma quest’ultima è talmente ricercata che finiscono per essere smodate le
espressioni, veramente
troppo il desiderio di ricevere considerazione, affetto e relazione, che la risposta
risulta essere una sorta di desiderio di trarre vantaggio dall’essere o parere malato
annesso al concetto di fuga nella malattia con un guadagno secondario. Secondo
Shapiro (1965) le modalità espressive così oggettivate derivano da qualità intrinseche
dell’isterico nel suo modo di percepire la realtà: la cognitività isterica sarebbe
generica, globale diffusa fondata su caratteristiche impressioni prive di dettagli netti e
precisi, carente di un valido focus attentivo. Appare comunque plausibile che lo “stile
isterico” sia fondato su modalità disgregative (rimozione, dissociazione e scissione), e
che esse consentono una completa “amnesia” delle rappresentazioni edipiche proibite
e che queste qualità colorino in gradi diversi le diverse sintomatologie dei quadri
clinici oggi noti sotto la denominazione di disturbi dissociativi e disturbi di
conversione. Come dice Numberg (1957) “l’isterico interrompe le relazioni con la
coscienza” e nello stesso tempo l’energia psichica spostata dalla rappresentazione
rimossa investe l’Io corporeo del soggetto dando luogo alla formazione dei sintomi.
Per dirla con Ferenczi l’isterico materializza le proprie pulsioni e desideri
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soddisfacendoli sul proprio corpo. Vi sono poi alcune considerazioni da prendere in
esame sulla variazione del termine isterico nella prassi medico/psicologica e nel gergo
comune. In merito a ciò elemento peculiare è rappresentato dal mutamento
dell’espressività isterica che varia da epoca ad epoca e da una situazione culturale ad
un’altra: soprattutto negli ultimi decenni c’è un riscontro meno frequente delle
cosiddette “forme dimostrative”, iperespressive appariscenti, cui corrisponde un
aumento delle forme più intime a tinta neuroasteniforme, depressiva o
psudeocaratteriale. In merito a ciò Giberti e Rossi (Manuale di Psichiatria, 1996)
fanno notare che la riduzione dei quadri classici di isteria sembra da riferire
all’atteggiamento svalutativo, minimizzante dei medici, con allontanamento del
paziente e delega ad altri specialisti, o di scarico verso il paziente isterico, considerato
come problematico, irritante, malato per finta; mancando così di fatto ai soggetti la
funzione della malattia come desiderio di rapporto ed accudimento i soggetti deviano
la loro sofferenza verso altri vissuti espressivi. Così il bisogno inconscio del paziente
di corrispondere alle attese del terapeuta in cambio di attenzioni e di cure, viene
scoraggiato e le forme clamorose o dimostrative vengono evitate a favore di una
espressività psicopatologica più intimistica e meno disturbante, spesso a tonalità
depressiva.
La seconda annotazione riguarda la difficoltà di delimitare dal punto di vista
nosologico il concetto di isterico che appare troppo ampio venendo a contenere anche
modalità con cui il soggetto reagisce a circostanze della vita e a problematiche
personali. Questi contenuti ci fanno considerare che le modalità descrittive e
epistemologiche sono connesse a diversi fattori: a disposizioni di personalità, a
movimenti psicologici e a contesti socioculturali particolari, dall’interazione dei quali
si sviluppano e prendono forma i comportamenti e i sintomi. Come se questi fattori
determinassero uno spazio mentale e psicologico dove poter manifestare la sofferenza
mentale del soggetto! Insomma la possibilità di esprimere in questo spazio un dolore
dell’anima. In una prospettiva più ampia, secondo De Martis e Putrella (1991),
l’isteria può rappresentare al giorno d’oggi una struttura emotiva centrale della massa
degli individui. Manifestazioni di massa come il culto dell’immagine e
dell’esteriorità, con manifestazioni di aspetti ostentativi compiaciuti o vanitosiesibizionistici, tra cui condotte sessuali promiscue e condotte alimentari devianti,
l’apologia della droga come mezzo
artificiale e funzionale per risultare soddisfatti e potenti, sono interpretabili come
manifestazioni isteriche moderne. Esse sono verosimilmente derivate da una subdola
e persistente repressione emotiva personale, da trascuratezza dell’interiorità e delle
relazioni, dalla necessità di nuove difese collettive contro l’angoscia generata come
risposta alle eccessive ed anticipate richieste di soggetti pronti a soddisfare il
consumo e il mercato dell’odierna società.
Infine, come opportunamente ci fa notare l’etnopschiatria, è significativo che presso
le culture primitive, ambientali rurali e in popolazioni afroasiatiche, l’incidenza di
manifestazioni analoghe ai quadri classici di “grande isteria” sia tuttora elevata.
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Dal punto di vista patocaratterologico si può distinguere un elemento tipico (o
tratto prevalente) che è sostanzialmente lo stesso di quello della personalità
istrionica ed alcuni tratti accessori.
Il tratto prevalente può definirsi: tendenza abnorme alla ricerca di un valore apparente
sfuggendo alle reali difficoltà della vita. Queste direttive si realizzano però con
modalità diverse: nell'assunzione di un «ruolo» come negli istrionici oppure
attraverso modalità variabili (come nella «personalità isterica» secondo la nostra
definizione) che talora si manifestano come sintomi isterici altre volte come
atteggiamenti, modalità di comportamento, connessi con tratti accessori. Tratti
caratteriali isterici e ossessivi costituiscono facce diverse della stessa medaglia.
I modelli di psicodinamicità che sono più vicini alla consapevolezza in una faccia
della medaglia, sono profondamente repressi nell’altra. Alcuni pazienti presentano
tratti caratteriali misti tra l’ossessivo e l’isterico. Questo tipo di pazienti sono
maggiormente integrati e più maturi di coloro i quali mostrano esclusivamente
meccanismi isterici. Questo porta a disaccordi frequenti riguardanti le diagnosi: gli
isterici più sani sono visti come caratteri nevrotici o ossessivi, e gli isterici piu’ gravi
sono considerati schizofrenici. Gli autori usano il termine carattere isterico per
descrivere quelle persone che mostrano prevalentemente meccanismi isterici e che
non seguono filoni paranoici o schizofrenici. Le donne mostrano più frequentemente
meccanismi isterici; gli uomini usano maggiormente difese ossessive. Le pazienti
isteriche esasperano i tratti e i meccanismi che caratterizzano la normale femminilità.
Ci sono stati diversi dibattiti riguardanti la manifestazione del carattere isterico
dell’uomo. Alcuni pazienti maschi con personalità isteriche presentano un mix
prominente di tratti ossessivi, mentre altri mostrano forti identificazioni femminili,
come ad esempio gran parte degli uomini effeminati o omosessuali passivi.
In altre culture e sottoculture della nostra società, le personalità isteriche sono
comuni sia nei maschi che nelle femmine.
Generalmente, sono persone affascinanti che danno un valore aggiunto al loro
ambiente circostante attraverso il loro fascino e la loro sensibilità.
Non pochi AA. hanno sentito infatti l'esigenza di individuare nell'ambito della
«mentalità», o «carattere» isterico delle sottovarietà con significato diverso dal
punto di vista patocaratterologico-descrittivo o socio-comportamentale
(LUZZATTO, 1948).
Le due sottovarietà più chiaramente delimitabili e di maggior interesse clinico si
riferiscorno alle caratteristiche globali di personalità accomunate dal tratto
prevalente come da noi definito. In base a questo criterio si possono distinguere:
Personalità isteriche infantili in cui spiccano quei tratti sui quali si «impiantano»
più facilmente la «nevrosi isterica» in senso stretto
Questi soggetti quando non presentano sintomi isterici spiccati e durevoli
corrispondono alle descrizioni di KRETSCHMER dell’ «eterna fanciulla», della
«vecchia figlia di casa», della ragazza di campagna rozza, ingenua e facilmente
suggestionabile.
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Personalità isteriche evolute spesso intelligenti e brillanti, consapevoli delle loro
«debolezze», dei loro «difetti» che vengono però abilmente camuffati: la donna
sessualmente frigida riesce ad ingannare il suo partner fingendo una
partecipazione sensuale inesistente; il «desiderio di apparire» di fronte agli altri
viene correttamente individuato nel suo significato di «vanità» ma riconosciuto
indispensabile per riempire una vita altrimenti di interessi e di scopi genuini.
Riportiamo di seguito la descrizione clinica dei pazienti isterici e le rispettive
manifestazioni di isteria della loro personalità:
DRAMMATIZZAZIONE DELL’IO
Il discorso, l’aspetto fisico e i comportamenti comuni del paziente isterico sono in
qualche modo drammatici ed esibizionisti. La comunicazione è espressiva e il
richiamo al passato enfatizza i sentimenti e l’esperienza interiore. I modelli linguistici
riflettono un pesante uso dei superlativi; frasi enfatiche possono essere usate così
ripetutamente da richiedere una qualità stereotipata. L’ascoltatore si ritrova coinvolto
nella visione che il paziente ha del mondo. Il paziente esagera nella drammatizzazione
di un punto di vista e ignora la rigida aderenza alla verità nel caso in cui una
distorsione asseconda meglio il dramma. Questi pazienti sono solitamente affascinanti
e possono sembrare più giovani della propria età. In entrambi i sessi c’è un grosso
interesse per lo stile e la moda che immediatamente richiama l’attenzione al loro
aspetto fisico. Nella donna si riscontra una drammatizzazione eccessiva della propria
femminilità; nell’uomo ci può essere una certa vanità o un’eccessiva mascolinità in
alcune classi sociali.
EMOTIVITA’
Sebbene l’isterico abbia difficoltà nell’esprimere veri sentimenti d’amore e di
intimità, il suo aspetto esteriore dimostra il contrario. Questo paziente è affascinante e
si relaziona con gli altri con apparente calore, sebbene le sue reazioni emotive siano
deboli, labili e a volte eccessive. Il suo facile approccio nello stabilire relazioni
intime, provoca immediatamente negli altri il sentirsi subito vecchi amici, anche se il
paziente può in realtà sentirsi non a proprio agio. Questo diventa più chiaro quando
non si crea ulteriore intimità dopo i primi incontri.
Nonostante i tentativi ossessivi di evitare contatti emotivi, l’isterico cerca fortemente
un rapporto intimo. In qualsiasi relazione in cui l’isterico non sente il contatto
emotivo, prova sentimenti di fallimento e spesso incolpa gli altri, considerandosi
noioso, freddo e apatico. Egli reagisce con forza alla delusione, mostrando una lieve
tolleranza alla frustrazione. Un fallimento nello stimolare risposte simpatetiche dagli
altri, può portare a sentimenti di depressione o rabbia che possono manifestarsi in
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stemperati scoppi d’ira. Il suo fascino e la sua espressività verbale, creano
un’impressione apparente di equilibrio e sicurezza in se stesso, ma solitamente
l’immagine che il paziente ha di se è di apprensione e insicurezza.
SEDUZIONE
L’isterico da’ l’impressione di usare il proprio corpo come uno strumento per
esprimere amore e tenerezza, ma la motivazione nasce dal desiderio di ottenere
approvazione, ammirazione e protezione piuttosto che un sentimento di intimità o
piacere sessuale. La vicinanza fisica è sostituita dalla vicinanza emotiva. Il
comportamento seducente e attraente serve ad ottenere l’amore o l’approvazione degli
altri piuttosto che dare piacere sessuale al paziente. Gli isterici rispondono agli altri
dello stesso sesso con un antagonismo competitivo, soprattutto se l’altra persona è
attraente e usa gli stessi mezzi per ottenere affetto e attenzione.
DIPENDENZA E PASSIVITA’
Da quando la società occidentale presenta diversi atteggiamenti verso modelli chiari
di dipendenza uomo-donna, ci sono forti differenze tra comportamenti superficiali
degli isterici maschi e delle isteriche femmine.
Ciò non accade a livelli più profondi. L’isterico maschio cerca di mostrare un
comportamento pseudo-indipendente che può essere letto come difesa causata da
risposte emotive di eccessiva paura e rabbia, la donna isterica si presenta fragile e
dipendente, facendo affidamento ai costanti suggerimenti del medico il quale risulta
una guida sicura per le proprie azioni. La donna è possessiva nel rapporto col medico
e risente di qualsiasi minaccia competitiva di questa relazione padre-figlia. Il dottore
e’ visto come onnipotente e capace di risolvere tutti i suoi problemi in maniera
misteriosa. Ci si aspetta che il dottore, in qualità di genitore sostitutivo, si prenda cura
della paziente, delle sue preoccupazioni e si assuma tutte le responsabilità; è dovere
della paziente intrattenere e affascinare questa persona.
Nel cercare le varie soluzioni ai propri problemi, l’isterica agisce passivamente come
se tutti i suoi sforzi fossero inutili. Questo porta a maggiori problemi di
controtransfert in cui il medico si gratifica dell’opportunità di instaurare una forte
alleanza. I pazienti isterici adottano anche una particolare postura passiva in presenza
delle proprie madri e sono spesso trattati dalle proprie famiglie in maniera amorevole,
affettuosa, come se fossero dei bambini.
Questo tipo di pazienti richiedono grande attenzione da parte degli altri, poichè sono
incapaci di divertirsi. La noia è infatti, un problema costante per gli isterici dal
momento che essi si considerano tediosi e privi di interessi. Stimoli esterni sono
costantemente perseguiti e il comportamento dipendente, fragile, emotivo, seduttivo e
istrionico dell’isterico è volto a coinvolgere sottilmente gli altri in maniera tale che il
loro continuo interesse e affetto vengano assicurati. L’isterico nega ogni
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responsabilità per la condizione in cui si trova, lamentandosi: “non so perchè deve
accadere sempre tutto a me”. Egli sente che tutti i suoi problemi derivano da difficili
condizioni di vita. Se questo dovesse magicamente cambiare, egli non avrebbe motivi
per lamentarsi. Quando non vengono riscontrati bisogni di dipendenza, questi pazienti
solitamente diventano irascibili, con pretese coercitive.
In ogni modo non appena risulterà evidente l’inefficacia di una tecnica per ottenere
dipendenza, il paziente la abbandonerà e cambierà approccio.
NESSUNA COMPLICITA’
In questo importante gruppo di tratti caratteriali, l’isterico appare di nuovo essere
l’antitesi di un rigido carattere ossessivo, mostrando disordine, una mancata
preoccupazione per la puntualità e difficoltà nel pianificare i dettagli meccanici della
vita. Nonostante il paziente ossessivo si senta ansioso senza il suo orologio, l’isterico
preferisce non indossarlo. Spera sempre di trovare qualche orologio appeso alla
finestra di una gioielleria, su una bacheca, o di poter chiedere l’ora ad un passante.
La gestione del tempo durante la sessione è delegata all’intervistatore. Questo
problema è meno comune nell’isterico maschio dal momento che egli è più legato ad
una palese dipendenza.
L’annotazione di appuntamenti ed altri compiti mondani sono considerati futili
dall’isterico. L’ossessivo deve sempre tenere il suo libretto degli assegni integro,
l’isterico invece, non si interessa di compilare alcuna matrice perche la banca tiene il
conto dei soldi e gli notifica se si trova in una eventuale situazione di debito. Per una
persona ossessiva una situazione del genere rappresenterebbe una frustrante
umiliazione. Il modo di pensare dell’isterico è stato descritto come impulsivo in quei
pazienti che si basano su prime impressioni piuttosto che su giudizi critici che
derivano da ferme convinzioni. Il paziente, in genere, non è ben informato sulla
politica o sulle questioni del mondo. I suoi principali interessi intellettuali sono nel
campo artistico e culturale. Egli non gradisce il lavoro di routine, considerandolo
futile e inutile. Se misurato con un compito entusiasmante o stimolante in cui il
paziente può attirare l’attenzione su se stesso, rivelerà una spiccata attitudine per
l’organizzazione e la costanza. Il compito potrà essere svolto particolarmente bene se
richiederà immaginazione, qualità che raramente è presente in individui ossessivi.
AUTO INDULGENZA
Il forte bisogno di amore e ammirazione da parte del paziente isterico, crea un’aurea
di egocentrismo. Gli aspetti narcisistici e di vanità della sua personalità si manifestano
attraverso l’aspetto estetico e con una certa attenzione da parte degli altri. I suoi
bisogni devono essere immediatamente soddisfatti, una caratteristica questa, che
impedisce all’isterico di essere un buon gestore delle proprie finanze, dal momento
che acquista impulsivamente. Dove l’isterico è prodigo, l’ossessivo è parsimonioso. É
stato riscontrato che spesso ossessivi e isterici si siano sposati; ognuno cerca nell’altro
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quello che manca a se stesso. L’isterico fornisce espressività emotiva; l’ossessivo
offre il controllo e le regole.
PROBLEMI SESSUALI E CONIUGALI
L’isterica arriva di norma dopo essere stata delusa o disillusa dal proprio marito o
amante, che porta come conseguenza un intensificazione della fantasia o la paura che
una impulsiva perdita di controllo del desiderio sessuale si verifichi. Il terapeuta è
visto come un sicuro sostituto ed una forza inibitoria. Disturbi generali che
comprendono depressioni o un’ansia generale si verificano nei pazienti di entrambi i
sessi. In alcune occasioni, particolarmente con gli isterici, sintomi somatici possono
essere in primo piano e il paziente si rivolge ad un aiuto psichiatrico quando non
vengono trovate adeguate basi organiche alle sue sofferenze. Sintomi somatici
nascondono spesso sentimenti depressivi, in particolar modo se il dolore è
prominente. Durante le prime sedute di terapia vengono espresse questioni circa
sintomi sessuali. Nei pazienti meno gravi, ci sono anche disturbi d’ansia sociale o
inibizione.
L’isterico solitamente ha difficoltà sessuali sebbene esista una considerevole varietà
del fenomeno. Nella donna, una parziale frigidità è una conseguenza della paura della
paziente dei propri sentimenti sessuali. Questa paura si riflette nelle sue relazioni
ostili e competitive con altre donne e nel suo desiderio di soggiogare l’uomo
attraverso una conquista seduttiva. Essa vive un grande conflitto con questi obiettivi
che la portano poi all’inibizione sessuale. Altri pazienti sono sessualmente attivi ma il
loro comportamento sessuale è accompagnato da fantasie masochiste. La promiscuita
è insolita dal momento che la paziente utilizza il sesso come mezzo di seduzione e di
controllo sull’uomo. L’uomo di cui la donna isterica è innamorata è visto
immediatamente con i tratti di un padre ideale, forte, che non ha eccessive pretese su
di lei. In ogni modo, la paziente ha sempre paura di perderlo, avendo gia’ perduto il
padre e, di conseguenza, a causa dei suoi bisogni di dipendenza, sceglie un uomo che
può possedere. Può darsi che sposi un uomo di rango sociale basso o di diversa
cultura, razza o religione, in aperta ostilità col padre e a difesa delle sue lotte
edipiche. In questo modo, sostituisce un tabù sociale con un tabù incestuoso. Le
isteriche che sposano uomini più anziani si muovono fuori da fantasie edipiche ed
hanno un forte bisogno di evitare il sesso. Un altro meccanismo dinamico che spesso
influenza la scelta del compagno è la difesa contro la paura di essere castrati, espressa
dal selezionare un uomo che simbolicamente è più debole del paziente.
Il maschio isterico ha anche disturbi di funzionamento sessuale come disturbi di
impotenza, sindrome del don Giovanni e omosessualità. In tutte queste condizioni ci
sono forti fantasie omosessuali subconscie o intense relazioni nevrotiche con la
madre. Come le pazienti donne, gli uomini sono incapaci di risolvere i loro conflitti
d’Edipo. In genere il marito della donna isterica e’ ossessivo, con forti atteggiamenti
passivo-dipendenti.
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Questi ultimi tratti non sono riconosciuti da nessuna delle parti e in maniera
particolare dalla paziente che lo considera egoista, o come un tiranno che vuole
tenerla segregata. Questa percezione risulta spesso vera, dal momento che la donna è
vista dal marito come uno status symbol a causa del suo appeal seduttivo, del suo
fascino nei confronti dell’uomo. Inconsciamente, l’uomo vede la moglie più come
una madre ideale che soddisferà i suoi bisogni sessuali e di dipendenza, mentre lui
resterà passivo.
Il corteggiamento può risultare burrascoso e il matrimonio porta presto a delusioni
mutevoli. I conflitti interpersonali presentano un modello comune: la moglie e’
indispettita dalla miseria, dagli atteggiamenti di dominanza e dal freddo distacco di
suo marito. Egli si irrita delle richieste da parte della moglie, della sua prodigalità e
del suo rifiuto a sottomettersi a lui. Nei litigi egli cerca di indirizzarla verso una logica
razionale. All’inizio lei potrebbe partecipare alla discussione ma subito verrà
sopraffatta da emozioni che mostrano la sua rabbia e il suo rifiuto.
Il marito, dall’altra parte, esprime sentimenti di frustrazione o ha brusche reazioni.
Entrambe le parti competono per il ruolo di “bambino troppo amato”.
Nel caso in cui la paziente sceglie un uomo che non la desidera come donna e come
compagna con gli stessi diritti, non ha scelta e dovrà alternarsi a essere un po’ sua
madre e un po’ la sua bambina. La paziente donna di solito si accorge che la sua vita
sessuale peggiora dopo il matrimonio con un calo del desiderio nei confronti del
marito, o frigidità o relazioni extra-coniugali. La relazione col marito porta ad una
disillusione quando scopre che non e’ l’uomo ideale che ha sempre sognato. Nella sua
frustrazione e depressione, la donna allontana le fantasie romantiche. Questo porta
spesso alla paura di un’infedeltà impulsiva che, se accade, complica ulteriormente la
sua vita con conseguenti sensi di colpa e depressione. Modelli simili accadono
all’uomo isterico che diventa disilluso con la propria partner, sviluppa disturbi di
impotenza o persegue nuovi e più eccitanti comportamenti.
REPRESSIONE
Sintomi isterici difendono l’io dal risveglio della sessualità repressa. Sebbene la
repressione sia la principale difesa in tutti nevrotici, è maggiormente riscontrata in
forma assoluta nell’isterico. Lacune di memoria, amnesia isterica, e mancanza di
desiderio sessuale sono manifestazioni cliniche della repressione.
In seguito, le fantasie erotiche e la rabbia competitiva di entrambe le situazioni
edipiche positive e negative, sono trattate con questo meccanismo. Quando la
repressione cerca di controllare l’ansia, sono utilizzati altri meccanismi di difesa.
Alcune risoluzioni terapeutiche di altre difese isteriche risultano incomplete finché la
repressione iniziale è bene interpretata.
SOGNI A OCCHI APERTI E FANTASIE
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Sogni ad occhi aperti e fantasie sono comuni attività mentali che giocano un ruolo
importante nella vita emotiva di ogni persona. Il pensare razionalmente è in
prevalenza organizzato e logico e prepara l’organismo all’azione basata sul principio
della realtà. Sognare ad occhi aperti d’altra parte, è una continuazione dei pensieri
dell’infanzia e si basa su processi magici, primitivi e di desideri che seguono il
principio del piacere.
Il sognare ad occhi aperti accade in particolar modo nella vita emotiva dell’isterico.
La questione ruota intorno al ricevere amore e attenzione, mentre negli ossessivi, le
fantasie riguardano il rispetto, il potere e l’aggressione. Sognare a occhi aperti e i suoi
derivanti aspetti, sostengono una funzione difensiva.
L’isterico preferisce la gratificazione simbolica fornita dalla fantasia alla
gratificazione disponibile nella sua vita reale, dal momento che quest’ultima stimola
l’ansia d’Edipo.
Il ruolo centrale del conflitto di Edipo nella genesi della personalità isterica sarà
discussa secondo le psicodinamiche di sviluppo.
Molti pazienti considerano particolarmente privato questo aspetto della loro
situazione mentale; ciò viene qualche volta rivelato durante le prime sedute. L’isterico
non rappresenta l’eccezione fino a quando la consapevole rivelazione delle sue
fantasie non viene considerata. Tuttavia, il contenuto dei sogni ad occhi aperti
dell’isterico viene indirettamente rivelato. Le sue fantasie infantili sono proiettate sul
mondo esterno attraverso l’uso del comportamento istrionico. Persone di rilevanza
emotiva per la vita del paziente sono coinvolte come partecipanti. Quando l’isterico
ha successo, queste persone interagiscono col paziente così che il suo mondo reale si
conforma col sogno in cui egli stesso rappresenta il personaggio principale nel
dramma.
L’auto-drammatizzazione e il chiaro sogno a occhi aperti difendono il paziente dai
pericoli immaginati associati con un maturo coinvolgimento nel mondo adulto. Allo
stesso tempo, il paziente è sicuro che i suoi bisogni narcisisti e verbali saranno
assicurati. Sognando a occhi aperti, il paziente riduce la solitudine del mondo con la
fantasia ed evita ancora l’ansia d’Edipo e la colpa associate con un comportamentro
adulto maturo. La reazione dissociativa è un esempio estremo di questo processo. Il
travisare o il mentire costituiscono elementi di difesa contro il reale coinvolgimento
nel mondo, cercando di sostituire ad esso il mondo della fantasia.
Falsità elaborate contengono spesso elementi reali che hanno significati psicologici
risalenti al passato e che rivelano sia il desiderio edipico che la difesa.
Sognare a occhi aperti assume la sua più grande importanza psichica durante la fase
edipica dello sviluppo e può essere associata ad attività masturbatorie. Dal momento
che gli isterici provengono da famiglie in cui l’attività sessuale è associata a un
grande stato d’ansia, non e’ sorprendente che spesso richiamino proibizioni materne
immaginarie e reali contro la masturbazione durante l’infanzia. Il bambino, costretto a
controllare le tentazioni a masturbarsi, usa il sogno a occhi aperti come mezzo
sostitutivo per ottonere una piacevole auto-stimolazione. Nella fase edipica, la
sessualità del bambino è focalizzata sul suo desiderio erotico nei confronti dei
genitori.
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Questo desiderio non può essere direttamente soddisfatto e viene sostituito con una
attività masturbatoria. Tuttavia le fantasie che accompagnano o sostituiscono la
masturbazione offrono un godimento simbolico dei desideri edipici del bambino.
IDENTIFICAZIONE
L’identificazione gioca un ruolo prominente nello sviluppo dei sintomi isterici e dei
tratti caratteriali. In primo luogo, l’isterico può identificarsi col genitore dello stesso
sesso o con un simbolico rappresentante nel bramoso tentativo di sconfiggere quel
genitore nella lotta competitiva per ottenere l’affetto del genitore dell’altro sesso. Allo
stesso tempo, questa identificazione mantiene anche il legame del bambino col
genitore dello stesso sesso.
Un esempio di identificazione con un rappresentante simbolico e’ l’uomo che ha
sviluppato sintomi di conversione cardiaca dopo aver visto un uomo della stessa età
collassare in seguito ad un infarto. Sebbene questa persona fosse un completo
estraneo, il paziente, immaginava che quell’infarto fosse avvenuto perchè quell’uomo
pretendeva troppo da se stesso. Il padre del paziente ebbe anche lui un infarto in
giovane età, e il paziente si identificava con il padre e temeva una sorta di punizione
attraverso la morte a causa dei suoi desideri edipici competitivi.
In secondo luogo, l’isterico può identificarsi con un più passionale genitore dell’altro
sesso oppure con un suo simbolico rappresentante.
Questo avviene quando il paziente sente una minore chance di successo nella
competizione di edipo. Sebbene apparentemente il paziente rinunci al genitore
dell’altro sesso, egli ne mantiene inconsapevolmente il legame attraverso
l’identificazione.
Un terzo tipo di identificazione è basato sull’invidia. Qui il significato dell’altra
persona per il paziente si basa sul fatto che alcune esperienze nella vita di
quest’individuo stimolano nel paziente sentimenti d’invidia. L’identificazione e’ un’
importante meccanismo di conversione nella produzione del dolore isterico.
L’identificazione attraverso il dolore comprende sia i componenti pre-edipici che
edipici. Il dolore fornisce la gratificazione simbolica del desiderio edipico così come
il compromesso del buon funzionamento organico e la punizione causata da
sentimenti associati di colpevolezza.
L’identificazione e’ un meccanismo complesso che e’ usato da tutti. Sebbene molte
persone si possano identificare prevalentemente con un genitore, ci sono sempre
identificazioni parziali con l’altro genitore cosi’ come con altre figure significative.
Nell’adulto maturo queste identificazioni parziali si sono fuse, ma nell’isterico questo
non accade. Questa mancanza di fusione e’ particolarmente importante per capire il
paziente isterico. Attraverso un trattamento di successo, le parziali identificazioni del
paziente si fondono in una nuova immagine di se stesso.
REGRESSIONE
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Nell’isterico, c’e’ una regressione selettiva nelle funzioni dell’io e un ritorno al periodo della vita
del paziente durante il quale soffriva di inibizioni. I conflitti riguardo le sue esperienze emotive
l’hanno portato a trattare alcune parti del suo corpo e le sue sensazioni come ego alienanti. La
regressione selettiva derivante dai conflitti riguardanti la sessualità genitale, può portare ad un
livello orale o anale di adattamento, sebbene lo stesso conflitto può esssere espresso nei sintomi
regressi. Aspetti di incorporamento primitivi sono comuni, dal momento che sono stati mostrati dal
ruolo prominente dell’identificazione nell’isteria. Questo può essere visto direttamente in un
paziente che soffre di isteria totale in cui appare un desiderio inconscio di fellatio. Successivamente
l’aspetto incorporativo pre-genitale è diventato chiaro nelle associazioni del paziente di un pene
posto nei seni della madre e la sua fantasia di impregnazione orale da parte del padre.
NEGAZIONE E ISOLAMENTO
Gli isterici negano una consapevolezza del significato del proprio comportamento
così come del comportamento degli altri. Questa non-consapevolezza risulta più
evidente nelle aree di comportamento seduttivo e manipolatore e nel miglioramento
secondario associato con i loro sintomi. Essi negano anche le loro potenzialità e
capacità contribuendo inoltre al tema della passività. Questi pazienti negano anche
emozioni dolorose con il risultato di un isolamento che si sviluppa come forma di
difesa contro la depressione, e se questo non ottiene successo essi si appelleranno alla
distorsione e alla cattiva interpretazione per scappare dalla propria infelicità.
ESTERNALIZZAZIONE
L’esternalizzazione, l’evitare ogni tipo di responsabilità per conto del comportamento
di qualcuno, è legata quasi alla negazione. Il paziente sente che le sue azioni non
contano e vede sia il successo che la sofferenza come causate da altre persone
appartenenti alla sua vita
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Emilia Costa