DESCRIZIONE DELL’ESPERIENZA
TITOLO :
TI PARLO
DI ME: la
“Danza delle
api” e oltre
1. L’esperienza
Il progetto “Ti parlo di me”, prevede l’attivazione di un percorso di alfabetizzazione
emotiva , educazione affettivo relazionale e prevenzione al bullismo sin dalle prime
classi della scuola primaria
2. Quadro di
riferimento e
motivazioni
L’esperienza è partita nella classe seconda della scuola primaria di Segromigno Monte
nell’I.C di Camigliano, nell’a.s.2009-10, per proseguire negli anni successivi.
La classe non è numerosa ma è costituita prevalentemente da alunni maschi, molto
vivaci.
Pur non presentando particolari comportamenti a rischio, gli insegnanti hanno deciso di
attivare sui bambini un percorso di educazione affettivo relazionale, sovvenzionato dal
Comune di Capannori , che prevedeva la presenza settimanale in classe di una psicologa
all’interno del progetto “La danza delle api”.
L’obiettivo è stato quello di abituare i bambini fin dai primi anni di scuola a conoscere
la propria sfera emotiva e saperla esprimere nel modo giusto, anche al fine di prevenire
l’insorgere di comportamenti potenzialmente negativi.
Molti bambini infatti faticavano a parlare di sé, di ciò che provavano, delle loro
emozioni e dei propri vissuti, chiudendosi talvolta a riccio, paradossalmente più a casa
che a scuola.
Data la buona riuscita di tale progetto sia a livello di relazione alunni-docenti-genitori,
sia per l’ottima ricaduta sugli apprendimenti disciplinari, gli insegnanti hanno deciso di
proseguire il percorso anche nel successivo anno scolastico, nonostante non fosse stato
attivato nuovamente l’intervento di esperti esterni.
3. Finalità,
obiettivi specifici e
scelte di contenuto
Il progetto è nato per rispondere ad alcuni bisogni educativi che gli allievi e le loro
famiglie avevano manifestato sul piano socio –affettivo e relazionale, nell’ottica di
agevolare l’acquisizione delle life-skills, componenti fondamentali per favorire il
raggiungimento del successo scolastico e presupposto indispensabile per prevenire
comportamenti potenzialmente disadattavi.
All’interno del percorso di educazione affettivo relazionale “La danza delle api”,
le attività proposte hanno avuto come finalità in primo luogo quella di stimolare nei
bambini e adolescenti una maggiore conoscenza di se stessi, delle proprie emozioni e
reazioni affinché possano diventare gradualmente sempre più consapevoli dei propri
vissuti e imparare ad accettare tutti gli aspetti di sé. Nello stesso tempo, dato che il
lavoro si è svolto all’interno del gruppo classe, questo ha permesso di sviluppare
l’empatia, cioè imparare a riconoscere, comprendere e infine accettare i contenuti
emozionali e cognitivi espressi dall’altro. Un obiettivo fondamentale che il percorso
ha inteso perseguire è quello di favorire l’apprendimento di competenze emozionali
e relazionali necessarie per gestire efficacemente le proprie relazioni interpersonali.
Sappiamo infatti dalle ricerche nel campo della promozione della salute come
l’adozione di comportamenti e stili di vita sani si realizzi non solo attraverso il possesso
da parte dei giovani di informazioni corrette, ma anche attraverso l’acquisizione di
competenze socio-emotive e relazionali. Tutte quelle competenze che è necessario
apprendere per mettersi in relazione con gli altri e per affrontare i problemi, le pressioni
e gli stress della vita quotidiana sono definite “abilità sociali”. Ricerche in questo
campo evidenziano come la mancanza di tali skills socio-emotive può causare, nel
periodo della crescita, l’instaurarsi di comportamenti negativi e a rischio in risposta agli
stress.
Gli obiettivi specifici alla base del progetto riguardano una serie di ambiti di
intervento :
•
promozione delle competenze socio-affettive e relazionali;
•
promozione e valorizzazione del ruolo dell’insegnante;
•
promozione delle competenze genitoriali;
•
sviluppare la collaborazione scuola-famiglia;
•
promozione dei percorsi ottimali di apprendimento;
•
promozione delle potenzialità individuali per contrastare
l’abbandono e l’insuccesso scolastico;
•
empowerment dell’organizzazione scolastica;
•
educare della multiculturalità
Se gli obiettivi ultimi sono quelli di preparare i bambini e gli adolescenti a far
fronte alle sfide della vita quotidiana, non mancano gli obiettivi a breve termine che
riguardano soprattutto le ricadute positive all’interno dell’ambiente scolastico, tra i
quali:
• miglioramento delle relazioni tra insegnanti e alunni;
• riduzione dei problemi comportamentali in classe;
• miglioramento del rendimento scolastico;
• maggiore coesione e integrazione tra i membri di una classe;
• riduzione dei comportamenti aggressivi;
• miglioramento dei rapporti tra genitori e bambini.
4. Riferimenti
teorici
L’intervento si colloca all’interno della cornice teorica cognitivo-comportamentale e
i costrutti e gli strumenti utilizzati sono propri di quest’approccio. In particolare molte
delle attività proposte si basano sui principi dell’Educazione Razionale Emotiva
(M. Di Pietro, 1992), la quale non è altro che un’estensione in ambito educativo della
Terapia Razionale Emotiva elaborata da Albert Ellis verso la fine degli anni cinquanta.
Queste attività hanno l’obiettivo di favorire l’apprendimento di strategie cognitive,
emotive e comportamentali che possano mettere il bambino in grado di gestire
adeguatamente stati d’animo eccessivamente negativi e di facilitare il potenziamento
di emozioni positive. Per quanto riguarda le attività finalizzate allo sviluppo delle
competenze relazionali e comunicative, il riferimento è il metodo di Thomas Gordon
(1991), soprattutto per ciò che riguarda l’ascolto empatico e il metodo democratico per
gestire conflitti di bisogni.
Sul piano più strettamente metodologico, le procedure utilizzate fanno riferimento alla
Teoria dell’Apprendimento sociale sviluppata da Bandura (1977), secondo la quale
l’apprendimento è un’acquisizione attiva, che avviene attraverso la trasformazione e la
strutturazione dell’esperienza
5. Percorso
Per quanto riguarda la classe seconda il percorso è nato da un’esigenza di prevenzione
di comportamenti negativi e si è totalmente appoggiato ad un progetto chiamato “La
danza delle api”, ideato e realizzato dagli psicologi Iacopo Bertacchi e Consuelo Giuli
– condotto in questa classe dalla Dottoressa Consuelo Giuli - e inserito nei progetti
sovvenzionati dal comune di Capannori.
Gli interventi della dottoressa sono partiti nel mese di novembre, per concludersi a
maggio e prevedevano un intervento settimanale nella classe, incontri mensili con i
docenti coinvolti, per il raccordo e la verifica in itinere, inoltre a cadenza bimestrale
erano previsti assemblee con i genitori, per spiegare il percorso e accogliere eventuali
richieste e necessità.
Ogni intervento faceva parte di quello che veniva chiamato “un passo di danza”,
proprio perché le api utilizzano la danza per comunicare, e attraverso attività di ascolto
reciproco e di gioco anche i bambini hanno imparato a comunicare agli altri la propria
sfera interiore, dando un nome sempre più preciso e quello che provavano.
Il percorso è stato schematicamente riportato nella presentazione allegata, e si può
articolare in otto “Passi”:
PRIMO PASSO DI DANZA: CHE TEMPO FA OGGI NEL NOSTRO CUORE?
Questa attività è stata pensata per aiutare i bambini a parlare di come si sentono
in un certo momento, cosa che può sembrare banale ma che per loro non è così
scontata. Per facilitare il compito ho deciso di associare vari stati d’animo a condizioni
meteorologiche; più precisamente i bambini possono pescare all’interno di una grande
scatola a seconda di come si sentono il sole, la nuvola o la nuvola e il sole e provare a
spiegare il perché della loro scelta.
SECONDO
PASSO DI DANZA:CONOSCIAMO ED ESPRIMIAMO
EMOZIONI…
E’ stata raccontata ai bambini la storia di Nonimporta , ed. Erickson,che narra di un
bambino con questo strano nome perché dice sempre “Non importa”, qualsiasi cosa gli
accada ma in realtà tutte le emozioni negative che prova: rabbia, tristezza, paura se le
nasconde un po’ nei calzini, un po’ nelle scarpe, un po’ nelle tasche, insomma un po’
dappertutto. Un giorno rimane incastrato in una siepe e l’unico modo per riuscire ad
uscire e a liberarsi è quello di tirare fuori tutte le sue emozioni. Noonimporta ha un po’
paura ma poi lascia uscire tutto e da quel momento il bambino Nonimporta impara a
dire “Mi importa” e a parlare di ciò che prova quando gli succedono le cose.
La storia è stata raccontata ai bambini per introdurre un po’ il tema delle emozioni, di
cosa succede quando le proviamo, quante emozioni conosciamo ecc…
TERZO PASSO DI DANZA:QUANDO CI ARRABBIAMO SIAMO DIVERSI…
E’ stata raccontata ai bambini la storia di Evaristo che narra di un gruppo di animali
tutti diversi che montano a bordo di una grossa nave per intraprendere un lungo viaggio,
ad accompagnarli c’è un saggio capitano. Durante il viaggio gli animali si conoscono,
stringono le prime amicizie ma poi a un tratto iniziano a litigare, tanto che la nave sta
per affondare e a quel punto il capitano convoca tutti gli animali. La narrazione della
storia è stata interrotta per stimolare i bambini a cercare di indovinare cosa avrebbe
potuto dire il capitano agli animali.
All’interno della storia di Evaristo ci sono diverse tematiche che potrebbero essere
affrontate dai bambini, il primo che ha dato spunto al lavoro iniziale è stato quello della
diversità: tutti siamo diversi perché abbiamo caratteri diversi, pensieri diversi sulle cose
e quindi proviamo emozioni diverse e anche quando siamo in situazioni che suscitano
inevitabilmente rabbia ci arrabbiamo in modo diverso.
I bambini sono rimasti colpiti dalla storia di Evaristo proprio perché i protagonisti sono
animali e ognuno ha una caratteristica particolare quando si arrabbia. E’ stato presentato
ai bambini un cartellone con sopra le foto di tutti gli animali ed è stato loro richiesto di
pensare a chi di loro assomigliano di più quando si arrabbiano.
QUARTO PASSO DI DANZA: REGOLE REGOLETTE
La storia di Evaristo è stata raccontata ai bambini fino al punto in cui il capitano
convoca tutti gli animali che a forza di litigare stavano facendo affondare la nave. E’
stato infatti molto interessante vedere che soluzione secondo loro il capitano avrebbe
dovuto proporre agli animali. All’inizio la maggior parte dei bambini ha risposto che
sicuramente la cosa migliore era di dire ai passeggeri della nave di non litigare più,
almeno si sarebbero salvati.
Ma non litigare più è una cosa possibile? Si può non litigare, non dire più quello che
pensiamo quando non siamo d’accordo o quando ci siamo rimasti male di qualcosa?
Certo, potremo farlo, ma diventeremo un po’ come Ettore il pinguino, che non si
ricordava di aver mai litigato con nessuno, o come l’aquila Clelia, che volava alta nel
celo e scappava dalle difficoltà o ancora peggio come Nonimporta! Rischieremo di
rimanere incastrati per avere accumulato troppi pensieri ed emozioni negative dentro di
noi!
No, allora non può essere la soluzione! Tutti i bambini sono stati d’accordo
nell’affermare ciò, però se non era possibile smettere di litigare, bisognava pur trovare
una soluzione!
Sono state fatte molte proposte che piano piano si sono avvicinate alla soluzione giusta,
ci volevano delle regole! Ma certo, così almeno quando qualcuno si arrabbiava, sapeva
che c’erano delle cose che non poteva fare…
Così i bambini hanno capito ed sono stati pronti per ascoltare il finale della storia.
“Ma bambini, non vi sentite un po’ come i personaggi di questa grande nave quando
siete in classe?”
Tutti hanno risposto di sì, la storia serviva ancora come spunto per far riflettere i
bambini che anche loro hanno bisogno di regole, che le regole sono importanti perché
possono aiutarci.
“Aiutarci a fare che?”questo in realtà non è stato chiesto ma molto probabilmente lo
hanno pensato, abbiamo un po’ discusso sul fatto che le regole ci fanno bene perché
possiamo giocare meglio, stare più attenti, ascoltare e imparare di più, andare più
d’accordo ed essere più felici. Notare che tutte le possibilità messe in luce sono tutte
positive per mettere in luce il più possibile agli occhi del bambini i vantaggi che
potrebbero trarne rispettando delle norme che loro stessi potrebbero produrre.
Da quello che i bambini scrivono si può vedere chiaramente come in realtà loro
abbiamo puntato l’attenzione su quei comportamenti che hanno percepito essere
problematici, molti hanno messo in risalto il silenzio, il non alzarsi (effettivamente si
alzano continuamente) e il non picchiarsi (che avviene frequentemente soprattutto nei
momenti di cambio di lezione o nel corridoio o a ricreazione).
In seguito sono state votate le regole che erano state scritte un po’ da tutti ed è stato
costruito il cartellone delle regole per stare bene in classe.
QUINTO PASSO DI DANZA:IMPARIAMO A CONTROLLARCI
IL SIGNOR TERMOMETRO
C’era una volta il Paese della Confusione, un luogo dove tutti facevano trasando,
sia i grandi che i piccini; in questo paese c’era anche la scuola che aveva una classe
davvero terribile: la classe RUMOROSA. In questa classe c’erano dei bambini speciali:
l’alunno PIENODIRABBIA era sempre rosso rosso in viso, picchiava chiunque gli
si avvicinava e lanciava continuamente tutti gli oggetti contro il muro rompendoli,
l’alunno PIENODITRISTEZZA piangeva sempre e con i suoi grossi lacrimoni faceva
enormi pozzanghere intorno a lui e quando qualche bambino provava con gli stivali ad
andare a consolarlo lui piangeva ancora più forte, l’alunno PIENODIPAURA tremava
come una foglia ad ogni minimo rumore, quindi figuratevi nella classe RUMOROSA
come stava male: si tappava continuamente le orecchie e cercava di non ascoltare
nessuno. L’alunno PIENODIAGITAZIONE non riusciva mai a stare fermo, saltellava,
si dondolava e molto spesso faceva una corsa fuori dalla classe e tornava urlando e
dicendo parolacce, poi c’era l’alunno PIENODIGIOIA che cantava a squarciagola e
rideva senza mai smettere…
Quanti bambini speciali c’erano in quella classe, e le maestre? Poverette, non ce la
facevano più, erano diventate molto arrabbiate con quei bambini perché non riuscivano
né a capirli, né a parlarci, così non li chiamavano nemmeno più per nome, per dire le
cose urlavano e per fare un po’ di silenzio usavano dei fischietti ma gli alunni neanche
quelli sentivano più. Così un giorno sul muro della scuola venne fuori una grossa crepa,
l’edificio rischiava di crollare, la confusione della classe RUMOROSA era stata come
una scossa di terremoto. Al comando di polizia del Paese della Confusione i poliziotti
decisero di mandare nella classe RUMOROSA il SIGNORROSSOTERMOMETRO.
Il SIGNORROSSOTERMOMETRO accettò e si recò subito nella classe RUMOROSA,
bussò alla porta ma nessuno lo sentiva, entrò e nessuno lo vide, urlò e nessuno lo
sentì perché tutti urlavano più forte di lui, allora il SIGNORROSSOTERMOMETRO
decise di fare una cosa che nessuno aveva mai fatto in quella classe, si mise vicino alla
lavagna e aspettò in silenzio che qualcuno si accorgesse di lui, e la cosa funzionò. Piano
piano il SIGNORROSSOTERMOMETRO attirò l’attenzione dei bambini speciali che
smisero di fare confusione e iniziarono ad osservarlo.
Poi a un certo punto il bambino pieno di rabbia si avvicinò e gli chiese: “Chi sei?”.
E il SIGNORROSSOTERMOMETRO rispose: “Come, non lo vedi? Sono un
termometro! Ma attenzione, io misuro delle cose un po’ speciali, misuro le emozioni!”.
Nel frattempo tutti i bambini della classe si erano fermati a guardare quello strano
oggetto che parlava e il SIGNORROSSOTERMOMETRO, soddisfatto per il risultato
ottenuto, si schiarì la voce ed iniziò a spiegare meglio: “Vedete bambini, io sono un
termometro molto grande, che potete vedere con i vostri occhi, ma dentro ognuno di voi
c’è un termometro molto molto ma molto più piccolo di me che quando provate delle
emozioni molto forti si alza, un po’ come fa il termometro che usate per misurarvi la
febbre quando siete malati…”.
“E come facciamo a sapere quando si alza?” lo interruppe bruscamente il bambino
PIENODIRABBIA.
“Be”, continuò il SIGNORROSSOTERMOMETRO, “come ti senti quando sei molto
arrabbiato, proprio come sei adesso?”.
“Mi sento il cuore che mi batte fortissimo, il respiro sempre più veloce e ho un gran
caldo e … penso a delle cose piene di rabbia”
“Ok, vuol dire che il tuo termometro è arrivato a segnare il massimo, se continui così
rischi che si rompa e farai danni irreparabili!”
“Ed io, io come faccio a sapere quando il mio termometro arriva in cima!” gridò il
bambino PIENODITRISTEZZA
“Come ti senti quando sei molto triste, proprio come in questo momento?
“Mi sento che non ho le forze, mi sembra di essere schiacciato da un masso gigantesco,
mi viene voglia di piangere” e il bambino pieno di tristezza iniziò a piangere di nuovo.
“Anche il tuo termometro è arrivato in cima!”
“SI, tu parli bene, ma se il termometro sale, come facciamo per farlo scendere?”chiese
con tono di sfida il bambino PIENODIAGITAZIONE.
“Per fare ciò che mi chiedi c’è un segreto ma io ve lo svelo volentieri: ogni volta che il
termometro sale c’è sempre un pensiero che lo aiuta ad andare più in alto, un pensiero
pieno di rabbia, di tristezza, di agitazione, di paura. Noi non dobbiamo fare altro che
sostituire quel pensiero con un altro pieno di cose belle, di immagini che ci piacciono.
Quando lo farete vedrete che il respiro diventerà più lento, il battito del vostro cuore
rallenterà e allora vorrà dire che il termometro si sarà abbassato! Ma attenzione, per fare
tutto ciò vi dovete allenare molto a pensare, e non è mica facile! “.
“Dai termometro, rimani con noi per un po’, così ci aiuterai a ricordare ai bambini
questo segreto!” dissero le maestre, che si sentivano così felici che fosse arrivato il
SIGNORROSSOTERMOMETRO.
Così il SIGNORROSSOTERMOMETRO rimase nella classe rumorosa per una
settimana e alla fine le cose erano davvero cambiate, non era più una classe rumorosa
ma era diventata la classe RUMOROSA SOLO UN POCHINO, per la gioia della
scuola e di tutto il paese.
Questa storia, scritta appositamente dalla dottoressa Giuli, è servita ai bambini per
aiutarli in un primo momento a capire quanto è importante l’autocontrollo e di quanto
allenamento serve, e in secondo luogo per introdurre la differenza tra emozione e
pensiero e l’importanza di quest’ultimo nel generare vari stati d’animo.
In seguito i bambini venivano invitati a salire su un termometro gigante dopo che
avevano pensato a un episodio nel quale avevano provato forti emozioni (rabbia, paura,
tristezza ecc…). Camminando sul termometro i bambini potevano così indicare il
livello dell’emozione e proporre strategie per far scendere la “temperatura”.
SESTO PASSO DI DANZA: RILASSIAMOCI INSIEME
I bambini sono stati coinvolti in un’attività di rilassamento nella quale erano chiamati a
chiudere gli occhi, a stare sdraiati con le braccia e le gambe distese. Dovevano cercare
di immaginare alcune situazioni che la conduttrice descriveva parlando ai bambini tra le
quali:
Immaginate di avere un limone e stringerlo forte…
Immaginate di essere un gatto pigrone…
Immaginate di essere una piccola tartaruga su uno soglio in riva al mare
ecc…
Ognuno di questi episodi portava i bambini a irrigidire una parte del loro corpo per poi
successivamente distenderla.
Alla fine di questa attività ognuno ha disegnato l’episodio che gli era piaciuto di più
immaginare descrivendo il perché.
SETTIMO PASSO DI DANZA: ANALIZZIAMO LE NOSTRE EMOZIONI
Questa attività ha lo scopo di aiutare i bambini a comprendere in che modo si originano
i propri stati d’animo. Abbiamo perciò diviso l’episodio emotivo in quattro fasi
principali: situazione – pensiero – emozione - comportamento.
Dopo averne parlato in gruppo, i bambini si sono esercitati in più occasioni ad
individuare le quattro fasi all’interno di episodi personali, riguardanti sia emozioni
piacevoli che spiacevoli, costruendo un vero e proprio diario della settimana.
SITUAZIONE
PENSIERI
EMOZIONE
COMPORTAMENTO
OTTAVO PASSO DI DANZA: IL CARTONE DI MADAGASCAR
I bambini hanno guardato uno spezzone dal film Madagascar: il loro compito era
quello di osservare il comportamento della zebra Marty che era stata aggredita dal
migliore amico il leone Alex. La zebra nonostante il leone sia stato aggressivo nei suoi
confronti e nonostante avesse molte scelte tra le quali andarsene dall’isola con gli altri
amici, decide comunque di tornare dal Alex e lo convince ad esserle amico di nuovo
cantandogli una canzone e ricordandogli i bei momenti passati insieme.
Al termine del percorso la Dottoressa ha prodotto un “librone” per la classe e un
“libretto” per ogni singolo alunno che ripercorreva la “danza” da loro effettuata.
Nel terzo anno il percorso è ripartito ripercorrendo i vari stati emotivi, supportati
dall’utilizzo di alcune filastrocche della paura, della gioia , della tristezza e della rabbia,
facilmente ritrovabili nel sito www.homemademamma.it.
Dopo averle lette una per volta, ogni bambino ha espresso le proprie impressione e idee
a riguardo ed infine è stato richiesto di rappresentare con i colori gli stati d’animo che
provavano in quel momento. Alla fine tutti i disegni sono stati raccolti in un cartellone
dal titolo “DISEGNO..LE EMOZIONI”
In un secondo momento l’attenzione è stata rivolta ad attività atte a prevenite
comportamenti potenzialmente negativi ed in particolare gli insegnanti hanno scelto il
libro “Il bullo citrullo”, ed. Erickson, incentrato sulla prevenzione del bullismo e della
prepotenza per parlare di questo argomento.
La storia parla di bambini di una classe seconda ,che assistono ripetutamente agli
atteggiamenti prepotenti di un loro compagno bullo, senza riuscire a reagire perché si
sentono paralizzati dalla paura.
Finalmente, grazie ad una canzone, capiscono che unendosi possono porre fine a tali
episodi e isolano il compagno fino a fargli cambiare comportamento.
La lettura del libro è stata suddivisa in più parti al fine di agevolare la rielaborazione
personale degli episodi e suscitare la voglia di continuare.
1°step: descrizione della classe.
Partendo dalla descrizione della classe del libro, i bambini hanno preso consapevolezza
che anche la loro classe era composta da tanti individui diversi e unici, alcuni più amici
di altri, ma tutti ugualmente indispensabili per l’equilibrio e la vivacità intellettuale (..e
fisica!) del gruppo.
Non essendoci bambini dai comportamenti aggressivi, è stato chiesto se qualcuno
avesse mai visto o sentito parlare di atteggiamenti prepotenti, e dopo aver lasciato
parlare i bambini, l’insegnante ha chiesto loro come si sarebbero comportati se avessero
assistito ad un episodio di bullismo rivolto ad un amico.
La maggior parte di loro ha dato risposte dal coraggio prefabbricato, ma alcuni hanno
sinceramente scritto di aver paura di reagire.
2°step: davanti ad un bullo.
La lettura del libro proseguiva descrivendo le emozioni che provava il protagonista
davanti all’ennesimo atto di bullismo, di cui era vittima un suo nuovo compagno e
finiva con la domanda: “Perché tutti se ne stavano zitti?”.
Partendo dalle risposte della volta precedente, i bambini hanno ipotizzato i possibili
comportamenti per porre fine a tali episodi e, con l’aiuto della maestra, hanno capito
che l’omertà è ciò che dà forza ai bulli, per cui per prima cosa è necessario cercare
l’aiuto di un adulto, genitori e maestre, ma anche vigili o negozianti, se tale episodio si
manifesta al di fuori della scuola e che si devono ribellare sia le vittime sia chi assiste
dall’esterno.
3°step: l’unione fa la forza.
Il piccolo protagonista risolve la situazione insegnando ai compagni una canzone
liberatoria, che poi tutti insieme cantano al bullo, isolandolo e permettendogli una
riflessione personale, che lo conduce al cambiamento.
L’insegnante a questo punto ha chiesto ai bambini di mettersi nei panni del bullo, che
per la prima volta si trova contrastato e solo e di provare ad individuare la progressione
dei suoi stati d’animo, dalla rabbia, alla tristezza, alla solitudine, al senso di colpa, alla
ricerca di perdono.
I bambini hanno riconosciuto per la prima volta il valore positivo del senso di colpa,
vissuto non più come una vergogna, ma come un punto di partenza per una possibile
conversione, e questo li ha molto colpiti, da come appare nei testi scritti da loro a fine
percorso.
5°step: tutti possono cambiare.
La lettura proseguiva con la richiesta di perdono da parte del bullo verso tutti i
compagni, ma soprattutto nei confronti della vittima che non esita a perdonarlo e
riammetterlo nel gruppo degli amici.
I bambini hanno sperimentato l’importanza dell’empatia, anche verso chi è più difficile
e la riconciliazione li ha sollevati da uno strato di tensione, che le letture precedenti
avevano causato. Inoltre è passato il messaggio che “l’unione fa la forza”sempre e
comunque.
6°step: lieto fine.
Il libro finisce con il totale cambiamento del bullo, che diventa un buon amico e il
ritorno della serenità in classe testimoniata anche dalla presenza rassicurante e positiva
di maestre e genitori, che intervengono solo alla fine, per complimentarsi con i bambini
e premiarli per aver affrontato e risolto la situazione.
Al termine della lettura anche nella classe è scoppiato un fragoroso applauso liberatorio
e anche per loro, per premio, è stato consegnato il testo della canzone risolutrice “Il
bullo citrullo”, in modo da poterla imparare e cantare insieme.
Infine l’insegnante ha consegnato loro la “Filastrocca anti-bullo”, contenuta nel libro
per ricordare sempre che:
“…la morale del bullo è una sola:
fa il gallo ma è un pollo che ha ali e non vola,
perciò cambia tono se parli con me
esigo rispetto…non crederti un re”.
6. Metodi di
insegnamento/
apprendimento,
risorse/strumenti e
procedure
La metodologia scelta è di tipo attivo ed esperienziale, che propone una partecipazione
e un coinvolgimento diretti sia da parte degli alunni che degli insegnanti, nella quale i
partecipanti sono invitati non solo a conoscere le competenze e le abilità richieste, ma a
sperimentarle direttamente attraverso giochi, attivazioni, discussioni… La metodologia
di tipo attivo è ormai consolidata e verificata nella sua efficacia all’interno di diversi
contesti formativi: in quello scolastico risulta particolarmente appropriata per la
conduzione di esperienze di educazione socio-affettiva.
In questo modo il conduttore dell’intervento non rappresenta la figura esclusiva nella
trasmissione di informazioni e competenze, ma si pone come facilitatore di un processo
dinamico che si costruisce con il contributo congiunto e sinergico di alunni e insegnanti.
Sono previste attività che utilizzano il canale non verbale: lettura e drammatizzazione di
favole, manipolazione di materiale vario, giochi e disegni .
Nel terzo anno si prediligono attività in grado di stimolare una maggiore rielaborazione
verbale dei vissuti esperienziali: discussioni di gruppo, brainstorming, circle time, focus
group, problem solving,ecc., e rielaborazioni personali scritte.
7. Valutazione
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Per quanto riguarda il progetto “La danza delle api” la psicologa ha previsto una
fase iniziale di valutazione in cui approfondire con i docenti le problematiche e i
bisogni della classe, per poi discutere e definire insieme gli obiettivi da perseguire. Più
specificatamente e stato effettuato, nella fase precedente all’intervento, uno screening
per individuare eventuali abilità o competenze carenti all’interno della classe, per poi
concentrare l’intervento sulle aree di maggior criticità
La verifica e la valutazione in itinere del percorso è stata effettuata attraverso:
Osservazione del bambino durante l’attività
Discussione singola e di gruppo
Lettura e valutazione dei lavori e dei prodotti svolti
Produzione di cartelloni e di documenti da pubblicare (video, presentazioni..) in
allegato
La verifica finale si è svolta per “La danza delle api” su due livelli, uno riguardante le
impressioni dei bambini che riportiamo per intero:
“A me è piaciuto di più quando ci aveva spiegato il signore Nonimporta dove c’era
anche Dario il Duro che rovinava sempre le sue giornate, un giorno andò al forno e gli
spiaccicò la marmellata sulla testa e pio è andato al parco e lo ha incontrato e voleva
andare sullo scivolo però Dario non voleva. Ho imparato che non bisogna essere duri
con tutti”. NICOLA
“Consuelo il primo giorno ci ha letto un libro e da lì ho imparato che le emozioni
non vanno trattenute e da Consuelo ho anche imparato che con le emozioni ci si
può anche giocare, infatti un giorno ci fece giocare con del sale colorato e mi sono
divertito tanto. Un giorno Consuelo ci fece conoscere degli animali che si chiamavano:
Ivo lo squalo,Rosalba, Giacinto, Gino, Clelia, Teodoro, Arturo, Attilia e Oreste e
assomigliavano tanto a noi! Così abbiamo fatto un cartellone e ci abbiamo scritto il
nostro nome”. STEFANO
“Ho imparato tante cose e abbiamo guardato bellissime cose che portava lei,
abbiamo fatto tante cose divertenti e abbiamo fatto tante cose con lei, dei giochi e
i bigliettini con le regole delle cose che vanno fatte e quelle che non vanno fatte”.
ILENIA
“Consuelo ci ha fatto vedere tutte le emozioni, paura, felicità…poi ci ha fatto vedere
le facce nere e noi bisognava vedere se c’erano due persone. Consuelo ci ha fatto capire
che bisogna tirar fuori le emozioni, poi per compito ci aveva dato da fare un libretto
con le emozioni. Ci aveva raccontato una storia che si intitolava Nonimporta, ci aveva
chiamato per scrivere su un cartellone bianco, c’erano delle colonne e noi bisognava
esprimere gli episodi in cui abbiamo trovato un’emozione, ci ha fatto fare ginnastica e
bisognava stringere un limone. Ci ha fatto scrivere dei bigliettini dove bisognava dire
se lui è buono, bravo, ma soltanto cose buone non del corpo. A me è piaciuto quando
bisognava scrivere sui bigliettini bianchi un episodio, il comportamento e le emozioni
più forti che avevamo in mente dell’episodio”. CRISTIANA
“Io ho imparato che bisogna tirar fuori le cose che abbiamo nel petto. A me è
piaciuto tanto quando ch ha fatto scrivere i nostri sentimenti per gli altri”. CRISTIAN
“Ho imparato ad esprimere le emozioni e mi è piaciuto di più quando abbiamo
portato i tappeti e ci ha fatto strizzare un limone e ci ha fatto stirare, ci ha fatto mettere
la testa dentro le spalle e quando ci ha fatto mettere la pancia dura, ma quello che mi è
piaciuto di più era quando si è fatto il diario della settimana”. TOMMASO
“Con Consuelo abbiamo parlato di un capitano di una nave piena di animali, poi
abbiamo parlato della storia di Nonimporta. Poi abbiamo fatto le cose che andavano
fatte e quelle sbagliate, poi quello che si poteva fare invece di litigare e abbiamo scritto
i nostri nomi sugli animali che si pensava che ci assomigliavano di più”. GREGORY
“Ho imparato che quando litighiamo bisogna fare la pace. Ho imparato che non
bisogna picchiarci, bisogna ascoltare la maestra, fare quello che i genitori ti dicono,
dividere le cose con gli altri. Mi è piaciuto di più quando ci siamo sdraiati sul telo e
abbiamo fatto dei giochi ad occhi chiusi”. LUCA
“Abbiamo imparato le parole della rabbia, della felicità e della tristezza e tante
altre cose, mi è piaciuto di più quando ho dato un pugno al giornale e quando siamo
montati sul termometro e poi le parole della paura facevano ridere e tante altre cose”.
LORENZO M.
“Io ho imparato che se vedi una figura, devi guardarla bene, perché può esserci
un’altra figura un po’ più nascosta. A me è piaciuto di più quando si doveva scrivere
una cosa bella su ogni bambino”. CHIARA
“Ho imparato che la rabbia non va tenuta dentro ma va tirata fuori, non bisogna
litigare ma bisogna discutere e ho capito che la rabbia può arrivare ad un livello
altissimo e mi è piaciuto di più quando siamo andati sui tappetini.” MARTINA
“Ho imparato che bisogna tirar fuori le cose che abbiamo dentro con una storia
che si intitolava Nonimporta, poi abbiamo fatto tante cose e la cosa che mi è piaciuta
di più era quando abbiamo inventato un testo con un uomo che si doveva arrabbiare”
SAMUELE
“Ho imparato che ci attaccavamo dei bigliettini perché così assomigliavamo ad uno
di quelli e poi ho imparato il termometro che saliva e poi abbiamo capito l’emozione e
la gioia e noi dobbiamo dire un sentimento. La parte che mi è piaciuta di più era quando
ci hanno dato i fogli e bisognava scrivere come erano gli altri”. LORENZO S.
“Con Consuelo abbiamo imparato le cose belle e brutte . Poi ci ha insegnato
le emozioni e la gioia e dovevi scrivere com’è l’emozione e poi ci ha insegnato il
termometro dove c’era la rabbia, il fastidio, irritato, agitato, infuriato, fumino. La cosa
che mi è piaciuta di più è stata quando scrivevamo se quando ci arrabbiamo siamo come
Ubaldo, Clelia,Evaristo.” EMANUELE.
Il secondo livello ha riguardato i genitori durante l’ultimo incontro, in cui è stato
consegnato il libretto del percorso di cui in allegato, che hanno espresso soddisfazione
non solo per quello che è stato affrontato in classe, ma per le ottime ricadute in ambito
familiare, grazie ai consigli della psicologa.
Il percorso per la classe terza non è ancora definitivamente concluso per cui la
valutazione finale sarà posticipata ai mesi prossimi.
8. Risultati e
ricaduta sul resto
della didattica
Pur essendo effettuato all’interno dell’ora dedicata all’insegnamento di Cittadinanza
e Costituzione, le attività di questo percorso hanno coinvolto tutte le discipline
scolastiche, dall’Arte, all’Italiano, alla Matematica per la tabulazione di alcuni risultati
e si sono notati miglioramenti per quanto riguarda la capacità di esprimersi verbalmente
e per scritto, inoltre i bambini sono divenuti più autonomi nel gestire e potare a termine
le consegne.
I migliori risultati, però, si sono manifestati nell’acquisizione di alcune importanti Life
Skills come la Gestione delle emozioni, l’Empatia, la Creatività, la Comunicazione
efficace, fondamentali per la costruzione di una rete di relazioni interpersonali
rassicuranti e in grado di agevolare il successo scolastico.
9. Storia e
collaboratori
dell’esperienza
Il percorso è nato a settembre 2009 grazie anche all’attivazione del progetto “La
danza delle api” sovvenzionato dal comune di Capannori, ideato e realizzato dalla
Dott.ssa Consuelo Giuli e dal Dott. Iacopo Bertacchi, condotto su questa classe dalla
Dott.ssa Giuli.
DOTT.SSA CONSUELO GIULI psicologa, iscritta all’albo dell’ordine
degli Psicologi della Toscana, psicomotricista, specializzanda presso la Scuola di
Psicoterapia Cognitiva di Roma. Si occupa da diversi anni di progetti riguardanti
la prevenzione del disagio minorile in ambito scolastico. Lavora come insegnante
presso le scuole dell’infanzia ed elementari, dove si occupa anche di progetti
riguardanti la psicomotricità. Ha ideato e realizzato un progetto sperimentale per la
prima applicazione in Italia del Coping Power Program relativo alla riduzione dei
comportamenti aggressivi nel contesto scolastico, in collaborazione con l’IRCCS
Fondazione Stella Maris. Lavora privatamente come psicologa nell’ambito dell’età
evolutiva in particolare con disturbi dell’apprendimento e del comportamento.
DOTT. IACOPO BERTACCHI: psicologo, iscritto all’albo dell’Ordine degli
Psicologi della Toscana, mediatore familiare, specializzando presso la Scuola di
Psicoterapia Cognitiva di Roma. Si occupa da diversi anni di progetti riguardanti
sia la prevenzione del disagio minorile nelle scuole sia l’intervento in situazioni di
disagio scolastico; lavora come psicologo scolastico presso scuole dell’infanzia,
primarie e secondarie di primo grado. Ha ideato e realizzato un progetto sperimentale
per la prima applicazione in Italia del Coping Power Program relativo alla riduzione
dei comportamenti aggressivi nel contesto scolastico, in collaborazione con
l’IRCCS Fondazione Stella Maris. Come specializzando si occupa da alcuni anni di
psicoterapia di gruppo con bambini e adolescenti all’interno della Usl 12 di Viareggio:
sull’argomento ha pubblicato diversi articoli ed effettuato docenze in corsi di
aggiornamento. Lavora privatamente come psicologo e mediatore familiare presso studi
medici poliambulatoriali.
Grazie a tale esperienza le insegnanti hanno potuto proseguire l’intervento anche
nell’anno scolastico successivo, pur non potendosi avvalere nuovamente di una
consulenza esterna, e vertendo le attività su di un piano di prevenzione di modelli
sociali devianti e potenzialmente negativi.
Si prevede la prosecuzione negli anni a venire approfondendo le tematiche riguardanti
l’alfabetizzazione emotiva e l’educazione affettivo-relazionale.
Appendice
L’esperienza svolta con il progetto “La danza delle api” è una piccola parte della
metodologia del Coping Power Program di John Lochman (2002), un programma
multimodale per la gestione e il controllo della rabbia per bambini e preadolescenti.
In Italia il modello del Coping Power Program è in via di sperimentazione in contesto
clinico presso l’IRCCS Fondazione Stella Maris all’interno del Servizio “Al di là delle
nuvole” per il trattamento dei disturbi del comportamento in età evolutiva. Gli psicologi
Giuli e Bertacchi, in collaborazione con tale servizio dell’IRCCS Fondazione Stella
Maris, hanno ideato e realizzato un progetto sperimentale per la prima applicazione
in Italia del Coping Power Program all’interno di classi di scuola primaria, con lo
scopo di ridurre i comportamenti inadeguati al contesto di classe (manifestazioni di
aggressività, mancato rispetto delle regole) e portare le classi stesse ad un livello di
maggiore gestibilità da parte dei docenti. I primi risultati, presentati dai due psicologi
al XV Congresso Nazionale della SITCC (Società Italiana di Terapia comportamentale
e Cognitiva) tenutosi a Milano dal 4 al 7 novembre 2010, evidenziano una riduzione
significativa dei comportamenti inadeguati in classe (aggressività, non rispetto delle
regole, difficoltà di attenzione). Si riporta in allegato la presentazione esplicativa.
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