DOMENICA 2 MARZO MEDIA VALLE LEFFE Arriva la notte bianca… azzurra Questa volta è toccato all’architetto Piergiorgio Tosetti illustrare quello che dovrebbe e potrebbe essere il nuovo PGT di Leffe. Presentazione mercoledì 5 marzo con il gruppo di lavoro di tecnici del territorio. Fra qualche settimana verrà affidato l’incarico. Intanto il 12 marzo altra riunione, forse più attesa di quella del PGT: “Quest’anno facciamo le cose in grande – spiega il sindaco Giuseppe Carrara – ci ritroviamo per organizzare la notte bianca… e azzurra dedicata all’Albinoleffe, dovrebbe essere il 5 luglio”. 7 Marzo 2008 E’ il Melgotto la star della Fiera di San Giuseppe E’ stato il “Melgotto di Gandino” la star della Fiera di San Giuseppe, che si è tenuta domenica 2 marzo a Gandino. La Pro Loco e l’Associazione “I negozi per Gandino” hanno infatti scelto questo evento di richiamo per presentare un nuovo prodotto, destinato a far parte delle irrinunciabili tradizioni del paese. “Il Melgotto di Gandino” è un biscotto a base di farina gialla, preparato dai quattro forni artigianali presenti in paese. Una ricetta semplice, con apposito disciplinare e marchio (disegnato da Antonio Rottigni) depositati presso la Pro Loco, che si fa promotrice del lancio iniziale. La scelta del nome e del granoturco quale ingredien- te base non è affatto casuale, visto che Gandino vanta un particolare primato. E’ infatti la località in Lombardia dove giunse, grazie ai fiorenti commerci dei mercanti tessili, per la prima volta, il mais, definito appunto “il melgotto” in una cronaca del 1632, redatta dallo studioso Francesco Radici. Gandino è per questo ritenuta la vera patria della polenta e in vista c’è anche un progetto del Comune che intende favorire la coltivazione locale, per arrivare a produrre un Melgotto completamente “made in Gandino”. La bella giornata di sole ha favorito l’arrivo di migliaia di visitatori, attratti dalle centinaia di banchi espositivi che hanno invaso l’intero centro storico. Presso il Parco Comunale di via XX Settembre è stata allestita un’area espositiva particolare, che ha affiancato artistici arredi da giardino e proposte alimentari, dalla formagella locale alle carni di alta qualità. Per quest’ultimo aspetto sono stati presentati alcuni capi d’allevamento della Razza Piemontese, grazie all’impegno di Dino Coter, il macellaio gandinese che vanta una serie strabiliante di affermazioni nelle più importanti fiere di settore in Italia. Per il pubblico anche la possibilità di speciali degustazioni. Davanti al Municipio la Pro Loco ha allestito uno stand promozionale, con informazioni turistiche, degustazione del Melgotto e presentazione delle attività 2008. Non è mancata una parete di arrampicata curata dal Gruppo Koren, per presentare la Coppa Italia di Boulder che si terrà a Gandino il prossimo 24 maggio. I volontari della Casa di Riposo hanno lanciato il progetto di raccolta fondi per l’acquisto di un pulmino da utilizzare per le piccole uscite di gruppo degli anziani, mentre gli Amici del Museo hanno proposto un banco con vendita di oggetti d’antiquariato. Curiosità infine per gli scultori del legno, che con motoseghe di precisione hanno creato piccole opere d’arte presso lo stand di Ferramenta Bosio di Leffe. 18 MARZO 2008 – ALZANO, VERTOVA, BONDO PETELLO E SEMONTE Alfredo, Carlo, Costanzo e Vito travolti dalla slavina E’ il 18 marzo 1978. All’inizio della Val Cerviera, nella zona del rifugio Curò, quattro amici che stanno effettuando un’escursione alpinistica vengono travolti da una slavina. Sono Alfredo Colombo, 27 anni della Busa di Alzano; Carlo Bonomi, 40 anni, di Vertova; Costanzo Cortinovis, 38 anni, di Bondo Petello di Albino e Vito Bosio, 39 anni, di Semonte di Fiorano al Serio. Nessuno di loro sopravviverà, anche se verranno ritrovati sotto uno strato di neve di poco più di 30 centimetri; forse, se fosse successo in anni più recenti, l’ARVA li avrebbe salvati. La tragedia rimane inspiegabile sia per i parenti che per gli amici: tutte e quattro le vittime non sono né principianti né ragazzini incoscienti, frequentano da anni le Orobie e non solo – uno di essi, Alfredo Colombo, proprio in quei giorni si stava preparando per una spedizione sulle Ande peruviane, mentre Costanzo Cortinovis era il rifugista del Curò -, conoscono tragitti e percorsi attraverso una frequentazione pluridecennale. Carlo Bonomi è fotografo professionista, ha il suo studio a Casnigo, e dalle sue escursioni porta a casa immagini magnifiche per la gioia dei parenti e degli amici cui le mostra volentieri. Il cordoglio nei paesi d’origine e in tutta la Valle Seriana è grande: i quattro amici sono molto conosciuti anche al di fuori dell’ambiente alpinistico per le loro attività sociali e parrocchiali - Vito Bosio, per esempio, presidente delle ACLI locali e fratello di Lino Bosio, presidente nazionale, appartiene ad un gruppo di aiuto al Terzo Mondo - ; li accomuna, oltre che la passione per la montagna, la grande generosità ed umanità che li fanno benvolere e ricordare da tutti. Un ricordo che, a 30 anni di distanza, rimane vivo e fecondo perchè nel nome dei quattro amici sono nati gruppi di volontariato ed associazioni benefiche tuttora operanti nella media e bassa Valle Seriana, tra cui il Gruppo araberara 32 Sportivo Amici di Alfredo alla Busa di Alzano, che annovera tra le sue attività anche l’aiuto alla popolazione del Rwanda. “Non abbiamo mai smesso di ricordarli – dice Mario Gamba, di Semonte, amico fraterno di Vito Bosio – da quel giorno tragico ogni anno ci riuniamo per una S. Messa di suffragio, a luglio, alla cappella Albini al Curò. Quest’anno invece ci ritroveremo proprio il 18 marzo presso la chiesetta della Madonna della Montagna di Valbondione, località Grometti, alla partenza della funivia dell’Enel, dove il Parroco di Semonte, don Mario, celebrerà la Messa, seguita dal ristoro presso la “Stala di Mostàcc”. Ed è sempre Mario Gamba che rievoca con commozione la sua lunga amicizia con Vito: ” Siamo cresciuti insieme, per lo più in piazza, anche se la casa di Vito era sempre aperta a tutti e a tutte le ore. Scorazzavamo armati di schioppettini di legno, le tasche piene di elastici e di figurine, calzoni corti in ogni stagione…Oppure stavamo sugli scalini della bottega di mio padre a raddrizzare chiodi, a veder crescere i carri che fabbricava, i primi cassoni dei camion. Poi la scuola, il catechismo, la piccola sala-giochi e, diventati più grandi, le prime escursioni in montagna, cacciando le ruote anche fuori valle, tra acquazzoni e forature. Poi la pausa soldato, lui tra gli Alpini mentre io lo aspettavo a casa. Finita la naja, il ritorno, e la gioia di condividere con lui la felicità del mio matrimonio. La domenica si va in alto, si va in montagna, lui è più bravo e mi guida. Qualche volta sconfiniamo a Grenoble, mi ha confidato che c’è una francesina che forse, chissà…E invece un giorno, di colpo, tutto finisce. Perché proprio lui? – continuo a chiedermi. Ogni anno che passa tutto ci separa, anche gli altri amici si fanno radi, eppure… Eppure io quei suoi passi negli scarponi li sento ancora”. LA STORIA ANNA CARISSONI Il piano terra della sua casa, proprio nel centro di Semonte, è tutto un laboratorio: dovunque attrezzi, barattoli di colle e vernici, scaffali ricolmi , disegni, sagome, modelli e quant’altro possa servire – ed esser servito – per le sue molteplici attività: sono ben tre gli ampi “scélter” in cui si dispiegano la vulcanica creatività e la sapiente perizia artigianale di Pietro Guerini, che da qualche anno lavora alla fabbricazione di violini, viole e viole d’amore. “Ma intendiamoci – specifica da subito – questo non è un lavoro: io lo faccio solo per passione, per il piacere di veder uscire dalle mie mani strumenti che non sfi- Pietro che costruisce violini a Semonte gurano di fronte a quelli che escono dalle botteghe dei più famosi liutai”. La molla che ha fatto scattare in Pietro Guerini la voglia di mettersi a fare il liutaio – l’unico, a quanto ci risulta, in Valle Seriana – è la curiosità. “Ho sempre lavorato il legno, ero modellista presso una ditta di Albino, e spesso mi chiedevo ‘Chissà come si fa a costruire un violino?’. La risposta l’ho rimandata fino a qualche anno fa, quando sono andato in pensione e mi sono detto che l’unico modo per saperlo era quello di provarne a costruirne uno”. Guerini si reca a più riprese a Cremona, patria dei liutai, come tutti sanno: si documenta, osserva attentamente, fa domande ai liutai più esperti, si porta a casa libri e manuali e si mette all’opera. Riuscendo nell’impresa di fabbricare - finora - qua- grande emozione ascoltare la musica dei miei strumenti nelle mani di violinisti di professione, quando li hanno usati per un concerto qui all’Oratorio del paese e si sono complimentati per la e le mensole dei suoi laboratori traboccano anche delle testimonianze dei tanti altri hobbies che ha coltivato e che coltiva: minerali, fossili, quadri, sculture…”Il Pietro è un… genio poliedri- si una decina di strumenti che poi mette in bella mostra nella vetrina antica appositamente restaurata nell’atrio di ingresso del suo appartamento. “Peccato che io non sappia suonare – dice – ma è stata una bellezza del loro suono”. Perché per prestarli li presta, ma di venderli, i suoi violini, Guerini non ne vuol sapere. Di questo passo la sua casa rischia di diventare un museo, anche perché gli scaffali, i banchi co – dice Angelo Ghisetti, suo amico da sempre – si farebbe più presto a chiedergli che cosa non ha fatto nella vita, sempre spinto soltanto dalla curiosità e dalla passione, oltre che dalla finissima manualità e dall’inge- MEDIA VALLE 7 Marzo 2008 GAZZANIGA – VIGILI DEL FUOCO Una Targa a ricordo di Cesare Una lapide ricorda, domenica 2 marzo, in una sala del distaccamento dei Vigili del Fuoco di Gazzaniga il sacrificio di Cesare Bertocchi, un pompiere volontario morto nel febbraio del 2007 in un intervento. Ha benedetto la lapide Mons. Gaetano Bonicelli, arcivescovo emerito di Siena alla presenza delle autorità civili e militari della zona e dei rappresentanti del Comando provinciale e dei distaccamenti dei Vigili del Fuoco. (Foto Giuliano Fronzi – Clusone) GANDINO IL PREMIO “BRAVO PAPA’” VA A TALAMONTI Auguri Quirino! Da Gandino allo stadio per tifare Atalanta Il commercio gandinese festeggia un importante compleanno: le “nozze d’oro” di Quirino Savoldelli con la storica attività di Piazza Vittorio Veneto, dove da 50 anni propone tessuti e prodotti d’abbigliamento di alta qualità. Nato nel 1930, il signor Quirino ha scoperto il commercio in famiglia, quando la mamma gestiva analoga attività in via Bettera, dietro il sagrato della Basilica. I suoi modi garbati e la particolare competenza sono tratti distintivi di una puntuale presenza, cui si è per anni affiancata anche la sorella Antonietta. Auguri! segue da pag. 4 gno fuori dal comune: alpinista, speleologo, sciatore, geologo.. E infatti collabora anche col nostro gruppo di appassionati gazzanighesi che sta allestendo il Parco Geologico della Valseriana”. “Per costruire un buon violino – spiega il signor Pietro mentre ci illustra il modello di una viola “Colichon”, il tipo di violino francese del ‘700 cui ha iniziato a lavorare in questi giorni - ci vuole il legno dell’abete rosso della Val di Fiemme stagionato almeno sei anni, mentre per gli archetti ci vogliono crini di cavallo; quanto alle vernici, di diverse sfumature di colore a seconda del tipo di strumento, bisogna darne almeno sette mani, operazione che, considerando i tempi di asciugatura, può protrarsi anche alcuni mesi…” E le ore di lavoro, dal disegno al prodotto finito? “Quelle non le conto nemmeno – risponde con una bella risata – io sono in pensione e il tempo non mi manca”. araberara 33 I ragazzi delle formazioni giovanili dell’Oratorio Gandino tifano Atalanta! Grazie al coordinamento organizzativo dell’Atalanta Club Valgandino i giocatori delle formazioni Esordienti e Pulcini e quelli della Scuola Calcio hanno seguito la partita AtalantaSiena del 24 febbraio direttamente allo Stadio Comunale. Entusiasmo alle stelle per la bella rimonta della squadra di Del Neri e tanti complimenti all’Atalanta Club, che in questi giorni ha anche annunciato che il premio “Bravo Papà 2008” verrà assegnato al giocatore Leonardo Josè Talamonti. La consegna è fissata per il prossimo 1 aprile, quando a Vertova si terrà la tradizionale cena sociale del gruppo presieduto da Enzo Conti. PASSAGGIO A NORD EST il solito giovane grida: “Ma che intellettuali del cavolo. Mentre da noi si fondavano nuove fabbriche, al sud nascevano i diplomifici, tanto che, pure molti somari del nord vi hanno fatto ricorso”. Il discorso sta prendendo una piega razzista ed io intervengo di nuovo: “Che volete farci, tutti i posti chiave del potere sono in mano loro ed è velleitario sperare in una rivoluzione. A partire dal Capo dello Stato, esercito, polizia, carabinieri, guardia di finanza, forestali, magistratura, cattedre universitarie, primariati, condotte mediche, Asl, segretari comunali, poste e telecomunicazioni, tranne che in Alto Adige sono al 65% in mano loro. Ormai è troppo tardi per porvi rimedio. Meglio è collaborare e cercare insieme di risolvere i problemi. Molti di loro sono gente valida e riconoscono che c’è anche una questione settentrionale. Col federalismo fiscale dovremmo riguadagnare il tempo perduto e rimetterci alla pari col resto d’Europa”. “Bravo lei – interviene ancora il giovane lettore del Corriere della Sera – e intanto noi continuiamo a mandarci i soldi. Ma chi crede che paghi per l’immondizia di Napoli? Mica sono fessi la Jervolino e il suo socio Bassolino a dare le dimissioni. Sanno che verranno ancora eletti a furor di popolo, perché hanno saputo distribuire a dovere le rimesse del Nord, in attesa che arrivino altri soldi. Oltretutto, sembra che a Napoli paga- Il Popolo della Lega al gazebo re la raccolta rifiuti sia un optional, come col canone Rai. Con cosa crede che risolveranno il problema?”. Il ragionamento è fin troppo ovvio ed io ricordo quando venne a Leffe l’allora ministro Pandolfi che ci disse che lo Stato stava ripianando i debiti di tutti i comuni: “I sindaci che hanno bene amministrato – sentenziò – si morderanno i gomiti al pensiero di non avere contratto debiti”. Poi arrivarono i famosi “fondi perequativi” con i quali lo Stato intese porre rimedio all’ingiustizia e il comune di Leffe potette realizzare con quei soldi la fognatura di via Monte Grappa, via Stelvio, via Papa Giovanni e lo scolmatore di via Locatelli. Poi tutto riprese come prima. La cosa lascia indifferenti i giovani leghisti, che sembrano alquanto scettici sul futuro del Paese. Il discorso finisce sul Ponte di Messina, che qualcuno del Popolo delle Libertà vorrebbe porre ancora sul tappeto. Il popolo della Lega Nord non ne sembra altrettanto convinto. Cerco di convincerli che è un’opera di prestigio internazionale, che potrebbe rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo e dare una boccata d’ossigeno alla Sicilia, ma io stesso non ne sono molto convinto. Ho appena finito di citare l’Autostrada del Sole e non mi sembra il caso di insistere. Il gruppo dei giovani si è nel frattempo infoltito. Un nuovo arrivato accenna alla corruzione imperante e chiede se non sia il caso di escludere per legge gli inquisiti dalla competizione elettorale. “E’ un falso problema – rispondo – In una democrazia compiuta bisogna lasciare agli elettori il compito di scegliersi i propri rappresentanti. Il pericolo di una magistratura schierata politicamente espone al rischio di vedere un potere non espressamente eletto dal popolo condizionare le scelte dei cittadini. Abbiamo già i sindacati che pretendono di imporre la loro volontà in campi non di loro stretta competenza ed i risultati sono sotto gli occhi di tutti. Stipendi sempre più bassi e industria allo sbando”. Poi mi dilungo a parlare delle mie esperienze di sindaco, quando la Guardia di Finanza, su denuncia del gruppo di opposizione, per una intera settimana mise sottosopra gli uffici comunali, alla ricerca di chissà quali corpi di reato. Se ne tornarono a casa con la coda fra le gambe, ma io tremo ancora oggi al pensiero che un piccolo errore, una svista di qualche impiegato, avrebbe potuto crearmi gravi problemi. Immagino ancora la sottile soddisfazione del magistrato di turno se avesse potuto incriminare un sindaco leghista. Eppure anch’io avevo fatto le mie belle denunce. Appalti truccati, falsi in atto pubblico, sparizione di documenti, il tutto perfettamente documentato, ma mai una sola volta ho visto aprire un’inchiesta. I miei esposti sono sempre stati archiviati. I giovani si sono tutti zittiti e mostrano una faccia delusa. Poi uno si decide a parlare e con aria sconsolata mi chiede: “Ma allora a chi dobbiamo credere? Il mondo è appalto dei furbi?”. Lusingato da quella domanda retorica, monto in cattedra e pontifico: “Avete presente Macchiavelli? E’ stato accusato di scarso senso morale per aver detto che ‘il fine giustifica i mezzi’. In realtà quella sentenza non l’ha mai pronunciata. Intendeva solo dire che quando uno ha raggiunto lo scopo che si era prefisso, gli si possono perdonare anche le libertà che si è preso. Qualcosa di simile la scrisse anche il grande Mao Ze Dong sul famoso libretto rosso, anche se nessuno se ne è scandalizzato: ‘Generalmente, quando una cosa riesce, è giusta, quando fallisce è sbagliata’. E’ la saggezza del senno di poi, che trova conferma anche in certi detti popolari: ‘Cosa fatta, capo ha’. ‘L’articolo quinto dei nostri nonni: chi l’ha in mano ha vinto’. E poi – concludo con la finta aria del sapiente di turno – se qualcuno di voi ha fatto l’università, conoscerà certamente la famosa legge, che ogni matricola dovrebbe conoscere, quella del Menga: Chi ce l’ha nel cul, se l’tenga”. Una risata fragorosa pone fine ad ogni discussione e ciascuno si avvia verso casa, perché sta scampanando il mezzogiorno. Carlo Enea Pezzoli