Anno VI - nr. 2 Giugno 2015 www.osa.coop Roma 1985 - Un garage e una passione. L’inizio di un’avventura. L’EDITORIALE di Giuseppe Milanese OSA NEWS (in attesa di registrazione) Periodico ad uso interno riservato ai soci e ai dipendenti OSA DIRETTORE RESPONSABILE Massimiliana Ilari COMITATO DI REDAZIONE Francesco Giuffrida Giuseppe Taddeo REDAZIONE MITO Group srl PROGETTAZIONE GRAFICA E IMPAGINAZIONE MITO Group srl SEDE LEGALE E DIREZIONE GENERALE OSA Operatori Sanitari Associati soc. coop. a r.l. Via Lucio Volumnio, 1 - 00178 Roma Telefono +39.06.710661 Fax +39.06.71066440 [email protected] Finito di stampare nel mese di giugno 2015 dalla tipografia “DigitaliaLab Srl”, Roma Una piccola storia che nasce nelle periferie di Roma Cari Soci, quest'anno ricorre il trentesimo anniversario della costituzione della nostra Cooperativa - fondata nel 1985 - in cui alcuni di noi si coinvolsero più attivamente a partire dal 1989. Il ricordo di quell’inizio resta impresso e caro nella memoria di molti di noi. Il nostro Paese stava allora vivendo un momento particolare, carico di aspettative. Di lì a poco si sarebbero tenuti i Mondiali di calcio in Italia, e noi ragazzi, appena laureati, cresciuti intorno a don Giacomo Tantardini, facevamo a gara (ci era data la speranza per farlo) nell'inventarci soluzioni ai nostri problemi quotidiani e nel creare occasioni di lavoro per noi e per i OSA NEWS 3 L’EDITORIALE nostri amici. Tutti gli spunti buoni in cui ci imbattevamo nelle nostre giornate ci apparivano come occasioni e possibilità positive. E la “forma cooperativa” era assolutamente consona al modo in cui avevamo vissuto gli anni dell'Università. Ciascuno di noi aveva toccato con mano un modo più bello di vivere insieme. Eravamo riusciti ad affrontare con fantasia e concretezza le necessità più urgenti della vita universitaria, che riguardavano cose semplici, come lo studio e gli alloggi, i libri e le mense. Nacquero così alcune cooperative, e l'idea di poter continuare a lavorare insieme anche dopo l’Università era un orizzonte che ci piaceva. Creare un’azienda nostra, una realtà che appartenesse a chi vi lavorava: in fondo, desideravamo semplicemente essere liberi e creativi anche tra le circostanze inevitabili, stringenti e probabilmente più dure, che l’impegno professionale ci avrebbe riservato. Imparammo molto da amici, più grandi, che già avevano iniziato a sperimentare il metodo cooperativo. Ricordo ancora il presidente di una cooperativa di ristorazione che, dopo aver terminato il proprio lavoro da dirigente, si fermava a lavare i piatti insieme alle persone impegnate nel turno serale. L'idea dell'assistenza domiciliare nacque in tale prospettiva durante il tirocinio nei reparti di malattie infettive: constatavamo drammaticamente quanto fosse inutile e, peggio ancora, disumano, costringere i pazienti a trascorrere l’ultimo periodo di malattia in ospedale. Realizzare, anche in Italia, questo tipo di assistenza ci sembrava una cosa utile per alleviare le sofferenze di tante persone e, contestualmente, una reale prospettiva di lavoro per molti di noi. Molti dei pazienti incontrati in quegli anni erano malati di AIDS, patologia che oltre a rappresentare una grande emergenza, era origine di una diffusa paura sociale, a causa delle fonti non del tutto conosciute del contagio. A quel tempo entrare nelle case dei malati di AIDS non era una cosa che poteva avvenire a cuor leggero. L'incoscienza e il fervore giovanile ci spinsero a provare comunque. Affrontammo anche l’ostilità di alcune baronie, infastidite da quei ragazzi appena laureati che si permettevano di osare così tanto. Triste dimostrazione di tale “operosa diffidenza” sono i numerosi articoli giornalistici dell'epoca che tuonavano contro la nostra iniziativa. Ci accompagnò in questa avventura il professor Giovanni Rocchi che, con la Cattedra di Malattie infettive dell’Università degli Studi di Tor Vergata, fornì ragionevolezza, 4 OSA NEWS scientificità, metodo e anche copertura accademica al nostro fervore di neofiti. Sono personalmente grato al professore per tutto ciò che ci ha insegnato, in particolare per la testimonianza fisica del suo modo di stare accanto alle persone sofferenti. Iniziammo in un garage, di fronte alla piccola parrocchia di Tor Vergata, Santa Margherita Maria Alacoque, abbattuta qualche anno fa per fare spazio a una grande via di transito, la cui apertura comunque fortunatamente non ha cancellato i locali in cui stabilimmo la nostra prima sede. Anche il piccolo bar dove ci ritrovavamo nei momenti di pausa dal lavoro è ancora in piedi. Lì cominciò la storia di OSA che, suggestivamente, racchiude nel proprio nome-acronimo l’audacia e la spensierata baldanza tipiche di quell'età. Assistevamo qualche decina di pazienti, e oggi sono quasi 38.000 gli utenti di cui ci occupiamo nelle loro case e nelle nostre residenze. Negli anni successivi abbiamo imparato a organizzare un’azienda, che nel tempo, comunque preservando la formula cooperativa, è cresciuta al di là di ogni nostra TRENTANNI INSIEME L’EDITORIALE aspettativa. Eravamo pochi, non arrivavamo a dieci, e oggi siamo 2.741. Abbiamo imparato a fare i conti con i ritardi nei pagamenti da parte della Pubblica Amministrazione; abbiamo trovato risposte efficaci per affrontare varie malattie; abbiamo evitato di addentrarci in territori oscuri governati da un’assoluta mancanza di regole; abbiamo cercato di condividere i pesi e le responsabilità, con un sistema diffuso di deleghe e compiti; abbiamo valorizzato le competenze acquisite nell’ambito in cui è maturata la nostra esperienza professionale, così che molti di noi, nel tempo, hanno scelto la nostra Cooperativa come luogo principale e unico in cui svolgere la propria professione. Ricordo ancora gli anni tra il 1997 e il 2000, durante i quali molti di noi scelsero di lasciare gli impegni professionali in università o posti di lavoro pubblici per dedicarsi completamente allo sviluppo della nostra Cooperativa. In quel periodo decidemmo di concentrare le nostre energie in Confcooperative come unico momento di rappresentanza, coscienti della scelta di campo e puntando sulla forza del lavoro di uomini e donne che, insieme, perseguono il medesimo fine. Soprattutto oggi occorre affermare questo con decisione. Non è stato un anno facile per la cooperazione, ma abbiamo il dovere di difendere le nostre storie. Che sono molte in Italia. In Confcooperative, con Federazionesanità, abbiamo avuto modo di conoscere tante altre persone che, giorno dopo giorno, con fatica ed entusiasmo, hanno dato corpo a significative esperienze imprenditoriali. Storie che, se difese e messe in rete, potranno rappresentare in futuro una prospettiva reale per lo sviluppo del welfare nel nostro Paese, nel quale purtroppo la politica implode in logiche di autodeterminazione e non si accorge di chi, costruendo dal basso, chiede solo regole, e non favori. Sono grato per quello che ci è accaduto e che continua, grazie a ciascuno di voi, ad accadere. Per chi si prende cura con calore familiare dei ragazzi disabili (penso ai nostri assistiti di via Majorana e alle loro famiglie), per coloro che accolgono gli anziani nelle nostre residenze (penso alle RSA di Bellagio e alla RSSA di Mesagne, dove trovo io stesso conforto nel constatare con quanta sollecitudine i nostri operatori accudiscono gli ospiti). Penso a voi che, entrando tutti i giorni nelle TRENTANNI INSIEME case delle persone, portate, oltre alla vostra professionalità, quel cuore senza il quale questo mestiere non si può fare. Ovunque, comunque, i nostri soci-lavoratori hanno saputo sostenere con qualità e professionalità il proprio compito quotidiano, da Palermo a Bellagio, dalle residenze nel Foggiano alle case-famiglia di Frosinone. In tutto questo non posso dimenticare i soci lavoratori impegnati nel Policlinico Umberto I, che ringrazio moltissimo. Per loro chiediamo da sempre chiarezza di prospettive, da realizzarsi attraverso una chiara perimetrazione dei servizi forniti o tramite la loro assunzione diretta, nessuno escluso. Da anni sollecitiamo il giusto riconoscimento dell’enorme lavoro che svolgono nei luoghi più difficili dell’Ospedale. E da anni, purtroppo, registriamo con amarezza una grave carenza di risposte adeguate. In questi trent’anni ci siamo confrontati con successo con varie amministrazioni regionali, affrontando differenti modi di agire da parte dei committenti e offrendo molteplici servizi, sociali e sanitari: abbiamo sempre ottenuto, e ne siamo orgogliosi, riconoscimenti ed encomi. In un’Italia diseguale, dove l’Assistenza Primaria è ancora terra di nessuno, senza regole chiare e con enormi difformità di modalità applicative, la nostra Cooperativa ha saputo adattare dinamicamente la propria azione e riscuotere successo. Ma occorre fare un ulteriore passo in avanti, perché nessuno può vivere di passato, tanto meno noi. Chiediamo una chiara definizione delle regole, mediante sistemi di autorizzazione e accreditamento che consentano ai cittadini di scegliere fra erogatori in virtuosa competizione fra loro per qualità ed efficienza. Da parte nostra dobbiamo costruire con le nostre cooperative un sistema di rete territoriale con gli altri professionisti dell’assistenza, medici e farmacisti. Un sistema che arrivi a coinvolgere i nostri stessi assistiti. Penso a una grande rete di cooperative di comunità, che abbiano come soci, oltre ai lavoratori, anche le persone assistite e le loro famiglie. Scoprirete dai numeri del Bilancio Sociale, che descrive tutto ciò che siamo, che quest'orizzonte è possibile, anzi che già esiste. Dovremo solo realizzarlo con formule nuove. Osando. Oggi, come trent'anni fa. OSA NEWS 5 Caro Presidente e cari amici della Cooperativa OSA, è con emozione che mi accingo a scrivere queste righe per celebrare, insieme a tutti voi, il Trentennale della Cooperativa OSA, realtà che oggi svolge un ruolo ben riconosciuto nel panorama nazionale dell’assistenza socio-sanitaria e che ha mosso i primi passi, trent'anni or sono, sotto i miei occhi. Alla fine degli anni '80 infatti, nel ruolo di professore di Malattie Infettive, ebbi modo di apprezzare la capacità organizzativa e dialettica di un gruppo di giovani, studenti o neo-laureati, formati sotto il profilo etico e spirituale di don Giacomo Tantardini. Questi giovani della cooperazione in senso più lato avevano fatto un elemento identitario consono al modo con cui vivevano o avevano vissuto l’esperienza studentesca universitaria, nel corso della quale avevano affrontato problemi organizzativi miranti essenzialmente a ri- Il saluto del prof. Giovanni Rocchi solvere le comuni esigenze di vita identificabili nella necessità di avere spazi per studiare, stanze dove alloggiare, mense in cui consumare i pasti e confrontarsi tra di loro come solo condividendo il cibo si può fare. C'era insomma l'idea di aggregarsi per sostenersi, un concetto alla base dell'essenza stessa della cooperazione. Da alcuni di questi studenti mi fu presentata la problematica, peraltro già da loro fatta propria, di poter operare in forma cooperativa, raccogliendo come una sfida, la possibilità di poter fornire l’assistenza domiciliare alle persone affette da AIDS. Proprio l'assistenza domiciliare, all'inizio degli anni '90, si veniva affermando come uno dei settori portanti nel Sistema Sanitario Nazionale, a fronte dell'inevitabile contrazione, nel corso del precedente quinquennio, del numero di posti letto per degenza ordinaria, resa possibile dall'incremento del 20% annuo del numero di pazienti in assistenza domiciliare per patologie oncologiche e geriatriche. A favore delle persone con AIDS cresceva in quegli anni l’interesse all’estensione di questa modalità di assistenza socio-sanitaria integrata. Ad essa si richiedeva, possibilmente a costi più contenuti rispetto a quelli della ordinaria degenza ospedaliera, assistenza alle persone affette nelle fasi in cui l’intervento sanitario potesse essere proseguito a domicilio, senza che venisse a interrompersi il dialogo con l’unità di cura ospedaliera, che manteneva il ruolo di guida per le terapie specifiche. Le istituzioni di malattie infettive, ospedaliere e universitarie, guarda- 6 OSA NEWS TRENTANNI INSIEME vano con attenzione potenziale all'applicazione, nell'ambito della loro competenza, di questa modalità assistenziale, non senza però un certo grado di “preoccupazione” per quella che poteva apparire una sorta di invasione di campo da parte di una metodologia di assistenza che poteva essere considerata poco aderente alla specificità della condizione delle persone con AIDS. Debbo dire per verità che, grazie forse a un lunga tradizione medica familiare e alla fortuna di aver avuto come maestro di medicina l’insigne infettivologo e clinico medico, professor Giunchi, io percepii con molto favore l’interesse con tanta vivacità testimoniato dalla giovane Cooperativa OSA, a favore del differente approccio assistenziale alle persone con AIDS, specie per quanto tale approccio era fondato su elementi finalizzati alla “umanizzazione” della cura. L’incontro con la proposta da parte di questi giovani al fine di stabilire un’attività collaborativa duratura tra la loro Cooperativa e l’Università, successivamente evoluta con la partecipazione dell’osservatorio epidemiologico della Regione Lazio, consentì lo sviluppo di una fortunata attività scientifica epidemiologico-clinica tra queste tre entità, in quella che all’inizio poteva sembrare quasi una sfida lanciata ad altri gruppi di infettivologi ospedalieri e universitari. Restavano da superare posizioni pregiudiziali pur legittimamente e comprensibilmente difensive di valori culturali e di princìpi terapeutici basati essenzialmente sull’obiettivo di debellare l’agente eziologico al fine di risolvere radicalmente non poche malattie infettive che, nella seconda metà del secolo scorso, potevano essere considerate in via di estinzione. Così fu che venni scelto da quel gruppo di giovani colleghi, ma pur sempre ragazzi, come punto di riferimento culturale e operativo. In effetti la questione del come avvenga che dei giovani studenti o neo-laureati siano accolti nelle istituzioni universitarie e, in genere, in ogni centro medico che vanti tradizioni e finalità culturali, se cioè sia privilegio del “maestro” lo scegliere l’ “allievo” o se non sia piuttosto l’“allievo” che sceglie il “maestro” rimane a mia modesta esperienza irrisolta. La mia impressione, in quegli anni, fu nettamente in favore della seconda modalità sopra elencata. Certo è che alcuni 8 OSA NEWS dei più brillanti giovani medici o diplomati in altra arte sanitaria, costituirono un primo nucleo attivissimo per giungere alla soluzione di alcuni quesiti che l’attività domiciliare poneva. Sono convinto che le difficoltà e le nuove sfide poste dalla peculiarità e gravità dell’infezione da HIV, il rischio inerente alla possibilità di contrarre infezioni nel corso dello svolgimento di attività assistenziali, e non ultimo il richiamo profondo esercitato dalla formazione universitaria che nella facoltà di medicina pone al centro di ogni attività il dovere di soccorrere e sostenere per quanto possibile l’essere umano in difficoltà, abbiano costituito gli elementi primari di stimolo aggregativo nel dirigere così positivamente le fasi iniziali di questa esperienza assistenziale della Cooperativa. Infatti quasi paradossalmente la presa di coscienza di tante difficoltà iniziali e delle esigenze di correttezza comportamentale necessa- Ai soci e a tutti gli a occasione del Trent ria delle proprie radi un particolare impe che operi nel settore ria a far convivere amicizia, libere opinioni e realtà gerarchiche pur alleviate dalla condivisione di pesi lavorativi e responsabilità, ha fatto sì che molti soci abbiano abbandonato posizioni e impegni professionali in università o posti di lavoro pubblico per dedicarsi a tempo pieno allo sviluppo della Cooperativa. A proposito della determinazione a far decollare l’impresa dei singoli cooperanti, ricordo di aver inviato per arricchimento culturale su alcune tematiche di comune interesse uno dei giovani medici per un breve stage presso il prestigioso istituto di neuropsichiatria infantile dell’Università La Sapienza di Roma, affidandolo a un ricercatore giovane ma di TRENTANNI INSIEME piena maturità. Qualche mese dopo incontrando il collega neuropsichiatra gli chiesi che impressione avesse ricavato sul giovane interno. Lo psichiatra mi rispose con una sola parola: “Un soldato”. Non posso negare tuttavia che mi sorprese piacevolmente di poter costatare la lucidità con cui i giovani della Cooperativa si confrontarono con le difficoltà poste dal varo dell’attività di assistenza domiciliare alle persone con AIDS, partendo dalla strutturazione degli interventi necessari identificati in ambiti diversi, quali assistenza sanitaria, assistenza psicologica mirata, assistenza sociale, servizi alla persona e interventi terapeutici specifici. Fortuna e logica collaborarono a dar corpo alla felice intuizione di aver a che fare con una malattia certamente terribile e sotto vari aspetti radicalmente nuova che pure con l’intervento di terapie associate di nuovi farmaci anti-infettivi virò abbastanza termini di crescita progressiva e costante oltre che di leadership nella realtà cooperativistica integrata applicabile a diverse condizioni morbose e di disagio sociale. Ai soci e a tutti gli amici della Cooperativa OSA auguro, in occasione del Trentennale, di conservare sempre memoria delle proprie radici che costituiscono le fondamenta di un particolare impegno lavorativo di ciascuno dei soci che operi nel settore socio-sanitario. So bene che essi non ignorano certamente quanto possa essere gratificante a fine giornata ripercorrere gli eventi occorsi durante essa, quando, nel rispetto assoluto dei doveri di ufficio, compiendo cioè semplicemente il proprio dovere, si è avuta l’occasione di donare qualcosa in più, vogliamo dire un supplemento di solidarietà e affetto a persone in condizioni di disagio, bisognose di rispetto della propria dignità di esseri umani. Proseguite dunque mici della Cooperativa OSA auguro, in tennale, di conservare sempre memoici che costituiscono le fondamenta di egno lavorativo di ciascuno dei soci e socio-sanitario. celermente verso una condizione di cronicizzazione assimilabile, in effetti, a quella di molte patologie neoplastiche e geriatriche, per le quali il trattamento domiciliare era già collaudato e certamente efficace. È con vivo compiacimento che ho ripercorso brevemente con voi eventi relativi all’inizio di una attività congiunta tra un primo nucleo di giovani della Cooperativa, dai quali fui interpellato con una semplice richiesta di collaborazione allo sviluppo di un’impresa rivelatasi nient’affatto avventata e sotto molti aspetti tecnici e umanitari fruttuosa. L’evoluzione di questi esordi fortemente voluti da questi giovani appare oggi quasi fosse scontata in TRENTANNI INSIEME nel cammino intrapreso, senza nutrire dubbi sul fatto che agire secondo princìpi di onesta e sussidiarietà porti comunque ad operare bene nel campo medico-sociale, rendendo, nei limiti del possibile, partecipi alle decisioni relative alle cure gli assistiti stessi, sulla base del principio che se il paziente è coinvolto e fa proprio il sentimento di appartenenza che costituisce l’asse portante della cooperazione, allora egli stesso può divenire parte del team, come soggetto attivo, socio degli operatori sanitari e non più semplice oggetto di cure. Con viva cordialità, Giovanni Rocchi OSA NEWS 9 ALCUNI MOMENTI DELLA NOSTRA STORIA CON PAPA FRANCESCO “Sei contento che siamo venuti? E ora continua così, alla grande!”: con tutta la loro spontaneità Gianfranco e Ivan, due giovani con difficoltà psichiche, hanno stretto Francesco in un abbraccio, ringraziandolo per aver incontrato nella Casa Santa Marta mercoledì mattina alle 9, prima dell’udienza, una rappresentanza dei disabili assistiti a Villa Bianca e Casa Melissa a Mesagne, vicino Brindisi. E il Papa ha ri- Una carezza del Papa Papa Francesco con gli ospiti del Centro di via Majorana, struttura gestita dalla Cooperativa OSA (novembre 2013) Alcuni soci di OSA con Papa Francesco (gennaio 2015) Udienza concessa a Confcooperative (febbraio 2015) 10 OSA NEWS I bambini del centro diurno Nino Jesus, una delle realtà interessate dal progetto di solidarietà Mama OSA (settembre 2010) sposto chiedendo anzitutto di pregare per la sua missione a servizio della gente e della Chiesa. I sacerdoti, ha aggiunto, hanno bisogno della preghiera dei fedeli, del loro sostegno. E ha poi invitato “a pregare insieme la Madonna”, prima di impartire la benedizione. Francesco ha anche salutato a uno a uno ammalati e assistenti — trenta persone in tutto — a cominciare dalle religiose figlie di San Camillo, guidate dalla superiora locale suor Margherita, e dal presidente della Cooperativa Operatori Sanitari Associati, Giuseppe Milanese. Tutte le persone con disabilità — c’erano bambini, giovani e anziani — hanno consegnato a Francesco “lettere e disegni preparati con tanta emozione e gioia” spiega Milanese. È stata, infine, Samantha Carrozzo, un’operatrice sanitaria, a rivolgere al Papa il saluto “ufficiale”, assicurandogli l’impegno a portare avanti la missione di servizio alle persone costruendo, giorno per giorno, una comunità di amore. (Articolo tratto dall'Osservatore Romano del 7 maggio 2015) TRENTANNI INSIEME Papa Francesco e Ivan (maggio 2015) TRENTANNI INSIEME La delegazione degli operatori e degli assistiti di Villa Bianca di Mesagne e di Casa Melissa ricevuta dal Papa (maggio 2015) OSA NEWS 11 SOMMARIO 03 06 10 14 18 20 22 24 28 30 32 34 38 40 42 44 46 48 54 56 Editoriale Il saluto del Prof. Giovanni Rocchi Una carezza del Papa TI RACCONTO OSA: DAL 1985 AD OGGI I 30 anni di OSA raccontati dal Direttore sanitario Francesco Giuffrida Il servizio AIDS sociale, il punto di partenza di una lunga storia “Trent'anni dopo il DNA di OSA è ancora intatto” “Partecipiamo alle gare solo se certi delle regole e della qualità dei servizi per i cittadini” “Siamo cresciuti insieme, ora scriviamo la storia di OSA dei prossimi 30 anni” STORIE DI CURA E ASSISTENZA. OSA VISTA DA OPERATORI E ASSISTITI La storia di M., da 15 anni assistito dalla Cooperativa OSA “Con la Cooperativa c'è stato un colpo di fulmine” I soci non italiani, l'anima multiculturale di OSA Assistenza ai disabili universitari, un servizio d’eccellenza di OSA La vita oltre la disabilità: il racconto di Ketty La testimonianza degli operatori OSA: storie di stra-ordinaria assistenza “Quando, alla fine del lavoro, l'assistito ti sorride significa che hai fatto bene il tuo dovere” Il Centro diurno semiresidenziale raccontato dalla Responsabile sanitaria Felicia Carletto L’ECCELLENZA DI OSA Qualità e formazione, così OSA è cresciuta in questi 30 anni Il contributo di OSA alla comunità scientifica dal 1997 ad oggi IL BILANCIO SOCIALE 2014 E I PREMI Bilancio sociale 2014: un anno positivo Premio Melissa Bassi e Premio Vittorio Crisponi, per non dimenticare OSA NEWS NATALE 13 TI RACCONTO OSA: DAL 1985 AD OGGI “La mia storia segue molto quella della Cooperativa. Siamo passati entrambi da essere artigiani a fare sistema. OSA ha vinto la sua sfida: in questi 30 anni ha sempre cercato di essere innovativa e all’avanguardia!” I 30 anni di OSA raccontati dal Direttore sanitario Francesco Giuffrida “Si metta comoda! Se ha disposizione qualche mese le posso raccontare tutta la storia di OSA dalla nascita ad oggi!”. Esordisce con queste parole Francesco Giuffrida, Direttore sanitario di OSA dal 2001, che ogni giorno arriva in ufficio con la sua bicicletta percorrendo 15 km all’andata e 15 al ritorno. “Ho iniziato a spostarmi in bici da qualche anno perché è l’unico modo che ho per fare un po’ di attività fisica”. Alla mano, concreto. Si presenta così il dottor Giuffrida che ci dedica, nonostante gli impegni, un paio di ore per parlare di come OSA è nata e si è trasformata in questi 30 anni. LOREM IPSUM DOLOR SIT AMET Come nasce OSA? OSA nasce da lontano. Un gruppo di amici formato da medici, psicologi e assistenti sociali che ha condiviso gli anni degli studi universitari decide di costituire nel 1985 la Cooperativa OSA per continuare a lavorare insieme a Roma. Ognuno di loro proviene da una regione diversa dell’Italia: Campania, Calabria, Puglia, Sicilia ma tutti desiderano vivere e lavorare nella Capitale. Cosa caratterizza i primissimi anni di vita della Cooperativa? Nei primi anni di vita, OSA è formata da una piccola realtà di circa 10-20 persone e le attività principali sono essenzialmente due: fare formazione attraverso corsi a pagamento e fare attività ispettiva presso impianti di ristorazione collettiva (mense scolastiche e ospedaliere) in favore delle ditte che gestiscono gli stessi impianti. In particolare, OSA si occupa di prendere campioni di cibo e analizzarli, fare tamponi microbiologici sulle mani e ispezioni sul posto. Si tratta di attività che per OSA sono fondamentali per mantenersi ma sono molto lontane da quello che la Cooperativa vuole diventare. Successivamente, nel corso degli anni ‘90 il mondo delle ispezioni si separerà dalla Cooperativa assumendo una nuova ragione sociale. Alla fine degli anni ‘80 entriamo a far parte del mondo di OSA anche io e l’attuale presidente Giuseppe Milanese. Quando iniziamo la nostra avventura in OSA siamo ancora studenti di medicina. Siamo stati colleghi di corso e ci 14 OSA NEWS TRENTANNI INSIEME siamo laureati entrambi nel 1989. Lei inizia la Sua avventura occupandosi proprio dell'attività ispettiva. Prima di diventare Direttore sanitario, in quali settori si muove e ha la possibilità di fare esperienza? Parallelamente quali sono i primi servizi, i primi passi compiuti da OSA? Ho cominciato come ispettore facendo le ispezioni scolastiche: era un lavoretto che mi permetteva, da studente, di guadagnare qualche soldo da tenere in tasca. Non avrei mai immaginato che OSA sarebbe diventata la realtà che è oggi e soprattutto che io sarei rimasto a lavorare qui per 30 anni! Durante il periodo della specializzazione in geriatria ho iniziato a fare assistenza ai pazienti malati di AIDS. Determinate tematiche, come il trattamento dei sintomi di fine vita, la progressiva non autosufficienza, la progressiva ingravescenza dei sintomi, la necessità di essere assistiti nelle attività quotidiane, sorprendentemente mi hanno portato a trattare dei temi abbastanza vicini ai miei studi perché il paziente con AIDS ha tanti problemi (il virus aggredisce purtroppo tutti i sistemi da quello nervoso a quello epatico), per cui il decadimento progressivo non è troppo diverso da quello dell’età avanzata. Sono stati anni pioneristici nel corso dei quali ho girato con una vecchia motocicletta portando campioni di sangue, facendo interventi anche notturni. Insomma erano gli anni ruggenti! Nel frattempo il gruppo di persone che si stava occupando dell'attività ispettiva si separò dalla Cooperativa creando una società autonoma. In questi anni inizia ad affiorare prepotentemente l’emergenza AIDS e il gruppo di medici infettivologi che lavorano dentro OSA ottiene, nel 1990, dal Comune di Roma, la convenzione per l'Assistenza Domiciliare Sociale ai pazienti affetti da HIV. Le figure professionali coinvolte sono l'assistente sociale, lo psicologo, l'assistente domiciliare, gli autisti per accompagnare i malati presso i centri di cura. Si tratta del primo finanziamento pubblico ottenuto da OSA. Qual è il valore aggiunto offerto dalla Cooperativa per questo servizio? A questa compagine OSA aggiunge intelligentemente, a spese proprie e di sua volontà, un servizio sanitario offrendo le competenze di medici e infermieri per fare terapia a casa alle persone in fase terminale o impossibili- TRENTANNI INSIEME tate a muoversi. Gli assistiti si aggirano intorno ai 100200 e i soci lavoratori presenti in OSA sono circa 40-50 persone. Nel 1992 questa attività viene riconosciuta dalla Regione Lazio che stipula una convenzione regionale, servizio tuttora in atto. Questi sono i primi servizi, i primi passi con cui OSA inizia a vivere, a finanziarsi grazie al settore pubblico. Come inizia l’attività di assistenza agli anziani? Nel 1993 ho finito la specializzazione in geriatria e con OSA iniziamo a erogare i servizi a domicilio per anziani (ADI). Insieme a Marco Attardi, mi occupo della loro organizzazione. Nel luglio 1993, OSA si aggiudica la gara di appalto per offrire assistenza domiciliare agli anziani per territorio (per territorio significa che bisogna soddisfare ogni tipo di servizio richiesto ad eccezione di quelli legati all’AIDS che hanno un servizio a parte) presso la ASL Roma 5 che nel 1995 diventerà ASL Roma B in quanto si unirà ad essa la ASL Roma 3. Il servizio diventa assistenza infermieristica e riabilitativa. OSA, anche in questo caso, aggiunge interventi medici rivolgendosi per il 70% ad anziani, per il 10% a pazienti oncologici e per il 20% a pazienti con malattie neurologiche progressive in fase avanzata come la sclerosi multipla, la distrofia muscolare, la SLA. Gli assistiti diventano circa 500-600. Nel triennio 1995-1998 accadono alcuni importanti avvenimenti che segnano la storia di OSA. Ce li può raccontare? Nel 1995 OSA cambia presidente. A maggio 1997 la nostra Cooperativa perde la gara con la ASL Roma B e vive un momento di grande difficoltà. Nell'estate del 1997 arriva un segnale di ripresa e di speranza con la vittoria della gara d’appalto con la ASL Roma F che coinvolge i settori extraurbani di Civitavecchia, Bracciano, Campagnano e Cerveteri. Ma la crisi, purtroppo, è ancora una minaccia e OSA rischia di chiudere e, per questo, avviene un nuovo cambiamento della direzione. Il 1997 è un momento epocale, OSA rischia il default economico e viene nominato l’attuale presidente, Giuseppe Milanese. Nasce, in questa cornice, il gruppo odierno. All’inizio OSA opera solo nel Lazio e per poche ASL romane. Quando arriva la svolta? Sempre nel 1997 usciamo dai confini regionali laziali vin- OSA NEWS 15 TI RACCONTO OSA: DAL 1985 AD OGGI cendo la gara d'appalto specialistica sempre per il servizio di AIDS per la zona di Ravenna in Emilia-Romagna, regione che ha una tradizione di cooperazione fortissima. La svolta arriva nel 1998 quando ci aggiudichiamo la ASL Roma E che è una realtà molto grande e di nuovo urbana. Il lavoro è differente ma motivante. Poi è la volta della conquista della ASL Roma D. Nel 2002 arriva Latina. Seguono Foggia, Palermo, Matera, L'Aquila. Inizia a configurarsi un mondo simile a quello attuale. Si arriva così allo scenario dei nostri giorni in cui siamo in grado di offrire ben sei differenti servizi socio-sanitari: dall’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) all’Assistenza socio-sanitaria privata con il Servizio MaiSoli; dalla Gestione Residenze ai Centri di Riabilitazione ai Servizi Socio-Assistenziali fino ai Servizi Ospedalieri. La Sua nomina a Direttore sanitario è un momento importante per lei e per OSA… La mia storia ovviamente segue molto quella della Cooperativa. Nel 2000 ho iniziato a lavorare per una residenza sanitaria del Lazio per fare il direttore e quindi decido di lavorare part-time per OSA. Nel 2001 la Cooperativa condivide con me l’esigenza di istituire la Direzione sanitaria e di volermi mettere a capo della struttura. Fui affiancato da un collaboratore, Daniele Palumbo, allora specializzando mandato dalla Cattolica come tirocinante e oggi Vicedirettore sanitario. Io intanto mi ero iscritto al corso di specializzazione di Igiene e Medicina preventiva che finiva nel 2002 e che era indispensabile per ricoprire il ruolo che mi era stato affidato. Per dieci anni sono stato anche il responsabile del Centro per la formazione e delegato alla sicurezza, ruolo che oggi ricoprono altri soci della Cooperativa. Ormai sono passati 14 anni da quella nomina e le avventure sono state tante, impegnative, burrascose ma anche piene di soddisfazioni! Ci spiega cosa significa essere a capo della Direzione sanitaria di OSA? La Direzione sanitaria ha una connotazione ben definita all’interno di un ospedale… in parole semplici il direttore sanitario è il responsabile dell’attività sanitaria. La difficoltà è spiegare cosa fa la Direzione sanitaria in OSA. Qui abbiamo una pluralità di servizi che non sono solo sanitari, sono poco clinici e molto assistenziali. Nel tempo, seppure con mille difficoltà, siamo riusciti a dare alla nostra Direzione sanitaria una procura precisa: sorvegliare gli aspetti igienico-sanitari, ridurre i rischi per i 16 OSA NEWS pazienti, trasmettere i dati di attività sanitaria, fare le denunce obbligatorie, tenere le cartelle, verificare che il personale possieda i titoli per l’esercizio delle professioni sanitarie in ordine. Sicuramente la Direzione sanitaria dovrebbe coordinare tutta l’attività. È un ruolo difficile e richiede grande capacità di mediazione. Il mio ruolo più che essere gerarchico deve essere di supporto, di indirizzo, connettivo fra i diversi servizi che altrimenti stentano a parlarsi. È un ruolo di gestione del personale e di trasmissione delle informazioni. Ieri e oggi. Come è cambiata OSA? OSA ha avuto un’evoluzione che è un continuum, passando da un livello artigianale a un livello industriale. Anche l’organizzazione si è dovuta adattare: prima tutti facevamo tutto, poi nel tempo le funzioni si sono specializzate e sono stati costituiti i diversi uffici e le direzioni che caratterizzano l’attuale articolazione funzionale della Cooperativa. Aumentando la struttura, anche le sedi sono cambiate: siamo stati a Tor Vergata, Casalbertone, Via Palmiro Togliatti, di nuovo a Tor Vergata, Via Rizzieri, per stabilizzarci poi a Via Volumnio e a Via Vallerotonda. Anche i rapporti istituzionali si sono specializzati: quando una società è piccola c’è un capo che cura tutto. Quando una società diventa grande resta una funzione di guida ricoperta dal Presidente che gestisce i rapporti più importanti. I rapporti con le singole Istituzioni vengono coor- TRENTANNI INSIEME scono da molti più anni di noi le residenze sanitarie ce ne sono tantissime. Abbiamo come competitor gruppi francesi che gestiscono 50 residenze e in confronto a loro noi siamo una realtà molto piccola! dinati dalle singole funzioni per competenze. La Direzione sanitaria, ad esempio, si relaziona con le Direzioni Sanitarie delle ASL e degli ospedali. Che percezione hanno di OSA dall’esterno? Ottima! Dall’esterno ci percepiscono come una struttura valida e ben organizzata. Ci stimano perché siamo un gruppo di persone che ha fatto un percorso incredibile, che ha messo su una struttura molto grande per essere una Cooperativa. E poi non diciamo mai di no: diamo risposte a richieste di intervento sanitario veramente complesse ma lo possiamo e lo sappiamo fare perché dietro c’è un’esperienza vera, frutto di tanti anni di lavoro. In effetti siamo degli esperti nella gestione dei casi complessi dei servizi a domicilio. Il gruppo di coordinamento ha un nucleo storico, presente sin dall’inizio e anche molti operatori, che lavorano in Cooperativa da quindici, da vent’anni, sono la memoria storica di OSA. La reputazione e l’esperienza sono tutto nella sanità. Qual è il servizio a cui è più affezionato? Il servizio a cui sono più legato è quello domiciliare perché è quello che facciamo da sempre ed è anche la nostra peculiarità. Siamo tra i più attivi in Italia, certo non siamo gli unici. La Regione dove siamo più presenti è il Lazio perché collaboriamo con 5 ASL (2 urbane, 2 extraurbane e Latina) su 12. Invece di società che gesti- TRENTANNI INSIEME Ha un aneddoto da condividere con i lettori di OSA News? A luglio del 1998, la Cooperativa stava vivendo una situazione drammatica perché l’anno prima avevamo perso l’appalto per il servizio presso una grossa ASL romana e potevamo contare solo sul servizio AIDS. Avevamo iniziato a lavorare per una ASL extra-urbana, ma il servizio era di modesta entità. Nel frattempo avevamo deciso di partecipare alla gara per l’assistenza domiciliare presso un’altra ASL molto importante e centrale, che comprende tutta la zona di Roma nord, quindi un bacino ampio e ricco di prospettive di sviluppo. Noi avevamo mandato il progetto di gara con l’offerta economica ma eravamo consapevoli della superiorità del nostro competitor che, a quel tempo, gestiva lì il servizio di assistenza domiciliare. Sapevamo di avere poche possibilità ma tentammo lo stesso. Ricordo ancora come fosse ieri il giorno di apertura dei plichi… fu chiesto a me di partecipare perché l’esperto dell’Ufficio Gare era impegnato altrove. La commissione aveva già analizzato gli elaborati progettuali: quel giorno avrebbero dichiarato i punteggi e contestualmente guardato l’offerta economica. La seduta si svolgeva dentro una sala affrescata del Santo Spirito, struttura storica del 1200. Io ero seduto di fronte ad un enorme affresco della Divina Provvidenza! La Commissione di gara ci valutò anche in base alle referenze ottenute dall’altra ASL dove stavamo lavorando e questo ci permise di ottenere lo stesso punteggio di qualità del nostro competitor. Si aprirono le buste con le offerte economiche (che allora erano in lire) e risultammo noi vincitori: la nostra proposta era di poche lire in meno rispetto a quella dei nostri avversari. È stato per me un momento di straordinaria commozione. E ovviamente ha rappresentato un momento di svolta per OSA perché ha permesso alla Cooperativa di riprendersi dopo aver rischiato il default. Cosa augura alla grande famiglia di OSA per il suo speciale compleanno? Auguro a tutti noi di non perdere mai la direzione giusta… di restare sempre in quel solco che abbiamo seguito fino ad ora e di continuare a fare il meglio per i nostri assistiti e il meglio per i nostri lavoratori. OSA NEWS 17 TI RACCONTO OSA: DAL 1985 AD OGGI “La storia del servizio di assistenza domiciliare alle persone affette da Aids è, al tempo stesso, la storia della Cooperativa e la storia di molti di noi: i soci lavoratori della prima generazione. Una curiosa convergenza che vede nel 1990 l’avvio concreto di un percorso lungo e significativo. È per questo che il servizio, oltre che per la sua natura unica e peculiare per la tematica che affronta quotidianamente, simboleggia la vita stessa di OSA e dà a molti operatori della prima ora un senso di appartenenza forte e consolidata nel tempo. Ancora oggi il servizio viene citato da molti di noi nelle occasioni importanti come il punto di inizio di una lunga storia che ci appartiene, ci ha formati, ci ricorda da dove siamo partiti e cosa via via abbiamo costruito. Quello che siamo oggi, in termini di professionalità acquisita ed esperienza, è da lì che nasce e prende avvio”. Giuseppe Taddeo, psicologo impegnato nella Divisone Sociale, è Il servizio AIDS sociale, il punto di partenza di una lunga storia Giuseppe Taddeo, psicologo impegnato nella Divisone Sociale, socio di OSA dal 1992, ripercorre la storia dell'assistenza domiciliare alle persone affette da HIV: “Quello che siamo oggi, in termini di professionalità acquisita ed esperienza, è da lì che nasce e prende avvio” 18 OSA NEWS socio di OSA dal 1992. Una vita professionale e umana legata alla Cooperativa e al servizio AIDS sociale, il primo messo in piedi da OSA, la pietra angolare su cui la Cooperativa ha costruito una storia trentennale tutta da raccontare. “Era il 1990 (successivamente nel 1992 nasceva il TAD sanitario a seguito della convenzione con la Regione Lazio) quando il servizio fece il suo esordio nel panorama dei servizi del Comune di Roma. È stato uno tra i primi in Italia ad affrontare la questione dell’AIDS - spiega Taddeo - che solo da pochi anni si conosceva. Era il tempo dell’allarmismo sociale per quella che da tutti era percepita come l’emergenza più temuta e dagli effetti catastrofici. L’AIDS faceva notizia, destava grossi timori ed era in primo piano nel dibattito sociale. Ricordo come, pur inesperti e giovani, abbiamo dato vita a un servizio nuovo che non poteva avere alcun modello di riferimento nel panorama di quelli esistenti al momento. Oltretutto, si trattava di entrare nel contesto più intimo e personale dell’utente, ovvero la sua casa, la sua famiglia, il suo ambiente più intimo. È sulla nostra pelle quindi che abbiamo modellato la metodologia più idonea e le strategie di intervento che rispondessero alle complesse problematiche che i primi utenti presentavano”. I primi passi del servizio di assistenza ai malati di AIDS sono diffiTRENTANNI INSIEME cili, incerti, emotivamente complicati. Sono gli anni “delle continue morti” in cui “ogni nuovo decesso, che avveniva solo dopo mediamente tre mesi dalla conoscenza dell’utente, era ogni volta per tutti una dura prova sul piano emotivo e umano”. Taddeo ripercorre idealmente quel periodo quasi pionieristico. “Ci siamo formati direttamente sul campo e così abbiamo potuto, grazie anche agli errori facili e ai tentativi non riusciti, consolidare le modalità di intervento più idonee. Il servizio lo abbiamo disegnato man mano, attraverso la sperimentazione di modalità operative e interventi che non potevamo mutuare da nessun’altra esperienza. L’attività del servizio ci ha messi a confronto con mondi sommersi, con una umanità al limite della percezione sociale comune: il mondo della tossicodipendenza, del transessualismo, della marginalità sociale più estrema. Esperienze molto forti per tutti noi che hanno permesso un percorso di profonda crescita e maturazione sia sul piano personale sia su quello professionale”. “La Cooperativa era tutta lì - prosegue ancora Taddeo -. Nel servizio erano impegnati operativamente e concretamente i fondatori e coloro che si sono aggregati nella prima fase della sua storia. Molti di noi sono ancora parte di OSA, seppure nel tempo si siano dedicati ad altri settori. Un coacervo di persone all’epoca che, forte della motivazione, dell’entusiasmo e della passione per le sfide del momento, ha intrapreso un viaggio che, nel tempo, si è arricchito di nuove esperienze in ambiti molto diversi”. Siamo all'inizio della storia, la sede della Centrale operativa si trova in via Passo Lombardo, una struttura piccola con due soli ambienti. “Tutto - racconta ancora Taddeo - si concentrava in quei pochi metri quadrati, oltre una anonima saracinesca: medici, psicologi, assistenti sociali, ma anche la parte amministrativa. Tutto il personale della Cooperativa convergeva lì per giornate intense, in cui il confronto continuo era occasione di rinforzo e sostegno personale per le forti ripercussioni emotive che generava l’assistenza a persone in condizione terminale. Si operava in una dimensione di gruppo forte e coesa. Per necessità. Per scelta”. Nei primi anni di attività la competenza territoriale del servizio era TRENTANNI INSIEME molto estesa. Gli operatori di OSA erano chiamati spesso ad attraversare 14 delle 19 circoscrizioni in cui era suddiviso, all'epoca, il Comune di Roma. “Era un’area urbana che ci portava, da una estremità all’altra della città, a entrare sommessamente e in modo assolutamente anonimo nelle case di persone che ci accoglievano per necessità di assistenza e sostegno, conforto e aiuto concreto. Ma non ci limitavamo alla attività assistenziale quotidiana, alla mera erogazione di prestazioni. L’attenzione era anche nell’osservare e analizzare il fenomeno così come, particolarmente in una prima fase, stava emergendo: l’entità rilevante per l’elevato numero di assistiti, per le problematiche che presentava, per le connotazioni sul piano clinico, sociale e psicologico”. Grazie alla grande quantità di dati raccolti, il servizio ha costituito, con il passare del tempo e dell'esperienza di lavoro, un punto di osservazione privilegiato nello studio dei malati di HIV. “Tutto ciò ha portato OSA a numerose collaborazioni, ad esempio, con l’Osservatorio Epidemiologico della Regione Lazio, l’Istituto Superiore di Sanità e l’Università Tor Vergata per la messa a punto di studi e ricerche che sono approdate a convegni nazionali e internazionali, fino a vincere addirittura alcuni premi per i più significativi contributi apportati alla comunità scientifica. In ogni corso promosso dall’Istituto Superiore di Sanità che in quegli anni aveva istituito il P.F.H. (Piano Formazione HIV) eravamo sempre presenti in qualità di relatori per formare gli operatori che provenivano da tutta Italia”. Il viaggio nella storia di OSA e del servizio AIDS sociale è quasi finito. Ma c'è spazio ancora per qualche ricordo. “Con Marco Attardi, protagonista anch'egli di questo lungo percorso lavorativo, abbiamo ritrovato l’agenda su cui si annotavano gli appuntamenti e gli impegni fissati per gli assistiti. Sfogliandola assieme, prepotentemente sono riemersi nomi dimenticati, volti e storie, emozioni e aneddoti che ci hanno segnato. Un tuffo nel nostro passato, una memoria di noi all’epoca e di cosa vivevamo a contatto con gli utenti che oggi non ci sono più. Tantissimi, centinaia, ognuno dei quali ha lasciato un ricordo indelebile. È una storia, la storia di OSA, che ha un punto di inizio lontano e che oggi festeggia 30 anni di vita”. OSA NEWS 19 TI RACCONTO OSA: DAL 1985 AD OGGI “Ho iniziato a lavorare con OSA quando la sede era in campagna, a Tor Vergata, nell’estrema periferia di Roma. Era il 1990 e lo studio era al piano terra di un piccolo stabile. Dalle finestre si vedeva una distesa di immensi prati. Ero stata assunta con un doppio ruolo, segretaria e ragioniera. Due funzioni, uno stipendio di 900 mila lire. Attualmente collaboro per Ab Consulting 2006 S.r.l., un progetto iniziato a gennaio 2011. La nostra azienda offre assistenza e consulenza amministrativa “Trent'anni dopo il DNA di OSA è ancora intatto” Giulia Stefanini, uno dei primi soci della Cooperativa: “Ricordo ancora il mio primo colloquio e le parole dell’attuale presidente. Mi disse: lavorare in un gruppo con spirito di squadra, stare vicino alle persone in difficoltà e alle loro famiglie in un modo nuovo, con grande professionalità e umanità” 20 OSA NEWS principalmente alle società del network OSA. È stata fatta molta strada e la mia vita ha camminato parallela a quella della Cooperativa”. Così Giulia Stefanini sintetizza in poche parole l’evoluzione della Cooperativa nel corso dei suoi primi 30 anni di attività: dall'era pionieristica della sede in locali low cost a una piccola holding che punta a rendere autonome alcune articolazioni del proprio modello gestionale immettendole sul mercato perché si facciano strada in virtù delle grandi competenze acquisite in questi anni. Ma torniamo all'inizio, a quel singolare incarico ‘double face’. “Era il mio primo lavoro importante - racconta Giulia -. Era il segno che stavo diventando adulta, che potevo pensare ad un progetto di vita come poi è avvenuto e che si è sviluppato di pari passo con l’evoluzione di OSA. Il fidanzato, il matrimonio, i figli, la casa. Fino ad allora ero stata ragioniera molto precaria in uno studio di commercialisti, poi segretaria di una scuola di danza. Piccoli impieghi senza orizzonti. Poi si è presentata la possibilità offerta da una nuova cooperativa formata da giovanissimi medici che volevano cambiare il mondo. E ho tentato. Il colloquio che ha segnato, soprattutto nel bene, la mia vita l’ho avuto proprio con Giuseppe Milanese, attuale presidente di OSA. Mi illustrò il “DNA” della Cooperativa, un progetto avanzato di assistenza domiciliare sanitaria: stare vicino alle persone in difficoltà e alle loro famiglie in un modo nuovo, con grande professionalità e umanità. Definire insomma lo spazio di un ‘luogo sicuro per la gente quando la malattia e la sofferenza rendono impossibile proseguire da soli. Lavorare in un gruppo con spirito di squadra. Quelle parole ancora le ricordo con grande nitidezza, semplicemente perché in questi trent’anni è stato proprio così e lo è ancora in modo limpidissimo. Il senso di quei valori, la missione che tratteggiavano li sento intatti ed è proprio per questo che alla Cooperativa e al network OSA sono profondamente legata. Sono parte di me”. “In questi anni sono cresciuta professionalmente e umanamente. Il primo grande impegno di OSA negli anni ’90 fu l’affidamento dell’assistenza domiciliare per i malati di AIDS. Allora era una emergenza terribi- TRENTANNI INSIEME le, non c’erano farmaci, c’era il silenzio, la vergogna. I casi peggiori erano proprio quelli prodotti dalla reticenza o superficialità perché sovente coinvolgevano persone ignare, spesso donne, ancora più spesso mogli. Ho conosciuto donne che sono piombate nell'inferno dell’AIDS da un giorno all’altro a causa di un compagno vigliacco. A quelle donne sono stata contenta di portare assistenza ma anche solidarietà e vicinanza. È stata dura in quegli anni tenere sempre separato il lavoro dal coinvolgimento personale. Poi l’emergenza è scemata, oggi ci sono farmaci più efficaci, grande consapevolezza, maggiore prevenzione. Un altro mondo rispetto a quello angoscioso di vent'anni fa. Credo che adesso OSA viva una fase di TRENTANNI INSIEME passaggio. La nuova sfida è far crescere il network di imprese collegate perché mettano a frutto il patrimonio di conoscenze e le professionalità accumulate in questi anni rendendolo disponibile in un ambito più ampio. Per questo - spiega Giulia - quando mi è stato proposto di passare ad Ab Consulting ho accettato subito. Oggi come allora i nostri uffici, in Via Appia Pignatelli, sono in un quartiere circondato dal verde ma allo stesso tempo siamo vicini al centro e questo mi piace tantissimo! Dalle finestre dei nostri uffici non si vedono prati immensi ma sono a due passi. Penso che sia l’inizio di un’altra bella storia - conclude Giulia e con un filo di voce aggiunge - d'altra parte i segni sono quelli e le persone pure". OSA NEWS 21 TI RACCONTO OSA: DAL 1985 AD OGGI “È nato come un lavoretto pomeridiano ma è diventato il filo conduttore della mia vita. Oggi sono ancora qui e seguo il settore gare. È il mio lavoro e OSA è la mia gente”. Inizia così il racconto di Alessandra Leoni, sposata, due figli, la casa, il mutuo e l’appartenenza alla Cooperativa dal lontano ’93. “Facevo l’università, OSA era un gruppo di ragazzi, giovani medici, con una visione, un progetto che proprio allora stava prendendo forma. Cominciavano ad assumere anche se part-time. Insomma, la Cooperativa cresceva. All'epoca la sede era in uno stabile a Casal Bertone. Uno di loro mi chiese se volevo lavorare come segretaria per coprire il pomeriggio: quattro ore al giorno per 700 mila lire al mese. L’offerta aveva dei vantaggi indiscutibili. Mi permetteva di lavorare e proseguire gli studi e infatti mi sono laureata. Inoltre, i soldi non erano così pochi rispetto all'impegno richiesto. Non ci pensai due volte e presi al volo l’occasione. Accettai con convinzione ed “Partecipiamo alle gare solo se certi delle regole e della qualità dei servizi per i cittadini” Alessandra Leoni, Responsabile Ufficio Gare: “Il nostro operatore è formato per offrire un'assistenza sanitaria d’eccellenza portando in dote umanità e rispetto. I nostri professionisti, così come le famiglie degli assistiti, sanno che dietro quell'assistenza c’è un’organizzazione che garantisce il rispetto di tutto il processo” 22 OSA NEWS entusiasmo e la storia iniziò. Oggi so di non aver sbagliato”. Ma non è stato tutto e sempre rose e fiori. Ci sono stati momenti bui. “Soprattutto i primi tempi - continua Alessandra - la Cooperativa non riusciva sempre a garantire gli stipendi con puntualità. Anche allora, anzi molto più di oggi, gli Enti locali pagavano con ritardi indicibili e noi lavoravamo soprattutto con loro perché OSA aveva vinto la gara per fornire assistenza domiciliare ai malati di AIDS, il dramma vero dei primi anni ‘90. Il lavoro veniva svolto con grande professionalità ma i pagamenti non erano altrettanto precisi e le banche non erano troppo disposte ad anticipazioni continue a fronte di una riscossione totalmente incerta”. Nel 2000 c’è stato il cambio di passo: OSA è diventata quello che è oggi una garanzia di qualità nell'assistenza domiciliare. “Sono responsabile dell’Ufficio gare. Un lavoro pesante in un comparto dove la concorrenza è spietata e dove non sempre la qualità è la stella consigliera per chi opera: per noi di OSA lo è sempre”. E qui la passione per il lavoro e l’orgoglio di appartenere a un gruppo “che non lascia mai soli” emerge con grande forza. “Noi non siamo una agenzia interinale, offriamo un servizio. Quando prepariamo l’offerta TRENTANNI INSIEME per partecipare all'affidamento di un lavoro prima verifichiamo se ci sono le condizioni per garantire alle persone un’assistenza fatta di grande professionalità e umanità. Se queste condizioni mancano ci fermiamo prima. È evidente però che ancora oggi nel settore delle gare per l’assistenza domiciliare occorre aumentare il livello della trasparenza e la competenza degli organi amministrativi. Spesso manca la consapevolezza che si sta affidando un servizio delicato. Facciamo entrare nelle case, nell'intimità delle persone e della loro sofferenza, uno sconosciuto destinato ad avere un contatto diretto con il paziente. Il nostro operatore è formato per fornire un'assistenza sanitaria d’eccellenza portando in dote umanità e rispetto. I nostri professionisti, così come le famiglie degli assistiti, sanno che dietro quell'assistenza c’è un’organizzazione che garantisce il rispetto di tutto il processo”. "Oggi OSA sta TRENTANNI INSIEME crescendo e ha una struttura molto solida. Forniamo assistenza domiciliare sanitaria nel territorio di molte ASL romane e laziali, ma anche a Foggia, Palermo, Agrigento, Caltanissetta, L’Aquila, Matera e Cremona. Entriamo nelle case di migliaia di persone e siamo orgogliosi del nostro modo di farlo, perché dimostra che in un campo così delicato la qualità si può garantire e l’improvvisazione deve essere bandita. Proprio recentemente abbiano rilevato, tramite gara, la gestione di centri diurni per minori e disabili a Ferentino. Abbiamo trovato una situazione migliorabile per gli utenti e ci siamo impegnati in questa direzione. È proprio questa la motivazione più forte del mio lavoro, sapere che quando vinciamo una gara siamo in grado di strappare un sorriso in più a chi soffre e che una piccola parte di quel sorriso è anche merito mio e di OSA". OSA NEWS 23 TI RACCONTO OSA: DAL 1985 AD OGGI Massimo Proverbio, oggi Amministratore delegato di OSA: “Strano a dirsi ma siamo gli stessi, un gruppo di persone legato da vincoli umani e ideali, prima che di lavoro. In questi anni il buon senso, l’amicizia e l’aiuto comune tra i soci sono stati i fattori che hanno reso più leggera la fatica” “Siamo cresciuti insieme, ora scriviamo la storia di OSA dei prossimi 30 anni” "Quando iniziò questa storia avevamo tutti meno di 30 anni e sognavamo in grande, ma nessuno di noi immaginava che saremmo arrivati a ciò che siamo oggi. Nessuno pensava che le motivazioni di allora sarebbero state un'integra spinta propulsiva che, credo, servirà anche per il futuro. Strano a dirsi ma siamo gli stessi, un gruppo di persone legato da vincoli umani e ideali, prima che di lavoro. Spesso questo fatto per una grande azienda è un limite, ma per noi di OSA è sempre stato un vantaggio. È quella marcia in più che ci ha fatto crescere". “Certo se ripenso agli inizi...” e così Massimo Proverbio, oggi Amministratore delegato di OSA, torna a quei giorni dei primi anni ‘90 quando un giovane medico gli propose di lavorare per l’altrettanto giovane Cooperativa in affanno perché doveva gestire una commessa impegnativa, la prima grande commessa. Quel gruppo di medici, assistenti sociali e tecnici avevano avuto da poco tempo il compito di assicurare assistenza domiciliare ai pazienti affetti da HIV e occorreva dotarsi di un minimo sistema gestionale per governare l’appalto dal punto di vista contabile, amministrativo e di rapporto con le banche. “L’entusiasmo era tanto ma anche l’ansia, la preoccupazione di non farcela a star dietro ai tanti adempimenti burocratici e nello stesso tempo essere in regola con la contabilità, il fisco, i contributi, i contratti con il personale e garantire cure adeguate ai malati particolari quasi sempre giovani e giovanissimi, con una sensibilità esasperata e una disperazione immensa. Dissi di sì. Allora lavoravo con un gruppo di commercialisti. A loro dedicai la mattina, a OSA i pomeriggi. Prima due, poi tre, poi tutti. Mi dedicai alla Cooperativa a tempo pieno. Ero dentro la storia che è diventata la mia vita. Il primo periodo lavorai con 24 OSA NEWS TRENTANNI INSIEME un contratto esterno di tipo professionale; successivamente entrai nell'organico stabile della Cooperativa. Ormai gestivamo un budget di qualche miliardo di lire, occupavamo centinaia di lavoratori e le banche , necessarie a pagare regolarmente gli stipendi, erano il nostro incubo, e poi mancavano gli infermieri. In quel periodo c’era una carenza drammatica di queste essenziali figure professionali e allora, per reperirle e garantire quell’assistenza di qualità, che è stato sempre ed è il nostro tratto di riconoscimento, aprimmo un canale di comunicazione con l’Argentina e il Perù. Cercammo laggiù il personale che ci mancava e lo formammo in loco per poi farlo venire in Italia. Fu un'esperienza bellissima. Molte di quelle persone sono rimaste in Italia, la maggior parte dopo il lavoro è tornata nei paesi d’origine. Fu allora che conoscemmo il Cardinale Bergoglio, oggi Papa Francesco. Il Cardinale di Buenos Aires ci ha dato buoni suggerimenti per quello che dovevamo fare, raccomandandosi di avere sempre la massima attenzione per i più poveri e accompagnandoci discretamente in quell’avventura. Oggi quel Cardinale è il Papa. I soci della Cooperativa hanno raggiunto alla fine di quest’anno le 3.628 persone. Se penso a queste cose e le metto in fila, spesso ho i brividi, quasi mi emoziono, tutto mi sembra così grande. Però è vero che è cambiato molto, la dimensione stessa di questa nostra iniziativa. Seguiamo ancora 151 pazienti affetti da HIV a cui dedichiamo 17 mila accessi, ma entriamo anche nelle case di quasi 38 mila persone per numerose altre patologie. Un milione e 600 mila accessi a domicilio, 1 milione e 700 mila ore di assistenza. OSA ha ormai un campo d’azione nazionale dal Lazio alla Puglia, dalla Basilicata, alla Lombardia alla Sicilia. Nel Lazio lavoriamo nella ASL Roma D ed E, in quella di Tivoli, Civitavecchia, Latina e Frosinone. In Sicilia offriamo servizi di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) a Palermo, Caltanissetta, Agrigento. In Abruzzo a L’Aquila, nella Basilicata a Matera. Gestiamo una grande Residenza sanitaria di 150 posti a Bellagio accreditata con il Servizio Sanitario Regionale della Lombardia e quella di Mesagne, a Brindisi, con 110 posti autorizzati e in via di accreditamento con il SSR pugliese. Lì sperimentiamo un profilo assistenziale diverso che ha come baricentro il sociale e poi il sanitario. A Roma lavoriamo in out- sourcing con il TRENTANNI INSIEME S. Andrea, il Policlinico Umberto I e il Bambino Gesù. Trent’anni dopo OSA è un autorevole erogatore di assistenza territoriale che ambisce ad essere un punto di riferimento per la qualità delle prestazioni erogate e come modello organizzativo”. E il futuro? "Il nostro futuro è nello sviluppo di un modello di assistenza domiciliare avanzato e moderno perché è di questo che il sistema sanitario avrà sempre più bisogno se vuole mantenere la caratteristica di universalità. L’assistenza domiciliare costa infinitamente meno e può dare risposte, fino a ieri impensabili, anche grazie alla disponibilità di una tecnologia portatile sempre connessa e alla telemedicina. Inoltre, e lo abbiamo imparato nel tempo, è sempre necessaria la massima attenzione all’equilibrio economico dell’azienda e al rispetto di tutte le regole, anche perché le buone pratiche e le buone idee senza l’attenzione ai numeri spesso non hanno orizzonte. Perciò amministrare qualcosa che è di tanti e da cui dipendono famiglie e bisognosi è una doppia responsabilità ma anche una motivante sfida. In questi anni il buon senso, l’amicizia e l’aiuto comune tra i soci sono stati i fattori che hanno reso più leggera la fatica. Questo è anche il futuro ma noi lo stiamo già affrontando, vorremmo scrivere la storia di OSA dei prossimi… 30 anni". OSA NEWS 25 MITOGROUP SRL FOCUS SERVIZI STORIE DI CURA E ASSISTENZA. OSA VISTA DA OPERATORI E ASSISTITI S i chiama M. ed è un ex tossicodipendente affetto dal virus dell'HIV. Da 20 anni un ictus lo costringe a vivere su una sedia a rotelle. “Ormai è da na vita che sto qua sopra”, scherza. Non ha perso il sorriso M., che a 54 anni ha una storia difficile da raccontare: un matrimonio naufragato a causa della droga, una figlia che non ha visto crescere e che adesso è una donna di 31 anni, “il male del secolo” diagnosticato nel '94 che gli fa crollare il mondo addosso. Si ritrova a combattere la sua battaglia contro l'HIV praticamente da solo, poi nel 2000 l'ospedale Spallanzani e il V Dipartimento del Comune di Roma gli hanno fatto incontrare il servizio di OSA che offre assistenza domiciliare ai malati di AIDS: il primo erogato dalla Cooperativa. M. è un paziente storico, uno degli assistiti di lunga data del servizio: da 15 anni gli operatori di OSA si prendono cura di lui. La sua è una testimonianza autorevo- La storia di M., da 15 anni assistito dalla Cooperativa OSA Ex tossicodipendente, affetto da HIV e costretto da un ictus sulla sedia a rotelle, M. racconta il suo legame speciale con gli operatori: “Tra di noi c'è amicizia, non è il classico rapporto tra operatore e assistito” 28 OSA NEWS le, perché autentica, del lavoro assistenziale portato avanti dai soci lavoratori della Cooperativa. Lavoratori come Carla, Lucia, Maurizio, Patrizio, che è di nazionalità cilena, ma che M. ha ribattezzato, non senza ironia, “l'Africano”. Con loro ha costruito un legame speciale. È stato così anche per Clotilde, Guglielmo e Cristina, operatori diventati amici in 15 anni di assistenza pressoché quotidiana. “Tra di noi c'è amicizia, scherziamo e ci divertiamo. Il nostro è un bel rapporto, non è quello che si instaura di solito tra operatore e assistito”, racconta. Operatori, uomini e donne che, da 15 anni, animano le sue giornate con piccoli gesti quotidiani. “Quando arriva l'operatore usciamo di casa. Poi andiamo al bar dove prendiamo il caffè, un appuntamento fisso a cui non rinuncio mai. Quindi andiamo alla Posta a pagare i bollettini, a fare la spesa al supermercato oppure semplicemente un giro qua intorno. Grazie all'assistenza di OSA la mia vita è migliorata, perché sono tornato ad uscire e a poter fare diverse attività”. Gli operatori lo accompagnano in auto anche all'ospedale Spallanzani per le visite e le analisi periodiche a cui deve sottoporsi e, due volte al mese, anche per l'approvvigionamento dei farmaci. Con ognuno di loro M. ha un rapporto diretto, TRENTANNI INSIEME particolare. Qualcuno, come Guglielmo, gli è entrato nel cuore, facendo breccia anche in quello dei suoi famigliari. “Lo ricordo con grande piacere, ha avuto un bel rapporto anche con mia madre – afferma –. Era un appassionato di computer come me, spesso gli regalavo delle compilation di musica o raccolte di film che creavo apposta per lui. In passato, quando decidevo di trascorrere un fine settimana a Napoli oppure a Torino, mi ha anche accompagnato alla stazione Termini a prendere il treno. Peccato solo fosse della Roma, un difetto irrimediabile per me che sono laziale doc (ride, ndr)”. Gli aneddoti vissuti insieme agli operatori di OSA in questi 15 anni sono tantissimi. Un taccuino non basta, un pomeriggio nemmeno. Ci sarebbe una vita insieme alla Cooperativa da raccontare. “Mi vengono in mente gli scherzi che mi faceva Cristina quando andavamo al supermercato. Magari io guardavo una ragazza parti- TRENTANNI INSIEME colarmente attraente e lei fingeva di essere gelosa e mi diceva: Che fai esci con me e guardi lei? Oppure mi faceva chiamare dall'altoparlante anche se le stavo vicino. Mi ricordo anche piacevoli giornate trascorse al Sert di via Appia, dove c'era una sala al piano terra in cui operatori e assistiti si incontravano per socializzare e passare qualche ora insieme”. Nell'anno che segna il trentennale di OSA, M. è una memoria storica importante. “Davvero è il trentennale della Cooperativa? Beh almeno 15 li ha passati insieme a me - scherza M. ormai alla fine della chiacchierata con OSA News – non ho un augurio particolare da fare alla Cooperativa, dico solo che non mi è mai venuta voglia di cambiare servizio. Io non cerco un operatore che mi spinga la carrozzina, non ne ho proprio bisogno visto che ho la sedia a rotelle elettrica. Cerco invece un legame d'amicizia e tra gli operatori di OSA ho sempre trovato tanti amici”. OSA NEWS 29 STORIE DI CURA E ASSISTENZA. OSA VISTA DA OPERATORI E ASSISTITI “T ra me e OSA c'è stato un colpo di fulmine. Lei conosce le poesie di Gabriello Chiabrera?”. Amedeo se ne sta seduto sul divano bianco di casa sua, ma è come se fosse ancora in cattedra. Perché, nonostante i 74 anni ben portati, ha conservato l'aria un po' seriosa del maestro di scuola elementare, il mestiere svolto orgogliosamente per 31 anni all'istituto San Leone Magno di Roma. Faceva l'insegnante nella “scuola più bella del mondo, quella dove si insegna a leggere e a scrivere ai bambini” poi nel 1986 scopre di avere la distrofia muscolare. Una malattia che lo costringe, con il passare del tempo, ad avere bisogno di sostegno e assistenza. Dopo l'esperienza assistenziale con una onlus e 5 anni di attesa per ottenere l'accompagno, finalmente Amedeo ha la possibilità di scegliere l'assistenza domiciliare di OSA attraverso il Servizio di Assistenza e Integrazione Sociale Anziani (SAISA) del IV Municipio, la zona in cui risiede. È storia recente, dell'ottobre scorso, eppure basta e avan- “Con la Cooperativa c'è stato un colpo di fulmine” La storia di Amedeo, ex maestro elementare affetto da distrofia muscolare, da 7 mesi assistito da OSA: “Che voto do al servizio? Ottimo direi! Con gli operatori mi sono trovato subito bene” 30 OSA NEWS za per promuovere a pieni voti OSA. I pochi mesi di “collaborazione” come lui stesso la definisce, sono infatti estremamente positivi e il voto che l'ex maestro di scuola assegna alla Cooperativa è molto alto. “Ho iniziato il mio percorso assistenziale 7 mesi fa – racconta – e mi trovo ottimamente. Ho conosciuto operatori e operatrici alla mano, molto disponibili, che cercano di soddisfare ogni mia richiesta. Ho avuto, sin da subito, l'impressione di avere a che fare con una cooperativa organizzata in maniera capillare e molto attenta ai bisogni dell'assistito. Un voto a OSA? Direi ottimo!”. Con Angela, Letizia e Andrea, gli operatori che vede più spesso, Amedeo trascorre delle ore piacevoli due volte alla settimana. “Insieme agli operatori usciamo a fare delle commissioni e, se serve, mi mettono a disposizione anche la macchina. Con ognuno di loro ho instaurato un rapporto molto bello, ci confrontiamo, scherziamo e ci scambiamo esperienze di vita”. E Amedeo è il tipo di assistito che “ti apre un mondo” per dirla con le parole di Annamaria Corbelli, assistente sociale di OSA che coordina il servizio SAISA. È stata lei ad entrare per la prima volta nell'abitazione di Amedeo insieme alla responsabile dei servizi sociali del Municipio e agli operatori. In poco tempo, ha conosciuto una persona splendida. “Quando entriamo in casa di un utente - dice a OSA News - di solito ci vuole un periodo di studio, si deve necessariamente sperimentare un percorso comune per conoscersi e instaurare un certo tipo di rapporto. Con Amedeo invece siamo entrati subito in sintonia, abbiamo co- TRENTANNI INSIEME struito immediatamente un legame basato su fiducia e rispetto. Il rapporto tra di noi è nato in breve tempo e questo è un evento magico scaturito grazie alla professionalità degli operatori ma anche alla disponibilità di Amedeo e di sua moglie Patrizia che mette tutti a loro agio”. L'OPERATRICE LETIZIA TATA: “AMEDEO È COME UNO SCRIGNO PIENO DI TESORI” Parla una delle “ultime arrivate” in OSA: “Sono stata assunta a dicembre ma non me ne sono accorta. Ho capito subito di essere entrata a far parte di una grande famiglia” Letizia Tata è una delle ultime operatrici arrivate nella grande famiglia di OSA. Lavorava nell'assistenza alle persone disabili, poi quando ha saputo che a dicembre la Cooperativa cercava personale, ha inviato il proprio curriculum ed è stata assunta dopo alcuni colloqui. “Sono una delle ultime arrivate, è vero – racconta – ma non ho mai avvertito questa sensazione. In OSA ho ricevuto tanti consigli da tutti e ho avuto l'opportunità di conoscere molti colleghi e anche diversi assistiti. Fin dai primi giorni mi sono trovata benissimo e ho capito in breve tempo di essere entrata a far parte di una grande famiglia”. Dalla famiglia di OSA alle case e alle famiglie degli utenti il passo è breve. Nel suo lavoro quotidiano di operatrice, Letizia è entrata in contatto con persone differenti. Persone da conoscere e scoprire, proprio come il signor Amedeo. “Per me Amedeo rappresenta uno scrigno pieno di tesori - dice Letizia - ogni volta che mi trovo a parlare con lui scopro qualcosa di nuovo e di interessante. Ha molte storie di vita vissuta da raccontare, ma soprattutto è una persona alla mano con cui si può affrontare qualunque argomento”. Se con Amedeo è stato semplice entrare subito in sintonia, con altri assistiti il rapporto va costruito giorno per giorno. “Non è facile – ammette Letizia – non tutte le persone si aprono immediatamente. È necessaria una grande capacità di ascolto per capire chi si ha di fronte, bisogna avere una sensibilità e una predisposizione ad aiutare e ad assistere il prossimo”. TRENTANNI INSIEME OSA NEWS 31 STORIE DI CURA E ASSISTENZA. OSA VISTA DA OPERATORI E ASSISTITI S ono quasi 300, uomini e donne con storie e culture diverse. Sono nati in Paesi lontani: in Africa, Sud America, Asia, nell'Europa orientale. Sono i soci non italiani di OSA, i “nuovi italiani”, l'anima multiculturale della Cooperativa. In Italia hanno trovato lavoro. All'interno della grande famiglia di OSA hanno anche trovato una casa in cui tutti si sentono accolti. Nelle case degli assistiti, invece, gli operatori stranieri, comunitari ed extracomunitari, portano, ogni giorno, la loro professionalità e il loro bagaglio culturale frutto di vite ed esperienze totalmente differenti. La multietnicità rappresenta un valore inestimabile per OSA che ormai da anni è diventata un luogo di sicura integrazione. I soci non italiani, l'anima multiculturale di OSA In Italia hanno trovato lavoro. All'interno della grande famiglia della Cooperativa hanno trovato anche una casa in cui tutti si sentono accolti. Per OSA, luogo di vera integrazione, rappresentano un valore inestimabile 32 OSA NEWS Alcuni sono arrivati nel nostro Paese con la speranza di un futuro migliore. Felix, ad esempio, è sbarcato in Italia dalla Costa d'Avorio per studiare ingegneria elettronica, ma ha cambiato presto i suoi piani. Nel 1998, dopo un corso infermieri alla Regione Lazio, approda in OSA. Dopo 15 anni di lavoro, oggi è un infermiere coordinatore della Asl Roma D, un ruolo chiave per fare da trait d'union tra amministrazione, operatori e pazienti. Altri come Laura, in OSA dal 1999, hanno visto crescere la Cooperativa fino ad arrivare alla realtà di oggi. “All'inizio eravamo pochi infermieri – racconta – poi il numero di assistiti è cresciuto moltissimo e così OSA ha reclutato altri operatori. Siamo stati tra i primi ad occuparci delle persone affette da Sla e ora copriamo tutta l'assistenza dell'area critica”. Assistere a casa o nelle strutture le persone che ne hanno bisogno, stabilire con loro un rapporto empatico e di fiducia. A volte, è più semplice per chi proviene da paesi dove i valori della pazienza e dell'assistenza sono ancora più radicati rispetto all'Italia. Altre volte, invece, è necessario combattere la diffidenza di chi si ha di fronte. Olga è arrivata nel Belpaese nel 1991 dal Perù, una volta terminati gli studi. È ad OSA dal 2001 e lavora come fisioterapista e terapista della neuropsichiatria infantile. Come molti dei suoi colleghi, anche lei ha dovuto fare i conti con qualche pregiudizio. E in questo difficile compito, OSA non l'ha mai fatta sentire sola. “È vero che si supera tutto con la pazienza e la professionalità – sottolinea – ma è importantissimo anche il supporto della Cooperativa. OSA non mi ha mai fatto sentire sola nelle situazioni difficili”. TRENTANNI INSIEME STORIE DI CURA E ASSISTENZA. OSA VISTA DA OPERATORI E ASSISTITI L ’avventura di OSA all’interno della Casa dello Studente in via Cesare de Lollis n. 20 per assistere gli studenti con disabilità motorie iscritti all’Università La Sapienza di Roma inizia nel 1999. È proprio presso la Casa dello Studente che abbiamo incontrato Stefano Milanese, responsabile Servizi LazioDiSU dal 2011, quando OSA vinse nuovamente la gara dopo un’interruzione di circa due anni, dal 2009 al Assistenza ai disabili universitari, un servizio d’eccellenza di OSA OSA offre dal 1999 servizi socio-assistenziali ai ragazzi residenti presso la Casa dello Studente dell’Università La Sapienza di Roma. Il responsabile Stefano Milanese spiega: “Ci siamo avvicinati a questo servizio per vocazione” 34 OSA NEWS 2011, in cui fu un’altra cooperativa a farsi carico del servizio. “Si può affermare che il servizio di assistenza ai disabili nasca con OSA (anche se era attivo già dal 1997 in fase sperimentale con un altro tipo di gestione) - spiega Stefano Milanese - in Associazione Temporanea di Impresa (ATI) con l’Associazione Santi Pietro e Paolo (SSPP), che attualmente copre il 40% delle attività con 7 operatori accompagno e 6 autisti. Sono passati 16 anni da allora e questo significa che un importante capitolo della storia della Cooperativa racconta anche dell’esperienza maturata in questo campo, grazie al lavoro e alla dedizione di un gruppo di operatori socio-assistenziali ‘storici’ che lavorano per OSA da quando il servizio è iniziato. Sono loro lo zoccolo duro perché hanno vissuto le difficoltà degli esordi e le gioie per i traguardi raggiunti”. Si tratta di uno staff eterogeneo composto, attualmente, da 15 operatori residenziali OSA e 6 operatori accompagno. Per quanto riguarda gli operatori residenziali si dividono in 5 operatori uomini e 10 operatrici donne (di cui una in maternità e una in pensionamento) e che si alternano con i turni per garantire una presenza continua, h 24. “Nello specifico sono presenti 3 risorse al giorno per quanto riguarda gli uomini con una compresenza di 2 operatori dalle ore 7.00 alle ore 10.00 (momento di punta perché si concentrano le sveglie mattutine e quindi la richiesta di maggiori assistenze). Le donne, invece, sono 3 la mattina, 2 il pomeriggio e 1 la notte”. Il personale di OSA - supportato anche da un Coordinatore autisti e dagli accompagnatori dipendenti della SSPP - si occupa di 40 utenti offrendo loro due diverse tipologie di servizi: gli utenti assistiti sono 20 interni e 20 esterni. “Il primo gruppo - prosegue Stefano Milanese - è composto da studenti fuori sede provenienti da ogni parte d’Italia, vincitori di borsa di studio con alloggio e aventi a disposizione sia il servizio di accompagno sia il servizio di assistenza interna. Il servizio di accompagno permette ai ragazzi di organizzare le uscite sia per esigenze universitarie sia per motivi extra-universitari come andare al centro commerciale o in centro per TRENTANNI INSIEME fare una passeggiata, dal medico, al cinema o dal parrucchiere”. I pulmini in uso sono 4/5 e gli spostamenti sono organizzati in modo da ottimizzare i tempi e soddisfare le esigenze di tutti i ragazzi. “Per questo motivo - prosegue Stefano - le richieste devono arrivare il mercoledì della settimana precedente così da poter gestire bene il servizio. Su ogni pulmino è presente sempre almeno un operatore, a seconda del numero di assistiti presenti, oltre l’autista ovviamente”. Il gruppo di operatori e operatrici interni, invece, aiuta gli universitari a svolgere ogni tipo di attività dentro lo studentato. “Da lavarsi a vestirsi, a cucinare, fino a fare la lavatrice, a pettinarsi, a radersi, a truccarsi o ad alzarsi dal letto. Per una questione di organizzazione interna un’altra attività regolamentata, oltre a TRENTANNI INSIEME quella degli spostamenti, è la sveglia mattutina così che lo staff sappia già dalla sera precedente cosa devono fare, chi devono assistere e a quali orari”. La presa in carico degli utenti esterni, invece, consiste nell’accompagnarli all’Università e può soddisfare solo esigenze di tipo universitario (lezioni, esami, colloqui con professori), l’importante è che chi proviene da fuori Roma arrivi con mezzi propri dentro il Raccordo Anulare. Negli anni come è cambiato il servizio? “Il servizio è sempre lo stesso, nel senso che sin dall’inizio si divide nelle due categorie descritte ma si è evoluto in numeri e in figure professionali. Infatti prima il servizio esterno era affidato agli obiettori di coscien- OSA NEWS 35 STORIE DI CURA E ASSISTENZA. OSA VISTA DA OPERATORI E ASSISTITI za. Oggi ad occuparsene sono professionisti del settore che si aggiornano continuamente e che hanno imparato sul campo a gestire ogni tipo di situazione. Possiamo definirci un’eccellenza perché forse siamo l’unica Cooperativa a offrire h 24, sette giorni su sette, un servizio così ben strutturato e apprezzato dagli utenti”. Si tratta di un servizio a chiamata: l’operatore interviene solo quando una persona lo richiede per qualsiasi motivo e in qualsiasi momento. Lo staff però non ha l’obbligo di fare il giro tra le stanze come accade per prassi in ospedale. Ma sono sempre abili e arruolabili anche grazie ai due telefoni cellulari forniti da LazioDiSU, ovvero dalla committenza, per fare in modo che il personale sia reperibile. Quali sono le patologie più comuni delle persone che assistete? “Si tratta di ragazzi con disabilità motorie: carrozzati, non vedenti, non udenti, ragazzi che hanno la funzionalità di un solo braccio, ad esempio. Per volontà della committenza gli operatori si occupano dei ragazzi e le operatrici delle ragazze in quanto la struttura è concepita come uno studentato e non deve trasformarsi in una residenza sanitaria”. Gli operatori OSA sono riconoscibili? “No, eccezion fatta per un cartellino identificativo che deve essere portato sempre ben visibile Per la stessa ragione che ho appena spiegato devono indossare tute e guanti monouso quando sono all’interno delle stanze degli studenti ma non possono utilizzare divise o camici. Infatti nei corridoi o in ufficio vestono in borghese”. A proposito delle stanze… Quelle per i disabili hanno dotazioni particolari? “Le stanze non sono attrezzate con i supporti per la disabilità ma l’utente può farne richiesta alla ASL o procurarseli a pagamento. Come per tutti gli altri studenti, la committenza fornisce il mobilio di base composto da letto, armadio e comodino”. Quali caratteristiche deve possedere un buon operatore? “Estrema pazienza, propensione al sociale, vocazione all’aiuto e al supporto. Il disabile ha bisogno di continue attenzioni ed è importante che l’operatore abbia la capacità di capirlo, oltre alle competenze per muoverlo e 36 OSA NEWS spostarlo senza fargli male o ancora prendersi cura della sua igiene personale in modo attento e premuroso”. Qual è il rapporto con la committenza? “Spesso c’è una confusione di ruoli, dovuta soprattutto a quanto loro, come del resto, tengano alla qualità del servizio. Ma noi dovremmo essere i primi responsabili e tutto quello che va e non va bene dovrebbe passare prima da noi. L’anzianità del servizio da una parte è un valore aggiunto ma dall’altra comporta molta confusione tra i ruoli a causa del clima famigliare-amicale che si è creato e che sul luogo di lavoro è fonte di problemi”. OSA compie 30 anni. Stefano, qual è l’augurio che rivolgi al servizio che gestisci e alla Cooperativa? “Ad oggi non abbiamo alcun ruolo riabilitativo ma forniamo solo un mero supporto alla disabilità. Non possiamo spronare l’utente all’indipendenza, non è il nostro ruolo qui dentro anche se è la nostra vocazione. Purtroppo non è prevista da capitolato d’appalto. Noi non possiamo fare le attività al posto del disabile ma intervenire dove non può arrivare da solo. Poiché la gara è scaduta il 30 marzo e siamo in proroga fino al 30 ottobre, siamo in contatto con la committenza per far creare un capitolato che ci permetta di occuparci non solo dell’aspetto assistenziale ma anche del supporto a livello mentale e psicologico alla persona, ci piacerebbe occuparci di un’assistenza a 360°. Insomma, più in linea con la nostra mission. Attualmente tutto ciò che l’utente fa per sé (terapista occupazionale, motorio, psicologo) è affidato alle proprie risorse personali. Recandosi presso la ASL, all’utente vengono assegnati degli specialisti in base alla terapia da fare. La buona notizia è che ho avuto varie richieste per usufruire del servizio MaiSoli, segno che la Cooperativa è conosciuta per affidabilità e professionalità. Mi auguro che al più presto questo interesse si concretizzi in prestazioni reali. Ad OSA invece auguro di continuare a crescere non dimenticando mai il motivo per cui è nata: assistere i più deboli e dare lavoro alle persone, come è accaduto finora. Ringrazio tutti i soci lavoratori che hanno sempre creduto nella Cooperativa e che con professionalità e spirito di sacrificio lavorano quotidianamente al servizio della salute”. TRENTANNI INSIEME MITOGROUP SRL STORIE DI CURA E ASSISTENZA. OSA VISTA DA OPERATORI E ASSISTITI “M i chiamo Concetta Giansiracusa ma per gli amici sono Ketty. Ho 28 anni e fino a 19 ho vissuto insieme a mia madre a Noto in provincia di Siracusa. Vivo su una sedia a rotelle da quando ho 8 anni a causa di un’amiotrofia spinale che mi è stata diagnosticata alla nascita… Non mi sono mai arresa di fronte alla mia malattia e alle difficoltà. Dopo il diploma, ho deciso di iscrivermi all’università e mi sono trasferita a Bologna a casa di mia zia e La vita oltre la disabilità: il racconto di Ketty Ragazza del sud solare, gioiosa e combattiva ama la sua libertà: “Grazie all’assistenza offerta da OSA ho imparato a conoscermi e a essere autonoma. Magari potessi usufruire di questo servizio per sempre!” 38 OSA NEWS mia cugina che, per due anni, sono state la mia seconda famiglia. Avevo la sedia a rotelle manuale e ogni spostamento era difficile nonostante loro mi siano sempre state vicine e mi abbiano aiutato moltissimo. Trascorsi due anni a Bologna, ho deciso di trasferirmi a Roma presso la Casa dello Studente dopo che una mia amica di Potenza mi descrisse questa struttura come un posto paradisiaco perché era possibile essere autonomi al 100%. Ho fatto immediatamente domanda per ottenere la borsa di studio con alloggio, ho vinto e ho fatto le valigie per la seconda volta. Da quel momento è iniziata la mia avventura. Ho imparato a conoscermi. Finalmente mi gestisco da sola. Mi sento più libera. Il cambiamento è stato graduale: ho vissuto a lungo a casa con mia madre, in un paesino pieno di salite e discese e dipendevo sempre da qualcuno anche per le piccole cose. Anche qui, in parte, dipendo dagli operatori OSA che si prendono cura di me ma sono io che decido gli orari, quando uscire, quando svegliarmi, quando lavarmi, quando essere assistita o quando provare a farcela da sola. Loro sono le mie braccia e le mie gambe. Ma io sono la mente. Dopo i primi due anni vissuti nella Capitale ho deciso di usare la sedia a rotelle elettrica con cui mi muovo da sola girando tutta la città. Certo, la gastrite aumenta ogni giorno ma sono felice! Nel 2011 ho deciso di mettermi di nuovo alla prova. Ho fatto domanda per l’Erasmus e sono stata 5 mesi a Praga. Volevano che fossi accompagnata da un assistente direttamente dall’Italia. All’inizio una mia amica che, purtroppo oggi non c’è più, si offrì di partire con me ma tre settimane prima della partenza fu impossibilitata a venire... Allora mi sono impuntata… ho mandato e-mail, ho preso contatto con diverse associazioni per avere informazioni. Alla fine ho preteso e ottenuto che mi fornissero assistenza in loco perché era discriminatorio che non mi facessero partire e non mi dessero l’assistenza, come avviene in Italia quando arrivano gli studenti disabili stranieri. Questa esperienza all’estero è stata decisiva… ho capito di essere in grado di fare molte cose in autonomia, che posso andare in bagno da sola e che, in realtà, ho bisogno sol- TRENTANNI INSIEME tanto di 3 ore di assistenza al giorno. Prima di questo viaggio per me era impensabile che potessi restare da sola e cavarmela! Ormai vivo fuori casa da tanti anni e ho instaurato un ottimo rapporto con tutti gli operatori, che considero una famiglia oltre che dei veri professionisti. Con molti di loro ho instaurato anche un bellissimo rapporto di amicizia e di confidenza: sanno trovare sempre la parola giusta per restituirmi un sorriso oppure il tempo per darmi un consiglio prezioso. Nonostante la mia disabilità motoria, conduco una vita normale, esco con gli amici, vado a fare shopping, canto a teatro e do lezioni private. Il canto per me è più di una passione. Lo studio da quando avevo 14 anni. Ora sono iscritta ad un corso di musicoterapia in una scuola privata. Tre volte l’anno scendo a casa dalla mia famiglia e ritrovo gli amici della mia infanzia… Quando sono TRENTANNI INSIEME giù a Noto gli operatori mi mancano ma soprattutto mi manca il loro modo di prendersi cura di me… Adesso sono io che spiego a mia madre come e cosa fare per aiutarmi: i professionisti di OSA mi hanno insegnato a muovermi e a sentirmi più sicura verso me stessa e verso gli altri. Io voglio loro molto bene. Certo ci sono anche screzi o incomprensioni ma se devo essere sincera mi vengono in mente solo gli aspetti positivi. Quello che mi piace è che anche per noi la Casa dello Studente sia concepita come un alloggio abitativo e non come una residenza sanitaria. Ognuno è libero di fare quello che vuole, di vivere la propria vita. Qual è il mio desiderio? Mi piacerebbe poter usufruire di questo straordinario servizio assistenziale per sempre, anche quando avrò una casa tutta mia e non vivrò più qui!”. OSA NEWS 39 STORIE DI CURA E ASSISTENZA. OSA VISTA DA OPERATORI E ASSISTITI “All’inizio eravamo molto disorganizzati. Oggi siamo dei professionisti in grado di soddisfare le richieste dei nostri ragazzi e di regalare loro un sorriso” La testimonianza degli operatori OSA: storie di stra-ordinaria assistenza R osaria, Emanuele, Aurelia, Simona, Dora, Alessia, Dario, Luisa, Benedetta, Francesca, Silvia, Alessio, Nicola, Gianluca, Alessandro, Luisa, Simona, Arianna, Alessia, Anna Maria, Filomena, Francesco... Sono i nomi degli operatori storici di OSA che, da anni, assistono i ragazzi disabili iscritti all’Università La Sapienza di Roma. Di seguito le testimonianze di Ugo, Nicola, Maria Cristina e Anna che hanno condiviso con noi la loro esperienza umana e professionale da quando lavorano o collaborano con la Cooperativa. Nicola La Camera, operatore residenziale “Sono stato uno dei fondatori del servizio ma eravamo molto inesperti. Del servizio assistenziale non sapevamo niente. Dopo essere stato assunto da OSA ho preso la qualifica e periodicamente seguiamo corsi di formazione e di aggiornamento. Siamo cresciuti insieme ai ragazzi disabili. Oggi, rispetto a ieri, lavoriamo con utenti che soffrono di patologie più gravi ma siamo preparati ad affrontare ogni tipo di necessità grazie all’esperienza che abbiamo maturato sul campo e alle tecnologie che adoperiamo. Ad esempio la Cooperativa ha acquistato un sollevatore per la movimentazione. Cerco di essere sempre una persona professionale e disponibile ma allo stesso tempo di mantenere una certa distanza con gli utenti perché non fa bene né a me né a loro instaurare un rapporto basato troppo sull’amicizia. Diventerebbe difficile farsi rispettare e farsi ascoltare. Ho anche imparato a non portarmi il lavoro a casa e viceversa, ovviamente. All’inizio non è stato facile perché le storie con cui veniamo a contatto inevitabilmente condizionano le nostre vite ma sono felice di essere riuscito a stabilire un confine che mi permette di essere più efficiente e sereno. Una volta al mese tutto lo staff incontra lo psicologo di OSA, Pino Taddeo. Questa riunione ci è molto utile perché decidiamo insieme le strategie di intervento per capire come migliorare il nostro lavoro, come relazionarci con i ragazzi, soprattutto con quelli più problematici e come riuscire a separare il lavoro dalla vita privata o fronteggiare un problema”. 40 OSA NEWS TRENTANNI INSIEME Maria Cristina Merola D’Elia, operatrice residenziale “Prima di entrare in OSA lavoravo a domicilio. Il rapporto era 1:1, assistito e assistente. Quando sono entrata qui ho dovuto imparare a lavorare in team, insieme ai colleghi, e per tanti ragazzi diversi. Loro hanno bisogno di noi dove non arrivano. Ma non sempre è facile stabilire il confine. Ricordo un episodio che mi fa sorridere ancora oggi… Quando sono arrivata tutti i miei assistiti erano soddisfatti delle mie prestazioni… poi è arrivata la prima critica… una ragazza si era lamentata di me perché non le sapevo fare la treccia… Può sembrare un episodio banale ma è importante conquistare la fiducia dei propri utenti anche grazie a gesti semplici, quotidiani che però aiutano ad entrare in sintonia con l’assistito. Nei giorni successivi mi sono allenata a casa per imparare a fare la treccia. Quando finalmente mi sentivo pronta, fui io a proporle di nuovo quell’acconciatura… La dovetti convincere perché quel giorno avrebbe preferito una coda… Riuscii a stupirla. Da quel momento il nostro rapporto cambiò… e ancora oggi, a distanza di tanto tempo, ci sentiamo per telefono”. Anna Lancella, operatrice residenziale “Io sono un po’ fumantina ma ho un rapporto buono con tutti: sia con i colleghi che con gli assistiti. Anche io avevo esperienza nel domiciliare. Sono considerata un pò la mamma di questi ragazzi essendo la più anziana. A giugno andrò in pensione. Mi spiace andarmene. Se non fosse per i miei problemi alla spalla continuerei ancora. Sono stata bene qui. Per me OSA è la realtà migliore in cui potessi lavorare e non solo perché, ogni mese, paga regolarmente gli stipendi ma soprattutto perché la qualità dei servizi che offre è altissima e questo ha permesso a ognuno di noi di crescere professionalmente e di ricevere grandi gratificazioni, nonostante il lavoro sia molto complesso e duro”. TRENTANNI INSIEME Ugo Mussoni (SSPP), coordinatore autisti “Coordino il servizio di trasporto e accompagno dal 2001. Questo lavoro è iniziato per caso, quando ero studente e alloggiavo presso la Casa dello Studente. Vidi dei pulmini e chiesi a cosa servissero. Mi dissero che venivano utilizzati per il trasporto disabili. Domandai se avessero bisogno di un autista. E così è iniziata la mia lunga esperienza con questi ragazzi. Rispetto a ieri, la gestione del servizio è nettamente migliorata. Agli inizi eravamo molto disorganizzati. Oggi invece il nostro più grande problema è quello di gestire i ragazzi, le loro richieste. Vorremmo accontentarli tutti ma non sempre è facile. Le difficoltà sono tante ma la gioia di ricevere un loro sorriso ripaga di tutti gli sforzi e i sacrifici. Cosa richiede il nostro lavoro? Il nostro lavoro è fatto di relazioni con le persone, persone giovani piene di entusiasmo, spesso lontane dalla famiglia, alle prese con gli studi universitari e con le difficoltà legate alla propria disabilità. Dobbiamo essere trasparenti, motivati, interscambiabili”. OSA NEWS 41 STORIE DI CURA E ASSISTENZA. OSA VISTA DA OPERATORI E ASSISTITI “Quando, alla fine del lavoro, l'assistito ti sorride significa che hai fatto bene il tuo dovere” Marcello Carbonaro, responsabile della divisione sociale di OSA, racconta il servizio: “Il compito degli operatori è quello di individuare e soddisfare i bisogni di assistiti e famiglie. A me piace chiamarli gli angeli custodi” 42 OSA NEWS A ngeli custodi. Marcello Carbonaro, responsabile della divisione sociale di OSA, ama chiamarli così. Sono gli operatori della Cooperativa che, quotidianamente, entrano “bussando” nelle case di anziani e disabili “dicendo buongiorno” oppure assistono i ragazzi nei centri diurni e nelle case famiglia “con il sorriso sulle labbra”. Perché chi lavora nella divisone sociale di OSA ha un compito difficile e speciale. “I nostri operatori - spiega Carbonaro - si inventano quasi ogni giorno un servizio diverso, un servizio nel servizio, dove non esiste la ripetitività. Quando si recano a casa delle persone devono mostrare empatia e lasciare fuori dalla porta i loro problemi personali e, soprattutto, devono essere capaci di coinvolgere gli assistiti nelle attività d'integrazione sociale e di supporto. Fortunatamente posso dire di aver trovato all'interno della Cooperativa delle persone professio- TRENTANNI INSIEME nalmente molto preparate, che mettono grande impegno in quello che fanno: operatori, coordinatori, psicologi e assistenti sociali che amano il loro lavoro”. È un servizio bello e complicato quello coordinato da Carbonaro. La divisione sociale aiuta anziani, disabili, famiglie in difficoltà e minori cresciuti in contesti svantaggiati: i figli delle periferie e del disagio sociale, i figli della guerra e della fame che sbarcano in Italia attraversando il Canale di Sicilia. E allora “non puoi permetterti di sbagliare, perché il compito degli operatori è quello di individuare e soddisfare i bisogni degli utenti e delle loro famiglie. E per raggiungere questo obiettivo, a volte, devi dare di più, devi offrire sostegno e supporto all'assistito e ai parenti”. Bisogni come la cura dell'igiene personale o l'accompagnamento presso strutture di cura. Piccoli gesti di attenzione quotidiana che si alternano alle attività mirate al mantenimento o allo sviluppo delle autonomie quali i laboratori ludico-ricreativi svolti all'interno dei centri anziani e dei centri sociali per disabili come avviene a Frosinone. Il comune dove la divisione sociale, nata da una costola del servizio HIV sociale nel 2008, ha mosso i suoi passi. “A Frosinone siamo arrivati, tramite gara, nell'ottobre del 2009 - racconta Carbonaro, ripercorrendo un po' la storia della divisione sociale - è stato il nostro primo vero servizio. Non sapevamo cosa avremmo trovato, siamo andati, per così dire, al buio. Gli inizi sono stati difficili, abbiamo cercato di creare un gruppo e di lavorare insieme per organizzare al meglio l’attività. Il mio impatto con i servizi sociali è stato complicato: mi ricordo che arrivai in questo centro disabili di Frosinone e un ragazzo accusò una crisi, non ero assolutamente preparato a questo tipo di esperienza. Oggi, invece, posso dire che amo tutti i nostri ragazzi, dagli ospiti dei centri sociali a quei minori che hanno avuto la sfortuna di vivere in famiglie violente o hanno affrontato il mare per arrivare in Italia. Lo stesso legame si instaura con le operatrici e gli operatori che si trovano magari ad accudire i neonati non riconosciuti dalle madri prima che vengano dati in adozione. Ogni giorno ci troviamo a vivere storie che ti toccano le corde dell'anima e ti aiutano anche a vedere la vita con occhi differenti”. Nel capoluogo ciociaro, OSA gestisce il servizio do- TRENTANNI INSIEME miciliare, i centri diurni per anziani e per minori, i centri sociali per disabili, la casa famiglia per ragazzi svantaggiati e il centro della famiglia, struttura che assiste quelle coppie con figli a rischio separazione. Ma gli “angeli custodi” della Cooperativa lavorano anche a Roma, nei servizi per anziani e disabili all'interno dei Municipi IV, V, VI, VII e nel distretto Latina 1 che comprende i territori di Aprilia, Cisterna e Cori, dove la Cooperativa offre servizi di assistenza domiciliare in integrazione ai servizi sanitari. Tra i servizi afferenti alla divisione sociale c'è anche il LazioDiSU che aiuta gli studenti diversamente abili iscritti all'Università La Sapienza di Roma. Il modello OSA, insomma, si è rivelato vincente. “Ogni giorno studiamo i bisogni degli assistiti, sia quelli in carico sia quelli potenziali, e cerchiamo di creare nuovi servizi come l'Alert Farmaco, che attraverso la centrale operativa ricorda all'utente quando assumere le medicine. Ma c'è specialmente un lavoro di équipe che parte dal Piano Assistenziale Individualizzato o dal Piano Educativo Individualizzato per elaborare l'assistenza. Il nostro valore aggiunto è offrire un coordinamento organizzato con assistente sociale e psicologo, garantire supporto psicologico ai famigliari, seguire e verificare costantemente i progressi e i bisogni dell'assistito. Inoltre, cerchiamo di stimolare gli operatori, di motivarli, di condividerne i percorsi. In questo modo si sentono parte di un'organizzazione che li segue nel loro lavoro e ascolta anche le loro esigenze. Questo è fondamentale perché solo creando un gruppo coeso, un corpus unico, si può lavorare bene e offrire un sostegno adeguato a chi si rivolge a noi”. E in tanti scelgono la Cooperativa, preferendola anche a realtà ben più radicate nell'offerta di servizi sociali. “Nel Comune di Roma non c'è gara, i servizi sociali presentano agli utenti gli enti accreditati e le cooperative che operano nel sociale - dice ancora Carbonaro - il fatto che ci scelgano preferendoci ad altri con più anni d'esperienza in questo settore, è motivo d'orgoglio per OSA”. Merito degli angeli custodi. “Il loro lavoro è fondamentale e va valorizzato ogni giorno, perché quando, alla fine della giornata o del turno, l'assistito ti guarda e ti sorride significa che hai fatto bene il tuo dovere. Il resto, davvero, non conta”. OSA NEWS 43 STORIE DI CURA E ASSISTENZA. OSA VISTA DA OPERATORI E ASSISTITI Il Centro diurno semiresidenziale raccontato dalla Responsabile sanitaria Felicia Carletto “Mi ha colpito il rapporto che si è instaurato tra operatori e assistiti. Basta uno sguardo per capirsi!” 44 OSA NEWS “L e porto un caffè o preferisce un ginseng”? Si chiama Simona la ragazza con sindrome di Down che serve ai tavoli e prende le ordinazioni. Ci troviamo al bar “Baraonda” all’interno del Centro diurno semiresidenziale di Via Majorana gestito da OSA. “Si tratta di un bar speciale - ci spiega la Responsabile Sanitaria del Centro Felicia Carletto - nato dall’idea di alcuni operatori per dare la possibilità ai ragazzi ospiti della struttura di simulare una condizione di vita quotidiana nell'ambito delle attività di gruppo, stimolando sia l’aspetto socializzante che quello riabilitativo. Il nome, invece, è stato scelto proprio dai ragazzi che sono coinvolti in modo attivo all’interno del bar: c’è chi prepara il caffè o il cappuccino, chi serve ai tavoli, chi sta in cassa, altri si siedono ai tavolini come normali clienti. Il locale non è aperto al pubblico ma abbiamo cercato di ricreare il più possibile l’atmosfera di un vero bar con gli strumenti a nostra disposizione. Nell'allestimento non abbiamo coinvolto i ragazzi perché con le loro disabilità vanno facilmente in ansia. Anche la scelta di chi può partecipare a questa attività è stata fatta in relazione alla capacità che hanno i ragazzi di gestire situazioni di questo tipo”. Questa è solo una delle tante attività che il Centro offre ai propri ospiti, alcuni dei quali sono cresciuti dentro questa struttura ancor prima che fossero presi in carico dalla Cooperativa. OSA gestisce direttamente il ramo d’azienda ex art. 26 dal novembre 2011: si occupa quindi del Centro semi-residenziale in via Majorana, di un ambulatorio nel territorio della ASL Roma B dove prevalentemente arrivano bambini e fa assistenza domiciliare a pazienti con problematiche neuromotorie. Il Centro offre un servizio di tipo semiresidenziale dove gli utenti sono assistiti dalle ore 8.18 alle ore 15.30. Nell'arco di queste ore vengono forniti diversi interventi che secondo la normativa regionale fanno parte della ‘riabilitazione in regime estensivo o di mantenimento'. Attualmente gli utenti presenti sono 49, di tutte le fasce d'età, tra cui un solo minore, accomunati dalla stessa condizione clinica, la disabilità intellettiva. Tutti i progetti riabilitativi vengono seguiti da una equipe multidisciplinare che comprende molte figure professionali: dallo Psicologo all’assistente sociale, dal fisioterapista, al terapista occupazionale. TRENTANNI INSIEME Presso il centro è anche presente una dietista che si occupa di controllare la dieta degli utenti con problemi alimentari e un’educatrice specializzata in musicoterapia. Un discorso a parte meritano gli Assistenti. “Alcuni di loro – sottolinea la Carletto sono qui da tanti anni, hanno cresciuto questi ragazzi, sono ‘invecchiati’ insieme a loro e sono riusciti, nel tempo, ad instaurare un rapporto fatto di comprensione reciproca e grande affetto. Sono rimasta molto colpita dalla capacità degli assistenti di comprendere i ragazzi, i problemi e le necessità che manifestano anche senza parlare. A volte basta un semplice sguardo per capirsi. C’è Daniele che capisce subito se Teresa (la nostra coordinatrice) è arrabbiata e sa trovare il modo per farla sorridere, e poi Viviana, lei non parla, un giorno ci ha portato tutti nella palestra del centro e ci ha impartito una lezione di ginnastica. Oppure Antonio che ti viene incontro dicendoti: 'dottorè quanto sei bella!' e riesce a portare il buon umore anche nelle giornate più difficili”. Per quanto riguarda le attività di gruppo l’obiettivo è quello di favorire l'integrazione e la relazione con gli altri, il confronto e il rispetto del prossimo. “Gli utenti - racconta la Carletto sono divisi per gruppi classe a seconda del grado di disabilità e di autonomia: gruppo Arcobaleno, Puzzle, Sole”. C'è il laboratorio di informatica, di attività creativa dove si fanno disegni e sculture, il laboratorio di musicoterapia, di cucina, di logopedia e quello di fotografia. Attraverso la macchina fotografica ai ragazzi viene insegnato come osservare l’ambiente che li circonda e come catturare con gli scatti particolari o situazioni che destano la loro curiosità e attenzione. “Personalmente come medico riabilitatore sono molto soddisfatta. Abbiamo riscontri positivi da parte dei ragazzi e i risultati si vedono. All’interno del gruppo ci sono due ragazzi con una grave tetraparesi, nonostante non siano in grado di muoversi, se non con piccoli movimenti delle mani, riescono a cogliere delle cose interessanti che immortalano indicando all’operatore cosa fotografare. In questo modo riusciamo a scoprire il loro modo di vedere la vita e le cose ed è bellissimo! A settembre esporremo le nostre foto al mercato Testaccio, dove il gruppo ha scattato moltissime foto all’interno del progetto 'Con i miei TRENTANNI INSIEME occhi' e ha fatto amicizia con i venditori e i clienti abituali. Da un punto di vista riabilitativo il percorso fatto sinora è importantissimo perché ha stimolato diverse aree, dall'attenzione all'autostima, dalla gratificazione alla socializzazione, dal problem solving alle competenze adattive”. Ma le uscite all’aperto non finiscono qui. Infatti, tutti i giorni gli utenti escono a gruppi di 3-4 persone, alternandosi, per favorire l’integrazione con il territorio e la natura, e per dare loro la possibilità di fare attività concrete come andare al supermercato per comprare i colori che servono per il laboratorio di disegno o in biblioteca ad esempio a vedere o prendere in prestito materiale didattico e ricreativo. Un altro momento molto importante della vita del centro è il soggiorno estivo terapeutico, i ragazzi vengono portati per due settimane in una località balneare. Per loro si tratta di una vera e propria vacanza, senza trascurare l’aspetto riabilitativo. “È un'esperienza sociale indispensabile per loro, ma anche per gli assistenti, che la vivono come un grande momento di condivisione. Sono cose difficili da descrivere ma è bellissimo vedere i ragazzi che si aiutano tra loro e sono felici di partecipare, ognuno con le proprie capacità, ad organizzare le attività della giornata. Questa per noi è una ricompensa che ha un valore inestimabile”. A conclusione dell’intervista abbiamo chiesto alla direttrice Carletto di fare gli auguri alla Cooperativa per i suoi 30 anni. Ecco il suo messaggio. “Mi auguro che OSA possa implementare questo tipo di servizio per garantire ai nostri pazienti un’assistenza sempre più completa e di eccellenza. La Cooperativa ha mostrato una sensibilità particolare verso le problematiche degli utenti del centro di via Majorana. Riconosciamo ad Osa che, nonostante la normativa vigente preveda un rapporto OSS/utenti di gran lunga inferiore rispetto agli alti livelli di assistenza che noi offriamo , non ha mai guardato il mero aspetto economico ponendo in primo piano la qualità del servizio e la sicurezza degli utenti. Il mio augurio è che la sensibilità e la professionalità dimostrata da OSA in questi lunghi anni di servizi venga riconosciuta dagli organi competenti affinché si possa continuare ad offrire agli assistiti un servizio di qualità”. OSA NEWS 45 FOCUS SERVIZI DI OSA L’ECCELLENZA E Nel corso della sua trentennale attività la Cooperativa ha puntato molto sulla formazione dei soci lavoratori, migliorando nel tempo la propria visione strategica in questo settore ccellenza nella metodologia lavorativa e formazione costante del personale, crescita individuale e di gruppo, competenze e organizzazione. Lo sviluppo della Cooperativa OSA passa attraverso qualità e formazione, due aspetti importanti per raccontare “lo stile di OSA nel lavorare con le persone e per gli assistiti”. Una storia fatta di “dedizione, coraggio, impegno e sacrificio”, come spiegano dal servizio Qualità e Formazione della Cooperativa. “Nel 1985 è iniziata la nostra storia e, da allora, il mondo dell’assistenza sanitaria è molto cambiato. Nonostante questo, OSA è sempre riuscita a stare al passo con i tempi e, spesso, anche ad anticiparli. Ciò che è rimasto chiaro nel tempo è il legame indissolubile tra la crescita della Cooperativa e la crescita delle persone che ne fanno parte. In tale ottica, la Cooperativa ha sempre investito nella formazione del personale Qualità e formazione, così OSA è cresciuta in questi 30 anni per creare competenze a livello individuale, di gruppo e organizzativo e per produrre cambiamenti capaci di rendere più efficace l’azione degli individui nel lavoro. La speranza fondante di tali azioni è che i cambiamenti nelle persone possano portare ad una presa di coscienza delle proprie risorse e delle proprie capacità, oltre all’individuazione dei percorsi migliorativi attuabili”.Nei suoi 30 anni di vita, la Cooperativa ha puntato molto sulla formazione dei propri soci lavoratori, migliorando nel tempo la propria visione strategica in questo settore. “Negli anni – sottolineano ancora dal servizio – l'interesse per la qualità e la formazione è cresciuto in maniera costante tanto che ormai, ogni anno, viene redatto e approvato dal CdA della Cooperativa un piano annuale di formazione per i soci OSA che contiene corsi di formazione a titolo completamente gratuito”. Nel piano 2015, ad esempio, 12 dei 16 diversi titoli di corsi di formazione rilasceranno crediti formativi ECM per più di 1.300 lavoratori, mentre più di 700 persone saranno formate su tematiche relative alla tutela della salute e della sicurezza sul posto di lavoro. Inoltre più di 150 persone parteciperanno a corsi di formazione finalizzati all’accrescimento delle capacità di gestione delle criticità e circa 500 potranno ottenere attestati spendibili anche all’esterno. Nel programma è prevista anche la formazione per circa 40 coordinatori che ha come scopo l’accrescimento delle competenze gestionali dei Sistemi di Gestione adottati volontariamente da OSA in tema di Qualità, Ambiente e Sicurezza. A contribuire alla crescita della Cooperativa, vi è stata la scelta aziendale, già dal 2001, di introdurre Sistemi di Gestione basati 46 OSA NEWS TRENTANNI INSIEME sulla soddisfazione del cliente, su principi di trasparenza e oggettività, sulla salute e sulla sicurezza dei lavoratori e sugli impatti che l'attività della Cooperativa ha sull’ambiente. “Tutti i processi aziendali sono tradotti in procedure gestionali che facilitano la standardizzazione delle attività, nonché la loro comprensione, e permettono la tracciabilità di ogni passaggio. Ciò assicura agli utenti, ai fornitori e ai clienti che i servizi della Cooperativa raggiungano livelli di qualità che vengono mantenuti costanti nel tempo e la gestione dei servizi stessi è studiata per il miglioramento continuo dei processi e l’utilizzo ottimale delle risorse. Lo scopo di tutto questo ro che hanno favorito una gestione aziendale sempre migliore, messa costantemente alla prova dai continui cambiamenti e dalle esigenze sempre nuove degli utenti che si sono rivolti a OSA nel corso di questi 30 anni. “La certificazione non è soltanto una questione tecnica ma comprende aspetti organizzativi e gestionali che coinvolgono tutta la Cooperativa: ognuno contribuisce alla sua attuazione, visto lo stretto rapporto esistente tra qualità ed efficienza aziendale, dalla Direzione all’operatore, all’utente, prezioso per la valutazione dell’efficacia delle prestazioni erogate. Qualcuno potrebbe pensare che la nostra continua crescita sia dovuta al ca- processo è l’ottenimento della fiducia del cliente attraverso l’erogazione di servizi di qualità”. Una qualità certificata e una metodologia di lavo- so o alla fortuna ma con gente come noi che lavora in cooperazione il caso e la fortuna trovano ben poco spazio”. TRENTANNI INSIEME OSA NEWS 47 FOCUS SERVIZI DI OSA L’ECCELLENZA D al 1997 ad oggi la Cooperativa OSA ha dato il proprio contribuito al dibattito scientifico attraverso numerose e prestigiose pubblicazioni presentate nell'ambito di congressi, conferenze, convegni nazionali e internazionali. Dall'assistenza specialistica domiciliare alle persone affette da HIV all'evoluzione del modello cooperativo, dalla proposta di indicatori specifici per la valutazione delle attività di assistenza domiciliare, alla valutazione della qualità percepita da ospiti, parenti e operatori in una Residenza Sanitaria Assistenziale, fino al percorso di autorizzazione e all'accreditamento dell'Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) nel Lazio e ai progetti innovativi di coinvolgimento degli assistiti attraverso l’uso del web e la telecompagnia: sono queste alcune delle tematiche più significative affrontate da OSA nel corso della sua trentennale attività nell'ambito socio-sanitario. Il contributo di OSA alla comunità scientifica dal 1997 ad oggi Nel corso della sua trentennale attività sociosanitaria la Cooperativa si è impegnata sul fronte scientifico partecipando attivamente a convegni, congressi e conferenze nazionali e internazionali 48 OSA NEWS In particolare, dal 2002 al 2010, su un totale di 19 lavori realizzati dalla Cooperativa il 68% ha riguardato l'Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) con particolare riferimento ai seguenti temi: indicatori per la valutazione del servizio, caratteristiche dell'ADI specialistica dedicata ai pazienti HIV, gestione dei rifiuti sanitari, gestione delle cadute e utilizzo delle nuove tecnologie. Grande attenzione è stata dedicata, tra il 2011 e il 2015, al tema legato alla qualità percepita e all'empowerment degli assistiti con il 44% delle 25 pubblicazioni presentate. Inoltre, in totale, tra il 2002 e il 2015, le aree tematiche congressuali hanno riguardato per il 34% l'assistenza primaria, per il 32% la sanità pubblica, per il 14% la geriatria e per il 7% la sociologia della salute e altre aree e convegni internazionali (sanità pubblica, HIV, sistemi informativi) per un totale di 44 lavori prodotti. Nell'anno che segna la ricorrenza del Trentennale, la Cooperativa OSA ha partecipato alla 3° Conferenza Nazionale sulle Cure Domiciliari nel maggio scorso e, nel mese di giugno, al 6° Convegno Nazionale della Società italiana di sociologia della salute. I prossimi appuntamenti sono a settembre all'8° Conferenza annuale ESPAnet Italia 2015 “Welfare in Italia e welfare globale: esperienze e modelli di sviluppo a confronto” e ad ottobre al 48° Congresso Nazionale Società Italiana di Igiene che si svolgerà in contemporanea con la Conferenza di Sanità Pubblica Europea. TRENTANNI INSIEME Pubblicazione su rivista internazionale, 1997 “Heterogeneity of home care assistance needs of people with AIDS”. G. Milanese, D. Abeni, A. Cancellli. G. Brancato, E. Fabrizi, P. Borgia, C.A. Perucci, G. Rocchi. Università Tor Vergata, Dipartimento Epidemiologia Lazio, Cooperativa OSA. AIDS CARE (1997), VOL.9, N.1, pp. 27-33 40° Congresso Nazionale SITI “ Sanità Pubblica nell’era della globalizzazione” Cernobbio, 8-11 settembre 2002 Esperienza di valutazione in Assistenza Domiciliare: Valutazione della soddisfazione di pazienti cronici assistiti in regime di assistenza domiciliare a Roma. G. Damiani, D.Palumbo, F.Giuffrida, G.Ricciardi,G.C.Vanini. 17° Congresso interregionale di Igiene e Sanità Pubblica. Siracusa 24-26 giugno 2005 Indicatori specifici per la valutazione delle attività di assistenza domiciliare: una proposta dal terzo settore. Guzzanti, M.C. Mazzeo, M. Milanese CM, Dentamaro, Damiani GD., F.Giuffrida, D. Palumbo 31° Congresso Nazionale A.N.M.D.O. Associazione Nazionale dei Medici delle Direzioni Ospedaliere. Treviso 22-24 sett 2005 Istituzione della Direzione Sanitaria in una Cooperativa Sociale e di Lavoro: l’esperienza della Cooperativa ONLUS OSA. Guzzanti E., Giuffrida F.,Dentamaro M., Milanese G., Palumbo D., Mazzeo M.C.,Attardi M. 10° Conferenza Nazionale di Sanità Pubblica. “Il futuro dell’Igiene, della medicina preventiva e della Sanità Pubblica: cambiamenti, priorità, emergenze” Pisa, 14-16 ottobre 2007 Le potenzialità di offerta assistenziale del Non-Profit per il SSN nell’ambito delle Cure Primarie. Guzzanti E., Milanese G., Dentamaro M., Giuffrida F., Palumbo D., Santini P. 44° Congresso Nazionale Società Italiana di Igiene “Diritto alla Salute. Il nuovo MILIONE della Sanità Pubblica”. Venezia, 3-6 Ottobre 2010 I Rifiuti sanitari speciali. Una proposta di protocollo di gestione dei rifiuti prodotti in ambito domiciliare. Palumbo D, Milanese GM, Giuffrida F, Bianchi CBNA, Gasbarrone G, Attardi M, D’Orazio M, Damiani G, Ricciardi W. 9° Congresso Nazionale Card - Confederazione Associazioni Regionali di Distretto. 1°Conferenza sulle cure domiciliari. “Le cure domiciliari tra utopia e quotidiano”. Roma 12-14 maggio 2011 L’evoluzione del modello cooperativo: dall’assistenza domiciliare alla costituzione di reti per l’assistenza primaria. Milanese GM, Verdecchia G, Frezza S, Bianchi CBNA, Palumbo D, Giuffrida F, Guzzanti E. 6th Conference on HIV Pathogenesis, Treatment and Prevention. International AIDS Society (IAS) Roma 17-20 luglio 2011 Home health care for HIV-infected patients: changes in patient’s characteristics and type of health service in Rome from 2005 to 2010. Froio N , Giuffrida M , Palumbo D, Bianchi CBNA, Milanese GM 12° Conferenza Nazionale di Sanità Pubblica. “La Sanità pubblica tra globalizzazione, nuove esigenze di salute e sostenibilità economica: la sfida dell’integrazione”. Roma, 12-15 ott 2011 Proposta di un nuovo approccio metodologico per la valutazione della qualità percepita nell’assistenza domiciliare. Galizi MC, Bianchi CBNA , Milanese GM , Giuffrida F, Palumbo D, Attardi M, Gasbarrone G, Agostini F, Zangaro N , Damiani G, Ricciardi W. 2° Conferenza regionale sulla Sclerosi Laterale Amiotrofica. “Il modello sociosanitario dell’assistenza nella regione Lazio”. Roma 26 maggio 2011 Accessibilità, appropriatezza, equità: proposta per un modello regionale di governo dell’assistenza ai pazienti complessi. TRENTANNI INSIEME OSA NEWS 49 FOCUS SERVIZI DI OSA L’ECCELLENZA 4° Congresso Nazionale Società italiana di sociologia della salute (SISS) “Sistemi sanitari regionali tra innovazione e sostenibilità. Scenari e buone pratiche della Sociologia della Salute”. Bari, 19-20 ottobre 2012 La qualità percepita da Ospiti/Parenti e Operatori in una Residenza Sanitaria Assistenziale in provincia di Como. Un progetto-pilota integrato quali-quantitativo. Galizi MC, Palumbo D, D’Alessandro G, Brachini N, Giuffrida F, Milanese GM. Vincitore 1° PREMIO “BUONE PRATICHE” 10° Congresso Nazionale CARD “I distretti tra sostenibilità, equità e lavoro” . Siracusa 23-25 maggio 2012 La gestione dei reclami nell’ambito dei servizi di assistenza domiciliare: uno strumento di apprendimento organizzativo. Palumbo D, Giuffrida F, Bianchi CBNA, Galizi MC, Di Benedetto A, Gasbarrone G, Attardi M, Damiani G, Milanese GM 45° Congresso Nazionale Società Italiana di Igiene “Prevenzione e Sanità Pubblica al servizio del paese”. Cagliari, 3-6 ottobre 2012 Le cadute nell’anziano: risultati preliminari sulla frequenza e i fattori di rischio in una Residenza Sanitaria Assistita. Palumbo D, Giuffrida F, Bianchi CBNA, Camnasio T, Arrigoni L, Luppi G, Agostini F, Galizi MC, Damiani G; Falcone P, Milanese GM. 11° Congresso Nazionale CARD. 2° Conferenza Nazionale sulle cure domiciliari. “Home care e distretti”. Roma, 22-24 maggio 2013 La gestione domiciliare della disfagia nel paziente neurologico: l’esperienza della Cooperativa OSA nell’approccio riabilitativo multidisciplinare. Antonica CMA, Conte F, D’amico M, Galli A, Marino P, Pisani A, Monorchio M, Muzzioli C, Passacantilli L, Umani M, Venerucci M, Milanese GM 46° Congresso Nazionale Società Italiana di Igiene . “La S.It.I per la difesa e il rinnovamento del Servizio Sanitario Nazionale”. Giardini Naxos-Taormina, 17-20 ottobre 2013 Il modello cooperativo nell’assistenza primaria: una risorsa per la difesa e il rinnovamento del Servizio Sanitario Nazionale. Giuffrida F , Verdecchia G, Bianchi CBNA, Cirilli G, Damiani G, Frezza S, Cirilli M, Palumbo D, Milanese GM. 12° Congresso Nazionale CARD “La sfida del Distretto: produrre salute nel territorio”. Torino 22-23 maggio 2014 La costituzione di una rete e-Care integrata sociosanitaria: proposta di un programma sperimentale. Galizi MC, Giuffrida F, Palumbo D, Bianchi CBNA, Milanese GM. 5° Convegno Nazionale Società italiana di sociologia della salute – SISS. “Le sfide della sanità italiana tra crisi strutturale e social innovation”. Roma, 29 maggio 2014 Coinvolgere il cittadino-assistito nell’era della web society: l’esperienza della Cooperativa OSA. Galizi MC, Giuffrida F, Palumbo D, Bianchi CBNA, Milanese GM. 7° Conferenza Europea di Sanità Pubblica EUPHA ”Mind the gap: Reducing inequalities in health and health care” Glasgow, Scotland, 1922 nov 2014 A systematic review of consistency between health literacy and adherence to Highly Active Antiretroviral Therapy (HAART). Damiani G, Bianchi CBNA , Milozzi E, Capobianco C, Frisicale E, Froio N, Giuffrida F, Palumbo D, Milanese GM, Ricciardi W 13° Congresso Nazionale CARD. 3° Conferenza Nazionale sulle cure domiciliari. “Nuova formazione, nuove terapie, nuova organizzazione per curare a casa”. Bologna 28-30 maggio 2015 Autorizzazione e Accreditamento dell’Assistenza Domiciliare Integrata: l’esperienza della Cooperativa OSA nella Regione Lazio. Bianchi CBNA , Palumbo D, Galizi MC, Giuffrida F, Milanese GM. 50 OSA NEWS TRENTANNI INSIEME Aree tematica delle pubblicazioni 2002-2015 Acronimo Temi specifici dell’Assistenza Domiciliare Integrata (ADI) quali: - indicatori per la valutazione dell’ADI - le caratteristiche dell’ADI specialistica dedicata ai pazienti HIV - la gestione dei rifiuti speciali sanitari nell’ADI - il percorso dell’autorizzazione e accreditamento nell’ADI - la gestione delle cadute - l’utilizzo delle nuove tecnologie ADI Il modello cooperativo e l’esperienza del non –profit all’interno del Servizio Sanitario Nazionale MC La qualità percepita e l’empowerment degli assistiti QE Miscellanea (Ricerca sui servizi sanitari, outsorcing Ospedaliero e Gestioni integrate) ROG 2002-2010 2011-2015 Area tematica Num. assoluto Valore % Area tematica Num. assoluto Valore % ADI 13 68 ADI 8 32 MC 3 16 MC 3 12 QE 2 5 QE 11 44 ROG 1 11 ROG 3 12 Totale 19 100 Totale 25 100 Aree tematiche Congressuali Num. Valore % Assistenza Primaria 15 34 Sanità Pubblica 14 32 Geriatria 6 14 Sociologia della Salute 3 7 Altre aree 3 7 Convegni Internazionali (Sanità Pubblica, HIV, Sistemi informativi) 3 7 44 100 Totale Aree tematiche pubblicazioni OSA 2002-2010 TRENTANNI INSIEME Aree tematiche pubblicazioni OSA 2011-2015 OSA NEWS 51 MITOGROUP SRL FOCUS IL BILANCIO SERVIZI SOCIALE 2014 Bilancio sociale 201 Nel corso del 2014 la Cooperativa OSA ha erogato servizi a 37.901 persone, 4.783 in più dell’anno precedente. Il totale dei soci lavoratori è invece pari a 2.560 unità, di cui 1.684 donne e 876 uomini 54 OSA NEWS A nche il 2014 è stato un anno positivo con un utile di esercizio in crescita rispetto al 2013 (507.078 vs 416.313) e un incremento di 337 soci rispetto all’anno precedente. È quanto emerge dalla lettura del Bilancio Sociale 2014 di cui, di seguito, saranno illustrati i dati principali. Nel corso del 2014 la Cooperativa OSA ha erogato servizi a 37.901 persone, 4.783 in più dell’anno precedente, con un incremento superiore al 14%. Nel 2010 il numero di pazienti assistiti è stato pari a 25.749, un dato quindi quasi raddoppiato nel 2014 (+ 47,19%). La compagine sociale di OSA è composta da 3.628 soci, suddivisi tra 1.204 uomini e 2.424 donne. Per quanto riguarda il numero dei lavoratori di OSA, invece, è stata raggiunta quota 2.741 unità, di cui 2.549 operatori addetti ai servizi e 192 addetti al coordinamento e alla direzione. Rispetto al 2013 il numero degli occupati conta 243 persone in più e rispetto al 2010 sono entrate in OSA ben 884 figure professionali. Il totale dei soci lavoratori è invece pari a 2.560 unità, di cui 1.684 donne e 876 uomini. Anche quest’anno il personale OSA è composto principalmente da TRENTANNI INSIEME donne, presenti con una percentuale del 65,9% (1.804 unità). Questo dato rispecchia la tendenza della Cooperativa a favorire l’occupazione femminile non solo nelle attività operative e più strettamente legate all’assistenza, ma anche in quelle di coordinamento. Dei 2.741 lavoratori di OSA, circa il 10% (263 unità) è rappresentato da cittadini non italiani provenienti da 11 nazioni europee e da 35 nazioni non facenti parte della Comunità Europea tra cui Perù, Argentina, Brasile, India e Moldavia. Gli operatori OSA hanno fatto registrare un numero di interventi a domicilio pari a 1.597.980, con un incremento di accessi di 142.538 rispetto all’anno precedente (+10,02%) e hanno effettuato 1.688.152 ore di assistenza. Le risorse umane impiegate dalla Cooperativa direttamente nell’assistenza sono state, nell’anno 2014, pari a 2.549 unità, compreso il personale di coordinamento. Il maggior numero degli operatori è stato impegnato nell’erogazione dei servizi di Assistenza Domiciliare Integrata - ADI (1.248) e Outsourcing nel 2014 OSA ha assistito 198 persone nella Residenza Sanitaria Assistenziale (RSA) di Bellagio e 28 pazienti psichiatrici nelle Comunità terapeutiche in provincia di Foggia (gestite in partnership con altre realtà locali). Le unità lavorative impiegate sono state rispettivamente 81 e 32. Nella RSSA di Mesagne (Residenza Socio Sanitaria Assistenziale) nel 2014 sono stati accolti 98 ospiti dai 48 lavoratori impiegati e le ore di assistenza erogate sono state 46.936 in totale. Nello stesso periodo, OSA ha fornito ore per l’assistenza infermieristica, i servizi ausiliari e complementari di servizio per assistere 173 persone nei Comuni di Vasto e Lanciano: in totale sono state 95.748 le ore di lavoro degli operatori nei centri di riabilitazione e nelle residenze psichiatriche della Fondazione Padre Alberto Mileno. Nell’ambito della divisione sociale, sono 119 le risorse umane impiegate per assistere 1.535 persone tra Frosinone, Roma, Aprilia e all’interno del LazioDiSU per l’assistenza agli studenti universitari disabili. In ultimo, il servizio di Assistenza Sanitaria Riabilitati- 14: un anno positivo (804). La maggior parte degli utenti (35.239) ha ricevuto servizi ADI. Nello specifico, la Cooperativa si è proposta come partner delle aziende ospedaliere nella gestione di intere Unità Operative Complesse (U.O.C.). L’offerta di OSA ha trovato, negli anni, diversi riscontri significativi: ne è un esempio il Policlinico Umberto I di Roma, principale azienda ospedaliera del Lazio, nella quale vengono gestite, ad oggi, ben 82 U.O.C., alcune delle quali ad alta complessità e intensità assistenziale (Anestesia e Rianimazione, Emergenza e Accettazione). Le ore di servizio erogate sono pari a 981.875, ovvero circa l’85% dei servizi offerti in Outsorcing. OSA è presente con i propri lavoratori anche presso l’Ospedale Bambino Gesù di Roma in 19 reparti e presso l’Ospedale S. Andrea di Roma in 5 reparti. Complessivamente vengono erogate in Outsourcing oltre 1,1 milioni di ore annue di servizi di assistenza infermieristica e complementari. Per quanto riguarda la Gestione integrata, invece, TRENTANNI INSIEME va che nel 2014 ha rivolto la propria attività a 630 assistiti, coinvolgendo 164 unità lavorative impegnate in attività produttiva. OSA NEWS 55 IFOCUS PREMISERVIZI Torna anche quest’anno la borsa di studio in memoria della ragazza uccisa nell'attentato di Brindisi. Durante l’Assemblea dei soci verrà consegnato il riconoscimento intitolato al responsabile della Residenza Bellagio Premio Melissa Bassi e Premio Vittorio Crisponi, per non dimenticare A nche nell’anno del Trentennale verranno consegnati i premi istituiti da OSA e intitolati alla memoria di Melissa Bassi e di Vittorio Crisponi. Due iniziative volute fortemente dalla Cooperativa per ricordare chi non c'è più e, al tempo stesso, per tutelare e sostenere valori fondamentali come il diritto allo studio e il lavoro. 56 OSA NEWS TRENTANNI INSIEME PREMIO MELISSA BASSI PREMIO VITTORIO CRISPONI Il premio Melissa Bassi, giunto alla terza edizione, è dedicato alla studentessa di 16 anni barbaramente uccisa nell'attentato avvenuto nel maggio 2012 davanti alla scuola Morvillo-Falcone di Brindisi. Melissa, originaria di Mesagne, era la figlia di Massimo Bassi, socio lavoratore della residenza Villa Bianca. Il riconoscimento è riservato ai figli dei dipendenti di OSA che si sono distinti nel loro percorso di studi e che si apprestano a frequentare l'università. I vincitori potranno usufruire di una borsa di studio che coprirà le tasse universitarie per l’intero corso accademico. Il supporto della Cooperativa sarà valido in qualsiasi ateneo pubblico o privato d’Italia, a patto che i ragazzi sostengano tutti gli esami previsti dal piano di studi annuale. Collaudato il meccanismo di partecipazione. Il requisito minimo per accedere alla selezione, prevede che almeno un genitore del ragazzo sia socio lavoratore della Cooperativa. I candidati dovranno poi presentare alcuni documenti: l’estratto dell’atto di nascita o certificato equivalente, che dimostri di essere figlio di uno dei soci, la copia autenticata del diploma di scuola superiore, il libretto universitario che certifichi che lo studente è in regola con gli esami previsti dal corso di studi e il numero degli esami con relativo voto. Dovrà essere inoltre allegata la copia autenticata della ricevuta di pagamento delle tasse di iscrizione all’università. Nel caso in cui il candidato usufruisse dell'esonero totale dalle tasse universitarie riservato agli studenti meritevoli, secondo i criteri stabiliti dall’Ateneo prescelto, la Cooperativa corrisponderà al premiato, per ciascun anno accademico, un importo di mille euro come contributo per la sua formazione. Questo elenco di documenti deve essere presentato per intero solo all’atto della prima richiesta. Successivamente, sarà sufficiente consegnare solo il libretto universitario e la copia del pagamento delle tasse universitarie. Le domande dovranno essere indirizzate, complete di tutti i documenti, a Cooperativa OSA – Borsa di Studio “Melissa Bassi” – Via Lucio Volumnio 1, 00178 Roma. Le richieste dovranno pervenire entro e non oltre i 20 giorni successivi al pagamento delle tasse. Il premio Vittorio Crisponi, che ha ormai raggiunto il traguardo delle sette edizioni, è invece intitolato alla memoria del compianto responsabile della Residenza Bellagio, la struttura socio assistenziale gestita dalla Cooperativa nella zona del lago di Como. Chi ha avuto la fortuna di lavorare con lui lo ricorda con affetto, richiamando alla mente tutti i momenti condivisi con una persona, che ha saputo essere esempio di dedizione al lavoro e di disponibilità sul piano umano e professionale. Sulla conservazione di questi principi si è basata la Cooperativa OSA per creare il premio che, ogni anno, viene assegnato a quei soci lavoratori che si sono distinti in maniera particolare nel lavoro quotidiano per capacità, responsabilità e senso del dovere. TRENTANNI INSIEME OSA NEWS 57 Tanti auguri OSA Pubblichiamo i post di auguri più significativi e divertenti ricevuti sui profili Social della Cooperativa FRANCESCO GIUFFRIDA Cosa augura alla grande famiglia di OSA per il suo speciale compleanno? Auguro a tutti noi di non perdere mai la direzione giusta… di restare sempre in quel solco che abbiamo seguito fino ad ora e di continuare a fare il meglio per i nostri assistiti e il meglio per i nostri lavoratori. LEOMENICO FERRARA Auguri a tutti noi!!! Per tanti altri anni insieme! ROSARIO GARCIA Tantissimi auguri per questi 30 anni, ho avuto la fortuna di lavorare con voi JULIA H. BAVOSA ALLOGGIO #30annidiOSA. Ho conosciuto tanti anni fa la vostra Cooperativa, quasi per caso, attraverso Internet. E ora leggo con piacere che quest'anno OSA festeggia 30 anni di attività! Sono felice che esistano realtà belle come la vostra! Auguriiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii di cuore. Ad maiora ALESSANDRA LEONI TORTOLANO 19 giugno 1985: buon compleanno OSA! Ed io sono qui da 22 anni!!!! PAULINA BOJOGA Auguri Grandissimi a tutti soci EMANUELE ROSSI Augurissimi! NICOLA BONANNO Complimenti al Presidente Dott. Giuseppe Milanese che in questi 30 anni ha portato la coop. Osa avanti a testa alta, dando lavoro a migliaia di persone ed assistendo un'infinità di anziani. Grazie Presidente. IONUT CARANFILOF Auguriiiii!!!! Magari arrivare insieme al 60°esimo anniversario!!! EXPOSANITÀ Anche da #exposanita tanti tantissimi auguri! ANNAMARIA CORBELLI In OSA mi sono sentita accolta come in una famiglia, grazie alla Cooperativa ho avuto la fortuna di conoscere persone splendide. Il mio augurio per il Trentennale è che OSA possa mantenere lo spirito di accoglienza e familiarità che da sempre la contraddistingue. T R E N T A N N I I N S I E M E