Anteprima Estratta dall' Appunto di Economia dell'innovazione Università : Università degli studi della Tuscia Facoltà : Sc.Politiche Indice di questo documento L' Appunto Le Domande d'esame ABCtribe.com e' un sito di knowledge sharing per facilitare lo scambio di materiali ed informazioni per lo studio e la formazione.Centinaia di migliaia di studenti usano ABCtribe quotidianamente per scambiare materiali, consigli e opportunità Più gli utenti ne diffondono l'utilizzo maggiore e' il vantaggio che ne si può trarre : 1. Migliora i tuoi voti ed il tempo di studio gestendo tutti i materiali e le risorse condivise 2. Costruisci un network che ti aiuti nei tuoi studi e nella tua professione 3. Ottimizza con il tuo libretto elettronico il percorso di studi facendo in anticipo le scelte migliori per ogni esame 4. 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Che cos’è l’economia L’economia come studio delle conseguenze L’economia è una scienza e, in quanto tale, ideologicamente neutrale; è uno strumento di analisi di tipo “consequenzialista”, il cui oggetto di studio sono le conseguenze, non intenzionali, delle azioni umane. Se dalle decisioni umane derivassero sempre e soltanto risultati voluti, l’economia non avrebbe nulla da studiare, perché i risultati positivi sarebbero il risultato di buone intenzioni, mentre quelli negativi sarebbero il risultato di intenzioni malvagie. Definizioni di economia Dare una definzione chiara dell’economia è difficile e produce spesso risultati controversi. Secondo la studiosa americana (scuola di Cambridge) Joan Robinson, allieva di Keynes, l’economia non può essere definita e questo perché l’oggetto del suo studio, che normalmente serve per definire una disciplina scientifica, è mutevole. L’economia è soprattutto un metodo di studio comune con le altre discipline. Del resto, come afferma Robert Mundell, l’economia si applica ad ogni aspetto dell’esperienza umana, anche perché ogni volta che si prende una decisione, le leggi dell’economia vengono chiamate in causa. E da questo concetto deriva una sorta di definizione dell’economia, vista come “scienza della scelta”. L’economista inglese Lionel Robbins ha dato una definizione di economia che resiste nel tempo e cioè quella di “una scienza che studia l’impiego di mezzi scarsi per fini alternativi”. Secondo questa definizione perché vi sia un problema economico sono necessari due elementi: mezzi scarsi – si ha scarsità di mezzi quando la quantità disponibile di questi è inferiore alla sua utilizzazione massima, oppure quando c’è disponibilità del mezzo ma il suo utilizzo per un determinato scopo penalizza il suo utilizzo per un altro scopo; om • • Ct rib e.c fini alternativi – il mezzo può essere utilizzato in più di un modo e quindi bisogna operare una scelta di utilizzo, per cui nasce un problema di scelta di utilizzo specialmente se la quantità di questo mezzo è scarsa. Quindi secondo la definizione di Robbins un problema economico nasce quando si deve destinare ad impieghi diversi una quantità scarsa di una risorsa, e questo si lega al concetto di costo, che dal punto di vista dell’economista assume la definizione di “costo alternativo”: il costo dell’impiego di un mezzo per un determinato fine viene misurato da ciò che si sarebbe potuto ottenere dall’impiego di quel mezzo per un fine alternativo”. AB Il concetto di costo in economia Il concetto di costo nasce quindi dall’alternatività dei fini a cui il mezzo può essere destinato. Questo concetto di costo si applica ai diversi campi dell’economia incluso quello della produzione: infatti il costo di produzione di un determinato bene è misurato da ciò che le risorse usate per produrre quel bene avrebbero potuto produrre se impiegate altrimenti. Il metodo dell’economia Abbiamo già detto che l’economia è un metodo di studio difficile da definire perché ha un oggetto di studio particolarmente mutevole. Il metodo utilizzato dall’economista permette di elaborare delle teorie economiche attraverso 3 fasi: 1. ipotesi – l’economista formula delle ipotesi; 2. analisi – l’economista analizza le ipotesi formulate; 3. conclusioni – l’economista ricava delle conclusioni dall’analisi effettuata. In questo senso vanno fatte alcune precisazioni: • il ragionamento dell’economista è scientifico e quindi si basa su ipotesi; egli non fa affermazioni assolute perché la validità delle sue conclusioni dipende dall’ipotesi su cui si poggiano; • il metodo è avalutativo e cioè non si cura della desiderabilità delle conclusioni a cui conduce l’analisi; • spesso le conclusioni sono diverse e controverse; diventa quindi necessario definire la teoria più idonea, quella che secondo un certo criterio possa essere definita “corretta”: il criterio di scelta potrebbe riguardare tutte le fasi del metodo, ma quello effettivamente rilevante per effettuare la scelta è il criterio delle conclusioni, e questo perché l’economia è una scienza empirica, basata quindi sulla realtà osservabile. Ipotesi – L’oggetto di studio dell’economia è la realtà la quale è per natura complessa. Per poter studiare un problema in queste condizioni è necessario ridurre la complessità per rendere la situazione suscettibile di un’analisi razionale. Sono quindi necessarie delle ipotesi semplificatrici che sono inevitabilmente astratte. Quando un’economista elabora una teoria non fa un’opera di descrizione ma di astrazione: egli infatti cerca Economia dell’innovazione ABCtribe.com - [Pagina 3] 1 di 51 di centrare la sua attenzione su un unico elemento comune, ignorando i tanti dettagli specifici e irrilevanti che non consentono di semplificare. Analisi – L’analisi deve risultare coerente, deve quindi essere determinata e non contraddittoria. E’ comunque possibile che su di uno stesso fenomeno vengano elaborate più teorie, tutte perfettamente coerenti e non contraddittorie che però pervengono a conclusione diverse: in questo caso il criterio discriminante diventeranno proprio le conclusioni. Conclusioni – Per le scienze che hanno contenuto empirico, il vero test della validità di una teoria è rappresentato dal confronto tra le conclusioni che scaturiscono dall’analisi e la realtà osservabile. Le proposizioni dell’economia non possono essere difese “a priori”, ma sono vere solo se si verificano effettivamente. L’economia è una scienza L’economia è un metodo scientifico e questo diventa chiaro se associato con le diverse definizioni di scienza generalmente accettata. • La scienza è semplicemente la tecnica della previsione (definizione di Frank Knight) – il ragionamento economico come si è visto ha un carattere ipotetico ed in questo senso l’economia è dunque una scienza). • La scienza è stata definita come misura – in quest’ottica l’economia deve considerarsi una scienza perché in molti casi, anche se non sempre, consente di quantificare i fenomeni studiati. • rib e.c om La scienza è immaginazione (definizione di Einstein) – l’economia è basata sull’immaginare, sul costruire spiegazioni teoriche che contribuiscono alla comprensione dei problemi concreti. L’economia è quindi una scienza, anche se alcuni economisti hanno contestato questa ipotesi, sostenendo che l’economia si occupa di fenomeni così complessi che a volte l’economista non dispone di informazioni quantitative necessarie per mettere a confronto le conclusioni con la realtà osservata. Questo tentativo di distinguere il metodo economico dal metodo delle scienze naturali sembra partire da una scarsa conoscenze di quest’ultimo metodo. Infatti sia nell’economia, sia nelle scienze naturali, il metodo parte da ipotesi e congetture, che vengono sottoposte alla verifica dei risultati: entrambe hanno cioè un contenuto empirico, nel senso che è possibile confrontare la validità delle conclusioni previste dallae teorie con la realtà osservabile. AB Ct La metodologia dell’economia positiva di Milton Friedman Un grande contributo su piano metodologico è stato fornito da Milton Friedman, uno dei più importanti economisti del XX secolo. Egli ha elaborato la cosiddetta “metodologia dell’economia positiva” per cui il criterio ultimo di validità di una teoria è offerto dal confronto con i fatti. Questo ovviamente con l’avvertenza che l’evidenza dei fatti non può mai provare la validità di un’ipotesi, può solo non riuscire a smentirla. Secondo Friedman lo scopo ultimo di una scienza positiva è la costruzione di una teoria o di una ipotesi che conduca a previsioni valide e significative relative a fenomeni non ancora osservati. La validità di questa teoria non può essere valutata né in base al realismo delle ipotesi su cui si fonda, né in base a criteri di eleganza formale o completezza, ma unicamente sulla base del confronto fra le previsioni che da essa scaturiscono e la realtà osservabile. Sotto questo profilo esiste quindi una differenza netta tra l’idea di Friedman, che si rifà al pensiero di Keynes e di Marshall, per cui la teoria economica è uno strumento per la scoperta di verità concrete, è l’idea walsariana, tipica della scuola di Chicago, fondata sulla completezza e sull’eleganza formale. Secondo Friedman, l’impostazione tradizionale grava la teoria economica della funzione addizionale della descrizione: scopo della descrizione è quello di particolareggiare, mentre lo scopo di una teoria è quello di generalizzare, catturando l’importante elemento comune nei diversi fenomeni. La metodologia di Friedman costituisce un elemento fondamentale del monetarismo, che si caratterizza proprio per l’abbondanza dei fatti, e rappresenta comunque un contributo decisivo nella teoria economica del nostro tempo. A tutti i critici della sua metodologia Friedman ribatte che l’unica alternativa all’evidenza dei fatti è ricorrere al dogmatismo della “verità che non ha bisogno di prove”: infatti senza il confronto con i dati, mancherebbe un criterio razionale di scelta fra teorie diverse. Il teorema della mano invisibile L’economia ha un principio base: il teorema della mano invisibile, elaborato da Adam Smith, professore di filosofia morale e considerato il padre del liberalismo economico. Secondo queste teorema gli individui agiscono per perseguire il proprio interesse e così facendo servono, senza volerlo, l’interesse della società: “Nel perseguire l’interesse proprio, l’individuo spesso promuove Economia dell’innovazione ABCtribe.com - [Pagina 4] 2 di 51 rib e.c om quello della società più efficacemente che quando realmente intenda promuoverlo. Non ho mai saputo che sia stato fatto molto bene da coloro i quali affermano di commerciare per il bene pubblico”. Il teorema della mano invisibile è stato fortemente criticato da quanti sostengono che si tratti di una sorta di apologia dell’egoismo. Secondo questi critici Smith sosterrebbe che gli individui sono per loro natura egoisti e che l’economia di mercato è basata sull’avidità e sull’egoismo. Vediamo le principali considerazioni rispetto alla teoria smithiana che entrano in contrasto con queste tesi: 1) L’affermazione di Smith sta a significare che gli individui perseguono il loro interesse personale di cui essi soltanto sono interpreti, quindi ne consegue che anche coloro che si pongono come obiettivo il benessere e la felicità degli altri, gli altruisti, perseguono in fondo il loro interesse, che è quello di fare bene al prossimo. Nessuno ha quindi la possibilità di decidere quale sia l’interesse proprio di un individuo, che potrebbe anche consistere nell’altruismo. Solo il soggetto interessato può sapere quale sia il proprio “maximand”, l’entità di cui si propone la “massimizzazione”. Questo comporta anche un rifiuto netto del “paternalismo” per cui gli individui non sono in grado di valutare i propri interessi e i propri desideri e quindi è necessaria un’entità esterna, lo Stato per esempio, per provvedere ad essi. Questa affermazione è l’essenza stessa della scienza economica. 2) Il teorema smithiano è un potente strumento analitico che si traduce in una proposizione basata sull’osservazione della realtà: la maggior parte degli uomini attribuisce un’importanza maggiore al proprio benessere e al proprio interesse materiale rispetto a quello altrui. 3) Il teorema della mano invisibile conduce alla conclusione che il progresso della società e il benessere di tutti sono promossi maggiormente dall’azione di molti individui motivati dal proprio interesse individuale piuttosto che da sedicenti benefattori e altruisti. 4) L’avidità e l’egoismo non possono essere eliminati e quindi è fondamentale interrogarsi su quale sistema renda minimo il danno che avidità ed egoismo possono generare. La risposta a questo interrogativo è rappresentata dal mercato concorrenziale, visto come alternativa alla concentrazione del potere e dei mezzi di produzione. Infatti l’avidità e l’egoismo producono maggiori danni quando sono supportati dal potere politico. Il potere politico va quindi disperso, impedendone la concentrazione e soprattutto evitando che lo stesso sconfini in ambiti che non gli competono. 2. Lo scambio AB Ct Lo scambio interindividuale Tutti i paesi del mondo sono delle economie monetarie di scambio caratterizzate dai prezzi (rapporti di scambio) e dalla moneta (mezzo di scambio). Lo scambio interindividuale è essenziale per varie ragioni, la più importante delle quali è che consente la divisione del lavoro. Il funzionamento di un’economia complessa prevede lo scambio e il progresso sarebbe impossibile senza di esso. Affinché esista lo scambio sono necessari un insieme di rapporti di scambio, costituiti dai prezzi, e uno strumento di scambio, costituito dalla moneta. Prezzi – il termine “prezzo” ha più di un significato, ma il significato fondamentale è che il prezzo è un rapporto di scambio. Moneta – la moneta è il più efficace mezzo di scambio. Infatti senza moneta si dovrebbe ricorrere al baratto, una forma di scambio primitiva e limitativa: il baratto prevede infatti la doppia coincidenza dei bisogni, se infatti i bisogni non coincidono il baratto diventa impossibile. La moneta consente invece di risolvere la doppia coincidenza dei bisogni, dividendo lo scambio in due operazioni distinte: l’operazione di vendita e l’operazione di acquisto. La moneta ha quindi un potere di acquisto generalizzato, perché tutti sono disponibili a vendere ricevendo in cambio moneta e una volta ottenuta la moneta, questa può essere usata per comprare qualsiasi tipo di bene. Prezzi I prezzi assolvono a diverse funzioni di fondamentale importanza: 1. trasmettono informazioni mirate i prezzi rendono compatibili i desideri degli acquirenti con i desideri dei venditori trasmettendo informazioni essenziali. Ad esempio il prezzo elevato dice ai consumatori che forse è meglio economizzare e quindi di ridurre il consumo dei beni più cari, e dice ai produttori che vendere prodotti fuori stagione è conveniente. Queste informazioni vengono comunicate solo a chi è interessato che quindi si informerà adeguatamente sul prezzo di un determinato bene. 2. forniscono un incentivo a tenere conto delle informazioni trasmesse il prezzo alto induce il consumatore a ridurre l’acquisto di un determinato bene. Economia dell’innovazione ABCtribe.com - [Pagina 5] 3 di 51 3. contribuiscono alla determinazione dei redditi le variazioni di prezzi determinano le scelte dei consumatori e quindi contribuiscono a determinare il reddito sia dei vari settori di mercato, sia dei singoli individui, siano essi prodottori piuttosto che acquirenti. 4. consentono di coordinare l’attività di individui diversi tale funzione è collegata con la divisione del lavoro. Il coordinamento di più persone che contribuiscono a produrre un bene è reso possibile dal mercato e quindi da una serie di prezzi che trasmettono informazioni. Qualsiasi società complessa richiede un coordinamento tra le attività di individui diversi, reso necessario dalla divisione del lavoro, questo problema del coordinamento può essere risolto in due soli modi: con il comando oppure con il mercato, con questa seconda opzione che si dimostra più efficace. In conclusione senza la divisione del lavoro non si sarebbe mai raggiunto il livello attuale di sviluppo, senza lo scambio non si sarebbe mai potuta realizzare la divisione del lavoro. Senza un insieme di rapporti di scambio, i prezzi, non si sarebbe potuto avere lo scambio che comunque viene agevolato e reso più efficiente dall’esistenza della moneta, che rappresenta un mezzo per realizzare lo scambio. rib e.c om La moneta La moneta assolve a 3 funzioni fondamentali: 1. è unità di conto il problema economico è dato dalla scarsità di mezzi e dall’alternatività dei fini. Il calcolo economico serve per mettere a confronto alternative diverse, le quali devono essere espresse con un denominatore comune, rappresentato appunto dalla moneta. La moneta come unità di contro è essenziale per semplificare il calcolo economico. 2. è mezzo di scambio la moneta consente di risolvere il problema della doppia coincidenza dei bisogni, dividendo lo scambio in due operazioni distinte: l’operazione di vendita e l’operazione di acquisto. 3. è residenza temporanea di potere d’acquisto (serbatoio di valori) la moneta non si limita a spezzare lo scambio in due operazioni distinte, ma consente di separare queste due operazioni anche nel tempo. AB Ct I processi evolutivi spontanei La divisione del lavoro e lo scambio, secondo Smith, non sono stati inventati da nessuno, così come nessuno ha inventato la moneta. Questi fenomeni sono il frutto di processi spontanei, da un’interazione tra individui diversi che hanno potuto scoprire, attraverso l’esperienza, che questi fenomeni erano convenienti. Questi processi sono “lenti e graduali”, di lungo periodo, perché accompagnano lo sviluppo economico. Fra divisione del lavoro e scambio esiste un rapporto di stretto collegamento per cui senza lo scambio non esisterebbe la divisione del lavoro, e senza divisione del lavoro non vi sarebbe la prosperità che questa consente di realizzare. Le valutazioni soggettive e lo scambio Lo scambio non è un processo a “somma zero” ma a “somma positiva”. Nello scambio guadagnano entrambe le parti, un guadagno che risiede dalla differenza delle valutazione soggettive degli scambisti. Il venditore guadagna perché ottiene una somma di denaro che per lui vale più del bene che vende; il compratore guadagna perché rinunzia ad una somma di denaro che per lui vale meno del bene che ottiene: alla fine dello scambio entrambi gli scambisti hanno migliorato la loro posizione. Nessuno può stabilire chi guadagna di più, perché questo riguarda la valutazione soggettiva dello scambio, ma quello che è certo è che questo è vantaggioso per entrambi, altrimenti lo scambio non avrebbe luogo. Quindi indipendentemente dal fatto che lo scambio crea la divisione del lavoro e quindi il livello di prosperità di cui godiamo, lo scambio è creatore di ricchezza perché grazie ad esso gli scambisti migliorano la loro posizione. L’esistenza del mercato è legata alla differenza di valutazioni soggettive degli individui, perché lo scambio ha luogo solo quando le valutazioni soggettive rispetto ad un bene sono diverse. Economia dell’innovazione ABCtribe.com - [Pagina 6] 4 di 51 3. Il comportamento del consumatore Le preferenze individuali Lo scambio è ineliminabile ed è strettamente collegato con la diversità di gusti e preferenze degli individui, nel senso che la distribuzione della spesa nell’acquisto dei vari beni riflette le preferenze soggettive del consumatore. Questo concetto trova la sua formalizzazione nelle curve di preferenza. L’ipotesi su cui si poggia tutta la teoria è che a parità di altre condizioni ogni individuo preferirà quantità maggiori di un bene a quantità minori; del resto se un soggetto considera qualcosa come un bene è ovvio che a parità di altre condizioni, preferirà averne una quantità maggiore piuttosto che una quantità inferiore. om Le curve di indifferenza Stabilita una combinazione (P) di un bene (y) e di un bene (x), la curva di indifferenza è l’insieme di tutte le combinazioni equivalenti, cioè delle combinazioni quantitativamente diverse dei due beni che arrecano all’individuo la medesima soddisfazione complessiva. La curva di indifferenza può essere definita sostanzialmente in due modi: 1. la curva di indifferenza è l’insieme di tutte le combinazioni quantitativamente diverse de due beni che arrecano all’individuo la medesima soddisfazione complessiva. 2. la curva di indifferenza è una linea di frontiera che separa le combinazioni che per l’individuo valgono di più (in alto a destra),dalle combinazioni che valgono meno (in basso a sinistra) rispetto a quelle individuate dalla curva. Stabilita una combinazione (P) si ottiene una certa curva di indifferenza, ma se invece si prende a riferimento una combinazione dei due beni diversa (P1) si crea una nuova curva di indifferenza. In questo senso è bene fare alcune precisazioni: tutte le combinazioni ricavate sulla medesima curva di indifferenza arrecano al nostro individuo la stessa soddisfazione; • tutte le combinazioni di una determinata curva di indifferenza provocano un livello di soddisfazione diversa rispetto a qualsiasi combinazione di un’altra curva; questo livello di soddisfazione sarà superiore se la nuova curva si trova in alto a destra rispetto alla precedente, sarà invece inferiore se la nuova curva si trova in basso a sinistra rispetto alla precedente. Ct rib e.c • AB Prendendo come riferimento diverse combinazioni di due beni (P, P1, P2, …) si otterrà un intero sistema di curve di indifferenza, una per ogni livello di soddisfazione diverso. A mano a mano che si andrà verso l’alto a destra, l’individuo starà sempre meglio, perché avrà a disposizione quantità maggiori di entrambi i beni. I sistemi di preferenze sono individuali e una determinata curva di indifferenza sarà valida esclusivamente per un determinato soggetto: ciascun individuo ha il suo sistema di preferenze, il suo fascio di curve, anche se tutte le curve di indifferenza rispondono a determinate proprietà. Le proprietà delle curve di indifferenza Tutte le curve di indifferenza rispondono a 3 proprietà. Due di queste proprietà hanno a che fare con la pendenza della curve di indifferenza, le quali sono inclinate negativamente (1a proprietà) e che hanno la convessità rivolta verso l’origine (2a proprietà). Queste due proprietà richiedono l’introduzione di un altro concetto e cioè quello del “Tasso Marginale di Sostituzione” (TMS) che ha un preciso significato economico, rappresentando il rapporto tra la dy e dx (dove per d si intende la differenza): TMS= (dy/dx) Il TMS può essere meglio definito come: • la quantità del bene (y) al cui consumo l’individuo è disposto a rinunciare per accrescere la quantità del bene (x), mantenendo inalterata la sua soddisfazione complessiva; • il rapporto al quale l’individuo è disposto a sostituire il consumo di un bene, al consumo di un altro bene, fermo restando la sua soddisfazione complessiva. Economia dell’innovazione 5 di 51 ABCtribe.com - [Pagina 7] Questo documento e' un frammento dell'intero appunto utile come anteprima. Se desideri l'appunto completo clicca questo link. 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