temi&strumenti studi&ricerche ISBN 88-543-0002-0 L’Isfol, Istituto per lo sviluppo della formazione professionale dei lavoratori, è un Ente pubblico di ricerca scientifica istituito con D.P.R. n. 478 del 30 giugno 1973. L’Istituto opera in base al nuovo Statuto approvato con D.P.C.M. del 19 marzo 2003 ed al nuovo assetto organizzativo approvato con delibera del Consiglio di Amministrazione n. 12 del 6.10.2004. Svolge attività di studio, ricerca, sperimentazione, documentazione, informazione e valutazione nel campo della formazione, delle politiche sociali e del lavoro, al fine di contribuire alla crescita dell’occupazione, al miglioramento delle risorse umane, all’inclusione sociale ed allo sviluppo locale. Fornisce consulenza tecnico-scientifica al Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali e ad altri Ministeri, alle Regioni, Province autonome e agli Enti locali, alle Istituzioni nazionali pubbliche e private. Svolge incarichi che gli vengono attribuiti dal Parlamento e fa parte del Sistema Statistico nazionale. Svolge anche il ruolo di struttura di assistenza tecnica per le azioni di sistema del Fondo sociale europeo, è Istanza Nazionale per il programma comunitario Leonardo da Vinci e per l’Azione comunitaria Europass ed è Struttura nazionale di supporto all’iniziativa comunitaria Equal. Presidente Sergio Trevisanato Direttore generale Antonio Francioni La collana Temi e Strumenti – articolata in Studi e Ricerche, Percorsi, Politiche comunitarie – presenta i risultati delle attività di ricerca dell’Isfol sui temi di competenza istituzionale, al fine di diffondere le conoscenze, sviluppare il dibattito, contribuire all’innovazione e la qualificazione dei sistemi di riferimento. La collana “Temi e Strumenti” è curata da Isabella Pitoni, responsabile del Centro di Documentazione Specializzato Isfol Unione europea Fondo sociale europeo ISFOL PASSOALLAPRATICA UNA PRATICA ISFOL DI CONSULENZA ORIENTATIVA ISFOL Editore Il volume descrive la pratica di orientamento messa a punto dall’Isfol e riporta i risultati della sperimentazione che si è svolta con alcuni enti e strutture che operano sul territorio nazionale nel settore orientamento. Il lavoro rappresenta una prima esperienza di applicazione operativa di un modello di intervento Isfol e si colloca all’interno dell’Area Politiche per l’orientamento di cui è responsabile Anna Grimaldi. Il gruppo di lavoro, coordinato da Anna Grimaldi è composto da Marco Amendola, Andrea Laudadio, Giuseppa Montalbano, Raffaella Nardiello, Rita Porcelli e Paloma Vivaldi Vera dell’ISFOL e da Chiara Ghislieri, Simona Capello, Cristina Peyrani, Alessia Rossi, Simona Sartori e Angelo Sismondi della società Polis 2000 di Torino. Sono autori del testo: Anna Grimaldi e Alessia Rossi (a cura di, introduzione, conclusioni) Anna Grimaldi, Alessia Rossi e Chiara Ghislieri (cap. 1) Andrea Laudadio, Giuseppa Montalbano e Rita Porcelli (cap. 2) Marco Amendola, Simona Capello e Paloma Vivaldi Vera (cap. 3) Il volume è a cura di Anna Grimaldi e Alessia Rossi La pubblicazione è aggiornata al 31.12.2004 Coordinamento della programmazione editoriale e dell’editing della collana “Temi&Strumenti”: Piero Buccione INDICE INDICE Prefazione di Cristina Castelli Introduzione di Anna Grimaldi e Alessia Rossi 11 I. LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA di A. Grimaldi, A. Rossi, C. Ghislieri 1 Il contesto e le origini del progetto 17 2 Gli obiettivi di PassoallaPratica 19 3 I destinatari 21 4 I riferimenti teorici 21 5 Le dimensioni di analisi 24 5.1 Il coping 26 5.2 L’autoefficacia 28 5.3 L’attribuzione causale 31 5.4 La motivazione e il metodo di studio 33 5.5 Gli interessi professionali 37 6 Gli strumenti: colloqui e questionari 39 6.1 Il questionario sugli stili di coping 40 6.2 Il questionario sull’autoefficacia 42 6.3 Il questionario sull’attribuzione causale 44 6.4 Il questionario sulla motivazione e metodo di studio 45 6.5 Il questionario sugli interessi professionali 47 6.6 Le check-list per i colloqui 49 7 L’articolazione e le fasi del percorso 55 8 Il kit dei materiali per il consulente 55 II. LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA di A. Laudadio, G. Montalbano, R. Porcelli 1 Gli obiettivi e le fasi della sperimentazione 61 2 Le strutture che hanno realizzato i percorsi 65 3 La funzione di tutorship nella sperimentazione 73 4 I partecipanti alla sperimentazione: l’analisi del campione 74 5 Una lettura integrata dei dati emersi dai percorsi 81 5 INDICE III. LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA di M. Amendola, S. Capello, P. Vivaldi Vera 1 Il punto di vista dei partecipanti 91 2 Il punto di vista dei consulenti 101 3 Il punto di vista dei tutor 111 4 Il punto di vista dei testimoni privilegiati 114 III. CONCLUSIONI di A. Grimaldi e A. Rossi 121 BIBLIOGRAFIA 127 ALLEGATI 135 6 PREFAZIONE PREFAZIONE Molteplici sono i segnali di innovazione e cambiamento che investono il mondo della scuola, della formazione e del lavoro sul fronte delle pratiche e delle esperienze di orientamento oggi diffuse nel nostro paese. Ampliamento e diversificazione dei target, degli obiettivi e delle metodologie sono gli elementi distintivi di questa trasformazione, che si accompagna, d’altro canto, a importanti cambiamenti anche sul piano istituzionale e normativo. La riforma del sistema scolastico e dell’università così come le ristrutturazioni più recenti dei servizi per l’impiego hanno messo al centro il fenomeno orientamento visto in un’ottica trasversale e di continua evoluzione. In questo quadro di rinnovamento, ma anche di elevata turbolenza soprattutto nell’ambito della formazione e nel mercato del lavoro, ha assunto una nuova attenzione il mondo dei giovani che, sempre prima e con maggiore consapevolezza di causa, sono chiamati a sviluppare competenze articolate e flessibili di gestione di sé e della propria scelta futura. Come le recenti teorie sul ciclo di vita ci indicano non si può più pensare a periodi o fasi distinte nell’esistenza di un individuo di cui alcune dedicate all’apprendimento e altre al solo lavoro, così come non è più possibile rispettare le tappe tradizionalmente legate all’ingresso e alla socializzazione al lavoro. Ciclicità e ricorsività delle esperienze di apprendimento sono i nuovi tratti della formazione a tutte le età. Ciò che si apprende nelle istituzioni educative o nei luoghi di lavoro rappresenta infatti soltanto una parte del patrimonio di conoscenze, competenze e risorse professionali e personali spendibili nel corso della propria vita. In altri termini, l’area del lifelong education o lifelong training sviluppata nei contesti formativi, lavorativi e organizzativi non esaurisce le fonti e i bisogni di apprendimento delle persone. In questo senso, l’orientamento come area di intersezione tra i sistemi della scuola, della formazione e del lavoro può essere considerato come un insieme di risorse umane, sociali, economiche, politiche finalizzato a riconoscere e sviluppare quelle competenze di base utili ai nuovi “cittadini della 7 PREFAZIONE conoscenza continua”, che sono i giovani, ma anche gli adulti e gli stranieri sempre più numerosi nelle nostre società multietniche e multiculturali. A partire da questi assunti sembra quindi cruciale, indipendentemente dal tipo di progetto professionale e di vita di ciascuno, farsi carico della responsabilità delle proprie scelte e decisioni, o come affermo nell’introduzione al volume “Orientamento in età evolutiva” (Castelli, 2002), saper “gestire la libertà” di scelta, che spesso per i giovani è una via obbligata. In questo percorso di “gestione della libertà” diventa fondamentale avere a disposizione una gamma di servizi e strumenti operativi che funga da supporto e riferimento nei momenti più critici del proprio sviluppo di vita e di carriera. Da questo punto di vista il percorso di orientamento Isfol PassoallaPratica, progettato e sperimentato per i giovani in uscita dal sistema scolastico, si colloca proprio nella direzione di ampliare la gamma di opportunità offerte a questo tipo di target. Particolarità e tratto distintivo cui ha puntato Isfol nella messa a punto di questo percorso è la formula consulenziale che prevede un’adesione volontaria con appuntamenti individuali da fissarsi nei centri di orientamento o nei servizi per l’impiego. Tuttavia per avvicinare la popolazione giovanile, non sempre attivamente in grado di ricercare spazi e modalità per sé utili a sostenerli nella scelta formativa o professionale futura, Isfol ha ricercato la massima integrazione tra scuola, formazione professionale e servizi per il lavoro. Credo, quindi, che l’enfasi posta sul tema della sinergia tra sistemi differenti e competenze specifiche sia l’elemento più innovativo di questa pratica di orientamento che si caratterizza per essere un primo momento di consulenza, non necessariamente da proporre a ogni studente. Infatti, tutto il percorso si snoda a partire dalla motivazione del soggetto che si considera centrale per riuscire a lavorare su dimensioni di sé, quali il senso di autoefficacia, gli stili di coping o l’attribuzione causale, non sempre facilmente trattabili e gestibili all’interno di una relazione orientativa con persone di giovane età. D’altra parte, nel percorso Isfol proprio queste dimensioni, insieme alla sfera degli interessi professionali e al tipo di motivazione legata allo studio, sono messe al centro della riflessione con i ragazzi perché possano utilmente conoscersi e progettarsi nel futuro. In altre parole, il percorso PassoallaPratica – Step One (in realtà così definito nella sperimentazione Isfol in quanto primo momento consulenziale cui si possono legare altri servizi informativi e di supporto) non è finalizzato ad accompagnare il ragazzo a esprimere concretamente una scelta tra opzioni possibili, ma mira a sostenere un processo di conoscenza di sé e delle proprie risorse interne che consenta la maturazione o l’e- 8 PREFAZIONE mergere di competenze auto-orientative. Finalità principale di PassoallaPratica è dunque quella di rilevare a quale stadio di un processo decisionale, spesso più ampio e complesso di quanto possa apparire in un setting orientativo, si trovi il soggetto per aiutarlo a chiarire la sua posizione. Consapevoli che non sempre le competenze di auto-orientamento si sviluppano autonomamente, Isfol ha scelto da un lato, di collocare la promozione del percorso all’interno della scuola in modo da rendere anzitutto gli insegnanti e i genitori parte informata di questa opportunità consulenziale, e dall’altra di prevedere al termine del suo svolgimento un’indicazione di ulteriore approfondimento o rinvio ad altri servizi che alimenti quella logica di rete e di lavoro sul territorio tanto auspicata. Questi due elementi hanno guidato la sperimentazione qui di seguito descritta e la successiva revisione di alcuni passaggi di PassoallaPratica che lo rendono un percorso testato in più di cento situazioni diverse per tipologia di contesti e utenza. Il volume rappresenta la testimonianza di questa esperienza gestita sul campo da un gruppo congiunto di ricercatori Isfol, consulenti esterni e operatori che lavorano in diversi servizi di orientamento e centri per l’impiego. In particolare, per la realizzazione del percorso è stato progettato un kit di materiali e strumenti che ha costituito il riferimento comune a tutti i consulenti sia nella fase di formazione sia di sperimentazione. Il kit, successivamente valutato e rivisto alla luce delle considerazioni e dei commenti raccolti a valle del progetto, viene puntualmente presentato nel testo. Da questo punto di vista la pratica proposta da Isfol risulta riproducibile nel suo schema complessivo costituendo un’opportunità di consulenza specialistica per tutti i giovani che, all’interno o all’esterno del contesto scolastico, maturano un serio bisogno orientativo di conoscenza di sé e delle proprie risorse. Cristina Castelli1 1 Università Cattolica di Milano. Facoltà di Psicologia. Docente di Psicologia 9 INTRODUZIONE INTRODUZIONE I l volume descrive, dalla fase di progettazione e sperimentazione fino al momento della valutazione dei dati raccolti, il percorso di orientamento Isfol PassoallaPratica2 messo a punto per i giovani in uscita dal sistema scolastico. Più precisamente, il testo ripercorre l’esperienza realizzata in un anno di lavoro grazie alla collaborazione di tutti coloro che a vario titolo hanno preso parte a questo progetto. Si fa riferimento, in particolare, ai responsabili e ai consulenti delle strutture3 che hanno realizzato i percorsi, ai presidi, agli insegnanti e agli studenti delle scuole4 che hanno aderito alla sperimentazione, e ai tutor5 che hanno accompagnato i diversi consulenti impegnati nello svolgimento dei percorsi. Un grazie particolare, infine, ai quattro testimoni6 coinvolti nella fase di valutazione finale per il loro contributo volto a ripensare la pratica sperimentata in vista di una messa a regime. A premessa della presentazione del lavoro svolto e dei risultati raggiunti si vuole qui brevemente ricordare come l’attività di sperimentazione si sia posta in continuità sia con le tendenze di ricerca e applicazione emergenti nel panorama specialistico, sia con le linee di sviluppo e approfondimento maturate da Isfol in questi ultimi anni in tema di orientamento. 11 INTRODUZIONE Così a seguito dei vari lavori di rassegna e sistematizzazione concettualeteorica su modelli, strumenti ed esperienze nel settore orientamento (Grimaldi, 2002a, 2003a), su un versante più innovativo e in un’ottica di rete sistemica si è proceduto, anzitutto, alla costruzione e validazione del questionario “Io di fronte alle situazioni”, che indaga la dimensione del coping (Grimaldi, Ghislieri, 2004) e, successivamente, alla progettazione Il percorso, come si avrà modo di spiegare più avanti, è stato denominato per esteso PassoallaPratica – Step One, ma nel corso dell’esperienza si è consolidato il solo nome di PassoallaPratica. Questo giustifica la presenza nel testo delle due formulazioni. 3 Per la Fondazione di Orientamento di Alessandria Sergio Bettini e Clementina Castagnaro. Per la Cooperativa Orso di Torino Giorgia Odorico. Per i Col di Roma Anna Crisà, Daniele Farese, Antonella Barile, Giuseppina Anna De Girolamo, Loreta Lombardi. Per la Regione Campania Alfredo Tamborlini e Gaetano Romaniello. Per il COP di Caserta Giovanni Occhipinti e Clotilde Sgueglia. Per il COP di Maddaloni (CE) Maria Luisa Pascarella e per il COP di Marcianise (CE) Francesco Cavagnuolo. Per la Cooperativa Informa di Bari Anna Maria Ricci, Antonella Stringaro, Anna Barbieri e Loredana Di Palma. Per il Cross di Milano Maria Rosa Mancinelli e Francesco De Ambrogi. Per il Cross di Brescia Mariella Moglia, Loretta Manini, Giovanna Rebuschi e Anna Bandiera. Per l’Irfap di Catania Piera Di Stefano, Daniela Catania, Giovanna Genovesi e Marina Lentini. Per l’Irfap di Niscemi (CL) Gaetano Spatola e per l’Irfap di Caltanissetta Graziella Carvotta. Per il Job Centre di Genova Claudio Oliva, Michela Figoli, Carmen Bazzano e Andrea Sanguineti. Per l’ARMAL (Agenzia Regionale Marche Lavoro) Elena Gregori. Per il CIF di Senigallia (AN) Francesca Paci. Per il CIF di Fabriano (AN) Daniela Piaggesi e Gianluca Vergari. Per il Servizio Obbligo Formativo di Macerata Lucia Barbieri e per il Settore Formazione Prof.le Provincia di Ascoli Piceno Roberta Garofolo. 4 Liceo Linguistico dell’Istituto “D. R. Saluzzo” - Alessandria, Liceo scientifico “Galileo Galilei” - Alessandria, Istituto Tecnico Industriale Statale “A. Volta” - Alessandria, Istituto Tecnico Commerciale “Einaudi” - Alba (CN), ITCS “Duca d’Abruzzi” - Roma, Liceo Classico “De Sanctis” - Roma, Liceo Scientifico “Peano” - Roma, ITCS “Botticelli” - Roma, IPSIA “De Amicis” - Roma, Istituto Professionale di Stato per Grafica e Moda “Virginia Woolf” - Roma, Liceo Classico “P. Giannone” - Caserta, Istituto Tecnico Industriale “F. Giordani” - Caserta, Istituto Professionale Alberghiero di Stato Aversa (CE), Liceo Scientifico “Nino Cortese” - Maddaloni (CE), Istituto Tecnico Industriale “G. Ferraris” - Marcianise (CE), Istituto Tecnico Commerciale “Giulio Cesare” - Bari, Liceo Scientifico “Einstein” - Cerignola (FG), Istituto Agrario “Columella” Lecce, Liceo Giuridico-Economico “Istituto G.Piamarta” – Brescia, Liceo scientifico “S.Maria degli Angeli” – Brescia, Istituto professionale “Cavalieri” – Milano, Liceo Classico “Istituto Arici” – Brescia, Liceo Psicopedagogico “A. Manzoni” – Caltanissetta, Liceo Scientifico “Leonardo Da Vinci” - Niscemi (CL), Istituto Aeronautico “Ferrarin” - Catania, ITIS “Ferraris” - Catania, ITIS - Belpasso (CT), Liceo Europeo “Convitto Cutelli” - Catania, Liceo Psicopedagogico “Lombardo Radice” - Catania, Istituto Tecnico Industriale Civico “G. Galilei” - Genova, Istituto Tecnico Commerciale “C.Rosselli” - Genova, Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri, della Ristorazione, Commerciali e Turistici “A. Panzini” - Senigallia (AN), Istituto Tecnico Commerciale “E. F. Corinaldesi” - Senigallia (AN), Istituto Tecnico Industriale Statale “A. Merloni” - Fabriano (AN), Liceo Scientifico Statale “G. Galilei” - Macerata, Liceo Socio-Psico-Pedagogico - Ascoli Piceno. 2 12 INTRODUZIONE e messa a punto di un percorso Isfol “originale” da inserire nell’ambito dei servizi di consulenza orientativa specialistica. In particolare, consapevoli della complessità dei processi di scelta scolastica e professionale si è concepito un percorso integrato di consulenza orientativa rivolto ai giovani che terminano gli studi e che si trovano a decidere se intraprendere un percorso formativo e/o lavorativo e di quale tipo. PassoallaPratica è dunque il risultato di un processo di riflessione congiunta tra Isfol e un gruppo di consulenti7 che sin dall’inizio del loro operato si sono posti in una logica di partnership attiva con i vari interlocutori individuati per far proprie tutte le decisioni tecniche e operative connesse con lo svolgimento della ricerca stessa. Innanzitutto lo sforzo è stato volto a condividere la filosofia culturale che sottende e sostiene il percorso. Quattro le linee guida fondamentali: 1. la convinzione della necessità di integrazione tra i diversi sistemi 2. l’ancoraggio della pratica a solidi e validi modelli concettuali 3. l’utilizzo di strumenti standardizzati e validati 4. la necessità di concepire un percorso specialistico realizzabile all’interno dei servizi territoriali con le risorse disponibili e i vincoli organizzativi esistenti. Rispetto al primo punto l’obiettivo ha una duplice valenza. Da un lato, come già sottolineato, si è cercata un’integrazione tra ambienti di ricerca e ambienti operativi reali realizzando una partnership tra Isfol e strutture territoriali per superare il divario che spesso caratterizza questo tipo di relazioni, in una prospettiva sinergica di condivisione e partecipazione operativa attiva. Dall’altro, la stessa prospettiva sinergica ha sostenuto l’idea di concepire un percorso che facesse interagire e dialogare i diversi sistemi, nel caso specifico quello scolastico e quello del lavoro. In questo senso, sebbene consapevoli della presenza sul territorio di diverse 5 Marco Amendola (per i COP Caserta, COP Maddaloni e COP Marcianise), Simona Capello (per la Fondazione di Orientamento di Alessandria), Andrea Laudadio (per i COL di Roma), Giusi Montalbano (per l’Irfap di Catania e Caltanissetta), Cristina Peyrani (per il Cross di Milano e di Brescia), Rita Porcelli (per l’Armal Regione Marche, CIF di: Senigallia, Fabriano, Macerata e Ascoli Piceno), Simona Sartori (per la Cooperativa Orso di Torino), Angelo Sismondi (per il Job Centre di Genova), Paloma Vivaldi Vera (per la Cooperativa Informa di Bari e Foggia). 6 Lucia Boncori (Università “La Sapienza” di Roma), Santo Di Nuovo (Università di Catania), Maria Luisa Pombeni (Università di Bologna), Giancarlo Tanucci (Università di Bari). 7 Il gruppo coordinato da Anna Grimaldi è stato così composto: Marco Amendola (Isfol), Simona Capello (Polis 2000), Chiara Ghislieri (Polis 2000), Andrea Laudadio (Isfol), Giusi Montalbano (Isfol), Cristina Peyrani (Polis 2000), Rita Porcelli (Isfol), Raffaella Nardiello (Isfol), Alessia Rossi (Polis 2000), Simona Sartori (Polis 2000), Angelo Sismondi (Polis 2000), Paloma Vivaldi Vera (Isfol). 13 INTRODUZIONE esperienze realizzate e specificamente dedicate ai giovani in uscita dal sistema scolastico (Grimaldi, Avallone, 2005) la necessità avvertita da più fonti di collocare tale tipologia d’interventi trasversalmente ai diversi sistemi ha indotto il gruppo di lavoro ad articolare il percorso come momento di integrazione tra il mondo della scuola e quello dei servizi sul territorio richiedendo un’adesione volontaria agli studenti e una loro partecipazione esterna alla scuola (pur risultando quest’ultima un interlocutore attivo e informato). Quanto alla necessità di definire con chiarezza i riferimenti concettuali sottesi alle pratiche agite si sottolinea che, sin dai primi contributi di rassegna e sistematizzazione dei principali approcci teorici in uso nel campo dell’orientamento, Isfol si è posto l’obiettivo di pervenire alla progettazione e sperimentazione di un percorso di consulenza orientativa che fosse ancorato a un preciso modello culturale. Nello specifico, gli assunti teorici e metodologici che hanno dato origine alla messa a punto del percorso Isfol PassoallaPratica Step-One, fanno riferimento al modello sociocognitivo, dove ogni azione è vista come: - il prodotto di una costruzione attiva da parte del soggetto; - strettamente collegata alla situazione concreta in cui avviene; - frutto della comunicazione sociale e interpersonale. In linea con tali assunti teorici l’obiettivo finale del percorso è quello di sostenere il giovane nella conoscenza di se stesso e delle relazioni che intrattiene con i diversi contesti, di porlo nella condizione di saper valutare le proprie risorse e i propri limiti per effettuare scelte consapevoli e costruttive, di pensare al proprio futuro con capacità progettuale, in altre parole stimolare l’emergere e lo sviluppo di competenze auto-orientative. Nella stessa direzione di sostenere l’agire orientativo con un forte richiamo concettuale va letta l’esigenza di introdurre, nelle pratiche di consulenza orientative specialistiche, strumenti standardizzati e validati che possano essere così facilmente reperibili e di supporto all’attività degli operatori, sia nella lettura interpretativa sia nella restituzione dei profili. Infine, relativamente all’obiettivo di progettare percorsi realizzabili negli attuali contesti territoriali, si è scelto di mettere a punto un percorso snello e “frequentabile” dai giovani, limitando il rischio di “dispersioni”, da realizzare all’interno dei servizi orientativi e per il lavoro che operano in sinergia con la scuola, con una capacità e un ritmo di accoglienza flessibile e personalizzabile. Nella prima fase di sperimentazione - Step One - il percorso PassoallaPratica è stato finalizzato fondamentalmente all’analisi di tutte quelle dimensioni che possono sostenere il soggetto nella scelta e nell’elaborazione di un progetto personale, riservando un secondo passaggio - Step 14 INTRODUZIONE Two - di raccolta di informazioni sul contesto e sulle opportunità esterne (per ancorare il progetto delineato alla situazione occupazionale/professionale della specifica realtà territoriale) all’iniziativa delle singole strutture e delle professionalità in esse operanti, valorizzando le azioni e i prodotti informativi già esistenti. Alla luce di queste riflessioni, il progetto ha preso la forma di un laboratorio itinerante, dove il continuo confronto tra istituzioni e attori diversi, la ricerca di una linea sinergica che non fosse soltanto auspicabile o invocata, ma costantemente riconosciuta e voluta da tutte le parti in gioco ed il continuo coordinamento e monitoraggio da parte del gruppo di ricerca, hanno consentito il passaggio da una fase progettuale alla messa a punto di un percorso di orientamento agile, nel senso di agibile e agito o, come evoca il logo, di messa in pratica, realizzabile e percorribile nei tempi e nei modi degli utenti e dei servizi che possono offrirlo. La descrizione di tutto il progetto è articolata nel testo in tre capitoli. Il primo è interamente dedicato alla fase di progettazione. Qui viene delineato e motivato l’approccio teorico e metodologico sotteso al percorso, vengono descritte le dimensioni di analisi e gli strumenti adottati. Nel secondo capitolo si illustrano le fasi della sperimentazione e gli attori coinvolti. Vengono inoltre restituiti attraverso un’analisi quali-quantitativa i principali dati emersi dai 112 percorsi realizzati. Il terzo capitolo, infine, raccoglie le opinioni e le valutazioni sull’esperienza emerse dai diversi attori coinvolti: utenti, consulenti, tutor e testimoni esterni. L’insieme di questi dati, e soprattutto l’analisi dei punti di forza e di debolezza, ha consentito una ri-lettura sia in termini di impostazione culturale sia in termini di fattibilità e realizzabilità dell’azione da cui è derivata la versione finale del percorso PassoallaPratica. Le conclusioni contengono dunque tutti i suggerimenti e le suggestioni raccolte nel corso del lavoro, affidando alla prosecuzione del progetto la possibilità di ampliare questa tipologia di percorsi integrati ad altri target di clienti. di Anna Grimaldi e Alessia Rossi 15 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA 1. IL CONTESTO E LE ORIGINI DEL PROGETTO L a progettazione del percorso di consulenza orientativa, qui presentato, nasce all’interno di un investimento più ampio di attività che Isfol ha avviato nel corso degli ultimi anni sul tema specifico dell’orientamento e che oggi è articolato in quattro grandi aree di ricerca e intervento: 1. i modelli e gli strumenti; 2. i professionisti; 3. le pratiche in relazione agli utenti; 4. la rete. Il percorso, denominato PassoallaPratica – Step One (come spiegato nell’introduzione, il riferimento a un primo step sta a indicare che può essere abbinato a tale pratica un secondo passaggio di raccolta dati), si colloca nell’intreccio tra la prima, terza e quarta macro area di attività. Vuole infatti costituire un primo tentativo Isfol di proporre una pratica di orientamento ancorata a uno specifico modello culturale, che si avvale di strumenti adeguati, e che è stata sperimentata congiuntamente a diversi servizi territoriali per un target specifico di utenti. Più precisamente, la proposta consulenziale è stata pensata per gli studenti della scuola media superiore che si trovano a scegliere se continuare gli studi o entrare nel mondo del lavoro. 17 Il contesto e le origini del progetto CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il contesto e le origini del progetto Tre sono stati i passaggi che hanno consentito di arrivare alla proposta del percorso PassoallaPratica – Step One: - la rassegna di modelli e strumenti in uso sul territorio nazionale che ha dato luogo al volume a cura di Anna Grimaldi (2002a) Modelli e strumenti a confronto: una rassegna sull’orientamento; - la definizione di alcune dimensioni di studio salienti nel campo dell’orientamento, inizialmente riconosciute negli stili di coping, nell’immagine di sé e nelle emozioni, che hanno portato alla messa a punto, attraverso diverse fasi di test-retest, al questionario Isfol “Io di fronte alle situazioni” (Grimaldi, Ghislieri, 2004). Strumento ad uso orientativo che, nella sua versione definitiva, risulta focalizzato sulle sole dimensioni del coping ed è rivolto agli studenti delle ultime classi di scuola superiore; - l’ampliamento della rassegna nazionale al panorama europeo con alcuni approfondimenti di pratiche e interventi di orientamento, in particolare, nel contesto francese che ha dato origine al volume a cura di Anna Grimaldi (2003a) L’orientamento in Europa. Alcune esperienze significative. In altre parole, con la progettazione di questo percorso si è inaugurato il passaggio dalla fase esplorativa e di ricognizione dell’esistente alla fase di applicazione e intervento sul campo. In tal senso, l’avvio di una sperimentazione si è collocato in linea di continuità con il lavoro di costruzione e validazione del questionario sul coping al fine di progettare un percorso coerente sia con le linee di ricerca promosse da Isfol, sia con le tendenze di studio e di intervento emergenti nel panorama specialistico più allargato. Ovvero, il lavoro di sperimentazione si è fondato sulla volontà di Isfol e dei servizi coinvolti di “provare” sul campo un modello di consulenza integrato e “leggero” in modo da ottimizzare tempi e costi di lavoro. Più precisamente, l’idea di sperimentare un percorso di orientamento condiviso insieme agli operatori8 dei servizi è maturata per due ragioni principali: - per la consapevolezza di una continua e crescente complessità dei processi di scelta scolastica e professionale che sempre di più vanno presidiati e gestiti sui diversi territori locali a fronte di un sistema educativo, formativo e del lavoro in grande trasformazione a livello nazionale; - per l’importanza di individuare e studiare le variabili e le dimensioni che aiutano e sostengono le persone a fare una scelta ponderata sul Si utilizza qui il termine operatore in senso ampio sottolineando invece che nella sperimentazione si è fatto propriamente riferimento alla funzione del “consulente di orientamento” così come viene recentemente proposta da Isfol in un testo di prossima pubblicazione. 8 18 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA proprio futuro scolastico e professionale anche attraverso strumenti e modalità operative più condivise tra servizi e sistemi differenti. In sintesi, a bisogni dell’utenza e degli operatori più forti e precisi si è cercato di far corrispondere supporti e strumenti più codificati e mirati. Da qui l’idea della sperimentazione, di voler testare un percorso di orientamento progettato in linea anche con le esigenze degli operatori perché sempre di più la scelta degli strumenti d’indagine sia una scelta consapevole di approccio teorico e metodologico. Nel caso specifico, si è deciso di coinvolgere consulenti di orientamento non necessariamente psicologi in quanto non direttamente chiamati a trattare dimensioni di tipo personologico o di livello cognitivo, ma si è richiesto che fossero tutte persone con almeno 2/3 anni di esperienza nel campo della consulenza orientativa individuale9. 2 GLI OBIETTIVI DI PASSOALLAPRATICA Come si afferma da più parti l’orientamento è una questione di misura, di trovare la propria misura al bisogno, senza cadere nella tentazione di professare un orientamento permanente che tutte le volte faccia “ricominciare da capo” o che passivizzi il soggetto. In quest’ottica, il percorso PassoallaPratica – Step One si è proposto di promuovere e potenziare una generale capacità di autorientamento, a partire da una migliore conoscenza di sé e delle risorse che aiutano ad affrontare diverse situazioni di vita. Il percorso sperimentato si è proposto di mettere sotto osservazione una serie di dimensioni e variabili in modo da valutarne l’efficacia e la tenuta. L’esperienza più nel dettaglio intendeva: - portare a regime un percorso di orientamento, dal carattere volontaristico e mirato al bisogno, da realizzare nell’ambito dei servizi territoriali e in collaborazione con le scuole, ovvero - definire un tipo di servizio ad hoc per il target giovanile che possa integrarsi con le iniziative di orientamento che già si realizzano nelle scuole, nella direzione di una consulenza che nasca dalla motivazione del/lla ragazzo/a e che per questo presupponga una relazione individualizzata, e quindi - offrire un servizio anche per quei/lle ragazzi/e che si rivolgono individualmente e che si presentano da soli (o accompagnati da familiari) a chiedere un “consiglio” di orientamento. Non è da escludere che possa essere messa a punto una versione del percorso che richieda specifiche competenze psicologiche nel trattamento di altre dimensioni - quali quelle legate alla sfera emotiva - che potranno essere verificate in una prossima sperimentazione. Si ricorda, a tal proposito, che il questionario Isfol “Io di fronte alle situazioni” somministrato sul campione nazionale comprendeva anche una parte di risposta emotiva alle diverse situazioni i cui dati sono in via di elaborazione. 9 19 Gli obiettivi di passoallapratica CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Gli obiettivi di passoallapratica Questi elementi hanno caratterizzato il percorso come un intervento che riprendendo Boncori e Boncori (2002) è assimilabile a un intervento di “formazione all’atteggiamento” i cui obiettivi sono sempre: “informazioni sulle carriere e avviamento a ‘vedere il problema’, valutazione positiva o negativa delle diverse carriere, formazione di sentimenti, tendenze ad agire pro o contro l’intraprendere l’una o l’altra carriera, maturazione di capacità decisionali” (p. 64). Seguendo questa logica si può affermare che la finalità del percorso PassoallaPratica – Step One è anzitutto quella di rilevare a quale stadio del processo decisionale si trovavano i soggetti aiutandoli, attraverso l’analisi di un insieme di risorse interne ed esterne, a chiarire la loro posizione. In funzione di questo obiettivo il percorso è stato progettato pensando a una consulenza di supporto alla scelta, non necessariamente per tutti né dai tempi di intervento lunghi. Il percorso qui proposto può rientrare a tutti gli effetti nella consulenza orientativa breve (Pombeni, 1998; Consolini, Pombeni, 1999) e per questo si è posto obiettivi che potremmo definire di “primo orientamento” o di “orientamento di base”. L’idea di fondo è che studenti con una buona motivazione al percorso e capaci di instaurare un’efficace relazione collaborativa con l’operatore non debbano essere impegnati in percorsi troppi brevi, generici e poco stimolanti sul piano cognitivo e culturale (come può accadere in percorsi esclusivamente di gruppo o gestiti collettivamente in classe a mo’ di “campagna”), o viceversa in percorsi lunghi, ridondanti e eccessivamente sofisticati con il rischio di sconfinare nel sostegno psicologico (Pombeni, D’Angelo, 1998; Castelli, 2002). La centratura del percorso in ambito scolastico, quindi, ha richiesto al gruppo di lavoro di mirare l’intervento tenendo conto di una serie di caratteristiche e bisogni dell’utenza e dei contesti in cui vivono. A tal proposito la letteratura orientativa in riferimento al campo educativo è ricca e approfondita (Marostica, 1995; Sighinolfi, 1998; Mancinelli, 1999; Vimercati, Cicciarelli, Bellamio, Scandella, 2002). In fase di progettazione, quindi, sono stati definiti più puntualmente i quattro obiettivi cui tende PassoallaPratica: 1. riconoscere e analizzare alcune “risorse di base”10 in possesso degli studenti che stanno per completare il ciclo delle scuole superiori e che possono essere investite nell’elaborazione di una scelta futura; 2. promuovere e potenziare le competenze di auto-orientamento in modo da far maturare e raffinare la decisione che porta a una scelta defini10 Si è scelto di definire “di base” tre tipi di risorse interne alla persona: il coping, l’attribuzione causale e l’autoefficacia. 20 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA ta anche in funzione di tempi, condizioni e relazioni significative che non sempre sono stabili e chiaramente identificate; 3. favorire il confronto tra le risorse possedute e le opportunità offerte dal contesto formativo e professionale nel quale si è inseriti, allo scopo di individuare le risorse “spendibili” e/o da potenziare e mettere a fuoco eventuali interventi di approfondimento e sostegno11; 4. aumentare e precisare i percorsi di ricerca di conoscenza circa gli sbocchi formativi e professionali esistenti. I destinatari 3 I DESTINATARI Il percorso è rivolto a studenti delle scuole medie superiori che frequentano l’ultimo anno e che si trovano a decidere se proseguire gli studi o entrare nel mondo del lavoro. Una buona motivazione personale è considerata la pre-condizione significativa per l’avvio di PassoallaPratica perché altamente coinvolgente e impegnativo sul piano relazionale e temporale. Anche in base a queste caratteristiche del percorso si è deciso di offrire ai giovani, secondo il loro bisogno e grado di interesse, i colloqui di consulenza individuale su appuntamento da fissarsi presso il servizio di orientamento esterno alla scuola. Ogni servizio, quindi, si fa carico delle diverse posizioni individuali circa il problema orientativo e dei diversi livelli di maturazione delle capacità decisionali, valutando l’opportunità di proporre il percorso PassoallaPratica o altre iniziative. In fase di sperimentazione, per raccogliere e verificare questi dati, è stato previsto un primo momento informativo in classe e la compilazione di una scheda di adesione individuale12. Tale fase sarà puntualmente descritta nel secondo capitolo. 4 I RIFERIMENTI TEORICI Come già affermato nell’introduzione, sin dai primi contributi di rassegna e sistematizzazione teorica proposti da Isfol, l’obiettivo è stato quello di pervenire alla progettazione e sperimentazione di un percorso di consulenza orientativa che fosse ancorato a un preciso modello concettuale (Grimaldi, 2002a). Questo obiettivo è, d’altro canto, ampiamente condiviso all’interno della comunità scientifica che si occupa di orientamento, e rappresenta sempre di più un’esigenza ineludibile di qualità degli interventi (Di Fabio, 1998). Nell’ambito del progetto sperimentale qui descritto, all’esplicitare l’approccio di riferimento si è accompagnata Tra questi interventi, come già detto, si intravede la possibilità di agganciare al percorso un modulo di ricerca attiva delle informazioni o di supporto all’analisi documentale sulle professioni e sulle opportunità formative. 12 Allegato 1. 11 21 I riferimenti teorici CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA I riferimenti teorici la scelta di strumenti e modalità di intervento ben precise. Per questo le pagine che seguono presenteranno sia gli assunti teorici sia metodologici che hanno dato origine alla messa a punto del percorso PassoallaPratica – Step One. Anzitutto, la progettazione del percorso ha fatto propri gli assunti di base del modello sociocognitivo13 e, più precisamente, si è ispirata alle teorie costruzioniste in campo psicologico (Vygotsky, 1968; 1980; Watzlavick, 1988). I principi fondamentali di tale modello applicato ai processi di carriera ai quali si fa qui riferimento sono essenzialmente due: - il legame tra cognizioni, azioni ed emozioni e le loro continue reciproche influenze guidano il soggetto nella costruzione dell’esperienza; - l’elaborazione consapevole dell’esperienza consente in generale di assegnarsi obiettivi, operare prefigurazioni, controllare gli eventi. Nell’ambito di questa visione molto ampia il contributo della corrente del costruzionismo sociale assume come centrale l’attività costruttiva del soggetto e interpreta il comportamento interattivo, non diversamente dalla percezione, dall’attenzione, dalle attività mnestiche e dai più complessi processi di categorizzazione, attribuzione e inferenza, come orientato dagli schemi, dai costrutti, dai sistemi di credenze, dalle emozioni, nonché dalle intenzioni e dagli scopi dei “partner conversazionali”14. In questa accezione, il costruzionismo si differenzia dal costruttivismo in quanto postula che gli schemi, i sistemi di credenze, gli stessi scopi e intenzioni, così come i sentimenti e le emozioni, si strutturino e si mantengano nell’interazione sociale e siano ancorati e vincolati ai contesti conversazionali in cui il soggetto è inserito. Parafrasando Bruner (1992) la conoscenza è un “fare il significato”, vale a dire è un’operazione d’interpretazione creativa che lo stesso soggetto attiva tutte le volte che vuole comprendere la realtà che lo circonda. Potremmo quindi affermare che in un setting orientativo il vero sapere che si promuove è quello che aiuterà ad acquisire altro sapere (per esempio attraverso la formazione o il lavoro). Seguendo quest’ottica, al percorso di orientamento si attribuisce il compito, oltre che di aiutare e guidare il processo decisionale, anche di favorire l’attivazione della rete di significati e di preferenze che il soggetto costruisce attraverso i contesti per lui significativi: scuola, amici, famiglia, tempo libero, ecc. Nel caso 13 Per una disamina puntuale dell’approccio sociocognitivo nell’ambito del vocational guidance e del career counselling si rimanda a Bandura (1986), Soresi (2000), Lent, Brown, Hackett (2002). 14 Si definisce partner conversazionale ogni soggetto che entra nel campo sociale e relazionale con il suo comportamento interattivo orientato dai propri costrutti, credenze, intenzioni e scopi e la cui azione riflette una specifica posizione all’interno della conversazione. 22 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA specifico dell’età adolescenziale, essendo questi ambiti di crescita e maturazione molto importanti, sono diventati oggetto d’attenzione sia nella guida al colloquio sia nella strumentazione scelta. Sulla scia di quest’impostazione teorica, tre principi di base hanno ispirato la progettazione del percorso: - l’assenza di obiettivi diagnostici. Il percorso non ha una finalità psicologica in quanto sono assenti dimensioni di personalità e di livello attitudinale; - l’utilizzo di strumenti validati e standardizzati che garantiscono la rilevazione di atteggiamenti e valutazioni di sé relativi ai costrutti di interesse in modo preciso e mirato; - l’individuazione di alcune variabili ritenute particolarmente salienti nei processi orientativi, quali gli stili di coping e il sentimento di autoefficacia. Dimensioni considerate utili indicatori dello stato di benessere complessivo della persona, e quindi capaci di segnalare eventuali problemi o disturbi, al di là dell’analisi di tratti personologici. PassoallaPratica – Step One non è, pertanto, un percorso psicologico, ma si è partiti dall’assunto che esistano alcune risorse della persona che, congiuntamente a un insieme più ampio di caratteristiche e dimensioni, rappresentano per i consulenti di orientamento leve fondamentali sulle quali agire. Queste risorse fanno riferimento in generale alle credenze, alle valutazioni e alle opinioni che ciascuno ha di sé in termini di azione, valore, prestazione e riuscita. L’idea di base è che il processo di scelta, di qualsiasi tipo esso sia, attivi e metta in gioco una generale competenza di coping, nel senso di fronteggiamento e azione. Non si può scegliere, e quindi prendere una decisione, senza coinvolgere la sfera delle cognizioni ed emozioni, senza cioè chiamare in causa le proprie convinzioni e credenze di efficacia, di attribuzione di successo e fallimento, e più diffusamente di potere personale (Bertoli, 2001; De Beni, Moé, 2000). D’altro canto l’idea che le persone possano fornire buone valutazioni di sé si accompagna alla convinzione che i soggetti in orientamento non debbano essere considerati necessariamente soggetti deboli o in difficoltà, ma attivi e capaci di perseguire obiettivi di conoscenza e apprendimento (Grimaldi, 2003c; Zaccaria, Batini, 2000; Mancinelli, 2002). A tal proposito si è in linea con quanto scrivono Nota e Soresi (2000) “nessun modello di orientamento, in altri termini, può essere proposto se la persona non viene ritenuta in grado di considerare le proprie caratteristiche ed esigenze, di individuare e perseguire propri obiettivi ed aspirazioni e di influenzare significativamente il proprio presente e futuro” (pag. 11). In altre parole, si fa riferimento a un soggetto intrinsecamente motivato che gradualmente diventa sempre più il committente della propria 23 I riferimenti teorici CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Le dimensioni di analisi domanda di orientamento, e quindi capace di auto-orientamento (Grimaldi, 2003b; Callini, 2002). Rifacendosi ancora alla visione sociocognitiva, è coerente in un setting orientativo considerare le persone capaci di anticipare scenari, prefigurare risultati, esercitare il controllo delle situazioni. Sotto questo profilo si auspica che gli studenti che stanno per terminare gli studi e che dichiarano di voler seguire un percorso di orientamento in modo volontario abbiano già acquisito un certo livello di queste competenze durante l’iter formativo attribuendo alla funzione educativa una valenza orientativa di secondo livello. 5 LE DIMENSIONI DI ANALISI Come già sottolineato, al centro del percorso PassoallaPratica è stata posta l’osservazione e l’analisi di alcune dimensioni ritenute particolarmente rilevanti a fini orientativi, con riferimento, in particolare, a un modello sociocognitivo che si propone di sostenere la persona nel fare il punto rispetto ad alcune sue risorse (Guichard, Huteau, 2003), così da poter accrescere la propria consapevolezza rispetto a sé e alimentare le capacità di auto-orientarsi. In questo senso, ad essere poste sotto osservazione all’interno del percorso, sia grazie a check-list dedicate, sia grazie a strumenti validati, sono state cinque dimensioni ritenute particolarmente importanti (figura 1): - il coping; - l’autoefficacia; - l’attribuzione causale; - la motivazione e il metodo di studio; - gli interessi professionali. Figura 1 Le dimensioni di analisi nel percorso PassoallaPratica – Step One INTERESSI PROFESSIONALI AUTOEFFICACIA COPING MOTIVAZIONE E METODO DI STUDIO 24 ATTRIBUZIONE CAUSALE CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA La scelta di indagare tali dimensioni è stata dettata da una riflessione determinata congiuntamente da una serie di indicatori: la fotografia dell’esistente relativamente ai servizi territoriali, la definizione di orientamento Isfol in cui è sottolineato il passaggio da una centratura sull’individuo a una centratura sulla relazione individuocontesto, la convinzione della necessità di progettare percorsi non diagnostici realizzabili dalla maggior parte dei professionisti attualmente operanti su territorio nazionale e la letteratura scientifica sull’argomento. A questo proposito i principali contributi specialistici in materia di orientamento (Pombeni, 1996; Castelli, Venini, 1996; Di Fabio, 1998; Soresi, 2000; Sangiorgi, 2000; Grimaldi, 2002a; Boncori, Boncori, 2002) sottolineano sempre più l’importanza di progettare interventi olistici e coerenti sul piano della declinazione teorica e metodologica: è soprattutto questa istanza che ha spinto il gruppo di progetto a interrogarsi a lungo sugli oggetti di analisi da mettere sotto osservazione nel corso della sperimentazione. Prima di tutto per circoscrivere alcune variabili salienti, in qualche modo ritenute centrali in un intervento orientativo, il gruppo di progetto aveva inizialmente definito un elenco di variabili più ampio che comprendeva: 1. autostima 2. autoefficacia 3. stili di apprendimento 4. stili decisionali 5. stili di coping 6. problem solving 7. locus of control o stili di attribuzione causale 8. tratti di personalità 9. interessi professionali 10. valori professionali 11. fattori di intelligenza generale 12. motivazione allo studio e al lavoro. In linea con l’impostazione di fondo sono state escluse le dimensioni con forte valenza psicologica (i tratti di personalità e i fattori di intelligenza generale) e sono stati presi in esame i costrutti maggiormente interessanti sul piano delle indicazioni a fini orientativi. Per arrivare infine a circoscrivere le cinque dimensioni proposte nel percorso Isfol (evidenziate nell’elenco in neretto) sono stati adottati i seguenti criteri di scelta: - le indicazioni offerte dalla letteratura a proposito del legame di queste 25 Le dimensioni di analisi CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Le dimensioni di analisi dimensioni con il costrutto di coping (più forte rispetto ad alcune, che dunque sono state privilegiate) – dimensione che da subito era stata scelta come cruciale per la sperimentazione – in modo da verificare l’integrazione dello strumento Isfol “Io di fronte alle situazioni” con gli altri inseriti nel percorso; - la salienza a fini orientativi, ovvero si sono inserite le dimensioni ritenute fondamentali per conseguire gli obiettivi conoscitivi dichiarati. Si è peraltro consapevoli che questa scelta porta con sé un rischio di semplificazione e riduzione della complessità che è chiamata in causa nella consulenza orientativa; - la coerenza concettuale interna in linea con un’impostazione sociocognitiva che privilegia le autovalutazioni sulle strategie e le modalità di comportamento individuale viste in situazione piuttosto che la misurazione di atteggiamenti o tratti personologici; - la disponibilità d’uso di strumenti italiani (o adattati in Italia) validati e standardizzati. Di seguito vengono brevemente presentate le dimensioni individuate, con riferimento ad alcuni contributi della letteratura15. 5.1 Il coping Il costrutto di “coping” rinvia alla capacità di “fare fronte” alle situazioni (Frydenberg, 1997). Questa dimensione occupa un posto di primo piano nei campi più diversi: in particolare gli stili di coping, ovvero l’insieme di pensieri e sentimenti che le persone mettono in atto per gestire situazioni difficili, impreviste o preoccupanti (Lazarus, Folkman, 1987), hanno un ruolo importante tanto negli studi di psicologia applicata, quanto nelle ricerche di psicologia dello sviluppo, tanto nel contesto della psicologia della salute, quanto nelle riflessioni in materia di psicologia del lavoro e delle organizzazioni (Cartwright, Cooper, 1996; Zellars, Perrewé, 2001). Se molte sono le definizioni di coping che si possono incontrare in letteratura (per una rassegna si veda Grimaldi, Ghislieri, 2004), la più citata è senza dubbio quella fornita da Lazarus e Folkman nel 1984 che individua il coping come: “… uno sforzo cognitivo e comportamentale in costante cambiamento per gestire specifiche richieste esterne o interne che il soggetto valuta possano mettere alla prova o eccedere le risorse della persona…” (Lazarus, Folkman, 1984, p. 141). La numerosità delle definizioni di coping (Latack, Havlovic, 1992) è già Per ogni dimensione sono state segnalate specifiche letture e sono stati individuati alcuni riferimenti bibliografici per eventuali approfondimenti riportati nell’allegato 2. 15 26 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA una “misura” della complessità, oltre che dell’interesse del costrutto di coping: tale complessità, come hanno evidenziato Susan Folkman e Judith T. Moskowitz, dalle pagine di American Psychologist (2000), sembra essere riconducibile ad alcuni tratti distintivi: - il coping ha molte funzioni, includendo (ma non limitandosi a) la regolazione dello stress e la gestione delle cause (Parker, Endler, 1996); - il coping è influenzato dalle caratteristiche valutate del contesto stressante, inclusa la sua controllabilità (Baum, Fleming, Singer, 1983); - il coping è influenzato dalle disposizioni personali, (Carver, Scheier, 1999; Hewitt, Flett, 1996) tra le quali, in particolare, l’ottimismo, il nevroticismo e l’estroversione; - il coping ha come obiettivo quello di elevare il benessere personale (Hobfoll, 1998), pur se non sempre le strategie adottate sono efficaci, nel breve o nel lungo periodo (Zeidner, Saklofske, 1996). È Compas (1987) ad aver inoltre distinto tra risorse di coping, stili di coping e strategie di coping: - risorse, aspetti del sé come l’autostima o il credere nelle proprie capacità, oppure risorse ambientali disponibili; - stile, tendenza ad agire in modo coerente in particolari situazioni – strategie che vengono impiegate con maggiore coerenza nel corso dell’interazione persona-ambiente, a volte associata al coping in termini di tratto; - strategie, azioni cognitive e comportamentali intraprese da un individuo. Le definizioni di coping evidenziano il legame tra questo costrutto e il contesto, la sua natura di “tentativo”, la sua identità di processo in cambiamento. Il coping è dunque un processo dinamico e non un’entità statica: cambia anche all’interno di una stessa situazione in risposta al cambiamento di richieste di un evento stressante (Lazarus, Speisman, Mordkof, Davidson, 1962). Lazarus pone particolare enfasi sulla valutazione cognitiva come componente intrinseca del processo di coping, distinguendo tra valutazione primaria (“qual è la posta in gioco”) e secondaria (“quali risorse ho a disposizione”): all’interno di un modello motivazionale più ampio, i processi valutativi sono fondamentali nel determinare cosa è stressante per uno specifico individuo. Come sostiene la Frydenberg, “in teoria è infinito il numero di azioni di coping (inclusi pensieri e sentimenti) che le persone usano per gestire le proprie preoccupazioni: la gamma va dal raccogliere informazioni, esaminare le cose da fare e correre il rischio, all’ignorare il problema” (Frydenberg, 1997, p. 38). Molte sfumature delle strategie di coping, infatti, sono state inventariate 27 Le dimensioni di analisi CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Le dimensioni di analisi in letteratura (Frydenberg, 1997). Più in generale è possibile distinguere tra strategie di coping orientate al problema e strategie di coping orientate alle emozioni, dove le prime sono azioni finalizzate a trasformare la situazione problematica ristabilendo un equilibrio esterno, le seconde sono azioni o pensieri finalizzati a gestire il vissuto onde far defluire lo stato di attivazione emotiva, anche senza agire sul contesto (Folkman, Lazarus, 1988). Un’altra distinzione, tra le più note, evidenzia la differenza tra modalità di coping orientate ad affrontare direttamente la situazione e modalità di coping (che meglio potrebbero essere definite come modalità di “noncoping”) tese ad evitare la situazione problematica e a fuggire dal problema. L’importanza della dimensione del coping si scontra con la difficoltà della messa a punto di strumenti dedicati: gli strumenti maggiormente utilizzati, anche in ambito internazionale, presentano diffusi problemi psicometrici e risultano spesso poco affidabili: il coping è infatti un costrutto complesso da rilevare perché fortemente situazionale e variamente utilizzato dai soggetti. Individuare la tendenza d’uso delle strategie di coping è però di grande importanza all’interno dei contesti orientativi perché di sostegno alla progettualità del singolo. Non solo sono state evidenziate sotto-dimensioni del coping ma è stata posta particolare attenzione anche all’individuazione di altri elementi psicologici che con esso si pongono in relazione. Molti studi, ad esempio, hanno messo in relazione coping, autoefficacia (Bandura, 1977, 1982, 1984) e locus of control: per affrontare lo stress sarebbe molto importante sviluppare un elevato senso di efficacia personale o di fiducia nelle proprie abilità. Gli studenti che nutrono fiducia in se stessi sono quelli che non percepiscono le richieste stressanti provenienti dall’università come minacce ma come sfide (Schwarzer, Schwarzer, 1982). Gli studi sul legame tra coping ed emozione evidenziano che il controllo delle emozioni è considerato una dimensione del coping stesso. Il rilievo che l’analisi congiunta di strategie di coping e vissuti emotivi può avere, sul fronte degli studi, è relativo a considerazioni circa la difficile verifica dell’adattività (Lazarus, Folkman, 1987) di determinati comportamenti di coping. 5.2 L’autoefficacia La seconda dimensione presa in considerazione è l’autoefficacia, un costrutto che rientra nel complesso dei fenomeni che riguardano il sé (Messana, 1999) e che intervengono nel processo di creazione di significati rispetto alla relazione con il contesto, influenzando in maniera significativa la motivazione e il comportamento individuale. 28 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Albert Bandura definì il costrutto di autoefficacia nei termini di: - “credenze nutrite dalla persona a proposito delle proprie capacità di attuare i comportamenti necessari per raggiungere determinati risultati e obiettivi” (Bandura, 1977, p. 18); - “credenze delle persone a proposito delle capacità di esercitare un controllo sugli eventi che riguardano la loro vita” (Bandura, 1989, p. 1175); - “credenze nei confronti delle proprie capacità di aumentare i livelli di motivazione, di attivare risorse cognitive e di eseguire le azioni necessarie per esercitare un controllo sulle richieste di un compito” (Bandura, 1990, p. 316). Nota e Soresi (2000) evidenziano come le credenze di autoefficacia siano identificate quali fattori chiave nella produzione del comportamento: le informazioni che l’individuo possiede rispetto alla propria capacità di controllo influenzano infatti le componenti cognitive, emotive e motivazionali dell’agire e rendono la persona artefice attivo delle proprie scelte. Le aspettative di autoefficacia sono relative al compito, nel senso che, a differenza dei tratti di personalità, esse fanno riferimento a valutazioni che la persona elabora rispetto a determinati comportamenti che pensa di essere in grado di mettere in atto di fronte a specifiche richieste di azione (Nota, Soresi, 2000). L’autoefficacia si distingue dunque dai costrutti di autostima e credenze relative a se stessi, caratterizzati dal fatto di essere valutazioni globali che la persona formula su di sé. Secondo Bandura, sono tre le dimensioni lungo le quali può variare il senso di autoefficacia: - la grandezza - si riferisce al numero di difficoltà che la persona si considera in grado di affrontare per portare a compimento un’azione; la forza - indica quanto forte è la fiducia nella propria capacità di raggiungere con successo un obiettivo, anche in presenza di emozioni negative e di condizioni difficili; la generalizzazione - esprime il grado in cui le autovalutazioni di efficacia rispetto a specifiche prestazioni sono in grado di influenzare le credenze di autoefficacia per compiti, azioni e situazioni simili (Nota, Soresi, 2000). L’autoefficacia influenza il comportamento in quanto interviene come fattore di mediazione rispetto a differenti processi: - l’individuazione e la selezione degli obiettivi personali, anche in relazione alla scelta di tipi diversi di attività scolastiche e professionali, alle aspirazioni formulate, alla quantità di sforzi che si è disposti a compiere, alle mete che ci si pone. L’autoefficacia influenza, inoltre, il livello di motivazione con cui ci si accosta ai compiti proposti o incontrati: sentirsi efficaci può portare i soggetti a investire maggiormente nei compiti 29 Le dimensioni di analisi CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Le dimensioni di analisi e ad insistere nel perseguimento degli obiettivi. Anche sul versante emotivo l’autoefficacia si pone come dimensione rilevante: la fiducia in sé si accompagna ad una limitazione degli stati d’ansia di fronte a situazioni difficili o complesse. Un legame significativo è anche presente tra senso di autoefficacia e strategie di fronteggiamento (Nota, Soresi, 2000); - l’autoregolazione, ovvero l’insieme delle operazioni di automonitoraggio che valutano la congruenza tra il comportamento effettivo e quello atteso/previsto. Quando le attese sono confermate dai fatti, la persona si sente soddisfatta; quando invece viene meno tale coincidenza, un buon senso di efficacia sosterrà la persona nella ricerca di nuovi obiettivi perseguibili e di interesse; - le aspettative di risultato, ovvero le “credenze che una persona nutre a proposito dei risultati che può ottenere in seguito alla realizzazione delle proprie iniziative” (Nota, Soresi, 2000, p. 22). Tale costrutto riguarda, in altre parole, la relazione tra comportamento e risultato: il tipo di risultati attesi guida le scelte individuali che a loro volta dipendono dalle credenze di efficienza ed efficacia. Secondo Bandura (1981, 1989, 1990) una serie di fattori possono essere individuati come “fonti” di autoefficacia (Nota, Soresi, 2000): - l’esperienza passata, intesa come quantità di successi e fallimenti sperimentati dalla persona; - l’esperienza vicariante, identificata dalla quantità e qualità degli apprendimenti che la persona ha maturato grazie all’osservazione e all’imitazione; - la capacità immaginativa, concepita come l’abilità a immaginare e anticipare scenari ed eventi; - la persuasione verbale, pensata come l’azione persuasiva che una fonte credibile con argomentazioni solide può produrre sulla valutazione individuale di efficacia; - gli stati fisiologici, ovvero l’attivazione fisiologica connessa a una certa situazione; - gli stati emozionali, ritenuti essere mediatori di determinate prestazioni e di specifiche percezioni di autoefficacia. Il costrutto di autoefficacia è stato posto, da diversi autori, in relazione con altre dimensioni: - il concetto di sé - inteso come idea che l’individuo formula a partire dalle sue competenze (di tipo fisico, scolastico, emozionale e sociale), dalle sue auto-attribuzioni e dalle valutazioni altrui. Questo giudizio complessivo, generale (differente dunque dall’autoefficacia che è specifica), influenza la costruzione di un’immagine unitaria di sé, stimolando un’interpretazione personale e coerente delle esperienze (Nota, Soresi, 2000); 30 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA - il locus of control - indica le credenze che un individuo possiede rispetto alle proprie capacità di avere un impatto sull’ambiente e sul grado di controllo che può esercitare sugli effetti delle proprie azioni. Si tratta dunque di un’aspettativa di risultato: tale costrutto è stato talvolta sovrapposto a quello di autoefficacia, sebbene empiricamente i due costrutti siano risultati diversi (Nota, Soresi, 2000); - il controllo percepito - indica le credenze che una persona possiede circa la sua capacità di determinare il raggiungimento di un particolare obiettivo (Ajzen, 1985). Per alcuni (Skinner, Wellborn, Connell, 1990) si tratta di un costrutto multidimensionale composto da opinioni relative alle strategie e alle capacità di ottenere certi effetti, di raggiungere certi risultati; - gli stili attributivi – indicano le credenze circa le cause di eventi già accaduti laddove invece l’autoefficacia fa riferimento alle aspettative di risultato rispetto ad eventi futuri. La relazione tra autoefficacia e stile attributivo non risulta comunque chiara: secondo Bandura (1992), le credenze di autoefficacia influenzerebbero le attribuzioni, per cui una persona con scarso senso di autoefficacia, tenderebbe ad attribuire un fallimento alla propria carenza di abilità, anziché alla mancanza di impegno; per altri, invece, la relazione potrebbe essere contraria, in quanto sarebbero gli stili attributivi a influenzare il comportamento agendo sul senso di autoefficacia (Schunk, 1995). Come nota lo stesso Bandura (1995), porre attenzione all’autoefficacia può consentire, nei contesti orientativi, di individuare e sostenere quei soggetti che hanno credenze di efficacia minori e che dunque possono tendere ad avviare percorsi di ricerca delle informazioni di natura non sistematica, con vissuti emotivi negativi e difficoltà ad affrontare i momenti di scelta. 5.3 L’attribuzione causale Il costrutto di attribuzione causale si sviluppa all’interno del filone della psicologia sociale (Hewstone, 1983; De Grada, 1988), a partire dagli studi sulla percezione sociale e causale (come gli individui percepiscono le cause degli eventi). Più in particolare, la teoria attribuzionale origina dal lavoro di alcuni autori classici. Heider (1958) pone in luce il bisogno, intrinseco in ogni individuo, di comprendere il mondo e le sue regole. Kelley (1967) definisce le attribuzioni come le reazioni cognitive individuali al successo o al fallimento, interpretando gli eventi al fine di dar loro una causa. Nel percepire o pensare, il soggetto tende a concettualizzare il comportamento osservato, ossia trattare delle entità o stimoli separati come equivalenti o come parti di un’unità. Raggruppare gli stimoli in concetti ha 31 Le dimensioni di analisi CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Le dimensioni di analisi conseguenze molto utili: permette di semplificare il mondo e quindi adottare comportamenti più idonei, pensare e ricordare in modo più efficace, comunicare meglio e controllare l’ansia. La percezione sociale consiste essenzialmente nel processo di formazione di idee relative agli altri. Tali idee si formano attraverso quel processo di scambio che viene definito interazione sociale: il soggetto, nelle dinamiche relazionali, si forma (e trasforma) impressioni sugli altri, attraverso l’applicazione di concetti e definizioni pre-esistenti che riflettono dimensioni culturali, contestuali e motivazionali. A questa considerazione va aggiunto che la tendenza dei soggetti a cercare le cause degli eventi e a precisare le proprie attribuzioni, può anche essere considerata come un bisogno, una motivazione primaria di comprendere il mondo e le sue regole (Heider, 1958). Numerosi studi si sono occupati delle attribuzioni causali: l’attribuzione è vista come un costrutto dinamico, inteso come un processo che prevede l’interazione tra aspetti cognitivi, emotivi, motivazionali quando un soggetto si appresta a interpretare le cause di un evento in un particolare ambiente. Più precisamente l’attribuzione causale è il processo attraverso il quale un individuo, riflettendo su di un evento che si verifica nel suo ambiente, sulla base delle informazioni disponibili e di vari fattori individuali e motivazionali, ne interpreta le cause (Kelley, 1967). L’attribuzione causale sembra influenzare le reazioni di un individuo di fronte agli eventi e il suo comportamento: la comprensione degli stili attributivi è dunque considerata funzionale alla possibilità di fare previsioni rispetto alle tendenze comportamentali ed emotive del soggetto. Provando a definire sinteticamente il costrutto di attribuzione, esso fa riferimento ai processi decisionali posti in essere per capire chi o che cosa è responsabile degli eventi che accadono. Gli studi indicano che gli stili attributivi sono schemi piuttosto stabili di attribuzioni e consistono in un insieme di credenze e cognizioni adottato da un individuo come modello di spiegazione della realtà. Lo schema di attribuzione si basa sulle prestazioni attuali, quelle passate e quelle degli altri e influisce sulla prestazione futura. Rispetto ai diversi stili attributivi, Heider (1958) ha proposto una classificazione basata sul locus of control, distinguendo tra locus of control interno ed esterno: gli eventi possono dunque essere attribuiti a cause interne al soggetto (impegno e abilità) o a cause esterne (difficoltà del compito, fortuna). Weiner e collaboratori (1971) hanno introdotto una seconda dimensione di classificazione: la stabilità della causa. È una dimensione che fornisce informazioni sulla previsione di eventi futuri, maggiore per le cause sta- 32 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA bili (abilità e difficoltà) e minore per quelle instabili (impegno e fortuna). In seguito Weiner (1979) ha introdotto un’ulteriore categoria: la controllabilità della causa (importante per quanto riguarda le reazioni affettive e la previsione di controllo personale). Nel modello più completo, dunque, l’incrocio delle tre dimensioni (locus of control del soggetto, stabilità e controllabilità delle cause) genera otto possibili tipi di attribuzioni. Le attribuzioni concorrono nel controllo degli eventi del soggetto, sono relative all’autostima, influenzano le aspettative, la scelta del compito e la persistenza (in termini di impegno) nel compito stesso. È altresì noto il rapporto tra attribuzioni ed emozioni e tra attribuzioni e percezione di autoefficacia. Tra i riferimenti teorici viene dedicato spazio ai lavori che sottolineano la modificabilità delle attribuzioni, in particolare in ambito scolastico (training per la modificazione dello stile attributivo). In particolare, in questo contesto, scopo della modificazione delle attribuzioni è quello di incrementare l’attribuzione all’impegno dello studente (Borkowski, Weyhing, Carr, 1988). 5.4 La motivazione e il metodo di studio I temi della motivazione e del metodo di studio risultano di una certa rilevanza rispetto ai percorsi di orientamento rivolti a soggetti in transizione. Da un punto di vista teorico, un primo riferimento può essere riconosciuto nel costrutto di apprendimento scolastico: la definizione di tale costrutto risente della complessità dell’attività intellettuale dell’apprendimento. Come dimostrato da Hilgard e Bower (1987), da più parti si è, infatti, tentato di comprendere non solo il processo complessivo di apprendimento, ma anche i fattori che possono avere un’influenza sul suo grado di efficacia e sulla sua durata. Una definizione di apprendimento che può essere condivisa qualifica il processo come “l’acquisizione a lungo termine di uno stabile bagaglio di conoscenze e delle capacità necessarie per procurarsele” (Mancinelli, 2002a). L’apprendimento scolastico sarebbe l’esito di un intrecciarsi di fattori (De Beni, Moé, 2000): - il possesso di abilità specifiche, che in parte possono essere considerate innate e in parte esito dello sviluppo nel tempo di competenze affinate con la pratica e con la familiarità; - l’uso più o meno intenso di diverse strategie di apprendimento, siano esse acquisite autonomamente o insegnate in contesti di tipo formativo; - l’intervento di aspetti metacognitivi e motivazionali, intendendo con i primi le “conoscenze strategiche – quali strategie sono più efficaci 33 Le dimensioni di analisi CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Le dimensioni di analisi rispetto alla situazione e alle richieste del compito – e al controllo metacognitivo – cioè alla capacità di regolare e gestire autonomamente la propria attività di studio” (De Beni, Moé, 2000, p. 9) e con i secondi, i motivi e gli scopi che forniscono l’energia necessaria all’apprendimento. Il successo scolastico sembra fortemente connesso alla presenza di processi metacognitivi e motivazionali efficaci. La relazione tra motivazione e apprendimento sarebbe mediata da diversi aspetti, la cui natura può essere diversamente descritta in funzione dei modelli teorici utilizzati a riferimento, ma che secondo De Beni e Moé (2000) in sostanza riguardano: - la presenza di strategie metacognitive, intese nei termini di un uso più ragionato, flessibile e partecipe di differenti strategie di apprendimento; - la presenza di una motivazione intrinseca e di una motivazione alla riuscita, nei termini di una maggiore persistenza nella soluzione di compiti complessi in cui il soggetto non ha solo occasione di mostrare le proprie abilità, ma anche di svilupparle attraverso l’impegno. Si tratta dell’attivazione verso “la ricerca di soluzioni alternative, il desiderio di capire e imparare, di raggiungere standard personali di riuscita e miglioramento o specifici obiettivi di apprendimento” (De Beni, Moé, 2000, p. 10); - la presenza di stili attributivi più o meno efficaci che possono tradursi o meno in un’attribuzione corretta di successi e insuccessi a cause interne e controllabili, tra cui, in primo luogo, la presenza di un impegno che implica volontà e partecipazione attiva al processo di apprendimento; - la scelta di compiti sfidanti che divengano banco di prova delle strategie elaborate, con il loro conseguente affinamento o cambiamento, e con il potenziamento delle abilità individuali; - il tipo di emozioni provate in contesti di apprendimento, con riferimento a tutte quelle “emozioni positive provate in contesti di apprendimento motivato e che si concretizzano nella soddisfazione e nell’orgoglio per la riuscita, nella maggiore fiducia in sé o percezione di autoefficacia o nella più generale felicità e nel temporaneo rilassamento per la soddisfazione di bisogni quali l’autodeterminazione, la competenza, l’autonomia, la protezione del valore di sé” (De Beni, Moé, 2000, p. 10). Le relazioni complesse che intercorrono tra motivazione e apprendimento sono state rappresentate in una molteplicità di modelli interpretativi che hanno posto in relazione gli elementi strategici, cognitivi e motivazionali, spesso secondo logiche di tipo circolare, in cui le diverse componen- 34 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA ti possono influenzarsi fino a costituire un ciclo. In base a tali modelli, l’interesse per un tema potrebbe sostenere la ricerca di strategie per studiarlo meglio: a seguito di ciò, una migliore qualità dello studio faciliterebbe il raggiungimento di buoni risultati che, chiudendo il cerchio, riuscirebbero ad incrementare l’interesse per il tema. La qualità specifica di questi modelli circolari è la ricerca di una spiegazione del processo di apprendimento come intreccio complesso tra conoscenze, credenze, capacità di controllo e aspetti motivazionali (Schunk, 1990; Pintrich, 1991; Boekaerts, Nenninger, 1999). Alcuni modelli hanno cercato di spiegare l’intreccio tra componenti motivazionali, aspetti strategici e prestazione attraverso la precisazione di relazioni di tipo unidirezionale o bidirezionale. Nei modelli unidirezionali, la motivazione sarebbe effetto di un uso corretto di strategie (Pokay, Blumenfeld, 1990) oppure la causa di comportamenti di attiva ricerca di strategie adatte alla soluzione del compito (Harter, 1978; Csikszentmihalyi, 1993). Nei modelli bidirezionali, il rapporto circolare tra le componenti motivazionali e strategiche risulterebbe diversificato (Eccles et al, 1983; Borkowski, Muthukrishna, 1994). Provando a guardare più da vicino i fattori motivazionali dell’apprendimento, essi fanno riferimento ai seguenti aspetti: - la motivazione intrinseca; - la motivazione alla riuscita; - gli obiettivi di apprendimento come contenuti, strutture e orientamenti; - la percezione di abilità. La motivazione intrinseca può essere colta nel duplice aspetto di spinta e bisogno o di interesse e autodeterminazione. Tale costrutto è correlato con altri quali: - la curiosità epistemica, che si riferisce al bisogno di conoscere derivante da una curiosità innata a comprendere il funzionamento delle cose (De Beni, Moé, 2000). Berlyne (1960) definisce tale costrutto come un bisogno universale di conoscere, di apprendere e di sapere, che si manifesta nell’esplorazione dell’ambiente, in parte collegato alle caratteristiche dello stimolo e dell’ambiente; - la motivazione di effectance che equivale, secondo White (1959), al comportamento esploratorio, oltre che alla curiosità epistemica, anche in funzione di un bisogno interno. Sarebbe presente, in modo particolare in alcuni soggetti, una sorta di motivazione intrinseca a padroneggiare e controllare l’ambiente e le diverse situazioni al fine di soddisfare il bisogno di sentirsi competenti ed efficaci; - l’autodeterminazione, definita dagli studi di Deci e Ryan (1985) come 35 Le dimensioni di analisi CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Le dimensioni di analisi la libera scelta di condurre un’azione senza che questa venga influenzata da bisogni o forze esterne, ma al contrario generata da curiosità, spontaneità e interesse; - l’esperienza di flusso, intesa come quel particolare tipo di esperienza in cui il soggetto è profondamente coinvolto nella situazione e concentrato sul compito proprio perché prova un interesse sincero e un piacere intenso nella sua realizzazione (Csikszentmihalyi, 1993); - l’interesse in quanto concetto complesso (come si vedrà del paragrafo successivo) in cui si intrecciano aspetti di natura più individuale, come le preferenze del singolo, e aspetti ambientali, ossia la natura degli stimoli offerti in un dato contesto storico-culturale, nei termini della loro maggiore o minore capacità di suscitare interesse. La motivazione alla riuscita è stata studiata a partire da due modelli in particolare: - il modello di Lewin, per cui la motivazione è “un’energia che origina da un conflitto e viene liberata nel momento in cui il conflitto viene risolto” (De Beni, Moé, 2000, p. 67). Questa energia individua uno o più obiettivi, il cui raggiungimento è indispensabile per liberare l’energia stessa e risolvere il conflitto (definito dalla compresenza di forze orientate in senso opposto ma di medesima intensità); - il modello di Atkinson, per cui la motivazione alla riuscita è esito di due tendenze contrapposte, ossia la tendenza a ottenere il successo (definita come speranza di riuscita) e la tendenza a evitare il fallimento (intesa come paura della sconfitta) e nasce dal bisogno di misurare le proprie capacità in ambiti ritenuti importanti. In particolare, “la tendenza al successo porta a voler affrontare i compiti e quindi alla motivazione, mentre la tendenza a evitare il fallimento porta a un atteggiamento di ritiro o di fuga nei confronti delle situazioni, alla poca persistenza, alla noia e al disinteresse e quindi alla demotivazione” (De Beni, Moé, 2000, p. 74). La motivazione alla riuscita è, inoltre, influenzata anche dal tipo di attribuzioni formulate in contesti e situazioni simili: l’attribuzione a cause interne e controllabili incentiva l’apprendimento poiché permette al soggetto di sentirsi responsabile dei risultati raggiunti e di concepire le mete realizzate come frutto del proprio impegno (De Beni, Moé, 2000). Gli obiettivi di apprendimento comprendono aspetti sia cognitivi sia affettivi, poiché coinvolgono percezioni relative alle proprie abilità e alle proprie possibilità di ottenere un successo e alle emozioni che accompagnano i successi o i fallimenti. Tali obiettivi possono essere di tre tipi: - contenuti, ossia “quegli elementi descrittivi della situazione futura verso cui il soggetto tende, ad esempio studiare tre capitoli entro la 36 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA prossima settimana” (De Beni, Moé, 2000, p. 100); - strutture, ossia scopi che vengono perseguiti perché attengono alla definizione di Sé, vale a dire al modo in cui una persona si percepisce e si rappresenta. Per tale ragione, un individuo sarà più motivato a impegnarsi in attività che avvicinano il Sé reale a quello ideale o a evitare situazioni rispetto cui egli si percepisce non adeguato; - orientamenti, ossia scopi che fanno riferimento all’insieme delle mete il cui raggiungimento è alla base della motivazione (ad esempio, studiare per avere buoni voti) e che si traducono in obiettivi di prestazione e di padronanza. La percezione di abilità è l’ultimo costrutto che rappresenta una componente motivazionale all’apprendimento. Esso può essere posto in relazione, a sua volta, con i costrutti di autoefficacia e di valore di Sé. 5.5 Gli interessi professionali Da sempre difficile campo di indagine e di approfondimento, quello degli interessi resta ancora un problema aperto per la psicologia, sia per la complessità del costrutto, sia perché gli interessi sono collegati ad altre variabili di tipo interno e/o esterno (Soresi, Nota, 2000). A partire da questa considerazione generale, va anche sottolineato come gli interessi siano, in campo orientativo, la dimensione maggiormente indagata, come già evidenziato in altra sede (Grimaldi, 2002a). Sono tre i tipi di variabili psicologiche cui si fa riferimento per misurare le preferenze soggettive - ciò che “piace” o “non piace”: interessi, valori ed atteggiamenti (Boncori, 1993, p. 681): - interessi, definiti da preferenze o rifiuti per determinate attività lavorative, accademiche o del tempo libero (per esempio, “preferisco guardare la televisione piuttosto che leggere un libro; lavorare all’aperto invece che in una stanza”); - valori, definiti da preferenze o rifiuti per determinate finalità o stili di vita, descritti a livello di maggior generalizzazione rispetto agli interessi (per esempio, “per me è più importante servire gli altri che avere riconoscimenti pubblici del mio valore”); - atteggiamenti, definiti da un insieme strutturato di convinzioni, sentimenti e tendenze ad agire nei confronti di determinati oggetti sociali (per esempio pregiudizio etnico). Per quanto concerne le definizioni di interesse, qui di seguito ci si limita a riassumere alcune delle principali, che rappresentano la base sulla quale si fondano molti degli strumenti di rilevazione ad oggi disponibili (Soresi, Nota, 2000): - interesse come scelta che l’essere umano fa di alcuni oggetti piuttosto 37 Le dimensioni di analisi CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Le dimensioni di analisi che di altri. L’interesse e l’avversione rappresenterebbero i due poli di una stessa dimensione nella quale l’indifferenza potrebbe essere considerata la posizione centrale o neutra (Fryer, 1931); - interessi come manifestazioni di preferenze nei confronti di diverse attività, considerati come “tratti”, in termini di componenti psicologiche sufficientemente stabili ed organizzate in categorie coerenti (Super, 1949; Guilford, Christensen, Bond, Sutton, 1954; Strong, 1955; Cole, Hanson, 1975); - interesse come “tendenza” verso un oggetto, come disposizione affettiva della personalità nei confronti di cose e situazioni che assumono per il soggetto il significato di valore, di scopo o di bisogno (Allport, Vernon, Lindzey, 1955); - interesse come tendenza e disposizione relativamente durevole e stabile, orientata verso oggetti appartenenti ad ambiti diversi o ad attività ed esperienze vissute in un dato ambiente culturale, condizionate dalle pressioni tendenti a definire i ruoli assegnati ai due sessi (Dupont, Gendre, Berthoud, Descombes, 1979); - interesse come un atteggiamento di valenza positiva verso determinati oggetti, situazioni, attività, che si sviluppa nell’interazione tra individuo e ambiente (Polacek, 1989). Da un punto di vista storico, l’interesse per questo costrutto si è da sempre associato alla necessità della sua rilevazione, all’interno di contesti di selezione e/o orientamento: “la nascita degli strumenti di misurazione degli interessi avviene negli Stati Uniti nel periodo successivo alla prima guerra mondiale. (…) Già inizialmente il loro campo privilegiato di utilizzo è risultato l’ambito dell’orientamento scolastico e professionale. (…) In Europa, invece, è intorno agli anni ‘50 che si comincia ad assistere alla creazione dei test di interesse ma, più frequentemente, che si provvede a realizzare adattamenti partendo dai test americani” (Di Fabio, 1998, p. 104). A fondamento degli inventari di interesse troviamo le seguenti basi teorico-metodologiche (Hansen, 1984; Di Fabio, 1998): - i soggetti sono capaci di fornire informazioni attendibili sul loro grado di interesse in relazione ad attività che risultano a loro familiari; - le attività non familiari ai soggetti rivelano la stessa struttura fattoriale delle attività familiari; - le attività e le occupazioni familiari ai soggetti possono essere usate per testare interessi professionali e accademici relativi ad aree non familiari. La rilevazione degli interessi è solitamente affidata a questionari (inventari) o scale autovalutative, nonostante siano disponibili anche tecniche di tipo proiettivo (ad es. test tematici) e test oggettivi psicofisici. I primi 38 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA metodi di analisi degli interessi risalgono al 1912 (elaborati da Thorndike), e da allora sono state messe a punto diverse tecniche (Betsworth, Fouad, 1997). Nel 1949 Super individua quattro differenti modalità di misurazione (Soresi, Nota, 2000): - interessi espressi in presenza di esplicite richieste a proposito delle proprie preferenze nei confronti di compiti, attività, materiali e occupazioni (…). È evidente, in questo caso, che molta dell’affidabilità che può essere attribuita all’espressione degli interessi dipende dalla qualità e quantità di conoscenza che il soggetto ha delle diverse professioni e dal suo desiderio di consentire ad altri di investigarlo e valutarlo. Non dovrebbe essere sottovalutato, inoltre, il fatto che le preferenze coscienti ed esplicite sono spesso indotte da stereotipi di successo; - interessi manifestati dalla persona nel corso di attività sistematiche di osservazione diretta. Gli interessi, in tal modo, vengono rilevati da osservatori che, in modo più oggettivo, segnalano le attività che impegnano la persona (ciò che dice e ciò che fa) in svariati momenti e contesti. Purtroppo non sempre gli individui si trovano a fare ciò che effettivamente e maggiormente interessa loro, ma rispondono a richieste o consegne di altri. Attraverso questi metodi, si può correre il rischio di considerare importante solo ciò che può esser rilevato attraverso l’osservazione; - interessi “testati” tramite il ricorso a prove in grado di evidenziare le conoscenze e le informazioni che la persona possiede a proposito di svariate attività. Si ritiene che la pratica di una prestazione e la preferenza nei confronti di una determinata occupazione, possano essere sostenute e documentate valutando il possesso di tutta una serie di conoscenze specifiche e di informazioni ad essa facilmente associabili e che la persona effettivamente interessata ad esse dovrebbe essere in grado di manifestare; - interessi rilevati tramite autovalutazioni. È la procedura più frequentemente utilizzata nel contesto dell’orientamento alle scelte scolasticoprofessionali e comporta generalmente la richiesta di indicare, in presenza di una lista di attività e occupazioni, se e quanto le medesime vengono preferite e considerate interessanti. 6 GLI STRUMENTI: COLLOQUI E QUESTIONARI Dal punto di vista metodologico PassoallaPratica – Step One è concepito come un percorso integrato che coniuga tre diversi momenti (fig. 2): - il momento collettivo; - il colloquio individuale; - la compilazione di strumenti cartacei. 39 Gli strumenti: colloqui e questionari CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Figura 2 I momenti integrati nel percorso PassoallaPratica – Step One Gli strumenti: colloqui e questionari Momento collettivo Colloqui individuali Strumenti cartacei Qui di seguito si concentrerà l’attenzione sulla fase di progetto che ha condotto dall’individuazione delle dimensioni cruciali da porre al centro dell’osservazione e dell’analisi di PassoallaPratica alla scelta dei questionari validati e standardizzati più efficaci e coerenti con l’impostazione del percorso16. L’ultimo paragrafo rende conto della costruzione delle checklist messe a punto per gestire le stesse dimensioni all’interno dei colloqui, sia al fine di “aprire” e introdurre i questionari, sia al fine di proporre la restituzione e ampliare il commento dei profili. Come si è detto, per quanto riguarda i questionari la scelta è stata anche in parte influenzata dalla disponibilità di strumenti convincenti, che fossero reperibili dai consulenti di orientamento anche al termine della sperimentazione: inizialmente sono dunque stati presi in considerazione diversi strumenti, anche con riferimento alla rassegna consolidata da Isfol (Grimaldi, 2002), per poi scegliere i cinque questionari che in questo capitolo vengono presentati: - il questionario sul coping - il questionario sull’autoefficacia - il questionario sull’attribuzione causale - il questionario sulla motivazione e il metodo di studio - il questionario sugli interessi professionali. A sostegno del lavoro dei consulenti che hanno realizzato i percorsi sono state messe a punto alcune schede di sintesi dei manuali di riferimento dei questionari selezionati, omogenee tra di loro per impostazione e arricchite da una sezione introduttiva di approfondimento teorico della dimensione considerata. Di seguito sono presentati i questionari utilizzati17 e, nel paragrafo conclusivo, sono ripercorse le aree principali presenti nelle check-list dei colloqui. 6.1 Il questionario sugli stili di coping Per quanto riguarda il coping è stato utilizzato nei percorsi il questionario 16 La scelta dei questionari utilizzati nella sperimentazione, come si spiega più volte nel testo, non è da considerarsi necessariamente vincolante, salvo che siano queste le dimensioni considerate centrali e che vengano indagate, oltre che con il colloquio, anche attraverso strumenti validi e attendibili. 17 I questionari sono stati utilizzati nel pieno rispetto della legge sul copyright. 40 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA “Io di fronte alle situazioni”18 (Grimaldi, Ghislieri, 2004). Lo strumento, messo a punto proprio pensando a un obiettivo di orientamento, si rivolge a giovani in uscita dalla scuola superiore e ha l’indubbio pregio di porre questi giovani di fronte a situazioni della vita quotidiana, situazioni che con molta probabilità appartengono al vissuto della maggior parte degli utenti: il questionario, infatti, è stato costruito sulla scorta di una raccolta di dati qualitativi che ha consentito di costruire un archivio di episodi rappresentativi delle difficoltà che i giovani possono incontrare nei diversi ambiti della scuola, della famiglia, del tempo libero e delle amicizie. La versione del questionario somministrata è composta da 18 situazioni relative a questi differenti ambiti. Per ogni situazione sono proposti da un minimo di due a un massimo di quattro item che fanno riferimento a diverse modalità di fronteggiamento. Nel complesso gli item sono 47. Ai soggetti è chiesto di indicare con quale frequenza farebbero ricorso a ciascuna di queste modalità di fronteggiamento su di una scala da 1 (mai) a 4 (sempre). Il questionario consente di avere punteggi rispetto a 4 strategie di coping: - la prima strategia che corrisponde al primo fattore, analisi e valutazione della situazione, identifica una modalità di fronteggiamento attiva che comporta azioni finalizzate alla risoluzione del problema (12 item); - la seconda strategia che corrisponde al secondo fattore, autocolpevolizzazione/autocritica, identifica una difficoltà a fronteggiare la situazione, connessa alla credenza da parte del soggetto di non essere capace di agire in maniera risolutiva (14 item); - la terza strategia che corrisponde al terzo fattore, ricerca di supporto sociale, identifica una tendenza ad affrontare la situazione ricercando l’aiuto di altri, ai quali viene chiesto un sostegno concreto nella soluzione del problema oppure un conforto emotivo (10 item); - la quarta strategia che corrisponde al quarto fattore, evasione ed evitamento, identifica una tendenza a fuggire dalla situazione, attraverso comportamenti di tipo sostitutivo o consolatorio oppure attraverso azioni di netto rifiuto della situazione stessa (11 item). La somministrazione del questionario, da un lato, e la sua compilazione, dall’altro, risultano piuttosto semplici, data la non eccessiva lunghezza dello strumento e la sua facilità di lettura. Nella prima pagina del questionario sono fornite le istruzioni per la somministrazione: i consulenti hanno dunque letto insieme all’utente tali istruzioni, soffermandosi sugli aspetti più critici (come ad esempio la modalità di risposta): “Per ogni 18 Il questionario nella forma somministrabile è disponibile richiedendolo direttamente ad Anna Grimaldi, Isfol, Via Morgagni 33, Roma tel. 06/44590505, fax 06/44590510, [email protected] 41 Gli strumenti: colloqui e questionari CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Gli strumenti: colloqui e questionari situazione sono presentati da due a quattro possibili modi di affrontare la situazione stessa: ti chiediamo di indicare su di una scala a 4 punti (da Mai a Sempre; la scala è riportata nel foglio di risposta che trovi all’interno del questionario, per ciascuna risposta) con quale frequenza affronteresti la situazione in quel modo”. I punteggi grezzi ottenuti per ciascun fattore (calcolati sommando gli item relativi ad una medesima strategia, grazie al foglio per il calcolo del punteggio), vengono poi trasformati in punteggi stanine, consultando la tabella di trasformazione specifica per maschi e per femmine: in corrispondenza di ogni fattore, si può trovare la classe che comprende il punteggio grezzo e individuare così il corrispondente punteggio sulla scala stanine (da 1 a 9). Se la somministrazione del questionario può essere sia individuale che collettiva, nel caso di PassoallaPratica è stata solo individuale e la restituzione è avvenuta all’interno del colloquio, al fine di condividere e cocostruire con l’utente il significato del profilo emerso, profilo riportato anche in un grafico (che contiene una breve descrizione dei fattori). 6.2 Il questionario sull’autoefficacia Per approfondire la dimensione dell’autoefficacia è stato utilizzato il questionario “Quanta fiducia ho in me? Un questionario per l’analisi delle credenze di efficacia. Versione per studenti dai 15 ai 19 anni” (Soresi, Nota, 2003). Il questionario è stato pensato assumendo a riferimento le più recenti acquisizioni della ricerca in merito ai processi di scelta scolastico-professionale. Nel contesto di tale ricerca, la social learning theory, il costrutto di autoefficacia di Bandura e le teorie dell’apprendimento sociale, hanno nel tempo assunto una dignità e un riconoscimento scientifico crescenti. Tale condizione è stata possibile grazie alla dimostrazione, da parte di alcuni autori come Hackett e Betz (1981, 1995), che le autovalutazioni rispetto alle proprie abilità e caratteristiche, benché inizialmente sottostimate in quanto valutazioni soggettive, si sono dimostrate più predittive e certamente determinanti in fatto di scelta individuale in ambito professionale. In letteratura, numerosi sono gli strumenti utilizzati per misurare il grado di fiducia di una persona rispetto alla realizzazione di un compito. Nota e Soresi (2003) citano, ad esempio, due strumenti nati nella realtà italiana del La.R.I.O.S. (Laboratorio di Ricerca e Intervento in materia di Orientamento alla Scelta dell’Università di Padova): Il mio lavoro futuro, è una sezione del portfolio Clipper che valuta il grado di fiducia che studenti tra i 15 e i 19 anni nutrono rispetto alla loro capacità di 42 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA apprendere quanto necessario per svolgere professioni di diverso ambito (da quello artistico a quello sociosanitario, ecc.); Orient2, è uno strumento composto da 42 item/professioni, 7 per ciascuna delle 6 categorie di Holland, che valuta il grado di fiducia del soggetto rispetto alla sua capacità di riuscire a esercitare con successo una serie di professioni. “Quanta fiducia ho in me?” è il primo questionario standardizzato nel contesto italiano per valutare le credenze di autoefficacia a fini orientativi. Lo strumento permette di raccogliere le autovalutazioni che gli studenti (dai 15 ai 19 anni) formulano a proposito delle proprie capacità e possibilità di intraprendere con successo una data professione. L’attuale forma del questionario è costituita da 20 affermazioni rispetto a cui il soggetto deve esprimere il grado in cui sente che l’item lo descrive (la maggioranza degli item è in positivo, sebbene non manchino frasi “in negativo” che occorre “girare” per calcolare il punteggio). Lo strumento si compone di 2 pagine: la prima richiede di indicare i dati anagrafici relativi al soggetto e contiene le istruzioni per la compilazione (oltre che la tabella per la raccolta dei punteggi grezzi e T ottenuti dal ragazzo e a cura del consulente di orientamento), mentre la seconda contiene gli item e l’indicazione della scala. Rispetto ad ogni affermazione è richiesta una valutazione su di una scala a 5 punti con 1= per niente, 2= poco, 3= abbastanza, 4= molto, 5= perfettamente. L’analisi dei dati effettuata su questi 20 item rinvia a una struttura a quattro fattori: - il primo è dato da 7 item che si riferiscono alla Fiducia nei confronti delle proprie capacità di prendere decisioni; - il secondo è dato da 6 item che si riferiscono alla Fiducia nei confronti delle proprie capacità di autocontrollo emozionale; - il terzo è dato da 3 item che si riferiscono alla Fiducia nei confronti delle proprie capacità di portare a termine compiti ed attività, con cui si identifica anche la perseveranza; - il quarto è dato da 4 item che si riferiscono alla Fiducia nei confronti delle proprie capacità di affrontare con successo situazioni ed attività diverse. Lo strumento prevede una griglia di correzione su fogli lucidi sovrapponibili ai questionari compilati dagli studenti. Sul frontespizio del questionario, inoltre, è presente una tabella in cui possono essere riportate le somme dei valori attribuiti dai soggetti agli item relativi a ciascun ambito per i diversi fattori. Questo primo punteggio rappresenta un punteggio grezzo che deve poi essere confrontato con le norme di riferimento, differenziate per sesso e per fasce di età (14-15 anni, 15-16 anni, 16-17 anni, 17-18 anni, 18-19 anni). 43 Gli strumenti: colloqui e questionari CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Gli strumenti: colloqui e questionari I punteggi T, ottenuti dal confronto tra punteggi grezzi e norme, possono essere riportati sulla tabella riassuntiva nella prima pagina del questionario compilato, e rappresentano la base sulla quale gestire il colloquio di restituzione, come si vedrà indicato nel paragrafo 6.6. Anche in questo caso, all’interno di PassoallaPratica, si è scelto di somministrare il questionario sempre individualmente ed anche la restituzione è stata esclusivamente individuale. 6.3 Il questionario sull’attribuzione causale L’attribuzione causale è stata indagata, all’interno di PassoallaPratica, attraverso il “Questionario di attribuzione” (De Beni, Moé, 1995). Il questionario origina dalla necessità di individuare lo stile attributivo di un soggetto, in ambito soprattutto scolastico, al fine di poter conseguentemente utilizzare gli interventi didattici più appropriati per un apprendimento di successo. Lo strumento si propone di raccogliere informazioni sulle tre cause principali che vengono attribuite ad ogni evento-stimolo proposto. In questo modo è possibile ottenere un profilo che fornisce una serie di informazioni utili al fine di meglio comprenderne aspetti psicologici connessi con l’atteggiamento verso lo studio e l’apprendimento. Lo strumento è composto da 24 situazioni ipotetiche che coinvolgono il soggetto, seguite, ciascuna, da 5 possibili cause attribuibili all’evento. I soggetti devono scegliere, indicando l’ordine di importanza, 3 cause. Il questionario presenta 12 situazioni di successo e 12 di insuccesso; 4 hanno a che fare con i processi di memoria, 4 con l’apprendimento e 4 con la vita quotidiana in generale. Sono state individuate 10 scale, 5 per le situazioni di successo e 5 per quelle di insuccesso: in entrambi i casi la causa può essere identificata in: - impegno personale (interna, instabile, controllabile) - abilità personale (interna, stabile, controllabile) - facilità/difficoltà del compito (esterna, stabile, incontrollabile) - fortuna/caso (esterna, instabile, incontrollabile) - aiuto esterno (esterno, instabile, incontrollabile). I profili di stile attributivo che possono essere identificati sono cinque: buon utilizzatore di strategie, depresso, negatore, pedina e abile. Anche se lo strumento si presta a una somministrazione collettiva, in PassoallaPratica è stato somministrato individualmente. Dopo aver letto insieme le istruzioni e l’esempio, al giovane viene chiesto di leggere attentamente le situazioni proposte e indicare con 1 la causa più importante e con 2 e 3 quelle con ordine di importanza decrescente. La correzione prevede che si attribuiscano 3 punti ad ogni risposta 1 (prima causa), 2 punti ad ogni risposta 2 (seconda causa) e 1 punto ad ogni risposta 3. Lo stru- 44 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA mento comprende una griglia di correzione e le indicazioni per l’individuazione del profilo e delle caratteristiche emerse. Sovrapponendo la griglia trasparente sul questionario si ricava la scala di appartenenza di ogni risposta e, sommando il punteggio per ognuna delle 10 scale e riportandolo nella scheda riassuntiva, si ottiene il punteggio individuale. Tale punteggio va confrontato con i dati normativi. In PassoallaPratica la restituzione del profilo è stata gestita all’interno del colloquio (vedi ultimo paragrafo). 6.4 Il Questionario sulla motivazione e metodo di studio Il “Questionario di motivazione e metodo” (Mancinelli, 2002b) tenta di esplorare il costrutto analizzando i profili di risposta su tre dimensioni. Solo il primo dei fattori fa riferimento alla motivazione all’apprendimento, intendendo quest’ultima come l’insieme degli aspetti affettivi connessi al processo di apprendimento e l’impegno volontario che la persona sceglie di destinare allo studio al fine di acquisire nuove conoscenze e abilità. Tale coinvolgimento rispetto alle proprie attività di studio comporta che il soggetto abbia maturato un atteggiamento di partecipazione attiva e una spinta emotiva rispetto al proprio apprendere, desiderando di riuscire bene in quello che fa. Come rileva Mancinelli (2002b), una scarsa motivazione allo studio è frequentemente alla base di difficoltà nell’apprendimento o dello sviluppo di atteggiamenti ostili nei confronti della scuola (Nichol, 1984; McCombs, Pope, 1996). Gli altri due fattori considerati sono connessi in misura maggiore agli aspetti cognitivi e di metodo, in quanto situazioni di difficoltà scolastica sono spesso imputabili alla modalità (più o meno efficace) con cui si affrontano i compiti scolastici. La capacità di utilizzare un metodo di studio efficace e produttivo dipende dallo sviluppo di una competenza metacognitiva, intendendo con essa “tutte le operazioni cognitive sopraordinate alle operazioni cognitive esecutive, con la funzione di coordinarle, guidarle, indurle alla riflessione” (Cornoldi, De Beni, 1993). Le operazioni cognitive possono essere raccolte in alcune categorie fondamentali: - l’atteggiamento metacognitivo che fa riferimento alla propensione a riflettere sul proprio funzionamento mentale, ad esempio sul fatto che esistano strategie più appropriate per affrontare certi compiti; - le conoscenze metacognitive specifiche che si riferiscono alle idee e alle informazioni sul funzionamento mentale che un individuo ha appreso, ad esempio la conoscenza di specifiche strategie adatte al caso; - i processi metacognitivi di controllo, che riguardano le operazioni con 45 Gli strumenti: colloqui e questionari CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Gli strumenti: colloqui e questionari cui l’individuo effettivamente monitora l’esecuzione dei propri processi cognitivi, ad esempio come capisce il compito, ne valuta la difficoltà e l’importanza (Cornoldi, De Beni, 1993; Mancinelli, 2002b). Sebbene numerosi siano i fattori in grado di influenzare la capacità di apprendere, maggiore attenzione è stata dedicata allo studio dei fattori cognitivi quali: intelligenza, organizzazione delle informazioni, livello di sviluppo cognitivo, metodo di apprendimento, strategie di insegnamento e creatività. Tra gli altri fattori che, tuttavia, si ritiene esercitino un’influenza sul processo di apprendimento, ma che sono considerati in misura minore dalla letteratura, occorre citare fattori di ordine affettivo e sociale quali la motivazione, le caratteristiche di personalità, l’ambiente sociale, le abilità e le abitudini di studio. Il questionario di motivazione e metodo, somministrato in PassoallaPratica, si colloca nella categoria degli strumenti di autovalutazione e autodescrizione, finalizzati a favorire un processo di autoconsapevolezza. In particolare, lo strumento è stato scelto poiché consente di individuare le motivazioni, gli atteggiamenti e i comportamenti verso l’apprendimento scolastico e il processo formativo. Il questionario si compone di tre scale di 30 item ciascuna: ognuna di esse vede poi i 30 item suddividersi in tre sottoscale di 10 item ciascuna; le nove sottoscale forniscono nove punteggi diversi. Gli item sono formulati in forma di affermazioni positive o negative riguardanti opinioni, atteggiamenti e comportamenti inerenti all’impegno scolastico. Al soggetto è richiesto di indicare quanto ritiene che l’affermazione sia vera o falsa attribuendo un punteggio su una scala a 4 punti (con 1= sicuramente falso; 2= piuttosto falso; 3= piuttosto vero; 4= sicuramente vero). Le tre sottoscale sono: - la motivazione alla riuscita (MR) suddivisa nelle tre sottoscale: impegno nello studio (IS), gestione delle difficoltà (GD), accettazione delle finalità dell’apprendimento (AF); - l’atteggiamento verso lo studio (AS), suddivisa nelle sottoscale: autocontrollo dell’emotività (AE), attribuzione del successo scolastico (AS), attenzione e concentrazione (AC); - le strategie di apprendimento (SA), suddivise in tre sottoscale: organizzazione del materiale di studio (OM), organizzazione personale (OP), strategie metacognitive (SM). Il questionario ha uno scopo essenzialmente orientativo e produce risultati che vogliono essere di sostegno per la riflessione circa le abitudini di studio, al fine di identificare le risorse che possono sostenere una positiva prosecuzione del percorso formativo. In PassoallaPratica la restituzione è avvenuta, come per gli altri strumenti, all’interno del colloquio. 46 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA 6.5 Il questionario sugli interessi professionali Nel contesto italiano sono diversi gli inventari di interessi messi a punto e utilizzati negli interventi di orientamento (Grimaldi, 2002a): tra gli altri, i più noti sono certamente l’MV 70 di Viglietti e il noto strumento di Kuder. Per PassoallaPratica si è scelto di utilizzare il recentissimo adattamento realizzato da Polacek (2003) del Self-Directed Search - SDS di Holland, Powell, Fritzsche (1994). Più precisamente, la versione utilizzata corrisponde all’adattamento italiano della forma R, nella sua quarta edizione, mentre il manuale di accompagnamento deriva da una traduzione elaborata del Professional User’s Guide di Holland, Powell e Fritzsche, ideato come manuale del QPP, ossia il Questionario delle Preferenze Professionali. La forma regolare del SDS, forma R appunto, è stata revisionata per renderla più adatta ai destinatari, e l’edizione del 1994 è stata migliorata sia sotto il profilo psicometrico, sia dal punto di vista della semplicità d’uso, rispetto a quella del 1985. Il libretto dei test è stato sottoposto a una revisione finalizzata a un aggiornamento del linguaggio; sono inoltre state individuate nuove norme per i codici e per le scale. Le istruzioni sono state riviste, al fine di facilitare l’utilizzo dei codici e di cogliere con più facilità il legame con le professioni: a questo proposito, sono state aggiunte le professioni emergenti ed eliminate quelle non più attuali, oltre ai termini eccessivamente tecnici. L’SDS è uno strumento di orientamento professionale autosomministrabile, autocorreggibile e autointerpretabile, sebbene possa essere utilizzato anche da consulenti di orientamento. Alla base dello strumento è posto il modello di Holland che identifica sei vertici (Realistico, Investigativo, Artistico, Sociale, Imprenditoriale, Convenzionale - RIASEC) che associano tratti personali, preferenze, competenze e professioni. L’SDS, nella forma R, si compone di tre libretti oltre al manuale di riferimento: - il libretto dei test: che si articola in varie sezioni - il libretto Trovalavoro - il libretto Tu e la tua Carriera. Il libretto del test si articola in diverse sezioni. La prima sezione, “Sogni ad occhi aperti”, permette al soggetto di elencare le proprie aspirazioni professionali: la persona può poi utilizzare il Trovalavoro per esplorare le sue scelte provvisorie. Nel libretto si trovano poi: - sei scale rilevanti le attività preferite, all’interno del modello RIASEC e raccolte sotto l’etichetta “Attività”; - sei scale che rilevano le competenze e le abilità distinguendole all’interno del modello RIASEC; il titolo della sezione è “Competenze”; 47 Gli strumenti: colloqui e questionari CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Gli strumenti: colloqui e questionari - sei scale che rilevano le professioni preferite nelle aree del modello RIASEC e individuate dalla dicitura “Professioni” (tali scale sono uguali al VPI di Holland, 1985); - 12 autostime dell’abilità, due per ognuna delle sei aree del modello RIASEC e identificate come “Autovalutazioni”. Il numero totale delle domande è 228. La correzione può essere fatta in autonomia dal giovane: - la sezione “Come riassumere le risposte” indica come ottenere un punteggio grezzo per poi formulare il codice globale, ossia il codice formato da tre lettere che stabilisce la somiglianza dell’utente con i sei tipi di personalità; - la sezione “Cosa significa il tuo codice” spiega come usare il proprio codice per esplorare le opzioni nel Trovalavoro; - la sezione “Alcuni passi successivi” è utile ad avere maggiori informazioni per decidere e include indicazioni per evitare errori; - la sezione “Risorse utili” riporta una bibliografia non tecnica per facilitare l’esplorazione e l’elaborazione professionale; - la sezione “Cosa significa il tuo codice” viene duplicata, con qualche variazione, alla fine del libretto dei test, e si intitola “Pagina riassuntiva da riprodurre”, che serve per riportare le professioni che si avvicinano al codice globale della persona e che funge da documentazione per il consulente o per i futuri usi personali che il soggetto può portarsi via. La correzione deve però essere supervisionata e controllata, perché possono esserci errori nella compilazione. I punteggi totali indicano la somiglianza del soggetto con ciascun tipo di personalità, così come del resto ognuna delle singole sezioni del SDS, ma il punteggio di queste ultime è meno affidabile di quello complessivo. Al fine di sostenere il soggetto nell’interpretazione dei dati, è necessario verificare la coerenza delle sue risposte attraverso il calcolo di alcuni indici specifici. Il “Trovalavoro” è il secondo libro del SDS e comprende 1230 professioni raggruppate in tipi e sottotipi. La classificazione dell’adattamento italiano deriva dalla Classificazione delle professioni dell’Istat (2001), che rappresenta lo standard in Italia per la classificazione delle occupazioni e che si raccorda alle indicazioni degli standard dell’Organizzazione Internazionale del lavoro (ISCO-88) (International Labour Office, 1990) e dell’Unione Europea (Elias, Birch, 1994). Secondo le linee guida di questi due documenti, le 6300 professioni censite sono divise in 9 grandi gruppi, a sette dei quali (fanno eccezione legislatori, dirigenti e imprenditori e forze armate) corrisponde un determinato sistema di istruzione formale o di competenza (identificato con il codice ED) che viene rappresentato da 4 codici numerici, per cui a livello 1, corrisponde un’alfabetizzazione di base, al 2 una qualifica professio- 48 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA nale o obbligo scolastico con formazione professionale, al 3 un diploma quinquennale di scuola secondaria superiore, titolo post-secondario o laurea di primo livello, al 4 la laurea o il titolo di studio post-universitario. Il “Trovalavoro” può essere utilizzato per diversi scopi: - per organizzare i dati occupazionali di vario genere, in modo che le persone possano utilizzarli in autonomia; - per trovare la categoria in cui si colloca il soggetto, al fine di interpretarne le aspirazioni professionali o per esaminare la sua storia lavorativa: un percorso individuale coerente, infatti dovrebbe essere connotato da una certa congruenza tra i codici che l’individuo ottiene nel SDS e le sue scelte di lavoro; - per progettare attività adatte allo sviluppo professionale coerenti con il tipo di punteggio individuale ottenuto nel SDS; - per interpretare i risultati ottenuti a partire dagli inventari di interessi. Il libretto per l’interpretazione “Tu e la tua carriera” è stato messo a punto per completare il questionario con un’esperienza più completa e autodiretta: infatti, esso contiene le indicazioni per un’interpretazione autosomministrata e autoguidata dal soggetto stesso. 6.6 Le check-list per i colloqui Per indagare le dimensioni considerate centrali del percorso, anche nell’ambito dei colloqui, sono state messe a punto specifiche check-list come guida e supporto per il consulente. Ogni check-list è stata dunque pensata come sostegno all’esplorazione delle dimensioni di analisi. Un punto che si considera importante riguarda la possibilità di creare/mantenere un filo conduttore nei colloqui (quindi nella relazione) che limiti il rischio di frammentazione e dispersione dei contenuti affrontati. Le informazioni che emergono dai colloqui e dai profili dei questionari dovrebbero, quindi, essere lette nel loro continuo intreccio con attenzione a due aree di risorse: - quelle qui definite di base: coping, attribuzione causale e autoefficacia; - quelle ritenute utili per decidere19: motivazione, metodo di studio e interessi professionali. Le check-list, proprio perché hanno il compito di facilitare la lettura sia delle singole dimensioni sia del loro legame nei termini di possibili “formule comunicative”, non sono tracce rigidamente strutturate o esaustive del tema, ma esclusivamente stimoli alla riflessione. Gli esempi di domande non sono stati pensati con riferimento a una sequenza determinata: Come per le risorse di base, si è scelto di chiamare le dimensioni della motivazione, del metodo di studio e degli interessi professionali “risorse utili per decidere”. 19 49 Gli strumenti: colloqui e questionari CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Gli strumenti: colloqui e questionari ogni consulente può riformulare queste domande, proporne altre, invertire l’ordine, ecc. secondo il proprio stile e modo di condurre il colloquio. Le check-list sono complessivamente tre e sono articolate secondo le dimensioni proprie di ogni colloquio, riservandosi sempre e comunque uno spazio per i rimandi e alcune “domande di controllo” nei colloqui successivi. In figura 3 vengono elencati i contenuti principali che si affrontano nei singoli colloqui, mentre in allegato viene riportato il documento analitico di articolazione dei colloqui20 ad uso dei consulenti. Si è scelto di non allegare le check-list puntualmente messe a punto per la sperimentazione, e progressivamente numerate, come mostrato nell’allegato 3, per evitare di ridurre la ricchezza e la varietà delle formulazioni e delle sfumature linguistiche delle domande che guidano ogni colloquio. Il primo colloquio è focalizzato sulla domanda di orientamento e sulle risorse di base: - gli stili di coping (Questionario “Io di fronte alle situazioni”) - l’autoefficacia (Questionario “Quanta fiducia ho in me?”) - gli stili di attribuzione (“Questionario di Attribuzione”). Va premesso che ogni esempio di domanda è volutamente molto generico e neutro per consentire le dovute contestualizzazioni e sintonizzazioni con il linguaggio e il background della persona che ci si trova di fronte. Per quanto riguarda la domanda di orientamento, essa è considerata trasversale a tutto l’intervento in quanto la motivazione e la volontarietà di partecipazione al percorso si ritengono fondamentali per svolgere un Figura 3 I contenuti dei colloqui di PassoallaPratica – Step One 20 Allegato 3. 50 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA buon lavoro. Dopo il momento di accoglienza e saluto vengono recuperati i dati contenuti nella scheda di adesione, anche per assicurarsi che non ci siano altre richieste di aiuto sottese alla partecipazione al percorso, che potrebbero indirizzare l’intervento verso altri obiettivi. In questo caso è importante rassicurare la persona che tutto quello che emerge dal colloquio è strettamente confidenziale. Tra le domande “classiche” che consentono di esplorare la domanda di orientamento della persona può essere indagata, anche se non in modo puntuale, l’immagine di sé in generale, ovvero come la persona si vede in questo momento. A tal proposito sono proposti, come esempi di stimolo, le seguenti domande: - Come ti immagini questo percorso? - Che cosa ti ha convinto a partecipare a PassoallaPratica? - La presentazione in classe e il dépliant quanto sono stati utili nel farti decidere a partecipare? - Cosa vorresti portarti a casa da questi incontri? - Con chi hai avuto modo di parlare di questa tua partecipazione? - Quali sono le tappe fondamentali della tua carriera scolastica? - Come ti descrivi di solito? Come ti descrivono gli altri? - Come ti immagini tra un anno? - ……… Per quanto riguarda gli stili di coping, essendo la parola coping di non immediata traduzione al/lla ragazzo/a, si preferisce nel corso del colloquio, parlare piuttosto di modalità di affrontare le diverse situazioni della vita familiare, scolastica, e sociale in genere. Obiettivo di questa parte del colloquio è quello di raccogliere il maggior numero di informazioni sulle modalità di far fronte alle situazioni nonché sui contesti di vita che vengono percepiti come più problematici. Esempi di domande stimolo possono essere: - Qual è una situazione particolarmente difficile in cui ti sei trovato di recente? - Quali sono le situazioni più difficili in cui ti trovi spesso? - In quali ambiti della tua vita (scolastica, familiare, amicale, ecc.) avverti maggiore difficoltà e fatica? - Quali sono situazioni per te nuove e impreviste? - Che cosa fai di fronte a una situazione nuova e imprevista? - Di fronte a una situazione che per te è un problema cosa fai? Ti rivolgi a qualcuno? A chi ti rivolgi? - Secondo gli altri (amici, familiari, insegnanti) come affronti le situazioni difficili? Come ti vedono? - Ti capita mai di pensare che di fronte ai problemi agisci sempre nello 51 Gli strumenti: colloqui e questionari CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Gli strumenti: colloqui e questionari stesso modo? - Qual è quella volta che invece di intervenire e agire avresti preferito scappare? - Qual è quella volta che invece di scappare di fronte a un problema avresti preferito intervenire? .......................... Nel raccogliere dati sull’autoefficacia percepita si suggerisce di indagare i giudizi di capacità e non di intenzionalità e di stima complessiva di sé. La percezione della propria efficacia è infatti un giudizio specifico circa le proprie capacità, a differenza dell’autostima che è un giudizio generale circa il proprio valore. Si tratta di fenomeni del tutto differenti che richiamano punti di analisi distinti. Esempi di domande stimolo sono: - In quali ambiti della tua vita ti senti più bravo ed efficace? In quali meno? - Quali sono le cose che fai/hai fatto con maggiore successo? - Qual è l’ultima volta che ti sei sentito di dare il massimo? - Qual è quella volta che hai detto “non ce la posso fare”? - Se dovessi pensare a una cosa molto difficile che hai fatto di recente a cosa penseresti? - Sfidare le proprie abitudini e i propri limiti è un esercizio complesso, ma importante. Cosa ne pensi? - Quali cose secondo i tuoi amici/familiari/insegnanti sei in grado di fare bene? Quali meno bene? - Se un tuo amico/a dovesse dire quale è la tua migliore capacità quale sceglierebbe? - Tutti ti riconoscono grandi capacità soprattutto in….. - In quale ambiti ricevi solitamente grandi apprezzamenti per quello che fai e da chi li ricevi? - ......................... In merito agli stili attributivi, ovvero alla modalità con cui si interpretano le cause degli eventi, durante il colloquio si vuole suggerire un approccio indiretto affidandosi, per un’indagine più mirata, al questionario specifico che segue il colloquio, che tuttavia, potrebbe generare la tendenza a rispondere sempre nello stesso modo essendo gli item abbastanza semplici per soggetti di questa età. Per questo, gli esempi riportati qui di seguito, hanno una formulazione diversa rispetto alle altre dimensioni, proponendosi di ampliare il vertice di analisi. Alcune delle domande stimolo proposte sono: - Prova a elencare le cose che ritieni dipendano da te e quelle che pensi non dipendano da te. - Prova a pensare alle situazioni o ai momenti della tua vita in cui ti sei 52 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA sentito/a di giocare “in attacco” e quelli in cui hai sentito di giocare “in difesa”. Proviamo a farne un elenco cercando di ricordare come e perché ti sei sentito così. Forse con il tempo alcune cose sono cambiate o potrebbero cambiare. - Ripercorrendo una tua giornata tipo, quali sono i momenti in cui ti senti protagonista e quelli in cui ti senti di essere più spettatore? - ……………. Al termine di quest’esplorazione più aperta e narrativa, circa le risorse di base di cui dispone il soggetto per maturare una scelta futura, si passa alla compilazione dei questionari relativi alle tre dimensioni, oggetto di questo primo colloquio. A questo punto viene comunicato e ricordato alla persona che i risultati dei questionari vengono analizzati insieme nel secondo colloquio. Il secondo colloquio si propone, infatti, di restituire i dati raccolti nel primo colloquio a partire sia dai punteggi e dai profili emersi, sia da una sistematizzazione ragionata di quanto raccolto nel dialogo con la persona. Accanto a questo obiettivo si associa quello di esplorare due nuove dimensioni di analisi e di compilare i rispettivi questionari: - gli interessi professionali (Questionario SDS - Forma R); - la motivazione e il metodo di studio (Questionario di motivazione e metodo). Prima di concentrare l’attenzione su due dimensioni occorre restituire i dati emersi dal calcolo dei punteggi dei tre questionati compilati nel primo colloquio, ovvero comunicare: - le modalità più o meno forti di far fronte alle situazioni; - il grado più o meno elevato di fiducia nei propri confronti e nelle proprie capacità ; - il modo più o meno prevalente di spiegare gli eventi interni ed esterni. Una lettura ragionata di questi dati, che ogni consulente svolge in vista del secondo colloquio (nella sperimentazione anche insieme al suo tutor di riferimento), dovrebbe consentire di evidenziare il tipo di risorse di base che la persona ha a disposizione per la maturazione di una scelta futura. Rispetto alle risorse utili per decidere, la motivazione all’apprendimento e allo studio rappresenta una dimensione di analisi specificamente riferita al mondo della formazione e dell’apprendimento. A questa sfera di contenuti si legano le risorse del coping, dell’autoefficacia e dell’attribuzione causale in quanto rimandano variamente al concetto di prestazione, compito, impegno, sfida, ostacolo, successo/fallimento, perseveranza, ecc. A tal proposito esempi di domande stimolo sono: - In quali compiti preferisci impegnarti? - Attualmente in quali ambiti ti impegni di più? 53 Gli strumenti: colloqui e questionari CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Gli strumenti: colloqui e questionari L’articolazione e le fasi del percorso - In quali ambiti della tua vita investi più energie? Ti concentri di più? - Che cosa ti piace imparare di più? - Cosa ti piace studiare? - A che cosa attribuisci il tuo impegno? - Cosa ti aspetti di imparare nei prossimi mesi? - Da cosa e da chi ti senti più motivato? - ……………….. Accanto alla motivazione e al metodo di studio, sono indubbiamente fondamentali per decidere gli interessi professionali che, come si è visto nel paragrafo a loro dedicato, esprimono in modo generico ciò che piace o non piace di un’attività. In PassoallaPratica gli interessi sono ampiamente esplorati grazie all’SDS: per questo non si indicano domande stimolo ulteriori ma si fa riferimento ai punti di analisi di cui si compone il questionario per facilitare anche la successiva consegna e comprensione dello strumento, che risulta certamente ricco e completo ma anche lungo e complesso. A titolo di suggerimento, si invita a leggere insieme alla persona alcune professioni riportate nel libretto del “Trovalavoro” per alimentare l’esplorazione degli interessi professionali e il confronto con alcuni valori e rappresentazioni. Il terzo colloquio rappresenta il momento conclusivo del percorso e per questo, ci si propone di restituire i dati raccolti nel secondo colloquio, in modo da leggerli in coerenza con le risorse di base emerse precedentemente. Quindi il colloquio si compone di una prima parte di restituzione dei dati del “Questionario Motivazione e Metodo” e dell’SDS, e di una seconda parte di sintesi e conclusione. L’obiettivo di questo ultimo momento è identificato nella sintesi di tutte le informazioni raccolte, al fine di evidenziare i principali punti di forza e di sviluppo della persona, utili per maturare la scelta ed eventualmente prendere una decisione circa il proprio futuro. In conclusione del percorso è dunque importante sottolineare che tutti i dati emersi potrebbero sostenere il/la ragazzo/a nel momento della scelta, imparando anche a fare ricorso alle risorse che si sono messe a fuoco per auto-orientarsi. Un rilievo particolare viene dato al contesto esterno e alle opportunità che offre: a tal riguardo si sollecita il rimando al supporto documentale sulle professioni e sugli sbocchi professionali e formativi che ogni servizio può offrire o indicare21. 7 L’ARTICOLAZIONE E LE FASI DEL PERCORSO Definite le dimensioni di analisi e gli strumenti con i quali esplorarle nel corso È in questo specifico momento conclusivo che può essere proposta allo studente un’integrazione del percorso definibile Step Two. In questa sede non è stata messa a punto una linea guida, ma ,come dichiarato nell’introduzione, è auspicabile per Isfol valorizzare le fonti e i materiali già presenti e utilizzati presso i diversi servizi orientativi e del lavoro. 21 54 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA della sperimentazione, il percorso PassoallaPratica è risultato articolato in: - un momento collettivo in classe. Al momento collettivo è affidato un obiettivo di pubblicizzazione e promozione del percorso (nella fase di sperimentazione si è utilizzato un apposito dépliant22) che prevede, oltre alla presentazione delle sue finalità e modalità realizzative, la distribuzione di una scheda individuale di raccolta di aspettative e motivazione all’adesione, da condividere con la famiglia (allegato 1). La scheda viene poi riconsegnata all’insegnante individuato come referente del percorso. A seguito della restituzione delle schede è possibile fissare il calendario dei colloqui; - tre colloqui individuali, su appuntamento, con cadenza settimanale della durata di due ore circa l’uno. Il colloquio è considerato lo strumento principe e rappresenta il momento di raccolta dati e di successiva riflessione insieme a un consulente; - la compilazione di 5 questionari (puntualmente descritti nel paragrafo sugli strumenti) svolta in forma individuale durante il percorso. La compilazione individuale è stata pensata in modo da non penalizzare il momento del colloquio. I questionari sono presentati e compilati al termine dell’esplorazione verbale svolta durante i colloqui stessi in modo che ci sia una compilazione assistita, cioè in presenza del consulente. La figura 4 esemplifica graficamente l’insieme del percorso con l’indicazione delle dimensioni di analisi prevalenti in ogni colloquio e la relativa ripartizione degli strumenti. Figura 4 La struttura del percorso PassoallaPratica – Step One 22 Allegato 4. 55 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il kit dei materiali per il consulente 8 IL KIT DEI MATERIALI PER IL CONSULENTE Al fine di rendere conto di tutti i materiali prodotti o predisposti ad hoc per il progetto viene riportato in tabella 1 l’elenco dei documenti, suddivisi secondo l’uso e la fase di intervento, che sono andati a comporre il kit di ogni consulente coinvolto nella sperimentazione. Tale kit è stato messo a punto per rendere omogeneo e successivamente confrontabile il percorso di lavoro seguito con l’utenza. Tabella 1 I materiali del kit del consulente Tabella 1 I materiali del kit del consulente N. 56 MATERIALE USO FASE 1 Documento di presentazioIndividuale di lettura Fase formativa ne del progetto 2 Documento di articolazioIndividuale di lettura Fase formativa ne del percorso 3 Documento sulla definizione del ruolo e delle funzio- Individuale di lettura Fase formativa ni del tutor 4 Documento di presentazio- Individuale di lettura Fase formativa ne del kit dei questionari Formazione di gruppo 5 Sintesi manuale Individuale di lettura Fase formativa Io di fronte alle situazioni Formazione di gruppo 6 Sintesi manuale Questionario di Attribuzione 7 Sintesi manuale Individuale di lettura Fase formativa Quanta fiducia ho in me? Formazione di gruppo 8 Sintesi manuale Individuale di lettura SDS - Self Directed Search Fase formativa Formazione di gruppo - Forma R 9 Sintesi manuale Individuale di lettura Questionario di MotivazioFase formativa Formazione di gruppo ne e Metodo 10 Una copia completa dei 5 Formazione di gruppo Fase formativa questionari Individuale di lettura Fase formativa Formazione di gruppo CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il kit dei materiali per il consulente 11 Bibliografie e letture di riferimento sui seguenti temi: - Adolescenza - Testistica - Interessi professionali Individuale di lettura - Coping - Autoefficacia - Stili attributivi - Motivazione e metodo di studio Fase formativa 12 Dépliant illustrativo del Momento informativo percorso per insegnanti e in classe studenti Fase d’avvio 13 Scheda adesione percorso Individuale a casa Fase d’avvio 14 Documento per la procedura della codifica e Pre-colloquio archiviazione dei protocolli/casi Fase di realizzazione 15 Scheda socio-anagrafica Per i colloqui Fase di realizzazione 16 Check-list per i colloqui Per i colloqui Fase di realizzazione 17 Diario di bordo per i tutor Durante il percorso Fase di realizzazione 18 Diario di bordo per i conDurante il percorso sulenti di orientamento Fase di realizzazione 19 Registro percorsi con l’uPost colloqui tenza Fase di realizzazione 20 Registro incontri consulenti/tutor Fase di realizzazione 21 Fase di realizzaScheda di sintesi dei dati Al termine dei colloqui zione e di valutazione 22 Questionario di valutazioFase di valutazioAl termine dei percorsi ne per i partecipanti ne Post colloqui 57 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il kit dei materiali per il consulente All’avvio della sperimentazione ogni consulente ha quindi ricevuto un raccoglitore contenente tre tipi di materiali: - per la propria formazione e autoformazione; - per lo svolgimento del percorso; - per la sintesi e la valutazione dell’esperienza. Questi materiali sono stati oggetto di una formazione di gruppo che ha visto presenti tutti i referenti e i consulenti di orientamento partecipanti alla sperimentazione23, oltre che il gruppo di progetto Isfol e Polis 2000. Nel corso di questa giornata è stato illustrato il percorso nella sua articolazione di fasi e tempi e sono stati analizzati gli strumenti di cui è composto. In questa sede non vengono allegati tutti i materiali nella loro forma originale per evidenti ragioni di spazio e di copyright, anche se nel corso del testo si è fatto costantemente riferimento ai vari documenti del progetto. Tuttavia, per rendere riproponibile la pratica, tenendo conto anche dei suggerimenti emersi a valle della valutazione, si allegano i materiali24 che, per la loro finalità originaria, possono essere considerati delle schede di lavoro auto-esplicative, e riproducibili a fini operativi. Vengono, infatti, allegati tutti i documenti per la proceduralizzazione del percorso, anche come testimonianza del processo di monitoraggio in itinere e di valutazione della sperimentazione. Qui di seguito si descrivono brevemente alcuni di questi materiali. In particolare, si vuole dare qualche indicazione circa il kit dei questionari e le sintesi dei manuali. Infatti, per rendere più agevole l’utilizzo e il ricorso ai questionari utilizzati nel percorso, i singoli manuali sono stati sintetizzati e omogeneizzati per quanto possibile (anche se ogni struttura disponeva di almeno una copia di ogni manuale) ed è, inoltre, stata predisposta una sezione introduttiva iniziale con alcuni approfondimenti relativi ai costrutti oggetto di indagine di ogni strumento (si rimanda alle bibliografie di riferimento contenute nell’allegato 2). Come si avrà modo di sottolineare meglio nelle conclusioni, i questionari scelti per la sperimentazione non sono una strada “obbligata”, nel senso che PassoallaPratica non si compone tanto di un kit di questionari da somministrare in modo sequenziale e vincolante, ma è strutturato in tre colloqui nel corso dei quali sono messe sotto osservazione cinque dimensioni considerate cruciali ai fini orientativi. L’analisi di queste dimensioni costituisce, infatti, il cuore del percorso, sia per le scelte operate in fase di progettazione e qui motivate, sia per la La giornata di formazione si è tenuta a Roma nella sede dell’Isfol di Via Lancisi 29. Ognuno di questi riporta, oltre al logo del percorso, anche un numero progressivo atto a identificarlo che non corrisponde a quello del kit ma costituisce una nuova numerazione qui assegnata per facilitare il loro ritrovamento negli allegati. 23 24 58 CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA convinzione che ogni percorso di consulenza è il frutto di una relazione professionale unica. Questa relazione non è controllabile e sempre verificabile né dall’interno né dall’esterno, e pertanto nessuno strumento si può sostituire alla capacità di dialogare e di costruire una buona alleanza di lavoro. Ma è proprio in virtù di questo dato che si ritiene importante affidarsi a strumenti solidi dal punto di vista della loro costruzione e applicazione, in modo da svolgere un’indagine sulle dimensioni di interesse la più seria e rigorosa possibile, anche a fronte di vincoli temporali e organizzativi non sempre arginabili. Si sottolinea, infine, l’importanza della scheda di sintesi25 che ogni consulente è chiamato a formalizzare al termine di PassoallaPratica - Step One per ricostruire e attestare la partecipazione della persona al percorso. La scheda di sintesi è un documento individuale, e per questo va personalizzato sulla base dei dati raccolti. Non è pertanto possibile fissare uno standard di stile o di lunghezza, ma si propone qui di seguito uno schema di punti che si ritengono fondamentali per restituire la globalità di quanto emerso nel percorso. Motivazioni di adesione al percorso In questa sezione si riportano i motivi per cui il/la ragazzo/a ha deciso di partecipare al percorso, anche alla luce di quanto dichiarato nella scheda di adesione. I dati emersi dai colloqui È la ricostruzione dei principali temi affrontati nei colloqui, per comprendere gli atteggiamenti e i comportamenti riferiti dalla persona di fronte alle diverse situazioni di vita. I dati emersi dai questionari A rinforzo di quanto già emerso dai colloqui, si riporta a livello discorsivo l’insieme dei dati rilevati attraverso i cinque questionari senza riferire i punteggi analitici di ognuno. In sintesi, le risorse su cui contare e le aree di sviluppo A completamento della descrizione dei dati raccolti, si richiede di formulare una lettura d’insieme di quanto emerso per focalizzare i punti di 25 Allegato 9. 59 Il kit dei materiali per il consulente CAP. I - LA PROGETTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il kit dei materiali per il consulente forza della persona e le aree di sviluppo utili per una presa di decisione ponderata. 60 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Gli obiettivi e le fasi della sperimentazione LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA 1 GLI OBIETTIVI E LE FASI DELLA SPERIMENTAZIONE L a sperimentazione del percorso PassoallaPratica - Step One si è svolta in linea con il piano di lavoro definito in fase di progettazione26. Come riportato nell’introduzione, nella fase di realizzazione dei percorsi sono stati coinvolti trentasei consulenti di orientamento di diverse strutture, nove tutor e oltre cento utenti. In questo capitolo verranno presentati i diversi passaggi che hanno contrassegnato la sperimentazione, il ruolo di tutti gli attori coinvolti, insieme a una riflessione quali-quantitativa sui dati emersi nel corso della stessa. Uno spazio privilegiato verrà riservato alla presentazione delle strutture che hanno realizzato i percorsi rendendo così possibile il passaggio dalla fase progettuale alla vera e propria fase applicativa. La sperimentazione si è articolata in tre fasi distinte per obiettivi e modalità di gestione. Le fasi, come è possibile osservare nella tabella 2, sono state: Formazione e Avvio; Realizzazione; Valutazione. In particolare, la prima fase di progettazione del percorso e di messa punto dei materiali di lavoro si è svolta nel primo semestre del 2003, mentre la fase di realizzazione sul campo nel secondo semestre. 26 61 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Gli obiettivi e le fasi della sperimentazione Tabella 2 Le fasi della sperimentazione Tabella 2 Le fasi della sperimentazione FASE FORMATIVA E DI AVVIO Formazione al percorso 1° incontro tutor Contatto con le scuole Presentazione nelle classi del percorso Compilazione delle schede di adesione Raccolta delle schede di adesione Definizione calendario colloqui FASE DI REALIZZAZIONE 1° colloquio del percorso 2° incontro tutor 2° colloquio del percorso 3° colloquio del percorso 3° incontro tutor FASE DI VALUTAZIONE Questionario di valutazione Incontro di bilancio finale Interviste ai testimoni privilegiati FASE FORMATIVA E DI AVVIO. La fase di avvio, compresa la progettazione del percorso, è stata cadenzata da una serie di momenti informativi e formativi. In prima battuta, sono stati contattati e coinvolti i responsabili delle strutture candidate a realizzare la sperimentazione al fine di condividere il percorso e valutarne l’effettiva realizzabilità all’interno dei centri territoriali. Una volta condiviso il progetto, ogni responsabile ha indicato i consulenti di orientamento che avrebbero partecipato alla sperimentazione. A questi consulenti è stata dedicata, come ricordato nel primo capitolo, una giornata di formazione nella quale sono stati presentati gli obiettivi del percorso ed esplicitate le modalità di realizzazione. In occasione di questo momento, gestito dall’équipe di ricerca, è stato distribuito a tutti i consulenti il kit contenente i materiali della sperimentazione (cfr. tabella 1). Tale formazione non è stata tanto relativa alle tecniche e agli strumenti di orientamento in generale, rispetto ai quali gli operatori coinvol- 62 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA ti nella sperimentazione erano già ampiamente formati ed esperti, ma si è concentrata sul percorso PassoallaPratica - Step One, con riferimento alla filosofia di base che lo guidava, alle dimensioni e agli strumenti selezionati per realizzarlo. Uno spazio importante nel corso della formazione (e anche nella successiva azione di tutorship) è stato riservato alla dimensione del piccolo gruppo sia per lavorare sulle specifiche dimensioni affrontate nel percorso, sia sugli strumenti che sarebbero stati utilizzati. In particolare, si è dato grande rilievo alla somministrazione dei questionari, alla relativa attribuzione dei punteggi e all’analisi dei profili, in modo da alimentare il confronto e la discussione sulle possibili formule di restituzione dei dati. In seguito a questo primo momento, il gruppo di progetto ha individuato per ogni struttura coinvolta un tutor di riferimento. Questo momento ha segnato, anche formalmente, la costituzione di un team di lavoro allargato che ha lavorato sia in piccolo gruppo con i singoli tutor, sia negli incontri periodici di coordinamento con tutta l’équipe di ricerca e con i responsabili delle strutture. Il primo incontro tra i tutor assegnati alle strutture e i consulenti di riferimento è stato immediatamente successivo alla giornata di formazione. Questo incontro iniziale, fissato allo scopo di garantire un avvio omogeneo e sincrono della sperimentazione, ha consentito di raccogliere le considerazioni e i commenti iniziali, oltre che le eventuali difficoltà incontrate in fase formativa. Nel corso di questo incontro è stato ripreso, illustrandolo in modo più dettagliato, il “diario di bordo”. Documento messo a punto, in una duplice versione - sia per i consulenti di orientamento sia per i tutor27 - allo scopo di monitorare e sostenere il processo di sperimentazione. Tale strumento è stato pensato soprattutto per: - non perdere informazioni, dati, impressioni e valutazioni importanti ai fini della sperimentazione; - fare in modo che i percorsi consulenziali realizzati con l’utenza potessero essere discussi a partire da tali dati e dunque maggiormente confrontabili; - “archiviare” le osservazioni più significative e salienti che avrebbero costituito oggetto della valutazione finale28. FASE DI REALIZZAZIONE. Le finalità di questa fase sono state essenzialmente due: Allegato 5 e Allegato 6. Come riportato nel capitolo 3 i dati contenuti nei singoli diari di bordo sono stati oggetto di analisi e discussione, sia in itinere, sia in fase conclusiva. 27 28 63 Gli obiettivi e le fasi della sperimentazione CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Gli obiettivi e le fasi della sperimentazione - raccogliere i dati dei percorsi; - garantire la confrontabilità dei vari percorsi attraverso la funzione di tutorship. Il primo compito operativo dei consulenti è stato quello di prendere contatto con alcune scuole delle diverse realtà territoriali rispondenti alle necessità della sperimentazione. Il campione delle scuole è stato, quindi, costituito su base occasionale. Il contatto è stato articolato in due momenti. Il primo “formale” ha visto la presentazione ai presidi degli obiettivi e delle finalità della sperimentazione; il secondo, più squisitamente operativo, ha coinvolto direttamente gli studenti di varie classi attraverso la presentazione dettagliata del percorso e la distribuzione delle schede di adesione. La presentazione del percorso è stata a cura di un/due consulente/i del servizio che hanno utilizzato il materiale illustrativo sul progetto messo a loro disposizione e la scheda di adesione individuale distribuita a tutti gli studenti (cfr. allegato 1 e 4). A valle di questa presentazione, è stato possibile fissare un calendario degli appuntamenti che sono stati annotati su un apposito registro29. La fase di realizzazione dei percorsi, sulla base del numero di adesioni raccolte, ha visto il coinvolgimento di 112 utenti. FASE DI VALUTAZIONE. L’impianto di valutazione si è posto l’obiettivo di verificare: - la qualità del percorso di sperimentazione seguito; - l’efficacia e il gradimento dell’iniziativa da parte dell’utenza diretta; - il grado di applicabilità e replicabilità del modello proposto. Ovviamente le azioni di monitoraggio sono state attivate in maniera trasversale nel corso della sperimentazione, mentre la fase di verifica e valutazione dell’iniziativa da parte di tutti gli attori coinvolti - utenti, consulenti, tutor - è stata riservata a conclusione della fase di campo. Il ruolo di monitoraggio è stato svolto sostanzialmente dai tutor i quali, accompagnando i consulenti nello svolgimento dei percorsi, hanno avuto l’opportunità di diventare co-testimoni sul campo del funzionamento metodologico. Relativamente agli utenti, invece, è stato messo a punto un questionario di gradimento dell’esperienza, i cui dati sono presentati nel terzo capitolo. Tutti i risultati di valutazione, che verranno presentati più avanti, hanno rappresentato un punto d’inizio per ri-progettare il percorso in funzione dei punti di forza e dei suggerimenti di miglioramento emersi. Infine, al termine della sperimentazione, è stata richiesta una valu29 Allegato 7. 64 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA tazione esterna complessiva dell’iniziativa a cura di un gruppo di auditor esperti di orientamento, i cui risultati verranno descritti nel prossimo capitolo. In questo caso l’obiettivo valutativo era quello di individuare i punti di forza e di debolezza, la funzionalità, la coerenza interna e la validità dell’ipotesi di lavoro sottoposte a sperimentazione. 2 LE STRUTTURE CHE HANNO REALIZZATO I PERCORSI Come già detto, il percorso PassoallaPratica- Step One è stato sperimentato sul territorio nazionale grazie alla collaborazione di diverse strutture di orientamento dislocate nelle seguenti realtà regionali: 1. 2. 3. 4. 5. 6. 7. 8. Piemonte Lombardia Liguria Lazio Marche Campania Puglia Sicilia. In particolare, nel Nord, il Piemonte è stato rappresentato dalla Cooperativa Orso di Torino e dalla Fondazione Centro per l’Orientamento Scolastico e Professionale di Alessandria, la Lombardia dalle due sedi del CROSS di Brescia e di Milano, mentre la struttura di riferimento della Liguria è stata il Job Centre di Genova. Il Centro, rappresentato dal Lazio e dalle Marche, ha visto il coinvolgimento di 4 COL del Comune di Roma e di 4 CIF (Centri per l’impiego e la formazione), coordinati dall’ARMAL di Ancona. Il Sud è stato rappresentato dalla Puglia con la Cooperativa Informa di Bari, dalla Campania, attraverso il coordinamento del Settore di Orientamento Professionale della Regione Campania con i C.O.P. (Centro di Orientamento Professionale) di Caserta, di Marcianise e di Maddaloni. La Sicilia, infine, è stata rappresentata dell’IRFAP (Istituto Regionale Per la Formazione e l’Addestramento Professionale) di Catania. Per ogni struttura è stata messa a punto una breve scheda informativa che rende conto del tipo di attività e di utenza gestite da ognuno di questi enti. 65 Le strutture che hanno realizzato i percorsi CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Le strutture che hanno realizzato i percorsi REGIONE PIEMONTE COOPERATIVA O.R.So. S.c.a.r.l. Via Bobbio, 21/A - 10141 Torino tel. 011 / 19 83 14 18 e-mail [email protected] sito internet www.cooperativaorso.it L’Organizzazione per la Ricreazione Sociale - società cooperativa sociale a responsabilità limitata, siglata come cooperativa O.R.So S.c.a.r.l., è una struttura appartenente al terzo settore, che richiama tra i suoi obiettivi, come peraltro indicato nello Statuto, quello di “perseguire l’interesse generale della comunità alla promozione umana e all’integrazione sociale dei cittadini”. Gli strumenti di perseguimento di questo obiettivo sono la gestione di servizi sociali ed educativi e la promozione di attività lavorative rivolte a soggetti in situazione di transizione e/o debolezza rispetto al mercato del lavoro. Ha maturato specifiche competenze nei settori dell’informazione, delle politiche giovanili, dell’orientamento, dell’inserimento lavorativo, delle politiche attive del lavoro. Inoltre vanta esperienza più che decennale nella progettazione e realizzazione di percorsi di orientamento finalizzati al sostegno nella transizione al lavoro, rivolti a giovani e adulti, anche in condizioni di disagio sociale e dal 1989 opera nell’ambito del sostegno alla transizione delle fasce deboli. Gli ambiti dentro i quali si collocano i percorsi di orientamento sono quelli definiti dagli standard nazionali e dell’accreditamento della Regione Piemonte. Oltre alla sede di Torino, che ha partecipato alla sperimentazione, la Cooperativa è presente anche nei comuni di Alba e di Asti. FONDAZIONE CENTRO DI ORIENTAMENTO DI ALESSANDRIA Spalto Marengo, 93 15100 Alessandria (AL) tel. 0131/255000 e-mail [email protected] sito internet www.fcosp.it La Fondazione CENTRO DI ORIENTAMENTO scolastico e professionale di Alessandria vanta un’attività ventennale nel campo dell’orientamento, grazie ad una significativa esperienza sia nel pubblico sia nel privato. L’attività fondamentale rimane comunque quella di orientamento in tutte le sue articolazioni, ovvero orientamento scola- 66 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA stico, universitario, professionale, occupazionale ed opera in stretta collaborazione con il Provveditorato e la Regione Piemonte, articolazione che consente di realizzare un servizio di orientamento di rete per il territorio provinciale. Le principali attività stabili svolte dal Centro sono: - Counselling di orientamento scolastico - Pubblicazioni di materiale orientamento scolastico/professionale - Formazione a docenti I progetti in corso possono invece essere sintetizzati in: - Portfolio di competenze per scuole elementari, medie inferiori e superiori - Corsi sulla motivazione allo studio e sul metodo di studio. REGIONE LOMBARDIA C.R.O.S.S. Via Trieste,17 - 25121 Brescia tel. 030/2406249 e-mail [email protected] sito internet www.unicatt.it Il C.R.O.S.S., Centro di ricerche sull’orientamento scolastico-professionale e sullo sviluppo delle organizzazioni, si pone come obiettivo principale quello di promuovere la cultura e le pratiche dell’orientamento in ogni sua forma. Le attività svolte si articolano in quattro grandi tipologie: la Ricerca su dimensioni personali e sociali legate allo sviluppo della professionalità; la Formazione di operatori di orientamento; il Counselling rivolto a studenti e lavoratori; la Diffusione di modelli, esperienze e riflessioni sul tema dell’orientamento attraverso pubblicazioni specialistiche. Il CROSS nasce nel 1994 con delibera del Consiglio di Amministrazione dell’Università Cattolica. Ideologicamente si ricollega alla tradizione di ricerca psicologica nell’ambito dell’orientamento scolastico e professionale, sviluppando un’idea di orientamento come modalità formativa permanente della persona, vista in funzione del suo inserimento dinamico nella società. Il CROSS, nelle due sedi di Milano e di Brescia, costituisce il naturale sviluppo di tale tradizione. Le principali attività stabili: - Consulenza orientativa individualizzata con test psicoattitudinali, d’interesse, motivazione, valori professionali, metodo di studio. - Attività orientative formative rivolte a gruppi eterogenei o gruppi classe. 67 Le strutture che hanno realizzato i percorsi CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Le strutture che hanno realizzato i percorsi REGIONE LIGURIA JOB CENTRE Via Cervetto 35 - 16152 Genova tel. 010/6480530 e - mail: [email protected] E’ una società consortile, nata per sviluppare l’esperienza del Job Centre, e gestisce: - La Città dei mestieri di Genova per conto del Comune - I percorsi di formazione e di sperimentazione sul Bilancio delle Competenze personali e professionali che hanno portato alla maturazione di un’esperienza riconosciuta a livello territoriale e nazionale - Il “Progetto extracompetenze” che ha come obiettivo quello di offrire alle persone immigrate, attraverso l’utilizzo del portafoglio delle competenze e l’erogazione di interventi formativi, l’opportunità di evitare l’immobilità e l’isolamento professionale - Attività di orientamento presso i Centri per l’Impiego della Provincia di Genova, di Valbisagno e Centrolevante - Circoli di Studio - Attività di orientamento per conto dell’Università di Genova Promuove inoltre progetti europei e partecipa ad iniziative comunitarie. Le principali tipologie di utenti, con relativi contatti medi annuali, sono: - Persone in cerca di occupazione 19000 - Occupati 1000 - Giovani in percorsi formativi (studenti superiori / universitari) 300 - Immigrati 600 - Imprese 80 REGIONE LAZIO COMUNE DI ROMA Assessorato alle Politiche del lavoro - Dipartimento XIV – ufficio COL Nel sistema dei servizi pubblici per l’impiego della Regione Lazio, la competenza relativa ai Centri di orientamento è affidata, come noto, ai Comuni. A Roma sono attivi attualmente 23 centri per l’orientamento al lavoro. La sfida è stata quella di avvicinare i cittadini ai ser- 68 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA vizi di orientamento al mondo del lavoro. I COL rappresentano non soltanto centri per la ricerca del lavoro, ma per la qualificazione e la riqualificazione dei lavoratori, per la creazione d’impresa e di cooperative, per l’informazione e la formazione sui diritti del lavoro e la sicurezza sul lavoro. Le attività dei COL sono varie e tra queste si possono annoverare quelle che vengono attuate nelle varie strutture: - Accoglienza (Orientaservizi) - Informazione (Autoconsultazione, Orientainforma) - Colloqui di orientamento individuale - Seminari di orientamento di gruppo - Consulenza sull’avviamento di impresa - Consulenza sui finanziamenti alle imprese - Seminari formativi sulle tecniche di ricerca di lavoro (Orientaforma) - Servizio di Stage - Servizio EURES (Informazione/orientamento sulle opportunità offerte nell’ambito della Comunità Europea) - Servizi di orientamento per fasce deboli. Hanno partecipato alla sperimentazione 4 C.O.L. del Comune di Roma: - COL “Simonetta Tosi” Via A.Volta, 43 - Roma tel. 06/57133889 e-mail [email protected] sito internet www.romalavoro.net - COL RUBRA Via Rubra, 43- Roma tel. 06/33616253 e-mail: [email protected] - COL “Teresa Gullace” Via Delle Fragole, 30 – Roma tel. 0623236763 e-mail [email protected] - COL Lincei Via dei Lincei, 93 - Roma tel. 51882476 e-mail: [email protected] REGIONE MARCHE ARMAL – AGENZIA REGIONALE MARCHE LAVORO Via Ruggeri,3 - 60131 Ancona tel. 071/ 8067800 e-mail: [email protected] sito internet www.armal.marche.it 69 Le strutture che hanno realizzato i percorsi CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Le strutture che hanno realizzato i percorsi L’ARMAL ha sede ad Ancona ed è stata istituita con la Legge Regionale 38/98. E’ una struttura tecnica della Regione Marche, ha personalità giuridica di diritto pubblico, con autonomia amministrativa, gestionale, patrimoniale e contabile. Il principale obiettivo della sua attività è il supporto alla Giunta Regionale nel campo delle politiche del lavoro e della formazione. Le attività possono essere sintetizzate in: - Assistenza tecnica alle Province per l’avvio dei Centri per l’Impiego - Assistenza tecnica e monitoraggio per le politiche attive del lavoro - Osservatorio del mercato del lavoro e monitoraggio sistema servizi - Il Sistema Informativo Lavoro (SIL) - Interventi diretti sia di formazione che di politica attiva del lavoro. La sperimentazione del percorso è stata affidata ai: - CIF – Centro per l’Impiego e la Formazione di Fabriano (AN) Via Nenni, 3 60019 Fabriano (AN) tel. 0732/250915 e-mail [email protected] sito internet www.istruzioneformazionelavoro.it - CIF – Centro per l’Impiego e la Formazione di Macerata (AN) Via Lorenzoni, 8/12 60010 Macerata tel. 0733/405528 e-mail [email protected] sito internet www.formazionelavoro-mc.it - CIF – Centro per l’Impiego e la Formazione di Senigallia (AN) Piazzale Morandi, 41 60019-Senigallia (AN) tel. 071-7927266 e-mail [email protected] sito internet www.istruzioneformazionelavoro.it Settore Formazione Professionale Provincia di Ascoli Piceno Viale Kennedy, 34 60019 Ascoli Piceno tel. 0736-277457/412 e-mail [email protected] sito internet www.provincia.ap.it REGIONE PUGLIA COOPERTIVA INFORMA S.c.a.r.l. via Sparano, 170 70121- BARI tel. 080 / 5249820 e-mail [email protected] 70 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA sito internet www.cooperativainforma.it Si tratta di una struttura privata, Informa Scarl è una Cooperativa specializzata in servizi per la Pubblica Amministrazione nei settori del Lavoro, dell’Informazione, dell’Orientamento e della Comunicazione. Nata nel novembre 1998, al termine di un progetto pilota finanziato dal Fondo Sociale Europeo, INFORMA è attualmente impresa leader in Puglia nel settore dei servizi di informazione e comunicazione per il cittadino. E’ presente, oltre che a Bari, anche in altre sedi pugliesi e in particolare a: - Cerignola (FG) - Ceglie Messapica (BR) - Manfredonia (FG) - Giovinazzo (BA) - Spongano (LE) - Casamassima (BA) In questi anni la cooperativa INFORMA ha sviluppato la sua capacità di intervento nei seguenti campi: - Informazione e Consulenza per i giovani - Comunicazione Pubblica e servizi al Cittadino - Servizi per il Mercato del Lavoro - Orientamento e Bilancio di Competenze. Il target dei soggetti a cui sono rivolte le attività riguarda in particolare: - Giovani e cittadini (utenti dei servizi di informazione e orientamento al pubblico): 70.000 - Giovani tra i 14 e i 20 anni in formazione (allievi scuole medie superiori, allievi obbligo formativo): 1.250 - Adulti in formazione: 750 REGIONE CAMPANIA REGIONE CAMPANIA SETTORE ORIENTAMENTO PROFESSIONALE Centro Direzionale Isola A/6 - 80143 Napoli tel. 081 / 7966444 e-mail [email protected] sito internet www.regione.campania.it La Regione Campania ha disciplinato le attività di Orientamento Professionale con l’istituzione sul territorio regionale di 62 Centri di Orientamento Professionali, operanti ognuno sul territorio del proprio Distretto scolastico di appartenenza. 71 Le strutture che hanno realizzato i percorsi CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Le strutture che hanno realizzato i percorsi La Regione Campania ha partecipato alla sperimentazione attraverso il coinvolgimento di 3 degli 11 Centri di Orientamento professionale: - Centro di Orientamento Professionale di Caserta c/o CFPR “A. Marino” – ex CIAPI - tel. 0823 457737 Viale Carlo III n. 153 – 81020 San Nicola la Strada (CE) e mail: [email protected] - Centro di Orientamento Professionale di Marcianise c/o CFPR “A. Marino” – ex CIAPI – tel. 0823 457214 Viale Carlo III n. 153 – 81020 San Nicola la Strada (CE) e mail: [email protected] - Centro di Orientamento Professionale di Maddaloni Via San Francesco d’Assisi n. 190 - Maddaloni e mail: [email protected] Le attività di orientamento effettuate nei centri hanno come destinatari prevalentemente gli studenti in fase di transizione scolastica. Ad essi viene offerto un aiuto per effettuare scelte consapevoli al momento del delicato passaggio dalle scuole medie inferiori alle superiori, e dalle superiori alla scelta universitaria o all’inserimento nel mondo lavorativo. REGIONE SICILIA IRFAP CATANIA Istituto Regionale per la Formazione e l’Addestramento Professionale Via L. Capuana, 151 - 95100 Catania tel. 095/533483 e-mail [email protected] sito internet http://www.irfapct.it L’IRFAP, Ente senza finalità di lucro, fondato nel 1973, organizza corsi gratuiti di formazione professionale ed azioni di orientamento (anche sperimentali in collaborazione con il sistema scolastico) autorizzati e finanziati dalla Regione Siciliana (Assessorato al Lavoro, Previdenza Sociale, Formazione Professionale, Emigrazione) ai sensi della Ex Legge Regionale n° 24 del 06/03/1976. Oltre alla sede di Catania, l’Irfap è presente a Palermo, Caltanissetta, Niscemi (CL) e Belpasso (CT). Alla sperimentazione hanno partecipato le tre sedi di Catania, Caltanissetta e Niscemi. Le principali attività stabili in tutte le sedi possono essere ricondotte a: - Formazione continua 72 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA - Formazione superiore - Formazione obbligo formativo - FSE - Orientamento ed integrazione al lavoro attraverso gli Sportelli Multifunzionali di Catania, Monte Po (CT), Belpasso (CT), Caltanissetta e Niscemi - Orientamento alla formazione - Orientamento scolastico - Orientamento universitario Le principali tipologie di utenti e i contatti medi annuali sono da considerarsi globalmente in tutte le strutture: - Minori in obbligo formativo 500 - Disoccupati, inoccupati, donne 5000 - Diplomati e laureati 2500 - Categorie protette 1200 (inv.civili, disagiati sociali, disabili, ex detenuti, ecc.) - Aziende 100 3 LA FUNZIONE DI TUTORSHIP NELLA SPERIMENTAZIONE I tutor coinvolti sono professionisti con esperienza in campo orientativo, e in particolare nella consulenza orientativa, che hanno contribuito e collaborato sin dalla fase di progettazione all’esperienza di PassoallaPratica Step One. La caratteristica distintiva di questa figura, che ha avuto un ruolo strategico nella realizzazione della sperimentazione, è stata quella di seguire, accompagnare e monitorare l’intero processo di lavoro. Più precisamente, il presupposto che ha guidato l’introduzione della figura di tutor nella sperimentazione è stato quello di considerare la loro expertise professionale simile a quella dei consulenti di orientamento che nel concreto avrebbero realizzato i percorsi, con la specificità di essere “esperti” del dispositivo messo a punto, proprio per il fatto di aver contribuito attivamente alla progettazione e alla realizzazione dei momenti formativi iniziali. La funzione di tutorship è stata inizialmente distinta in: - formativa: il primo momento di interazione tra i tutor e i consulenti si è concretizzato nel momento della formazione specifica sul percorso; - informativo-consulenziale: ogni tutor si è impegnato in una relazione informativa e consulenziale con un piccolo numero di consulenti. Dal punto di vista operativo, ogni consulente ha potuto rivolgersi al proprio tutor di riferimento per avere informazioni e supporto a proposito dei percorsi sul fronte sia della loro articolazione, sia degli stru- 73 La funzione di tutorship nella sperimentazione CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA I partecipanti alla sperimentazione: l’analisi del campione menti. Accanto ai momenti di incontro vis à vis, previsti nel numero di uno al mese, consulente e tutor si sono tenuti in contatto via e-mail e telefonicamente; - di monitoraggio: per ogni tutor il monitoraggio in itinere ha richiesto di prestare attenzione a una serie di indicatori considerati rilevanti ai fini della sperimentazione. In particolare: - eventuali discrepanze tra obiettivi-realizzazione-risultati;. - l’adeguatezza delle risorse impiegate; - la validità e la coerenza interna del modello e degli strumenti. L’obiettivo specifico dei tutor è stato, dunque, quello di agevolare lo svolgimento della sperimentazione garantendo organicità e coesione all’intera struttura organizzativa. Operativamente, gli incontri con cadenza mensile, tra il tutor di riferimento e i propri consulenti, hanno rappresentato l’occasione per scambiare e condividere tutte le riflessioni utili ai fini dello svolgimento dei percorsi e della valutazione finale. In ogni fase della sperimentazione i tutor e i consulenti si sono serviti anche del “diario di bordo” per appuntare le osservazioni che, di volta in volta, venivano raccolte nel corso degli incontri. Soltanto alla luce dell’esperienza e delle riflessioni interne al gruppo di lavoro è stato successivamente possibile delineare con maggiore precisione il ruolo e le funzioni di tutorship. Si invita pertanto il lettore a integrare questa parte con le riflessioni puntualmente riportate nel capitolo 3. 4 I PARTECIPANTI ALLA SPERIMENTAZIONE: L’ANALISI DEL CAMPIONE I dati di seguito riportati sono il frutto dell’analisi congiunta delle risposte alla scheda socio-anagrafica30 compilata da ogni partecipante all’inizio del percorso e a quella di adesione. Come si evince dai dati, non tutte le schede risultavano complete in ogni domanda. La sperimentazione ha coinvolto complessivamente 112 soggetti, 32 maschi e 80 femmine, corrispondenti rispettivamente al 28,57% e al 71,42% del campione. L’età media dei soggetti è di 18 anni e 3 mesi (d.s. 10 mesi), con una età massima di 23 anni e minima di 17 (figura 5). Il 29,46% dei soggetti del campione proviene dal nord Italia, il 25,00% dal centro e il 45,54% dal sud (figura 6). Il 26,79% dei soggetti frequenta il liceo classico, il 21,43% il liceo scientifico, il 19,64% l’istituto tecnico, il 17,86% il liceo linguistico, il 13,39% l’istituto industriale e lo 0,89% l’istituto magistrale. 30 Allegato 8. 74 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA I partecipanti alla sperimentazione: l’analisi del campione Figura 5 Distribuzione di frequenza delle età Figura 6 Distribuzione geografica del campione Relativamente al titolo di studio dei genitori dei soggetti, risulta che il 43,32% dei genitori è diplomato (in particolare il 39,62% dei padri e il 46,85% delle madri), il 23,96% è laureato (il 26,42% dei padri e il 21,62% delle madri), il 21,66% possiede la licenza media o il titolo di avviamento professionale e l’11,06% possiede la licenza elementare (tabella 3). Tabella 3 Titolo di studio dei genitori Tabella 3 Padre Madre % Padre % Madre Licenza elementare 13 11 12,26% 9,91% Licenza media o avviamento 23 24 21,70% 21,62% Diploma 42 52 39,62% 46,85% Laurea 28 24 26,42% 21,62% Totale 106 111 75 Titolo di studio dei genitori CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA I partecipanti alla sperimentazione: l’analisi del campione Il 66,67% del campione ha dichiarato di aver scelto di frequentare, al termine degli studi, l’università. Il 3,92% sostiene che cercherà un lavoro, il 2,94% desidera fare una esperienza di lavoro all’estero e l’1,96% un corso di formazione professionale. Il restante 23,53% afferma invece di non aver ancora deciso (tabella 4). Tabella 4 Scelta post-diploma dichiarata Tabella 4 Frequenza Percentuale Corso di formazione professionale 2 1,96% Esperienza estero 3 2,94% Non ho ancora deciso 24 23,53% Ricerca di un impiego 4 3,92% Università 68 66,67% Altro 1 0,98% Totale 102 Scelta post-diploma dichiarata Tra coloro che hanno dichiarato di aver già preso una decisione, il 34,62% sostiene di aver “sempre voluto fare questo”, il 29,49% di avere preso la decisione nel corso dell’ultimo anno, il 14,10% nel corso dell’ultimo mese e il 21,79% al termine della scuola media (tabella 5). Tabella 5 Da quanto tempo è stata presa questa decisione? Tabella 5 Da quanto tempo è stata presa questa decisione? Frequenza Percentuale Ultimo mese 11 14,10% Anno scorso 23 29,49% Al termine della scuola media 17 21,79% Ho sempre voluto fare questo 27 34,62% Totale 78 76 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il 28,04% dei soggetti ha dichiarato di aver già partecipato ad altre attività di orientamento (tabella 6). Tabella 6 Hai già seguito un percorso di orientamento? Tabella 6 frequenza % (con missing) % Si 30 26,79% 28,04% No 77 68,75% 71,96% Valori mancanti 5 4,46% 112 100% Totale I partecipanti alla sperimentazione: l’analisi del campione Hai già seguito un percorso di orientamento? 100% Per quello che concerne le aspettative dei soggetti relativi al percorso PassoallaPratica, i dati mostrano che il 41,75% dichiara di voler conoscere e capire le proprie possibilità future, un altro 27,18% di acquisire maggiore consapevolezza delle proprie capacità personali, il 16,50% di volere informazioni sulle opportunità formative e professionali, il 7,77% afferma di voler definire il proprio percorso di crescita futura, il 3,88% di volere un aiuto in un momento di crisi e il rimanente 2,92% indica altro (tabella 7). Tabella 7 Che cosa vorresti anzitutto raggiungere come risultato del percorso PassoallaPratica-Step One? Frequenza % Conoscere e capire di più le mie possibilità future 43 41,75% Acquisire maggiore consapevolezza delle mie capacità personali Avere informazioni sulle opportunità formative e professionali 28 27,18% 17 16,50% Definire il mio percorso di crescita futura 8 7,77% Avere un aiuto in un momento di crisi 4 3,88% Altro 2 1,94% Non so 1 0,97% Totale 103 Tabella 7 Che cosa vorresti anzitutto raggiungere come risultato del percorso PassoallaPratica-Step One? 77 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA I partecipanti alla sperimentazione: l’analisi del campione In ultima analisi, vengono presentati i dati ottenuti tramite la scheda di adesione del percorso. In questa scheda veniva chiesto ai soggetti di indicare quali fossero i loro principali problemi. Analizzando tali schede, si evince (tabella 8) che il problema più sentito riguarda la scelta futura (indicato dal 71,30% dei soggetti) seguito dai problemi di tipo psicologico (40,74%) e dallo stress (30,56%). Sono stati indicati dal 20,37% dei soggetti i problemi di studio, quelli relativi alla vita sentimentale dal 12,04%, quelli legati all’alimentazione e al sonno dal 8,33%. La rimanente percentuale è rappresentata dai problemi con gli amici (4,63%), di vita familiare (2,78%), di salute (1,85%) e relativi alla vita sessuale (1,85%). Tabella 8 Risposte alla domanda A7 della scheda di adesione Tabella 8 Percentuale Risposte alla domanda A7 della scheda di adesione Si No Problemi legati alla scelta futura 71,30% 28,70% Problemi di tipo psicologico 40,74% 59,26% Stress 30,56% 69,44% Problemi di studio 20,37% 79,63% Problemi relativi alla vita sentimentale 12,04% 87,96% Problemi legati all’alimentazione o al sonno 8,33% 91,67% Problemi con gli amici 4,63% 95,37% Problemi relativi alla vita familiare 2,78% 97,22% Problemi di salute 1,85% 98,15% Problemi relativi alla sessualità 1,85% 98,15% Altro 2,78% 97,22% Nessun problema 9,35% 90,65% Di seguito si proverà ad offrire una sintesi delle problematiche indicate dai ragazzi attraverso l’utilizzo di una tecnica di tipo multidimensionale: l’Analisi delle Corrispondenze Multiple (ACM), nonostante la numerosità del campione non sia teoricamente sufficiente per svolgere analisi di questo tipo. Questo tipo 78 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA di analisi consente di rappresentare sul piano cartesiano le alternative di risposta fornite dai diversi item. Per questo tipo di analisi sono stati utilizzati tutti gli item che fanno riferimento all’area dei problemi, anche se – in sede di rappresentazione – verranno utilizzate soltanto le variabili che presentano (per l’alternativa meno utilizzata) una frequenza di risposta superiore al 9%. L’ACM ha messo in evidenza l’esistenza di due assi principali. Il primo, in grado di spiegare il 27,38% dell’inerzia; il secondo, in grado di spiegarne il 20,94% (figura 7). Il primo asse sembra rispondere alla dicotomia benessere – malessere, mentre il secondo fa riferimento, da un lato, ai problemi di natura psicologica e, dall’altro, a quelli di natura non psicologica. Sembrano infatti aggregabili, su un asse, i problemi di natura psicologica e quelli legati allo stress e, sull’altro, è possibile localizzare quelli di natura sentimentale, legati alla salute, all’alimentazione e al sonno. A questa prima analisi – di tipo fattorialista – è possibile affiancare una seconda interpretazione, più propriamente geometrico-strutturale. Si evidenziano due tipologie di configurazioni: la prima, centrata su coloro che hanno dichiarato di avere un problema legato alla scelta futura; la seconda, centrata su coloro che hanno dichiarato di non avere problemi legati alla scelta futura. Questa distinzione è interessante perché, essendo PassoallaPratica un percorso di orientamento, sarebbe legittimo attendersi che tutti coloro che vi hanno aderito dichiarino di avere un problema legato alla scelta. Al contrario – questo dato è confermato dall’ACM – sembrano esistere due tipologie di utenti: una prima tipologia con problemi legati alla scelta e una seconda tipologia di soggetti con problemi di altra natura. In particolare, coloro che dichiarano di avere problemi di altra natura, sono orientati sull’asse dei problemi di natura psicologica. Questa informazione autorizzerebbe a pensare che alcuni soggetti potrebbero aver aderito al percorso PassoallaPratica alla ricerca di un sostegno psicologico. Rispetto a queste due configurazioni, una successiva ACM – che ha utilizzato come variabili esplicative il tipo di scuola, il genere e le aspettative verso questo percorso - ha fornito ulteriori indicazioni. In particolare, rispetto all’asse dei problemi psicologici – non psicologici, sono i maschi ad essere maggiormente orientati verso problemi di natura psicologica (un’analisi del test del “chi quadrato” X2 rispetto alle differenze di genere per le distribuzioni di frequenza relativamente ai vari problemi ha evidenziato differenze significative – seppur deboli – tra i due generi). Rispetto alla tipologia di istituto scolastico, sono i soggetti degli istituti tecnici e commerciali a trovarsi in prossimità dei problemi di natura psicologica. Sono molto prossimi all’area del problema della scelta, invece, i soggetti provenienti dai licei classici e scientifici. 79 I partecipanti alla sperimentazione: l’analisi del campione CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Figura 7 Grafico degli assi emersi dall’ACM Dimensione 1; Eigenvalue: ,27385 (27,38% of Inertia) I partecipanti alla sperimentazione: l’analisi del campione Dimensione 2; Eigenvalue: ,20936 (20,94% of Inertia) 80 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Anche le aspettative riservate al percorso PassoallaPratica sembrano essere congruenti con i profili emersi. Infatti, mentre le alternative “Conoscere e capire di più le mie possibilità future”, “Acquisire maggiore consapevolezza delle mie capacità personali”, “Avere informazioni sulle opportunità formative e professionali” sono prossime all’area dei problemi della scelta, le alternative “Definire il mio percorso di crescita futura”, “Avere un aiuto in un momento di crisi”, “Altro”, “Non so” sono prossimi all’area del disagio psicologico. 5 UNA LETTURA INTEGRATA DEI DATI EMERSI DAI PERCORSI L’obiettivo di questo paragrafo è quello di presentare una lettura integrata che origina dall’approfondimento dei dati emersi nell’ambito dei percorsi. In particolare, la ricchezza dei contenuti dei colloqui realizzati nel corso della sperimentazione si presta a una lettura integrata tesa a valorizzare e sistematizzare sia il lavoro svolto da ciascun consulente, sia la diversità delle storie dei tanti giovani che hanno partecipato, per arrivare ad alcune considerazioni generali che verranno di seguito riportate. L’analisi effettuata si basa sui dati contenuti nelle schede di sintesi31 formalizzate da ogni consulente al termine del terzo colloquio e consegnate agli utenti in un momento successivo. Si ricorda che la scheda di sintesi aveva l’obiettivo di fornire ai giovani una restituzione strutturata e sintetica delle tappe fondamentali del percorso. Nella stesura di queste schede i singoli operatori hanno potuto, sulla base delle macro-aree di contenuto proposte (come indicato nell’introduzione), gestire autonomamente la restituzione dei dati. Questo ha favorito l’emergere, da un lato, delle differenti modalità di presentazione dei contenuti, e dall’altro, della ricchezza di informazioni di cui le singole storie individuali sono portatrici. Metodologicamente si è proceduto a un’analisi qualitativa del contenuto di ogni scheda di sintesi, concentrando l’attenzione sulle seguenti tre aree tematiche: - motivazioni di adesione al percorso; - contenuti emersi dai questionari e dai colloqui; - risorse personali. Oltre al commento globale, che tiene conto dell’analisi congiunta delle 112 schede di sintesi raccolte nel corso della sperimentazione, si è deciso di riportare alcune affermazioni particolarmente significative, tratte dai colloqui svolti dai vari consulenti e restituite fedelmente agli utenti nelle stesse schede di sintesi. Le frasi virgolettate sono state, quindi, inserite per dare maggiore pregnanza alle considerazioni e ai dati descrittivi contenuti 31 Allegato 9. 81 Una lettura integrata dei dati emersi dai percorsi CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Una lettura integrata dei dati emersi dai percorsi nel documento conclusivo del percorso, che quasi tutti i consulenti hanno inteso come il prodotto della viva voce dei partecipanti e per questo risulta ricco di stralci e di verbalizzazioni dei colloqui. Tuttavia, nel testo si alternano i riferimenti elaborati dai consulenti come risultato della loro sintesi e le frasi testualmente riferite dagli utenti nel corso degli incontri. Si precisa, infine, che si è scelto di riportare la sola iniziale delle persone che hanno aderito ai percorsi nel pieno rispetto della riservatezza dei dati, criptando ogni elemento che consenta il loro riconoscimento. Motivazioni di adesione al percorso I giovani che hanno partecipato alla sperimentazione sono allievi delle ultime classi della scuola secondaria superiore, che si trovano a compiere un’importante scelta sul loro futuro. L’uscita dal sistema scolastico rappresenta sicuramente uno dei momenti di transizione più rilevanti, che investe, da parte dell’individuo, processi decisionali complessi che coinvolgono il sistema cognitivo, emozionale e relazionale del giovane. La scelta post-diploma, come più volte sottolineato dalla letteratura specialistica, costituisce una forte esperienza di attivazione che coinvolge fattori di ordine soggettivo, sociale e contestuale, dove le strategie di fronteggiamento messe in atto da ciascun individuo assumono un ruolo determinante (Grimaldi, 2002b). In ragione di tali considerazioni, si è deciso di analizzare le diverse motivazioni con cui i giovani che hanno deciso di partecipare al percorso PassoallaPratica si sono avvicinati ad esso. Congruentemente con i dati evidenziati nel paragrafo precedente, l’analisi qualitativa ha confermato che gli utenti hanno dichiarato di aver accettato di partecipare per comprendere meglio le proprie possibilità future, perché volevano cercare di capire quali studi intraprendere dopo il diploma. In particolare, pur avendo dichiarato di aver preso la decisione di continuare a studiare, cercavano conferme riguardo la facoltà scelta, altri un suggerimento e/o delle indicazioni circa le diverse opportunità più idonee alla propria preparazione. G., ad esempio, sostiene di “…voler avere un aiuto per comprendere meglio le possibilità future….il problema per il quale vorrei avere in particolare delle risposte è relativo alla scelta universitaria”. S. afferma: “ho voluto cogliere questa opportunità per cercare di capire quale università scegliere”. A. dice: “ho scelto di partecipare al percorso per avere una maggiore possibilità di fare una scelta consapevole. La scelta riguarda il percorso universitario da seguire per arrivare ad esercitare una professione quanto più consona possibile alle mie aspirazioni e possibilità”. 82 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Nel processo di scelta e di presa di decisione in orientamento, i soggetti seguono delle strategie complesse e flessibili. Il coinvolgimento del giovane nel processo di orientamento è, senza dubbio, un fattore favorevole allo sviluppo di un’attività mentale basata sulle aspirazioni professionali. Un elemento determinante, in questo coinvolgimento, è l’insieme delle attitudini e delle credenze del soggetto rispetto al proprio ruolo in tale processo. Inoltre, devono essere sufficientemente informati per cogliere quali sono i valori suscettibili di essere soddisfatti dalle diverse opzioni. Quando il soggetto pensa che il proprio orientamento dipenderà da se stesso, dalla sua capacità di acquisire conoscenze e competenze, dalla sua formazione, oppure, in altri termini quando procede ad attribuzioni di controllo interne, il concetto di progetto ha un senso ed egli è motivato a riflettere sul proprio futuro. Al contrario, quando questo non avviene il soggetto ritiene che il proprio orientamento non dipenda da quello che lui può fare (Guichard, Huteau, 2003). Alcuni ragazzi hanno, infatti, affermato che, pur non avendo ancora le idee chiare, saranno loro a prendere la decisione finale. J. afferma di desiderare di “avere qualche elemento di conoscenza in più per poter effettuare una scelta scolastico-professionale”. Non ha ancora preso alcuna decisione: “la mia famiglia preferirebbe che cercassi un’occupazione, visto che i risultati scolastici non sono stati sin qui molto soddisfacenti, ma sanno che io in ogni caso sono molto testarda e comunque deciderò da sola”. Alcuni di loro hanno dichiarato la necessità di poter trarre da tale esperienza “maggiori sicurezze” rispetto alle proprie possibilità in termini sia di caratteristiche personali che di possibilità del mercato del lavoro (come già rilevato nel paragrafo precedente). L., ad esempio, afferma di aver scelto di partecipare al percorso per conoscere meglio se stessa e le proprie caratteristiche personali: “ho già deciso di iscrivermi alla Facoltà di Economia e Commercio e dunque desidero anche verificare la solidità e la tenuta della scelta effettuata”. Inoltre, tra di loro, alcuni hanno affermato di avere il desiderio di “sentire una voce diversa da parte di esterni all’ambiente familiare”; e ancora, la possibilità di “parlare con esperti è utile e di stimolo per riflettere con più attenzione sul futuro”. Viene sottolineata la necessità di avere bisogno di uno spazio di confronto in cui poter “parlare ed essere supportati in un momento di crisi legato alla scelta post-diploma”; scelta che si accingono a fare con una certa apprensione. Questo bisogno di supporto sembra trovare conferma in letteratura dove si afferma che, nei processi di scelta, entrano in gioco aspetti diversi tra cui la motivazione, i valori, gli interessi e i bisogni. Le preferenze degli individui rispetto ai percorsi formativi e professionali sono collegate a 83 Una lettura integrata dei dati emersi dai percorsi CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Una lettura integrata dei dati emersi dai percorsi determinati valori. Quando l’individuo possiede un sistema di valori consolidato, solitamente, risulta meno indeciso rispetto al proprio avvenire e si impegna con più forza nella costruzione di un’identità professionale. I valori, rispetto agli interessi, sono più generali, più astratti, più importanti e, inoltre, a causa del loro carattere astratto, si stabilizzano più tardi, e non prima dell’adolescenza. Gli interessi possono risultare la manifestazione di scelte di valori nella misura in cui la preferenza per situazioni o attività particolari è un mezzo per raggiungere finalità più generali o più elevate (Guichard, Huteau, 2003). In ragione di questo, crediamo che percorsi come PassoallaPratica possano fornire un sostanziale contributo nel superamento dei significativi momenti di passaggio che segnano la vita degli individui. Si ricorda che il progetto Isfol, nell’ambito del quale nasce il percorso, è ancorato a un preciso modello concettuale: il modello sociocognitivo. Tale approccio, applicato alla scelta scolastico-professionale, si caratterizza come struttura teorica che mira a comprendere il processo con il quale le persone sviluppano interessi professionali e compiono scelte occupazionali. Questo filone di studi evidenzia la possibilità dell’individuo di gestire il proprio “orientamento professionale”, considerando le influenze di fattori personali e ambientali che più di altri possono contribuire od ostacolare tale compito (Grimaldi, 2002b). Nel percorso, i giovani hanno avuto la possibilità di riflettere maggiormente sulle proprie risorse personali e su come esse siano investite nell’interazione con il contesto di riferimento. Contenuti emersi dai questionari e dai colloqui Gli utenti del percorso PassoallaPratica - Step One sono apparsi molto motivati e collaborativi, hanno compreso ed affrontato con impegno la compilazione dei questionari e la riflessione sui vari argomenti proposti. Il colloquio è stato un momento nel quale hanno potuto riflettere sui loro punti di forza e di debolezza in un modo diverso, gli è stata fornita la possibilità di pensare a loro stessi e alle proprie possibilità future in un modo più consapevole. Sembra abbastanza frequente la condizione di difficile presa di consapevolezza delle proprie potenzialità, di quali sono e di come si possano investire. Partendo dall’assunto che il processo di elaborazione dei progetti futuri presuppone un concetto di sé differenziato e relativamente stabile, è auspicabile che i soggetti abbiano un’immagine di sé positiva, in quanto nel momento in cui tale immagine è negativa, ci si trova in uno stato di malessere psicologico, e quindi di sofferenza. Questo stato porta spesso ad una sensazione di ansia che può bloccare il processo di costruzione di progetti (Guichard, Huteau, 2003). Nel corso dei colloqui i giovani hanno potuto, partendo dai loro vissuti e 84 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA dalla loro immagine di sé, rivedersi e ragionare sul fatto che spesso hanno sottovalutato delle conquiste raggiunte e delle competenze possedute riuscendo a trarre da questo un giudizio positivo rispetto al percorso. Al secondo colloquio G. riferisce che “l’aver riflettuto su se stessa, sollecitata dal colloquio precedente e dai questionari compilati, ha accresciuto il suo senso di sicurezza e quindi le è stato molto utile”. Da un’altra scheda di sintesi, così come viene descritta la situazione, emerge che l’impegno scolastico di G. “è molto carente, sia a scuola sia a casa; non si impegna, si distrae, preferisce fare altre cose e comunque molte altre cose distolgono la sua attenzione. Dice che le succede questo in qualche materia in particolare che lei non ama e con qualche insegnante. Dice di sé che a scuola teme molto la valutazione e il confronto e giustifica questo fatto poiché sente di essere costantemente in situazione di valutazione. Anche durante le interrogazioni sente spesso questa timidezza che non le permette di esprimersi al meglio, di avere poca fiducia in se stessa soprattutto per quanto concerne il portare a termine dei compiti e l’affrontare delle difficoltà… Emerge però che negli ultimi tempi ha preso dei buonissimi voti in tedesco, matematica e italiano e che ha superato benissimo l’esame di guida”. G. giustifica questi successi dicendo che: “si è molto impegnata, che si è resa conto di avere un obiettivo da raggiungere, che ha saputo attendere e gestire il tempo e le risorse nel modo migliore (le viene fatto notare che, quindi, quando vuole e quando si impegna riesce bene). Si evince, inoltre, che ama la cucina e riesce bene in questo campo, che ha avuto esperienze come commessa e sa gestire i clienti, ed è anche la persona che media nel suo gruppo di amici e cerca di appianare i conflitti”. E’ stato possibile osservare, inoltre, che i giovani sono spesso portatori di una duplice tipologia di richieste, da un lato: “cosa devo fare da grande?” rappresenta la domanda che può essere formulata e che viene rivolta all’operatore di orientamento; dall’altro, i giovani sembrano chiedere “cosa posso fare io? In cosa sono capace?”, quindi, una domanda più profonda che richiede un’esplorazione delle risorse personali. In particolare, sembrano non riuscire ad avere consapevolezza delle proprie risorse e di come queste possano essere investite nel migliore dei modi. Poiché in questa condizione rientra una dimensione valutativa, e visto che la “stima di sé” è la dimensione più importante dell’immagine di sé, incontriamo spesso il connubio di una differenziazione debole e di una sensazione di autosvalutazione. Nel corso dei colloqui, è stato dedicato un significativo spazio alla riflessione su occasioni di vita reale in cui hanno raggiunto obiettivi significativi. Inoltre, la possibilità di approfondire i dati emersi dai questionari ha 85 Una lettura integrata dei dati emersi dai percorsi CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Una lettura integrata dei dati emersi dai percorsi fatto emergere molti elementi interessanti. Al fine di fornire un esempio di quanto appena detto, relativamente alla possibilità per i giovani di prendere consapevolezza delle proprie potenzialità, una delle studentesse è riuscita a trarre dal colloquio un’immagine di sé diversa. Sosteneva, infatti, di non essere capace di organizzarsi al meglio nelle attività quotidiane. Inoltre, dal questionario “Motivazione e Metodo” emergeva che, in genere, lo studio era da lei considerato come un dovere e, quindi, spesso si è trovata ad affrontare determinati compiti senza tener conto delle caratteristiche specifiche degli stessi. E’ stato invece possibile, nell’ambito del colloquio, individuare una serie di elementi che hanno permesso di spiegare questo tipo di comportamento ed è stato possibile identificare situazioni, anche molto significative e difficili, in cui ha dimostrato di possedere buone capacità organizzative e una grande forza di volontà. La storia di E. descrive bene quanto appena detto. Nella sua scheda di sintesi si legge: “inizialmente si è trovata in difficoltà nell’esplicitare come organizza le risorse. Il poco impegno nelle attività scolastiche è, probabilmente, dovuto al fatto che E. da un lato non ama moltissimo il percorso formativo attualmente intrapreso e dall’altro è costretta a spostare le sue energie e la sua attenzione anche in altri campi dove invece sa pianificare e gestire bene tempi e risorse personali (deve inventarsi mamma, compagna, studentessa e alle volte barista) e quindi deve togliere qualcosa all’attività e all’impegno scolastico”. Cercando di farla riflettere su occasioni di vita reale, è poi riuscita a trovare situazioni in cui ha fatto una progettazione verso un obiettivo e grazie alle sue risorse è riuscita a raggiungerlo. Scrive il consulente nella sua scheda di sintesi: “ha parlato di quando per necessità economiche (obiettivo chiaro e definito), ha fatto in due giorni il giro di tanti pub della zona di X e in poco tempo ha ottenuto risposta ricorrendo a un’azione sistematica, alle sue qualità di serietà, impegno, affidabilità”. Dalle varie storie emerge che nei processi di scelta le figure genitoriali sembrano svolgere un ruolo molto significativo. I ragazzi cercano il consenso e la condivisione sociale delle loro attribuzioni al lavoro; l’insieme di criteri socialmente condivisi orienta le interpretazioni e le scelte individuali e definisce le modalità e le forme di appartenenza sociale (Sarchielli, 2003). M. sottolinea che: “mamma e papà non sono d’accordo che io prenda in considerazione di fare un lavoro di tipo autonomo, ritengono che sia un lavoro impegnativo che non lascerebbe molto tempo libero a cui, a loro avviso, io dò molto valore, non riuscirei ad avere spazi di libertà e per gli hobby”. Pur sostenendo di avere confronti maggiormente con gli amici e scarsi con i suoi genitori, in questo discorso non dà loro torto. Sa benissimo di amare il tempo libero. I suoi genitori, dichiara la 86 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA ragazza, la conoscono molto bene e sanno che lei ama il tempo libero e quindi le consigliano un lavoro di tipo dipendente in un’azienda in cui è possibile avere il fine settimana libero. I giovani sostengono che l’influenza dei genitori è rivolta soprattutto nella direzione della concretezza. In qualche modo, evidenziano come i genitori li indirizzino maggiormente verso lavori possibili senza dare molto spazio ai loro sogni lavorativi. Le scelte dei giovani sembrano essere influenzate da una serie di valori posti all’interno di un continuum che vede, a un polo, le preferenze individuali connesse con i bisogni che le persone vogliono soddisfare nel lavoro e, all’altro polo, le connotazioni di dover essere (obblighi morali e indicazioni prescrittive su ciò che è buono e giusto fare), cioè le grandi finalità desiderabili per la persona e la società. Infatti, le scelte e gli stili di condotta dei ragazzi sono sostenuti e orientati sia da valori considerati come preferenze personali (prospettiva individuale), sia da valori considerati come standard sociali (prospettiva sociale). All’interno della prospettiva individuale si possono distinguere: - valori del lavoro intrinseci (un lavoro interessante, stimolante, dove si può apprendere, al quale si può contribuire personalmente, che permette di sviluppare le proprie potenzialità, che offre responsabilità ed autonomia, creativo); - valori del lavoro estrinseci (un lavoro che assicura un elevato stipendio, sicurezza e benefit, che fornisce uno status sociale soddisfacente, che permette interazioni sociali, che garantisce tempo per sé, per la famiglia e per i propri hobby). Le persone fanno riferimento a entrambi i tipi di valori come schema interpretativo e come guida alle loro decisioni, ma si differenziano per l’importanza relativa loro attribuita in base alla propria storia personale, ai livelli di istruzione, alla provenienza sociale (Sarchielli, 2003). Possiamo, quindi, evidenziare come, in un’età giovanile sia possibile, e socialmente condivisibile, la focalizzazione maggiore, a volte quasi esclusiva, su valori di tipo intrinseco, nell’età adulta ci sia, invece, una maggiore predisposizione alla mediazione tra valori intrinseci ed estrinseci. Sempre Sarchielli (2003) afferma che appaiono cruciali nell’età adulta, per la selezione delle informazioni e dei contenuti lavorativi e per la loro organizzazione cognitiva, oltre all’esperienza accumulata, il consenso all’interno di una data comunità professionale e culturale sull’interpretazione delle informazioni dall’ambiente e sui significati, i valori di fondo e le aspettative a essi correlati. Questo comportamento risulta essere invece assolutamente diverso nei giovani che cercano, all’interno di un periodo di individuazione/definizione, di differenziarsi dagli adulti di riferimento. 87 Una lettura integrata dei dati emersi dai percorsi CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Una lettura integrata dei dati emersi dai percorsi E’ stato, inoltre, possibile osservare come molti dei giovani che hanno partecipato al percorso non appartengano alla categoria degli “indecisi” a cui spesso vengono rivolti la maggior parte degli interventi di orientamento. Essi sembrano molto recettivi rispetto alla lettura delle proprie modalità di interazione con gli altri, sentono molto il peso e l’importanza della relazione con i contesti di vita per loro significativi (scuola, gruppo dei pari, famiglia). Alcuni di loro hanno sottolineato la complessità di tali rapporti e l’influenza che questi hanno sulla qualità della loro vita. A tal proposito F. sottolinea: “dopo un primo anno di insuccesso, l’inserimento nell’attuale gruppo classe mi ha dato la possibilità di trovare il pieno equilibrio. Solidarietà, complicità e rispetto sono i sentimenti che mi legano alle mie compagne”. L. afferma che: “le situazioni difficili in cui mi sono trovato di recente e, comunque in cui mi trovo spesso, hanno sempre a che fare con il mio essere uno che non dimostra ciò che prova, perché voglio essere forte a tutti i costi”. Oppure F. dice: “gli eventi della vita dipendono da noi solo nella misura del 50%, anche se le cose capitano perché spesso devono capitare. Questo non significa, però, che bisogna starsene con le mani in mano a guardare ciò che accade: si può sempre fare in modo che ci capiti ciò che noi vogliamo che capiti”. Una recente ricerca (Salvadori, Vincenti, Ruminati, 2001) ha evidenziato che gli studenti con maggiori competenze decisionali mostrano però una certa difficoltà nelle decisioni relative alle scelte della carriera. Risulta, inoltre, che quando tale competenza è correlata con un buon grado di fiducia rispetto alle proprie competenze decisionali, i soggetti hanno una maggiore percezione delle difficoltà. I risultati, nel complesso, evidenziano che le variabili che aumentano o diminuiscono il grado di fiducia che un soggetto ha rispetto alle competenze decisionali si riferiscono a: l’interazione con gli altri, l’immagine del futuro e la fiducia nella persona a cui si chiede il consiglio. In sintesi ciò che tale ricerca mette in evidenza è che, mentre gran parte degli interventi è rivolto agli “indecisi”, che si rivolgono più frequentemente ai servizi di counselling, alla luce dei risultati emersi sembrerebbe opportuno porre attenzione anche a coloro che si mostrano “decisi” e individuare le motivazioni che li hanno portati a formulare una stima delle loro competenze decisionali elevate. Risorse personali Nell’ambito dei tre colloqui realizzati in PassoallaPratica - Step One si è prestata grande attenzione al momento dell’integrazione del dato emerso dai questionari con il racconto di episodi e stralci di vita vissuta dai giovani. Ognuna delle dimensioni (gli stili di coping; l’autoefficacia percepita; gli stili attributivi; gli interessi professionali; la motivazione e il meto- 88 CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA do di studio) è stata da un lato esplorata attraverso uno specifico questionario, validato e standardizzato, e successivamente è stata approfondita attraverso il racconto della storia di vita. I giovani hanno potuto sentirsi i veri attori del processo di lettura dei dati emersi, in quanto hanno potuto prendere consapevolezza, da un lato, delle risorse su cui puntare per affrontare le proprie scelte future, per concretizzare il proprio sogno; dall’altro, delle “difficoltà” per la realizzazione degli stessi. Spesso, pur riuscendo a formulare il proprio sogno, sembrano non essere consapevoli di come questo si possa concretizzare, di quali sono le dimensioni di cui tener conto, di come possano essere impiegate. Nel complesso, emerge che la maggioranza dei ragazzi mostra una discreta fiducia in se stessi e verso le proprie capacità. I consulenti hanno cercato, attraverso la rilevazione delle risorse, di favorire un meccanismo di riconoscimento di quelle potenzialità nascoste che possono favorire l’accrescimento dei livelli di autostima. I giovani dichiarano di avere un forte desiderio di avere successo e sono convinti dell’importanza, “per una buona realizzazione personale”, di avere chiari gli obiettivi da raggiungere. Sono consapevoli del fatto che le risorse importanti per il raggiungimento dei propri obiettivi sono la costanza, la perseveranza, la volontà e l’impegno nel portare avanti le cose. E’ stato interessante evidenziare come il confronto con i consulenti, avvenuto nell’ambito del colloquio, abbia portato ad una riflessione sulle modalità con cui spesso, invece, si trovano ad affrontare le attività quotidiane. Diversi consulenti hanno sottolineato loro la necessità di organizzarsi meglio nel portare avanti i propri interessi, in quanto solo in questo modo possono riuscire a gestire e distribuire in modo più ottimale i loro impegni. Questa riflessione, inserita in una rilettura più articolata del loro modo di agire nelle varie sfere della vita, è stata molto ben accettata dai giovani che hanno dichiarato: “non avevo mai pensato alle cose che ci siamo detti in questi termini”. E’ stata sottolineata, dagli utenti dei percorsi, l’importanza del confronto e la possibilità di trarre, da questi momenti, elementi di riflessione molto stimolanti. E’ emerso, e questo a conferma dei dati relativi a una recente ricerca Isfol (Grimaldi, 2002b), che i giovani sono maggiormente preposti al confronto con figure esperte nel settore orientamento e inserite nel mondo del lavoro, piuttosto che con le proprie figure di riferimento (insegnanti e genitori). In relazione a questo dato i consulenti, in diverse occasioni, hanno sottolineato l’importanza di sviluppare una maggiore accettazione delle posizioni degli altri e della possibilità di essere più disponibili al confronto con l’adulto significativo. Un’altra area di risorse che può essere potenziata è relativa al bisogno di 89 Una lettura integrata dei dati emersi dai percorsi CAP. II - LA SPERIMENTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Una lettura integrata dei dati emersi dai percorsi migliorare la gestione delle attività di studio. Dal confronto è emerso che alcune variabili importanti per la riuscita in questo campo sono sicuramente l’impegno e la capacità di concentrazione. Per favorire questo è indispensabile che i giovani abbiano sia la possibilità di possedere una maggiore consapevolezza della possibilità di riuscita, che la capacità di utilizzare mezzi e tecniche per uno studio più produttivo. Per concludere, crediamo che le riflessioni presentate mostrino in che modo percorsi come PassoallaPratica possano favorire l’acquisizione di consapevolezza delle potenzialità dei soggetti necessari per l’attivazione di comportamenti pro-attivi, che vadano nella direzione di un autoorientamento e auto-potenziamento. La messa in atto di strategie cognitive e relazionali efficaci nei momenti di crisi necessita di spazi come questi in cui i soggetti possono, partendo da una lettura integrata del proprio modo di essere in interazione con il contesto di riferimento, possono affrontare le scelte con maggiore consapevolezza. 90 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei partecipanti LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA 1 IL PUNTO DI VISTA DEI PARTECIPANTI L a fine del percorso ha previsto la compilazione, da parte degli utenti, del “Questionario di valutazione dell’esperienza”32. Un questionario semi-strutturato che si proponeva di raccogliere le opinioni e le valutazioni degli studenti sull’intero percorso realizzato, con l’obiettivo finale di utilizzare tali informazioni per riprogettarlo e migliorarlo in funzione dei punti di forza e delle criticità che sarebbero emerse. I dati sono stati sottoposti ad analisi statistiche di tipo descrittivo e inferenziale. I risultati che verranno presentati sono relativi alle diverse aree esplorate dalle domande del questionario. In particolare, saranno descritti i dati che riguardano la soddisfazione del percorso, il gradimento generale, la coerenza con gli obiettivi prefissati e il risultato raggiunto. La soddisfazione del percorso Il questionario, rigorosamente anonimo, è stato distribuito al termine dei tre incontri previsti dal percorso33, e una volta compilato poteva essere consegnato direttamente al consulente o inviato tramite posta. 32 Allegato 10. 91 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei partecipanti La parte iniziale (item 1) del questionario riguardava l’area della “soddisfazione complessiva” dell’utente rispetto al percorso svolto. Come mostrano i dati della tabella 9, il 50,49% degli studenti si è dichiarato molto soddisfatto e il 28,16% si è detto del tutto soddisfatto. Solo il 3,88% si ritiene poco soddisfatto e nessuno (0,00%) ha dichiarato di sentirsi per niente soddisfatto. Tabella 9 Complessivamente quanto ti ritieni soddisfatto del percorso PassoallaPratica-StepOne? Tabella 9 Complessivamente quanto ti ritieni soddisfatto del percorso PassoallaPratica-StepOne? Percentuale Percentuale cumulata Per niente 0,00% 0,00% Poco 3,88% 3,88% Abbastanza 17,48% 21,36% Molto 50,49% 71,84% Del tutto 28,16% 100,00% 100,00% La figura 8 illustra la distribuzione delle frequenze, evidenziando chiaramente che la maggior parte degli studenti, circa un 80%, ha valutato molto positivamente il percorso. Figura 8 Complessivamente quanto ti ritieni soddisfatto del percorso PassoallaPratica-StepOne? 33 In qualche caso la distribuzione del questionario è avvenuta nel corso di un incontro collettivo organizzato dai singoli consulenti anche per raccogliere considerazioni e opinioni in forma aperta e qualitativa. 92 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA La struttura del percorso L’item 3 chiedeva di esprimere la propria preferenza relativamente ai colloqui, alla compilazione dei questionari o a entrambi. Si ricorda che il percorso prevedeva sia momenti di colloquio che di compilazione di 5 diversi strumenti. I questionari sono stati presentati all’utente e fatti compilare al termine dell’esplorazione verbale svolta durante i colloqui stessi, in modo tale da realizzare una compilazione assistita, vale a dire in presenza del consulente, così da poter fornire chiarimenti rispetto ad eventuali dubbi. La modalità preferita dalla maggior parte degli utenti (52,53%) è stata proprio la combinazione di colloqui e strumenti (tabella 10). Questo risultato conferma l’efficacia dell’impostazione metodologica del percorso, in quanto gli strumenti e i rispettivi punteggi ottenuti, dovevano svolgere soprattutto una funzione di stimoli, che sarebbero poi stati analizzati durante i diversi colloqui. Il punto di vista dei partecipanti Tabella 10 Il percorso prevedeva sia momenti di colloquio sia di compilazione di questionari. Cosa hai preferito? Tabella 10 Percentuale Colloqui 41,41% Compilazione questionari 4,04% Entrambi 52,53% Nessuno dei due 2,02% Il percorso prevedeva sia momenti di colloquio sia di compilazione di questionari. Cosa hai preferito? 100,00% Come si può vedere dalla figura 9, i colloqui, considerati separatamente, hanno ottenuto una percentuale di gradimento maggiore (41,41%) rispetto alla singola compilazione dei questionari (4,04%). Questa è un’indicazione importante, da tenere in considerazione rispetto alla progettazione dei percorsi d’orientamento, poiché, è proprio l’aspetto più squisitamente relazionale tipico dei colloqui, che permette un maggior approfondimento e favorisce una successiva riflessione insieme a un consulente. Il colloquio è stato, di fatto, considerato volutamente lo strumento principale nel percorso PassoallaPratica e la sua importanza è stata più volte enfatizzata durante la formazione rivolta ai consulenti, al fine di evitare il rischio di fornire agli utenti una restituzione basata solamente sui punteggi dei questionari, che li incasellasse in un profilo “statico”. 93 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei partecipanti Figura 9 Il percorso prevedeva sia momenti di colloquio sia di compilazione di questionari. Cosa hai preferito? La coerenza del percorso rispetto alle aspettative iniziali Nel corso del primo colloquio è stata attribuita particolare importanza all’analisi della domanda dell’utente, espressa dapprima nella scheda di partecipazione, in cui si doveva esplicitare la propria motivazione rispetto all’adesione al percorso e, successivamente, approfondita durante il primo incontro utente - consulente. Tale analisi è stata fondamentale per capire se il percorso poteva essere di supporto alla vera domanda portata dall’utente o se, invece, la richiesta riguardava aspetti che esulavano dagli obiettivi di PassoallaPratica. L’approfondimento della domanda in sede di primo colloquio ha permesso di esplorare e definire anche le aspettative degli utenti, esplicitandole in modo tale da poterle poi confrontare con il percorso svolto. Il quinto item chiedeva di esprimere la coerenza del percorso rispetto alle aspettative formulate nel primo colloquio. Come si può vedere dalla tabella 11, i risultati della valutazione finale mostrano che il 44,23% degli utenti ha definito il percorso molto coerente con le aspettative espresse e Tabella 11 Quanto è stato coerente il percorso con le aspettative che avevi formulato all’interno del primo colloquio? Tabella 11 Quanto è stato coerente il percorso con le aspettative che avevi formulato all’interno del primo colloquio? Percentuale Percentuale cumulata Per niente 0,96% 0,96% Poco 5,77% 6,73% Abbastanza 14,42% 21,15% Molto 44,23% 65,38% Del tutto 34,62% 100,00% 100,00% 94 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA il 34,62% lo ha reputato del tutto coerente. Nel 14,42% dei casi i soggetti lo hanno ritenuto abbastanza coerente. Soltanto il 5,77% del campione ha ritenuto il percorso poco coerente e lo 0,96% per niente coerente con le proprie aspettative (figura 10). Il punto di vista dei partecipanti Figura 10 Quanto è stato coerente il percorso con le aspettative che avevi formulato all’interno del primo colloquio? I colloqui L’item 6 chiedeva di valutare singolarmente i colloqui, fornendo agli studenti un elenco di otto aggettivi, rispetto ai quali bisognava esprimere un giudizio su una scala a cinque punti che andava da 1= per nulla a 5= del tutto. Come si può osservare dalla tabella 12, i colloqui sono stati reputati molto interessanti dal 56,73% degli studenti e del tutto interessanti dal 21,15%. Rispetto all’utilità, un totale del 63,46% degli studenti ha dichiarato di considerare i colloqui molto e del tutto utili. Tabella 12 I colloqui sono stati … Per nulla Poco Abbastanza Molto Del tutto Interessanti 0,00% 4,81% 17,31% 56,73% 21,15% Utili 0,96% 0,96% 34,62% 45,19% 18,27% Stimolanti 0,00% 4,81% 43,27% 31,73% 20,19% Impegnativi 14,42% 40,38% 32,69% 10,58% 1,92% Arricchenti 0,00% 8,65% 47,12% 31,73% 12,50% Ben strutturati 0,00% 4,81% 28,85% 37,50% 28,85% Corrispondenti alle aspettative 3,88% 4,85% 42,72% 32,04% 16,50% Complessi 32,69% 41,35% 21,15% 4,81% 0,00% 95 Tabella 12 I colloqui sono stati... CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei partecipanti Inoltre, i colloqui sono stati considerati molto e del tutto stimolanti dal 51,92% del campione e abbastanza stimolanti dal 43,27%. Relativamente all’arricchimento personale, il 44,23 % degli utenti, ha ritenuto i colloqui molto e del tutto arricchenti e il 47,12% abbastanza arricchenti. Dal punto di vista della strutturazione dei colloqui, il 66,35% degli studenti li ha reputati molto e del tutto ben strutturati. Il 48,54% degli studenti ha trovato i colloqui molto e del tutto corrispondenti alle proprie aspettative. Il 42,72% li ha valutati abbastanza corrispondenti. D’altra parte, i colloqui sono stati considerati poco (40,38%) e per nulla (14,42%) impegnativi e poco (41,35%) e per nulla (32,69%) complessi. I questionari L’item 7 chiedeva di valutare singolarmente gli strumenti psicometrici utilizzati, sulla base della stessa lista di aggettivi relativa ai colloqui, rispetto ai quali gli studenti dovevano esprimere, anche questa volta, un giudizio su una scala a cinque punti che andava da “per nulla” a “del tutto”. Come illustrato dalla tabella 13, nel 37,50% dei casi, i questionari sono stati giudicati molto interessanti e nel 14,42% del tutto interessanti. Dal punto di vista dell’utilità, il 36,54% degli studenti ha dichiarato di considerare i questionari molto utili e il 13,46% li ha ritenuti del tutto utili. Tabella 13 I questionari sono stati ... Tabella 13 Per nulla Poco Abbastanza Molto Del tutto Interessanti 0,00% 9,62% 38,46% 37,50% 14,42% Utili 0,00% 10,58% 39,42% 36,54% 13,46% Stimolanti 2,91% 12,62% 48,54% 28,16% 7,77% Impegnativi 16,35% 31,73% 35,58% 12,50% 3,85% Arricchenti 1,94% 23,30% 41,75% 29,13% 3,88% Ben strutturati 0,00% 8,74% 33,01% 40,78% 17,48% Corrispondenti alle aspettative 4,85% 16,50% 43,69% 25,24% 9,71% Complessi 24,04% 36,54% 25,96% 10,58% 2,88% I questionari sono stati... I questionari sono stati considerati molto e del tutto stimolanti per il 35,93% degli utenti e abbastanza stimolanti per il 48,54%. Sono stati inoltre giudicati molto e del tutto arricchenti dal 33,01% del campione e 96 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA abbastanza arricchenti dal 41,75%. Dal punto di vista della strutturazione dei questionari, il 58,26% degli studenti li ha ritenuti molto e del tutto ben strutturati. Nel 34,95% dei casi, i questionari sono risultati molto e del tutto corrispondenti alle proprie aspettative. Il 43,69 % li ha considerati abbastanza corrispondenti. D’altra parte, il 31,73% del campione li ha ritenuti poco impegnativi e il 16,35% per nulla impegnativi. Inoltre, il 36,54% degli utenti li ha considerati poco complessi e il 24,04% per nulla complessi. La comparazione tra colloqui e questionari Per avere un quadro chiaro rispetto alla valutazione complessiva dei questionari e dei colloqui da parte degli utenti del percorso, sono state comparate le medie di risposta date ai due item. Sebbene complessivamente i giudizi espressi relativamente ai colloqui e agli strumenti siano, come andamento generale sovrapponibili, come è possibile rilevare dal grafico sottostante (figura 11), si riscontrano valori più elevati relativamente ai colloqui. Evidentemente è questa la modalità generalmente considerata “privilegiata” da tutti i punti di vista (interesse, utilità, arricchimento personale, etc). Figura 11 Comparazione tra le medie di risposta di questionari e colloqui (1=Per nulla, 2=Poco, 3=Abbastanza, 4=Molto, 5=Del tutto) Il risultato raggiunto Per avere una valutazione più approfondita rispetto a ciò che gli studenti sentivano di aver ricavato dalla partecipazione al percorso Passoalla- 97 Il punto di vista dei partecipanti CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei partecipanti Pratica - Step One è stato loro chiesto, utilizzando una domanda aperta (item 2), di indicare il motivo del proprio livello di soddisfazione rispetto all’intero percorso. Preliminarmente è stata compiuta un’analisi esplorativa del testo, volta ad individuare cluster di parole co-occorrenti dotati di significato. A questo scopo è stata compiuta un’analisi delle occorrenze, che ha evidenziato l’esistenza di 10 parole in grado di comprendere circa il 9%34 delle parole complessivamente fornite in risposta a questa domanda. Le parole individuate sono state: aiutato, capire, colloqui, consulente, futuro, percorso, risultato, scelta, test, università. Sulla base delle occorrenze, alcune di queste parole sono diventate, in realtà, gruppi di sinonimi: consulente è stato utilizzato come sinonimo di tutor o operatore. Inoltre, test è risultato anche sinonimo di quiz, in quanto è stato usato da alcuni soggetti con lo stesso significato. Un’analisi dei cluster effettuata sulla matrice generata dalla co-occorrenza di ciascuna parola con ciascun’altra, ha individuato due gruppi coerenti (cluster) di parole. Il primo cluster è descritto attraverso i seguenti indicatori: colloqui, test, risultato e consulente. Il secondo si struttura intorno a due nuclei: uno costituito dalla tripletta di parole “aiuto – capire – futuro” mentre l’altro nucleo è costituito da “scelta – università”. In seguito verranno presentati alcuni esempi che meglio descrivono i due cluster individuati. Per quanto riguarda il primo, alcuni studenti riportano: “Sono contento di aver trovato persone competenti” e ancora, “Dai test sono emersi i profili del mio carattere” e inoltre “Il profilo che è uscito dai test e dai colloqui, coincide con la realtà”. Per quanto riguarda il secondo cluster, i due nuclei di significato vengono messi in risalto da espressioni distinte. Il primo nucleo, si riferisce agli aspetti legati alla comprensione e all’acquisizione di consapevolezza inerente alla propria scelta futura, una scelta che però non è ancora ben identificata e specifica. Ecco alcuni esempi: “Mi ha aiutato a darmi almeno una base per orientarmi nella scelta futura”, “Perché sono riuscito a capire molte cose e mi ha chiarito le mie prospettive per il futuro”, “Perché dallo stato di incertezza con cui sono partito, ora so come muovermi per capire cosa fare in futuro”. Il secondo nucleo, invece, fa riferimento ad una scelta precisa, quella di seguire un percorso universitario. Come si può evidenziare anche dai dati del campione, molti studenti, infatti, hanno deciso di proseguire gli studi intraprendendo l’Università. A questo proposito, alcuni studenti riferiscono: “Sono piuttosto soddisfatto perché i risultati dei test e dei colloqui 34 E’ doveroso ricordare che il 32% delle parole sono particelle, pronomi o articoli. 98 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA coincidono con la mia scelta universitaria” ; “L’ho trovato molto utile al mio processo universitario, ho riscontrato anche qualità in me che non mi ero accorto di possedere”. L’analisi successiva ha avuto lo scopo di realizzare una griglia che potesse sintetizzare i motivi e le motivazioni specifiche della soddisfazione o dell’insoddisfazione circa il percorso. A questo scopo, sono state presentate una serie di affermazioni agli studenti (item 8), rispetto alle quali, essi dovevano segnalare, su una scala a cinque, il grado di verità o falsità (Del tutto falso, Piuttosto falso, Ne’ vero ne’ falso, Piuttosto vero, Del tutto vero). Come si può osservare dalla tabella 14, in cui sono presentate le frequenze in relazione a ciascuna espressione per l’intero campione, la partecipazione degli studenti al percorso di PassoallaPratica, ha consentito loro soprattutto di “Riflettere sulla mia modalità di fronteggiare le situazioni” (87,38%), “Acquisire maggiore consapevolezza delle mie capacità personali” (86,54%), “Esplorare le mie motivazioni” (82,69%), “Definire i miei interessi professionali” (79,8%), “Comprendere le mie possibilità di crescita” (77,88%), “Conoscere e capire di più le mie possibilità future” (76,92%). Tabella 14 Griglia sui motivi di soddisfazione o insoddisfazione rispetto al percorso Del tutto Piuttosto Né vero Piutto- Del tutto falso falso né falso sto vero vero Conoscere e capire di più le mie 0,96% 6,73% 15,38% 58,65% 18,27% possibilità future Acquisire maggiore consapevolezza delle mie capacità personali 0,00% 4,81% 8,65% 64,42% 22,12% Avere un aiuto in un momento 5,83% 9,71% 38,83% 33,01% 12,62% di crisi Divertirmi 9,09% 17,17% 35,35% 27,27% 11,11% Definire il mio percorso di crescita futura Comprendere le mie possibilità di crescita Riflettere sulla mia modalità di fronteggiare le situazioni Capire le mie modalità di spiegazione degli eventi Definire i miei interessi professionali Ragionare sul mio metodo di studio 2,88% 7,69% 22,12% 52,88% 14,42% 0,00% 8,65% 13,46% 56,73% 21,15% 0,00% 0,97% 11,65% 55,34% 32,04% 0,97% 4,85% 19,42% 55,34% 19,42% 0,96% 7,69% 11,54% 58,65% 21,15% 1,92% 2,88% 20,19% 48,08% 26,92% Esplorare le mie motivazioni 0,96% 4,81% 11,54% 56,73% 25,96% 99 Il punto di vista dei partecipanti Tabella 14 Griglia sui motivi di soddisfazione o insoddisfazione rispetto al percorso CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei partecipanti Dopo aver analizzato le frequenze, i dati sono stati approfonditi mediante un’analisi fattoriale esplorativa35, che ha permesso di sintetizzare l’informazione e renderla di più facile lettura. Tale analisi è stata effettuata nonostante la numerosità poco elevata del campione, esclusivamente con lo scopo di sondare l’esistenza di fattori indicativi. I risultati hanno evidenziato tre fattori in grado di spiegare complessivamente il 62,17% della varianza (tabella 15), di cui solo i primi due sono consistenti (52,86%) saturando un significativo numero di item. Tabella 15 Fattori Varianza iniziale Varianza ricalcolata36 Fattore 1 41,67% 25,84% Fattore 2 11,19% 26,22% Fattore 3 9,31% 10,13% Tabella 15 Fattori Come si può osservare dalla tabella 16, le variabili che caratterizzano il primo fattore37 (41,67%) sono: ”Conoscere e capire di più le mie possibilità future”, “Acquisire maggiore consapevolezza delle mie capacità”, “Definire il mio percorso di crescita futura”, “Comprendere le mie possibilità di crescita”. Questo fattore descrive, quindi, una dimensione di maturazione futura nella definizione del proprio progetto di vita. Per quanto riguarda le variabili che si aggregano nel secondo fattore (11,19%), esse sono: “Avere un aiuto in un momento di crisi”, “Riflettere sulla mia modalità di fronteggiare le situazioni”, “Capire le mie modalità di spiegazione degli eventi”, “Definire i miei interessi professionali”, “Esplorare le mie motivazioni”. Questo fattore fa riferimento, pertanto, alla conoscenza delle proprie capacità e risorse attuali. La conoscenza delle proprie capacità e risorse personali, l’acquisizione di consapevolezza rispetto al proprio modo di affrontare le situazioni, di attribuire significato agli eventi sono strettamente interconnesse con la capacità degli studenti di operare una scelta consapevole con maggior serenità e poter quindi progettare il proprio percorso di vita. Infine, l’item 9 chiedeva agli studenti se avrebbero consigliato il percorso ad un amico. La risposta che ha fornito la totalità del campione è stata posi- E’ stato utilizzato il metodo delle componenti principali con rotazione Oblimin. La varianza è stata calcolata con il metodo di Hadamart 37 In ogni fattore sono state incluse le variabili con una saturazione superiore a 0.50 (come indicato da Comrey e Lee, 1995). 35 36 100 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA tiva, adducendo come motivazione principalmente quelle sopra esposte. Tabella 16 Matrice Pattern - Saturazioni fattoriali Fattore 1 Fattore 2 Fattore 3 Conoscere e capire di più le mie possibilità future 0,920 -0,135 0,080 Acquisire maggiore consapevolezza delle mie capacità personali 0,834 -0,008 -0,064 Avere un aiuto in un momento di crisi 0,043 0,615 0,143 Divertirmi 0,103 0,107 0,895 Definire il mio percorso di crescita futura 0,673 0,190 0,286 Comprendere le mie possibilità di crescita 0,676 0,149 -0,120 Riflettere sulla mia modalità di fronteggiare le situazioni Capire le mie modalità di spiegazione degli eventi 0,243 0,481 -0,363 0,075 0,704 -0,102 Definire i miei interessi professionali 0,338 0,449 -0,175 Ragionare sul mio metodo di studio 0,045 0,707 -0,017 Esplorare le mie motivazioni -0,171 0,905 0,135 2 IL PUNTO DI VISTA DEI CONSULENTI Partendo dall’idea che la valutazione debba considerarsi una parte integrante di ogni percorso di sperimentazione, più che non un momento finale di misurazione dei risultati, nel presente paragrafo si intende presentare il punto di vista dei consulenti di orientamento sull’intero percorso, dalla fase di progettazione a quella di verifica, focalizzandosi sull’individuazione di punti di forza e punti di debolezza, funzionalità, coerenza e realizzabilità. Le fonti di origine del materiale elaborato sono tre: - i diari di bordo tenuti dai consulenti durante la sperimentazione; - le due riunioni di coordinamento realizzate in Isfol; - la sintesi dell’incontro di bilancio finale organizzata a distanza di qualche mese dalla conclusione dei percorsi38. Dai verbali degli incontri e da questi documenti sono state estratte alcune affermazioni dei consulenti particolarmente significative, riportate nel testo tra virgolette, come ulteriore integrazione e supporto alla lettura dei dati. 38 101 Tabella 16 Matrice Pattern Saturazioni fattoriali Il punto di vista dei consulenti CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei consulenti Sulla base di tali premesse verranno presi in esame in particolare due aspetti ritenuti centrali: da un lato la qualità del percorso percepita dai consulenti in termini di efficacia e gradimento dell’iniziativa, dall’altro il grado di applicabilità e replicabilità del modello d’intervento proposto. La finalità perseguita è elaborare una sintesi ragionata delle opinioni, idee, suggerimenti emersi da parte dei protagonisti dell’intervento (dal primo incontro formativo all’ultima riunione di verifica) tenendo presente da un lato un focus sugli aspetti organizzativo-metodologici, dall’altro su quelli più strettamente di contenuto. La qualità del percorso: l’articolazione e l’organizzazione I consulenti hanno, in generale, apprezzato l’articolazione del percorso. In particolare è risultata utile l’alternanza di momenti di colloquio e momenti di somministrazione di questionari, per alcuni di essi innovativa rispetto alla loro pratica professionale abituale. Molti degli operatori coinvolti, infatti, non utilizzano solitamente strumenti standardizzati ma, all’interno dei colloqui, si avvalgono di strumenti “altri”, creati ad hoc o adattati, sia perché considerano il colloquio lo strumento principe della consulenza orientativa, sia perché gli strumenti standardizzati rappresentano un costo economico per il servizio di appartenenza non sempre sostenibile. L’articolazione temporale prevista è stata ritenuta sufficiente e necessaria soprattutto per instaurare un clima di fiducia e collaborazione: “abbiamo valutato positivamente l’articolazione del percorso in tre colloqui, sottolineando l’importanza della continuità degli incontri nel formare una buona alleanza con l’utenza e instaurare così un clima di fiducia, fondamentale per impostare un buon lavoro con gli adolescenti”. In merito alle tematiche affrontate in ogni incontro, i consulenti hanno approvato la scelta delle dimensioni da indagare, alcune ritenute più classiche, altre, come il coping e il metodo di studio, più innovative rispetto alla pratica abituale. È emersa, da alcuni, la difficoltà relativa alla scelta di approfondire il tema degli interessi nel secondo colloquio, poiché gli utenti lo considerano “centrale e urgente”. A tal proposito, molti hanno invece valutato positivamente tale scelta, intesa come una modalità per non rispondere a un bisogno nell’urgenza del momento, ma invitare alla riflessione più approfondita su di sé, per poi lavorare sul proprio progetto futuro. Per ciò che concerne il numero di colloqui, esso è risultato complessivamente efficace soprattutto con quei giovani che avevano già delle ipotesi da discutere, mentre: “…per i ragazzi che vivono uno stato confusionale più accentuato, che faticano a individuare un’ipotesi iniziale da cui partire, sarebbe più utile un percorso più lungo, con tempi meno pres- 102 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA santi, che permettano di avere maggiori spazi di riflessione tra un incontro e l’altro, con contenuti più diluiti…”. L’idea di dedicare ogni colloquio all’esplorazione di un numero minore di variabili, soprattutto per quegli utenti che manifestano la necessità di avere a disposizione “tempi più lunghi”, è sembrata scontrarsi con ciò che la quasi totalità dei consulenti riferisce, cioè il bisogno di realizzare percorsi più economici dal punto di vista delle risorse coinvolte. È emerso quindi il desiderio di dedicare sempre più tempo alla relazione con l’utente: “…andrebbe pensato un quarto incontro per affrontare la problematica del progetto personale, ma sarebbe troppo impegnativo…”, che si scontra con il vincolo economico e, quindi, con l’effettiva realizzabilità. Alcuni consulenti, valutando comunque l’interruzione della relazione con l’utente troppo brusca dopo “soli” tre colloqui, hanno realizzato un incontro collettivo a valle del percorso, con l’idea di valutare insieme ai diretti partecipanti il processo di sperimentazione39. Il percorso, nel suo complesso, è stato tuttavia valutato oneroso per le strutture: gli operatori pensano che “il percorso costi troppo in termini di impegno per gli operatori (scoring, back-office), durata (tre colloqui) e costo degli strumenti”. In alcuni casi tale onerosità è stata sentita come eccessiva, in altri come sostenibile. Riflettendo ancora sulle difficoltà incontrate, l’organizzazione degli incontri intermedi di coordinamento ha in qualche caso comportato un sovraccarico di lavoro per i consulenti e per gli utenti stessi: “...è stato difficile conciliare tutte le attività con la sperimentazione che si è rivelata molto impegnativa… i tempi erano troppo stretti...”. Oppure: “...ho dovuto spostare gli appuntamenti per problemi di studio dei ragazzi legati al periodo…”. In alcuni casi, per ovviare a questo aspetto, le scuole hanno accordato la partecipazione dei ragazzi agli incontri durante l’orario scolastico, anche se presso il servizio (uscita autorizzata). È stato considerato molto importante che fosse l’utente a recarsi dal consulente in quanto portatore di una domanda d’aiuto, ma persona autonoma e responsabile. Secondo gli operatori, infatti, un intervento individuale a scuola sarebbe stato più “comodo”, ma avrebbe potuto indurre un rischio di infantilizzazione del giovane. Per quel che riguarda l’organizzazione, una variabile decisiva pare essere stata proprio il setting dell’intervento. I consulenti hanno sottolineato la necessità di avere a disposizione un locale dedicato in uno spazio protetto, condizione peraltro importante per ogni tipo di consulenza alla 39 Nel corso di questo incontro alcuni consulenti hanno scelto di distribuire il questionario di valutazione finale i cui dati sono stati presentati nel paragrafo precedente. 103 Il punto di vista dei consulenti CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei consulenti persona, ma sentita ancora più importante nel lavoro con gli adolescenti: “…la sede degli incontri ospitava anche corsi di formazione, questo generava disagio e confusione…”. Per altri “…è stato possibile avere a disposizione ambienti confortevoli e appartati e ciò ci ha consentito di lavorare indisturbati e in piena tranquillità…”. È emersa, inoltre, l’importanza che lo spazio fosse interno a un servizio preposto all’orientamento e percepibile come tale, affinché: “…il servizio venga riconosciuto dall’utenza come riferimento anche per eventuali approfondimenti…”. Riflettendo sugli aspetti organizzativi, un primo elemento riguarda il supporto metodologico al percorso fornito dal “kit per il consulente”: “...molto utile la manualizzazione del percorso...”. Se da un lato sembra aver costituito un carico per i tempi necessari alla lettura, dall’altro si è rivelato una condizione necessaria, un vademecum fondamentale ed efficace. Altre difficoltà incontrate dai consulenti sono state ricondotte al ritardo iniziale nella ricezione degli strumenti, a causa della mancata disponibilità immediata sul mercato di tutti i questionari necessari40. I colloqui I consulenti sono stati unanimi nell’attribuire ai colloqui un ruolo centrale nel percorso, sia perché li hanno considerati ben strutturati, sia perché hanno consentito all’utente di esprimere le proprie esigenze e il proprio bisogno di orientamento: “…il colloquio con lo studente si è rivelato essere lo strumento principe dell’intero percorso, dalla fase di avvio a quella conclusiva. È stato il luogo in cui aprire possibili aree di riflessione, interpretare i profili ottenuti con gli strumenti, ipotizzare alcuni profili professionali più vicini e individuare i rispettivi percorsi formativi…”. È emersa, inoltre, una buona coerenza tra i dati emersi nei colloqui e quelli emersi dai questionari, che sembra testimoniare l’adeguatezza dell’impianto metodologico e la validità delle dimensioni indagate. In alcuni casi la coerenza è stata letta in termini di timore di essere ripetitivi o ridondanti: “…questa coerenza se da una parte conferma la validità del modello, dall’altra rischia di rendere i risultati un po’ ovvi…” Gli operatori che nella loro pratica lavorativa non utilizzano il colloquio in profondità come strumento di lavoro, hanno trovato molto utile la check-list prevista nel kit del consulente, che sembra aver svolto una funzione di guida e di contenimento: “…la check-list è ciò che salva l’opera- 40 Questo fatto ha portato alcune strutture ad avere tempi ancora più compressi nella realizzazione sul campo che tuttavia, per i vincoli organizzativi e amministrativi della sperimentazione, non è stato possibile estendere. 104 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA tore, permette di rimanere all’interno delle tematiche programmate per quell’incontro…” . A tal proposito, in qualche caso, il gruppo di consulenti del servizio ha lavorato all’adattamento delle check-list per l’uso interno, favorendo l’integrazione tra l’approccio proposto dalla sperimentazione e quello adottato dal servizio. Tale momento è stato vissuto come molto utile al fine di una rielaborazione di gruppo sul senso del lavoro che si stava facendo, promuovendo il confronto tra gli operatori stessi e con le altre esperienze svolte sul territorio nazionale attraverso la funzione di rete svolta dai tutor. Il colloquio è stato considerato soprattutto il luogo per sollecitare nei giovani la riflessione su di sé a partire dai dati stimolo dei questionari: “…nel colloquio avviene la verifica dei risultati dei questionari in quanto permette agli utenti di prendere atto di certi loro atteggiamenti…” I tempi previsti sono stati generalmente rispettati ma molti operatori hanno suggerito di ridimensionare la durata dei colloqui a un’ora e mezza, soprattutto del primo e del terzo. L’estensione è stata infatti per molti considerata eccessiva sia per il tipo di utenza: “…gli adolescenti fanno fatica a tenere per tutto quel tempo…”, sia per un problema di risorse e di costi dei servizi. In particolare, secondo alcuni, il secondo colloquio è stato eccessivamente impegnativo a causa della complessità e durata degli strumenti adottati. Una proposta è stata quella di sdoppiarlo in due momenti più brevi e quindi meno intensi. In merito al terzo colloquio, considerato da tutti decisivo ai fini dell’attivazione del ragazzo nella messa a punto di un progetto personale, molti hanno ritenuto estremamente utile e innovativa la consegna della scheda di sintesi: “…una scheda scritta, chiara e essenziale, dove le informazioni vengono sintetizzate e probabilmente rimangono più impresse e soprattutto a disposizione anche in momenti diversi dal colloquio, dove probabilmente l’utente è più disponibile ad una sua riflessione e elaborazione personale…”. La scheda è stata quindi percepita come uno strumento dell’utente: “…serve a rivedere con maggiore obiettività la propria situazione, oggettivarla in un tempo e contesto determinati, raccogliere maggiori elementi di consapevolezza…”. Alcuni consulenti hanno sottolineato una criticità rispetto alla conduzione dei colloqui in generale, che fa riferimento a un rischio di “eccessiva psicologizzazione” del percorso: “…temo una valenza molto, troppo clinica del colloquio…”, che in molti casi ha portato i consulenti a stimolare, un po’ forzosamente, i giovani: “…tentando faticosi tentativi di autoriflessione…”. Tale criticità è stata evidenziata soprattutto da quei con- 105 Il punto di vista dei consulenti CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei consulenti sulenti che, nella pratica professionale, adottano un approccio all’orientamento più centrato sull’esplorazione delle capacità e degli interessi, meno sulla visione e percezione di sé. Gli strumenti I consulenti hanno valutato in maniera piuttosto omogenea l’applicazione di quattro degli strumenti previsti dal percorso. Soltanto per l’SDS si possono individuare due correnti di riflessioni, una estremamente favorevole e una piuttosto contraria. In particolare, “Io di fronte alle situazioni” è stato considerato utile poiché esplora una dimensione nuova e fondamentale, il coping, è facile e piacevole da compilare e si presta a una restituzione chiara ma non per questo superficiale. Le situazioni sembrano corrispondere a quelle di vita reale facilitando il compito dei giovani che vi si identificano senza troppe difficoltà. In pochi casi infatti sono stati segnalati problemi che riguardano questo aspetto dello strumento. Alcuni consulenti suggeriscono di formulare la domanda introduttiva più semplicemente (“cosa fai?” al posto di “cosa faresti?”). Un consulente suggerisce di modificare due item (40 e 41), perché poco chiari. Altri migliorerebbero la grafica della griglia di risposta. Le perplessità più salienti che sono emerse, riguardano quelle considerazioni che reputano il test eccessivamente sbilanciato su una dimensione “psicologica”: “…mi sono sentita quasi costretta a dare interpretazioni su atteggiamenti e stili senza essere sicura di restituire elementi corretti…”. Questo dubbio sembra essere legato a una mancata esperienza nella conduzione di colloqui individuali in profondità e a un tipo di approccio diverso da quello proposto nella pratica professionale quotidiana. Il “Questionario di Motivazione e Metodo”, ancorché sia risultato un po’ lungo per gli studenti, secondo i consulenti ha consentito di approfondire il tema del metodo di studio che non sempre è facilmente affrontabile in sede di colloquio. Secondo alcuni non è immediata la risposta, che richiede un maggior tempo di riflessione rispetto agli altri test. Il questionario “Quanta fiducia ho in me?” esplora sì l’autoefficacia, ma consente di esplorare anche la dimensione dell’attribuzione e di fare collegamenti con il questionario sull’attribuzione causale. È stato considerato più semplice da compilare e da restituire di quest’ultimo. Ha consentito, inoltre, di integrare i risultati con quelli emergenti dal questionario sul coping. L’”SDS”, è stato ritenuto da alcuni uno strumento utile poiché stimola la curiosità dei ragazzi e li aiuta a ampliare le loro conoscenze sul mondo delle professioni, favorendo anche lo sviluppo di nuove aree d’interesse. In particolare, sembra essere stato interessante il confronto tra la sezione 106 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA “sogni a occhi aperti” e il codice globale ottenuto: “…l’SDS permette agli studenti di mettersi in gioco pensando al loro futuro professionale…”. Altri consulenti lo hanno invece valutato uno strumento rischioso e poco utilizzabile, se non in alcuni contesti “molto protetti”: “…l’SDS risulta a rischio di banalizzazione, può screditare la serietà del percorso con alcuni risultati, nonostante sia interessante il fascicolo “Trova Lavoro”, come strumento di ampliamento delle opzioni per i ragazzi…”. Il “Questionario sull’attribuzione” in generale è stato valutato negativamente dai consulenti perché in fase di compilazione si rivela di scarsa attinenza al vissuto quotidiano dell’utenza, i dati sono di difficile lettura e in fase di restituzione risulta essere poco discriminante. Anche il manuale non sembra essere stato utile per l’applicazione dello strumento. Per quel che riguarda la scelta degli strumenti, le opinioni sono state mediamente favorevoli. In particolare l’abbinamento con il colloquio è stato considerato in generale buono: “…la lettura incrociata dei risultati ha permesso di ottenere un profilo chiaro e completo…”. Alcuni consulenti hanno evidenziato il rischio di ridondanza che si corre utilizzando i cinque strumenti. I questionari, infatti, spesso indagano aree simili o sovrapponibili, in particolare il questionario sul coping e quello sugli stili di attribuzione (molti suggeriscono quindi una successiva riduzione del numero di strumenti). Gli effetti percepiti sull’utenza I consulenti hanno considerato l’esperienza molto positiva per i giovani in termini di coinvolgimento dimostrato e motivazione espressa: “…ciò che ha facilitato il tutto è stata la volontà dei ragazzi di effettuare un’esperienza nuova e di potersi conoscere meglio…”. Molti hanno inoltre sottolineato come gli utenti abbiano manifestato elevate aspettative nei confronti dell’esperienza, a volte addirittura “…eccessive, di risoluzione immediata del problema…”. La motivazione sembra essere stata soprattutto dettata dal desiderio, da un lato di fare un’esperienza “diversa” per conoscersi meglio, dall’altra da un reale bisogno di supporto in una fase delicata della propria vita: “…ciò che ha facilitato il tutto è stata la volontà dei ragazzi di effettuare un’esperienza nuova e di potersi conoscere meglio…”. E ancora: “…ho riscontrato un interesse reale da parte degli studenti, una richiesta reale di supporto e assistenza dovuta al particolare momento che stanno vivendo…”; “…il bisogno di sicurezza e di conoscenza di sé è la cosa che più mi ha colpita…”. Queste condizioni hanno consentito l’instaurarsi di una buona alleanza tra consulenti e utenti e hanno facilitato una comunicazione “fluida” ed efficace. Alcuni operatori hanno, inoltre, a tal proposito riferito che nel corso della sperimentazione: “…la richiesta più forte non è (stata) tanto 107 Il punto di vista dei consulenti CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei consulenti quella di avere informazioni, quanto di avere un’occasione per conoscere meglio se stessi, i propri interessi, le cose che piacciono di più, la possibilità di parlarne liberamente con qualcuno che ha esperienza di questo stato d’animo…”. Oppure: “…avere a disposizione qualcuno con cui dialogare in un momento di crisi, che non giudichi ma che accompagni, è il desiderio più grande da me avvertito…”. Sembra, quindi, che un approccio centrato sulla persona favorisca l’espressione di un bisogno di conoscenza di sé e una competenza “autoriflessiva”. Per quanto riguarda le competenze messe in campo dall’utenza in generale, secondo la maggioranza dei consulenti gli studenti coinvolti hanno dimostrato buone capacità di analisi e di rielaborazione delle dimensioni indagate dai test e nei colloqui. Solo in alcuni casi i consulenti hanno considerato il percorso “eccessivamente clinico” per il target degli adolescenti, riportando una loro difficoltà nello svolgere un ruolo non sentito come proprio: “…mostravano difficoltà più o meno marcate nell’autodescrizione e nella descrizione delle proprie capacità…ciò probabilmente è dovuto al mancato uso dell’introspezione…”. Molti consulenti hanno valutato, inoltre, tale aspetto come un valore, considerando “sfidante” ed educativa l’esperienza proprio perché richiedeva uno sforzo di riflessività e pensiero su di sé. Per quello che riguarda la competenza progettuale dei giovani, alcuni consulenti hanno rilevato negli utenti “…la ristrettezza della loro prospettiva temporale…” che sembra concordare con un diffuso senso di insicurezza, con la tendenza a sottovalutarsi e con il bisogno di sostegno nella progettazione del proprio futuro. Ciò che pare interessante, inoltre, è che la sperimentazione ha messo in luce come la difficoltà di chiedere aiuto tipica dell’adolescente non abbia determinato, secondo tutti gli operatori coinvolti, resistenze. Tutti sono stati, infatti, concordi nell’affermare che la risposta da parte del campione di giovani selezionato sia stata assolutamente positiva. In sintesi, gli effetti registrati sull’utenza in termini di risultati ottenuti secondo i consulenti sono stati: - la necessità di approfondire il percorso attraverso la progettazione di una fase successiva d’intervento; - il desiderio di esplorare altre realtà in tema di orientamento; - l’aver messo in dubbio una scelta già fatta di concludere il percorso di studi, nell’ipotesi invece di proseguire; - la conferma di intuizioni passate e la circoscrizione di specifici ambiti di interesse; - la messa a fuoco di una direzione o di una scelta già presente. 108 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Applicabilità e trasferibilità del percorso: gli elementi di facilitazione e di ostacolo Gli elementi di facilitazione dei percorsi, secondo i consulenti, possono essere ricondotti a cinque principali fattori: - il crescente interesse in ambito scolastico per il tema dell’orientamento; - l’alto livello motivazionale espresso dal campione coinvolto; - l’utilizzo di strumenti comuni e stabiliti a priori; - la disponibilità del “kit per il consulente”; - la tutorship. Sui primi tre punti si è già detto in precedenza, per quel che riguarda l’utilità per i consulenti di un “kit di strumenti”, essa è conducibile a due vantaggi concreti che ha comportato. Entrambi riguardano l’aumento del confronto tra operatori, a un primo livello, quello locale, del servizio, e a un secondo, nazionale, tra operatori appartenenti a diverse realtà geografiche e professionali. Il “kit per il consulente” ha svolto soprattutto una funzione formativa e di supporto, utile sia a livello individuale, sia nella relazione di tutorship. Tutti i consulenti hanno, inoltre, considerato centrale la relazione di tutorship, che sembra aver avuto queste principali funzioni: - formativa rispetto ai contenuti e agli strumenti; - di supporto e accompagnamento nella sperimentazione; - di monitoraggio continuo dell’esperienza; - di legame con le altre realtà coinvolte sul territorio nazionale. Tra gli elementi di ostacolo è emersa in primis la carenza di risorse sufficienti e, quindi, il conseguente sovraccarico lavorativo che è venuto a determinarsi. In qualche caso i consulenti hanno evidenziato un graduale calo della motivazione all’interno del percorso, dovuto forse agli impegni di studio maggiori e al venir meno dell’elemento “novità”. Qualche operatore ha riferito come elemento di ostacolo la mancanza di un setting idoneo, laddove questo non è stato disponibile. Quale futuro per il percorso? I consigli dei consulenti In generale, si è registrata da parte dei diversi interlocutori la volontà di replicare un’esperienza analoga, a patto di tenere in considerazione alcuni aspetti critici riassumibili nei seguenti quattro punti: 1. Rendere la sessione formativa rivolta ai consulenti più ampia e approfondita. Nonostante il ruolo del tutor, che ha potuto colmare eventuali dubbi e lacune emerse a valle della giornata formativa, sembra importante prevedere un momento strutturato per tutti i consulenti coinvolti in azioni sperimentali, che consenta di affrontare sistematicamente le varie fasi ed esaminare nel dettaglio gli strumenti scelti. 109 Il punto di vista dei consulenti CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei consulenti 2. Selezionare gli strumenti più efficaci e semplici da compilare (scegliendo un solo strumento per l’area da valutare). A tal proposito i suggerimenti vanno nella direzione di eliminare la ridondanza di alcuni strumenti. 3. Escludere lo strumento sugli stili di attribuzione. 4. Ripensare la durata dei colloqui (riducendola a un’ora e mezza) per rendere il percorso più economico per le strutture e più fruibile per l’utenza. In particolare, pensando al percorso come servizio “a regime”, è stato suggerito di: - rivolgere il percorso agli studenti di quarta superiore (nel secondo quadrimestre) oppure a quelli di quinta proprio all’inizio dell’anno scolastico; - integrare il percorso con un momento informativo e di ricerca di materiali. La maggioranza dei consulenti auspica l’implementazione di un Step Two al fine di completare il percorso attivando il giovane per ricercare le informazioni desiderate in altri luoghi, o anche in altri spazi all’interno dello stesso servizio; - rendere più flessibile il percorso. L’idea è di poter esplorare alcune dimensioni maggiormente con quegli utenti che sembrano necessitarne, non con tutti. Alcuni ipotizzano una versione modulare del percorso, immaginando che il kit di strumenti possa essere utilizzato al bisogno a seconda del tipo di domanda posta dal giovane e delle valutazioni dell’operatore. Rispetto alla durata del percorso e al numero di colloqui non c’è stata uniformità di vedute. Molti consulenti hanno valutato che sarebbe importante prevedere un quarto colloquio (con una finalità di verifica o di accompagnamento nella realizzazione del progetto). Un numero minore di operatori ha considerato invece irrinunciabile la necessità di ridurre il numero a due per una questione di economicità. A tal proposito le differenze emerse sembrano essere legate soprattutto alla tipologia di servizio di appartenenza, alle risorse che esso ha a disposizione e al numero di accessi (utenza), in misura minore al tipo di approccio all’orientamento. Sembra, infatti, prevalere tra i consulenti una tendenza a mettere al centro del processo l’utente con i suoi bisogni, le sue richieste, i suoi dubbi. Ciò accomuna e unisce i diversi professionisti, nel rispetto delle differenze. In conclusione, si può affermare che la sperimentazione è stata vissuta positivamente dal gruppo di consulenti che si sono detti nel complesso soddisfatti per essere stati coinvolti in un progetto interessante, innovativo e complesso. In particolare, è stato apprezzato il lavoro di coordinamento svolto da Isfol: i momenti di plenaria hanno consentito l’incontro e il confronto tra le diverse realtà e sono stati ritenuti interessanti sul piano dei contenuti. 110 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Sul fronte dell’apprendimento professionale, il gruppo di consulenti ha inoltre riconosciuto la valenza anche conoscitiva/formativa del percorso, che ha permesso di studiare e utilizzare strumenti diversi e nuovi rispetto a quelli abituali della propria pratica professionale: “…lo strumento sulla motivazione e il metodo di studio ha offerto la possibilità di saggiare l’importanza di quest’area d’indagine in un percorso orientativo, mentre lo strumento Isfol ha dimostrato la centralità del coping come dimensione da esplorare…”. Il valore della sperimentazione è anche l’essere stata da stimolo allo sviluppo e alla “manutenzione” di alcune competenze ritenute centrali dai consulenti per l’esercizio della propria professionalità. Il percorso ha richiesto infatti buone capacità rielaborative e di restituzione, mentre tra le doti più menzionate sono state nominate l’empatia e l’apertura. Alcuni hanno sottolineato, inoltre, il vantaggio che l’utilizzo di strumenti comuni all’interno del servizio ha determinato, favorendo il lavoro d’équipe, rendendo la comunicazione tra operatori più “organizzata” e facilitando il confronto e la consapevolezza di ruolo. Per quel che riguarda le criticità descritte, esse si possono sintetizzare principalmente in due punti: l’elevato costo del percorso in termini di risorse necessarie e l’assenza di una fase informativa e di raccolta dati in cui supportare l’utente anche sul piano concreto, attraverso il reperimento dei materiali e delle informazioni indispensabili per poter fare una scelta più consapevole (aspetto che come si è già detto corrispondeva a una scelta di base della progettazione). 3 IL PUNTO DI VISTA DEI TUTOR La prospettiva di valutazione adottata in questo paragrafo è centrata su un’esplorazione qualitativa dei processi che hanno caratterizzato l’esperienza dei tutor coinvolti nella sperimentazione, attraverso l’analisi dei dati provenienti da quattro fonti: - i diari di bordo tenuti dai tutor nel corso della sperimentazione; - le riunioni di progettazione e coordinamento tra gruppo di ricerca e consulenti; - le riunioni di lavoro del gruppo tutor; - le comunicazioni raccolte nel forum virtuale41. La finalità è quella di illustrare in sintesi le valutazioni, le opinioni, i dubbi e i suggerimenti proposti dai tutor per poter riflettere da un lato sulla loro funzione, e dall’altro, sul valore dell’esperienza per i singoli professionisti coinvolti in termini di crescita e apprendimento professionali. 41 Si precisa che il paragrafo è il frutto dell’elaborazione di tutte le riflessioni e considerazioni maturate dal gruppo dei tutor. 111 Il punto di vista dei tutor CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei tutor Dagli obiettivi prefissati alle funzioni svolte Anche nel processo di sperimentazione raccontato in questa sede, in linea con i contributi della letteratura (Piccardo, Benozzo, 2002) e con quanto ci dice l’esperienza nelle diverse organizzazioni (la scuola, l’università, le aziende), l’azione di tutorship si è distinta per la complessità che l’ha caratterizzata da molteplici punti di vista. Innanzitutto, tale complessità ha riguardato i due principali obiettivi che hanno orientato il lavoro dei tutor sin dall’inizio: - accompagnare e sostenere il processo di apprendimento delle persone coinvolte (i consulenti di orientamento); - monitorare il processo di ricerca: omogeneizzare la pratica sperimentale, preservare gli standard necessari a una confrontabilità dei risultati. Si trattava di controllare, verificare, ma anche di essere accoglienti rispetto alle innovazioni, supportivi nelle difficoltà: “…il lavoro di tutor è proceduto cercando di ritagliare spazi non troppo invasivi, rispettosi delle professionalità e delle competenze alte dei consulenti impegnati e allo stesso tempo mantenendo una certa direttività, necessaria in ambito sperimentale…”. Gli utenti a cui la tutorship era rivolta erano, infatti, persone adulte coinvolte in un processo di apprendimento personale, ma esperte e competenti. Accompagnarli durante il percorso ha, quindi, significato da un lato saper cogliere le particolarità degli spunti innovativi emergenti dalla competenza dei singoli, dall’altro favorire la sperimentazione di un modello d’intervento nuovo, garantendone la sperimentazione. Questa duplice finalità era già di per sé portatrice di alcuni potenziali rischi nell’esercizio del ruolo di tutor, il rischio della competizione tra professionisti da un lato (i tutor consulenti esterni e i consulenti interni esperti) e tra modelli d’intervento dall’altro. Non bisogna dimenticare, infatti, che la sperimentazione prevedeva di adottare il modello proposto, rinunciando momentaneamente alla prassi consolidata dell’operatore e dell’organizzazione di appartenenza (Cortese, Rossi, 2004). I tutor hanno affrontato e gestito tale complessità di obiettivi innanzitutto attraverso una riflessione comune all’interno del gruppo di pari che ha favorito la co-costruzione di un ruolo inizialmente percepito come difficile, rischioso e ambiguo, ma via via chiarito e agito con sempre maggior consapevolezza e competenza professionale. Per far ciò si è dapprima costituito un forum di discussione on-line, che ha consentito lo scambio continuo di dati, informazioni, ma anche di dubbi, difficoltà, suggerimenti e strategie di fronteggiamento. Accanto a questo canale comunicativo, che ha garantito un aggiornamento continuo e rapido di tutti i tutor sullo stato di avanzamento del pro- 112 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA getto, fondamentali sono stati i periodici incontri di coordinamento che hanno facilitato sia la costruzione di una buona alleanza con la committenza istituzionale, sia il monitoraggio delle singole esperienze. Per ciò che concerne i canali di comunicazione con l’utenza, essi sono stati scelti perché valutati i più efficaci a raggiungere i due ordini di obiettivi da perseguire, quello relazionale presente in ogni relazione di tutorship e quello sperimentale, guida dell’esperienza. In sintesi, sono riconducibili a quattro momenti: - incontri di formazione in piccolo gruppo; - telefonate di raccolta di dati sull’organizzazione ed erogazione delle azioni; - messaggi di posta elettronica a cadenza media settimanale; - incontri di confronto e monitoraggio sui percorsi individuali realizzati in piccolo gruppo. In generale, ha prevalso l’uso della relazione vis à vis, ma ciascun tutor ha poi “dosato” l’utilizzo dell’uno o dell’altro canale a seconda della distanza fisica, dei limiti di tempo e costi, ma anche tenendo conto nella naturale predisposizione per una via comunicativa o per l’altra. L’asincronicità della comunicazione mediata dalle strumentazioni elettroniche (per esempio nelle e-mail) ha permesso di ricordare costantemente, in modo non invasivo, gli obiettivi e i canoni sperimentali da rispettare, lasciando a ogni consulente la libertà di scegliere “il momento” più adeguato a cogliere il messaggio e a portare avanti la relazione “a distanza” con il tutor. Naturalmente questa non è proceduta solo a distanza, la tutorship sarebbe stata sicuramente meno efficace e incompleta senza il rapporto diretto negli incontri sia di formazione che di monitoraggio che si sono svolti nelle sedi delle strutture. Gli incontri di piccolo gruppo sono serviti a definire meglio insieme i significati delle azioni previste dalla sperimentazione, a circoscriverne gli aspetti critici e quindi a definire strategie di fronteggiamento adeguate e sono stati utili per dare rilevanza alle proposte di approfondimento che il gruppo percepiva importanti proprio perché patrimonio di un’esperienza “nazionale”. Il carattere di confronto finalmente “pratico” sulle prassi di consulenza orientativa è stato avvertito come motivante e prezioso dai consulenti e, in questo, anche la tutorship ha svolto una funzione di collegamento tra le esperienze, che forse sarebbe stato più difficile cogliere altrimenti. Un aspetto non secondario è il riconoscimento professionale che una relazione di questo tipo può offrire: raccontarsi ad un soggetto terzo, rispetto all’usuale ambiente di lavoro, permette di riflettere e di rafforzare la propria identità professionale. 113 Il punto di vista dei tutor CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei testimoni privilegiati Il ruolo del tutor, infine, sembra aver permesso di non correre il rischio della autoreferenzialità nell’analisi delle azioni della sperimentazione, consentendo un confronto con l’esterno e quindi un’eterovalutazione, anche se non sempre confermativa, ma comunque costruttiva e stimolante. In sintesi, come si è detto nel capitolo 2, è possibile individuare almeno cinque principali funzioni interpretate dai tutor nell’esperienza descritta: 1) informativa-formativa; 2) di supporto consulenziale; 3) di monitoraggio della sperimentazione; 4) di costruzione di una rete per il confronto tra esperienze; 5) di riconoscimento professionale. Il valore dell’esperienza I tutor coinvolti nel processo di sperimentazione hanno valutato positivamente l’esperienza fatta per i seguenti motivi: - per aver avuto la possibilità di co-costruire il proprio ruolo attraverso il confronto con i colleghi e con il gruppo di ricerca, al di là di quanto contenuto nel documento di progettazione ma cercando di sincronizzarsi sulle aspettative degli utenti e sulle necessità nel corso dell’azione; - per aver sperimentato e gestito la complessità della triangolazione relazionale con gli utenti diretti da un lato e con le loro organizzazioni di appartenenza dall’altro, evidenziando il vantaggio che il processo di ricerca comportava per entrambi: apprendere per i primi e promuovere apprendimento per le seconde; - per essersi sperimentati come professionisti in qualità di consulenti esterni e facilitatori di un processo di ricerca e apprendimento; - per aver contribuito alla costruzione di una rete sul territorio nazionale di esperti di orientamento sensibili e motivati alla definizione di una metodologia di lavoro utile, condivisibile e applicabile nel rispetto delle differenze di appartenenza e cultura organizzative. 4 IL PUNTO DEI VISTA DEI TESTIMONI PRIVILEGIATI La realizzazione del percorso PassoallaPratica, come già affermato in altre parti del testo, ha fornito numerose occasioni di confronto e di scambio: tra gli operatori coinvolti e i tutor di riferimento per ciascuna realtà territoriale e, in generale, tra il gruppo di ricerca e l’insieme degli attori della sperimentazione. L’intero percorso, infatti, ha visto l’attivazione di una vera e propria rete che ha favorito, oltre ad uno svolgimento ordinato delle attività di ricerca e di organizzazione dei percorsi di consulenza, anche un arricchimento reciproco relativamente a diversi aspetti. 114 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Probabilmente l’impressione di aver predisposto un dispositivo funzionante sul piano organizzativo e affidabile sotto il profilo dei contenuti è stata condivisa fin da subito sia dagli operatori che dal gruppo di lavoro. Al tempo stesso il proposito di mettere a punto una pratica di consulenza specialistica per l’orientamento in modo che fosse possibile auspicarne, successivamente, una messa a regime nelle diverse realtà territoriali, limitatamente alle risorse disponibili e in relazione ad una domanda di orientamento, ha comportato la necessità, per il gruppo di lavoro, di un riscontro esterno. Per rispondere a tale necessità, a sperimentazione conclusa si è deciso di contattare un gruppo di testimoni privilegiati nel campo dell’orientamento42, esterni alla sperimentazione, ai quali, individualmente, è stato chiesto di fornire una valutazione dell’intero percorso pensando, soprattutto, a un’eventuale implementazione della pratica in un momento successivo. Il colloquio della durata media di 45 minuti affrontava diversi aspetti del percorso: strumenti e materiali utilizzati, dimensioni indagate, funzione del tutor, struttura e articolazione del percorso, congruenza tra obiettivi del percorso e finalità orientative, valutazione conclusiva e criticità (cfr. la traccia riportata in allegato 11). I giudizi dei testimoni sono stati all’unanimità positivi, soprattutto in considerazione dell’ancoraggio al modello socio-cognitivo e, quindi, alla scelta delle dimensioni, alla congruenza tra gli obiettivi definiti e le finalità orientative, all’articolazione e alla struttura dell’intero percorso. In particolare, l’aspetto più apprezzato per l’innovazione che una tale pratica rappresenterebbe nel settore della consulenza specialistica è da ricercarsi da un lato nell’ampia fruibilità, dall’altro nella relativa brevità del percorso. Quest’ultima caratteristica - sottolineano i testimoni privilegiati - non inficia la qualità del servizio garantita dall’affidabilità teorica e metodologica, ma costituisce un requisito di grande valore se pensato nei termini di “agilità” ed effettiva “applicabilità” della pratica nelle reali strutture territoriali. A fronte di tale omogeneità di giudizi, sembra in questa sede più opportuno e suggestivo soffermarsi su quelle che i nostri esperti interlocutori hanno evidenziato come possibili criticità nel tentativo di poter migliorare la messa a regime di PassoallaPratica. Di seguito, quindi, vengono riportati tali commenti, in modo aggregato e organizzati nelle due categorie che sollecitano le criticità fondamentali: l’architettura del percorso – colloqui, strumenti - in relazione soprattut- Lucia Boncori (Università “La Sapienza” di Roma), Santo Di Nuovo (Università di Catania), Maria Luisa Pombeni (Università di Bologna) e Giancarlo Tanucci (Università di Bari). 42 115 Il punto di vista dei testimoni privilegiati CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei testimoni privilegiati to all’eventuale messa a regime della pratica; la declinazione della pratica e delle implicazioni che tale declinazione potrebbe comportare sul piano organizzativo. L’abbinamento quantitativo/qualitativo Nel corso dell’intervista si è chiesto a ogni testimone privilegiato di esprimersi riguardo alla scelta di adottare specifici strumenti per indagare specifiche dimensioni assunte come rilevanti in un percorso di questo tipo. Se le riflessioni critiche che emergono, a questo proposito, sembrano divergere su alcuni aspetti, su altri, al contrario, sembrano essere ricorrenti. Più volte viene evocata la dicotomia “qualitativo/quantitativo” che, quindi, viene riportata come elemento rilevante per una ricostruzione dei suggerimenti forniti dai nostri interlocutori. Nella sua interezza, il percorso sembra percepito come un tentativo di integrare strumenti di indagine di tipo quantitativo con altri di tipo qualitativo, con esplicito riferimento, rispettivamente, all’uso dei test e al colloquio. In primo luogo si registra una convergenza, nelle opinioni dei testimoni, nella scelta di adottare dimensioni di indagine relazionali - centrate sul contesto più che sull’individuo - perché coerenti rispetto all’attuale concezione di orientamento in termini sia di modelli di riferimento che di pratiche di intervento. In particolare, rimanendo sul piano delle dimensioni indagate - e non su quello degli strumenti utilizzati – viene sottolineato che il modello di riferimento adottato, di tipo socio-cognitivo se da un lato implica uno sbilanciamento sul versante “cognitivo” – appunto - a discapito delle dimensioni socio-emotive, dall’altro è bilanciato, invece, rispetto alla scelta di un percorso di consulenza specialistica relativamente breve. In secondo luogo gli interlocutori sembrano concordi nell’evidenziare il rischio di un intento “diagnostico”. Se si accetta questa premessa, il percorso non si configurerebbe tanto come un’opportunità per l’utente di ottenere informazioni su di sé, sul proprio stile di relazione con il contesto – in termini di coping, di attribuzione, e via dicendo - che scaturisce dai risultati che emergono dai test, adeguatamente sostenuto e protetto nello spazio del colloquio; piuttosto viene sottolineato il rischio di un accostamento additivo43 tra dimensione quantitativa e qualitativa e, più propriamente, il rischio di una valorizzazione del versante “diagnostico” che è, naturalmente, contrario allo spirito con il quale è stata messa a punto la pratica. 43 Il termine “additivo” esprimerebbe una presunta distanza tra strumenti e colloquio; qualora tale distanza fosse reale e non adeguatamente integrata, in quel caso sarebbe più alto il rischio di precipitare lungo la dimensione diagnostica dovuta non al percorso nella sua architettura ma ad un rischio implicito che si corre nella sua realizzazione. 116 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Di contro, alcuni sostengono la necessità di favorire e valorizzare, al contrario, strumenti di auto-osservazione più concreti e più vicini al bisogno di attivazione dei soggetti, in modo da scongiurare un ulteriore rischio: quello di conferire forza e primato ad un elemento esterno – il punteggio ottenuto al test – riducendo in tal modo proprio le potenzialità di attivazione del soggetto. Al tempo stesso, l’uso di strumenti di indagine pensati ad hoc rispetto alle dimensioni, costituisce anche un notevole punto di forza per la pratica: sarebbe proprio il ricorso a questionari autosomministrati a ridurre complessivamente i tempi di ricostruzione delle informazioni su di sé, tanto per l’operatore quanto per l’utente; pertanto tale scelta di metodo renderebbe più “proponibile” e “riproducibile” il percorso in termini organizzativi perché, seppure impegnativo, in grado di intercettare la domanda di orientamento di una utenza più vasta. Tuttavia, rimangono in piedi le considerazioni a sostegno di tale connotazione “diagnostica” del percorso, che sono diverse ma riconducibili a due: da un lato, se si accetta questa premessa, c’è da chiedersi fino a che punto sia corretto porsi un intento diagnostico in un momento in cui, relativamente al target di utenza prescelto, potrebbe rivelarsi inappropriato perché tardivo44; dall’altro, al di là della scelta dei test adottati e delle dimensioni che tali strumenti si propongono di indagare - rispetto alla scelta delle dimensioni, come è stato detto, c’è concordanza di vedute - esisterebbe il rischio di favorire, con la proposta di una pratica che prevede l’utilizzo di questionari, la propensione a valorizzare le potenzialità esplicative e diagnostiche degli strumenti se utilizzati in chiave predittiva, e non esplorativa, della relazione dell’utente con il proprio contesto. Assimilabile a questo aspetto, relativo alla scelta del tipo di percorso rispetto al momento storico della fascia di utenza, una perplessità viene avanzata anche in merito alla mancata valorizzazione della funzione informativa dell’azione professionale proposta. Se la scelta di un percorso “breve” è dettata anche dall’auspicio di mettere a punto una pratica adottabile e adattabile in contesti organizzativi diversi, è altresì auspicabile, in un’ottica di sistema, che tale percorso sia integrato da un momento più tipicamente informativo in modo che l’obiettivo di maturazione e conoscenza su di sé sia accompagnato da un ancoraggio alla realtà e dalla concreta possibilità di strategia e di attivazione nel Se si adotta infatti il termine “diagnostico” perché si vuole distinguere tra orientamento “diagnostico” e orientamento “educativo”, un percorso di questo tipo è più pertinente non in prossimità della fine del percorso scolastico, quando le scelte sono state tipicamente già formulate, ma all’inizio del percorso di studi, quando l’esplorazione del sé può essere di maggiore aiuto e sostegno rispetto alle scelte future. 44 117 Il punto di vista dei testimoni privilegiati CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA Il punto di vista dei testimoni privilegiati proprio contesto di riferimento. D’altra parte è stata raccomandata, dallo stesso gruppo di ricerca, l’opportunità, rimandata all’iniziativa degli enti locali, di prevedere un momento informativo in linea con la realtà occupazionale e professionale del contesto territoriale di riferimento. Una possibile contromisura, in questa cornice, potrebbe essere data dall’adozione, come sarà visto nel punto che segue, di una funzione dedicata di consulenza e supervisione. Tutorship e supervisione A partire da una valutazione positiva del percorso in termini di utilità, coerenza e opportunità della pratica, tra gli interlocutori sorge una ulteriore perplessità: come si configura la declinazione del modello di pratica qualora venga proposto come servizio di orientamento e attivato in contesti specifici? Peraltro tale perplessità coincide con la richiesta iniziale, formulata loro, di fornire una prefigurazione sull’implementazione del percorso. Da un lato viene premiata l’iniziativa di promuovere un percorso di consulenza che sia accessibile ad una fascia di utenza ampia, e la relativa brevità di tale percorso non costituirebbe un limite in questo senso ma, al contrario, un prerequisito di grande valore se pensato nei termini di “agilità” ed effettiva “applicabilità” della pratica; dall’altro è proprio la vastità dell’utenza a cui ci si rivolge a porre alcuni vincoli, la maggior parte dei quali sembrano di natura organizzativa. Il tentativo di declinare PassoallaPratica in un’attività a regime richiederebbe una risposta ai seguenti interrogativi: “Quanti studenti potrebbero avvicinarsi a questo tipo di percorso?”; “Chi si prende carico, in definitiva, delle persone che decidono di accedere al servizio?”; “A chi è affidato l’uso degli strumenti?”; “A chi è affidata la formazione sul percorso?”; “Se si tratta di una pratica di orientamento per studenti in uscita dal sistema scolastico, in che misura occorre coinvolgere gli insegnanti?”. Naturalmente, non esistono risposte univoche a tali domande, tuttavia sembra evidente una questione di fondo: se lo svolgimento del percorso ha previsto l’attivazione di una rete e il coinvolgimento di tutor a cui sono stati affidati, tra i tanti obiettivi (cfr. capitolo 2), anche quello di mantenere stretti contatti con gli operatori di una specifica area territoriale e di garantire un livello minimo di omogeneità nella gestione dei percorsi di consulenza attivati con gli studenti, pensando al percorso non più nella forma di sperimentazione ma nella nuova configurazione di servizio di orientamento, occorre essere precisi sulle competenze minime che sono richieste agli operatori. E soprattutto, qualora fosse prevista un’attività di formazione specifica sul percorso o sugli strumenti, a chi è affidata la formazione degli operatori? 118 CAPITOLO III - LA VALUTAZIONE DEL PERCORSO PASSOALLAPRATICA L’istituzione della figura di un tutor per ciascuna delle realtà territoriali, che veniva incontro a una specifica richiesta di omogeneità e monitoraggio in un percorso di sperimentazione e che ha favorito, come si diceva, la costruzione di una rete attiva tra gli attori della sperimentazione, potrebbe rivelarsi insufficiente. Peraltro gli stessi testimoni sottolineano anche il fatto che, nella sostanza, le attività di monitoraggio svolte dal “tutor” nella sperimentazione si avvicinavano maggiormente ad attività di supervisione “alta” dei percorsi. Per rispondere anche alla perplessità espresse nel primo punto – il rischio cioè di valorizzare le potenzialità “diagnostiche” dei test adottati – i testimoni sottolineano la necessità di istituire una nuova figura, nella messa a punto di percorsi a regime, con funzioni esplicite di supervisione dei percorsi, nonché di formazione all’uso degli strumenti adottati nel percorso. Una sorta di “consulente senior” con funzioni non più di semplice monitoraggio, in un percorso di sperimentazione, ma di vera e propria supervisione specialistica, nella realizzazione di percorsi di consulenza di questo tipo. Pertanto al di là, della perplessità, latente ma ricorrente, che riguarda le competenze minime richieste agli operatori per la gestione e realizzazione di percorsi di consulenza, la valutazione che scaturisce da una lettura integrata delle considerazioni emerse sembra, in sintesi, la seguente: a fronte di una pratica di consulenza per l’orientamento messa a punto per un target specifico e che si configura come un percorso articolato, strutturato e coerente, oltre che opportuno, si sottolinea l’importanza di prevedere e strutturare adeguati percorsi formativi per gli operatori che si troveranno nella condizione di gestire la pratica proposta. 119 Il punto di vista dei testimoni privilegiati CAPITOLO IV - CONCLUSIONI CONCLUSIONI I n queste pagine conclusive, tenendo conto di tutte le osservazioni e le considerazioni emerse nel corso dell’esperienza di PassoallaPratica, si disegneranno le linee di ri-progettazione del percorso sperimentato al fine di proporlo nella gamma di servizi già presenti nel panorama specialistico dell’orientamento. Non si procederà tanto a una disamina puntuale dei contenuti e degli strumenti, che si sono confermati, a detta di tutti gli attori coinvolti nella sperimentazione, utili ed efficaci nel corso dell’esperienza, ma si procederà a ripercorrere alcuni presupposti di base che dovrebbero guidare la messa a regime della pratica. Anzitutto merita ricordare i nodi principali che hanno evidenziato i testimoni esterni coinvolti nella fase di valutazione: - quale formazione occorre per questo percorso? - quale supervisione nella gestione di strumenti validati e standardizzati che rischiano di restituire alla persona un profilo “diagnostico”? Per quanto riguarda il primo punto si è consapevoli che la formazione dei consulenti di orientamento è un tema cruciale, ed è in questo ambito che si incrociano le questioni dell’accreditamento delle strutture, della qualità delle prestazioni offerte e degli standard di riferimento cui attenersi 121 CAPITOLO IV - CONCLUSIONI a livello nazionale. Su questo versante Isfol è costantemente impegnato, ma si cita in particolare un progetto in corso di realizzazione sulla qualità percepita dagli operatori e dagli utenti in merito alle pratiche di consulenza orientativa45. Anche a fronte di questi dati, e di tutti quelli che contribuiranno a livello politico-istituzionale e di ricerca a rendere più chiari e condivisi i profili di competenze delle figure professionali dell’orientamento, sarà più facile individuare i relativi spazi formativi, di supervisione e di tutorship necessari per erogare servizi specialistici alla persona in questo campo. Rimane, quindi, aperta la questione della formazione e delle competenze richieste per svolgere percorsi come PassoallaPratica, e d’altro canto non si pensa che questo volume possa esaurire la preparazione e la domanda di formazione dei consulenti che vorranno cimentarsi in questo percorso. Si ritiene, tuttavia, percorribile la strada della responsabilità e della dovuta attenzione che ogni intervento consulenziale sottende. Si auspicano momenti di confronto e di supervisione reciproca tra operatori con esperienze e competenze diverse che, come sempre accade, si mettono volontariamente a riflettere sui processi di innovazione e di cambiamento delle proprie pratiche, fermo restando che PassoallaPratica è stato considerato un percorso riproponibile e fattibile all’interno dei servizi di orientamento e del lavoro presenti nel nostro paese. Sul secondo punto si ribadisce che l’impostazione del percorso è volutamente non diagnostica nonostante l’utilizzo di strumenti validati possa fornire questa impressione. Come più volte sottolineato nel testo, PassoallaPratica è un percorso di consulenza specialistica che presuppone un’adesione volontaria e una motivazione iniziale a trattare alcune dimensioni di sé rilevanti ai fini di una scelta futura. Tuttavia, le dimensioni messe al centro del percorso non sono di personalità o attitudinali (pensando all’orientamento come a un’azione di valutazione e di messa alla prova di pre-requisiti), ma di tipo socio-relazionale e socio-cognitivo. Ovvero dimensioni in grado di funzionare un po’ come “campanelli d’allarme” rispetto a un proprio modo di muoversi nel mondo e nelle situazioni della vita. Il coping, l’auto-efficacia, l’attribuzione causale, la motivazione e il metodo di studio e gli interessi professionali sono stati scelti, tra i tanti temi di rilievo nell’ambito dell’orientamento, anche perché trattabili non necessariamente da psicologi, ma da personale formato a gestire relazioni consulenziali in profondità. Il punto di forza, sottolineato soprattutto dai consulenti che hanno speri45 Il progetto coordinato da Anna Grimaldi è realizzato in collaborazione con M.L. Pombeni e il Cetrans di Cesena. 122 CAPITOLO IV - CONCLUSIONI mentato la pratica, è la possibilità di realizzare un ciclo di colloqui integrato con strumenti-stimolo a cui ci si può formare in modo adeguato. In altri termini, i questionari proposti, aventi caratteristiche psicometriche che li rendono standardizzati, sembrano più facilmente “gestibili” perché spesso fanno riferimento a un modello o una teoria sottostante, perché offrono una lettura di ulteriore stimolo alla riflessione, e perché il profilo individuale che producono evidenzia per lo più stili d’azione e di pensiero e non prestazioni o misure di comportamento. Da questo punto di vista è fondamentale l’alternarsi del momento del colloquio e della compilazione dello strumento che viene costantemente ripreso e riproposto come spunto per il dialogo. È, infatti, riconosciuto da tutti come un valore il mix di questi due strumenti di lavoro - colloquio e questionari - anche a supporto di dati e riflessioni a volte difficilmente comunicabili e trattabili. Ci è parsa inoltre importante, nei consulenti qui coinvolti, la convinzione che l’utilizzo di strumenti validati possa consentire di concentrarsi di più nel colloquio e nell’approfondimento delle stesse dimensioni che i questionari esplorano. In altri termini, da un lato tutto si gioca sulla propria competenza professionale e sulla capacità di saper gestire la relazione con l’utente, sia nel momento del colloquio sia nel corso e nella restituzione dei dati del questionario, ma dall’altro ci si affida (fidandosi quanto si vuole) alla bontà del questionario scelto. L’uso di strumenti aventi alle spalle uno studio di validazione è, infatti, una scelta di metodo che, nel caso specifico, non suggerisce l’uso esclusivo di alcuni piuttosto che di altri, purché siano costruiti con requisiti di attendibilità e validità. È evidente che non tutte le dimensioni esplorabili in un percorso di orientamento sono affrontabili con strumenti validati, sia perché “invecchiano” sia perché non sono facilmente reperibili o semplicemente perché sono costosi. La scelta appare quindi in parte obbligata, ma in parte salva nella misura in cui è crescente la produzione e la commercializzazione di questionari e inventari nati per essere impiegati nei percorsi orientativi. Tuttavia, non si esclude che un uso maldestro di questi strumenti (ma l’esperienza ci dice in generale di tutti quelli in autocompilazione) possa generare risultati fuorvianti e deludenti. Questo rischio in PassoallaPratica, per come è stato concepito e sperimentato, si è cercato di arginarlo circoscrivendo le dimensioni su cui convergere l’attenzione. Non si tratta di fare un’analisi della persona a 360°, di metterlo alla prova o di valutarne alcuni requisiti in ingresso rispetto ad abilità o attitudini specifiche, ma di dargli l’opportunità di mettere a fuoco alcune risorse di base utili per muoversi nel mondo sociale e delle relazioni. In questo senso, e come si evince dall’esperienza, il percorso sperimentato è un primo passo verso l’indivi- 123 CAPITOLO IV - CONCLUSIONI duazione delle proprie capacità di analisi e decisione o di auto-orientamento. Per questo l’abbinamento del termine Step One ha voluto sottolineare l’esigenza di considerare la pratica potenzialmente integrabile con altri moduli o formule di approfondimento (nel testo chiamate Step Two). Alla luce di questo focus sui principi base che sostengono PassoallaPratica, come intervento per i giovani in uscita dal sistema scolastico, si prosegue nel tracciare le modalità con cui realizzarlo nella sua versione rivista. Si coglie quest’occasione in chiusura per richiamare il valore dell’integrazione come elemento ispiratore dell’esperienza. L’integrazione si è voluta sperimentare sia tra sistemi diversi - scuola, formazione professionale e servizi per il lavoro - sia tra strumenti diversi - gruppo, colloquio individuale, questionari in autocompilazione assistita, sia infine tra competenze diverse come quelle dei consulenti e quelle dei tutor (che un domani, non in un’ottica di sperimentazione, potrebbero essere a tutti gli effetti interni alle strutture come personale che fa parte di un’équipe di lavoro che si auto-supervisiona e sostiene). PassoallaPratica è un percorso che, come ha mostrato l’esperienza, vede collaborare in modo sinergico e fattivo il sistema della scuola con quello dei servizi per il lavoro e la formazione professionale. Rimane, quindi, valida la proposta di un servizio consulenziale da promuovere all’interno delle scuole dell’ultimo ciclo, ma da realizzare all’esterno in modo da rispettare tempi e spazi di adesione individuale. Il percorso, come hanno evidenziato i consulenti, può essere offerto con ulteriori risvolti e risultati già nelle classi quarte, soprattutto rispetto alla possibilità di integrare il percorso con la messa a punto di un progetto personale. Riprendendo quanto contenuto nel capitolo 2, circa le fasi che hanno distinto la realizzazione della sperimentazione, si propone nella tabella 17 un iter ipotetico per la messa a regime del percorso. Al di là dei contenuti dei colloqui che sono brevemente richiamati, non vengono specificati i singoli materiali per i quali si rimanda ai documenti allegati che non hanno subito significative modifiche. Si è invece tenuto conto della variazione suggerita all’articolazione complessiva del percorso, da qualcuno integrabile con un quarto colloquio (genericamente definibile Step Two). È ovvio che un incremento nella durata di svolgimento del percorso deve essere valutato a fronte delle opportunità e dei vincoli di ogni singola realtà di servizio. Si ricorda che la tenuta complessiva del percorso è stata ritenuta sostenibile, nonostante una certa compressione dei tempi. Si è voluto inserire l’indicazione di un potenziale spazio di supervisione di gruppo che tenga conto anche della formazione eventualmente realizzata per sintonizzarsi sulle dimensioni di analisi qui proposte e sull’utilizzo di strumenti validati e standardizzati. Come più volte ribadito, non sono necessa- 124 CAPITOLO IV - CONCLUSIONI riamente abbinabili alle dimensioni indagate, confermate come importanti per gli obiettivi perseguiti, i questionari utilizzati nella sperimentazione lasciando libero ogni consulente o servizio di adottare quelli più opportuni. Tabella 17 Iter per la messa a regime del percorso PassoallaPratica Tabella 17 FASE FORMATIVA Iter per la messa a regime del percorso PassoallaPratica Formazione al percorso: da gestire in autonomia o con supporti esterni FASE DI PROMOZIONE DEL PERCORSO Contatto e coinvolgimento con le scuole medie superiori del territorio Presentazione del percorso nelle quarte classi attraverso dépliant e materiale illustrativo Distribuzione in classe di una scheda di adesione individuale Raccolta delle schede di adesione attraverso l’insegnante referente del percorso Definizione del calendario di appuntamenti presso il servizio esterno FASE DI AVVIO DEL PERCORSO 1° colloquio Scheda socio-anagrafica La domanda di orientamento: riprendere la scheda di adesione Il racconto di sé: scuola, amici, famiglia, tempo libero Le risorse di base: strategie di coping, attribuzione causale e autoefficacia Compilazione di questionari validati su queste dimensioni 2° colloquio Restituzione dei dati dei questionari: l’approfondimento di alcune risorse di base Le risorse per decidere: motivazione, metodo di studio e interessi professionali Compilazione di questionari validati su queste dimensioni Momenti di supervisione in gruppo 3° colloquio Restituzione dei dati dei questionari: l’approfondimento delle risorse utili per decidere La sintesi dei dati: bozza della scheda di sintesi STEP TWO: GLI APPROFONDIMENTI 4° colloquio Gli interventi possibili: ricerca attiva delle informazioni, consultazione di materiale informativo, stesura di un progetto di sviluppo, ecc CONSEGNA DELLA SCHEDA DI SINTESI FASE DI VALUTAZIONE DELL’ESPERIENZA Questionario di valutazione del gradimento Follow-up 125 BIBLIOGRAFIA BIBLIOGRAFIA - - - - - - Ajzen, I. (1985) From intention to actions: a theory of planned behaviour. In J. Khul, J. Beckman (eds.) Action control: From cognition to behaviour. Springer, Heilderberg. Allport, F.H., Lindzey G., Vernon, P.E. (1955) Study of values: A scale for measuring dominant interest in personality, rev. ed., Houghton Mifflin, Boston, 1951. (Ed. it. a cura di Morino Abbele F., Studio dei valori. Scala per la misurazione degli interessi dominanti della personalità. Organizzazioni Speciali, Firenze, 1958). Atkinson, R.C. (1964) La motivazione. Il Mulino, Bologna, 1973. Bandura, A. (1977) Self-efficacy: Toward a unifying theory of behavioural change. Psychological Review, 84, pp. 191-215. Bandura, A. (1981) Self-referent thought: A developmental analysis of self-efficacy. In J.H. Flavell, L. Ross (eds.) Social and cognitive development: Frontiers and possible futures. Cambridge University Press, Cambridge, MA. Bandura, A. (1982) Self-efficacy mechanism in human agency. American Psychologist, 37/7, pp. 747-755. Bandura, A. (1984) Recycling misconceptions of perceived self-efficacy. Cognitive Therapy and Research, 8/3, pp. 231-256. Bandura, A. (1986) Social foundations of thought and actions. A social cognitive theory. Prentice Hall, Englewood Cliffs, NJ. Bandura, A. (1989) Human agency in social cognitive theory. American Psychologist, 44, pp. 1175-1184. Bandura, A. (1990) Reflections on nonability determinants of competence. In R.J. Sterberg, J.R. Kolligian (eds.) Competence considered. Yale University Press, New Haven. Bandura, A. (1992) Exercise of personal agency through the selfefficacy mechanism. In R. Schwarter (ed.) Self-efficacy: thought control of action. Hemisphere, Washington. Bandura, A. (1995) Self-efficacy in changing societies. Cambridge University Press, Cambridge. Bandura, A. (2000) Autoefficacia: teoria e applicazioni. Erickson, Trento. Bandura, A. (a cura di) (1996) Il senso di autoefficacia. Aspetta- 127 BIBLIOGRAFIA - - - - - - - - 128 tive su di sé e azione. Erickson, Trento. Baum, A., Fleming, I., Singer, J.E. (1983) Coping with technological disaster. Journal of Social Issues, 39, pp. 117-138. Berlyne, D.E. (1960) Conflitto, attivazione e creatività. Tr. it. Franco Angeli, Milano, 1971. Bertoli, C. (2001) Motivazione, attribuzione ed efficienza nello studio: una ricerca per verificarne l’influenza ai fini dell’orientamento scolastico. Quaderni Cross, 6, pp. 67-140. Betsworth, D.G., Fouad, N.A. (1997) Vocational interests: A look at the past 70 years and a glance at the future. The Career Development Quarterly, 46, pp. 23-47. Boekaertes, M., Nenninger, P. (1999) Introduction to a special theme: Advances in motivation from the european viewpoint. European Journal of Psychology of Education, 14 (1), pp. 3-9. Boncori, L. (1993) Teoria e tecniche dei test. Bollati Boringhieri, Torino. Boncori, L., Boncori, G. (2002) L’orientamento. Carocci, Roma. Borkowski, J.G., Muthukrishna, N. (1994) Lo sviluppo della metacognizione nel bambino: un modello utile per introdurre l’insegnamento metacognitivo in classe. Insegnare all’handicappato, 8, (3), pp. 229-251. Borkowski, J.G., Weyhing, R.S., Carr, M. (1988) Effects of attributional retraining of strategy-based reading comprehension in learning-disabled students. Journal of Educational Psychology. 80 (1), pp. 46-53. Bruner, J. (1992) La ricerca del significato. Per una psicologia culturale. Bollati Boringhieri, Torino. Callini, D. (1997) Tra identità e lavoro: i sentieri dell’orientamento in una società complessa. Franco Angeli, Milano. Cartwright, S., Cooper, C.L., (1996) Coping in occupational settings. In M. Zeidner, N.S. Endler (a cura di) Handbook of Coping. John Wiley and Sons, New York. Carver, C.S., Scheier, M.F. (1999) Optimism. In C.R. Snyder (a cura di) Coping: The psychology of what works. Oxford University Press, New York. Castelli, C. (a cura di) (2002) Orientamento in età evolutiva. Franco Angeli, Milano. Castelli, C., Venini L. (a cura di) (1996) Psicologia dell’orientamento scolastico e professionale. Franco Angeli, Milano. Cole, N.S., Hanson G.R. (1975) Impact of interest inventories on career choice. In E.E. Diamont (a cura di) Issues of sex bias fair- BIBLIOGRAFIA - - - ness in career interest measuring. National Institute of Education, Washington, D.C. Compas, B.E. (1987) Coping with stress during childhood and adolescent. Psychological Bulletin. 101/3, pp. 393-403. Consolini, M., Pombeni, M.L. (1999) La consulenza orientativa. Franco Angeli, Milano. Cornoldi, C., De Beni, R. (1993) Imparare a studiare. Erickson, Trento. Cortese, C., Rossi, A. (2004) Costruire il ruolo del tutor. FOR, 58, pp. 19-26. Csikszentmihalyi, M. (1993) The evolving self: A psychology for the third millennium. Harper Collins, New York. De Beni, R., Moé, A. (1995) Manuale del Questionario di Attribuzione. Organizzazioni Speciali, Firenze. De Beni, R., Moé, A. (2000) Motivazione e apprendimento. Il Mulino, Bologna. De Grada, E. (1988) L’attribuzione causale: teorie classiche e sviluppi recenti. Il Mulino, Bologna. Deci, E., Ryan, R. (1985) Intrinsic motivation and self-determination in human behavior. Plenum Press, New York. Di Fabio, A. (1998) Psicologia dell’orientamento. Problemi, metodi e strumenti. Giunti, Firenze. Dupont, J.P., Gendre, F., Berthoud, S., Descombes, J.P. (1979) La psychologie des intérêts. PUF, Paris. Eccles, J.S., Adler, T.F., Futterman, R., Goof, S.B., Kaczala, C.M., Meece, J., Midgley, C. (1983) Expectancies, values and academic behaviors. In J.T. Spence (ed.) Achievement and achievement motives: Psychological and sociological approaches. W.H. Freeman, San Francisco. Elias, P., Birch, M. (1994) A Guide for Users ISCO-88 and the Establishment of Community-Wide Occupational Statistics ISCO88. Folkman, S., Lazarus, R.S. (1988) Manual for the Ways of Coping Questionnaire. Consulting Psychologists Press, Palo Alto. Folkman, S.K., Moskowitz, J.T. (2000) Positive affect and the other side of coping. American Psychologist. 55, pp. 647-654. Frydenberg, E. (1997) Far fronte alle difficoltà. Trad. it. Giunti, Firenze, 2000. Fryer, D.H. (1931) The measurement of interests. Holt, New York. Grimaldi, A. (a cura di) (2002a) Modelli e strumenti a confronto: una rassegna sull’orientamento. Franco Angeli, Milano. 129 BIBLIOGRAFIA - - - - - - - - - - 130 Grimaldi, A. (a cura di) (2002b) Analisi della domanda di orientamento: i bisogni emergenti di giovani allievi italiani. Franco Angeli, Milano. Grimaldi, A. (a cura di) (2003a) L’orientamento in Europa. Alcune esperienze significative. Franco Angeli, Milano. Grimaldi, A. (a cura di) (2003b) Orientare l’orientamento. Modelli, strumenti ed esperienze a confronto. Franco Angeli, Milano. Grimaldi, A. (a cura di) (2003c) I professionisti dell’orientamento. Informazione, produzione di conoscenze e modelli culturali. Franco Angeli, Milano. Grimaldi, A., Avallone F. (a cura di) (2005) Percorsi di orientamento. Un’indagine nazionale sulle buone pratiche. Isfol, Roma. Grimaldi, A., Ghislieri, C. (a cura di) (2004) Io di fronte alle situazioni. Uno strumento per l’orientamento. Franco Angeli, Milano. Grimaldi, A., Rossi, A., Ghislieri, C., Quaglino, G.P. (2003) Coping ed emozioni: uno strumento per l’orientamento. G.I.P.O., 4, pp. 14-24. Guay, F., Senecal, C., Gauthier, L., Fernet, C. (2003) Predicting career indecision: A self-determination theory perspective. Journal of Counseling Psychology, 50(2), pp. 165-177. Guichard, J., Huteau M. (2001) Psicologia dell’orientamento professionale. Trad. it. Raffaello Cortina Editore, Milano, 2003. Guilford, J.P., Christensen P.R., Bond N.A., Sutton M.A. (1954) A factor analysis study of human interest. Psychological Monographs. 68, 4, n. 375. Hackett, G., Betz, N.E. (1981) A self-efficacy approach to the career development of women. Journal of Vocational Behavior. 18, pp. 326-339. Hackett, G., Betz, N.E. (1995) Self-efficacy and career choice. In J. Maddux (ed) Self-efficacy, adaptation, and adjustment: Theory, research, and application. Plenum Press, New York. Halstead, M., Johnson, S.B., Cunningham, W. (1993) Measuring coping in adolescents: An application of the Ways of Coping Checklist. Journal of Clinical Child Psychology, 22, pp. 337-344. Hansen, J.C. (1984) The measurement of vocational interests: Issues and future directions. In S.D. Brown, R.W. Lent (a cura di) Handbook of counselling psychology. Wiley, New York. Harter, S. (1978) Effectance motivation reconsidered: Toward a development model. Human Development. 21, pp. 34-64. Heider, F. (1958) The psychology of interpersonal relations. John Wiley and Sons, New York. Trad. It. Psicologia delle relazioni BIBLIOGRAFIA - - - - - - - - interpersonali. Il Mulino, Bologna, 1972. Hewitt, P.L., Flett, G.L. (1996) Personality traits and the coping process. In M. Zeidner, N.S. Endler (a cura di) Handbook of Coping. John Wiley and Sons, New York. Hewstone, M. (1983) Teoria dell’attribuzione. Trad. it. Il Mulino, Bologna, 1989. Hilgard, E.R., Bower G.H. (1966) Le teorie dell’apprendimento. Trad. it. Franco Angeli, Milano, 1987. Hobfoll, S.E. (1998) Stress, culture, and community. Plenum Press, New York. Holland, J., Powell, A, & Fritzsche, B. (1994) Self-Directed Search: Professional user’s guide. Psychological Assessment Resources, Odessa, FL. Holland, J.L. (1985) Manual for the Vocational Preference Inventory. Psychological Assessment Resources, Odessa, FL. ISTAT (1991) Classificazione delle professioni. Estratto da Istat metodi e norme serie c – n° 12. Kelley, H.H. (1967) Attribution theory in social psychology. In D. Levine (Ed), Nebraska Symposium of Motivation (Vol. 15, pp 192238). University of Nebraska Press, Lincoln, NE. Kelley, H.H. (1973) The process of causal attribution. American Psychologist. 28, pp.107-128. Latack, J.C., Havlovic, S.J. (1992) Coping with job stress: A conceptual evaluation framework for coping measures. Journal of Organizational Behavior. 13, pp. 479-508. Lazarus, R.S., Folkman, S. (1984) Stress, appraisal and coping. Springer, New York. Lazarus, R.S., Folkman, S. (1987) Transactional theory and research on emotions and coping. European Journal of Personality, 1, pp. 141-169. Lazarus, R.S., Speisman, J.C., Mordkof, A.M., Davidson, L.A. (1962) A laboratory study of psychological stress produced by motion picture film. Psychological Monographs. 76, pp. 1-35. Lent, R.W., Brown, S.D., Hackett, G. (1996) Career development from a social cognitive perspective. In D. Brown, L. Brooks (a cura di), Career. Choice and development (3rd ed.). Jossey Bass, San Francisco. Mancinelli, M.R. (2002a) L’orientamento dalla a alla z. Vita e Pensiero, Milano. Mancinelli, M.R. (2002b) Manuale del Questionario di Motivazione e Metodo. Vita e Pensiero, Milano. 131 BIBLIOGRAFIA - - - - - - - - - 132 Mancinelli, M.R. (a cura di) (1999) L’orientamento in pratica. Guida metodologica per insegnanti di scuola superiore, orientatori, psicologi. Alpha Test, Milano. Marostica, F. (a cura di) (1995) Orientamento e scuole superiori. Atti del convegno regionale, Irrsae, Bologna. McCombs, B.L., Pope, J.L. (1996) Come motivare gli alunni difficili. Erickson, Trento. Messana, C. (1999) Valutazione formativa e personalità. Carocci, Roma. Nichol, J.G. (1984) Achievement Motivation: Conception of Ability, Subjective Experience, Task Choice and Performance. Psychological Review. 91, 3, pp. 328-346. Nota, L., Soresi, S. (2003) Autoefficacia nelle scelte. La visione sociocognitiva dell’orientamento. ITER-Institute for Training Education and Research, Giunti, Firenze. Parker, J.D.A., Endler, N.S. (1996) Coping and defense: A historical overview. In M. Zeidner, N.S. Endler (a cura di) Handbook of Coping. John Wiley and Sons, New York. Piccardo, C., Benozzo, A. (2002) Tutor all’opera. Ruolo, competenze e percorsi formativi. Guerini e Associati, Milano. Pintrich, P.R. (1991) Editor’s comment on the special issue on learning motivation. Educational . 26(3/4), pp. 199-205. Pokay, P., Blumenfeld, P.C. (1990) Predicting achievement early and late in the semester: The role of motivation and use of learning strategies. Journal of Educational Psychology. 82, pp. 41-50. Polacek, K. (a cura di) (1989) Orientamento scolastico. Un modello di intervento triennale di educazione alla scelta. Istituto di psicologia, Università Pontificia Salesiana, Roma. Polacek, K. (a cura di) (2003) Manuale dell’adattamento italiano dell’SDS Self- Directed Search di J.L. Holland, A.B. Powell, B.A. Fritzsche. Organizzazioni Speciali, Firenze. Pombeni, M.L. (1996) Orientamento scolastico e professionale. Il Mulino, Bologna. Pombeni, M.L. (1998) Il colloquio di orientamento. Carocci, (II°ed), Roma. Pombeni, M.L., D’Angelo, M.G. (1998) L’orientamento di gruppo. Carocci (II° ed.), Roma. Salvadori, L., Vincenti D., Ruminati R., (2001) Competenze decisionali e fiducia nelle proprie capacità decisionali. Le difficoltà nella scelta della carriera scolastico-professionale. G.I.P.O., 2/1, pp. 23-33. Sangiorgi, G. (2000) Orientare. Manuale per career counselling. BIBLIOGRAFIA - - - - - - - - - Isedi, Torino. Sarchielli, G. (2003) Psicologia del lavoro. Il Mulino, Bologna. Schunk, D.H. (1990) Introduction to special section on motivation and efficacy. Journal of Educational Psychology. 82(1), pp. 3-6. Schunk, D.H. (1995) Self-efficacy and education and instruction. In J.E. Maddux (ed.) Self-efficacy, adaptation, and adjustement. Plenum Press, New York. Schwarzer, R., Schwarzer, C. (1982) Achievement anxiety with reference groups in school. Journal of Educational Research. 75/5, pp. 305-308. Sighinolfi, M. (a cura di) (1998) Sapere minimo sull’orientamento. Materiali didattici modulari rivolti agli insegnanti di scuola secondaria superiore. Franco Angeli, Milano. Skinner, E.A., Wellborn, J.G., Connell, I.P. (1990) What it takes to do well in school and whether I’ve got it: A process model of perceived control and children’s engagement and achievement in school. Journal of Educational Psychology. 82, pp. 22-32. Soresi, S. (a cura di) (2000) Orientamenti per l’orientamento: ricerche e applicazioni dell’orientamento scolastico-professionale. ITER-Institute for Training Education and Research, Giunti, Firenze. Soresi, S., Nota L. (2000) Interessi e scelte. Come si evolvono e si rilevano le preferenze professionali. ITER - Institute for Training Education and research, Firenze. Soresi, S., Nota L. (a cura di) (2003) Quanta fiducia ho in me? Un questionario per l’analisi delle credenze di efficacia. Versione per studenti dai 15 ai 19 anni. In S. Soresi, L. Nota, Portfolio Clipper. Organizzazioni Speciali, Firenze. Strong, E.K. Jr (1955) Vocational interests eighteen years after college. University of Minnesota Press, Minneapolis, MN. Super, D.E. (1949) Appraising vocational fitness by means of psychological tests. Harper and Row, New York. Vimercati, M., Cicciarelli, E., Bellamio, D., Scandella, O. (2002). La scuola che orienta. Percorsi, ruoli, strumenti. La Nuova Italia, Milano. Vygotsky L.S. (1980) Il processo cognitivo. Bollati Boringhieri, Torino. Vygotsky, L.S. (1968) Pensiero e linguaggio. Giunti-Barbera, Firenze. Watzlavick, P. (a cura di) (1988) La realtà inventata. Contributi al costruttivismo. Feltrinelli, Milano. 133 BIBLIOGRAFIA - - - - 134 Weiner, B. (1990) History of motivational research in education. Journal of Educational Psychology. 82, 4, pp. 616-622. Weiner, B., Frieze I.H, Kukla, A., Reed, L., Rest, S., Rosembaum, R.M. (1971) Perceiving the causes of success and failure. General Learning Press, Morristown, N.J. Weiner, B., Russel, D., Lerman, D. (1979) The cognition-emotion process in achievement-related contexts. Journal of Personality an Social Psychology. 37, pp. 1211-1220. White, R.W. (1959) Motivation reconsidered: The concept of competence. Psychological Review. 66, pp. 197-233. Zaccaria, R., Batini, F. (a cura di) (2000) Per un orientamento narrativo. Franco Angeli, Milano. Zeidner, M., Saklofske, D. (1996) Adaptive and maladaptive coping. In M. Zeidner, N.S. Endler (a cura di) Handbook of Coping. John Wiley and Sons, New York. Zellars, K.L., Perrewé, P.L. (2001) Affective personality and the content of emotional social support: Coping in organizations. Journal of Applied Psychology. 80/3, pp. 459-467. ALLEGATO 1 SCHEDA DI ADESIONE ALLEGATO 1 ISFOL SPERIMENTAZIONE DI UN PERCORSO DI ORIENTAMENTO INTEGRATO PASSOALLAPRATICA STEP ONE 136 ALLEGATO 1 È un percorso di orientamento progettato per gli studenti che, come te, frequentano le ultime classi della scuola superiore e che si trovano a scegliere se proseguire gli studi o entrare nel mondo del lavoro. I dettagli sulla struttura e l’articolazione del percorso li trovi nel dépliant che è stato distribuito in classe. I tuoi insegnanti, in ogni caso, potranno fornirti altre spiegazioni e chiarimenti. L’adesione è volontaria. Non è obbligatorio né necessario seguire questo percorso, ma pensiamo sia molto utile nell’aiutarti a mettere a fuoco una serie di risorse che possono consentirti di scegliere la strada da percorrere dopo gli studi in modo più sereno e sicuro. Per questo ti chiediamo di riflettere bene sull’interesse che hai verso questo tipo di iniziativa, e di condividere la tua decisione con i tuoi genitori, insegnanti, amici. La compilazione di questa scheda, che raccoglie alcuni primi dati utili allo svolgimento del percorso, ci serve a organizzare meglio il lavoro. Grazie della tua collaborazione. 137 ALLEGATO 1 Nome Cognome Età Indirizzo e numero di telefono A1. Scuola frequentata: ISTITUTI PROFESSIONALI Agrari Industriali Serv. comm. turist. pubbl. Serv. alberg. e ristorazione Serv. sociali 1 2 3 4 5 ISTITUTI TECNICI Agrari Industriali Commerciali Per geometri Per il turismo Per periti aziendali Femminili 6 7 8 9 10 11 12 LICEI Scientifici Classici Linguistici Artistici Istituti magistrali Istituti d’arte Altro 13 14 15 16 17 18 19 138 ALLEGATO 1 A2. Interessi, passatempi, sport praticati, attività domenicali o nei week-end..... A3. Hai già seguito un percorso di orientamento? Sì 1 No 2 A4. Sulla base della presentazione del percorso PassoallaPratica Step One che è stata fatta in classe sei interessato a seguire tale percorso? Sì 1 No 2 No 2 A5. I tuoi genitori sono d’accordo? Sì 1 A6. Che cosa vorresti anzitutto raggiungere come risultato del percorso PassoallaPratica - Step One? (Indica una sola risposta) - Conoscere e capire di più le mie possibilità future Acquisire maggiore consapevolezza delle mie capacità personali Avere informazioni sulle opportunità formative e professionali Avere un aiuto in un momento di crisi Definire il mio percorso di crescita futura Non so Altro 1 2 3 4 5 6 7 A7. Quali problemi senti con maggiore urgenza e preoccupazione in questo momento? (Indica fino a un massimo di tre risposte) - Problemi di studio Problemi con gli amici Problemi legati alla scelta futura Problemi relativi alla vita sentimentale Problemi relativi alla sessualità 1 2 3 4 5 139 ALLEGATO 1 - Problemi relativi alla vita familiare Problemi di tipo psicologico (ansietà, insicurezza, nervosismo) Problemi di salute Problemi legati all’alimentazione o al sonno Stress Nessun problema Altro 6 7 8 9 10 11 12 A8. Sei disponibile ad essere ricontattato tra qualche mese per ricompilare i questionari che compongono il percorso PassoallaPratica - Step One? Sì 1 No 2 Autorizzo il trattamento dei miei dati personali ai sensi della legge 675/96 a fini di ricerca. Luogo e data ______________________, 140 / / ALLEGATO 2 PER APPROFONDIRE: ALCUNI RIFERIMENTI BIBLIOGRAFICI ALLEGATO 2 ADOLESCENZA Amerio, P., Boggi Cavallo, P., Palmonari, A., Pombeni, M.L. (1990) Gruppi di adolescenti e processi di socializzazione. Il Mulino, Bologna. Andreoli, A., Borgna, E., Diaconia, G. (1995) Le ragioni dell’adolescenza. Guerini, Milano. Blos, P. (1980) L’adolescenza. Franco Angeli, Milano. Bollas, C. (1990) Il mistero delle cose. Cortina, Milano. Bowlby, J. (1988) Una base sicura. Cortina, Milano. Canestrari, R. (1984) Psicologia generale e dello sviluppo. Clueb, Bologna. Castelli, C. (a cura di) (2002) Orientamento in età evolutiva. Franco Angeli, Milano. Charmet, G.P., Riva, E. (1994) Adolescenti in crisi e genitori in difficoltà. Franco Angeli, Milano. Charmet, G.P. (2000) I nuovi adolescenti. Cortina, Milano. Erikson, E. (1992) Gioventù e crisi d’identità. Armando, Roma. Freud, A. (1969) Normalità e patologia del bambino. Feltrinelli, Milano. Frontori, L. (1992) Adolescenti ed affetti. Cortina, Milano. Giori, F. (a cura di) (1998) Adolescenza e rischio. Il gruppo classe come risorsa per la prevenzione. Franco Angeli, Milano. Lutte, G. (1987) Psicologia degli adolescenti e dei giovani. Il Mulino, Bologna. Marcelli, D., Bracconier, A. (1989) Psicopatologia dell’adolescente. Masson, Milano. Piaget, J., Inhelder, B. (1966) La psicologia del bambino. Einaudi, Torino. Palmonari, A. (1993) Psicologia dell’adolescenza. Il Mulino, Bologna. 143 ALLEGATO 2 COSTRUZIONE E USO DEI TEST Anstey, E. (1966) Psychological Tests. Thomas Nelson and Sons. Boncori, L. (1993) Teoria e tecniche dei test. Bollati Boringhieri, Torino. Buros, O.K. (1975) Vocational Test and Reviews. The Griphon Press, Highland Park, New York. Del Corno, F., Lang, M. (a cura di) (1989) Psicologia clinica. La diagnosi testologica. Franco Angeli, Milano. Di Fabio, A. (1998) Psicologia dell’orientamento. Giunti, Firenze. Granieri, A. (a cura di) (1998) I test di personalità: Quantità e qualità. UTET, Torino. Grimaldi, A. (a cura di) (2002) Modelli e strumenti a confronto: una rassegna sull’orientamento. Franco Angeli, Milano. Guichard, G., Huteau, M. (2001) Psychologie de l’orientation. Dunod, Paris. Gysbers, N.C., Heppner, M.J., Johnston, J.A. (1998) L’orientamento professionale. Processi, questioni e tecniche. Trad. It. ITER - Institute for Training Education and Research, Firenze, 2001. Hansen, J.C. (1984) The measurement of vocational interest: issues and future directions. In S.D. Brown, R.W. Lent (a cura di) Handbook of counselling psychology, Wiley, New York. Mancinelli, M.R. (1998) I test in orientamento. Vita e Pensiero, Milano. Mischel, W. (1968) Personality and assessment. Wiley, New York. COPING Compas, B.E., Connor-Smith, J.K., Saltzman, H., Harding Thomsen, A., Wadsworth, M.E. (2001) “Coping with stress during childhood and adolescence: Problems, Progress, and Potential in Theory and Research”, Psychological Bulletin, 127/1, pp. 87-127. Depolo, M., Guglielmi, D. (2000) “Validazione italiana dell’Echelle Tou- 144 ALLEGATO 2 lousaine de Coping (ETC), Psicologia della Salute, 1, pp. 79-91. Eisenberg, N., Fabes, R. A., Guthrie, I. (1997) “Coping with stress: The roles of regulation and development”. In J. N. Sandler, S. A. Wolchik (a cura di) Handbook of children’s coping with common stressors: Linking theory, research, and intervention. Plenum, New York. Endler, N., Parker, J. (1990) “Multidimensional assessment of coping: A critical evaluation”, Journal of Personality and Social Psychology, 58, pp. 844–854. Folkman, S., Lazarus, R. S. (1988) Manual for the Ways of Coping Questionnaire. Consulting Psychologists Press, Palo Alto. Folkman, S.K., Moskowitz, J.T. (2000) “Positive affect and the other side of coping”, American Psychologist, 55, pp. 647-654. Frydenberg, E. (1997) Far fronte alle difficoltà. Trad. it. Giunti, OS, Firenze, 2000. Grimaldi, A., Rossi, A., Ghislieri, C., Quaglino, G.P. (in corso di stampa) “Coping ed emozioni: uno strumento per l’Orientamento”, G.I.P.O. Heawitt, P.L., Flett, G.L. (1996) “Personality Traits and the Coping Process”. In M. Zeidner, N.S. Endler (a cura di) Handbook of Coping. John Wiley and Sons, New York. Lazarus, R.S. (1999) Stress and emotion: A new synthesis. Springer, New York. Lazarus, R.S. (2000) “Toward better research in stress and coping”, American Psychologist, 55/6, pp. 665-673. Lazarus, R.S., Folkman, S. (1984) Stress, appraisal and coping. Springer, New York. Lazarus, R.S., Folkman, S. (1987) “Transactional theory and research on emotions and coping” European Journal of Personality, 1, pp. 141-169. O’Driscoll, M., Cooper, C. (1994) “Coping with work-related stress: A critique of existing measures and proposal for an alternative methodolo- 145 ALLEGATO 2 gy”, Journal of Occupational and Organizational Psychology, 67, pp. 343–354. Quaglino, G.P. (2002) “Coping, emozioni e autostima: una proposta di strumento per l’orientamento”. In A. Grimaldi (a cura di) Orientamento: modelli, strumenti ed esperienze a confronto. Franco Angeli, Milano. Renk, K., Creasey, G. (2003) “The relationship of gender, gender identity, and coping strategies in late adolescents”, Journal of Adolescence, 26, pp. 159-168. Rudisill, J.R., Edwards, J.M. (2002) “Coping with job transitions”, Consulting Psychology Journal: Practice and Research, 54/1 pp. 55-64. Skinner, E. A., Wellborn, J. G. (1994) “Coping during childhood and adolescence: A motivational perspective”. In D. Featherman, R. Lerner, M. Perlmutter (a cura di), Life-span development and behavior. Erlbaum, Hillsdale. Zeidner, M., Endler, N.S. (1996) (a cura di) Handbook of Coping. John Wiley & Sons, New York. AUTOEFFICACIA Ajzen, I. (1985) From intention to actions: A theory of planned behaviour. In J. Khul, J. Beckman (eds.) Action control: From cognition to behaviour. Springer, Heilderberg. Artistico, D., Cervone, D., Pezzuti, L., (2003) Perceived self-efficacy and everyday problem solving among young and older adults, Psychology & Aging, 18(1), pp. 68-79. Bandura, A. (1977) Self-efficacy: Toward a unifying theory of behavioural change, Psychological Rewiev, 84, pp. 191-215. Bandura, A. (1981) Self-referent thought: A developmental analysis of self-efficacy. In J.H. Flavell, L. Ross (eds.) Social and cognitive development: Frontiers and possible futures, Cambridge University Press. Cambridge, MA. Bandura, A. (1989) Human agency in social cognitive theory, American Psychologist, 44, pp. 1175-2284. 146 ALLEGATO 2 Bandura, A. (1990) Reflections on non abiltydeterminants of competence. In R.J. Sterberg, J.R. Kolligian (eds.) Competence considered, Yale University Press, New Haven. Bandura, A. (1992) Exercise of personal agency through the self-efficacy macheanism. In R.Schwarter (ed.) Self-efficacy: Thought control of action, Hemisphere, Washington. Bandura, A. (ed) (1995) Self-efficacy in changing societies. Cambridge, Cambridge University Press. Bandura, A. (1996) Il senso di autoefficacia: aspettative su di sè e azione. Tr. it. Erickson, Trento. Bandura, A. (1997b) Self-efficacy: the exercise of control. W.H. Freeman, New York. Bandura, A. (2000) Autoefficacia: teoria e applicazioni. Tr. it. Erickson, Trento. Bandura, A.; Locke, E. A. (2003) Negative self-efficacy and goal effects revisited, Journal of Applied Psychology, 88(1) , pp. 87-99. Caprara, G.V. (2001) La valutazione dell’autoefficacia: costrutti e strumenti. Tr. it. Erikson, Trento. Ferrari, L., Nota, L., Soresi, S. (in corso di stampa) Le credenze di efficacia in studenti dai 15 ai 19 anni: Lo strumento “Quanta fiducia ho in me?”, Giornale Italiano di Psicologia dell’Orientamento. Guay, F., Senecal, C., Gauthier, L., Fernet, C. (2003) Predicting career indecision: A self-determination theory perspective, Journal of Counseling Psychology, Vol 50(2) Apr 2003, pp. 165-177. Hackett, G., Betz, N.E. (1981) A self-efficacy approach to the career development of women, Journal of Vocational Behavior, 18, pp. 326339. Hackett, G., Betz N. E. (1995) Self-efficacy and career choice and development. In J.E. Maddux (a cura di) Self-efficacy, adaptation, and adjustement, Plenum Press, New York. 147 ALLEGATO 2 Kernis, M. (1995) Efficacy, agency, and self-esteem, Plenum Press, New York. Lee, S., Klein, H.J. (2003) Relationships between conscientiousness, selfefficacy, self-deception, and learning over time, Journal of Applied Psychology, 87(6), 2002, pp. 1175-1182. Lent, R.W., Brown, S.D., Hackett, G. (1996) Career development from a social cognitive perspective. In D. Brown, L. Brooks (a cura di), Career. Choice and development (3rd ed.), Jossey Bass, San Francisco. Lent, R.W., Hackett, G. (1987) Career self-efficacy: Empirical status and future directions, Journal of Vocational Behavior, 45, pp. 79-122. Maddux, J.E. (1995) Self-efficacy, adaptation, and adjustment: theory, research and application, Plenum Press, New York. Messana, C. (1999) Valutazione formativa e personalità, Carocci, Roma. Nota, L., Soresi, S. (1998) Scelte scolastico-professionali e autoefficacia, Psicologia e Scuola, 92 (suppl.), 151-164. Nota, L., Soresi, S. (2000) Autoefficacia nelle scelte, ITER, Firenze. Sandry,G., Robertson, I.T. (1993) Self-efficacy and work-related behavior: A review and meta-analysis, Applied Psychology: An International Review, 42, pp. 139-152. Scholz, U., Dona, B., Gutierrez; S.S., Schwarzer, R. (2002) Is general self-efficacy a universal construct? Psychometric findings from 25 Countries, European Journal of Psychological Assessment, 18(3), pp. 242-251. Schunk, D.H. (1995) Self-efficacy and education and instruction. In J.E. Maddux (ed.) Self-efficacy, adaptation, and adjustement, Plenum Press, New York. Skinner, E.A., Wellborn, J.G., Connell, I.P. (1990) What it takes to do well in school and whether I’ve got it: A process model of perceived control and children’s engagement and achievement in school, Journal of Educational Psychology, 82, 22-32. Wolters, C. (2003) A. Understanding procrastination from a self-regula- 148 ALLEGATO 2 ted learning perspective, Journal of Educational Psychology, 95(1), pp. 179-187. Wood, R., Bandura, A. (1989) Impact of conceptions of ability on selfregulatory mechanism and complex decision making, Journal of Personality and Social Psychology, 56, pp. 407-415. ATTRIBUZIONE CAUSALE Andrews, G.R., Debus, R.L. (1978) Persistence and casual perception of failure: Modifying cognitive attributions, Journal of Educational Psychology, 70, pp. 154-166. Borkowski, J.G. (1988) Metacognizione e acquisizione di forza (empowerment): implicazione per l’educazione di alunni con handicap e difficoltà di apprendimento. In C. Cornoldi e R. Vianello (a cura di), Handicap, comunicazione e linguaggio (pp. 36-48). Bergamo: Juvenilia. Borkowski, J.G., Milstead, M. e Hale, C. (1988) Components of childrens metamemory: Implications for strategy generalisation. In F. Weinert e M. Permutter (Eds.), Memory Development: Universal changes and individual differences (pp. 73-100). Hillsdale, NJ: Lawrence Erlbaum. Borkowski, J.G., Muthukrishna, N., (1994) Lo sviluppo della metacognizione nel bambino: un modello utile per introdurre l’insegnamento metacognitivo in classe. Insegnare all’handicappato, 8,(3), pp. 229-251. De Beni, R., (1991) Metacognizione e stili attributivi. In R. Vianello e C. Cornoldi (a cura di), Stili di insegnamento, stili di apprendimento e handicap. Bergamo: Juvenilia. Heider, F. (1958) The Psychology of Interpersonal Relations. New York: Jhon Wiley & Sons. Trad. It. Psicologia delle relazioni interpersonali, Bologna: Il Mulino, 1972. Kelley, H.H. (1967) Attribution Theory in social Psychology. In D. Levine (Ed), Nebraska Symposium of Motivation (Vol. 15, pp 192-238). Lincoln, NE: University of Nebraska Press. Kelley, H.H. (1972) Causal schemata and the attribution process, Morristown, NJ: Silver Burdett/General Learning Press. 149 ALLEGATO 2 Kelley, H.H. (1973) The process of causal attribution, American Psychologist, 28, pp.107-128. Pressley, M., Borkowski J.G. e Schneider, W. (1987) Cognitive strategies: Good strategy user coordinate matacognition and knowledge. In R. Vasta, G. Whitehurst (a cura di), Annals of Child Development, vol. 5, 88-129. Weiner, B. (1985) An attributional theory of achievement motivation and emotion, Psychological Review, 92, pp. 548-573. Weiner, B. (1986) An attributional theory of motivation and emotion. New York: Springer. Weiner, B. (1990) History of motivational research in education. Journal of Educational Psychology, 82, 4, pp. 616-622. Weiner, B., Frieze I.H, Kukla, A., Reed, L., Rest, S., Rosembaum, R.M. (1971) Perceiving the causes of success and failure. Morristown, N.J.: General Learning Press. Weiner, B., Russel, D., Lerman, D. (1979) The cognition-emotion process in achievement-related contexts, Journal of Personality an Social Psychology, 37, pp. 1211-1220. Wood, R., Bandura, A. (1989) Social cognitive theory of organizational management. Academy of Management Review, 14, pp. 361-384. INTERESSI PROFESSIONALI Allport F. H., Lindzey G., Vernon P. E. (1955) Study of values: A scale for measuring dominant interest in personality, rev. ed., Houghton Mifflin, Boston, 1951. (Ed. it. a cura di Morino Abbele F., Studio dei valori. Scala per la misurazione degli interessi dominanti della personalità. Organizzazioni Speciali, Firenze, 1958). Betsworth D. G., Fouad N. A. (1997) “Vocational interests: A look at the past 70 years and a glance at the future. The Career Development Quarterly, 46, 23-47. Boncori L. (1993) Teoria e tecniche dei test. Bollati e Boringhieri, Torino. Castelli C. (1996) “L’approccio psicometrico: attitudini, interessi e valo- 150 ALLEGATO 2 ri”. In Castelli C., Venini L. (a cura di) Psicologia dell’Orientamento Scolastico e Professionale. Franco Angeli, Milano. Cole N. S., Hanson G. R. (1975) “Impact of interest inventories on career choice”. In Diamont E. E. (a cura di), Issues of sex bias fairness in career interest measuring. National Institute of Education, Washington, D. C. Di Fabio A. (1998) Psicologia dell’Orientamento. Problemi, metodi e strumenti. Giunti, Firenze. Dupont J. P., Gendre F., Berthoud S. e Descombes J. P. (1979) La psychologie des intérêts. PUF, Paris. Fryer D. H. (1931) The measurement of interests. Holt, New York. Guilford J. P., Christensen P. R., Bond N. A. Jr e Sutton M. A. (1954) “A factor analysis study of human interest”. Psychological Monographs, 68, 4. Hansen J. C. (1984) “The measurementof vocational interests: Issues and future directions. In Brown S. D. e Lent R. W. (a cura di), Handbook of counselling psychology. Wiley, New York. Polacek K. (a cura di) (1989) Orientamento scolastico. Un modello di intervento triennale di educazione alla scelta. Istituto di psicologia, Università Pontificia Salesiana, Roma. Soresi S., Nota L. (2000) Interessi e scelte. Come si evolvono e si rilevano le preferenze professionali. ITER - Institute for Training Education and research, Firenze. Strong E. K. Jr (1955) Vocational interests eighteen years after college. University of Minnesota Press, Minneapolis, MN. Super, D. E. (1949) Appraising vocational fitness by means of psychological tests. Harper and Row, New York. Thorndike E. L. (1912) “The performance of interests and their relation to abilities”. Popular Science Monthly, 18, 449-456. MOTIVAZIONE ALLO STUDIO E ALL’APPRENDIMENTO Angelone, M. (2001) La motivazione nell’insegnamento-apprendimento : 151 ALLEGATO 2 un avvio all’approfondimento del tema, Loffredo, Napoli. Atkinson, R.C. (1964) La motivazione, Il Mulino, Bologna, 1973. Ausubel, D.P. (1968) Educazione e processi cognitivi, Angeli, Milano, 1994. AA.VV. (1999) Psicologia dell’età evolutiva e processo di apprendimento: motivazione e metacognizione, IRFED, Istituto per la ricerca, la formazione e la documentazione, Roma. Berline, D.E. (1960) Conflitto, attivazione e creatività. Tr. it. Angeli, Milano, 1971. Bloom, B.S. (1976) Caratteristiche umane e apprendimento scolastico, Armando, Roma, 1979. Boekaertes, M., Nenninger, P. (1999) Introduction to a special theme: Advances in motivation from the European viewpoint, European Journal of Psychology of Education, 14 (1), pp. 3-9. Borkowski, J.G., Muthukrishna, N. (1994) Lo sviluppo della metacognizione nel bambino: un modello utile per introdurre l’insegnamento metacognitivo in classe, Insegnare all’Handicappato, 8(3), pp. 229-251. Boscolo, P. (1996) Psicologia dell’apprendimento scolastico, UTET; Torino. Brown, W.F., Holtzman, W.H. (1971) Manuale del Questionario sull’Efficienza nello Studio, O.S., Firenze. Csikszentmihalyi, M. (1993) The evolving self: A psychology for the third millennium, New York, Harper Collins. Cornoldi, C. (1991) I disturbi dell’apprendimento, Il Mulino, Bologna. Cornoldi, C. (1995) Metacognizione e apprendimento, Il Mulino, Bologna. Cornoldi, C., De Beni, R. (1993) Imparare a studiare, Erickson, Trento. Darley, J.M., Glucksberg, S., Kinkla, R.A. (1991) Fondamenti di psicologia, Il Mulino, Bologna, 1998. 152 ALLEGATO 2 De Beni, R., Moè, A. (2000) Motivazione e apprendimento, Il Mulino, Bologna. Deci, E., Ryan, R. (1985) Intrinsic motivation and self-determination in human behavior, New York, Plenum Press. Eccles, J.S., Adler, T.F., Futterman, R., Goof, S.B., Kaczala, C.M., Meece, J, Midgley, C. (1983) Expectancies, values and academic behaviors. In J.T. Spence (ed.) Achievement and achievement motives, pp. 75-146. Legrenzi, P. (1994) Prepararsi agli esami, Il Mulino, Bologna. Harter, S. (1978) Effectance motivation reconsidered: Toward a development model, Human Development, 21, pp. 34-64. Hilgard, E.R., Bower G.H. (1966) Le teorie dell’apprendimento. Tr. it. Angeli, Milano, F. Angeli, 1987. Marini, F. (1990) Successo e insuccesso nello studio, Angeli, Milano. McCombs, B.L., Wisler, J.S. (1989) The Role Of Affective Variables in Autonomous Learning, Educational Psychology, 24, 3, pp. 277-306. Meazzini, P., Soresi, S. (1991) Insegnare a studiare: un’arte che può essere appresa, Psicologia e Scuola, 11, 3, pp. 277-306. Messana, C. (1999) Valutazione formativa e personalità, Carocci, Roma. Meister, H. (1982) La motivazione: un’introduzione alla psicologia della motivazione per promuovere l’apprendimento, Armando, Roma, 1983. Nichol, J.G. (1984) Achievement Motivation: Conception of Ability, Subjective Experience, Task Choice and Performance, Psychological Review, 91, 3, pp. 328-346. Pintrich, P.R. (1991) Editor’s comment on the special issue on learning motivation, Educational Psychologist, 26(3/4), pp. 199-205. Pokay, P., e Blumenfeld, P.C. (1990) Predicting achievement early and late in the semester: The role of motivation and use of learning strategies, 153 ALLEGATO 2 Journal of Educational Psychology, 82, pp. 41-50. Schunck, D.H. (1990) Introduction to special section on motivation and efficacy, Journal of Educational Psychology, 82(1), pp. 3-6. Stipek, D. (1998) Motivation to Learn, Allyn & Bacon, Boston. White, R.W. (1959) Motivation reconsidered: The concept of competence, Psychological Review, 66, pp. 197-233. 154 ALLEGATO 3 ARTICOLAZIONE E STRUTTURAZIONE DEI COLLOQUI ALLEGATO 3 1. IL 1° COLLOQUIO 1° colloquio LE RISORSE DI BASE Obiettivi Accogliere e analizzare i bisogni e le aspettative della persona Attraverso la presentazione e il racconto de sé esplorare alcune risorse interne ritenute fondamentali per elaborare una scelta in autonomia Durata STRUMENTI PER IL COLLOQUIO 2 ore La scheda di adesione individuale Check-list n°1 IO DI FRONTE ALLE SITUAZIONI QUESTIONARI ATTIVITÀ BACKOFFICE DEL CONSULENTE DI ORIENTAMENTO QUANTA FIDUCIA HO IN ME? QUESTIONARIO DI ATTRIBUZIONE Scoring e stesura dei profili degli strumenti Diario di bordo 2. IL 2° COLLOQUIO 2° colloquio LE RISORSE PER DECIDERE Obiettivi Riflettere sul tipo di risorse indagate e sul mix tra risorse interne e risorse esterne Fornire un insieme di riferimenti per la lettura e l’analisi di documentazione sulle professioni e sugli sbocchi formativi Durata 2 ore I profili dei 3 questionari STRUMENTI PER IL COLLOQUIO fatti compilare nel 1° colloquio Check-list n° 2 QUESTIONARIO DI QUESTIONARI ATTIVITÀ BACKOFFICE DEL CONSULENTE DI ORIENTAMENTO MOTIVAZIONE E METODO SDS Scoring e stesura dei profili degli strumenti Diario di bordo 157 ALLEGATO 3 3. IL 3° COLLOQUIO 3° colloquio GLI INTERVENTI SUCCESSIVI Durata 2 ore I profili dei 2 questionari Obiettivi Portare a sintesi i dati raccolti ed evidenziare le aree di risorse forti e quelle deboli Indicare eventuali interventi di sostegno alla scelta più in profondità STRUMENTI PER IL COLLOQUIO fatti compilare nel 2° colloquio Check-list n° 3: bozza della scheda di sintesi (da consegnare/inviare agli studenti dopo la stesura definitiva) QUESTIONARIO DI QUESTIONARI ATTIVITÀ BACKOFFICE DEL CONSULENTE DI ORIENTAMENTO VALUTAZIONE DELL’ESPERIENZA Schede di sintesi Consegna dei dati dei soggetti al tutor di riferimento per l’elaborazione statistica Diario di bordo 4. IL 4° COLLOQUIO 1 MOMENTO COLLETTIVO 1 ora circa 3 COLLOQUI INDIVIDUALI 6 ore vis à vis IO DI FRONTE ALLE SITUAZIONI 5 QUESTIONARI DURATA MINIMA - MASSIMA 158 QUANTA FIDUCIA HO IN ME QUESTIONARIO DI ATTRIBUZIONE QUESTIONARIO DI MOTIVAZIONE E METODO SDS 3 settimane - 1 mese ALLEGATO 4 DIARIO DI BORDO PER I CONSULENTI DI ORIENTAMENTO ALLEGATO 4 GUIDA ALL’USO PERCHÉ UN DIARIO DI BORDO? Breve introduzione al senso e all’obiettivo di dotarsi di un diario di bordo. INTERMEZZO N.1: rappresenta lo spazio temporale tra un incontro e l’altro con il/la proprio/a tutor di riferimento. Temporalmente potrà collocarsi tra la fine della formazione al percorso sperimentale Isfol e i primi appuntamenti con le classi e l’utenza in generale. INTERMEZZO N.2: questo secondo momento dovrà essere collocato in modo strategico rispetto ai singoli carichi di lavoro che potranno variare da consulente a consulente. Logicamente si consiglia di fissare un incontro con il/la proprio/a tutor di riferimento dopo aver realizzato un certo numero di percorsi. INTERMEZZO N.3: questo terzo momento dovrà essere collocato in previsione del termine dei percorsi sperimentali e in preparazione dell’incontro finale in Isfol. IN PREPARAZIONE AL BILANCIO FINALE: vuole essere un aiuto all’elaborazione di una riflessione individuale sull’esperienza che possa essere sia un contributo alla discussione in gruppo sia una sintesi alla fase di valutazione finale. 161 ALLEGATO 4 PERCHÉ UN DIARIO DI BORDO? Il diario di bordo è un documento strettamente personale che verrà utilizzato nella stessa forma da tutti/e i/le consulenti. A seconda delle esigenze potranno essere adottate da ogni tutor diverse modalità - individuali o in piccolo gruppo - di analisi e condivisione dei dati e delle riflessioni qui contenute. È stato messo a punto al fine di monitorare e sostenere il processo di sperimentazione Isfol cui stai partecipando. Tale strumento vuole anzitutto aiutare a costruire una relazione di tutorship in modo che: · non vadano perse informazioni, dati, impressioni e valutazioni importanti ai fini della sperimentazione; · i percorsi consulenziali realizzati con l’utenza possano essere discussi a partire da tali dati e dunque maggiormente confrontabili; · tutti possano “archiviare” le osservazioni più significative e salienti che costituiranno oggetto della valutazione finale della sperimentazione. Crediamo inoltre che in un approccio all’orientamento fortemente costruzionista sia importante condividere l’assunto secondo il quale la realtà non è mai indipendente dall’osservatore. Dunque la conoscenza personale si configura come vera e propria costruzione dei partner conversazionali e perciò strumenti e supporti narrativi risultano ancora più efficaci nel favorire la comunicazione tra le parti. Per questo ti invitiamo a usare il diario di bordo come strumento per una “navigazione” condivisa. Lo staff dei tutor 162 ALLEGATO 4 SUBITO DOPO LA GIORNATA DI FORMAZIONE Gli aspetti e i punti trattati nella giornata della formazione che ho ancora bisogno di approfondire sono: I dubbi, gli interrogativi e le domande alle quali vorrei ancora risposta sono: Le modalità organizzative, sia per le somministrazioni collettive sia per la presentazione del percorso PassoallaPratica - Step One, sono: 163 ALLEGATO 4 PRIMA DEL SECONDO E TERZO INCONTRO TRA CONSULENTE E TUTOR Appunti sui colloqui/percorsi realizzati (osservazioni, impressioni, difficoltà e dubbi, ….) Durante i colloqui ho avuto modo di osservare............. La compilazione dei questionari risulta....................... I momenti/aspetti del percorso che non funzionano e non mi convincono sono... Osservazioni/riflessioni che vorrò condividere con il/la mio/mia tutor sono……… 164 ALLEGATO 4 IN PREPARAZIONE AL BILANCIO FINALE 1. Analisi e rielaborazione dei contenuti del diario di bordo 2. Definizione dei riferimenti in base ai quali formulare il bilancio finale Rievocazione di un episodio significativo accaduto durante la sperimentazione Analisi e discussione dei seguenti punti: · · · · · · · Percorsi realizzati Aree tematiche/problematiche affrontate Feedback ricevuti Propria percezione della sperimentazione Effetti registrati sull’utenza I risultati di apprendimento personale e professionale raggiunti Suggerimenti e consigli per la replicabilità e trasferibilità dei percorsi Spunti per la stesura di una relazione da consegnare a valle dell’ultimo incontro in Isfol, circa il percorso della sperimentazione, il livello di utilizzo dell’esperienza e gli impatti prodotti sul piano personale e organizzativo · · · · · · · · · L’articolazione e la durata dei singoli percorsi Il colloquio Gli strumenti Le caratteristiche dei percorsi realizzati L’organizzazione degli incontri, il loro numero Il tempo definito e il suo rispetto I luoghi di incontro Le fasi più salienti sono state… Ciò che lo ha facilitato è stato… 165 ALLEGATO 4 · · · · · · · Ciò che lo ha ostacolato è stato… Gli elementi di disturbo L’abbinamento con il/la mio/a tutor Le diverse modalità di contatto e di comunicazione utilizzate tra i partecipanti alla sperimentazione Il livello del mio utilizzo dell’esperienza In sintesi, i tre aggettivi con cui descriverei la sperimentazione Sulla base dell’esperienza fatta i suggerimenti che mi sento di offrire fanno riferimento a….. 166 ALLEGATO 5 DIARIO DI BORDO PER I TUTOR ALLEGATO 5 GUIDA ALL’USO Analogamente a ogni consulente, i tutor sono chiamati a tenere un diario di bordo. L’uso che ogni tutor farà di questo strumento è legato alle proprie modalità di lavoro e a quelle concordate con il proprio gruppo di consulenti: formule e forme di archiviazione dati sono dunque discrezionali, anche se per tutte deve valere la funzione di monitoraggio e raccolta di riflessioni e impressioni utili ai fini della valutazione della sperimentazione. Subito dopo la giornata di formazione ogni tutor prenderà contatto con il proprio gruppo di consulenti di riferimento. Modalità organizzative e tempi saranno concordati in base alle rispettive agende, fermo restando che si ritiene necessario un incontro prima della realizzazione delle somministrazioni collettive e dell’avvio dei percorsi PassoallaPratica - Step One. Obiettivo di questo primo incontro è quello di ripercorrere la giornata di formazione per evidenziare eventuali dubbi e questioni aperte. A partire da questo primo incontro, e nei successivi, i tutor terranno il proprio diario di bordo compilato e aggiornato prendendo nota delle osservazioni raccolte, dei punti di attenzione discussi e delle principali problematiche e criticità registrate da ogni consulente impegnato nei percorsi. Nella pagina a seguire è sinteticamente richiamato il senso di questo strumento di lavoro. 169 ALLEGATO 5 PERCHÉ UN DIARIO DI BORDO? Il diario di bordo è un documento che ogni tutor utilizza in preparazione e nel corso degli incontri con i consulenti per raccogliere e monitorare lo svolgimento dei percorsi PassoallaPratica – Step One. A seconda delle esigenze personali di ogni consulente, e organizzative dei servizi, ogni tutor potrà prevedere diverse modalità - individuali o in piccolo gruppo - di analisi e condivisione dei dati e delle riflessioni raccolte nel corso degli incontri con l’utenza. Il diario di bordo rappresenta per il tutor il “contenitore” che archivia tutte queste informazioni e osservazioni, sia individuali sia di gruppo, in modo che: · non vadano persi dati, impressioni e valutazioni importanti ai fini della sperimentazione; · i percorsi realizzati dai consulenti possano essere discussi a partire da tali dati e dunque maggiormente confrontabili; · tutti possano “archiviare” le osservazioni più significative e salienti che costituiranno oggetto della valutazione finale della sperimentazione. Più precisamente il compito di assicurare il buon svolgimento della sperimentazione richiede al tutor di presidiare tre indicatori: · · · 170 eventuali discrepanze tra obiettivi-realizzazione-risultati; l’adeguatezza delle risorse impiegate; la validità e coerenza interna del modello e degli strumenti. ALLEGATO 6 REGISTRO PERCORSI ALLEGATO 6 Allo scopo di facilitare il monitoraggio e il rendiconto finale dei percorsi realizzati, è necessario tenere aggiornato il presente registro. Il registro va redatto in duplice copia. Una copia rimane al consulente che realizza i percorsi e la seconda copia al proprio tutor di riferimento a fini di rendicontazione interna. Nome e Cognome _________________________________________________ Codice corrispondente_________________________________________ ATTIVITÀ SVOLTA DATA e ORARIO SEDE FIRMA FIRMA DEL DELLO STU- CONSULENDENTE TE 1° colloquio 2° colloquio 3° colloquio Note: ________________________________________________________ _____________________________________________________________ 173 ALLEGATO 7 SCHEDA SOCIO-ANAGRAFICA ALLEGATO 7 Questa scheda va compilata dal consulente al momento del primo incontro con la persona sia riportando i dati già presenti nella scheda di adesione (verificandone la correttezza), sia raccogliendone di nuovi. Ogni scheda andrà inserita nella cartellina personale dell’utente in modo da archiviare tutti i documenti e i materiali di ogni partecipante al percorso. Codice soggetto Regione ……………………………… ……………………………… 1. Sesso Maschio 1 Femmina 2 2. Data e luogo di nascita………………………………………………… 3. Indirizzo e numero di telefono ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… ……………… 4. Scuola frequentata e indirizzo della scuola ……………………………………………………………………………… ……………………………………………………………………………… ……………… 5. Titolo di studio del padre Licenza elementare 1 Licenza media o Avviamento 2 Diploma 3 Laurea 4 Altro ……………………………………………………………………………… …………………… 5 6. Titolo di studio della madre Licenza elementare 1 Licenza media o Avviamento 2 177 ALLEGATO 7 Diploma 3 Laurea 4 Altro ……………………………………………………………………………… …………………… 5 7. Hai già scelto cosa farai dopo il diploma? Corso di formazione professionale Esperienza all’estero Non ho ancora deciso Ricerca di un impiego Ricerca di uno stage/tirocinio Università Altro ……………………………………………………………….. 1 2 3 4 5 6 7 8. Se hai già preso una decisione su quel che farai, da quanto tempo l’hai presa? Ho deciso in quest’ultimo mese 1 Ho deciso l’anno scorso 2 Ho deciso quando ho finito la scuola media 3 Ho sempre voluto fare questo 4 9. La maggior parte dei tuoi amici ha già deciso cosa fare dopo il diploma? Corso di formazione professionale 1 Esperienza all’estero 2 Non ha ancora deciso 3 Ricerca di un impiego 4 Ricerca di uno stage/tirocinio 5 Università 6 Altro 7 178 ALLEGATO 8 SCHEDA DI SINTESI ALLEGATO 8 Nome e Cognome _____________________________________________________________ _____________________________________________________________ Il percorso si è realizzato presso: _____________________________________________________________ Nel periodo: _____________________________________________________________ Motivazioni di adesione al percorso I dati emersi dai colloqui I dati emersi dai questionari In sintesi, le risorse su cui contare e le aree di sviluppo Luogo e data ___________________ 180 / / ALLEGATO 9 QUESTIONARIO DI VALUTAZIONE DELL’ESPERIENZA ALLEGATO 9 Il questionario si propone di raccogliere le tue opinioni e valutazioni sull’intero percorso realizzato. Per ciascuna domanda, che sarà accompagnata da specifiche istruzioni, indica con una crocetta la risposta prescelta. I risultati del questionario serviranno a riprogettare il percorso in funzione di tutti i punti di forza e i suggerimenti di miglioramento che emergeranno. Il tempo richiesto per la compilazione è di circa 15 minuti. Ti ringraziamo per la tua collaborazione. Il gruppo di progetto Isfol -Polis 2000 183 ALLEGATO 9 1 Complessivamente quanto ti ritieni soddisfatto del percorso PassoallaPratica StepOne? (Indica su una scala da 1 = per niente a 5 = completamente il tuo livello di soddisfazione) PER NIENTE SODDISFATTO COMPLETAMENTE SODDISFATTO 2 Perché ? (Indica i motivi della tua risposta) 3 Il percorso prevedeva sia momenti di colloqui sia di compilazione di questionari. Cosa hai preferito? 01 I colloqui 02 La compilazione dei questionari 03 Entrambi 04 Nessuno dei due 4 Perché ? (Indica i motivi della tua scelta) 5 Quanto è stato coerente il percorso con le aspettative che avevi formulato all’interno del primo colloquio? PER NIENTE COERENTE 184 DEL TUTTO COERENTE ALLEGATO 9 6 I colloqui sono stati… Per nulla Poco Abbastanza Molto Del tutto Poco Abbastanza Molto Del tutto 01 Interessanti 02 Utili 03 Stimolanti 04 Impegnativi 05 Arricchenti 06 Ben strutturati 07 Corrispondenti alle aspettative 08 Complessi 09 Altro (Specificare) 7 I questionari sono stati… Per nulla 01 Interessanti 02 Utili 03 Stimolanti 04 Impegnativi 05 Arricchenti 06 Ben strutturati 07 Corrispondenti alle aspettative 08 Complessi 09 Altro (Specificare) 185 ALLEGATO 9 8 Aver partecipato a PassoallaPratica mi ha consentito di... Del tutto Piuttosto Ne’ vero ne’ Piuttosto Del tutto falso falso falso vero vero 01 Conoscere e capire di più le mie possibilità future 02 Acquisire maggiore consapevolezza delle mie capacità personali 03 Avere un aiuto in un momento di crisi 04 Divertirmi 05 Definire il mio percorso di crescita futura 06 Comprendere le mie possibilità di riuscita 07 Riflettere sulla mia modalità di fronteggiare le situazioni 08 Capire le mie modalità di spiegazione degli eventi 09 Definire i miei interessi professionali 10 Ragionare sul mio metodo di studio 11 Esplorare le mie motivazioni 9 Consiglieresti a un tuo amico PassoallaPratica? 01 Si 02 No 10 Perché ? (Indica i motivi della tua risposta) 186 ALLEGATO 9 11 Eventuali osservazioni e commenti sul percorso 187 ALLEGATO 10 TRACCIA DI INTERVISTA AI TESTIMONI PRIVILEGIATI ALLEGATO 10 TRACCIA DI INTERVISTA AI TESTIMONI PRIVILEGIATI La valutazione ha come scopo quello di individuare punti di forza e di debolezza, funzionalità, coerenza interna e validità dell’ipotesi di lavoro sottoposta a sperimentazione. Questa fase dovrebbe fornire gli strumenti e le indicazioni per rendere il progetto sperimentale operativo, evidenziando quegli aspetti migliorativi che permettono di realizzare il passaggio dalla messa a punto di un modello a un’attività di servizio a regime. 191 ALLEGATO 10 - area A IL KIT DEL CONSULENTE Obiettivo dell’area è raccogliere indicazioni sulle dimensioni indagate, sulla durata e articolazione del percorso, sull’utilità rispetto all’utenza. congruenza sulle dimensioni indagate. (autoefficacia, stili di coping, stili di attribuzione, interessi professionali, motivazione allo studio: coerenti con il modello teorico di riferimento, ovvero una impostazione sociocognitiva che privilegia la autovalutazione sulle strategie e le modalità di comportamento individuale piuttosto che la misurazione di atteggiamenti e tratti personologici). ............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................ Il kit del consulente: punti di forza e punti di debolezza. (Cosa poteva essere aggiunto? Cosa poteva essere evitato? Ecc.) ............................................................................................ ............................................................................................ Documentazione prodotta per i consulenti: punti di forza e punti di debolezza. In particolare su: - Le sintesi dei manuali degli strumenti utilizzati (sono esaustive?) ............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................ 192 ALLEGATO 10 - Letture di riferimento e bibliografia allegata sulle dimensioni indagate. (Sufficienti? Congruenti?) ............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................ - Strumenti di articolazione del percorso a supporto del consulente. (Registro percorsi, Scheda di sintesi, Diario di bordo). ............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................ - La check-list per i colloqui. (Esaustiva? Congruente con le dimensioni indagate? Avrebbe aggiunto o eliminato qualcosa?) ............................................................................................ ............................................................................................ ............................................................................................ - Questionario di valutazione. Considerazioni ............................................................................................ ............................................................................................ - La figura del tutor. Considerazioni ............................................................................................ ............................................................................................ I materiali informativi rivolti agli studenti e al corpo docente (brochure e lettera di presentazione del percorso): punti di forza e punti di debolezza. ............................................................................................ 193 ALLEGATO 10 Utilità del percorso rispetto all’utenza. (analizzare alcune risorse di base che possono essere investite nell’elaborazione di una scelta futura, promuovere competenze di autorientamento, favorire il confronto tra risorse/opportunità formative). ............................................................................................ - area BIL PERCORSO “PASSOALLAPRATICA STEP-ONE” Obiettivo dell’area è raccogliere indicazioni sul percorso e sulla messa a regime dello stesso. Sulla base della sua esperienza come considera complessivamente il percorso PassoallaPratica Step-One? ............................................................................................ ............................................................................................ Ipotizzando la messa a regime del percorso può esprimere eventuali osservazioni e commenti in merito? ............................................................................................ ............................................................................................ 194 Indice delle pubblicazioni della collana “Temi & Strumenti” Isfol, Sviluppo locale. Prima analisi e compendium dei programmi nelle regioni dell’obiettivo 1, Roma, Isfol, 2004 (Temi&Strumenti. Studi e Ricerche; 1) Isfol, Le politiche comunitarie per la mobilità giovanile: un panorama comunitario, nazionale e locale, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Politiche Comunitarie; 1) Isfol, Mobilità e trasparenza delle competenze acquisite: l’esperienza Europass Formazione in Italia, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e Ricerche; 2) Isfol, Il Fondo Sociale Europeo 2000-2006. Quadro Comunitario di sostegno Ob. 3. Valutazione intermedia 1° e 2° Parte, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e Ricerche; 3) Isfol, Percorsi di orientamento. Indagine nazionale sulle buone pratiche. Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e Ricerche; 4) Isfol, Tra orientamento e auto-orientamento, tra formazione e autoformazione, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti. Studi e Ricerche; 5) Isfol, La qualità del lavoro in Italia, Roma, Isfol, 2005 (Temi&Strumenti). Studi e Ricerche; 6) Prestampa, stampa e allestimento Società Editrice IMAGO MEDIA 81010 Dragoni (CE) - Tel. 0823 866710 www.imagomedia.it - email: [email protected] Azienda con Sistema Qualità Certificato ISO 9001:2000 da SGS Italia con certificato numero IT 01/0106 Finito di stampare nel mese di novembre 2005