SENTIRE A SCOLTARE F r a n z Ferdinand o n l i n e m u s i c magazine H e i n e r Goebbels OTTOBRE N.12 J o y Z i pper D e p e che Mode F i e r y Furnaces Va s h t i Bunyan J o h n Cale D e e r h oof P i c a s t ro T h e G ris Gris M a r c o Parente R i c h a rd Youngs David Thomas Il giorno che la terra incontrò David Roi sentireascoltare in copertina David Thomas (foto di Simon Fowler) SentireAscoltare online music magazine Registrazione Trib.BO N° 7590 del 28/10/05 Editore: Edoardo Bridda Direttore responsabile: Ivano Rebustini Provider: NGI S.p.A. sommario 9 4 News 9 Speciali Franz Ferd i n a n d , B l a c k R e b e l Motorcycle , F r e q u e n z e D i s t u r b a t e 2 0 0 5 , Heiner Goe b b e l s . . . 39 Recensioni Depeche M o d e , F i e r y F u r n a c e s , A r a b Strap, Vash t i B u n y a n , B l a c k D i c e , J o h n Cale, Brok e n S o c i a l S c e n e , Deerhoof , P i c a s t r o , T h e G r i s G r i s , M a r c o Parente... 7 0 Dal vivo Stephen M a l k m u s , W i l c o 82 Rubriche Classic Da v i d T h o m a s , S p a r k l e h o r s e Supertram p 39 Cinema Ja n Š v a n k m a j e r, L a F a b b r i c a d i Cioccolato Canzone fr a n c e s e : K e r e n A n n Arte Timoth y G r e e n f i e l d - S a n d e r s Cose dell’a l t r o m o n d o P o l l y C h a n E s s e l in k 71 Direttore Edoardo Bridda Direttore responsabile Ivano Rebustini Coordinamento Antonio Puglia Stefano Solventi Staff Valentina Cassano Daniele Follero Teresa Greco Hanno collaborato Gianni Avella, Filippo Bordignon, Roberto Canella, Michele Casella, Antonello Comunale, Andreas Flevin, Lorenzo Filipaz, Paolo Grava (aka Neon Eater), Manfredi Lamartina, Gaetano Lo Magro, Carlo Pastore, Marina Pierri, Michele Saran, Gianluca Talia, Davide Valenti, Fabrizio Zampighi Guida spirituale Adriano Tauber (1966-2004) Grafica Paola Squizzato, Squp, Edoardo Bridda 90 sentireascoltare news a cura di Daniele Follero 22 canzoni inedite di Elliott Smith sono state messe in rete il 18 ottobre, in occasione del secondo anniversario della sua morte. Sembra che il cantautore scomparso avesse registrato parte del materiale durante le session di From A Basement On A Hill, quando furono incise circa cinquanta canzoni. Inoltre il 7 febbraio 2006 uscirà per la Expunged Record l’album-trib u t o To : E l l i o t t F r o m : P o r t l a n d , r e a l i z z a t o d a g l i a m i c i a r t i s t i di Smith, fra i quali i Thermals, che hanno registrato insieme alla all’ex fidanzata di Smith, la bassista e fonica Joanna Bolme, un’interpretazione di Ballad Of Big Nothing. Sean Croghan, compagno di stanza dell’artista, ha rifatto High Times... Elliott Smith In un’intervista a Billboard Lee Ranaldo ha dichiarato ufficialmente che Jim O’Rourke non parteciperà al nuovo disco dei S o n i c Yo u t h ; l ’ e x G a s t r D e l S o l a v r e b b e i n t e n z i o n e d i s e g u i r e la strada del cinema, con progetti di regia oltre che di colonne sonore. Secondo Kim Gordon il prossimo lavoro della Gioventù Sonica (già in fase di pre-produzione) sarebbe “very song oriented”… Jack White, cantante e chitarrista dei White Stripes, ha fondato una nuova band, i Raconteurs, con l’amico musicista Brendan Benson. Il loro disco è in arrivo all’inizio del prossimo anno. Jack e Brendan hanno registrato il lavoro, in via di completamento, presso l’abitazione di Detroit di Benson; con loro h a n n o s u o n a t o J a c k L a w r e n c e e P a t r i c k K e e l e r. P a r e c h e i W h i te Stripes siano stati accantonati per tutto il 2006… Sierra Casady delle CocoRosie si dà al metal? Accade nel n u o v o d i s c o d e i Ta r a n t u l a A . D . , B o o k O f S a n d i n u s c i t a p e r l a Kemado nella primavera 2006. Sierra compare al canto in due brani, Sealake e Empire, mentre Devendra Banhart ha cantato i n T h e F a l l . I Ta r a n t u l a A . D . r i l e g g o n o i l m e t a l , r a l l e n t a n d o n e i l ritmo e ibridandolo con la classica… God Bless Bloc Party è il nome del DVD che i Bloc Party pubblicheranno il 17 gennaio. Contiene un filmato live realizzato durante il loro recente tour nordamericano, inoltre un estratto del concerto tenuto a Belfort, in Francia, la scorsa estate. E’ disponibile in rete un singolo digitale con due brani inediti, T w o M o r e Ye a r s e H e r o . T r e l e d a t e i t a l i a n e d e l l o r o t o u r : i l 2 1 n o v e m b r e a l R o l l i n g S t o n e d i M i l a n o , i l 2 2 a l Vo x d i N o n a n t o l a (Modena) e il 23 al New Age di Treviso… sentireascoltare A distanza di dieci anni dall’evento, la Rhino distribuirà a partire dal 20 dicembre il live di Capodanno 1995-96 dei Phish al Madison Square Gard e n d i N e w Yo r k . I t r e c d c o n terranno circa tre ore e mezza di musica. Di certo la band non ha suonato così tanto! Molti dei brani aggiuntivi sono interludi per chitarra scritti da Trey Anastasio per la sua tesi al music college (!)... Squarepusher sta per intra- prendere un tour tutto particolare per la Gran Bretagna. La piccola serie di concerti, che partirà da novembre, Birmingham prevede il una 10 per- formance per solo basso elettrico di Jenkinson, un set di elettronica e la partecipazione del batterista Paul Hession e del sassofonista Mick Beck. La tournée terminerà il 25 del- I M a r s Vo l t a h a n n o f i n a l m e n te trasferito l’esperienza dei John Cale lo stesso mese a Glasgow… loro monumentali live show in terista Phil Selway un DVD, Scab Dates, in usci- tarrista si gnata da Gordon Moakes dei ta per la GSL / Universal, che sono C o c k e r, B l o c P a r t y. Tu t t i i p r o v e n t i s a - contiene Jonny uniti a e il chi- Greenwood Jarvis il 21 novembre, è stata dise- bra- Steve Claydon e Jason Buck- ranno devoluti ad Amnesty In- ni per più di 75 minuti. Non le per comporre tre brani per ternational… moltissimo, visto che la sola la colonna sonora del nuovo suite e p i s o d i o d i H a r r y P o t t e r. U n o La di appena Cicatriz sette dura più della metà!... questi Night, Gli Strokes, finito di lavorare all’ultimo album First è brani, This scaricabile Saci Gallery (a Firenze, Is The V i a S a n t ’ A n t o n i n o 11 ) p r e s e n - dal sito ta una mostra dal titolo Amalie ateaseweb.com… Rothschild 1967-1974. Im- In Photographs esposizione, pressions Of Earth, in uscita Ever Fallen In Love, cover del d a l 6 o t t o b r e a l l ’ 11 n o v e m b r e a gennaio, si sono trasferiti in brano dei Buzzcocks, è il sin- 2005, foto dell’artista ameri- Brasile, da dove cominceran- golo di tributo a John Peel, cana, testimone per un decen- no il loro primo tour del 2005 il BBC nio dei più importanti eventi con un tutto esaurito il 21 ot- scomparso anno. musicali del periodo, da Woo- tobre a Rio de Janeiro, per poi Partecipano: toccare Sao Paulo, Buenos Ai- degli Who, David Gilmour dei res e Santiago del Cile… Pink Floyd, Elton John, i Da- leggendario lo DJ della scorso Roger Daltrey dstock a Newport al tour di Bob Dylan del 1974… Pete Morrissey è È comparso in rete nuovo ma- Shelley dei Buzzcocks. La co- produttore To n y teriale dei Radiohead. Il bat- pertina del singolo, che uscirà registrare il suo nuovo album. tsuns, i Futureheads e a Roma con Visconti il per sentireascoltare I l s u c c e s s o r e d i Yo u A r e T h e Q u a r r y d e l 2 0 0 4 s i c h i a m e r à T h e R i n g l e a d e r O f T h e To r m e n t o r s e s a r à p u b b l i c a t o a l l ’ i n i z i o d e l prossimo anno per la Attack Records… I REM sono tornati in formazione originale, ma solo per una sera. E’ successo l’8 ottobre scorso ad Athens, in occasione del matrimonio del loro tecnico delle chitarre Dewitt Burton. Michael Stipe, Mike Mills e Peter Buck hanno eseguito otto b r a n i , i n c o m p a g n i a d e l l o s t o r i c o b a t t e r i s t a B i l l B e r r y. H a n n o esordito con Sitting Still, per poi continuare con Don’t Go Back t o R o c k v i l l e , Wo l v e s , L o w e r, B e g i n t h e B e g i n , T h e O n e I L o v e , John Peel P e r m a n e n t Va c a t i o n , e i n f i n e R a d i o F r e e E u r o p e . . . I Depeche Mode raddoppiano: è stata aggiunta una seconda data milanese il 19 febbraio 2006 al forum di Assago, dopo il tutto esaurito del giorno prima… Uno strano annuncio è apparso sul sito della Drag City, etichetta di Silver Jews, Edith Frost e Bonnie “Prince” Billy; il 18 ottobre, attraverso la label affiliata Sea Note, uscirà un singolo a tiratura limitatissima, che pare non avrà distribuzione al di fuori degli Usa, frutto della collaborazione di due band, una delle quali pubblicherà un disco proprio il 18…Chi sono queste band?… Boy George rischia fino a 15 anni di carcere, in seguito al ritrovamento di 13 dosi di cocaina già confezionate nel suo app a r t a m e n t o d i N e w Yo r k . I l p r o c e s s o s i t e r r à i l 1 5 d i c e m b r e … L a 3 0 m a e d i z i o n e d e l P r e m i o Te n c o , d e d i c a t a a l l a m u s i c a d ’ a u tore, che si svolgerà dal 20 al 22 ottobre, ha premiato John Cale tra i cantautori stranieri, insieme all’algerino Cheb Khal e d . L ’ e x - V e l v e t U n d e r g r o u n d s i e s i b i r à a l Te a t r o A r i s t o n d i S a n Remo il 21 ottobre. Fra gli musicisti italiani ospiti della rassegna, si segnalano: Avion Travel, Banda Osiris, Stefano Bollani, Sergio Cammariere, Paolo Conte, Francesco Guccini, Morgan, M a u r o P a g a n i , D a n i e l e S i l v e s t r i , R o b e r t o Ve c c h i o n i . . . Uscirà in un doppio DVD a novembre il docu-film No Direction Home di Martin Scorsese dedicato a Bob Dylan, che copre gli anni dal 1961 al 1966. No Direction Home è anche un doppio cd, settimo volume delle Bootleg Series, con la colonna sonora del film. Il documentario, uscito nelle sale americane e poi trasmesso in tv in America e Inghilterra, sarà nelle sale italiane in concomitanza con le date di Dylan, il 10 novembre a Bologna al Palamalaguti e il 12 a Milano, al Filaforum di Assago... Il doppio DVD di Peter Gabriel, in uscita per la Rhino il 15 novembre, si chiama Still Growing Up: Peter Gabriel Live & Unwrapped. Il video si ricollega al precedente Growing Up Live, uscito due anni fa, e offre versioni live alternative di successi come Sledgehammer e Red Rain. Sul secondo DVD un sentireascoltare REM lungo documentario sul tour di Music, sarà Dopo aver chiuso con il mer- Gabriel, girato in parte dalla l’opening act del tour che vede cato discografico e converti- figlia Ana... i Death Cab For Cutie assieme tosi all’islam, Steven Demetre ai canadesi Stars, durante il Georgiu (questo il vero nome mese di battesimo) in quest’arco di Problemi con la polizia per Pete Doherty dei Babyshambles, arrestato a seguito Thomas di Morr novembre, lungo la West Coast americana... tempo aveva inciso solo due di album di musica religiosa... antidroga a Ad Amburgo, città storica per interrogato a gli esordi dei Beatles, è co- This Side Of The Blue, il bra- Te l f o r d . D o h e r t y s i è , n a t u r a l - minciata una raccolta di fondi no di Joanna Newsom tratto mente, innocente. per la costruzione di una sta- da Di certo non è proprio un tipo t u a i n m e m o r i a d e i F a b F o u r. stato usato come colonna so- tranquillo… L’ e m i t t e n t e Oldie nora di uno spot della compa- 95, che ha promosso l’inizia- gnia telefonica inglese Oran- il tiva, raggiun- ge. La pubblicità, uno spot di tour dei Rolling Stones. Du- gere necessaria 60 secondi, è stata realizzata rante di un’operazione Shrewsbury e dichiarato Grande sorpresa la data di durante Pittsburgh, è radiofonica fiduciosa la di somma 100.000 euro entro pochi The durante Milk-Eyed un M e n d e r, black-out a è New che vedeva come gruppo sup- mesi. Il monumento dovrebbe Yo r k , e i l t e m a d e l l a c a m p a - porto niente meno che i Pearl raffigurare John, Paul, Ringo gna è “le cose importanti che Jam (che avevano già accom- e ti perdi quando il tuo telefo- pagnato gli Stones per qual- Beatle” Stu Sutcliffe... che data nel 1997), George insieme al “quinto no Eddie è spento” (!). Per l’inte- ra campagna promozionale la Ve d d e r è s a l i t o s u l p a l c o e h a C a t S t e v e n s ( a k a Yu s u f I s l a m ) compagnia duettato in ha dichiarato al Sunday Times un budget di circa 30 milioni Wild Horses. Un documento da di voler tornare in studio per di sterline (!)… tenere d’occhio… incidere un nuovo album. Sa- con Mick Jagger telefonica aveva rebbe il primo lavoro in studio Gli INXS arruolano il succes- Il delicato DJ set del fondato- del cantautore dopo trent’an- sore di Michael Hutchence a re dell’etichetta tedesca Morr ni seguito di assenza dalle scene. di un reality show! sentireascoltare Alla fine il vincitore si è rivelato Jason Dean Fortune, un canadese di 31 anni. Povero Michael, si starà rivoltando nella tomba. Che decadenza… Dopo qualche reunion i Lemonheads sono entrati in studio per produrre un nuovo album che dovrebbe vedere la luce il prossimo anno... L’ I t a l i a è d i v e n t a t o u n p a e s e t r i s t e m e n t e f a m o s o p e r l a c o siddetta “fuga dei cervelli”: ma non sono solo i ricercatori ad andarsene all’estero, ci provano anche i cantanti. Paolo Ladu, e x - l e a d e r d e i m i s c o n o s c i u t i S o l o To k i o e s p e s s o o s p i t e a l R o x y Bar di Red Ronnie, ha deciso di scappare in Giappone, come sono soliti fare i calciatori a fine carriera, e di cantare interamente nella lingua locale. A detta dell’Apbeat Records, etichetta che distribuisce in Italia il suo primo singolo da solista (Mai e poi mai), in Oriente Paolo godrebbe di un ottimo successo. Contento lui… sentireascoltare speciale Franz Ferdinand Party People d i Va l e n t i n a C a s s a n o Gli Emul Rockers più famosi del pianeta tornano con il sequel più atteso dell’autunno ed è un’altra festa, come sempre ricca di guest star: Talking Heads, Bowie e Beatles. Una carrellata new wave dai pantaloni a sigaretta, che tuttavia… 2 0 0 1 , G l a s g o w. C u c i n a d i A l e x K a pranos (il suo amico Nick gli ha appena regalato un basso, a patto che ne faccia un buon uso). Alex: “Allora, vuoi imparare a suonare il basso, Bob?” Bob: “No, sono un artista, non un musicista.” Alex: “E’ la stessa cosa.” Bob: “Ok, allora.” Sarà stata la forza persuasiva di Kapran o s o l ’ i n d o l e m a l l e a b i l e d i B o b H a r d y, fatto sta che il primo nucleo dei Franz Ferdinand - non i nuovi eredi al trono d’Austria - Ungheria (cui il nome allude), ma quelli di una lunga e blasonata tradizione british (anche se scozzesi) - si forma dopo queste secche quattro battute. Almeno, stando a quanto essi stessi scrivono in quel divertente romanzo che è la loro autobiografia. La storia continua, poco tempo dopo, in u n ’ a l t r a c u c i n a d i G l a s g o w. A l e x s t a q u a s i per litigare con un certo Nicholas McCarthy (reo di avergli rubato una bottiglia di lo alla scena elettronica da club. Un tem- vodka), quando gli chiede se sa suonare po le rock band facevano anche dimenare la batteria. Nick, che si trova in città solo e agitare, e allora perché non riproporre perché un amico gli ha detto che lì è uno la formula ora che tutti sembrano pren- spasso, risponde di sì (attratto dal pro- dersi troppo sul serio? Un principio com- getto di creare un gruppo per “far ballare pletamente in antitesi, se vogliamo, con le ragazze”), mentendo spudoratamente: quanto stava accadendo dall’altra parte in realtà è pianista e bassista. Manca il d e l l ’ A t l a n t i c o , i n q u e l l a N e w Yo r k s c o s s a quarto e ultimo componente: Paul Thom- dai tragici eventi politici e promotrice di son, lui sì un vero batterista, a cui però una seconda - terza? - vita del r’n’r con non dispiace l’idea di dedicarsi alla chi- i suoi paladini Strokes e Interpol (cantori tarra. Semplice il loro intento: riportare il di una tensione puramente superficiale i ritmo nel rock, togliere il primato del bal- primi, sentita e convincente i secondi), sentireascoltare val iguanico-velvettiano di Casablancas show & bastano Co. ad Pochi incurio- sire un manipolo di piccoli discografici, tra cui si fa largo la Laurence Domino Bell del- Records, che - manco a dirlo - riesce a strappargli un contratto. Dopo un paio di fortunati singoli usciti nel 2003, finalmente pubblicano il loro omonimo debutto (Domino / Self, febbraio 2004) e sul carro dell’emul-rock salgono anche loro, por- tando però un po’ di sana spensieratezza (e di esperienze festaiole alle spalle gli scozzesi ne hanno): un indie rock con ascendenze wave, tendente ai ritmi disco quasi fosse all’isteria canto pur una risposta dilagante. loro gli rivangando resta Kapranos, uno dei dai Chiaro colori e sgargianti. lampante rima- Dal pochi a non essere scap- ne scozzesi, pato via. La questione si forme e stili così compiu- il l’intento di rimestare passa- risolve senza troppi danni: ti da risultare, oggi, unità to al pari dei newyorkesi, tutte le accuse (tra cui il minime di suoni e signifi- sembrano reagire nel solo rischio cati - tanto da far scatta- modo che conosco: il pia- viamente, cere e l’energia del movi- quiete mento. Un party con tutti i ma lo Chateau viene mes- -, ma altrettanto evidente crismi, che non si può cer- so sotto controllo. I ragaz- e prorompente è la carica to pic- zi non sono però tipi che godereccia sparpagliata a cola camera di Nick, toc- si scoraggiano facilmente. casaccio nelle undici trac- ca perciò trovare un posto Suonano in diversi locali e ce. Lo esprime bene l’intro più grande. Detto, fatto. I alla fine riescono a trova- acustico di Jacqueline (alla quattro caso re un degno sostituto del maniera un magazzino abbandona- loro covo: un vecchio tri- Belle and Sebastian), che to modifi- bunale in disuso da anni. subito ca riescono a trasformar- Altra festa, altro baccano, un lo in una specie di factory di nuovo la polizia: niente Pixies, warholiana (chiamato Cha- paura, questa volta si limi- e teau) in cui tutti si trasfe- ta a staccare la corrente. re la dance hendrixiana di riscono allegramente. E lì A questo punto la Scozia The Dark Of The Matinee, ha luogo il loro battesimo, pare stare stretta ai Franz seguita tra fiumi di alcool e gente Ferdinand, prendono e dal basso incalzante in (soprattutto che l’episodio come un segno Auf Achse (Depeche Mode talmente organizzare e balla. scovano con Un nelle per qualche ragazze) festa d’incendio e, disturbo pubblica) che ovdella cadono, re l’(in)conscio del “questo dà basso ritmo somiglia dei si giochino a…” conterranei un tono con smaccatamente chitarre rabbiose sincopato; dai synth oppu- crudi del destino e trasmigrano meets Human League) e in riuscita da richiamare an- a che This Fire (dagli echo door- che l’attenzione della po- proprio momento siani, tra Gang Of Four e lizia che, piombata lì, ar- metteva sull’altare il revi- 10 sentireascoltare Londra, in la stessa quel Ta l k i n g H e a d s ) . E’ intrattenimento, eccita- portano a casa il Mercury tre milioni di copie, di cui zione. E’ un gruppo di amici Prize, il Q e l’NME Award. uno, incredibilmente, negli che si diverte (e vuol diver- Girano il globo per un paio States (piegando quel fan- tire) suonando. Una scrit- di volte con il loro tour e tomatico e imperante sno- tura agile, sinuosa, imper- partecipano ai maggiori fe- bismo verso il sound made tinente che non fa mistero stival Gla- in UK), tanto da spingere delle proprie ascendenze, stonbury su tutti (ma sono la Epic a proporre un con- da cui però fuoriesce l’ur- passati tratto genza di contrastare - in ste qualsiasi modo - il disagio, Days di Bologna). Energi- lari, l’insofferenza internazionali, anche parti, da que- all’Independent di distribuzione da un milione e mezzo di dolnaturalmente firmato esistenzia- ci e scatenati in versione dal quartetto. Un colpo da le, prendendo a prestito la live come ci si aspetta che maestri, per un gruppo di new ai wave (dai Bauhaus New Order Te l e v i s i o n passando e Visage) siano, con i loro movimen- emuli come tanti ne sono per ti convulsi, le pose wave nati in questi anni, segno per tra che il freddo e i Ferdinand oltre a la impulsività scopiazzare (bene) ci met- finto-sbarazzino urlato dal sotto gli impeccabili com- tono anche del loro. Non ci s i n g o l o Ta k e M e O u t ( d e n - p l e t i d a n d y, e q u e i c o l o r i - sorprende tro c’è tutto quel Sound Of nero, arancione e crema -, attese per la seconda pro- Yo u n g S c o t l a n d d e i J o s e f sempre gli stessi, con cui va in studio siano cresciu- K, dei Fire Engines, degli si identificano (ma non lo te vertiginosamente duran- Orange Juice). Ruffiani e facevano te tutto il 2004. cazzoni trent’anni nel punk funk di trascinante distacco metter su quello spettacolo già gli Specials fa?). Trovano Ed eccolo allora qui, come fresco le di Come On Home (con respi- il tempo di scrivere nuovi s t a m p a , Yo u C o u l d H a v e I t ri Radiohead primordiali) e brani all’istan- So Much Better (Domino / nelle battute Gang Of Four te su un pubblico letteral- Self, 4 ottobre 2005). Un di Te l l cor- mente in visibilio. Un caos titolo (ripreso da uno dei mediatico che ha fatto ven- tredici brani) che in prin- i S o n i c Yo u t h i n C h e a t i n g dere al disco d’esordio ben cipio non doveva esserci, e To n i g h t , testarli come rosivi Her e dissonanti O n Yo u e M i c h a e l , s t r e g a t i dall’oscurità di Cave e dal fascino di Cocker in 40 Ft. Undici tracce dal tiro azzeccato, che funzionano meglio in versione single, come se ogni volta ci si imbucasse ad una festa diversa, giusto il tempo di fare due salti e bere qualcosa di fortemente alcolico. Ai postumi ci penseremo domani... (7.0/10) E basta questa sbornia devastante pa perché (britannica la in stamprimis) si strappi i capelli e urli al miracolo, sbattendoli su tutte le copertine, con tanto di pluri-nomination ai più ambiti premi musicali: nel giro di un anno si s e n t i r e a s c o l t a r e 11 in linea con il primo album e con l’idea del gruppo di non usarli, che prevedeva poi in chiusura … With Franz Ferdinand, ma che alla fine è rimasto così, come una sorta d’invito ad entrare nel loro - relativamente - nuovo universo. Relativo perché, da un primo ascolto, sembra proprio che non abbiano cambiato nemmeno una virgola a quanto già scritto: ironia a fiumi, crescendo parossistici e un’iniezione abbondante di ludica sfrontatezza. Ci sono ancora quei riff incontenibili e taglienti di chitarra (la dilaniante apertura di The Fallen, il bruciore punk scattante e nevrotico di Evil And A Heathen), i repentini cambi di tempo che in tre minuti condensano un collage di suggestioni differenti (la furia scalpitante di Well, That Was Easy smorzata dai richiami s i x t i e s ) , l e h i t m a r t e l l a n t i e u l t r a a d e s i v e ( l a d i s c o m u s i c d a p u b d i I ’ m Yo u r V i l l a n e q u e l m a l e d e t t o i n t r e c c i o b a s s o f u n k / c h i t a r r a d i O u t s i d e r s , c o n i Ta l k i n g H e a d s s e m p r e nel cuore). Andando avanti ci si accorge poi di inaspettate carinerie, quelle piccole novità che destano maggiore sorpresa: in positivo una Walk Away che non si vergogna d i r e n d e o m a g g i o a l l a T h e M o d e l d e i K r a f t w e r k c o n u n t o c c o d o l c i a s t r o à l a M o r r i s s e y, i n n e g a t i v o l e d u e b a l l a t e s t r a p p a l a c r i m e , F a d e To g e t h e r e E l e a n o r , P u t Y o u r B o o t s Back On che, inciampando, s’inchinano invece al cospetto dei Beatles di Abbey Road. Due episodi, questi ultimi, che probabilmente hanno il compito di avvicinare con sapiente adulazione giovani orecchie, allargando la pletora dei seguaci nel mondo, ma così svenevoli da cadere direttamente nell’oblio. Che i Franz Ferdinand siano ancora in grado di sfornare potenziali singoli da top ten è assodato, anche a fronte di una loro maggiore - non sempre costruttiva - consap e v o l e z z a e c o n v i n z i o n e , n o n c h é d i u n a p r o d u z i o n e ( i n m a n o a R i c h C o s t e y, g i à a l l a v o r o c o n A u d i o s l a v e e M a r s Vo l t a ) c h e p u n t a t u t t i i r i f l e t t o r i s u l l e c a r a t t e r i s t i c h e salienti: chitarre e sezione ritmica. Di certo non manca la materia prima, ovvero la sfacciataggine, lo sberleffo, quella genuina - ora un po’ troppo patinata - voglia di fare festa, che ancora riesce a sparare colpi vincenti. Una formula che ora pare inattaccabile e consolidata, che va dai Kinks a Bowie, passando per i Pulp e i Belle and Sebastian, fino ad arrivare ai Franz Ferdinand che rifanno i Franz Ferdinand. E a questo punto il dubbio è lecito: che i quattro scozzesi si siano divertiti un po’ troppo tra loro e loro? Stroncati no, ma deludenti sì. (6.5/10) (contributi di Stefano Solventi e Antonio Puglia) 12 sentireascoltare speciale Black Rebel Motorcycle Club Emul motorcycle di Edoardo Bridda Partiti in quarta con gli stordenti feedback pop - memori e forse qualcosa in più - dei Jesus & Mary Chain, compiuto il passo falso di un energico quanto clichettato second coming a base di acid rock à la Primal Scream (che non s’è fatto mancare neppure melodie e suggestioni Oasis e Stone Roses di seconda mano), il gruppo approda a Howl, nuova carne e assieme rinascita insperata all’insegna di un roots rock a passo d’uomo. s e n t i r e a s c o l t a r e 13 dia di 500 copie vendute a botta, ovvero l’equivalente stampato) e visti i riscontri, cresciuta la fama, il gruppo si sposta nella viziosa e rocheggiante Angeles. Los Inizialmente, li nota la radio KCRW di base a Santa Monica, ma quelle canzoni trasporta- te da qualche marinaio da fronte pure del porto arrivano oltreoceano, presso la BBC radio di Sheffield, che premierà pure il famoso demo come “Record of the Week”. Da lì al classico personaggione della svolta il passo è breve: eminenza Noel Gallagher li vuole a tutti i costi per la Brother Records, la neonata etichetta persoRispetto a quella che sarà debutto live nel novembre nale, ma tanto è l’entusia- la biogra- del 1998. Inizialmente quel smo del chitarrista (dichia- fia dei Franz Ferdinand o primo tentativo d’investire ra senza mezzi termini che al chiacchieratissimo ugole e muscoli nella di- sono la sua band preferita) pot de- rezione di un sound lonta- che pure i muri mormorano dei no dalla capitale britanni- e la band riceve prima l’in- si ca, ma ricco di spezie del vito della Warner/Chappell spumeggiante già melting gli modaiolo Strokes, BRMC non la è, storia come ci un Nord quali Jesus And Mary e poi uno ancora più paf- nome del genere, una fuci- Chain, Stone Roses e Ride futo dalla Virgin Records, na di fuochi artificiali. Ro- prende il nome di The Ele- che nel duemila strappa il bert Turner e Peter Hayes ments; ma è soltanto una contratto. si conoscono tra i banchi transizione: im- Dopo un tour sveltina con della tur- parano presto (e forse no) i freak psichedelici Dandy no: hanno progetti musica- che quella stessa ragione Warhols (che Turner e soci li paralleli e bazzicano in sociale è patrimonio di uno non mancheranno di omag- vari gruppi giovanili della storico del giare in futuro), il gruppo Baia. giro di Pat Metheny e così, varca le porte dello studio in d’incisione potrebbe aspettare high Con school da di l’approfondirsi dell’amicizia, decidono di i ragazzi gruppo sostituzione, fusion scelgono per realizzare dar vita a un progetto co- l’attuale BRMC, una mos- l ’ a g o g n a t o o m o n i m o . L’ a l - mune da realizzare in futu- sa che per via di una serie bum vedrà la luce soltan- ro. Quell’idea prende for- di richiami sixties - Marlon to del marzo 2001, ma una ma grazie alla conoscenza Brando in primis - garanti- volta dello studente d’arte Nick sce presto i suoi frutti. giunture non possono es- Jago Con questa scritta in gras- sere migliori: tutti parlano setto stampigliata di rinascita rock e con gli (stabilitosi Francisco a San dall’Inghilterra bianco pubblicato, le con- con su un cdr venduto dopo gli Strokes caldi ma non anco- il - ben poco - tentacola- s h o w, Tu r n e r, H a y e s e J a g o ra bollenti (Is This It? usci- re ragazzone alla batteria coltivano un piccolo culto: rà soltanto a settembre), i la il demo va a ruba (una me- Nostri sono di fatto i pri- l’anno precedente) strada porta 14 sentireascoltare e dritta al mi emul rockers a godere dell’espressione di una fama considerevole, aperti i sermoni degli psi- Meglio abbigliate le canzo- la prima new sensation del cologi tv sul problema del- ni dal sapore motorizzato millennio. l’identità delle giovani ge- e r ’ n ’ r, c o m e i d u e b o o g i e nerazioni: si va da pesanti W h a t e v e r H a p p e n e d To M y riferimenti stordente Rock‘N’Roll (dalle parti di B.R.M.C. (Virgin, l’album 2001), omonimo, energico rivata quasi sé e Sure As The Sun). è un di de- estetica feedback di Kevin Detroit - il singolo che li Records S h i e l d s ( M y B l o o d y Va l e n - ha lanciati nello stardom) tine) esempio Creation del cronologicamente Fra- e S p r e a d Yo u r L o v e ( n e l - perseguito nelle 12 tracce telli Reid (Jesus And Mary la Los Angeles dei Doors), della Chain) to scaletta, esempio dience in di un perfet- come certi l’au- frangenti alle alla strofe con in dei un gli unici brani trascinanti B u r r i t o d i Ta c o B e l l ( L o v e di un lotto certo ben mi- Burns), rato dalle bocca acide atti- nella sei corde, ma abbia maggiore bisogno di tudini colmare un vuoto lasciato in lozione UHT (Red Eyes tiva, se non proprio imba- da un pool di sonorità, più A n d Te a r s ) a c e r t e m e l o d i e razzante nel cacciar farina che soddisfare la bramosia d e i Te e n a g e F a n c l u b ( R e d da un sacco che è sempre di un riff che cambi la vita E y e s A n d Te a r s ) . S c a v a n d o in prestito (si ascoltino le o a fondo non potevano man- sognanti strofe in salsa U2 care i Beatles-Lucy-In-The- d’America di Salvation con un timbro di voce che spacchi il petto. Rigido come dei Primal Scream con una inflessibili S k y v i a O a s i s ( A w a k e e To o quel erano i personaggi di Paul Real) e da lì - esagerando (5.0/10) Newman (o di Brando) gio- in pose narcotiche e lasci- vanili, l’album è un com- ve sonnolenze - il raschio Forti pendio del luoghi delle scolastico…). vendite lusin- eviden- ghiere del debutto (700.000 zia luoghi noti e arcinoti di copie), il secondo album è gessati, di garage tirati a m e z z a s c u o l a M a n c h e s t e r, atteso come la più recen- lucido dove il disordine è sepolta sotto strati di di- te incarnazione della me- il corollario di una struttu- storsioni mai troppo avvol- raviglia. ra armonica determinata e genti e triturando fraseggi O n , O n Yo u r O w n ( V i r g i n , mai messa in discussione. mai 2003), ingrassati comuni testo deriva- in- ben di scrittura quanto bidone troppo giallo intriganti (As Con Tu r n e r, Ta k e Them Hayes e Inutile la stizza per l’accostamento costante con i Jesus And Mary Chain, stupido da parte della band prendere le distanze - con spocchia e sdegno sfog- giato nelle interviste - da un mondo sonoro del quale sono figli e pure nipoti. In sostanza i Black Rebel non fanno altro che suonare con passione e tenacia ciò che li ha appassionati negli anni, senza particolari ossessioni o geniali intuizioni. Lo fanno con evidente trasporto ma anche con ingenuità quella, e, con dove un finisce sano op- portunismo. Dunque, pace ai ricercatori delle pepite s e n t i r e a s c o l t a r e 15 Jago rispondono alzando il voltaggio, scolpendo il sound, sparando un drumming più selvaggio al centro della scena (per quanto può esserlo la tecnica di Jago, s’intende), facendo del basso una cappa minacciosa e della voce un crepitio transistorizzato. I cliché diventano soffici diktat produttivi e non c’è nessuna remora quando c’è da rubacchiare un riff stoniano (nella lunga cavalcata conclusiva di Heart + Soul) oppure riciclare sfacciatamente l’irriverenza catchy degli amici Dandy Warhols (We’Re All In Love), la ribellione motoristica in derapage multistrutturato dei Primal Scream (Us Government) o l’ipercinetismo post punk del proprio cavallo di battaglia Whatever H a p p e n e d To M y R o c k ’ N ’ R o l l ( i n S i x B a r r e l l S h o t g u n ) . Così, se ai tempi del debutto il gruppo poteva vantare numi tutelari quali Stone Roses e Ride, stavolta sembra che rifaccia gli Oasis folgorati dagli ultimi (esecrabili) ZZ To p ( t e n t a t i v o d i o m a g g i a r e i l p a t r o n N o e l ? ) , o i g i à c i t a t i P r i m a l S c r e a m p a s s a t i d a l parrucchiere di Bon Jovi (sempre la celeberrima Six Barrel Shotgun). Forse proprio per l’eccessivo battage pubblicitario, o per le amplificazioni delle rivis t e s p e c i a l i z z a t e , d i Ta k e T h e m O n , O n Y o u r O w n t u t t i s e n e d i m e n t i c h e r a n n o p r e s t o : ancora una volta i BRMC non dimostrano la volontà di calarsi nelle profondità e/o nell’inquietudine che da sempre abitano le sonorità di cui riscoprono le fragranze, piuttosto sembrano propinatori di un gusto oramai chiaro e talmente evidente che lo stesso pubblico, per giunta un po’ deluso dai live, inizia a disinteressarsene. (4.0/10) E la storia sembra così destinata a un epilogo con tutti i segnalibri del caso e gomme sotto il banco: Jago oscilla pericolosamente dentro e fuori dal gruppo per tutto il duemilaquattro, i restanti perdono motivazione ma non è detta l’ultima …a sorpresa, l’anno seguente il trio ritorna, parco di major ma con nuova linfa. Dopo l’abbuffata elettrica dei primi due capitoli, Howl (Echo / Self, agosto 2005) rileva un cambiamento massiccio: i Black Rebel Motorcycle Club suonano roots music USA (e magari hanno letto pure Allen Ginsberg)! Certo, nessun recupero pedissequo o canti Appalachi (come li avrebbe dipinti Neon Eater), piuttosto quella rivisitazione folk nello spirito che animò gli U2 di Rattle And Hum e soprattutto, ciliegina sulla torta, quel pop-rock acustico che ammaliò i sovrabbondantemente citati Jesus And Mary Chain. Infatti, proprio come ogni buon corso e ricorso della storia, allo stesso modo della svolta folk dei fratelli Reid, stregati a metà novanta dallo slowcore di gruppi emergenti come Mazzy Star (il sottovalutato Stoned & Dethroned, Wea, luglio 1995), i BRMC fiutano il vento d’occidente del nuovo folk e staccano a loro volta le spine per attaccarle alla tradizione. La direzione però, non lo nascondiamo, sembra quella giusta: i brani sono sufficientemente vari e ben arrangiati, ma soprattutto tra omaggi al man in black per antonomasia (Devil’s Waiting), gli U2 in ballad (una quasi cover di One chiamata Weight Of The World), le inquietudini dalle parti del Lanegan (Fault Line) e pure un gospel pagano (Devil’s Waitin’), l’insieme - vuoi per il fascino intramontabile del vintage, del Rodhes o per i suoni penetranti della slide guitar (Howl e il buon boogie Ain’t No Easy Way) - suona piacevolmente convincente. Le partenze sono importanti, ma determinanti sono gli sviluppi: Per gli U2 Rattle And Hum rappresentò un umano e imperfetto smarcamento, per i BRMC Howl cosa rappresenterà? (6.5/10) 16 s e n t i r e a s c o l t a r e speciale Frequenze Disturbate 2005 di Lorenzo Filipaz, Edoardo Bridda e Gaetano Lo Magro Dopo il sofferto silenzio del 2004, torna il più suggestivo rock-festival italiano. Un ridente belvedere per una fresca panoramica a 360°: l’appennino marchigiano da una parte e l’indie vecchia e nuova dall’altra. Il nostro reportage La storia Frequenze Disturbate prese il via nel 1996 con solo tre artisti in cartellone, uno per sera: La Crus, Soon e Andrea le Chimenti. serate furono Nel ’98 cinque, sempre però con la formula di un solo artista/gruppo al giorno. Il festival in queste prime tre edizioni si connotò come una piccola, ma attenta panoramica sulle realtà più interessanti della musica indipendente italiana, forte dell’esperienza maturata nel settore da una rivista di supporto come “Il Mucchio selvaggio”. La carta vincente fu da subito la location: Urbino, città rinascimentale intatta, appostata su una rocca proverbialmente ventosa, lontana dall’afa e dal traffico agostani. Fin dal ’97, accanto a piazza Federico, la kermesse mise piede nella Fortezza Albornoz, uno tra i luoghi più belli mai scelti per un concerto rock, appollaiata in cima alla rocca, su un prato che a sud, Julian Cope sentireascoltare 17 fra roverelle, pini e gine- Afterhours, fino a una jam siasi giudizio. Più spazio stre, rapidamente improvvisata sul momento trovano verso i monumenti illumi- dai Calexico dopo un rea- Gentle: il gruppo padova- nati della cittadina. Il pal- ding di Emidio Clementi… no esegue impeccabilmen- co declina guarda così i Jennifer la Nel 2003 sembrava che la te il repertorio del nuovo cupola del Duomo e il Pa- prodigiosa ascesa qualita- album lazzo Ducale, tinti di verde tiva fosse destinata a con- giandolo come da copione smeraldo e ocra, e dietro tinuare, ma all’improvviso con rimandi al back-cata- ancora ecco il crac: molti artisti logue. Che dire? Fasolo & annunciati forfait soci, dopo la gran sorpre- verso verso invece l’Appennino marchigiano. Nel ’99 fecero capolino i diedero Va l e n d e , punteg- e, a fronte di un biglietto sa iniziale suscitata dallo primi artisti stranieri, Tin- sensibilmente stile dersticks e Jay Jay Johan- (abbonamento a 30 euro), internazionale son; nel 2000 toccò a Black ci dall’amicizia Heart Procession, Arab due date, senza palchi se- e Kawabata Makoto (e ov- Strap, Einsturzende Neu- condari. Se la stupefacen- viamente dal contratto con bauten. Nel 2001 si stabi- te performance di Beck lenì la Sub Pop), si stanno leg- lì la formula delle tre date in parte l’amarezza, i cat- a che tivi presagi si avverarono germente impappinando. La loro musica a base di 2002: nell’estate del 2004, quan- pop sciolto nell’acido (mu- al giustificato scotto del- do il festival fu sospeso. riatico oltre che lisergico) l’introduzione del biglietto Grande è stata dunque la fatica, almeno dal vivo, a (l’abbonamento costava 20 sorpresa dei trovare euro) corrispose una nuo- cocciare nuovamente va configurazione, che ve- sito del festival (scompar- battute deva so da un anno) e nel legge- te fra riff e bordone, ere- una re rumors straordinari sui ditando in possibili headliners per il a m i c i A c i d M o t h e r Te m p l e . seconda serata, nel chio- 2005. E se i paventati Fla- Con l’abbassarsi del sole stro del convento di Santa ming Lips non si sarebbero dietro i colli, salgono sul Chiara, e un onesto dj-set fatti vedere, come del re- palco i Raveonettes, grup- a (fornito s t o M i c a h P. H i n s o n ( c o n po danese promettente al- da Jolly Music, Rough Tra- l’abbonamento salito a 50 l’esordio de/Intensive Care e altri). euro), Un sogno: pubblico mera- ha viglioso e attento (rivendi- ne più corposa e ricca del uscita su lunga (2003). E ta di birra - in bottiglia!- di Frequenze mai i dubbi sono riemersi tut- fronte organizzata. Ed è ritornato ti durante l’esibizione ur- disordine, non pareva pro- pure binate, che ci ha restituito prio Italia…), no dedicato agli emergenti un possibilità per chiunque di italiani, anche se la scelta ulteriormente scolorito da passare da una chiacchie- di è un’irritante velleità hip in rata con Howe Gelb e una stata (meglio, o d o r e d i S o n i c Yo u t h . I n - pizza al taglio con i Mo- molto meglio il convento di granano gwai a un concerto intimo santa Chiara a mezzanot- appartengono di te). ancora gravidi di possibili- Fortezza arrivò Albornoz, all’apice esibirsi artisti per più appartata inoltrata al di tre-quattro sera, performance notte nel palco stare Thalia e in Zedek, nessun sdraiati sul prato di Santa Chiara si ritrovò aumentato con lo nell’innel il alimentato con nuove Oneida direzioni, impelagandosi spesso reiterate, alcune su cult incer- tare breve in dagli durata nessuno nel 2002, ma istillatore di fermato l’edizio- dubbi Disturbate stage piazza più e e niente però soltanto inconsulto pomeridia- Federico felicissima non già dopo prodotto solo la prima post-nu i rock pezzi agli che albori tà, vedi la sempre - mode- sotto un tetto di stelle, e Venerdì 5 Agosto ancora dalla voce ruvida, Il con tack Of The Ghost Riders. ma Mark una sveltina degli One Di- Per il resto, uno show in- con mensional Man, troppo bre- sapore dove la sola attrat- degli ve per formulare un qual- tiva è risieduta nell’algida carezzevole Lanegan battimano al da di concerto arena 18 sentireascoltare main stage inizia ratamente - trascinante At- Dinosaur Jr avvenenza di Sharin Foo, chitarrista non di sicuro nel garage- Ban e la bionda chioma lisa carattere pop vaporoso proposto dal di Cope), innervati però da sono motivo di scetticismo combo. A metà songwriting e vocalità tep- fin pistici tipici del Merseysi- sul palco dei Nostri, scet- de (i pesanti anfibi da skin ticismo di sconfinano commozione di veder nuo- giornata fino ad allora piut- spesso in musicalità krau- vamente unita una leggen- tosto te, però serata un pentino si verifica cambiamento re- d’atmosfera: la deludente registra Doggen, Cope), recitati dei dalla personaggi prima comparsa stemperato dalla Duul II (il cappello da SS). ma incerta fino all’ultimo, Kitsch culture a badilate, guano alle primissime note dato il caratterino legger- feticismo per l’immondizia e quel suono si ripresenta mente lunatico degli hea- come intatto sul palco, fedele al dliners. La schizofrenia di sono, grandi perché umili passato Julian Cope è più che pro- i Amon obesità, canizie e cattivo da dell’indie. Ma le malfidenze si dile- solo da Ray auspicata, un’impennata con che i grandi pos- nell’abbassarsi per noi al- tativa: verbiale, ma per fortuna il l’abbruttimento buffonesco Mascis, suo più istrionismo ha avuto la meglio. E di show come di questo, se ne dovrebbe ve- triviale, in primordiale oltre ecco ogni il aspet- cantato nasale e di slacker una sorta come nessun altro, ecco il rito esor- penetrante Bar- urla core cistico. I brani di Citizen l o w, Cain’d Little Fury Things), il suo Il cartellone scrive Julian continuum coi vecchi pez- canto Cope per pura convenien- zi, fino al tripudio della più get The Spawn). Ed ecco za promozionale, in quanto che ventenne Raynard The il drumming tonitruante di sul palco saliranno i Brain Fox, di Murph, ecco su tutto la chi- D o n o r, i l c o m b o c a r n a s c i a - uno spettacolo coinvolgen- t a r r a s o v r a c c a r i c a d i J a y, lesco avviato 2001, te come il più satanico e perennemente in feedback, tutto mascara, nel e sono le in quinte un sua di dere almeno uno nella vita. impazzano le basso proto-emo (in (in For- cafonaggi- l a s c i v o d e i b o r d e l l i . L’ e s i - perennemente in assolo ef- ne, violenza hard e giochi bizione si conclude con la fettato, intervallato da rari di (Peace, più storica delle citazioni break intimistici. Un suo- L o v e & F u c k e To o F r e u d parole scemi iguaniche: Cope spezza il no che è un’icona vivente. To supporto I Rock’n’roll To o Jung To D i e i t i t o l i d e i d u e a l - del microfono e protagonisti della saga bum). Basterebbero le fo- ci si squarcia il petto. Ed eccoci a fine serata con nelle loro ultime esperien- tografie a descrivere i toni l’evento più chiacchierato passo dal fondo: in crisi di e la musica del concerto: dell’estate in ambito indie: identità in seguito al vacil- nell’abbigliamento di Cope Jay-Lou-Murph, aka Dino- lare della loro iniziale posa e sodali si leggono l’hard s a u r J r, n u o v a m e n t e i n s i e - geek in camicia di flanel- rock più peso e gli Stooges me la a fronte dell’incuria del glam di Raw Power (vedi il interminabili diatribe al li- tempo, completino da demone del m i t e d e l l ’ i s t e r i a . Ve n a l i t à , spesso per un pubblico in- dopo quindici anni e ze solitarie sono stati a un ridotti a suonare sentireascoltare 19 d i f f e r e n t e . M a a U r b i n o , u n i t i , g l i a l b u m Yo u ’ r e L i v i n g A l l centi twee pop e partiture Over Me e Bug generosamente dispiegati (più qualche pezzo dal primo disco a nome Dinosaur), ritornano a à la Belle & Sebastian. Nessuna sconvolgente no- pieno titolo nell’empireo da cui sono caduti. Poco im- vità, porta se le sonorità che elargiscono (figlie dell’hardco- trova re e dell’hard rock e genitrici del grunge, dell’emocore mazione quando a calcare e dell’indie lo-fi) siano oggigiorno totalmente demodè, lo stage sono i primi atte- paradossalmente superate a destra dalla moda retrò. si Fra il pubblico abbondano le più gioiose legnate, balli And Daughters della famo- di San Vito, piedi pestati, gomitate, surf-crowdin’ e bot- sa Domino, l’etichetta che te da orbi, con un volume che sembra alzare i decibel a ha lanciato i Franz Ferdi- ogni nuovo pezzo. Contusioni e orecchie che fischiano. nand. Gli scozzesi confer- Da commozione. mano S a b a t o 6 A g o sto da ma quel una della già piccola giornata: l’impressione pubblico l’ascolto detto e subli- i Sons avuta critica al- dell’esordio di Inutile negarlo: non ce lo aspettavamo. La speravamo The Repulsion Box. Il loro bella e interessante questa seconda giornata di Urbino, è revival cow punk e folk ché sulla carta le esibizioni di Daniel Johnston, Sophia punk targato 80: Gun Club ed Echo and the Bunnymen rappresentavano un accosta- e Violent Femmes passati mento ardito e singolare. E il risultato è stato talmente attraverso un colino, sem- speciale nei contenuti quanto insolita era la premessa, plicità e efficacia, ritornel- nonostante l’assenza di Daniel (l’ennesima crisi depres- li di facile presa e veloci- siva?). Ma procediamo con ordine. Dei concerti pomeri- tà compassata. Come vien diani, quelli gratuiti a piazza Duca Federico, è degno di spesso nota solamente quello dei veneti Artemoltobuffa. Alber- ritmo è quello giusto, ma to Muffato (cantante e leader della band) rappresenta niente di nuovo batte sotto attualmente in Italia ciò che il colonnello Lobanovsky ha rappresentato per il calcio sovietico alla fine degli il sole: “It’s only R’n’R”. Altri sono gli ospiti ai quali anni ‘80: una ventata di aria fresca su una statica sce- il pubblico non perdonerà na nazionale. E come nella Russia di allora, nel live di errori, e il primo di questi Artemoltobuffa tutto sembra girare a perfezione e ogni è Robin Sheppard, ovvero individuo è funzionale al proprio compagno. Poco dopo, Sophia: alle 21 è il turno avrà luogo il collaudato spoken word di Emidio Clementi di una semplicità e bellez- e Massimo Carozzi. Mimì rapisce il pubblico con paro- za melodica che vanno di le e suggestioni tra sapori marittimi e amarezze adole- pari passo con la densità e scenziali, ricerche di sé fuori dal mucchio e altrettanti la corposità dell’emozioni. viaggi e smarcamenti, riflessioni che Massimo musica Femmineo è il cantautore con grande consapevolezza e tridimensionalità sonora. dal vivo, elegante e aggra- La forza della performance è notevole, essendo riuscita ziato nei movimenti quanto a calare un pubblico di quasi trentenni in una girandola sicuro è il timbro della sua di situazioni emotive che hanno come fulcro la cultura voce. In poco più di un ora tradizionale sperimentata anni addietro. E mentre il pub- presenterà alcuni brani tra blico in città è ammaliato, nel frattempo e in contempo- i più importanti di una lun- ranea, alle 19.20 si aprono i cancelli del mainstage alla ga carriera, splendidi qua- Fortezza, con due concerti brevi di discreta efficacia, dretti alla faccia della vacuità dei tempi moderni. Sono i va- quali fantasmi e malinco- resini Midwest ad aprire: la band giovane, giovanissima nie danzano eleganti tra le (età media 22 anni), sfodera dal taschino talento e ca- note dei violini e la forza pacità, parlando un linguaggio ricco d’accenti alt coun- distruttiva t r y, f o l k e p o s t r o c k ; s e g u o n o i K e c h , u n c o m p r o m e s s o sposa alla consapevolezza tra lo-fi e indie-pop, il proverbiale scazzo pavementiano e ai bilanci di un presen- e la sfrenatezza di certi Pixies, dove non mancano ac- te indefinito. Non sarà di 20 sentireascoltare da pop dire quando agrodolci del passato il nei si certo un problema tecnico Frequenze di lo ritengano musicalmente a far calare la magia del- porre i propri artisti a tiro più interessante in studio l’evento: a un certo pun- di chiacchiera e di pacca che dal vivo, è un perfor- to Sheppard è solo, senza continua: inoltra- mer vitale, pulsante e coin- amplificazione, ta chitarra a notte incontrare volgente, che dietro il ban- acustica e voce in un sug- tutti i Bunnymen seduti a co macchine dimostra una gestivo silenzio per lunghi un tavolo e Sheppard che bella carica tutt’altro che minuti. Solo la prima fila se intrattiene una fan italia- da sbadiglio. Arriva poi il lo gode, ma il pathos arri- na sorridente. Si parla di set va fino alle ultime, e così, musica, si resterà con loro invece di approfittare del finito il piccolo evento con fino all’alba. clima il cuore rigonfio nel petto, giunge l’ora degli headli- si Disturbate possono peggiore del migliore festival: per i qua- dretti agri e vellutati della Domenica 7 Agosto loro ultima prova, i Blonde ners della serata. Alle 23.20 è il turno degli Già dal primo pomeriggio il Redhead cielo non promette nulla di a occhiali pesti, delle siga- buono. Nel set pomeridia- più rette e dei ciuffi cotonati: no intenerisce delle orchestrazioni e de- Echo Nikki in gli arrangiamenti stile 4AD and The Bunnymen. colpisce e Sudden quartet- una si abbandonano performance diretta. perché certo priva Sulla forma smagliante di to, Ian McCulloch e Will Ser- Stones & Roll tra Beggars chiassosa e facilonamente geant si era già detto in Banquet e Sticky Fingers, disordinata. Come se non occasione come se gli Swell Maps e bastasse, il temente stanca e per nulla Sound del 2005. giungere Primavera Basterà che la ag- raffina- che suona proto-punk mai esistiti. un sincero non Il fossero vento del disco, ma inutilmente Kazu è eviden- nel parente di quella intrigan- tezza pop rock della band frattempo e te performer dei tempi del è intatta. Ben tre i brani le nuvole sono scure e fit- tour di Melody Of Certain del Siberia te. Alle 19 pioviggina, e la Damaged Lemons e la so- proposti in anteprima per brezza fastidiosa che ini- norizzazione, ciliegina sul- il festival: zialmente stuzzica l’esibi- la torta, è sotto la soglia l’asso singolo piglia tutto zione di Lippok e Barbara Stormy We a t h e r, Morgenstern ziante, very nuovo album pubblico del grintosa stra- cullochiana, romanticissima Everything la ballatona K i l l s Yo u Scissors In e la The s’intensifica un della sopportabilità. Per il concerto finale oc- du- correranno 45 minuti di at- rante l’esibizione di Four tesa: lo sconforto, visto il Te t e d e i B l o n d e R e d h e a d . termometro (13 gradi!), è Il violento in della notevole, tuttavia, miraco- Sand sono tutti segnali di M o r g e n s t e r n e d e l Ta r w a - li sonici, tanto mediocre è un ritorno dal gran mestie- ter Lippok è un compendio stata l’esibizione dei Pace, re, ma anche di altrettanta di quanto classe. E se non è manca- arricchito dalla bella voce to chi ha storto il naso o della chi parole ha giudicato scaduto set sfocia acquazzone elettronico minimalismo cantante, la sintesi synthpop strepitosa sarà altre q u e l l o d e g l i Y o L a Te n g o . Candidatosi a miglior per- estetica former di questa edizione, in il tempo per certe epiche della di c o n i s o l i D i n o s a u r J r. a i n - messinscena, Berlino, che da parecchio sidiarne il podio, il gruppo ri di minoranza che nulla tempo stes- di Hoboken non fa manca- tolgono al giudizio positi- sa: interessanti produzioni re nulla a un pubblico che vo sullo sono s h o w. Monika è Records sempre la serata elettroniche che però per abbisogna di un cocktail di prosegue tra il cortile del ballare non fanno ballare, vibrazioni collegio Raffaello (dove si e spingerebbero all’ascol- tenti per destarsi dal fred- esibiscono Covo to se solo il tempo impie- do e dai timpani lesi. Ed di Bologna) e i bar della i dj La pare- del così veramente tutti gato scorresse più veloce- ecco splendida piazza Repubbli- mente. della croce verde col ser- ca. La buona abitudine del F o u r Te t : n o n o s t a n t e m o l t i pente aprirsi i po- cassetti magicamen- sentireascoltare 21 te: dapprima doppia dose di feedback, Prozac noise a tavoletta, come una jam tra S o n i c Yo u t h e B a r d o P o n d , p o i i n d i e p o p d i z u c c h e r o d i c a n n a e s o u l p o p c o n t a n t o d i coreografia, un improbabile balletto stile surf con piroette e passi (s)coordinati che si conclude con un serpentone propiziatorio della band, scesa tra il pubblico in fila indiana. E da qui, da questo straniante siparietto, è di nuovo rock, quello americano indipendente anni Novanta, quello che dai college punta dritto alla sbrigliatezza di quegli spiriti liberi che suonano come crescono, imbracciano gli strumenti come fanno colazione, pranzo e cena. Una grande band, come un altrettanto grande Frequenze Disturbate è stato questo del 2005, certamente ancora molto lontano dai mega-festival spagnoli o inglesi, ma speciale anche per la sua discrezione, il suo presentarsi come chicca nascosta dell’estate, lontana da sponsor ingombranti e sovraesposizioni mediatiche. Questione di eleganza. 22 sentireascoltare speciale Heiner Goebbels L’incompleto fatt o a r t e di Daniele Follero La concretezza e il controllo di Stockhausen. Un’idea del teatro musicale “totale” ma allo stesso tempo antiwagneriana. L’influenza di Hanns Eisler. L’importanza della poesie di Heiner Mueller e l’esperimento rock dei Cassiber. La musica di Heiner Goebbels penetra la società del passaggio di millennio con l’occhio e l’orecchio di una contemporaneità eterogenea e multiculturale. Qualcuno lo ha paragonato a Stockhausen, per il forte controllo che esercita sulle sue opere, qualcun altro ha addirittura provato ad accostarlo a Wagner e alla sua visione totalizzante di intendere musica e teatro come un’unità inscindibile nel concepimento dell’arte. Paragoni scomodi, indubbiamente, dai quali prova a svincolarsi con tutte le f o r z e , c o n t r a p p o n e n d o a f i g u r e c o s ì i m p o n e n t i e i n g o m b r a n t i q u e l l a d i H a n n s E i s l e r, i l compositore anti-elitario per eccellenza, il comunista delle avanguardie storiche, sua maggiore fonte di ispirazione. Come se non bastasse, egli stesso dichiara di aspirare al capovolgimento dell’opera d’arte totale di memoria wagneriana, provando a spezzare la molteplicità del teatro tradizionale nei suoi singoli elementi, rendendoli così indipendenti gli uni dagli altri, opere nell’opera. Nel suo teatro musicale (che rappresenta una parte importantissima della sua produzione) i mezzi impiegati servo- sentireascoltare 23 no più a rafforzare i singo- preta il pensiero politico, H e i n e r M ü l l e r, s u o g r a n d e li elementi (luci, costumi, ne compene- amico e collaboratore per musica ecc.), a renderli in- tra. E’ in questo che pro- una vita. Goebbels appare dipendenti piuttosto che a babilmente si quasi estasiato quando de- considerarli parte del tut- giormente l’influenza to. Ogni elemento racconta E i s l e r, una storia a sé, che diven- zione della musica in chia- sua ta parte di tutta l’opera nel ve politica, partendo dagli stata la stessa senza quel- suo complesso. elementi più basilari come l’inesauribile fonte d’ispi- Non ci tiene a dare un’idea la disposizione e l’uso del- razione di Heiner l’orchestra, con il fine di suo Goebbels. Anzi, è proprio democratizzare la materia attraverso musicale, non solo a paro- re. La molteplicità le o attraverso espliciti ri- esperienze è testimone del- ferimenti. la multiculturalità della sua completezza, za, il la l’incompletez- scomposizione compositore che cinquanta- fa parte, nella lo sente sua radicalità di s c r i v e i l p o e t a r e d i M ü l l e r, ridefini- lasciando intendere che la musica non sarebbe rappresentata connazionale dal scritto- delle sue anti-ac- produzione artistica. Nella manifesta musica di Heiner Goebbels treenne, adottivo di Fran- Ta n t a coforte, cerca di dare sen- cademica so al proprio lavoro. Elogio nell’uomo attraverso dell’incompiuto, ma con un pacatezza e atteggiamento si mag- una trovano posto, senza alcun sobrietà tipo di gerarchizzazione, il niente difficili da immaginare at- jazz, il rock, la musica dei naïve, anzi con una meti- traverso le sue note. E’ si- Griot colosità - questa sì - vici- curo di sé e chiaro come menti di musiche di Prince, na al vecchio Karlheinz. un bravo insegnante quan- testi di Kirkegaard e Poe, e do parla della sua conce- il contrappunto bachiano e musica non sono da consi- zione del teatro musicale, la plastica voce di David derarsi come strati sovrap- ma poi quasi si commuove Moss. posti: la musica non inter- quando Nato Per Goebbels per politica 24 sentireascoltare fa una riferimento ad africani, nel 1952, campiona- già dalla fine degli anni ’70 comincia a scrivere per il teatro e per il cinema, ma è con le opere radiofoniche che riscuote un notevole successo negli anni ’80. Werkommener freiung U f e r, Des Die Be- Prometheus, Wolokolamer Chaussee I-V e Schliemanns regalano Radio, durante tutto gli il decennio vari premi dedicati ai radiodrammi. Non pago di queste esperienze, nel 1982, insieme a Chris Cutler e Christoph Anders (ai quali si è aggiunto in seguito anche il sassofonista Alfred Harth) dà vita al progetto di rock s p e r i m e n t a l e C a s s i b e r. P i ù che una band, l’incontro (come lui stesso ama definirlo) tra personalità musue opere più riuscite ed Le tempo diverse, che si sti- ispirate); Auf streux), Goebbels ha pro- molano a vicenda durante Weiss composta vato a confrontarsi con gli l’arco di un decennio unen- per la morte di Müller; de- stili do il linguaggio del rock, la gli “demo- a volte limitandosi a mu- sperimentazione, la poesia cratizzazione” orchestrale sicare il testo, altre volte e l’improvvisazione in uno di (1998), commentandolo solo con la stimolante in cui, con l’annullamento musica, come in una sor- traboccante di idee. della ta di poema sinfonico del Come e sicali forti se questo e allo stesso spazio non libero bastasse, piccolo tedesco di Schwarz (1996), esperimenti di Eislermaterial figura la del diversa degli direttore disposizione esecutori, Goebbels Debarquement letterari più Desa- diversi, ventesimo secolo. Credo non sia un torto con- dall’aspetto bonario e da- tenta una sorta di rivolu- siderare gli occhi penetranti, negli zione uno dei pochi compositori anni ’80 ha composto an- chestra, che musiche per balletti e m u s i c a d i E i s l e r. le sue prime opere di tea- L’ i m p o r t a n z a tro musicale (Der Mann Im nella musica del composi- musicalmente Fahrstuhl, tore Newtons Casi- socialista che tedesco, no, Romische Hunde). Ma con è soltanto il nell’or- lavorando testo Goebbels che, a partire dalla seconda metà del secolo scorso, riveste, sono riusciti a interpretare maniera rapporto opportuna significativa non riguarda le trasformazioni della società globalizzata. In lui la che vede fiorire le sue am- zione artistica con Heiner tradizione “colta” occiden- bizioni teatrali, unite a un M ü l l e r. D a E d g a r A l l a n P o e tale convive con il pop e maggior decennio successivo stretta e in il rela- il la sulla Heiner (Shadow / Landscape With le musiche del mondo con scrittura per grandi orche- Argonauts) a Rob- incredibile stre. Sono gli anni dello splen- be-Grillet, Rainald Goe- creando un paesaggio so- tz (La Jalousie, Red Run, noro in continua trasforma- dido ritratto urbano di Sur- Heracles 2) Francis Ponge zione e in cui l’invenzione rogate Cities(1994, tra le e Joseph Conrad (Ou Bien vive in assoluta libertà. interesse per la Alain naturalezza, sentireascoltare 25 Suoni e visioni (Bologna, Mod ena e Reggio Emilia, 7 – 10 ottobre 200 5 ) Dopo il successo della Settimana Stockhausen dello scorso anno, la seconda edizione della rassegna Concerti Contemporanei è stata dedicata ad Heiner Goebbels. Bologna, Modena e Reggio Emilia hanno ospitato i lavori orchestrali del compositore tedesco, che è arrivato con una bella sorpresa: Chris Cutler Dopo la settimana di con- ospite della quinta edizio- neo al programma, ma non certi dedicata ne di Angelica - non met- meno suggestivo, il “saluto l’anno scorso a Karlheinz e incontri teva piede nella città fel- a Scelsi” della violoncelli- Stockhausen, sinea. sta teatri di l’Emilia ( Te a t r o Bologna, dei Comunale concerti di Bologna e statunitense Marie Uitti, Frances- persona mol- Modena presentavano una to vicina a Scelsi, che ha D’Autunno di Reggio Emi- scaletta Ou eseguito un’inedita ballata lia Bien com- per violoncello e orchestra e Rec-Festival I Te a t r o Comunale di molto simile: Sunyatta, una Modena) e Angelica, met- posizione per kora, voce e del tono orchestra - Three Songs (da Surro- ligure. Tutt’altra storia il concerto gate fat- di chiusura a Reggio Emi- Concerti Contemporanei. to assaggiare al pubblico lia, unica occasione in cui La scelta di dedicare que- di entrambe le città l’am- Heiner Goebbels si è pre- sta Heiner piezza dei confini musica- sentato anche nei panni di Goebbels ricade in un pe- li di Goebbels. Da un lato esecutore, o meglio, d’im- riodo la tradizione africana dei provvisatore, zione del compositore te- Griot (sorta di cantastorie vecchio desco africani) t l e r. insieme occasione le forze della edizione della edizione di rassegna ad grande nel in seconda rivaluta- nostro paese. e The Cities) Horatian hanno incontra l’orche- 1946 del compositore con amico Insieme il suo Chris Cu- (rispettiva- in stra occidentale, provando mente al pianoforte e alle prima nazionale al festival a dialogarvi. Dall’ altro la percussioni) d e l l ’ U n i o n e d e i Te a t r i E r a - voce vita a una performance in- ritjaritjaka il 25 e 26 set- americana Smith credibile. La loro perfetta tembre, Goebbels, appena intrerpreta tre testi di Hei- sintonia non ha fatto asso- due giorni dopo, ha aper- n e r M ü l l e r. lutamente pesare i dodici to Mentre Dopo aver la presentato Biennale Musica di soul della cantante Jocelyn però i modenesi anni trascorsi hanno dato dall’ultima l’esecuzione hanno potuto godersi una volta che i due hanno suo- della versione integrale di prima assolta (la versione nato insieme. Il pianofor- Surrogate Cities. per te, accarezzato e insieme Forte riconoscimenti di Die Faust Im Wappen), il straziato, di pubblico e critica, l’ex programma bolognese non suo intimo (le corde), dia- Cassiber presentato è stato da meno, con l’ese- logava nelle città emiliane con un c u z i o n e d i A u s E i n e m Ta - i tappeti percussivi di Cu- programma di tutto rilievo, gebuch, per campionatore t l e r, s p e s s o m e s c o l a n d o i sintesi del lavoro dei suoi e orchestra, commissiona- timbri nel tentativo di ori- anni cui to a Goebbels nel 2002 da ginare un unico suono. impe- Simon Ratte per i Berliner Da improvvisatori Cutler e Philharmoniker: insie- Goebbels si sono trasfor- impressio- mati poi in solisti dell’ Ica- ritorno, quello bolognese: ni, emozioni musicali che rus Ensemble che, sotto la erano traggono spunto da appunti direzione di un diario. Un po’ estra- Yo i c h i S u g i y a m a , h a e s e - Ve n e z i a con dei si ’90, è periodo maggiormente gnato per nella grandi si in è composizione orchestre. esattamente Un dieci anni che Goebbels - allora 26 sentireascoltare me trombone di piccole e orchestra un violentato perfettamente del nel con giapponese guito Writings II (tratto da Black On White del 1996). Per chi, come me, considera Cutler uno dei più importanti musicisti dell’ultimo trentennio, è stato entusiasmante avere la conferma di aver assistito a un evento eccezionale, probabilmente al di sopra delle già grandi aspettative. Cosa che, purtroppo, ha fatto passare in secondo piano le pur belle esecuzioni di Heracles 2 e La Jolousie (con testi di Müller e Grillet), entrambi supportati dall’ ottima recitazione di Samuele de Marchi, che ha letto i rispettivi testi (in italiano il primo, in francese il secondo). Heiner Goebbels sta attento dietro la cabina di regia, sembra partecipare alle sue stesse opere anche quando non attivamente. La sua arte è talmente coinvolgente da p o r t a r e a s é t u t t i , a n c h e i l s u o a u t o r e . L’ a p p l a u s o , d o p o l ’ u l t i m a n o t a d e l l ’ o r c h e s t r a , risuona come una fastidiosa sveglia, che interrompe un bellissimo sonno per avvisarti che bisogna ritornare alla vita di tutti i giorni. Sospiro, guardo la gente soddisfatta e corro contento verso la stazione. sentireascoltare 27 monografia Joy Zipper Vero amore po p di Stefano Solventi Teneri e squilibrati, dolci e asprigni, leggeri e insidiosi. Una tenace nostalgia psych tra compassate istanze indie e cascami shoegaze. Vinny Cafiso e Tabitha Tindale mettono in gioco la loro passione per il pop-rock con generosa - a tratti volitiva - disinvoltura. Con molti pregi, e sostanziosi difetti. Di Vinny Cafiso si sa che proviene da Long Island e amava i Beatles finché non amò i My Bloody Va l e n t i n e . I p r i m i e i s e c o n d i s u o n ò c o n d e v o z i o n e a d o l e s c e n z i a l e , c o m e u n r a g a z z o c h e c e r c a una strada che porti a quell’idea pop che cova nel cuore. Ci riuscì, ma non ci riuscì davvero f i n c h é n o n i n c o n t r ò Ta b i t h a T i n d a l e . D i Ta b i t h a s i s a c h e p r o v i e n e d a L o n g I s l a n d e c h e i n c o c c i ò Vinny in occasione di un rock contest, ancora impegnato a suonare la propria infatuazione in una band devota al culto Kevin Shields. Se si infatuarono a loro volta l’un l’altro proprio lì e allora – e se mai si siano realmente infatuati – non è dato sapere. Fatto sta che la ragazza dec i s e p r i m a d i o c c u p a r s i d e l l a b a n d i n q u a l i t à d i m a n a g e r, q u i n d i d e l l e c a n z o n i c h e Vi n n y a v e v a composto in solitudine, in qualità di cantante. Quelle canzoni sognanti e asprigne, il distacco t o r b i d o d i q u e l l a v o c e , d i v e n n e r o i l d e b u t t o o m o n i m o d e i J o y Z i p p e r. Così, col nome della ragazza scelta per la copertina, sceglie di chiamarsi il gruppo composto a p p u n t o d a V i n n y e Ta b i t h a , i l c u i s o d a l i z i o p a r e e s s e r e a n c h e s e n t i m e n t a l e , s e è v e r o c h e – come narra la vulgata – è intervenuto il matrimonio a sancirlo. Ma non son cose che ci interessino più di tanto. Non più almeno di ciò che i Joy Zipper fanno. Ovvero, un pop vorace di 28 sentireascoltare modelli referenziali (dai già citati MBV agli Sparklehorse, dai Beach Boys ai Pavement) però attento a tenere alto il peso specifico della scrittura, di modo che la mancanza di tregua emotiva, il susseguirsi di brillantezza e struggimento diviene un vero e proprio marchio di fabbrica. Già, perché quando la tensione cala fa subito capolino la derivatività, e allora son dolori. Rimangono però un fenomeno notevole proprio per la specificità implacabile del loro manifestarsi: in altre parole, se è il pop che cercate, se nel grigio volete mettere un po’ di colore e nel sereno la giusta dose di languore, i Joy Zipper fanno al caso vostro. In questi casi, il niente di meno vale almeno quanto il niente di più. Self Titled (Bar None, 1999) Un fiore in boccio che esala profumi antichi. Una contraddizione insidiosa che conduce di traccia in traccia, di leggerezza in leggerezza, fino a farci indovinare più o m b r e d i q u a n t e n o n s i a l e c i t o a t t e n d e r s i . L’ e s o r d i o d e i Joy Zipper ha il difetto delle troppe direzioni intraprese, di sparare qualche proiettile tracciante un po’ a casaccio. Eppure, l’effervescenza di quei tentativi (il folk a c i d u l o t r a s f i g u r a t o t r a n q u i - f u n k y à l a B r a n Va n 3 0 0 0 d i Tr a n s f o r m a t i o n f a n t a s y, i l s o u l l a n g u i d o c i r c a E d w i n Moses – ma senza la loro devozione – di Booda) è capace di lasciarti col rimpianto di ciò che avrebbero potuto diventare e invece. Invece, come sappiamo, Vinny e Ta b i t h a p r e n d e r a n n o d i r e z i o n i – d i c i a m o c o s ì – p i ù orizzontali, ragion per cui potremmo catalogare come bizzarrie passeggere il ritornello soul in mezzo all’acido disincanto Radar Bros di God, o la rumba jazzy di A p a t h y, o l e f r e g o l e g a r a g e - f u n k c h e s q u a r c i a n o i l s o u l sonnacchioso di The power of Alan Watts. Ben più significative quindi le “prove d’orchestra” come Everyday e Check out my new Jesus, in cui tra sciropposità My B l o o d y Va l e n t i n e e f i d e i s t i c h e a s p e r s i o n i B e a c h B o y s s i p r o f i l a n o s q u a r c i d i l a n g u o r e Ve l v e t U n d e r g r o u n d ( q u e l l i d i C a n d y S a y s ) e f o l k e s t a t i c o G r a n d a d d y. La cifra melodica sembra accontentarsi di vivacchiare dietro allo sforzo formale, e in fondo è giusto così: non è così speciale la melodia dell’iniziale Like 24, anzi si avvita su una nenia un po’ stucchevole, però val bene a sostenere questa specie d’incontro tra dei Beach Boys sotto formalina e le caligini dello shoegaze, così come di Christine Bonilla quel che conta è il passo da raga r a p p r e s o , i l m o r b o s o a s c e n d e n t e d i Ta b i t h a e q u e l l e p e r cussioni nel finale come certe marcette Jim O’Rourke. Insomma, lo so che è facile fare i profeti da posteri, però in questo omonimo debutto i Joy Zipper sembrano spendere già tutti i loro limiti e il loro potenziale: geniali sintetizzatori di istanze altrui, compositori discreti, interpreti intriganti. (6.2/10) sentireascoltare 29 American Whip (13 Amp, 2003) Lieve e tenace, dolce e asprigno, questo secondo lavoro a firma Joy Zipper dimostra chiara l’intenzione di maturare le istanze apparecchiate nell’omonimo esordio, senza riuscire però a risolversi tra manipolazioni sapienti di istanze “indies” (con tutto ciò che il termine può ancora oggi significare) ed espedienti pop a pronta presa. Ciò spiega l’irritante retrogusto d’incompiutezza, come se si fossero fermati sulla soglia, remissivi al vento normalizzante che spira fino al sottobosco del cosiddetto alternativo. Peccato, perché il programma si presenta con una vera e propria terapia d’urto: licenziata la liquida introduzione di Sunstroke (un minuto di ipnotici campanellini e fatamorgane di corde), Christmas S o n g e B a b y Yo u S h o u l d K n o w g r a f f i a n o p u n t i d i v i s t a aciduli posizionandosi al centro di un ipotetico triangolo tra il sound del remmiano Monster (per l’impulsività propellente del basso e fuzz crepitante), la madreperl a c e a v o l a t i l i t à d e i c o r i M y B l o o d y Va l e n t i n e ( d e l r e s t o co-produce Kevin Shields assieme a David Holmes) e l ’ a l l u r e a t m o s f e r i c a d e g l i A i r. C h i m i c a p r e s s o c h é p e r fetta, interpretazione compassata, risultato notevole. A seguire, la stupenda virata sui nostalgici landscapes alla Radar Bros e Delgados di 33x (valzer struggente – ah! - tra slide e voce) ci fa giustamente sperare in un mezzo capolavoro. Il resto, come già accennato, non sarà però all’altezza d i t a n t e p r e m e s s e . Ve d i c o m e i l c e d i m e n t o a t e n t a z i o n i Grandaddy (Dosedand Became Invisibile sfiora il plagio di 2000 Man) e a certa sciropposa calligrafia folk di s t a m p o c o r g a n i a n o ( i b r i d a t o c o n j i n g l e R . E . M . i n Va l l e y Stream ed emulsioni Grandaddy in Ron) suonino un po’ troppo risaputi, arresi ad una discrezione melodica al limite della piattezza, orchestrati con indubbio quanto prevedibile mestiere. Chissà, forse la paura di volare troppo in alto, o il comodo magnetismo del cliché, oppure – chissà - la consapevolezza dei propri oggettivi limiti, del resto ben evidenti nel mezzo pasticcio di Out Of Sun (barlumi kraut tra allibenti posture CardigansRoxettes). Disco sottile e innocuo, vettovaglia da metereopati bramosi di stemperare i contorni delle cose con un senso di vaga nullità, di docile amnesia. Che è sempre meglio di tanto aggressivo orrore presente e pressante, tuttavia - anche col poco di buono che gira intorno – pur sempre un accontentarsi. (5.5/10) 30 sentireascoltare The Heartlight Set (Mercury, 2005) Il sodalizio artistico e sentimentale tra Vinny Cafiso e Ta b i t h a T i n d a l e s e m b r a n o n c o n o s c e r e c r i s i . L e t r a v e r sie che hanno gambizzato la distribuzione del precedente American Whip sembrano averli ulteriormente caricati, visto che mai la loro formula pop è apparsa tanto d i s i n v o l t a e a t r a t t i p e r f i n o v o l i t i v a . Vo l i t i v a , g i à : s a r à che nel frattempo si sono fatti amici i White Stripes, m a l ’ i m p e t o g o m m o s o d i Yo u ’ r e S o G o o d ( t r a m e m o r i e glam e suggestioni wave) e soprattutto il piglio strad a i o l o d e l l ’ i n i z i a l e G o Te l l T h e W o r l d ( n o s t a l g i e g a r a g e e tremiti moderni) tratteggiano una graffiante, impetuosa radiofonicità, di quelle da party e da sfogo, ottime sia per lo spot dei collant che per le scorribande a manetta sulla statale. Non è un caso che in entrambi gli e p i s o d i c i t a t i i l c a n t o s i a a f f i d a t o a Ta b i t h a , a q u e l s u o incedere bambolesco e intossicato, come a suggerire che in fondo è tutta una posa e il bello sta proprio in questo. Vinny invece spende il suo vago abbandono per compromessi folk-psych piuttosto vicini a certe indolenze Mojave 3, innervandoli ora di straniante freddezza (come la suadente World Doesn’t Care) o stemperandole di evanescenze Grandaddy (come la conclusiva Holy Diver). Se già l’oscillare tra queste due modalità basta a rendere accattivante la scaletta, ciò che accade nel mezzo ne irrobustisce con decisione il peso specifico: l’irruenza addomestica à la Folk Implosion di 1, la fiaba e il disinc a n t o u n p o ’ E e l s u n p o ’ M a l k m u s d i A n y t h i n g Yo u S e n t , gli arpeggi byrdsiani e i synth quasi-Depeche Mode di Windows, gli Sparklehorse stregati da carezzevolezze Air di For Lenny’s Own Pleasure, eccetera. Tuttavia, a parte la benedetta varietà delle forme e delle suggestioni, la tensione che sovrintende tutto è una sola, sempre la stessa: una voglia implacabile di farsi pop, un gioco di segni caricati ma essenziali, l’immediatezza costantemente a braccetto dell’incisività. Non è un caso che in ogni traccia ci sia un “hook” - sia esso un cartiglio di slide, un buffetto d’organo, un declinare languido della melodia – però mai disturbante, sempre ingentilito, attento a non oltrepassare il segno. La disarmante padronanza esibita dai Joy Zipper nel condurre la partita provoca così un senso di compiutezza totale, alla luce del quale dileguano il mistero e l’immaginazione. Canzoni che c’è poco o nulla da aggiungere. Che si esauriscono nella propria stessa efficacia. Che dire, non è certo la prima volta che il principale pregio coincide col più grave difetto. (6.3/10) s e n t i r e a s c o l t a r e 31 speciale Father Murphy Storie di fede e lisergiche visio n i di Fabrizio Zampighi Sotto la coltre soporifera di un’Italia dormiente, il seme della psichedelia si agita attorno all’universo mistico-religioso dei Father Murphy. La creatura di Federico Zanatta, eminenza grigia del Madcap Collective, Vittorio Demarin e Chiara Lee, porta allo scoperto una vivacità musical-letteraria che a casa nostra stenta ancora ad essere apprezzata. 32 sentireascoltare La leggenda di Father Murphy: Il libro flutti di un mare magnum un po’ folle, le poche briciole di razionalità rimaste. delle rivelazioni. “Dopo aver resistito alle tentazioni All’anagrafe di Satana fu proprio nel quarante- rispondono al nome di Federico Zanatta simo del progetto nel deserto – aka Freddie, responsabile oltre che del Murphy gruppo in questione anche di tutto il la- poté aprirsi al messaggio codifica- voro che sta dietro ai dischi pubblicati to dell’apostolo Paolo. Re David non dal Madcap Collective –, Vittorio Demarin avrebbe più dovuto piangere per il – aka GVitron, polistrumentista ed anima crudele e spietato fato destinato alla di quello splendido azzardo sonoro che Sua discendenza, come le pie Elena risponde e Marcella non avrebbero più dovu- – e Chiara Lee. Tre individualità caratte- t o s o r r e g g e r e l a Ve r g i n e d u r a n t e i rizzate da una forte personalità in grado desolati giorni della Croce. Chiara di portare all’interno della band i semi Lee, Freddie e il Vicario Vittorio De- fecondi di una musica artigianale e ina- marin avevano ricevuto il dono del spettatamente orecchiabile, brillante e al Libro delle Rivelazioni”. tempo stesso inconsueta. la trascorso ispiratori Father che giorno gli congrega di al nome di Gomma Workshop Father Murphy , ovvero come riuscire a Il suono Father Murphy finisce per fon- costruire un universo letterario, musica- dersi con il progetto più spiccatamente le, artistico fatto di personaggi in carne letterario di Federico Zanatta, quel Bre- ed ossa e visionarie parabole pseudo-reli- vi giose, miti arcaici e creatività allucinata, St.Louis & Lawrence, branchia della stes- pop sghembo ed attitudine psichedelica. sa Madcap, che oltre a foraggiare l’imma- Un universo instabile, dall’equilibrio pre- ginario fantastico di riferimento del grup- cario, in cui la fantasia rischia da un mo- po rappresenta un tentativo di dar voce mento all’altro di sottomettere la realtà ad input letterari e culturali non in linea e dove diventa complicato scorgere, tra i con le produzioni più tradizionali. routine e sei racconti pubblicato da I n t e r v i s t a a Federico Zanatta Che il panorama indie italiano corrispon- un reverendo, ma né io né mia sorella da ad una sorta di caleidoscopico e confu- Chiara Lee abbiamo pensato mai di rivol- sionario contenitore ricolmo di ogni sorta gerci direttamente a lui con questo nome. di stranezza musicale è ormai un fatto È semplicemente un riferimento religioso assodato. Come lo è la certezza che, in alle nostre origini. alcuni casi, le proposte più interessanti Un gruppo vero e proprio non esiste. Di- nascono all’interno di realtà discografi- ciamo che dalla nascita di questo proget- che che poco hanno a che vedere con i to fino ad un annetto fa abbiamo speri- grandi numeri o l’ hype del momento. E’ il mentato varie eresie interne sotto forma c a s o d e i F a t h e r M u r p h y, t r i o a l l e a m i c h e - di amici di passaggio, che hanno lasciato voli dipendenze del Madcap Collective, una loro traccia, per arrivare, o meglio nonché progetto musicale di chi, il collet- tornare, al trio o alla trinità (non vorrei tivo del cappellaio matto, l’ha teorizzato sembrare megalomane). Vittorio Demarin, e fatto nascere. Quel Federico Zanatta la nella sua trasfigurazione biblica di GVi- cui pirotecnica ed assai creativa verve è tron, - anche se potrebbe sembrare una protagonista della nostra intervista. leggenda - è davvero il vescovo che ha Chi sono i Father Murphy? Come è nata preso per mano me e Chiara e ci ha por- l’idea del gruppo? Qual’è l’input alla base tati ad una sorta di conversione. della proposta musicale? L’ i n p u t d i b a s e è p i ù o m e n o q u e s t o : s i a - Father Murphy è un nome che intende mo un progetto, c’è stato un inizio e ci rappresentare un insieme, una congrega. sarà una fine, ci sono innumerevoli col- Murphy era chiamato secoli fa mio padre, laborazioni. Niente deve ammuffire e le s e n t i r e a s c o l t a r e 33 proposte devono essere sempre sincere. che perché Vittorio dovrà pensare al suo Effettivamente si tratta di una sovra inci- secondo disco in uscita a novembre per sione di input ed atmosfere Madcap e Snowdonia. Con all’attivo un disco vero e proprio – Father Murphy è un disco piuttosto par- Father Murphy del 2001 – e un titolo in ticolare, in cui reminiscenze barrettiane comproprietà con un tuo progetto paralle- – Syd, chitarrista dei Pink Floyd – si me- l o ( i M r s F r a n c e ) - W h e n W e W h e r e Yo u n g scolano a suoni impastati riconducibili ad T h e W o r l d W a s n ’ t I n Yo u r H a n d s d e l 2 0 0 4 una certa tradizione indie americana, vo- – , il gruppo si appresta a registrare un calizzi volutamente gracchianti convivono nuovo episodio discografico. Puoi fornire con cambi strutturali inaspettati. Mi pare qualche anticipazione a tal proposito? di capire che uno dei punti fissi dei Fa- Il secondo disco potrebbe apparire come ther Murphy sia non avere punti fissi… una det- Come accennavo prima, tutto si basa su to prima, dal momento che sarà, diver- contraddizione sovra incisioni di tracce. Per realizzare samente da quanto fatto fin’ora, un mo- Father Murphy ci abbiamo messo circa un strare fedelmente quello che io, la Lee anno e tre mesi, perché io, finché non ho e Vittorio presentiamo dal vivo. Interver- ritenuto di aver concluso tutto il mio la- ranno altri musicisti ma saranno, in que- voro, non ho passato nulla né a Vittorio, sto caso, veri e propri ospiti. n é a C h i a r a . L’ i d e a d i e s s e r e l i b e r i d a l l e Abbiamo infatti deciso di registrare tut- meccaniche tipiche di una band è stato to il materiale in poco più di una setti- sin dall’inizio un punto fondamentale. Le mana, periodo in cui ci “rinchiuderemo” prime due canzoni di Father Murphy sono in uno studio sulle colline modenesi per n a t e p r o p r i o c o s ì . I o v i v e v o a N e w Yo r k meglio definire le nuove idee e la natu- e facevo il cameriere. Non avendo abba- ra del gruppo. Fino a qualche tempo fa stanza soldi per registrare il materiale non c’erano prove, non c’era formazione presi accordi con uno studio di registra- fissa, e le canzoni venivano arrangiate zione che prevedevano che ogni mattina in un determinato modo a seconda di chi gli era disponibile per suonare. Adesso sia- mixer e i vari effetti. Loro in cambio mi mo in tre, la line-up è quella che si vede avrebbero dato la possibilità di registra- dal vivo. Non penso si possa parlare di re. Dopo circa tre settimane ebbi a dispo- spontaneità persa, più che altro si tratta sizione studio e fonico. Le tracce incise di confidenza e complicità. le spedii poi a Vittorio, proponendogli di Le tracce saranno molte, almeno per noi. arrangiarle e da lì nacque l’idea di lavo- Alcune le abbiamo già provate dal vivo, rare assieme, pur essendo così distanti altre ( i o e r o a N Y, V i t t o r i o a V e n e z i a , e C h i a r a le con metteremo quanto assieme in ho studio, lavassi i pavimenti, pulissi i tavoli sarà poi compito di Davide – responsa- a Shanghai). bile della registrazione di All My Senses Che rapporto ha il gruppo con la psiche- A r e S e n s l e s s To d a y d e i F r a n k l i n D e l a n o delia? - dare una linea al tutto. Posso parlare io per tutti e tre e ti dico Comunque l’album dovrebbe uscire ver- che il nostro concetto di pischedelia si so la fine di settembre (titoli provviso- esaurisce ri? Floyd, le uscite soliste di Barrett, e il la- “Three Musicians Getting Unknown” con il primo album dei Pink ovvero “I Was In Coma, Then I Woke Up voro di Os Mutantes. And Asked For A Strawberry Milkshake”), Considero psichedelica la maggior par- in contemporanea con il disco d’esordio te del lavoro di Badalamenti per i film di di Stop The Wheel, un ragazzo di Trieste Lynch, adoriamo i loop. Certo punk dei davvero Nirvana è super psichedelico. molto in gamba, recentemente adottato da Madcap. Se di psichedelia si tratta, mi piacciono Poi faremo un breve tour - circa dieci (vecchi conoscenti) i Jennifer Gentle. date - e successivamente torneremo ai Sei impegnato in una miriade di proget- ritmi canonici di un concerto al mese, an- ti. Oltre a gestire il Madcap Collective e 34 sentireascoltare a suonare nei Father Murphy hai scritto composto in realtà da ventisette nanetti una parte del minilibro Brevi routine e sei piromani che io e gli altri cerchiamo di racconti edito dalla St.Louis & Lawrence, reintrodurre branchia le loro pulsioni distruttive in qualcosa di se della ipotizzo che stessa il Madcap. frammento Sbaglio presenta- nella società convogliando creativo e non del tutto dannoso… to a tuo nome sia indirettamente legato Notoriamente in Italia non c’è molto spa- alle note a seguito di Father Murphy , in zio per produzioni musicali atipiche come quanto parte integrante di un immagina- la vostra, se non nel sottobosco indie. In rio letterario-musicale che esula il singo- q u a n t o l e a d e r d e i F a t h e r M u r p h y, n o n c h é lo episodio? deus ex machina del Madcap Collective Vo r r e i r i s p o n d e r t i c h e n o n s b a g l i m a s e m - – etichetta discografica che ha curato la brerei presuntuoso… pubblicazione dell’ultimo Franklin Delano La mia idea non è poi così originale e nel nostro paese e, grazie alla partner- parte dal presupposto che io stia dando ship con l’americana File 13, anche negli ospitalità ad una sorta di spia aliena che, Stati Uniti –, puoi dirmi che reazioni su- in cambio del nutrimento che dal mio cor- scitano in ambiti diversi dal nostro i pro- po riceve, satura il mio cervello con vari getti che ti vedono coinvolto? stimoli che io traduco in forme diverse. Direi che, per adesso, solo all’estero si L’ i d e a d i b a s e è q u e l l a d i r e d i g e r e u n a può parlare di attenzione “sveglia”. Per leggenda, dei Murphy o dei Lee (i cogno- presentare la Leggenda dei Lee sono sta- mi molto comuni hanno il dono di poterti to invitato negli ultimi due anni in Grecia indurre a credere che si stia parlando in per tre settimane, a Malta e a Belfast, tono generale, ma solo perché sei para- dove ho potuto vedere quanto la genuini- noico questo non vuol dire che qualcuno tà possa avere ancora un proprio senso di non ti stia seguendo, ripeteva spesso un e s i s t e r e . A N e w Yo r k p o t e v o s u o n a r e d u e caro amico che adesso fa il benzinaio a canzoni due volte la settimana agli open Maui). mic, sia in mezzo a perfetti sconosciuti Per non dimenticare quanto la religione che ad artisti indie ben noti (i due Moldy sia un’inesauribile scorta di suggestio- P e a c h e s , i l c a n t a n t e d e g l i S p i n D o c t o r, ni… Bright Eyes, per citarne alcuni). Odio chi mi dice che se non fai una cosa e Grazie solo quella non sei né carne né pesce… St.Louis & Lawrence, insieme ad Andrea L’ i m p r e s s i o n e c h e h o , d a n d o u n ’ o c c h i a t a A. Di Carlo ed altri amici, abbiamo girato a tutto quello che fai, è che vi sia una alcune librerie italiane. Le reazioni direi sorta di ricorso ad una creatività tota- che non ci sono, nel senso che non ci le che regola ogni aspetto artistico e ri- sono reazioni dirette, bensì prodotte solo fugge qualsiasi forma di banalizzazione, dopo aver sottoposto il pubblico a stimoli sia essa una nota di copertina canoni- e questo è forse uno dei problemi che af- ca, un’estetica consolidata o una melo- fligge maggiormente l’Italia, confrontan- dia troppo frequentata. È un’impressione dola con altre realtà. corretta? Disporre di soldi ed utilizzarli per pren- Mi piace pensare che ogni cosa sia un dere in giro la “brava gente”. Un bel pro- progetto e che quindi tutto abbia un suo posito… inizio e una propria fine. La tua impres- Cosa vedi nel tuo futuro e in quello della sione è corretta nel senso che se io mi tua etichetta? costruisco un mondo dove far rivivere i Mi miei personaggi, poco importa se questi meno elusivo possibile. poi saranno reali o credibili. Più impor- Il mio futuro: il secondo disco di Father tante è se saranno pronti ad accettare M u r p h y, a c u i d e d i c h e r ò m o l t i s s i m o t e m - nuovi ospiti incuriositi da una “routine” po fino circa a novembre 2005, forse di- che ci racconta cosa Lee combina imitan- cembre. Dopo Brevi routine e sei racconti d o M r. L e e . M a g a r i i l c o l l e t t i v o M a d c a p è il libretto a cui accennavi prima, ci sarà alle super ripropongo di limitate rispondere tirature nel di modo s e n t i r e a s c o l t a r e 35 una ristampa in cinquecento copie - sempre numerate -, poi anima e corpo per arrivare alla fine - spero entro due anni e qualche mese - del primo libro della Leggenda dei Lee (Brevi routine ne sono l’introduzione). Il futuro di Madcap Collective: uscita di Father Murphy e Stop The Wheel, quindi il secondo disco di Vittorio Demarin e Littlebrown, ristampa di Like A Smoking Gun In Front Of Me dei Franklin Delano. Continueremo a non trovare accordi con i distributori italiani, continueranno a ritenerci quasi illegali solo perché non abbiamo una partita iva, faremo uscire altre due micro pubblicazioni prima di fine anno con St.Louis & Lawrence, cambieremo indirizzo anche quest’anno come facciamo ogni anno (ci scade il contratto ad ottobre). Vo r r e m m o t r o v a r e u n a s i s t e m a z i o n e d e f i n i t i v a , m a o d i a m o i l Ve n e t o ( e f o r s e l ’ I t a l i a , a quanti vogliamo bene qui?). Ottimo sarebbe avere un posto qui e un posto lì, questo il nostro proposito. E poi siamo un collettivo, un progetto, e forse ci sarà una fine anche per questo se non avremo più risorse finanziarie da investire. Ma finché spendi duemila euro all’anno, i soldi si possono trovare per mandare avanti qualcosa. A meno che i ventisette nanetti non brucino qualcosa, e allora giù di spese processuali, rimborsi, plastiche varie, ed ecco che tutto è da ricostruire… Self Titled (Madcap Collective / Shuffle, 2001) Laboratorio immaginario in cui convergono idee musicali antitetiche, prontuario del self-made e della creatività casalinga, piccolo gioiello indie dalla spiccata leggerezza pop. Definizioni irrimediabilmente fantasiose quelle appena citate, che pur delineando per sommi capi il contenuto di questo Father Murphy non ne giustificano la ragion d’essere, pur circoscrivendone l’ambito semantico non offrono una panoramica sufficientemente chiara dei variopinti umori presenti al suo interno. Sarà forse per il lessico sfuggente o l’approccio poco ortodosso, le differenze formali o le intuizioni destabilizzanti, ma il primo episodio discografico del gruppo trevigiano ci pare musica di difficile classificazione, minimale e sintetica al tempo stesso, a fuoco e nel medesimo istante dispersiva, vaneggiante e in ugual misura familiare. Una familiarità che sfrutta il quattro quarti e le chitarre acustiche di Trigger per costruire un sentito omaggio al taglia e cuci beckiano, gli accordi sghembi di Nothing Wrong per rinverdire i fasti dell’arte visionaria di Syd B a r r e t t , i l v i o l i n o d i S u n s e t 11 / 8 p e r n a v i g a r e s u l l e p l a cide acque del folk più minimale, le ruvidezze sperimentali di Rollercoaster per scoprire un’improbabile convivenza tra i Brian Johnstone Massacre e i 13th Floor E l e v a t o r. Ciò che emerge dalla musica scalpitante del gruppo è un mix di melodie gradevoli e handicap razionali, frammenti convenzionali e spigoli improvvisi, un potpourri di espressioni capace di donare ad un viso grottesco, e dai tratti somatici inquietanti, il fascino sottile dell’in- 36 s e n t i r e a s c o l t a r e congruenza. I Father Murphy riassumono in otto brani il proprio background musicale spremendolo fino alla buccia, riordinano intuizioni a prima vista inconciliabili per ricavarne musica, col fine di ottenere un disco legato al cordone ombelicale di un’infanzia ormai lontana ma tutt’altro che ingenuo, piacevolmente caotico e foriero di grandi promesse. (6.5/10) Father Murphy / Mrs France – When We Were Young Th e W o r l d Wasn’t In Your Hands (Madcap Collective / Shuffle, 2004 ) E p i s o d i o p i u t t o s t o s i n g o l a r e , W h e n W e W e r e Yo u n g T h e W o r l d W a s n ’ t I n Yo u r H a n d s r a c c o g l i e s e i b r a n i e q u a mente divisi tra Father Murphy e Mrs France, progetto collaterale di Federico Zanatta. Una sorta di Ep nato n e g l i S t a t i U n i t i e i n g r a n p a r t e i n c i s o a N e w Yo r k , c h e piega il verbo del reverendo Murphy ad atmosfere eteree e piuttosto oscure – Stereo –, lo accosta a nenie bambinesche stilisticamente non lontane da quelle rese celebri da pellicole come Profondo Rosso – Drawn -, gli impone le consuete deviazioni verso il folk più anoressico (Butterflies & Bats). Di chitarre acustiche e morbidi echoes, linee melodiche strascicate ed attitudine lo-fi è piena anche l’altra metà del disco – quella dedicata ai Mrs France -, sospesa tra possibili rimembranze à la Arab Strap – Please – e i m m e d i a t e z z e e s t e m p o r a n e e ( G e r m a n H e n r y, R a d i o O c h Mikrofonkontakt Med De Doda). (6.0/10) Six Musicians Getting Unknown (Madcap Collective, 2005 ) Che si creda alla storia della rivelazione mistico–allucinatoria narrata tra le note del booklet o si renda semplicemente merito alla creatività straripante del combo trevigiano, una cosa la si può comunque sottolineare: quello che abbiamo tra le mani corre seriamente il rischio di diventare uno dei migliori dischi dell’anno. Fatto di per sé strano, se si pensa che a pubblicarlo è una band sconosciuta ai più, ma tant’è… Con Six Musicians Getting Unknown i Father Murphy confezionano un lavoro maturo e omogeneo, capace di ordinare le prove tecniche di trasmissione dell’esordio discografico in tredici tracce effervescenti, impastate da una personalissima verve lisergica. Un tributo all’irriverenza ed alla giocosità bambinesca che mostra tra le righe l’imprinting dei padri fondatori del genere, oltre a miriadi di riferimenti differenti. Citare il Syd Barrett dei due episodi solisti, impegnato nell’ombra a tirare le fila di un lavoro dagli arrangiamenti generalmente acustici, ci pare inevitabile, come del resto rilevare le dissonanze dei Nirvana, le lentezze marziali dello slowcore, l’indie americano. Un coacervo di stili che i Father Murphy eleggono a proprio marchio di fabbrica, tanto brillante sentireascoltare 37 nel suo essere uno e nessuno da lasciare a bocca aperta, così immediato e sanguigno da venire erroneamente scambiato per palese ingenuità grammaticale. Un errore, lasciatecelo dire, imperdonabile. Per averne testimonianza si presti attenzione al der a g l i a n t e i n c e d e r e d i Te l l Y o u A S e c r e t – i l c a p p e l l a i o matto non è mai stato così vicino – o agli umori quasi grunge di Seeds, al pop zoppicante dell’irresistibile It’s Raining Smiling Tunas, Dear C. Lee o alle deformazioni psichiche di Brain. Six Musicians Getting Unknown è folk – Millhouse e Indie labels –, psichedelia scanzonata – Heart Beat -, musica lucente come il cofano di una vecchia Plymouth e scapestrata alla maniera dei disegni di un infante, strafottente come l’effige dei Rolling Stones e dannatamente piacevole. Ma soprattutto, al pari dell’ultimo Jennifer Gentle, un disco artigianale e appiccicoso, di quelli fascinosi dell’età del vinile che, a dispetto del trascorrere del tempo, non si smetterebbe mai di riscoprire . (8.0/10) 38 sentireascoltare recensioni D e p e c h e M ode P l a y i n g T h e Angel (Mute / Emi, 4 ottobre 2005) Quanti pensavano che i Depeche Mode avessero ormai toccato il fondo, alzino la mano. I primi a farlo siamo noi: dopo la deludente prova - non priva di spunti interessanti, ma incompiuti - di Exciter (2001), talmente perfetta nelle sue trovate puramente commerciali da mostrare tutta la stanchezza insita tra le pieghe, non ci aspettavamo che uno sciatto ed edulcorato riciclaggio di suoni e idee che un tempo hanno fatto la loro fortuna. Quasi convinti nel considerarli revival del revival anni Ottanta, tornano con Playing The Angel e, inaspettatamente, sgraniamo gli occhi. Il disco infatti suona tipicamente Depeche Mode, ma con uno charme, una conturbante e oscura vitalità che non sospettavamo avessero ancora e che, francamente, a v e v a m o l a s c i a t o i n M u s i c F o r T h e M a s s e s ( 1 9 8 7 ) o Vi o l a t o r ( 1 9 9 0 ) . L’ a l b u m i n v e c e nasce da una complessiva rivalutazione del loro stesso mood, con le iniziali brume a n t a r t i c h e d i V a n g e l i s ( A P a i n T h a t I ’ m U s e d To ) d a t e i n p a s t o p r i m a a r e m i n i s c e n z e d e l p e r i o d o Vi o l a t o r e p o i a v e r t i g i n i e l e t t r o n i c h e , s i r e n e e c o l p i d i l a s e r. L a t r a m a s i a v v i n c e c o n i l g o s p e l t e c n o l o g i c o d i J o h n T h e R e v e l a t o r, c h e c e n t r a i n p i e n o l a trasformazione elettronica-umana del trio: la preghiera pagana di Marc Almond calata in un futurismo elegante, sofferto, mai macabramente scontato. Pure i riferimenti Eighties, come quelli più indietro Kraftwerk, sono calibratissimi e di gran classe. Prima l’Almond sulle celle morbide, la disco sincopata, il synth pop più impellettato, poi i manichini di Dusseldorf di ieri come di oggi, dunque il battito, le sincopi (Suffer Well) e, più in generale, una mirabile trasposizione di tutte queste preziose influenze in un presente tecnologico e asettico fatto di PVC e vetro, cemento coibentato e superfici laminate. Dentro alla materia si agita convulso lo struggimento dell’anima, la piuma che accarezza l’essenza delle cose, il velluto della preghiera e la ricerca di una spiritualità laica, alternata allo slancio vitalistico, al sangue che circola e porta nutrimento alle cellule (Lillian). Non tutto riesce allo stesso modo a evocare un tal mirabile equilibrio: una The Sinner In Me è più maniera che idea ma anche qui, dove non arriva la melodia, parte l’elettronica vorticosa, il tocco funambolico dei metalli che si contorcono, il mondo tecnico che lavora dentro i corpi. Lo stesso per Macrovision, cinematica assuefazione del reale che s’impreziosisce di violini sintetizzati e boati cosmici, e pure l’intermezzo IDM - Autechre, Boards Of Canada - di Introspectre e il commiato di The Darkest S t a r. E se non è miracolo, Precious è singolo-sintesi di quanto detto del lavoro complessivo: ritmiche Enjoy The Silence che lasciano spazio a bordate di synth, come dire, dalle lande britanniche il decollo dei tre per il cosmo, l’osservazione della terra allontanandosi dall’oblò, i ricordi di una vita che affiorano, la trepidazione per quel che accadrà. Altre belle intuizioni melodiche - e grandi performance vocali e compositive di un Gahan maturo, profondo, vellutato, aereo - sono I Want It All , il risveglio nella stanz a b i a n c a d e l l ’ o s p e d a l e ( S o m e t i m e s I C r y, S o m e t i m e s I D i e , I t ’ s Tr u e ) v i c i n o a l l a c l i n i c a d e l l e v e r g i n i s u i c i d e ( A i r, T h e Vi r g i n S u i c i d e s , 2 0 0 0 ) , e a s s i e m e N o t h i n g ’s Impossibile , robotico affrancamento del Gahan autore, rivincita personale che arriv a d a l l e v i s c e r e d e l l a s o f f e r e n z a ( I ’ l l N e e d A M i r a c l e To H e l p M e T h i s T i m e ) , c o n l a stessa ripetitività tediosa ma affascinante di una Never Let Me Down Again. Non la ricerca dell’anthem da stadio è qui rappresentata, bensì l’approccio più privato dei Nostri, quello di brani del passato come Stripped, Personal Jesus, World In My Eyes, a dimostrazione del fatto che si può anche arrivare in classifica senza per questo snaturarsi. E dopo venticinque anni ci sembra un bella e meritata soddisfazione per i Depeche Mode. (7.0/10) E d o a r d o B r i d d a e Va l e n t i n a C a s s a n o sentireascoltare 39 AA.VV. T h e E n l i g h t e n e d Family (Vood o o E r o s / W i d e , 13 settembre 2005) dell’accoppiata Non musa bastassero singoli bella episodi, i recenti ecco compilation una rappre- Spleen/ vato, a una serie di ospiti Zen, o il recupero sessan- che vanno da Kristin Anna tottino in una pessima qua- Va l t y s d o t t i r ( g i à n e i c o m - lità pagni d’etichetta Múm) al audio della Va s h t i semprecon fondamentale violinista Ei- Song Of A Wish Wanderer), vynd Kang (collaboratore, ci di tra gli altri, di Laurie An- famiglia assoluto valore e splendo- derson e Arto Lindsay). Il Banhart, come l’artwork di re: la candida Diane Cluck lavoro di squadra e l’inter- copertina ben sintetizza. A in Nothing But God e Real scambio curarla è (manco a dirlo) Good Time (come una Chan per l’ennesima volta a stu- Bianca Casady per la sua Marshall riappacificata pire, come nel caso di Loch neonata sentativa della etichetta regala Bunyan anche perle di idee riescono Vo o d o o con il mondo) e la pungen- Raven, rinnovato omaggio Eros, la quale - non con- te Jana Hunter in Kissing allo tenta o non sazia di rovi- Without Lips, ormai prossi- Brian Wilson, oppure l’ap- stare tra le sue anticaglie ma al debutto per l’etichet- peal da singolo (marziano, - ha creduto fosse oppor- ta del suo padre spirituale ovviamente) di Glass, deli- tuno Banhart. ziosa cantilena folkish che rispolverare e dare Non male come sterminato genio di lustro a vecchi (?!) brani lancio dei suoi più cari amici. Ed c u i t a n t i a u g u r i a l l a Vo o - Did eccoli qui, tutti presenti al- doo Eros, ma ogni tanto i frenetica l’appello: dal side project segreti nascosti di famiglia scova l’impossibile schele- della sorella, Metallic Fal- dovrebbero essere mante- tro folk nascosto sornione cons nuti tali. (5.8/10) nell’armadio dei My Bloody (un nuante lamento che non este- promozionale, faremmo fatica a confondere con un per Va l e n t i n a C a s s a n o ancora più sbilenco (Hou- Animal Collective Feels (Fat Cat / Wide, 17 otto bre 2005) ses e Happy Birthday!), da Eccoci un misterioso J.H.T in una re sgangherata versione live (Why qualsiasi brano delle due) ad un Devendra imberbe e Am I Still di See The Words, schitarrata che Va l e n t i n e . Il resto è la solita, geniale routine: il country sghembo di Turn Into Something, la psichedelia rurale di Daffy Duck e Flash Canoe, gli Collecti- aromi d’Oriente di Bees la- ve. A pochi mesi dal mini sciano l’ascoltatore povero Animal a Yo u parla- degli nuovo segue il brano d’apertura Sucking in compagnia della redivi- di definizioni, impossibili- Yo u r D i c k ? ) c h e i n r e a l t à v a Va s h t i B u n y a n , u n a n n o tato nello scovare nuovi e nasconde cruen- d o p o S u n g To n g s , l a c o p - coraggiosi aggettivi all’al- ta e viscerale del femmi- p i a f o r m a t a d a A v e y Ta r e tezza dei tanti spesi sino neo Antony (d’altronde con e Panda Bear ritorna con a oggi nel tentativo di eti- la sua voce non ci si può una chettare questi giullari del sbagliare), ad una compo- la settima in cinque anni pentagramma. sizione di esclusi progetti paralleli e un anno fa, a proposito di Blood). Sierra l’anima per (Of pianoforte Gentle raccolta di canzoni, Dicevamo collaborazioni, la cui acu- S u n g To n g s , c h e e r a c o m e del tezza ormai non fa più no- guardare “un film già visto passato di personaggi più tizia. Un curriculum in pe- eppure mai visto, insieme (Patrick Wolf e la strumen- renne espansione che non punto d’arrivo e punto di tale mostra (ri)partenza”. Ma questa Night rassegna Train) o meno cedimenti, anzi. ( N o m i c o n l ’ r ’ n ’ b d i Yo u ’ l l Registrato a Seattle sotto Never Know) illustri oltre a il vigile orecchio del vete- presentarci prescindibili e rano irrilevanti - quando non di- con Sun City Girls), Feels scutibili - frammenti di me- vede il collettivo allargar- moria (il maldestro e deli- si, affiancando l’enigmati- rante hip-hop Rock N’ Roll co Geologis, l’amico ritro- 40 sentireascoltare Scott Coldburn (già Ebbene, ci risiamo. (7.0/10) Gianni Avella 31 Knots Curse of the Longest Day E P (Polyvinyl / Goodfellas, Lugl i o 2005) Migliorano d’oc- Niente ritmi ballabili, solo Know chio i 31 Knots che dopo a vista i dischi di King Crimson e Still Don’t Know Where Are essere partiti come grup- Wire impilati sullo stesso Yo u o O u t A c r o s s t h e B a y po math-rock con qualche scaffale. (6.8/10) facciano da esempio) e il velleità melodica via trasformati via si sono in un Roberto Canella Where Yo u Are o battito delle spazzole sulle ballate storte di Spark- quindi che con la crescita Amazing Pilots Hello My Captor (Decor/Goo dfellas, settembre 2005) del loro potenziale catchy I e pop la Polyvinyl ci abbia (aka Amazing Pilots) sgu- tunno alle porte o anthems messo gli occhi sopra. Pri- sciano fuori in sordina dal- di malinconia che accom- ma dell’album intero allora la praterie irlandesi, scri- pagnano il cadere delle fo- quale vono un singolo di debutto glie sul davanzale di una per ristampare un EP usci- per finestra già bagnata dalla to l’anno scorso solo per il dente che a sorpresa chiu- pioggia, mercato gruppo indie-rock a tutti gli effetti. E non stupisce migliore occasione due fratelli una Wilkinson casetta indipen- lehorse (I’ve Got Wings, I r e n e o Yo u M a k e M e F e e l Amazing). Coperte gentili pezzi per l’au- come The La- de i battenti una manciata Price Of Winter non stupi- sciatisi alle spalle etichet- di giorni dopo e riescono scono per originalità com- te giapponese? vecchie infine a concepire un full- positiva compagnie di Portland, l e n g h t p e r D e c o r. E s i a h a immaginifica, ma si fanno nell’Oregon (i concittadi- la avvicinare, possedere, in- dignitose e le sensazione che siano né per scrittura ni The Planet The, con cui stati poco fortunati, specie terpetare comunque condividono an- perché il loro piccolo lavo- niscono cora il palco) il gruppo di ro Hello My Captor spunta Gli Amazing Pilots al loro Jay Pellicci sembra essere che è già sommerso da una debutto pronto per il salto, piccolo buona scono, ma accarezzano. Si o grande che sia. te autunnali - finendo per fanno Del resto lo stesso Jay ha passare inevitabilmente in emergere con più veemen- accumulato sordina attraverso i primi za, speriamo, in un futu- mesi della nuova stagione. ro prossimo a sufficienza. Dilute e Natural Dreamers, Ed è un peccato. (7.0/10) e l’idea di mischiare l’art- Il rock sto, necessaria con l’esperienza nei Deerhoof, qualcosa di più quantità lavoro ben del di duo carato, usci- è a dovere; per e portare dunque notare non fivia. rapi- adesso per one- Marina Pierri genuino. accessibile non è più tan- La tracklist è percorsa dal to con- guizzo elettrico dell’osses- nessun sione del volo, che si arti- Fiery Furnaces Rehearsing My Choir ( R o u g h Trade / Sanctuary, 25 o t t o b r e 2005) esercizio di stile come ta- cola migliori Se c’è una cosa che finora lora era accaduto in pas- in alt.folk/alt.country abbiamo imparato dai Fiery sato. Alla fine il risultato venato di pop ( la deliziosa Furnaces, è che quando si non è poi così distante dai All My Wasted Days) che parla di loro non è mai det- gruppi balzana, cretizzarsi e senza più in nei un momenti oggi ricorda - senza esagerare - ta l’ultima parola. Aveva- che oltre alla trama stru- l’abbraccio dei Wilco meno mo definito Blueberry Boat mentale pensano anche a cesellati straniante? essere orecchiabili il giu- (The Way I See Things o col disco che abbiamo tra sto, anche se ai 31 Knots S t u p i d I L o v e d Yo u S o ) . I le mani, quei 76 minuti e piace mischiare le carte in suoni, confezionati ad hoc rotti tavola: canzoni come The in canzoni brano un Lp dei Ramones. Corpse and the Carcass e eleganti come bei pacchet- Avevamo detto a proposito Coward With Claws si ma- ti dell’Ep scherano dietro un pop ba- giano piacevolmente tra i matti lasciarsi sfuggire un rocco rigurgiti neo-psichedelici disco del genere”? I matti dei Flaming Lips (I Don’t - in senso buono o catti- post-punk pronto a di esplodere in qualcosa di più affilato. una di ed decina o’rourkiani di compleanno, ondeg- di Al confronto “indie-prog” che sem- “sarebbe da sentireascoltare 41 vo, fate voi - probabilmen- sfera di scuola Residents A n d Yo u W i l l K n o w U s B y te sono i fratelli Friedber- che sosta The Trail Of Dead - Worlds g e r, c h e p e r l a l o r o q u a r t a la frenetica narrazione, in Apart (Interscope / Univer- uscita sulla lunga distanza un’inarrestabile susseguir- sal, 2005) hanno ben pensato di rea- si di temi musicali interrot- I d i s c h i d e g l i A n d Yo u W i l l lizzare to solo sporadicamente da Know Us By The Trail Of opera ispirata alla vita del- qualche Dead si cibano da sempre la propria nonna (!), anche giamento lei formato una sorta musicista e di rock direttrice seguono senza melodia e arran- riconducibile di due cose: aggressività strofa-ritor- e orecchiabilità. Una die- di un coro (da qui il titolo nello (synth-pop in Wayfa- ta ferrea che ha permes- dell’album). r i n g G r a n d a u g t h e r, c a l i p s o so al gruppo americano di Non solo, l’hanno fatta an- i n F o r t y E i g h t Tw e n t y T h r e e fare terra bruciata intorno che partecipare ses- Tw e n t y - S e c o n d S t r e e t , g a - a sé. Worlds Apart avreb- sion: è la voce della ve- rage / hard rock in Seven be gliarda Olga Sarantos (83 Silver Curses, folk in Sla- della primavere e un timbro che vin’ Away – di gran lunga il tirando più che una vecchietta ri- momento più bello); man- un’ispirazione in affanno e corda cano un ridimensionamento del- lo alle della al Scrooge dicken- però i presupposti dovuto essere l’album conferma. le Invece, somme, rivela siano) che racconta in pri- fondamentali per ogni rock le ma persona, non senza una opera che si rispetti, ovve- però, è ancora presto - e certa ironia, i ricordi della ro la coerenza e l’organici- scorretto - parlare di de- sua avventurosa esistenza tà (non basta certo il tema cadenza. Perché i Trail Of nella Chicago di The Garfield El ripreso Dead, ‘40. Di tutto questo, plausi- in più punti). riescono comunque a tirar bilmente gli ascoltatori non Rehearsing anglofoni – ahiloro – non modo ai fratelli di sfogare ni in grado di rivaleggiare potranno godere in pieno; l’ossessione per il cabaret con il meglio della passata se a ciò aggiungiamo che e il music hall per l’enne- produzione. la stessa Eleanor – che per sima volta ma l’opera, am- W i l l Yo u S m i l e A g a i n ? è l a l’occasione “duetta” con la biziosissima e strabordan- vera nonna, spesso con risultati te, risulta eccessivamente una partenza d’assalto che (non si sa quanto involon- ricca di spunti, tanto da ri- spazza via la pacchianis- tariamente) comici - per la sultare fuori fuoco. sima maggior parte delle tracce A beneficio degli avvento- s t r a l e d i O d e To I s i s . R e s t più che degli cantare anni aspettative. Attenzione My Choir dà fuori seppur alcune con fatica, composizio- apertura del introduzione disco, orche- “recita” ri, va quindi detto che que- Will Follow splende grazie letteralmen- st’album non è per niente a una strofa meravigliosa, te le parole), ecco svelata un ascolto facile: se volete che dovrebbe essere asse- la natura puramente “nar- canzoni (e quindi i migliori gnata come compito a casa rativa” Fiery agli studenti di un’ipoteti- (inseguendo - ancor prima che Furnaces), andatevi “musicale” in senso stretto a r i a s c o l t a r e l ’ E P. ( 5 . 5 / 1 0 ) ca - del disco. Non resta che aspettare la rwaul è il prototipo del tipi- Non si può parlare di canzo- prossima mossa che ha già co pezzo rock targato Trail ni, ma di un flusso continuo u n t i t o l o ( B i t t e r Te a , u s c i t a Of Dead: incedere potente, di musica (nello stile delle probabile belle melodie e eccentriche ed li cantare con esibizioni dal è febbraio stata 2006) descritta da scuola da del pop. Cate- ritornelil cuo- vivo dei due) in cui c’è di Matthew Friedberger come re in gola. A Classic Arts tutto un po’: loop elettroni- un ibrido tra una versione Showcase ha dalla sua un ci, clavicemba- anni ’20 dei Devo e la co- riff interessante e un lavo- li, partiture classiche per l o n n a s o n o r a d i To m m y ( s ì , ro ossessivo di batteria. piano, synth (in stile tardi quella coi synth). Si salvi Fin qui le cose che lascia- Who), riff nervosi di chitar- chi può. no il segno. Negli altri casi, organetti, ra. Continui cambi di atmo- 42 sentireascoltare Antonio Puglia invece, la band texana recensioni Arab Strap T h e L a s t R omance (Chemikal Underground / Audioglobe ottobre 2005) Aidan Moffat recita uno dei suoi slogan. Inspira, sputa il secondo verso. La sua voce si rompe in mille pezzi sulla rete metallica del microfono mentre le mani di Malcolm Middleton galoppano sulla chitarra. E’ sempre così che gli Arab Strap prendono per mano e trascinano in una delle indimenticabili cavalcate emotive a cui, in dieci anni di musica, ci hanno abituati. E siccome, si sa, le buone abitudini vanno mantenute e curate gelosamente, il duo esce oggi, dopo quasi due anni di stasi, con il suo sesto disco, The Last Romance. Il nuovo lavoro striscia ancora sul margine di quella evoluzione personale che ha riversato la qualità abulica e pietosa di Philofobia (1998) ed Elephant Shoe (2000) negli andanti/allegri quasi stupafatti di Monday at the Hug and Pint (2003), tanto che Stink ed (if there’s no) Hope for Us potrebbero facilmente inserirsi nella scaletta del disco precedente. Non solo: Don’t Ask Me to Dance, in cui si rintraccia il nucleo tematico che da il titolo all’album (you’re no angel from above, you’re the last girl I will love) suona come una The Shy Retirer riscritta anni dopo, come se il tempo dell’avventura avesse lasciato il posto al vero amore, all’ultimo, al più tragico, al più grande. In casa Arab Strap, tuttavia, non si tratta mai davvero di abbandonare la via vecchia per quella nuova: le ballate soffici, scritte in penombra nel più classico dei registri non mancano e Come Around and Love Me o Fine Tuning restano pienamente all’altezza di un passato costellato di suites notturne straordinarie. Persino quando sembra che, schioccando le dita, si passi dal patetico all’energetico, dal decadente al perfetto con un accelerata quasi troppo brusca, nelle canzoni permane uno strato profondo di atarassia - cui la splendida voce di Moffat dà corpo - che mangia qualsiasi tipo di slancio: ne sono esempio i pianoforti di Dream Sequence (primo singolo), Speed Date e There Is No Ending, clausola sonora che nega, con tutta la forza del paradosso, l’esistenza di quel concetto di “ultimo amore” che fa da impalcatura narrativa al disco intero. Sembra che gli Arab Strap si riassumano in The Last Romance: la Scozia, la Chemikal Underground e l’anima romantica che contraddistingue una delle migliori creature del post-folk internazionale sono sempre dietro l’angolo. Ritroviamo i “lochs” e le pinte amare che danno sbronze moleste, i locali semibui della periferia di Glasgow popolati da ragazze in bustini che servono maliarde ai tavoli mostrando i decolletés, l’accento storto con tutte le sue vocali strizzate, la smania di raccontare delle storie ordinarie nei toni caldi e sfumati di una camera da letto disordinata. Ed allo stesso tempo gustiamo quel genere che non cessa di deviarsi o manipolarsi sul filo della voce dirotta, del sound pieno, drammatico ed intenso che è marchio di fabbrica, oltre che della band, di una delle migliori etichette indipendenti in vita dallo scorso decennio. Ancora una volta, applausi. (7.5/10) Marina Pierri sentireascoltare 43 smette di graffiare. Come viene fuori dall’incontro di (Rob The Bank), convivono una tigre in gabbia, si li- Raphael senza troppi colpi di sce- mita a girare intorno anzi- rocker cresciuto nel clima na, ché andare avanti. E così underground della Grande piacere spuntano Mela (i suoi Vitapup hanno re collaborato To r t o i s e , abituato alla versione più uscita dalla chitarra di un Elliott Smith e Bikini Kill) “soft” dell’hip hop.(6.5/10) Noel Gallagher qualunque, e l’australiana Dana Diaz Daniele Follero o come il pezzo che dà il Tutaan, titolo al cd, un rockettino bro caldo e caratterizzata francamente da Let It canzoni Dive, che come sembra dimenticabile La Motta, con cantante un dal un’impostazione ex timvoca- in un album molto che e può sembra- avanguardista a chi è Ardecore S/t (Manifesto, 2005) le molto soul, con qualche Gli stornelli romani sono da si tratta di un attacco-pa- esperienza hip sempre un patrimonio del- r o d i a a l m o n d o d i M t v. N e l hop nel suo paese, prima la capitale più disgraziata mezzo di anche tenendo conto che in ambito con e povera, perché lì nasce- - letteralmente - strappa- gente del calibro di Mike vano, nella Roma delle po- lacrime e Ladd, Anti Pop Consortium polane, il e Blackalicious. L’ i n c o n t r o t r a i d u e , o l t r e Regina Coeli, nelle borga- meland. a far nascere un amore (i rate. Quei ritornelli, quelle Bocciare questo disco nel- due melodie dolenti e spietate la sua totalità sarebbe in- moglie, oltre che colleghi) rivivono oggi generoso. Non mancano i ha dato vita a un’interes- gruppo Ardecore momenti sante che dell’anno...), banda messa ci sono ballatone come The diversivi curiosi w a l z e r To Best come Russia di My Ho- soddisfazione venire a sono contatto anche idea marito musicale, e tra i carcerati di te più pittoresche e colo- nel super(nome che possono scaturire dal- affianca voce su dai romanissimi Zu con l’ascolto di Worlds Apart. di Dana breakbeats molto il cantante dei Blind Loving Però qualche elaborati e uno stile estre- Power ottimo m a m e n t e v a r i e g a t o . Va r i e - l’ormai ex Karate Geoff Fa- - per parlare di capolavo- tà aiutata anche dalle mol- r i n a , L u c a Ve n i t u c c i ( j a z z i - ro. E da un gruppo come i te Lif sta affermato, visto spes- Trail Of Dead è lecito at- (See That?), Pigeon John so dalle parti di Lou Reed) tendersi sempre il massi- (Stompin’), Tv e Va l e r i o B o r g i a n e l l i ( u n o mo. (6.0/10) On The Radio, solo per ci- che gode la stima di Ste- tarne ve brano non - basta anche se Manfredi Lamartina Apsci T h a n k s F o r A s k i n g (Quannum / Wide, luglio 2005) L’ e t i c h e t t a calda collaborazioni: Tunde alcuni. Mr dei Thanks For Giampaolo Felici, R e i c h ) . L’ e m b r i o n e del Asking è senz’altro ascri- progetto vide la luce (beh, vibile electro- si fa per dire) nella tour- hip hop per le sue trame née europea del 2002, che elettroniche curate propose sullo stesso pal- alla scena molto orto- co Karate, Zu e Blind Lo- Quannum può vantare una dosse. Ma Raphael e Dana ving Power; in quelle date, buona reputazione, legata intervengono a modificare l’apertura a buone produzioni, a nomi l’hip hop da un punto fo- dei di assoluto newyorchese alla rilievo e le ritmiche poco e la chiusura concerti era scandita come cale molto diverso rispetto proprio da quegli stornelli DJ Shadow e Blackalicious ai progetti della Anticon e sinistri e malinconici. Una e a un’intensità di produ- cioè partendo dall’r’n’b e musica zione testimoniata da altri soul. Il risultato è diverten- nante da indurre i protago- cinque gruppi messi di re- te: momenti di grande bal- nisti del tour a ritrovarsi in cente sotto contratto dal- labilità (Pep Rally), duetti studio due anni dopo, per la label. Di questi cinque rap in stile MTV (Puttin’On riproporli con il giusto ri- nuovi esordi, quello degli The Fitz), pezzi puramente spetto e senza snaturarne Apsci è senza dubbio il più electro la musicalità. atteso. Thanks For Asking accenni 44 sentireascoltare (Tirade di Highway), drum’n’bass talmente affasci- Non stupisca quindi la pre- free-jazz-core nalizza e coordina il sen- perfettamente timento digitale. La netta calati nei panni di banda mancanza di una tessitura di quartiere - giocano d’in- davvero originale si mime- Black Dice Broken Ear Record ( D F A Astralwerks / Capitol, 1 5 s e ttembre 2005) gegno fisarmonica tizza dietro la delicatezza Appurata d i Ve n i t u c c i e i l v i b r a f o n o glitch di elementi minimal, verso modi e forme di com- di Borgianelli, lasciando a la scrupolosa cura dei suo- partecipazione Farina un lavoro di effica- ni e le lente progressioni fronti ce routine. Ma è il canta- dreamy di bellezza sospe- band di Rhode Island met- to stracciato, purissimo di sa. Nove visioni sottomari- te Felici il valore aggiunto di ne illuminate da chiari cri- adiacente alle nuove aspi- queste crude e tristi, ma stalli e beat secchi, dove razioni. Si prenda proprio speranzose novelle vissu- i temi narrativi si rivelano l ’ i n i z i a l e S n a r l y Yo w , u n a te attraverso gli occhi del- talvolta personale versione di pul- l’amore pur senza Zu, dei che - con la (Come Te Posso troppo nostalgici mantenendo un risul- a la transizione nei con- dell’ascoltatore, punto sazione un r’n’b, frutto la più quasi dei Amà), del tradimento (Ma- tato performativo di ottimi Ministry travestiti da Kylie donna Dell’Urione), livelli. (6.3/10) Minogue, ma con intermez- morte (Madonna Sullo stesso stile l’uscita zi di radiazioni rumoristi- geli).Il climax si raggiunge gemella che che disfano tutto e ste- nello Records, della Dell’An- della Expanding dove rilizzano progressivamente v i s s u t o a i b o r d i d e l Te v e - lo strumentale si riunisce il groove, ne intensificano re di Lupo De Fiume (con attorno alle tasteriere ed i il contrappunto apocalitti- una coda che svetta grazie suoni rarefatti si amalga- co da post-Modern Dance- al lavoro di Farina e del mano con la calma genera- Pere Ubu-esca. Ma è solo Fender Fiore le. Una nenia notturna in l’inizio. De Gioventù, grande slow- digitale che potrebbe inte- Broken blues da far invidia forse ressare le nuove produzio- tizza anche a Nick Cave. Il fina- ni elettroniche della tede- Black le è nella breve e delicata sca City Centre Offices e sia quella di una maggiore Serenata De Paradiso, uno che potrebbe chiudere dol- compattezza nella scrittu- dei canzone cemente serate al lume di ra, nasconde, candela o notti insonni al toposta di chiar di luna. Sottilmente variazione. A volte è pura vuoto, una ghost track di introspettive ed inquietan- dimostrazione medesima enfasi narrativa. ti, le tracce di Flotel riman- nelle Un plauso a tutti, autori e dano a ricordi ancestrali e sorgenti sonore. In Heavy (ri)esecutori. (7.0/10) simbolici viaggi psichedeli- Manners, una stordita chi- ci; le minime intermittenze tarra ed i singoli loop si insinua- un I A m N i n e ( E xpanding Records / R i s o n a n z a Magnetica, 2005) F l o t e l - W o oden Beard (Expand i n g R e c o r ds / Risonanza Mag n e t i c a , 2 0 05) no con arguzia nelle trame sono cerebrali Costantemente straziante Rhodes) vertici e della capitolina, dopo racconto che qualche minuto Gianni Avella Benge proiettato un album Procedendo Ear che Record la Dice anche con s’ipo- volontà targati se 2005 spesso alla prova di hawaiana bofonchiare sotdella ingegno rielaborazioni sfaldati dei in delle loop e umanoide dalle folate dell’ascoltatore, acide del campionatore che tanto da immaginare che si ne estrae nuovi rantoli di- tratti di una colonna sono- s t o r t i . Tw i n s , u n p o w - w o w ra originale per un film mai con timbri carnascialeschi realizzato. e un battimani sporadico, Un po’ troppo onirico per conquistare un ha tali di qualche lustro fa, il vasto pubblico, ma ugual- cessivamente lavoro mente nella cosicché sua aria ieratica ed inges- semplice sata. (6.8/10) suoni. ABA è una breve pa- nelle atmosfere di strumen- Benge considerarsi produzione potrebbe una di sintetizzatori, perfetta musica un per album senza sbavature che razio- affascinante Michele Casella una rentesi vena il digitale ec- adombrata, tutto diventa metamorfosi isolazionista, di con synth oscillante e click a sentireascoltare 45 scandire. In altri casi, 2003, è introvabile), e as- album di debutto con fior per soluto rafforzamento della fior di produttori e tecnici: Street Dude, ci si immerge loro singolarità all’interno la prossima next big thing in un muro di noise che in- della compagine di James del NME? No, non ci siamo globa una base drum’n’bass M u r p h y e Ti m G o l d s w o r t h y. proprio. (5.0/10) e (6.4/10) un vociare ripresa come in della loop. base La Lorenzo Filipaz (forse Michele Saran un po’ troppo prolungata) trasporta ad un nuovo innalzamento ca della stereofonica seconda dinamie a una disintegrazione Blind Jackson Self Titled (Deadskoo / Foreign Affairs, 2005) Il nome e la Broadcast Tender Buttons (Warp / Se l f , 23 settembre 2005) Sin dagli esordi nel 1996 decadente i Broadcast si sono messi farebbero in luce tra le proposte più sonica. La miscela di Smi- copertina l i n g O f f è q u a s i Ta c k h e a d - pensare style. Attacca un afro-beat del pre-war blues. No, non tannico, anche se la pre- pungolante c i s i a m o . L’ a n d a t u r a f r i z - dilezione per l’elettronica ci impertinenti emessi dal zantina d’annata, feedback di con e cicalec- dal s a m p l e r, nera a degli agiografi farebbe primo pensare, acchito, quanto- apprezzate dell’indie certe bri- atmosfere lounge e la voce della can- e arriva a un cortocircui- meno di tante Trish Keenan hanno to di cibernetica astratta, garage-revival nosta- indotto certa critica a sco- forte di eventi sonori che glia dei sixties. No, non ci modi paragoni con gli ami- danno luogo a invocazioni siamo. Siamo piuttosto di ci e sodali Stereolab. Se aborigene oscure. Il tutto fronte del è vero che i punti di con- si riempie di echi, di giochi recupero, l’esteti- tatto con il combo di Lae- di contrappunto, a qualche a un forma o recupero poiché miscele ca sixties qui sbandierata titia Saeder non mancano, atonali e suoni ad altezza è presa a prestito da Beck va comunque riconosciuta indefinita.Completa la col- Hansen (l’iniziale Mess It alla lezione il balletto di suoni Up sembra un’outtake cac- una personalità che, disco fantascientifici di band di Birmingham Motor- ciata a ragione dalla sca- dopo cycle, con battiti radioat- letta di Midnite Vultures) e pre più definita. Ridottisi tivi e tribali ad un tempo, dal signor Albarn, quando a duo dopo uno scisma che vocalizzi di ossessi in le- addirittura ha causato la dipartita di vare, alla campioni sardonici non patchanka ammicca scouse di metà disco, dei appare componenti sem- (ol- a vagare senza meta (ma Coral e Zutons nel combi- tre alla Keenan, è rimasto pure ad allinearsi svoglia- nare l’incombina- solo il fido James Cargill), tamente alla linea ritmica). bile Running e i Broadcast approdano così Disco a schemi ritmici, a In imbastardite al terzo album - il quarto, incastri che rispettivamente di ritmiche se si considera la raccolta organizza partiture a cor- in levare e hip-hop). I Blind di EP Work And Non Work, rente alternata tra materia Jackson londinesi sempre sotto la sicura egi- e compositivi, anti-materia, The On Club sono rischia (più un oriundo italiano) e da della Warp. In prospet- ripetitività di groove e va- fanno tutto da soli (la Dea- tiva, il loro appare un per- rianza left- dskool per cui pubblicano corso Repertorio è roba loro), sono convinti nello scorso Haha Sound il field e insieme (Keep cromatica house. timbrico da se già Pri- che avere una brutta voce sofisticato sound rétro di Dice faccia rima con coolness e The Noise Made By People dopo la comparsa di alcuni che imbastire filastrocche si era rarefatto e inaspri- brani (Wastered e Endless con liofilizza- t o , p e r Te n d e r B u t t o n s s i Happiness) to e asettico sia una cosa continua in tale direzione da que- verso un electro-pop sem- d e l l a D FA , r i s a l e n t e a l N o - sto mini-LP di sette trac- pre più minimale e “crudo”, vembre 2004(il primo, del ce con chiare ascendenze vin- mo invidiabile. all’inverso: album volume dei della Black nel secondo compilation 46 sentireascoltare rockettino furbissimi. stanno Dopo registrando un recensioni V a s h t i B u n y an L o o k a f t e r i n g (FatCat / Wide, 17 Ottobre 2005) Va s h t i B u n y a n è s t a t a p e r a n n i u n a m i s t e r i o s a m u s i c i s t a anglosassone, che aveva dato alle stampe un solo disco i n t i t o l a t o J u s t A n o t h e r D i a m o n d D a y. U n ’ a u r a d i m i s t i cismo bucolico e hippy che, complice una vita avventurosa e avvolta nel mistero e una riservatezza ai limiti del patologico, ha progressivamente costruito un culto, tutto centrato su un pugno di canzoni fragili e profonde, testimonianza di un viaggio verso una nowhere land idealizzata.Timida e incredibilmente riservata, la Bunyan non ebbe mai fiducia nei propri mezzi e nella propria arte, così un disco pregevole e originale come quell’esordio rimase a languire isolato nelle collezioni degli appassionati. Il succedersi delle stagioni ha lavorato di fino e la polvere del tempo è stata smossa con sempre più vigoria da tutta una nuova generazione di musicisti, cresciuti con quel grappolo di canzoni e con l’icona mitica di un personaggio schivo. Prima chiamata da Glenn Johnson a fare una comparsata in Writers Without Homes dei Piano Magic, poi citata sempre più spesso dal giro di Devendra Banhart, infine approdata a dividersi con gli Animal Collective per un ep. Il miracolo sembra ripetersi e ora stiamo qui a discutere di un secondo disco in cui nessuno, lei per prima, avrebbe mai creduto. Lookaftering è lavoro di personalissima fattura, che riproduce in maniera inalterata le gentili e soavi fattezze british dell’esordio. Sembra passato un attimo dalle session degli anni ‘70. Il tempo si azzera; 35 anni sono un battito di ciglio quando le prime note di Lately aprono in punta di voce il sipario. Un aggiornamento ai tempi viene tradito solo dalla ciurma dei collaboratori. Se sull’esordio pesavano i contribuiti del rinomato produttore Joe Boyd, di Robin Williamson (Incredible String Band) e Dave Swarbrick e Simon Nicol (Fairport Convention), Lookaftering è animato da una pletora di voci nuove; giovani leoni del settore come l’innamorato Devendra Banhart e l’erede Joanna Newsom, la cui inconfondibile arpa ammanta di mestizia la già malinconica Here Before. Altre comparse di rilievo sono quelle di Adem, Adam Pierce, Robert Kirby e Otto Hauser degli Espers. Ma il cont r i b u t o m a g g i o r e a r r i v a i n s e d e d i p r o d u z i o n e , d o v e s i e d e M a x R i c h t e r, u n r a ff i n a t o alchimista dei suoni, autore di due pregevoli lavori su FatCat. Un plauso al buon gusto e alla misura degli arrangiamenti. A tratti sopraggiungono f o l a t e d i a r c h i e f r a s i v e l o c i d i p i a n o . R i c h t e r, c o m e u n p i t t o r e i m p r e s s i o n i s t a , c o l o r a rapidamente le forme. A queste ultime ci pensa la Bunyan. Nostalgica e tenerissima i n b r a n i i n t i m i c o m e p a r o l e s u s s u r r a t e a d u n o r e c c h i o . L’ a c c o p p i a t a A g a i n s t T h e S k y e Turning Backs si segnala per la partitura più malinconica. If I Were ha un pensieroso carillion di harmonium, mentre Same But Different è il brano più onirico. Una ballata in punta di piedi per fate buone. Pochi dischi come questo sono così pieni di empatia e umana tenerezza. Pura e semplice arte folk. Artigianato fatto con le mani e riscaldato con il cuore. Musica fuori dal tempo perchè piena di qualità primigenie, che non si appoggiano ad una scena o ad una moda. Lookaftering non solo è bello come il leggendario predecessore, ma è ricolmo di una personalità inconfondibile e a suo modo impenetrabile. (7.8/10) Antonello Comunale sentireascoltare 47 tage. La sottrazione degli un pizzico di fortuna, vuoi djobs elementi e il peculiare cor- per talento. (6.7/10) dove l’idea di superamen- redo sonoro (voce, basso, drum machine, synth analo- Antonio Puglia to For dei The Holidays, canoni di Shields e s o c i Va l e n t i n e i n f a v o r e dare ai brani un’atmosfera Broken Social Scene S/t (Arts & Crafts, ottobre 2005) unitaria che rende l’album Il estremamente coeso. Per tutte le quattordici Split chiarisce subito gli inten- di tracce si respira un’aria di ti: in- mentre nel resto del disco amatorialità, trodotta acu- il collettivo si dà spesso e gici e qualche occasionale chitarra) contribuiscono a di elettroni- preludio The (Our Coast un’altalena di una sorta di insonorizzazione orchestrale è fa- vorito da gorgheggi, strati Faces di produzione, elettronica. Half) Pregevoli anche gli sketch In sonora dall’inciso Swimmers e di Hotel, ca cheap e lo-fi che sicu- stico, ramente aggiunge un certo lontananza, fascino alle composizioni. e sussurri, e progressione sarabanda In continuità con la produ- armonica Major Label Debut vorreb- zione suoni chitarre, verso un in voci canto volentieri all’indecisione. Windsurfing Nation che è più canzone, farla frastornato da elettronica e be filtri che è puro accessorio ne di Looks Just Like The munque la melodia (Ameri- del trionfale fondale stru- Sun, ma finisce per diven- ca’s Boy e Michael A Gram- mentale. Questi, a grandi tare una nenia quasi carai- mar - ricca di pulsazioni a linee, sono gli ingredienti bica. La lunga ghost track 8 bit à la Computer World e il raziocinio usato per il It’s All Gonna Break, lun- - gli episodi migliori in tal loro all’in- gamente anticipata nei live senso), unita spesso a toni terno dell’opera. Il singolo s h o w, a l l a f i n f i n e p u ò r i - morbidamente di lancio, 7/4 (Shoreline), sultare un estenuante pol- quasi-anthem (la ballad a fiati, da padrone è sempre co- ci precedente, con psichedeliscarnificata mescolamento Pixies-iano essere la prosecuzio- per acustica e mellotron di sussurrato da un’istrionica pettone. Alla terza attesissima pro- Te a r s I n T h e T y p i n g P o o l ) Feist, sancisce il passag- va (uscita dopo un piccolo o servita dai consueti ritmi gio del testimone di Cause impasse sincopati (I Found The F). = definitivo), i Broken Social Sul impalcature fronte delle novità, Time e codifica nel queste formato Scene relativo al dimostrano titolo di sa- l’influenza di realtà stori- contagioso. Fire Eye’d Boy persi “muovere, restando”. che dei ’70 si fa notare in è invece l’ideale prosecu- La stasi è quella del loro più punti: Black Cat ripor- zione Sons, sound: giocondo, ta alla mente paesaggi ti- un nuovo anthem con chi- flebile, ma picamente kraut, mentre la tarre indianeggianti, mag- movimento title track viaggia su terri- giore scatto ritmico, canto contenuto del loro prover- tori algidi in cui il salmo- di nuovo sussurrato (e pure biale macchiettismo diare della Keenan risulta filtrato) per non disturbare rock, pastoso sorprendentemente il montare di suono della sondato da un sentimento a quello di Nico; allo stes- strumentazione, di so modo ecco gli inevitabili chitarre e di batteria, pro- Meno estensione e più con- Neu! (Bit 35), Can (il bas- gressioni Motorpsycho cir- trazione, con un’idea free- so gommoso di Corporeal) c a Ti m o t h y ’s M o n s t e r. form di canzone orchestra- e l’Eno-pop (Arc Of A Jour- Al le massimalista, che però n e y, Yo u A n d M e I n T i m e ) . vergenze col passato pros- tralascia Il reinventarsi alla luce di simo, a splendere (e pure re appieno. Estremamente una tradizione che, ricor- abbagliare) sovrapprodotto, dagli esi- diamolo, è sempre simile di di Stars And là delle è giochi di affinità/di- un tanto quasi con è nerbo. quello e concept di farsi Il del alt- vorace, marino. ricorda- bene vorticoso quanto artefatto ti maneggiare con cura, si è conguaglio votato al neo- Dave Newfeld, ormai pro- rivelato un punto a favore shoegaze. i duttore ufficiale del com- per i Broadcast. Vuoi per nostri ci arrivano con Han- bo, stavolta ha dovuto fare 48 sentireascoltare A quell’idea espressivi scaltro, altalenanti: recensioni John Cale B l a c k A c e t a te (Emi, ottobre 2005) “Mi interessano di più le cose che sto per fare di quelle che ho già fatto”. Queste le parole con cui due anni fa John Cale presentava il suo Hobo Sapiens, lavoro che segnava il ritorno al rock dopo un periodo “sabbatico” dedicato a colonne sonore, progetti collaterali e riedizioni di materiale già edito. In quella frase, a pensarci bene, c’è tutta l’essenza del Cale artista: quarant’anni di carriera all’insegna del movimento, dell’ideale spostarsi da un luogo (artistico) a un altro; troppe esperienze degli ultimi quarant’anni di musica sono passate per le mani di questo signore e non è questa la sede per elencarle. Basti dire che o g g i l ’ e x Ve l v e t U n d e r g r o u n d s t a a t t r a v e r s a n d o u n a n u o v a f a s e p r o d u t t i v a , e i l r e l a t i vamente breve periodo di tempo intercorso fra Hobo Sapiens e questo Black Acetate sembra confermare la tendenza. Se lo avevamo lasciato “perso” dietro le tracce elettroniche di Radiohead, Beck e Beta Band, lo ritroviamo adesso con un’attitudine inaspettatamente – e a tratti miracolosamente – ispirata. Il suono è molto più basato sulla chitarra e sul concetto di canzone “pop-rock” (le virgolette sono d’obbligo): un territorio su cui il Nostro non si soffermava - almeno con questi risultati - dai tempi della trilogia per la Island di m e t à ’ 7 0 ( F e a r, S l o w D a z z l e e H e l e n O f Tr o y ) ; a n z i , s i p u ò d i r e t r a n q u i l l a m e n t e c h e in certi episodi l’artista gallese suona rock come non ha mai fatto. Come non avere un sussulto di fronte all’attacco di Outta The Bag, un uptempo in perfetto stile glamrock à la Roxy Music (non a caso vecchi compagni di merende), con un’inedita e sorprendente voce in falsetto? O davanti all’immediatezza dei riff (presi di peso dalla scuola grunge dei Nirvana) di Perfect, Solid Motel e Turn The Lights On? O ancora al cospetto del ritornello inatteso di Woman? Non sentivamo un Cale così acido e u r g e n t e d a i b e i t e m p i d i L e a v i n g I t U p To Y o u . L’ e l e t t r o n i c a r e s t a c o m u n q u e u n a c o m p o n e n t e d e l l ’ a m a l g a m a s o n o r o , a n c h e s e i n secondo piano, per affiorare - talvolta un po’ manieristicamente - in alcuni brani (Hush, o l’inquietante Brotherhood, vicina a certi momenti claustrofobici di Artificial Intelligence, e non mancano di certo le ballate in cui il musicista mostra tutta la sua sensibilità melodica: sublime una In A Flood in cui suona (mai tanto) simile al collega-rivale Lou Reed, o quella Gravel Drive che richiama così da vicino la Emily di F e a r, o a n c o r a Wa s t e l a n d , l ’ o c c a s i o n e p e r s e n t i r e a n c o r a u n a v o l t a i l t o c c o m a g i c o della sua viola. Questi i fatti. Mentre decine di giovani band sono alla ricerca del riff giusto o del groove per resuscitare un rock ormai soffocato dalla saturazione della proposta, ecco un sessantatreenne che sforna un disco che graffia come forse pochi altri episodi della sua - non certo breve e non propriamente “rock” - carriera. E come poche altre cose sentite in giro quest’anno. (7.0/10) Antonio Puglia sentireascoltare 49 gli Presente vorrebbero far noise e fan- Braid, un brevissimo cameo di K- straordinari. no invece solo tanto rumo- lermaker Os, MC già attivo da alcuni re per nulla. Dopo Noxagt, per tacere dei gruppi stori- anni hip-hop Usaisamonster e Sightings ci di un genere che già da To r o n t o . un altro colpo gobbo della qualche tempo si va peri- Load… (7.5/10) colosamente avvitando su nella scena underground di (6.3/10) Michele Saran Roberto Canella sé Get Up o Kids, Engine stesso. Boi- Down, Meglio allora un pezzo come Nostalgia, tamente un dei dischi più Cursive The Difference Between Houses And Homes: Lost Songs And Loose End s 1995 - 2001 (Saddle Creek / Goodfellas, agosto 2005) convincenti della Load, che Presa così come viene que- conservando quest’anno è stata partico- sta nuova uscita dei Cur- inflessioni post-punk. Non larmente trainata sive ci appare un po’ più è u n c a s o c h e Ti m K a s h e r, dal “successo” di Lightning di una raccolta di materia- dopo Bolt e dai consensi di criti- li re- pulsioni rockettare adole- ca arrivati da più parti. Del peribili, usciti negli scor- scenziali con Conor Oberst resto l’etichetta di Provi- si anni per Saddle Creek, nei Commander dence resta uno dei capi- Makoto nei Desaparecidos, saldi Difference Coughs F r i g h t M a k e s R i ght (Load / G o o d f e l l a s , m a r z o 2005) Fright Makes Right è cer- attiva, della musica noise, ormai difficilmente e Zero H o u r. T h e ziare a svincolarsi dai dettami emo per portarsi verso una dimensione più com- piutamente indie-rock, pur le aver originarie condiviso le Ve n u s e abbia Hou- lentamente cercato di libe- oggi che non va più tanto ses And Homes è soprat- rarsi- soprattutto con The di moda e che è sempre più tutto un’occasione per cer- Ugly Organ - da un certo difficile produrne di real- care d’inquadrare il gruppo tipo di sonorità. Meno ta- mente buona. Sintomatico di Omaha a partire dai suoi l e n t u o s o d i C o n o r, Ti m h a che i Coughs siano di Chi- esordi. Ci sono così i pri- comunque cago - da sempre mecca di mi conservano sua maturità, e questo di- un certo tipo di sonorità, una freschezza, in seguito sco gli avrà senz’altro re- ma attualmente culla ina- reindirizzata galato ridita - e che si rifacciano più mature come Domesti- aver percorso un bel pezzo alle cose più riuscite della ca (2000) e The Ugly Organ di strada. (6.7/10) Skingraft. (2003), Quindi, derive free e avant- riascoltare. rock a tutto spiano fra le (ritornino) quindi le varie schegge dei Fantomas e un Pivotal, Dispenser e Suc- bignami brani Between buon esempio di come ini- che che verso prove non dispiace Ben vengano la raggiunto una sensazione di Roberto Canella Yo r k , ker & Dry con tutto il loro Dandy Warhols Odditorium Or Warlord Of Ma r s (Capitol, 13 settembre 2005) con Anya Davidson che non armamentario di melodie e Dopo il può di non di No New ricordare glam-pop di pla- Welcome To The Lydia voci tirate. Fin dagli esor- stica Lunch ma anche tantissimo di infatti Tim Kasher & soci Monkey punk. Il sestetto non si tira non difettato ineffabili Dandy Warhols da certo indietro: Animal Ho- d’intraprendenza e voglia Portland, che i più ricorde- spital è una scimmia che di dire la loro, specie in un ranno per quella Bohemian riesce a uscire dalla gab- mondo inflazionato L i k e Yo u c h e q u a l c h e a n n o bia solo a brandelli, l’ulti- quello dell’emo, è fa regalò loro i warholia- mo grido di libertà possi- sempre facile assomigliare ni (toh!) quindici minuti di b i l e , e C o m e B a c k To M e a qualcun altro. fama grazie a un noto spot è una filastrocca svagata Detto questo i Cursive era- televisivo. ma tutta tagli, così come no (e sono ancora) un gra- dall’esperienza la title track che recide in dino sotto rispetto a grup- documentario due il disco, i timpani e le pi consimili e più dotati di sentato al Sundance Film velleità di tanti gruppi che mezzi e prospettive come Festival dell’anno scorso, 50 sentireascoltare hanno mai come dove House, riecco gli Ringalluzziti del film- DiG!, pre- mettono da parte lustrini, ne, cer- lingo di Lytle, durate ben paillettes ef- ta auto-ironia, è quella di un anno e mezzo) abbiano fimero e lo una per cercare di darsi un tono, permesso di voler mostrare a tutti i re di una gran quantità di suono, abbracciando alcu- costi della sostanza aldi- materiale, ne velleità sperimentali. là dell’apparenza, quando la nascita di questo, che è Non che nel garage rock di invece la consistenza dei di fatto un mini album: una palese stonesia- brani è quasi inesistente: sorta di bignami in cui con- na dei dischi precedenti ci a parte la melodia di There fluisce un po’ tutto il re- fosse qualcosa di sbaglia- Is Only Time, in odore di p e r t o r i o d e i G r a n d a d d y, m a to (quando non sfornavano Eno, e altre cosucce (Eve- che - come ovvio - non può cose imbarazzanti come il r y o n e ’ s To t a l l y I n s a n e , u n a aiutare a scorgere le nuo- già citato Monkey House): ripresa delle sonorità syn- ve linee guida per il futu- era anzi ideale per le sfi- th pop del lavoro del 2003, ro prossimo della band, se late di moda e le esposi- o la scanzonata The New non per un leggero allonta- zioni degli artisti più cool Country), davvero namento dal pop fortemen- del una eighties nonostante loro dare degli spirito virata matrice loro al ambiente di dispor- favorendo così non poco. Non si tratta di pro- te melodico di Sumday (V2 è un caso che tra gli esti- cesso alle intenzioni: que- / Edel, giugno 2003). matori del gruppo ci sia il sto disco è semplicemente sensazione che si tratti di signor noioso un’opera David somma, i (e resta loro Bowie); Dandy in- Warhols erano perfetti a fare i Dandy Warhols: quattro (diremmo inutile, di La transizione e ma ci sembra un po’ trop- non d’introduzione si raf- po. O forse no). (3.5/10) forza poi venendo a sape- hip- Antonio Puglia ster con un’inequivocabile sette e c o s a n o n l o è . Ve n e n d o Grandaddy Excerpts From The Diary Of Todd Zilla EP (V2 / Edel , 27 Settembre 2005) al sodo, con questo disco I ragazzi di Modesto cono- - dal pop-rock easy (e per Courtney a t t i t u d i n e a r t y, c h e s a n n o esattamente cosa è cool re che nessuna di queste tracce avrà l’onore di comparire nel nuovo disco, e un po’ dispiace perché, seppur tra alti e bassi e scono bene l’adagio secon- la verità un poco deluden- soci hanno fatto il prover- do cui l’appetito vien man- te) biale passo più lungo della giando deciso, alle classiche ballate folk gamba. Odditoriumor War- come naturale conseguen- più (At My Post) o meno (la lord Of Mars raccoglie una za, di movimentare l’atte- conclusiva Goodbye) intri- serie di “stranezze” inter- sa per il loro nuovo LP - se della distintiva elettro- vallate da episodi nel con- di cui peraltro si conosce nica cartoonesca – questa solidato stile band: già il titolo: Just Like The ormai certa raccolta di b- accanto a amenità Ta y l o r - Ta y l o r della e avendo di Pull The Curtains, Fambly Cat, ma non l’esat- side evidenzia ancora una simil-Stones come All The ta volta Money Or The Simple Life comunque per il 2006 - ci di Honey o Smoke It, su tut- sottopongono questi sette to spiccano tre lunghissimi brani scherzosa- band. Emblematica in tal senso la brani dieci mente dallo stesso Jason tripletta mozzafiato capeg- minuti) farciti di atmosfe- Lytle “delle telefonate per giata re kraut e space, con ampi annunciare Cinderland - una ballata in spazi per drones, noise as- vo”. sortiti e alcuni inserti free Piuttosto di tromba. Sulla carta non sto sarebbe neanche malaccio ma, francamente,i Warhols te, per di più offerto dalla e anestetizzata – cui fa da in veste psichedelica non casa. Già, perché pare che contraltare il timido piano convincono granché. La sgradevole impressio- le sessioni (svoltesi inte- dell’intima ramente nello studio casa- ley usuali (durata media data di uscita, definiti il fissata nostro arri- le doti livello compositive superiore dallo della space-pop di cui la voce di Lytle fluttua, antipa- carica di pathos, nell’aria somiglia densa di un’instabile elet- già ad un primo abbondan- tricità, venendone avvolta che questo un eppì Fudge, Fuck prima The Va l - di libe- s e n t i r e a s c o l t a r e 51 rare il campo per il brano tieri, migliore del lotto: Florida. battute. Un piccolo capolavoro, la I crea- E’ la Mousike Lab (già la- cui struttura originaria di no abbozzi di melodie sul bel dei Retina.it) ad assi- candida pop-song cede di cui sfondo brekbeats rapi- curarsi schianto sotto il peso delle di e sincopati costruiscono duo, ripetute cascate di chitar- trame ambizioso re te drum’n’bass, in alcuni distorte da accompagnate spaventose urla bel- si intromette tra le materializza finalmente il progetto Afo 4 dei Frame. suoni sintetizzati inconfondibilmencasi anche la se potenza le che prestazioni per questo progetto del loro chia- mano la cineasta Nina Di Majo ad occuparsi della luine, piombate da chissà dei beats sfiora l’hardco- sezione video inclusa del dove. re (The Devil’s Chimney). dvd. Ma in Pro Agonist trovano che si rinnova, visti i tra- cemente consumato quello spazio di- scorsi score dei nostri per che avrebbe dovuto essere gressioni in cui la battuta autunno prima e l’inverno uno doman- si scardina poi, e fa sì che la dimessa possibile si dissolve - E ci si ritrova così satolli dopo aver spuntino - come sia darsi avere ancora a vora- lunghe (Open Mike), (Rage Is collaborazione The area industriale di Bagnoli Beautiful Light That Struck (Afo 4 è il nome di una tor- in bocca in vista del piat- Her) re lì situata) si trasformi in to lasciando forte in l’acquolina anche Una arrivo. Certe fino a at- un surreale film psichede- volte, però, è meglio non mosfere danzerec- lico, che si sposa alla per- farsi domande e limitarsi a ce e più vicine all’ambient fezione con le musiche dei tributare un bell’applauso ( S u r e Yo u D i d , S p r i n g C u m Nostri. allo Chef. Per l’anno nuo- Air), oppure raggiungendo minano contigue ai suoni, vo c’è tempo. (6.7/10) la G i a n l u c a Ta l i a Exile P r o A g o n i s t ( P l a net Mu /Goo d f e l la s , 2 4 l u g l i o 2005) Dopo aver pubblicato innumerevoli dipendenti per etichette (Moving in- Sha- il scomparire, calma umana posto meno ad Le immagini cam- piatta. La voce sin dall’iniziale Nekin Pro- compare in una blema, affascinante affre- sola occasione, per mezzo sco di una voce femminile che musica declama Hassell e il Peter Gabriel Per i fonemi profani questo disco (Sliiime). del genere potrebbe ri- terzomondista possibile tra di la Eno/ m i s t i c o d i P a s s i o n . L’ a r t e dei Frame è elettronica ma cordare in qualche caso gli dalle d o w, B e t a , R e n e g a d e H a r d - Atari molto dimostra il sax prima soffi- ware, Mosquito),Tim Exile, (ma mooolto) più raffinati, ce della stupenda Madalia apprezzato dj della scena in qualche altro Squarepu- e poi free della tribale Se- drum’n’bass inglese, pub- s h e r, incur- quenza Quattro. A volte si blica per la Planet Mu di sione nel mondo di Aphex travestono da nuovi Noto/ Mike Paradinas il primo di- Tw i n . M o l t o d i p i ù c h e m u - S a k a m o t o ( R e t u r n To A f o 4 ) , sco con il nome Exile. Pro sica dunque. regalando elegia per l’udi- Agonist è un disco veloce, Un’escursione esperta nel to, altre disegnano tappeti aggressivo, mondo che, a m b i e n t c o s m i c i ( F r o m Y To pressione di risentire allo dall’interno, tenta di allar- Z ) s e m b r a n d o d e i Ta n g e r i - stesso sce- gare gli orizzonti del gene- ne Dream ai laptop, spesso na rave e dell’elettronica re più che tentare di vali- si rimane talmente estasia- più raffinata. Un ibrido tra carne il confine. (6.5/10) ti da ricorrere al repeat del che modo dà l’im- della drum’n’bass e techno che, Te e n a g e con da Riot qualche ballare, drum’n’bass Daniele Follero uno stile riconoscibile e di Frame Afo 4 (Mousike Lab, 2005) facile classificazione, cer- Presentato ca di evadere dagli schemi volta rigidi maeuropa Festival (in col- per quanto metta in mostra del dance floor at- per all’interno il lo lettore. Un disco semplicee guardare. 7.5/10) prima del umane, mente da avere, ascoltare Ro- traverso una calma synth- laborazione etica che, spesso e volen- di Barcellona) nel 2003, si 52 sentireascoltare con la fattezze Sonar Gianni Avella recensioni Deerhoof T h e R u n n e rs Four (Kill Rock Stars / Goodfellas, 11 Ottobre 2005) Continuano a stupire e a sfornare un album più bello dell’altro. I quattro corrono veloci verso una trasformazione che ormai sembra compiuta. E’ difficile che un gruppo in fase di “alleggerimento” riesca a migliorare. Questo però vale per musicisti che provano ad essere più accessibili per ragioni di mercato o (come dicono tante pop star) “per allargare il proprio pubblico”, che tradotto in soldoni vuol dire fare più affari. Per i Deerhoof l’uso di melodie (apparentemente) più facili, dirette, rappresenta più un’esigenza espressiva che una strategia di marketing. Milk Man ( K i l l R o c k S t a r s / G o o d f e l l a s , m a r z o 2 0 0 4 ) e i l s u c c e s s i v o e p G r e e n C o s m o s ( To a d / Menlo Park, agosto 2005) avevano già illuminato la strada di Satomi Matsuzaki e compagni, che dopo anni di esperimenti hanno raffinato uno stile pronto per confrontarsi con altre forme. Una formula intelligente e mai banale che mischia l’avant rock, le arditezze del progressive di canterburiana memoria e le canzoncine dei cartoni a n i m a t i , c o n u n a n a t u r a l e z z a c h e r i c o r d a l a c o l t a s e m p l i c i t à d e g l i S l a p p H a p p y. L a voce di Satomi non ha la plasticità né l’impostazione della sua collega Dagmar Krause, ma è altrettanto incantevole nel suo tono fanciullesco che gira attorno alle note giuste senza mai sedervisi sopra stabilmente. The Runners Four è un album vasto, complesso e lunghissimo, difficile da assimilare i n p o c h i a s c o l t i . Ve n t i b r a n i c h e n o n s u p e r a n o q u a s i m a i i t r e m i n u t i e r a c c o n t a n o q u a s i t u t t a l a s t o r i a d i u n a b a n d o r m a i p i ù c h e d e c e n n a l e . L’ a b b a n d o n o d i r u m o r i s m i e riff taglienti è solo ridotto, come testimoniano gli echi di free improvisation di News F r o m A B i r d o l e d u r e z z e d i S i r i u s t a r. Ma c’è qualcosa in più rispetto ai lavori precedenti: quella apparente leggerezza a cui si accennava, che semplifica molto le cose senza renderle banali, nascondendo le finezze dietro un’apparente mancanza di complessità, un gioco che piaceva molto al signor Wolfgang Amadeus Mozart. Ne viene fuori una freschezza limpida, che cela al suo interno tempi dispari, melodie complesse e citazioni. Running Thoughs ne è l’esempio più lampante: un basso minimale e funky che sembra appena uscito da casa Sly Stone, un ritornello apertissimo e melodioso e parti che sembrano citare i l r o c k s i n f o n i c o d e g l i Ye s . O d y s s e y e B o n e D r a g , c o n S a t o m i c h e s i f a d a p a r t e p e r lasciare il posto alla voce maschile, riesumano il Barrett solista più psichedelico, nel loro andamento dondolante e trasognato. Anche il riffettino à la Keith Richards di Wrong Time Capsule e la smorfiosa ‘O Malley Former Underdog riescono a modo loro piacevolmente spiazzanti, trovando un posto coerente in un album impossibile da sintetizzare in poche righe. Non mancano i richiami ai precedenti due album (Scream Te a m ; Y o u C a n S e e , c o n u n ’ i n t r o d u z i o n e c h e s e m b r a s c r i t t a d a B i l l y P r e s t o n ) e i m o menti più essenziali come l’iniziale Chatterboxes. La carne a cuocere è tanta e non è messa lì per fare numero. Non penso di azzardare definendo i Deerhoof una delle band più interessanti e creative degli ultimi anni, una delle poche risposte concrete alla fine del post-rock e al suo vero superamento. (8.0/10) Daniele Follero s e n t i r e a s c o l t a r e 53 A l e s s a n d r o G r a z i an C a d u t o ( T r o v a r o b ato-Macaco / A u d i o g l o b e , 3 o t t obre 2005) Santa Sala, il dolce ricornon c’è più (dove Grazian Idaho The Lone Gunman (Retrophon i c / Wide, ottobre 2005) Alessandro un dimostra che guardare non È un disco tristissimo, que- cantautore degli Anni Settanta Grazian è do di un giovane amico che solo dentro, ma anche fuo- sto degli Idaho. Ennesimo motivi: il ri di sé è un esercizio che capitolo di una storia che incontestabile - per due può far bene forse all’uo- va avanti dal 1992. Eppure, perché ci è nato (Padova, mo, ancora una volta, Jeff Mar- 1977); il secondo - conte- tautore). Proseguendo con tin stabilissimo - perché i suoi il cantante, far sanguinare il suo cuore testi to nevrile primo - sicuramente al can- temperamen- riesce nell’impresa di dice in un modo così sentito e le sue musiche (vedi sopra) di solito per i cavalli, ma quasi masochista da ripor- e l’idea di cantautore che nervoso non andava bene, tare alla mente - più per ci trasmette li evocano di e insomma spero che qual- attitudine che per sonorità brutto. Anche se, diciamo cuno capisca) e voce dutti- - un capolavoro devastante pure per fortuna, la scelta le, pur se ancora bisogno- e introspettivo come Katy della strumentazione e gli sa di lavoro. Concludendo Song degli indimenticabili arrangiamenti con l’autore delle musiche, R e d H o u s e P a i n t e r s . L’ a v - prima l’uovo o la gallina?) che intelli- vertimento è d’obbligo per lo collocano a pieno tito- genza i debiti - un po’ di chi ha fatto indigestione di lo (praticamente tutti), (sarà nato (lo so, spalmano si con minimalista canzone francese qui, gli chitarre dei Duemila. Niente Copy zii cantautori dei già citati narcolettici e mal di vivere & Paste alla Morgan, per Anni Settanta là - riuscen- sublimato in malinconiche capirci. Se do nell’intento di riflettere note musicali: la ricetta di contare Onde, un’immagine The Lone Gunman prevede nel filone dicembre non uscito personale e mai ammiccante, se non a proprio chi- se stessa. Un po’ come i ti, variamente protagonisti, dolorosamen- stesso un di elettrica nel album 2003, strumentale tarra vogliamo sola arpeggiate, questi dosati e ingredien- cucinati modo ritmi di allo sempre. te attoniti, di certi quadri Quindi mai come in questo tribuito al signor (A.)G. e del Grazian pittore. caso realizzato per spettacolo di trattata, pudicamente at- Quan- è una questione di to all’eleganza formale del personale “am- disco, si deve sicuramente all’ascolto, bientale”, questo è il suo renderne merito all’autore, che primo disco. E, per esse- sia dei del prodotto. Per cui l’ete- re un’opera prima, di trip- quali si è reso direttamen- rea Echelon, con il suo in- pa per i gatti - a scanso di te cedere equivoci - in Caduto ce n’è aver in abbondanza. A cominciare dall’autore di Mariposa ha di suscitare reazioni con- testi, un po’ da emicrania, prodotto Maca- trastanti: sbadigli in colo- se vogliamo - sua e nostra co) un compagno di viag- ro che “già sanno”, pelle -, mai gio come Enrico Gabrielli. d’oca in chi invece si ritro- banali, un paio di esempi Title track, le due già ci- va a proprio agio in queste per tutti: “Mi sento chiuso tate e Serenata i momen- atmosfere. in allucinazioni/così picco- ti più intensi di un lavoro Ma la bravura di Jeff Mar- le che potrei fargli male” che incuriosisce e si rende tin è indiscutibile, e si nota (Prosopografie), interessante, e però l’omonimo danza profondi e tua gli interventi responsabile, scelto cui cd intrinseca zoppicante in 7/8 factory e i suoi riverberi maestosi e desolati, ha la capacità Trovarobato il per qualità ancora “famosa nella (la etichetta” sia di prima con intenerisce anche negli episodi meno mente si è un po’ sdrucita/ e qualche volta fa un po’ interessanti della raccolta. e ti ha lasciato due labbra arrabbiare. Un vero inizio, L i v e To d a y A g a i n , a d e s e m - secche/e non pio, soffre della sua stessa occhi “La per predisposizione speciali per vedere poesie/che chi sta bene non vede mai”, da 54 sentireascoltare solo un’opera prima malinconia, sin troppo ac- (7.0/10) Ivano Rebustini centuata nelle linee voca- li. l’arrangiamen- Sarà per il rivoluzionamen- tività pastello si spampa- to, grazie a una chiusura Eppure to dell’organico, sarà per na come poco i Geoff Turner (già con New re prefabbricato un Wet Kojak e Girls Against (come in Io resto qui); se buon vestito addosso alla Boys) ora il drumming sembra di- canzone, fatto convenzionale canoni dignità slowcore, per cuce donandole co-produzione, che la svolta Coldplay è dascalico e forzosi gli ulu- un notevole, il batticuore vie- lati della chitarra; se nella ne preferito alla mitraglia, voce e nei testi s’avverte in alcuni casi, il vituperato le fregole post-grunge la- spesso un’eco vuota; se in- “mestiere” riesce a salvare sciano il posto alla tipica somma dovessi raccogliere brani che in mano ad altri trepidazione indie-rock, tutti questi “se” ed appiop- musicisti stati opportunamente collusa di pargli una sola spiegazio- mortificati. Diviso tra ten- fiabesco e tecnologia. Dieci le tracce, raccolte at- ne, la cercherei nella man- tazioni electro strumentali (Wet Work è una marcetta torno ad un sentire accora- di quel cinismo che affila emozionante che si sorreg- to, aggrappate alla vigoro- la genialità e la rende cre- ge tra pianoforte e batteria sa nitidezza dei suoni, ad dibile testimone di dolore. sintetica) e classico folk- un suonare come sull’orlo Ciò che in sostanza avreb- pop (la semplicità di Cher- di qualcosa. Quanto a ri- be reso l’incanto malsano ry mandi & referenze, spesso di Appeso paragonabile a man rappresenta un nuovo mi quello della Simbiosi a fir- centro per gli Idaho. Man- malanimo ca l’elemento sorpresa, ma no, talvolta stemperato in pevolmente o meno si rifà. basta come una minaccia Perciò mi viene da conclu- Some Dogs Can Fly per ri- alla Radiohead cordare che la classe dav- quando nel soltanto imboccato la stra- vero non è acqua. (7.3/10) tremore desertico di certi da per la maturità. Magari Manfredi Lamartina Grant Lee Buffalo (Due di non gli mancano che pochi Libra I l v i a g g i o di Zebra (Macaco / A u d i o g l o b e , 2005) notte). Inoltre, si avverte passi, ma sono quelli de- chiara l’oscillazione tra la cisivi. voglia di mordere (la cru- D’accordo, Non un dezza acida di La seconda strato di saperci fare, come livello. Segno sarebbero Wine), The una credo percorso di alla sta maldicuo- che, certo compositiva una certo Lone canzone che Gun- esista non dolciastro Tiromanciambientale (Gennaio) coinvolto ma Afterhours dere che i cui Libra consa- abbiano hanno dimo- la classe, non troppo distan- testimonia il crescendo tra te dai Dream Syndicate più sospensione tista la raggiunge – se la graffianti) esasperate raggiunge pienezza melodica di Mar- tra rarefazioni e distorsio- nei modi che la vita gli ap- ta, tra ni della conclusiva Tu non parecchia. In ogni caso, è Perturbazione e Interpol), vedi niente. Ma d’ora in poi sempre estremamente pia- tra wave angolosa (Strate- dovranno entrarci con tut- cevole gia del terrore) ed electro ti i piedi, o accontentarsi alla dimostrazione di una straniante della mediocrità. crescita, un krauti e i condimenti pseu- quelli do-Air di Tv). Niente male, un – nei trovarsi che è mistero, per il dei maturità. Ogni band o ar- po’ standard ricordano canza di vissuto bruciante, tempi di fronte anche di e da e blandire qualche (i parte (la tatticismi fiabesca ed invocazioni, (6.4/10) Stefano Solventi che stanno tra il detto e nel l’immaginabile, nell’ombra qualcosa non gira. Eppure, delle spiegazioni possibili. proprio per tutto ciò che si The Magic Numbers Self Titled (Heavenly / E m i , 1 3 giugno 2005) Per farla breve, questo di- è detto, ci si attenderebbe Il fatto è che ormai non ci sco dei Libra – il quinto in di più. Se i segni lasciati casca più nessuno. A forza carriera – vede finalmente sull’anima dal cupo spro- di gridare al lupo al lupo all’opera una band che fa fondare dell’iniziale Dammi dalle pagine dei loro maga- sul serio, che tenta di la- tutto svaniscono tempo un zine specializzati, i giorna- sciare un segno sul muro. paio di pensieri; se l’emo- listi inglesi hanno innesca- complesso. Eppure, s e n t i r e a s c o l t a r e 55 to un processo inverso, di che hanno cavalcato l’on- zionare le cose migliori di rifiuto, fatto di pregiudizi. da del Flower Power finché uno dei gruppi più originali Ormai avvisa- tirava. Il folk-acido slavato degli ultimi dieci anni. Ci glia di next big thing si fa alla di The Mule ne è la prova sarebbe da discutere, cer- a gara per correre ai ripari schiacciante. to, perché di musica irre- - indossando calzature in E benché a questi ragaz- golare, volutamente fram- piombo e mutande di ghisa zi andrebbero concesse le mentaria e apparentemente - e non sarà certo grazie attenuanti caotica, ne è uscita parec- ai Magic prima Numbers es- si sendo in presenza di una chia registrerà un’inversione di band dotata di una compro- rock indipendente a stelle tendenza. Non sarà grazie a loro, dal vata abilità nel far confluire nelle loro canzoni, oltre & strisce. In questo senso gruppi mi- momento che questa doppia nel che dagli scantinati del a decenni di tradizioni di gliori dei Men’s Recovery di fratello-so- musica bianca, un pizzico Project, gruppi che hanno sta spopolando di sana negritudine voca- saputo le, vano glio talento e opportunità, coppia rella che generiche, mondo anglosassone tutto viene reso capitalizzare me- sembra avere le idee pa- dall’imbarazzante duetto ce ne sono stati e ce ne recchio d i I S e e Yo u , Yo u S e e M e . sono tuttora (due nomi nel nandosi come un anomalo Un mucchio: ibrido senza capo ne coda, larette in amore che vale e dimostra ancora una volta come una flagranza di rea- proprio questi dieci anni e quanto to. Un momento disastroso più di attività a giocare a abbiano fatto il loro tem- per dell’intero favore del gruppo di Neil po. Per il loro esordio co- disco, inevitabil- Burke e Sam McPheeters, munque se la giocano tra mente pendere l’ago della i psichedelia bilancia saputo ne più confuse certi e, dime- meccanismi (nell’accezio- l’economia che fa dalla per parte sco- sba- Need Coughs). quali New Body Tuttavia sono fra l’altro avvalersi hanno di tanti termine) gliata. Solamente il solen- e spesso validi collabora- ne equilibrio dei soffici ar- tori, da Nick Pellettieri e W a y To H a p p y ) , i n u n c a l - rangiamenti della delicata Jeremy Ryan dei Six Fin- derone che più radio-frien- This Love avrebbe potuto ger Satellite a Joe Preston dly di così si muore (o si scagionarli, ma rimane un (Melvins, fra gli altri). dovrebbe), episodio lasciato pericolo- renne samente da solo a reggere quindi, l’intero tinuo e strizza classifica del buono ed un soul d’accatto (Wich non easy brano che quando l’occhio quasi alla perde ragion d’essere. la Il grup- sulle peso proprie dell’accusa Thrills, in che confra to unire con disinvoltura i Colpevoli. (5.0/10) o collettivo movimento no-wave e noise ha sapu- contrapposizione con band Hal Pe- progress la spalle, sentenza quali in inappellabile. po si pone infatti in ideale è work e surreali bozzetti dei Resi- ma G i a n l u c a Ta l i a dove gli uni si sono preoc- gruppi alle sonorità tipiche della Men’s Recovery Project The Very Best of Men’s Recove ry Project 5rue / Goodfellas, 2005) sixties west coast un egre- Y o u P a y A t t e n t i o n To M e , za dimenticare che il loro gio servigio, rinverdendo- Not Viceversa, recita il ti- disco ne i fasti e omaggiandone tolo di una delle prime can- over la zoni Load, il background punk/ cupati - seppur con risultati altalenanti - di rendere grandezza, gli sono limitati zare tendenze ad altri si attualiz- composte Recovery dai Project Men’s inclusa dents alle asimmetrie dei di casa SkinGraft, passando per rigurgiti new wave e un Muppet Show parecchio disturbante. migliore Basra) hardcore è (Bolides uscito (Born Sen- per Against) errori qui insieme ad altre tren- di Neil e Sam e che que- di artisti popolarissimi ma tanove in questa pregevole st’ultimo, controversi. raccolta, estre- co”, ha portato avanti per The Mamas And The Papas mo (e del tutto arbitrario) anni le nefandezze di casa o Scott McKenzie. Coloro di mettere ordine e sele- Ve r m i f o r m . A c o n t i f a t t i l a ed Gruppi 56 s e n t i r e a s c o l t a r e come tentativo da “discografi- recensioni Picastro M e t a l c a r e s (Monotreme/Goodfellas, 2005) Una buona descrizione della musica dei Picastro proviene da Liz Hysen, cantante della band: “Ci sono complessi che scrivono lunghe composizioni orchestrali, mentre altri scrivono brevi canzoni molto personali. I miei brani si trovano esattamente nel mezzo”. Una diagnosi azzeccata. Ascoltare Metal Cares, secondo album del gruppo d i To r o n t o , è c o m e i m p r o v v i s a r s i e q u i l i b r i s t i e c a m m i n a re sul sottilissimo filo che separa il folk dal post rock: a destra ci si affaccia sul solito baratro mogwaiano che col tempo si è trasformato in un malinconico camposanto per centinaia di band, mentre sulla sinistra si muovono le placide, ma non meno inquietanti onde che lentamente frastagliano l’oceano dello s l o w c o r e d i m a r c a L o w. E p e r ò i l v i a g g i o , b e n c h é c o s t e l l a t o d a l l e i n s i d i o s e s a b b i e mobili del già sentito, alla fine risulta non solo agevole, ma persino avvincente. Saranno gli arpeggi di chitarra, che crescono col passare dei minuti e ti prendono per la gola lasciandoti quasi senza fiato (Sharks). Sarà la voce disperata della Hysen, che sembra portare con sé il peso del mondo e parla la lingua segreta dei cuori spezzati (No Contest). Sarà quel che sarà, il fatto è che il disco regge bene durante tutta la durata, grazie all’intelligenza degli autori, che non esagerano con certe soluzioni di mestiere e vanno dritti al sodo. Nessuna paura, quindi, di sporcare la classicità acustica di Skinnies con rumorismi assortiti di lontana appartenenza shoegaze, consapevoli del fatto che ciò che non ti distrugge ti rende più forte (e più emozionante). Anche se non tutto fila come dovrebbe: il pathos e le dissonanze del ritornello di Drama Man, ad esempio, suonano un po’ troppo sopra le righe rispetto alla malinconia della strofa, così come l’intermezzo Ah Nyeh Nyeh assume i contorni del riempitivo e non del fondamentale. Ma si tratta di inezie poco rilevanti, che si perdono all’interno di un lavoro dotato di classe e - nei momenti migliori - di rara intensità. (7.5/10) Manfredi Lamartina sentireascoltare 57 raccolta risulta così esse- - re prezio- registro declamato -, men- M i l i t a r y. P e r q u e s t o b r e v e so, vista l’irreperibilità di tre nuovi giochi industriali album (mezz’ora e rotti di molta della loro produzio- eruttano rumori sovrastan- durata) ne ti e intersecanti battiti sti- sforzo estraneo al ritrova- lizzati. Krakow mento delle fonti ispiratri- ai uno strumento precedente, più (ma meno…) godibile soprattutto con qualche ai pic- anche se In più vicina Sunny al dello inaugurato dai occorre Pink però uno il nastro trasportatore del ci: se si è disposti a per- cola hit che ci sogghigna sampler una correre la distanza tra le ancora oggi: Egyptian As- chitarra ar- loro peregrinazioni viziate sassin e Manhole su tutte. ruffata (7.0/10) duetta con scomposta Boredoms, e mentre e l’ascolto una tempesta di synth ac- renderà Roberto Canella compagna una linea vocale discreto. Molta, troppa - e Metalux V i c t im O f S p a c e (5 Rue Chri s t i n e / G o o d f e l las, 12 luglio 2005) sconsiderata, generosissi- talvolta monocorde - ricer- ma di stecche fulminee. Così per tutta l’opera. Al ca massimo c’è Tremor Loss, anche ai progetti collega- Metalux, il progetto di Jen- il suo clavicordo stranian- ti: n y G r a f e M . V. C a r b o n , è te, bissato da un arpeggio Jenny Graf Sheppard, Bri- orientato sfasato, d e O f N o N o , Tw i g H a r p e r. to della al rinascimen- su base pseudo- un spassionato, certo elucubrante, fascino per poca carne al fuoco. Un ascolto Jenny Graf Beabulah, sperimentazione dub ritardata, e un ranci- hard-noise-no-industrial do radio works Cage-iano degli ultimi anni. In questo a cigolare nel canale de- Victim Of Space la cifra sti- stro. Il canto trancedelico listica è quella dell’esplo- accompagnato razione d’eventi psicotici, riff zoppican- Mouse On Mars Live 04 (Sonig / Wide, settembre 2005) dominati te e irregolare, a sfumare A dimostrazione di quanto teatrali) distorsioni da par- verso ritmica i Mouse On Mars abbiano te di una chitarra fradicia minimale per congegni ro- investito nella loro ultima d i Te e n a g e J e s u s a n d T h e botici Black Dice di Cali- prova, Jerks graphy Zone , e quello ul- personale Sonig, arriva nei mente con Coil e Psychic tra-filtrato negozi il loro primo com- T V, c a n t o d e c l a m a t o , u r l a - esclamazioni spasmodiche pact to e recitato (registri usati e refrain esagitato di Ac- sonoro proprio in questo modo, a complice uniche cune delle esibizioni che il caso) eccezioni alla formula. La duo ha portato in tour per sprintata il da ampie accoppiati e (quasi impune- anti-contrappunti dell’apparato elettronico di dal chitarra una tenuta e solito distorto sono di le digital con har- (5.9/10) Michele Saran tramite live, un che mondo l’etichetta lo documento immortala scorso al- 2004. vintage. In altre parole, ci dcore Babyland nella par- Un’accattivante Mine Is In si divide con forzosa disin- te Shipwreck Yo u r s , u n a s t r e p i t o s a W i p e voltura (e con andamento rimane l’unico episodio di That Sound e la piacevo- ritmico a- una le All The Old Powers sono dimensionale) tra electro- Alla industrial a striature cut- ufficiale su lunga distanza funk di Radical Connector up (sesta, e, come c’era da aspettar- e assolutamente sovrapposizioni di centrale di qualche quarta musicalità. pubblicazione contando due cd- le r e pulsazioni synth-etiche. nonché seguito di Waiting la scaletta; tre gettoni di Il canto (con testi pregni di For Armadillo (Load, giugno presenza capricci dada, quando non 2004), il duo di Chicago di- Niggung, l’album che per- totalmente oscuri) spesso mostra un’estetica sempre mise alla coppia di Colo- si trova a dirigere il gioco. provenienza), a anche per Niun più fatalmente centrata su nia di un’ipotesi di musica in- di là dei confini elettronici concitazione spa- dustriale per l’era post-in- nel 1999, nessuna traccia dustriale, invece 58 sentireascoltare secondo il mo- farsi dominare Rim smodica à la Mark Stewart di loro The Nell’iniziale diventa oscura sono chicche campioni di naiveté noise di si, scoppiettanti da conoscere Glam al (perché non inserire la strabilian- rassegna “Strade Blu” che Malkmus (“salterò qualche te ad ha luogo in queste lande, muretto, e s e m p i o ) o d a I a o r a Ta h i - punta di un iceberg fatto di lo ti (ci siamo dimenticati di un comune sentire, sogna- bocca piena…che maledu- Gocard?), a favore di una re, strologare e travisare. cazione..”). Tw i f t ( R o s t P o c k s , 2 0 0 2 ) e Perché La di Actionist Respoke (Idio- re le campagne americane domestico l o g y, 2 0 0 1 ) . U n b r i v i d o a r - sulle le ed esistenziale, qui - in riva con la conclusiva Fro- si fraintende letteralmente questa sch, il Melo per il fiume Ohio, del 2003 - ancora piuttosto Tiolct Metal pescata Plate dal debutto Vulvaland (1994). più terre che proietta- riccionesi qui il cappotto metto”…”quando ricerca di uno fra prima non hai la spazio demenziaproduzione gli Appennini per gli Appa- indietro live lachi, allo stesso modo in to band lo sa bene, i Mouse cui Brace viene pronuncia- te Ruggine (di cui si può On to gustare Chi li conosce Mars fanno le come macchine suonare nel le all’inglese col signifi- rispetto raggiunto il al nella video punrecen- sul sito senso cato di “sostegno” (ma nel d e l l a Ta f u z z y ) m a g i à g r a - più fisico del termine e i senso pratico di “bretella”) vida di allure chitarristico loro show sono famosi per come (nel bell’intreccio di Little essere delle feste vere e cezione di quieto focolare, Implosion proprie che non si limita- dando vita a un sottile pid- Brace Due), che conferisce no a sbandierare un’orto- gin che permette di fonde- surreale ieraticità e oniri- dossia elettrocratica: nella re idiozie, idiotismi locali smo alle corbellerie sciori- scorsa nate senza posa, come in to si è spostato come non e idioletto familiare. Mr Brace è un ragazzo che mai con dovevamo tournée, sulla l’accen- strumentazione all’italiana, la sua nell’ac- chitarra acu- o nell’e-bow di un film di Fellini (e vabbeh citarlo, dai…). con stica e l’aiuto di tre amici Vo r r e m m o s t a m p a r e u n b e l un chitarrista e un batte- si cimenta nel ricalcare la 10 a fine pagina ma, cer- rista rasta posto al centro calligrafia di Will Oldham ti che non ci prendereste del palco (oltre allo stesso anche sul serio, ci limitiamo a un Jan Werner al basso). sgraziati, più tipicamente rock E nei dettagli come le più stona- a giudicare dalla splendida ture e la voce leggermente performance di Wipe That nasale, ma sottoponendola Sound, l’unica a presenzia- allo re nella doppia veste au- casereccio dio e audiovideovideo (in ad Quicktime), (6.0/10) Lorenzo Filipaz luogo Murcof Remembranza (Leaf / W i d e , 3 ottobre 2005) “sorel- Tre anni dopo Martes (Leaf l’affiatamento la, fratello / qui è un gran / Wide, maggio 2003), esce coinvolgente bordello – fratello, sorella Remembranza. quando il resto dell’album, / champagne e mortadella” tre anni e un disco di remix con è (e non vi dico in che modo - Utopia (Leaf / Wide, giu- soltanto da ascoltare. Per- questo testo viene appicci- gno 2004) - dopo. Remem- c h é m a i A n d i To m a e J a n cato alla melodia…). Devo- branza è un altro disco a Werner non hanno pensato zione, autoironia, sincreti- tema, che ricalca paro paro a un dvd? (6.2/10) smo e libere associazioni struttura di di del predecessore: di nuovo flusso tracce - otto, per la preci- sembra sione - dal titolo a iniziale essere ispirato dalla con- costante (per Martes la M, Che la Romagna guardasse templazione delle coperti- per il nuovo nato la R, giu- all’America rurale, quella di ne di Ease Down The Road stamente), e di nuovo un Faulkner e quella di Heat- e brano conclusivo di sinte- Moon, non è un fatto nuovo. pure è veramente nostro rammarico, Edoardo Bridda Mr. Brace O m o n i m o ( T afuzzy, 2003) stesso detournement che amenità idee, Un come vedasi Mammuth, di coscienza I See si A dà Storia un che Darkness, presti op- orecchio e O meglio, sovrastruttura a si-contraddizione (rispetti- Lo testimonia il particola- Passeggiando, distillato vamente Union e Camino). re successo riscosso dalla di nonsense infantili à la Al secondo album ufficia- sentireascoltare 59 le Fernando Corona, alias sviluppa una base caden- te sul “concetto” di legali- Murcof, zata verso tà, nient’altro che legalità, (Messico) - un passato da partiture sardoniche quasi tutta la legalità. Alla fine, laureato di à la Nino Rota. Recuerdos di legalità, in testa c’ha un programmazione e la pas- è velatamente macchietti- “concetto” tutto suo. E al- sione per il minimal-break- stico: andamento ritmico a lora? techno nativo in di Tijuana linguaggi sviluppata trasporta Allora succede che au- pulsazione cardiaca, even- i Rinocerose, duo france- che ti sonori e organetto thril- se di produttori-musicisti, le linee portanti della sua ling, musique concrete di ti piazzano al primo pez- estetica sono già ben de- passi Rostro zo il quasi-novantenne da lineate. Forse in modo an- è una bruma cupa di note novanta – cioè Mark Gar- che troppo acuminato. Da una prima scorsa alla ambientali Future Sound d e n e r, a n c i e n c h a n t e u r d e Of e stru- Ride – e continuano a can- durata della tracklist (meno mentali dolenti. Il già ci- tare “I’ve got you under my uniforme rispetto al disco tato Camino chiude l’opera skin”, precedente), si percepisce con rintocchi gravi e corni- r e f r a i n . Va b e n e , s e i q u i , però più ci spettrali di archi, ad ac- dentro di me. Ma per dav- in- cogliere una base in down- stabile. In senso assoluto, tempo cubista, inesorabile vero, alla fine? Alla fine, no. Schizofonia l’opera si compone di sei e indugiante. è un disco che passa di ci- colossi di 8 minuti medi di Abbandonati molti dei cli- tazione in citazione, sfio- durata, intercalati ck’n’cuts che avevano fat- rando sketch di to lunga del dito più lungo la todidatta - una da che dimostra sensibilità vagamente inquieta e da tre psych-ambient d i g i t a l e à l a To R o c o c o R o t nella notte. London la ricami fortuna di Martes, sfiancadoti solo con con il l’unghia Corona si dà a soundscape melodia, grattandone (Resignaciòn, Ruido e Re- plumbei che sanno di goti- lo più trato). l’idea co come di diluito, spesso e poi iniettandoselo trami- di fondo di Remembranza è allentati nelle linee ritmi- te nervoso mordi mordi. E - guarda caso - quella della che e sconfinanti nella pit- – come ci hanno insegnato rievocazione di memorie e tura fin da bambini – le unghie luoghi perduti, ma con una gli apparati futuribili a sua non disposizione, più Sia chiaro, i nostri “psico- (special- logi diurni” – come amano Soprattutto, particolare attenzione/os- sonora astratta. quelli sessione nei confronti dei classicheggianti loro angosciosi, mente visivamente piano risvolti melanconici, gli andirivieni Tra strato si via superficiale mangiano, no no. del auto-definirsi i due – sono minac- bravi, hanno ascoltato tan- deformati, incupiti nel pro- cioso nei suoi incisi oscuri) ta musica e c’hanno pure fondo.Il maggiore di que- campionato, ne sono i veri protagonisti. avuto sta stirpe di pièce a metà Funzionale ma paradossa- ste. Non mancano di inseri- tra dark ambient e guazza- le. (6.1/10) re in pezzi sostanzialmente bugli elettro-acustici inerti, Reflejo, mostra più di un punto di continuità col precedente lavoro (dro- Michele Saran Rinocerose Schizofonia (V2/ Edel, 2005) le conoscenze “normali” che rende quel giu- savoir banali fair canzoni in leccati brani ultra-odierni e pure decisamente ca- ni in precariato timbrico e Lo sapete com’è la storia, t c h y. Tu t t o i l d i s c o s c o r r e click stocastici, beat elet- no? Se uno ti continua a su queste frequenze: cita trogeni): strumentali ripetere di avere fatto una qui i Soulwax, là i Scissor soverchianti si addensano cosa solo e soltanto per il S i s t e r s , l à l a s c e n a D FA , e si dilatano in parentesi tuo bene, alla fine maga- a l t r o v e l ’ e l e c t r o e i l f u n k y. rarefatte. Rios attacca con ri un po’ del tuo bene l’ha Ma fatto. decisamente la nubi strumentazione in sor- dina, un brulicare in lenta Ma c’è pure qual- pezzi come la sculettabile cos’altro, sotto. Così come Bitch, progressione da Pan Ame- chi continua a parare con produzione stanca e pure rican ossessione quasi sfiancan- stancante. più torbidi, 60 sentireascoltare quindi si buoni, perdono in una Come un collage inutile di vibrante nitidezza dei suo- nali (nello stordente triba- r i f e r i m e n t i t r e n d y, d i o s p i - ni, per l’azzeccata formula l i s m o n o i s e d i U n d e r w a t e r, tate che sanno di giocosa sonora incontrare My Samba) e un trombone collaborazione velato soul ombroso, struggimen- strapazza ombre e baglio- Schizofonia e paraculismo, che fa ti melodici e spigoli math- ri (come in Maths Rule The non assurge alla funziona rock, Squadrons). che si pretende dai dischi come una plausibile – ripe- Il fatto che solo due pezzi alla moda: farti innamora- to: plausibile - via di mez- oltrepassino i quattro mi- re zo almeno un Afghan nuti (quasi sempre stanno intorno ai tre) è un inte- vanti di Counting Crows. In altre parole, potrem- ressante controsenso, per- dosi: ma lo tolgo o non lo tolgo? chieden- tra To r t o i s e profilarsi Whigs con una spolverata lettore, giorno. da Così si rimane fermi, daal per tanto e ché ogni traccia sembra propria (relati- nel- mo inserire questa band e sfidare lo spazio fra il si e il no, questo disco nel filone del va) l’attività è elucubrativa, e post-rock “redento”, quello a richiede un solo movimen- del rifiorire melodico sul- esempio il to fisico: mangiarsi le un- le macerie (un po’ come – Get My ghie. seppur con esiti diversi – è verso calligrafie c a p i t a t o a L’ A l t r a e 9 0 D a y aspre sospensioni Men). Frutto tardivo forse, T h r e e I n O n e Gentleman Suit S o m e N e w Strategies (Black C a n d y / A u d i oglobe, 2005) un assolo acido che incen- ma Attivi Ovviamente, (5.0/10) Carlo Pastore da fine 2002, gli ben meditato, la brevità fondo, Off per indagarsi trascinando ad valzer-soul Plane di attra- liquide, funk e libero dia la tensione e acutizza dall’ansia dell’attualità ad lo smarrimento. La scalet- ogni costo e dell’inaudito ta eventualmente. bruciante, quasi trafelata. è La sintesi efficace nel complesso risulta emiliani Three In One Gen- compiuta per- Ti lascia con la sensazio- tleman Suit sono un trio, e ché ricca di sfaccettature ne di fotogrammi impressi non c’erano (quasi) dubbi senza rimetterci in imme- sulla in proposito. Il loro primo diatezza. E’ schematica e di una strategia d’improv- album assieme conseguenza proble- visi bagliori e ombre spi- Autumn Scenario (Fooltribe matica ma pur sempre ac- golose, che nel finale sem- Rec, 2003) guadagnò loro corata. Si passa con disin- bra placarsi, una fitta serie di ingaggi voltura dalle movenze soul che spaccia live, accanto a nomi più o i n q u i e t e d i Tw o T h o u s a n d di New Strategies, nel lan- meno incandescenti e più Steps di guore allibito e nella voce o meno internazionali qua- Hi-fi (giustappo- d’un tratto cartilaginosa di l i S o d a s t r e a m , Yu p p i e F l u , sizioni ritmiche stranianti, Delikatessen. Difficile pre- Perturbazione, Battlefields In An al urgente, retina, breve Burnout delirio nell’acidità struggimento Guapo chitarra con smanie jazzy vedere una qualche forma e Milaus. Proprio durante e voce echoizzata). Si per- di successo per i TIOGS, questo corrono matematiche funk doveroso tortoisiane interesse. (7.1/10) scolare El girovagare sono & me- germogliate (Modern Age però tributargli le idee per la qui presente Apologies) e amarezze tea- opera seconda, disco con- trali à la One Dimensional ciso (poco più di mezz’ora) Man (Approach/Arrival). Il Alexander Tucker come capita d’incontrarne canto O l d F o g ( AT P / G o o d f e l l a s , sempre di più, perseguen- asciutto e indolenzito, giu- 2005) do la densità quale antido- sto il tempo di marcare il A to alla cacofonia dei tem- territorio di pi so requietezza) e ritrarsi, an- ampollosità quante orecchie Some New cora parzialmente devoto a re Strategies raggiun- certa prassi “post”. Quando resisto, è più forte di me, gere, di certo meriterebbe occorre, un piano spande quindi procedo: Old Fog di d’incontrarne molte. Per la con naturalezza gocce ato- Alexander Tucker – già nei moderni. Ora, saprà non guaisce (di stringato, rabbia, d’ir- Stefano Solventi descriverlo, sbandierare da compiaciuto. si rischia la solita recensoPerò non s e n t i r e a s c o l t a r e 61 recensioni T h e G r i s G r is F o r T h e S e a son (Birdman, 17 Ottobre 2005) Greg Ashley viene dal garage ma anziché prediligere lo sbarazzino e mitico 1965 o il disilluso, rabbioso 1969, la sua musica punta verso il tardo ’66, agli ultimi mesi di “fantasia legale” delle industrie Sandoz. La protopsichedelia: quella è la stagione a cui questo disco allude e a cui aderisce molto più intimamente che nelle precedenti fatiche. Rinuncia forse alla completezza della scrittura di cui si giovava il self-titled Gris Gris di 12 mesi fa, ma riesce nel miracolo della più vivida ricostruzione di quella fragilissima immaturità che riempiva di commozione e ansia di esplodere il Web Of Sound di Sky Saxon e lo Psychedelic Sound di Roky Erickson. Certo, s’intravede già la promessa del ’67 (Skin Mass Cat è l’incontro fra Lucy In The Sky e Mr Kite) ma è un’estate che ha ancora da accadere e alla cui idea i Gris Gris si cullano in una primavera ancora leggermente brinata, dove ogni gesto sa di sperimentazione. “Ma siamo nel 2005!” - qualcuno obietterà – non ha importanza, non è un recupero questo. Il ‘66 non è una cornicetta con la quale abbellire il quadernetto del proprio compitino. Questa psichedelia primordiale è un’ossessione privata, vissuta sulla pelle, identificata con un sogno d’amore perduto e calpestato ma tenacemente conservato dentro di sé, protetto dalla volgarità, dall’opportunismo e dalla disonestà che l’età adulta (personale come del rock) comporta. Ashley rincasa, abbandona la s p e n s i e r a t a C a l i f o r n i a p e r r i t o r n a r e a r e g i s t r a r e i n Te x a s ( A K o s s e ) d o v e t u t t o è i n ziato, la sua vita come lo psych-rock. L’ a p p o r t o d e l l ’ u l t i m o a r r i v a t o i n c a s a G r i s G r i s , i l p o l i s t r u m e n t i s t a L a r s K u l l b e r g ( d e l la partita fin dal singolo Mary #38 dello scorso anno), si avverte subito nella prima metà del disco: un web-of-sound di sei tracce intersecate a delineare una messa panteista. Si parte dal free-jazz furioso che muta in sinistro rock pagano (Ecks’em Eye) e si prosegue in un cupo blues animista, drogato di indolenza spanglish (Cuerpos Haran Amor Extrano), che a sua volta si converte in inno alla gioia al protossido d’azoto (Down With Jesus). In un crescendo a colpi di fuzz si arriva al fracasso rumorista, e a v a n t i i n m e l o d i e a n g e l i c h e t r a m u t a t e i n e s p l o s i o n i e l e t t r o n i c h e f i n o a l c l i m a x d i Ye a r Zero: i Seeds proiettati nel cosmo. Una sorta di rito che funge da porta percettiva al mondo ovattato della seconda metà del disco: il mito dell’innocenza rappresentato d a l s o n g w r i t i n g p i ù p e r s o n a l e d i A s h l e y, q u e l l o l i m p i d o e s e m p l i c e d i M a d a m o i s e l l e Of the Morning, ma soprattutto del valzer rollingstoniano Medication #4, il filo rosso che tiene unita tutta la sua carriera (Medication #1 uscì a nome Mirrors). Sulle tenui tonalità del raga eponimo si conclude così For The Season, il terzo disco di Ashley a prenotarsi consecutivamente un posto nella top ten di fine anno. Non male. (7.8/10) Lorenzo Filipaz sentireascoltare 62 post rockers Unhome non- chedelia primigenia, l’osti- Dream - toccante ballata a ché collaboratore di Papa nazione con cui la si vuo- base di piano e voce con M le e autore acustico di Greenwood prodotto di ha certo indurre, sfondo d’archi e slide - ci lasciano un po’ perplessi, sembra solo una canzone Jackie-O- quasi malinconica sembra di dei Motherfucker che un prodotto un avuto album da To m il algoritmo fosse e più il un’ossessione frutto come tante? privata In parte, sì. D’altra parte, che altro, oppure il rinculo però, c’è un senso d’ine- input esoterico troppo vitabile nella lunga vicen- Black quali maldicuore ri-costruire di tanta facile profusione lisergica d a a r t i s t i c a d i N e i l Yo u n g , Heart Procession, le mar- d’oggidì. quest’ultimo da oltre quaranta anni alle moree rarefazioni senso, è di sicuro merite- prese con un folk-rock che tony e il sogno polveroso vole s’immischia di blues e psi- di Devendra Banhart. Que- conseguito da Hand of Rei- chedelia, sto almeno per quanto con- gn, bianco delirio. C’è che quel gio- cerne le sue manifestazio- che tra chitarre flangeriz- vanotto di tanto tempo fa ni folk-psych, dall’iniziale zate, percussioni e ulula- aveva Hag ti Stones di pseudo-noise denso sguardo e ficcato Saint of Troubled Men, da- dei Bardo Pond. Il secondo to da una visione assieme gli esiti sublimi e sornioni lato apollinea di Of Late (nella cui lunga sicuro più interessante, e della Natura, dal modo in introduzione in un certo senso obbliga cui vedeva la passione ma- spezie acidule e falò nella a nifestarsi negli uomini (in- prateria) al dissol- primo, impegnato com’è a sensata, vi conclusiva della s’incontrano cupio tare l’art-psych della a lo tradizione dei sixties, era schiaccia- Patron addirittura di nell’orizzonte senza quiete The va brusio rasen- di solenne l’esito inquieta liquorosità alla An- In questione rivedere il è giudizio di sul ed apocalittica febbrile, cieca). Sung utilizzare il folk quale re- Quel ragazzo, con tutto il I n t o Yo u r B r i g h t e n i n g S k u l l perto da riarticolare, com- suo essere epilettico e al- (che pure parte irrorata di binare, trasportare in am- lucinato suggestioni irlandesi). Poi biti diversi e diversi livelli con c’è l’altra faccia di questo di in lità, era capace di creare strano personaggio, quella un ampio progetto di post- quadretti magici e terribili, che modernità. appesi ad uno smarrimento imbastisce quadretti significato. Che tuttavia suonare intossicato), folle sensibi- non un senza requie, indifesi - sì, il free (vedi le corde che po’ in ritardo, alla luce di indifesi - nella stretta tra friniscono e belano, i tonfi tutti i “post” che ci sono cuore e Storia, tra cuore delle percussioni, gocce di capitati anni. e Destino, tra cuore e Uo- vibrafono e spennellate di Il giudizio finale – l’avrete mini. Poi il ragazzo è cre- dittafono negli ultimi Mu- capito - non è positivo, ma sciuto, ed è stato altro: il sic), conturbanti giappone- non vi sarà neppure sfug- cugino campagnolo tra fie- serie (il breve intermezzo gito nili e falò, il fratello mag- di lon- so e curioso questo signor giore tano da certi The Books), Tu c k e r. C h e t e r r e m o d ’ o c - gli fatamorgane chio. saggio del punk-rock… Ok, è stato molte cose, Welsh ipnosi e Alhadeff non (e sua bucolici tra lo spettrale ed in può Ovvero, la Harp, in non bilico languore tra quanto comples- (5.9/10) (quel- la Phantom Rings che tra sia Stefano Solventi il di certo Jim O’Rourke). Non na Quanto d’aver ditazione al post-folk primo degna aspetto, gli perdoneremo mai può - ha ruggine l’anima, vecchio non caliginosi schiude una me- la divora Neil Young Prairie Wind (Reprise / Warner, 30 settembre 2005) muggiti atonali e riverberi con Neil. saputo fargliene scampare della Il - zio quale nessuno una alla lo che colpa condan- maturazione pri- dischi tanto ma e della senilità poi. E hanno cam- neppure - ahilui - evitare biato così tanto la vita. È l’oltraggio di un pericolo- forse per questo che It’s A so c’è da dire che tanta fede belli nelle possibilità della psi- fatto che ci aneurisma, nel marzo s e n t i r e a s c o l t a r e 63 recensioni M a r c o P a r e nte N e v e R i d e n s (Mescal / Sony, 23 settembre 2005) Coerentemente, Marco ti spiazza. Arriva al suo quarto disco in studio da dieci anni a questa parte e scopri che è solo il primo “lato” di un doppio che si completerà - sembra - a Febbraio. Un lavoro conciso – circa trentacinque minuti – e più impulsivo del predecessore Trasparente, rispetto al quale evita la strisciante deriva verso il “format alternativo”. Ovvero, è pressoché privo di riferimenti immediati al rock che gira intorno, benché di rock senza alcun dubbio si tratti. Si è consumato cioè u n r i a v v i c i n a m e n t o a l l e p o s i z i o n i d i Te s t a d ì c u o r e , c o n P a r e n t e c h e n o n s i c u r a t r o p po di collocare i testi nella musica, ma cerca la musica che il testo già contiene o può contenere, senza timore per gli eventuali spigoli, le asprezze, l’antigraziosità. E’ la solita “poesia” di Marco, quel muoversi fragile e brusco, struggente e tagliente, impalpabile e viscerale. Quello scorrersi dentro alla ricerca della definizione di sé, nel mondo e del mondo, tra cuore testa e trasparenza. Come un interrogativo appeso in mezzo alla gente, al “passaggio” della gente (questo il tema di Io aeroporto, sorta di soul pressurizzato che nel giro di due strofe esplode d’allarme e delirio). Il discorso si approfondisce quando ti accorgi che anche il suono è trattato allo stesso modo, è armonico e organico alla parola, anzi il suono è anch’esso in un certo senso parola (proprio come la parola è anche suono), e quella chitarra rarefatta e un piano densissimo parlano assieme al canto stentoreo di Un tempio (cui le rifrazioni irreali del mellotron, la pulsazione cardiaca e un banjo che sembra l’accartocciarsi dell’anima regalano fremiti spettacolari). I riferimenti dunque sono sparsi, frastagliati. Possono venire in mente certi Radiohead o un Brian Eno esotico (nel ritornello e nelle strofe di Lampi sul petto), o il cinismo romantico dei Marlene Kuntz (tra la melodia allibita e il drumming marziale di Trilogia del sorriso animale: III sorriso), ma sono colori in dileguare, meno significativi delle impronte lancinanti dei timbri, dei curiosi singulti, delle languide vaporosità, dei turgori crudi (come quelli dispersi nella scivolosità jazzy di Amore o governo). Un ascolto non facile in definitiva, che si svela passaggio dopo passaggio, che piega il brusco in dolciastro, fa brillare le intuizioni e ispessisce le atmosfere. Così è per la frase di piano sospeso e il banjo meccanico nel mambo luttuoso Wake up, così è per la ritmica sussultante, i riverberi fantasma e la frenesia rock’n’roll de Il posto delle fragole, così è per i fruscii minacciosi, le percussioni colorate e il piano nudo - disarmato, stupefatto - di Colpo di specchio (un plauso all’azzeccato chimismo con Enrico Gabrielli ed Enzo Cimino, che portano in dote un po’ della disinvolta bizzarria Mariposa). Il giudizio è quindi ampiamente positivo, tuttavia è un “per ora”, sospeso in attesa del resto che sappiamo. Mi sbaglierò, ma questa incompiutezza sembra programmata ad arte, sembra un po’ emblema autoironico di Parente stesso, al quale proprio d’essere artista incompiuto viene spesso rinfacciato. Come se fosse un difetto. (7.2/10) Stefano Solventi sentireascoltare 64 scorso. Oggi, con la chio- ratamente riff e frasi d’ar- dire, un doppio gesto che ma incanutita e senza go- monica, come in Here For mantiene verno, le spalle più curve Yo u e T h i s O l d G u i t a r - ; i l l’equilibrio e larghe, lo sguardo aguz- ricamo degli arpeggi sulla o zo e nero, deve fare i con- slide cremosa è un piacere viene mai realmente svela- ti se per le orecchie, ma non c’è ta. Non è difficile immagi- non più chiaro - più breve, da aspettarsi di meno dal narla provare fino in fondo e in ogni caso meno spa- sodalizio quello che scrive - perché ventoso, perché si finisce voce appare in forma, an- scrive per accettare ogni insidia, che più tagliente rispetto za unica - ma le sensazio- per digerire i lutti (il padre agli ultimi lavori; He Was ni immediate che de-scri- Scott The ve sono irrimediabilmente con un è scorso) orizzonte morto i giugno King è uno la dei più di un’intimità, un’identità, con una che non schiettez- Que- scontati omaggi al mito di complicate Elvis che si siano mai udi- della metafora. Eppure le oggi, accetta che le proprie ti, tanto che un folk tene- sue lenti, esibite con certo emozioni si rello come Falling Off The orgoglio, esauriscano, si esaudisca- Face Of The Earth è dieci, lo stesso tipo di passione no. Non le lascia sospese cento, mille volte meglio. d i C a t P o w e r, n è l o s l a n - su sfondi indecifrabili - in- È insomma il caso di volare cio melodrammatico di una cubi minac- - anzi di sognare - basso, Shannon Wright: la si ac- ciose - come accadeva in come del resto ci avverte costa più facilmente ad una After The Goldrush (1970) un amaro passaggio nella Julie Doiron e ad una Nina e On The Beach (1974). Ci mette il punto, con me- traccia d’apertura: “If you Nastasia, f o l l o w e v e r y d r e a m / Yo u m i - za compostiva, ripugnanza stiere si misteri. Yo u n g - K e i t h ; compromette s t o è i l p u n t o : N e i l Yo u n g , di e nel - di e compiano, meraviglie quasi dall’algebra non nascondono per delicatez- compiaciuto, ght get lost”. Tuttavia Neil dell’eccesso come farebbe un folk-roc- non rinuncia a bazzicare i dell’emozione facile oppu- ker qualsiasi. Magari è an- massimi sistemi e chiude la re ad un Ben Gibbard per cora capace di belle intui- scaletta col gospel imbal- qualità zioni, ma ce le consegna samato di When God Made gusto potabili, e quindi banaliz- Me, zate. Ecco, la recensione 8, lineare ma efficace. I n o g n i c a s o Ye a r o f M e - di sembra opporre la propria teors, finire qui, cogliendo ad em- religiosità folkster di Seattle, non ha blema la sola It’s A Dream, vole” al neo-fondamentali- bisogno che è una bella canzone e smo dell’Impero: che dire, è un lavoro finito, che si nient’altro, rim- chapeau. Di questo disco, auto-racconta pianto tremulo - appunto - l’avrete capito, si può fare di si compie fino in fondo. Si a si tà tematica e narrativa. E’ compie troppo. Aggiungia- può detestare. O, almeno, il resoconto di un viaggio mo qualche riga per iner- non troppo. (5.9/10) e forse di un amore, che questo disco dove potrebbe un già dove meno. sentita in il complesso tentativo barra tra di si avverte puntare la l’errebì-soul di qualche Live modo “compassione- Tuttavia zia, per sottolineare che: nel al non Stefano Solventi L a u r a Ve i r s Year of Meteors (Nonesuch / Warner, settembre 2005) T h i s N o t e ’ s F o r Yo u ( 1 9 8 8 ) Laura Ve i r s - niera greve. della scrittura e e dell’arrangiamento quarto di disco troppe parole: nel grande della segno esaustivi- prende di volta in volta la sembianza di molti luoghi e di molti volti. Non importa realmente che si tratti in ma- di Parigi (Parisian Dream), Sembra che di un groviglio di grotte in- di Far From Home, la title non si lasci andare o che teriori/attuali (la dolcissi- track che giochicchia con tenga fin troppo a custodi- ma Speluking) o di un cie- una tensione un po’ sgon- re gelosamente il suo coin- lo stellato guardato da un fia - ed il country patina- volgimento rispetto alle si- punto to di Harvest Moon (1992) tuazioni: il suo cantare è (Galaxies). - del quale ricicla spudo- sempre un dire ed un non re la nostalgia inorgoglita canta una mediatico qualsiasi Non realmente del è globo neppu- importante s e n t i r e a s c o l t a r e 65 immaginare mai, rebbe qualcuno, da far in- ognuna delle canzoni, fini- però, e sembra proprio che vidia ai Radiohead (Land- te e conchiuse come novel- sia successo di nuovo, no- slide e Have you ever su le brevi: si tratta semplice- nostante coloro che ancora tutte), non può che esser mente di un “qualcuno” al sanno estrarre dal cilindro considerato una manna dal plurale, identità sfumate di certi cielo. cui si vuole o non c’è nulla riescano da rivelare (Secret Someo- giusti nes). Anche perché quello per che conta, tutto sommato, nostre italiche orecchie. A gendo i medesimi obiettivi è che a quei “qualcuno” sia New Order Rising, infatti, percorrendo sempre offerta la possibi- è uscito in patria lo scor- renti, non certo rivoluzio- lità so di i soggetti conigli non ad sempre assicurarsi canali farli è arrivare prendendo però le distanze dalla canonica forma canzone, raggiun- strade diffe- o Cool Water) e della terra grazie alla tedesca Glitte- dimostrazione di forza che (Magnetized). rhouse. manco passa per la sofisticatezza genere a dirlo, è la Norvegia, un di Maker Of Time e culmina un paese (o con la bucolica Hymn, il cui tutto sommato buio far- patria, di nel a La giunge alle subito altrettanto immediate. Una riesce ma fin replicato bendidio narie ma meno scontate ed Ve i r s anno i distributivi Un solo notare colori non adesso nel resto d’Europa si ai Raramente dell’ acque (Lakeswimming Laura fondersi di che non smette ul- forse ha smesso) di stupi- cantato in falsetto, issan- forse re, e l’uomo del giorno è dosi nella ionosfera, come n o n è u n c a s o c h e Ye a r o f il giovane Rune Simonsen. uno space vertigo, stordi- Meteors, genere Un segreto nordico ben cu- sce, facendo subdolamen- e nel genere, abbia qual- stodito, mentre con la sua te abbassare la guardia in cos’altro, qualcosa in più band incideva rispetto alle consuete, nu- eppì di merose uscite della molte questo esordio. alt-folkers che popolano le Una e lungo intro di A Long Poem case discografiche. Si di- lacerante estensione About The Acts Of Heroes rebbe che le immagini che e timbro che ricordano da Or Gods. Una visione in cui è vicinissimo quella u n To m Y o r k e p i ù t o r m e n - ancorino alla terra, lo ren- Buckley perché dano alcune tra-inflazionato. capace E disco di di disegnare pesante e lo brillante paio di vista dell’ammaliante can- avvicinamento a to delle sirene (camuffate voce da chitarre elettriche) del malinconica con e, un di occasioni Jeff in tato del solito dà voce ai perfino no, Pink Floyd dei Seventies. come un minerale raro in quella del suo ingombrante Difficile, quanto inutile, cui si inciampa per caso. genitore. dunque, scegliere questa (7.5/10) Un giovane talento che pur o canzone, questa non possedendo le stesse o quella veste del gruppo, doti Marina Pierri Washington A N e w O r d e r R i s i n g (Glitterhous e / V e n u s , 2 7 g i ugno 2005) compositive o quella l’obli- dal momento che, durante qua genialità dei due sud- questi cinquantacinque mi- detti mostri sacri, sa su- nuti, i tre ragazzi da Trom- rara- scitare su scala ridotta le so non sbagliano un colpo. mente, di questi tempi, di stesse emozioni forti. D’al- Non c’è un dettaglio fuori imbattersi che tra parte un disco d’esor- posto, non un tocco o una Capita sempre folgorano, in più ascolti tracciano dio che si apre sull’organo pennata di troppo. Ma un- dei solchi. Quei dischi che che etereo di Black Wine – con dici canzoni eccezionali da sanno come scuotere tutto la ascoltare in solitudine, in quel sottobosco di passioni udita mai sopite. Quei momenti sortisce in cui ci si ritrova a fissare di un bisturi in mano ad un il soffitto con sguardo ebe- chirurgo col Parkinson - e te, persi nei meandri della infila poi in rapida succes- psiche sione una serie di perline umana, quella musicista. 66 s e n t i r e a s c o l t a r e del voce di per lo Simonsen la prima stesso che volta effetto di pop raffinato, colto di- cuffia, beati. (7.8/10) G i a n l u c a Ta l i a XXL C i a u t i s t i c o ! (Important, 2005) abili sia come band che in La mostrano combine Xiu Xiu/Lar- backing- solo; le lo re sinceri, autentici come di- mai era successo in pas- strumentali sato. E le differenze, pur sen, nata durante la scorsa D i s t o r t e d D u c k e S u n d a y, mantenendo tournée italica di Stewart quest’ultima figlia proprio continuità, si sentono: più e M c E l l o r y, è l e g a t a p r e - d i q u e i t a r d i Ta l k Ta l k c h e naturalezza valentemente tanto maggiore dal mal di hanno influenzato una nel uso certa suono di (il chitarre l’arte di Stewart. acustiche), che trasuda dalle loro pro- Ciautistico! (nome dal sin- mistura di pedal steel e ri- duzioni, visto che musical- golare gioco fonetico, mix verberi, messi in secondo mente siamo assai distanti di “ciao” e “autistico”, come piano, come fossero degli dal trovare intese. Eppure del resto si gioca con le ini- accessori con cui giocare l’operazione funziona pro- ziali nel nome della “nuo- ad prio va” Xiu re. Rimane però intatta la vivere angoscioso dark band) solleva gli aggiungere calibrata o sottrar- le differenze incontrano, giocando Xiu dalla sufficienza sten- loro propensione ad unire intelligentemente nella di- tata dell’ultimo La Forêt e il country con il pop intimi- visione delle parti (Jamie allontana ancora una vol- sta, intrecciandoli poi con Stewart ta i Larsen da un merca- il folk e colorandoli, qua e tale to italiano poco appetibile là, con accenni di sfumatu- da creare un mood oscuro (non a caso gli ultimi la- che, come detto, è patri- v o r i v e d o n o i l l o g o Yo u n g re shoegaze. Ma più che discendenti lon- monio di entrambi. Tre dei nove brani vedono God prima e Important Re- tani degli Spiritualized, gli cords poi) e restio nei loro Zephyrs sono vicini al ma- il singer degli Xiu Xiu svet- confronti. Ma se i risultati linconico romanticismo dei tare nel suo teatrante can- sono di questa portata, ben M o j a v e 3 d i A s k M e To m o r - tato, Hammil vengano dischi del genere r o w, c o n i l c a n t o s o m m e s s o e sempre più Hollis: stra- e godiamoci le conseguen- (l’iniziale ziante ze. (7.0/10) Dancing si perché e una canta suonano), e in sempre i Larsen modo più quando l’aria che nenia sognante Shoes, accompa- tira è prossima a certo “in- Gianni Avella gnata da morbidi archi), le die-intellettuale” di scuola delicate armonie (gli inca- quando si tratta di levigare The Zephyrs Bright Yellow Flowers On A Dark Double Bed (Acuarela / Audioglobe, maggio 2005) a modo suo la patina pop Prima o poi, arriva per tut- sha, il tepore grigio della (?) che abita Paw Paw Paw ti il momento di crescere. strumentale P a w P a w P a w P a w, e t o - Nel caso degli Zephyrs ci Is talmente catartico quando sono voluti quattro album soundtrack rigira e spoglia la Prince per che se giornate invernali (e se Charming Girls Vs Boys, vedi (Po- k e y i n Yo u r ) G n o c c h i ; f i e r o rendersi conto stri vocali di A Friend), l’incedere lento e soffuso (la bruma autunnale di Ganee- The What Moon). Vo l t a g e Un’ottima per le uggio- The avevano le carte in regola si è già di pessimo umo- ricorda?) per poter fare tutto da soli: re dal candore/terrore folkye infatti in questo ultimo Bri- dose), ma questo non vuol che l’abitava, nel lontano g h t Ye l l o w F l o w e r s . . . t u t t o dire abbandonarsi ai dolori 1981. il processo, dalla composi- dell’anima Se le parti vocali sono una zione al mixaggio, è stato zione, perchè tra i solchi prerogativa del duo statu- seguito personalmente da- di nitense (e sorvoliamo sullo gli stessi, nonché prodot- anche una certa “vivacità”, zoppicante Ants di Adam (chi li/lo & potrebbe questo rincarare con la rassegna- disco risplende italiano della to Marcus un sorriso beffardo dietro Minne Mou- M a c K a y. C h i a r e s o n o q u i n - i vetri bagnati dalla piog- seistic), le restanti tracce di le intenzioni dei fratel- gia: il drumming deciso e - come tutte le altre, del li incalzante resto l’ennesima e David, vero nucleo fon- Hall, con trombe Calexico prova maestra dei Larsen, datore del gruppo: suona- a McEllory - in sono dal batterista scozzesi Nicol, Stuart chiudere di in Hell’s Dark crescendo, sentireascoltare 67 e il sound americano fino ca al midollo delle chitarre in della quotidianità. Il tutto Un po’ troppo semplificate So Called Beau, ingentilito in le problematiche (non ci si dagli archi per introdurre, chiuso da uno spago come improvvisa in tutta la sua scarna bel- quei pacchi che contengo- da un giorno all’altro), ben lezza, la ghost track finale, no solide cose della vita. condotte ma al limite della una versione acustica del- Lo spago l’ho aperto con stucchevolezza le infiore- la Stargazer di When The cura e infilato nel libretto: scenze Sky Comes Down It Comes il mio letargo feticista ha nella vagamente remmiana D o w n O n Yo u r H e a d ( 2 0 0 1 ) . avuto un sussulto, un fre- Ninna nanna della fine). La Nessun cambiamento radi- mito compiaciuto. Poi sono voce, cale per gli Zephyrs, in fin be bisogno di curare quel l’acquisi- passato alle canzoni. E quindi a Fabrizio Panza, zione delle proprie capaci- che con un piccolo aiuto di è timbrata (mi raccomando tà e la volontà di colpire un manipolo di strumenti- però, non rivolgersi al dot- dritti al cuore: quello degli sti nove tor Lanegan: le sue terapie ascoltatori. (6.8/10) rapide tracce per comples- tossico/alcoliche prevedo- sivi ventisei minuti circa. A no sentirlo, sembrano il frut- terali). Con tutto ciò, una to di chi ha ben ascoltato Guai dei conti, solo Va l e n t i n a C a s s a n o Zoldester S e ( C a d a v e r i & P apere, 2005) tra disadorni un digipack ha oggetti patinato, confezionato elettrici. Perturbazione degli archi soprattutto, (come avreb- buonismo fisiologico di cui seccanti nel effetti guado tra collapunk Wire e Perturbazione, Rem e melodia e l’incedere tra In genere si fa riferimento e Ta l k i n g H e a d s , L i g a b u e e umorismo e alienazione di alla confezione di sfuggi- Rosario Di Bella. Lo dico Girate di luna ti lasciano ta, ai margini della disser- subito: le canzoni non sono col pizzicore della curiosi- tazione musicale. Come a belle tà. dire se è bella meglio, al- ne, però non mancano mo- trimenti peccato, poco im- tivi d’interesse. Ad esem- porta. In questo caso, mi pio quella Stelle che nelle sembra che non debba an- strofe dare così. Perché dei due zia asprigna La’s salvo poi membri che quanto la ricorda confezio- una mesti- compongono scomodare watt danzerecci g l i Z o l d e s t e r, u n o s i o c c u - nel ritornello. O il modo in pa dell’aspetto musicale e cui il bluesone turgido di l’altro - Francesco De Na- Attraverso stacca la spina poli - di “grafica e imma- mutandosi in valzer raden- gini”. di te nel chorus. O ancora la dissolvimento del feticcio- tensione acustica di Dice- disco, di avanzata smate- vo di sì o il romanticismo rializzazione del supporto, diaristico di Si avvicina il può sembrare un anacroni- cielo, che ad occhio e cro- smo. Forse lo è. Comunque ce è quello che ad un Liga- – semplicemente - fa pia- bue proprio non riesce più. cere In questi trovarsi tra tempi mani Altrove si cade nell’ovvietà qualcosa di bello, di cura- appunto ligabuesca, come to. Una giostrina di marza- in Arrendevole, appena ri- pane (o plastilina) in co- scattato pertina, colori zuccherosi, inflessione scritte fatte col filo di fer- la ro (i credits e i testi delle mente Afterhours di Dietro canzoni), poi la sequenza i sé non riesce a sbocciare dell’avventura pic- tra gli svolazzi degli archi, colo astronauta di plasti- gli scricchiolii e i tremori di 68 sentireascoltare le un da una languida pop, “passiombrosità” mentre vaga- (6.1/10) Stefano Solventi recensioni R i c h a r d Y o ungs T h e N a i v e S haman (Jagjaguwar / Wide , 6 settembre 2005) R i c h a r d Yo u n g s è u o m o d i v i z i e d i v i r t ù . T r a i p r i m i , rientra sicuramente l’incredibile prolificità e la volubilità delle sue sortite musicali. Per parlare delle seconde, bisognerebbe scomodare un’intera carriera, che ha origine all’inizio degli anni ’80 quando Advent, disco autarchico e spregiudicato, apparve come un fulmine a ciel sereno, mostrando in pratica un’idea personalissima di ripensare il minimalismo. Oggi, nel 2005, un settimo disco solista (senza contare, cioè, l’ingente quantità di collaborazioni) che sorprende ancora una volta per la sfrontata e impertinente messa in scena: una lunga e articolata suite per basso ed elettronica. Il solipsismo digitale di Naive Shaman ci dice di un lato del suo carattere musicale, non del tutto inedito, che può facilmente trovare dei prodromi in dischi c o m e F e s t i v a l , M o t o r w a y, e s o p r a t t u t t o n e l l e c o l l a b o r a z i o n i c o n A l e x a n d e r N e i l s o n . The Naive Shaman segue alcune delle coordinate di questi dischi e le evolve, perdendo in parte il sottile lavorio percussivo di Neilson e trasformando il tutto in solitaria p o e s i a d i g i t a l e . I n t e r a m e n t e c o s t r u i t o a l c o m p u t e r, i l d i s c o v i e n e t a g l i a t o , p e r t u t t a la sua durata, dal suono modificato del basso. Posta in apertura, Life On A Beam, si appoggerebbe al nulla se non ci fosse un basso effettato di frangler e qualche scampolo di percussioni a sancire l’ingresso del ritornello. Il massimo dell’austerità. Il secondo brano, Illuminated Land, è ancora più severo e lontano. Una fitta trama d i r u m o r i d i g i t a l i s c i a m a i n s o t t o f o n d o e Yo u n g s , s t r i m p e l l a n d o u n b a s s o c u p o e o r ribilmente deturpato in sede di effettistica, è libero di intonare il suo personalissimo salmo della mestizia. Sonar In My Soul è un lungo corridoio di suoni isolati, con il basso mandato in loop a supportare la ritmica costituita solo da un metronomico clock digitale. Questo brano, per la fredda interpretazione e anche per l’alterato clima di ansia che promana, giustifica similitudini con grandi angosciati dell’elettronica “nera”, come Nurse With Wound o i misconosciuti Omit. Il quarto pezzo, Once It Was Autumn, è il più progressive - in senso lato - del lotto. S e m b r a q u a s i u n o u t t a k e d a l d i s c o d e g l i I l k , i l p r o g e t t o p r o g d i Yo u n g s , i n u s c i t a proprio a settembre con un secondo lavoro dal titolo Cantiche. Le arcane involuzioni vocali provengono sicuramente da quell’ambiente. A chiudere il disco, Summer ’s Edge II , un lungo (16 minuti) canto di dolore che si stende sul consueto mondo di suoni freddi e meccanici. The Naive Shaman ha una sotterranea parentela con i dis c h i p e r s o l o b a s s o d i J a n d e k , l ’ o s c u r o t e x a n o p e r c u i Yo u n g s , i n s i e m e a N e i l s o n , ha costituito la sezione ritmica per la sua prima apparizione live di sempre. E’ come se la dolente e rustica austerità di dischi come Shadow Of Leaves o l’ultimissimo Raining Down Diamonds fosse stata trasposta in una personalissima versione hi-tech per voce scozzese. N o n c r e d o c h e s i p o s s a p a r l a r e d e l d i s c o p i ù a c c e s s i b i l e d i R i c h a r d Yo u n g s , a n z i , è certamente uno dei più difficili e scontrosi, ma l’arte e la ricerca di suoni inediti, indomiti e originali con dischi come questo è al suo massimo. Per quanti lamentavano un’eccessiva esposizione mediatica, dettata dagli ultimi lavori e dagli ultimi eventi, un’ennesima lezione di stile. Inimitabile. (7.5/10) Antonello Comunale sentireascoltare 69 dal vivo Wilco M a z d a P a l a c e , M i lano (6 set tembre 2005) sta? E non è un caso il ri- pannone in cui sono stati ferimento religioso, perché sbattuti si riempia. Ma non quello che si è consumato fanno in tempo a pensarlo Roma - Milano. 547 chilo- lo scorso sei settembre al che un piano familiare ac- metri. Andata e ritorno. In MazdaPalace è cende i riflettori sull’infer- 24 ore. Ancora mi chiedo stato un vero e proprio rito. n o d i J e ff Tw e e d y : u n a H e l l se rotelle Scarno e spoglio l’altare, Is Chrome ancor più indo- a posto, ma poi ripenso a ornato solo di strumenta- lenzita e trascinante, mar- quello che ho visto e sen- zione (qualcosa come set- toriata da quella voce che tito. Un concerto. Non uno te/otto chitarre bastano a pare come i tanti a un passo da rendere un vite in una sola esistenza. casa, pannello, di Prima di una terzina da to- abbia tutte ma il le concerto per di Milano l’idea?). uno Non straccio vissuto cento eccellenza: non solo per- scenografia. canto- gliere il respiro (l’infinita ché gratuito, non solo per- ri dell’era moderna che si coda psichedelica di Han- ché secondo di due sole e muovono con grande disin- dshake Drugs e la dolcez- impreviste Italia, voltura in questo mare di za sussurrata di Company ma soprattutto perché dei niente, fatto di fili e cavi In My Back), i Wilco mo- Wilco. Ammetto di averli distrat- sparsi strano tamente passare colgono di sorpresa persi- ammaliando sul suolo italico lo scorso no il pubblico (inizialmen- scaltre sirene incantatrici anno, ma quale migliore oc- te neanche un centinaio di e attingendo a piene mani casione per redimermi dai persone), fremente e spe- dagli splendidi A Ghost Is miei peccati se non que- ranzoso che il grande ca- B o r n ( N o n e s u c h / Wa r n e r, date lasciati 70 sentireascoltare in come Sei aver ovunque. poche volte Puntuali capita, - già multipla la - loro doppia personalità, come le più giugno 2004) e Ya n k e e Hotel Foxtrot (Nonesuch / Wa r n e r, a p r i l e 2 0 0 2 ) . Non è passata neanche un’ora e non so più cosa aspettarmi, frastornata come sono da una tale potenza incalzante. Mi guardo attorno e tiro un sospiro di sollievo: tutti sembrano essere svuotati misteriosamente della loro anima, gli occhi vitrei puntati sul palco, rapiti dalla semplicità e dall’umiltà con cui i sei si denudano, brano. In brano perfetto dopo equili- brio, camminano tra country-folk e sperimentazione noise - l’ipnotismo krauto di Spiders (Kidsmoke) -, tra una disarmante sincerità (più le croci che le delizie di una vita intera) e un consolidato mestiere (l’affiatamento e la sincronia che li lega). Preferiscono andare al sodo con il lin- leggerezza sono le uniche gli anni passano anche per guaggio diretto della musi- cose che riescono a sve- lui), di poche parole, con c a , m a q u a n d o Tw e e d y d e - gliare il torpore della mia un’espressione cide di prendere la parola lucidità, che a fine serata perennemente stampata in si rivela un illuminato mae- stenta a riaffiorare, quasi stro di cerimonie, incitan- volesse perpetuare il suo viso. Quest’ultima poi è partico- do ad un urlo liberatorio in stato di benessere incon- larmente accentuata nella Kingpin (colto dal pubblico dizionato. Ma l’evento si è data romana del tour pro- con il cuore in mano), per- concluso e la strada verso mozionale del ché nel suo “maledetto la- casa è lunga. “I’m coming Face Truth voro, il r’n’r è parte stessa home” continuo a fischiet- / della cura”. E c’è da cre- tare mentre cammino, con quanto vittima di un furto dergli, vista la facilità con le mani in tasca a proteg- (non cui gere i piccoli gioielli rega- sterline, lati dai Wilco. si. Insomma, non è il mas- passa spigolosa dalla di frenesia I’m A Wheel alla saggezza pacata della Va l e n t i n a C a s s a n o tradizione americana, non The Self, simo da maggio poco) di scazzo suo ultimo (Domino 2005), in di tremila computer annes- essere baciati dalla sfortuna poco prima di sa- quel Dylan, padre spiritua- Stephen Malkmus Circolo degli Artisti, Roma (9 otto bre 2005) le di tanti, che chiude con I Stephen Malkmus Shall Be Released due ore tamente così di bruciante. aspetta che sia. Spilungo- un uomo di spettacolo che Un applauso scrosciante e ne, ossuto, capello corto e una sensazione di ritrovata tendente al brizzolato (sì, ne ha fatte e viste tante. E il pubblico, accorso in dimenticando mai il re- troterra che l’ha forgiato: un’intensità è come lire sul palco. Ma il nostro ex Pavement va avanti lo stesso, anche se visibil- esat- mente contratto e infasti- ci dito, si come si conviene a sentireascoltare 71 massa con notevole slan- a cio, senza pare sturbato non più essere di tanto: diin toccare - i dieci troppe tranne minuti), chiacchiere sporadici “gra- fondo per rivivere la pro- zie” -, prendendo materia- pria anche le dall’ultimo album e dal solo per una sera, si può adolescenza, precedente Pig Lib (Domi- mandare giù questo e al- no / Self, marzo 2003) e tro. allungandolo Perché l’effetto che dismisura. Malkmus suscita è questo: E un in giro per vedere la dif- viaggio a ritroso nel basta a dare un’occhiata tempo con lo stop fissato fidenza a blico farsi pian piano sod- quindici anni, ciascuno iniziale del pub- chiuso a chiave (anche a disfazione, doppia infine in un’ondeggiare di mandata, chè non si sa mai…) nella propria teste cameretta ad ascoltare me- e incitazioni (me compre- lodie sbilenche, squarciate sa, qua e là da una chitarra, a quella festa del liceo in che cui c’era, ti ricordi?, il lui può assumere, a se- culi, ovvio), come ma l’allegria, della più immen- vicinare perché… Malkmus sa paranoia e via di questo ci lascia così, con questo passo. spirito adolescenziale mai Anche da solista - in realtà completamente sopito, che si presenta con i suoi Jicks ogni al completo - il ricordo dei dare a recuperare, magari bei tempi andati continua tralasciando ad affiorare (e in sala c’è guerrigliera dell’ “io contro qualcuno che segretamente il mondo”. Unfair), ma ciò non toglie che il nostro Steve sia in forma strepitosa e sarebbe un torto bell’e buono non dargliene atto: chitarre lisergiche, feedback e di- storsioni a iosa (molto più che in studio), quel cantato perfettamente stonato là dove serve, coretti uhuh da perderci la testa (su tutte vale il cazzeggio puro di Pencil Rot, crogiuolo di tutte le prelibatezze malkmusiane). Tutto l’arsenale viene dissipato in un’ora e passa di crescendo infinti (lo splendido delirio di No More Shoes che arriva 72 sentireascoltare non tanto nostri fossimo i colori della rabbia, del- che dei gridolini o r e u n a C u t Yo u r H a i r o u n a lei in conda dello stato d’animo, cova il desiderio di ascolta- la e tramutandosi sogni, osavamo dovremmo la parte av- anpiù Va l e n t i n a C a s s a n o classic David Thomas Il giorno che la terra incontrò David Roi di Filippo Bordignon Crocus Behemoth: il mostro di un altro pianeta atterrato sul lago salato. Surrealismo e dadaismo come pane quotidiano di una fisarmonica abbandonata in un sobborgo di Cleveland. Il père Hobo dell’apocalisse sopra Tokyo. Sentireascoltare incontra David Thomas. Dici David Thomas e nessuno sembra aver inteso. Dici Pere Ubu e qualcuno raddrizza le orecchie. “Già sentiti”, rispondono, bene che vada. Se il talento fosse proporzionato alla popolarità esisterebbero dentifrici David Thomas, automobili David Thomas, astucci per la scuola David Thomas e questo nome sarebbe finalmente sulla bocca di tutti con il solo disappunto del suo proprietario, l’ingombrante e corrucciato performer che da più di 25 anni distribuisce prodotti musicali di altissimo valore, incurante del trascorrere delle mode o dei vezzi del mercato. L’ a v v e n t u r a del nostro iniziò nella tet- ra Cleveland quando un gruppo di ragazzi dalle velleità surrealiste (siamo nel 1975) si riunì sotto il nome Rocket From T h e To m b s ( i n o n o r e a l g e n e r e B - m o v i e fantascientifico tanto amato da David). Pare che tra i dettami seguiti dal Nostro durante la formazione del suo primo combo, vi fosse quello di ingaggiare le prime persone che passassero a chiedere un’ audizione, pigliar per buona la prima idea musicale sviluppatasi e non inseg- mazione cambiò nome in Pere Ubu (omag- uire il successo per nessun motivo. Le g i o a d A l f r e d J a r r y, s u r r e a l i s t a a n t e - l i t - testimonianze teram di questo progetto sono e teorizzatore della “patafisica” finalmente rintracciabili negli album The - scienza Day The Earth Met The Rocket From The - attraverso To m b s ( G l i t t e r h o u s e , 2 0 0 2 ) e R o c k e t D e - roi e Gesta e opinioni del dottor Faus- l u x ( S m o g Ve i l , 2 0 0 4 ) . troll Poco meno di un anno più tardi la for- singoli mozzafiato e un LP per l’etichetta delle “soluzioni opere patafisico) immaginarie” letterarie sfornando come una Ubu serie di sentireascoltare 73 Blank dal titolo The Mod- rese ern Dance . La formazione che sprazzo di elettronica odo originale agghiacciante. va riportata per imperdibili da qual- dell’ultimo (determinato, peri- chissà, im- magari da scoraggianti bi- intero e comprende Thomas possibili o semplicemente lanci economici) e una sva- alla voce (suoi pure i testi, imballabili su accordi e ar- gata tra l’incubo dadaista e lo peggi tanto vicini al free- documentata dalle ispirate sberleffo jazz post-punk), indie ben all’inganno Turquoise Fins e My Friend della cacofonia fin de siè- Is A Stooge For The Media Maimone al basso (suben- cle. Poi la pausa per pro- Priests. trato dopo la defezione di getti solisti. di Tim Wright, corso alla pic- Cinque si solito immagini urbane ed cola corte del destruttura- ripristina la leggenda Pere enigmi nonsense. Su tutto to progetto di Arto Lindsay Ubu di troneggia un breve comuni- DNA), formazione etichetta cato dal quale val la pena Krauss alla quanto attitudine H e r m a n a l l a c h i t a r r a , To n y Scott To m Te m p i mentale anni dopo più tardi nuovi e cambi di Copertina copertina e note rivelano batteria e Allen Ravenstine (ora Fontana). Ma qualco- estrarre al sax e sintetizzatore. sa si è come spezzato, e il “Pubblicammo Si dica innanzitutto: da qui recupero delle matrici rock retro di Song Of The Bail- (siamo mal si sposa con la voce ing Man poiché non sape- sempre vamo ’77) agli all’82 sgoccioli gli Ubu del real- più biascicante e come stralcio: testi riempire sul lo offesa Thomas. spazio restante. (…) Pub- bum fondamentali in quanto T h e Te n e m e n t Y e a r ( ’ 8 8 ) f a blicare i testi è un brutto a ricerca e dissacrazione ben sperare ma con gli al- affare”. del formato canzone. I titoli bum rimanenti le proposte A concludere il pacchetto sono Dub Housing (Chrys- sonore im- il fresco di rimasterizzazi- alis, ’78), New Picnic Time poverendosi fino a toccare one Pennsylvania (Cooking (Rough Trade ’79), The Art il Vinyl, Of Walking (Rough Trade, ubuiana con il debole con- Arkansas ’80) e Song Of The Bailing cept Story Of My Life (’93). 2004). Altre pubblicazioni Man Trade, vanno via della via discografia ’98) e l’ottimo St. (Glitterhouse, Già due anni più in là qual- degne di nota sono il con- Come dire: Captain Beef- cosa (la certo del ’91 documentato heart aggiornato ai ’83). fondo buon i izzeranno una serie di al- (Rough del questo al pare smuoversi più creatività - soprattutto dei in Apocalypse Now (Thirsty slavati dettami del punk e grandi - sa essere ciclica) E a r, 1 9 9 9 ) e i l d i s c u t i b i l e ri-filtrato attraverso cer- e Rain Gun Suitcase (Cook- cofanetto Datapanik In The vellotiche esigenze delle ing Ye a r Z e r o ( G e f f e n , ’ 9 6 ) c h e new-wave e no-wave più oltranziste. Nenie stonate 74 sentireascoltare Vinyl ’95) compromesso trova un convincente tra l’acquietamento speri- riassume gli Ubu dal ’75 all’82 riallineando le can- zoni in ordine cronologico, musicale togliendo pezzo i compagni di viaggio tor- Cooking Vinyl nel ’99. origi- na C o n i Tw o P a l e B o y s ( A n d y qualche presente negli LP nali e e registrazioni là aggiungendo a differente far e capolino tra Mayo pubblicata qua Thompson, il geniale lead- Diagram inedite dalla alla solita tromba e er dei Red Krayola (che già Keith Moliné alla chitarra) (d’indubbio valore storico aveva sono prodotti il capolavoro ma spesso di scarsa qual- Ubu nell’81). La jam-ses- Erewhon ità sonora). Ed il Thomas solista? Per sion Crickets manzo omonimo di Samu- In The Flats, il ritorno alle el Butler), la cui versione semplificare roots cd funge pure da rom disc le cose di- collaborato con strumentale patafisiche gli di Big (ispirato al ro- remo che la mole più con- Dreams e l’approccio iper- e sistente delle vicissitudini jazzy e disperante del tra- dio/video a suo nome è stata raccol- ditional Sloop John B sono deliziosamente ta in un secondo cofanetto solo tre esempi per trac- t o , S u r f ’s U p ( T h i r s t y E a r, d a l t i t o l o M o n s t e r, p u b b l i - ciare i contorni di un al- 2001) e il distorto, diaboli- cato per la prima volta nel bum che ancor oggi suona co 18 Monkeys On A Dead ’97 Vinyl, e c l e t t i c o e i n n o v a t i v o . Va r - Man’s Chest (Glitterhouse, ripub- iations… recupera qua e là 2 0 0 4 ) . L’ u n i c a c e d e v o l e z z a linearità dalla Cooking rimasterizzato blicato dalla e stessa eti- materiale au- interattivo e insensa- compostezza nel discorso coi due raga- chetta nel 2004. Gli album ma episodi come The Egg zzi pallidi è quella di ter- contenuti sono The Sound & I continuano a stupire. giversare più del dovuto su O f S a n d , Va r i a t i o n s O n A More Places… è il succu- una forma-canzone onirica Theme (con remix diverso lento pretesto per tentare e rispetto originale), approci free con fiati, pi- volte di tediare un po’. Le More Places Forever (con anoforte e un’ottima sezi- soluzioni remix diverso rispetto one percussiva. In Monster modo si ritagliano un altro all’LP originale), Monster Walks… spazio fondamentale nella all’LP e contiene il melodeon (or- dilatata, rischiando del trio a a ogni Walks The Winter Lake E ganetto con una sola fila di complessa B l a m e T h e M e s s e n g e r. tasti) appiattisce in sopor- Thomas. Egli non ci tiene I iferi valzerini un discorso a lasciar trasparire molto notato che nella riedizione sonoro altro di sé. Non si hanno del 2004 è stato omesso il giusto solo nella sgradev- notizie l i v e M e a d v i l l e , c o n i Tw o o l e e s u b l i m e M y To w n e do la sua privatissima vita Pale nell’impalpabile di privata. Si sa che i genitori egabili. Così come l’altro Coffee Train. Blame… van- lo crebbero secondo i det- live ta di t a m i d e l l a C h i e s a d e i Te s - fan oltranzisti Boys. Winter dell’83, ha avranno Bizze inspi- Comes Home annunciato lo spastico al follia imprevedibili cambi timoni di Geova e che, per un breve periodo, fu criti- mai più pubblicato al fine claustrofobia che co rock per un giornale di di pre- nessuno di questi elementi Cleveland con lo pseudon- sume) l’esclusività per gli sia spinto oltre il confine imo acquirenti della prima ora. delle naturalezza. Unico È un peccato bello e buono, Buone pure le esperienze ta poiché Bad City (attribuito a Dav- riuscito dalla voce a forma di paro- id Foreign- risposta in merito a quella dia ha sempre ottenuto ap- ers, Thirsty 2000) che è forse la domanda più prezzabili l’assurda non preservarne (si sarà quest’omaccione risultati nello Thomas naïf riguar- e Thomas, elettronica specifiche di un’insostenibile atmosfera stesso tempo, punto discografia senza And E a r, piece e teatrale di Crocus cruccio intervista, ghiotta a di Behemoth. per non quesessere scucirgli tutte: “Sei una mai scriteriato tentativo di su- Mirror Man con la Pale Or- riuscito ad esprimere il tuo perare sé stesso. chestra (comprendente, tra concetto In The Sound… ogni trac- gli una canzone?” cia è il pretesto per speri- alla voce e Peter Hammill mentare alle con un genere altri, Linda tastiere e Thompson di religiosità in chitarra!) sentireascoltare 75 L’ i n t e r v i s t a Thomas, a dovere, posso intrecciare le loro abilità creando un due dietro, anni tuo ed ecco perché ho bisogno di lavorare con un gruppo di persone in cui regni la coesione. Inoltre l’intero op- dal pubblico t’ha gridato: erato di un genio non può che essere giudicato alla sua “Genio!”; replicasti morte, e io non ho ancora trascorso la mia vita per tutta dicendo che non pensi a la sua interezza. Aspetta che muoia. Aspetta che abbia te stesso in quei termini. realizzato l’album per il quale sarò completamente sod- Come disfatto. in un ordito assai speciale. Ecco qual è il mio vero talento tizio show durante ad- Italia, tu un giustifichi dunque la discografia di un uomo Come definiresti la tua natia Cleveland a uno stranie- che la ro? Hai finalmente trovato un motivo per amare ques- elaboran- ta città che alcuni definiscono un “incubo siderur- ha rivoluzionato forma-canzone do strutture fino ad al- lora inimmaginate? Credo uno che sulla to il che Sono stufo di parlare di Cleveland. Non voglio semsia brare astioso, ma semplicemente non mi va di tornare arriva s u l l ’ a r g o m e n t o . L’ h o l a s c i a t a v e n t ’ a n n i f a . L a c i t t à c h e giun- ha visto i miei primi natali non c’è più e da tempo. Non pianeta, conosco più nessuno da quelle parti e quando me ne “genio” quando scena da un sembra altro gico”? es- vado in America vedo, al massimo, l’aeroporto e la casa preceduto d i J i m J o n e s ( f o n d a t o r e d e l l a s e t t a Te m p i o d e l P o p o l o , da qualcuno di simile a lui tristemente noto per aver esortato ad uccidersi, il 18 e che, al di fuori dal con- novembre 1978, 900 persone in quello che verrà ricor- testo dato come il più grande suicidio di massa del secolo senza sere al (naturalmente) mai stato comune, pubblico si rivolge attraverso un scorso). linguaggio completamente Che tipo di bambino sei stato? nuovo. Mi fa che Intelligente. Accademico. I miei mi chiamavano “Fessy” i estimatori nutrano (abbreviazione vezzeggiativa di professor). Credo di es- specie rispetto sere stato anche piuttosto autoritario e testardo. miei questa piacere di per me. Non sono una per- Solitamente i giornalisti ti definiscono un burbero… a sona modesta: so di avere me fai l’impressione di una persona perfino timida. un talento speciale. E so Posso essere burbero. Posso essere loquace e affasci- anche individuare i lati fal- nante. Non sono a mio agio con degli sconosciuti e non limentari nella mia opera. piace rispondere alle domande. Le domande sono un Sei libero di dissentire con fardello per gli altri. E le risposte una gabbia, qualcosa quel che ti sto dicendo, ma di limitante per chi le deve rilasciare. Le interviste poi vedo i le vedo come una sorta di performance; mi sono stan- passi falsi che ho compiu- cato di questo genere di esibizioni, di interrogazioni. Ho t o f i n o r a . Ve d o c e r t i p a s - una certa quantità di energia e la voglio dedicare al mio saggi che suonano slegati lavoro. Non mi va di disperderla rispondendo a doman- tra soluzioni de ed esibendomi per i giornalisti. A volte mi mancano buttate lì o magari soluzi- semplicemente le forze per calarmi in quell’arena. E a oni in cui, per cavarmela, volte i giornalisti non conoscono la mia opera e manca- ho usato qualche trucchet- no dell’abilità per carpire quel che gli sto comunicando to (o quello che tento di comunicargli). In quel contesto esattamente loro, certe piuttosto tutti convenzion- ale. E dato che sono per rispondere a delle domande è frustrante. le collaborazioni, dipendo Non mi sembri il tipo interessato a scorazzare in lim- anche ousine o a presenziare ai fashion parties… qual è la dal talento di chi suona con me. Dipendo dal cosa più eclatante che ti auguri come musicista? loro supporto e dalla loro Realizzare uno show di valore, essere apprezzato da abilità comprendere uomini intelligenti, circondato da belle donne e da mu- ciò che cerco di comunica- sicisti soddisfatti. Farmi qualche bevanda gratis, rice- rgli. Quando tutto funziona vere un pasto appetitoso da portare nella mia camera nel 76 sentireascoltare suono. Una volta che il pezzo resta in piedi dall’inizio alla fine, mi concentro sulle parole. Preferisco usare questo approccio, perché voglio che il sound e la musica siano quanto più possibile veicolo delle mie espressioni. Quanto più ci riesce di coniugare suono e musica a supporto della prospettiva e della struttura del brano, tanto più ne esce qualcosa di interessante con le parole e la voce. Hurry Back (dall’album c o n i P e d e s t r i a n s Va r i ations un On A brano Theme) è straordinario, struggente e con un ot- timo potenziale commerciale: ci vedresti un ind’albergo e lì guardarmi un bel film di fantascienza o q u a l c h e e m i t t e n t e i n l i n g u a i n g l e s e . Ve d i ? N o n s o n o proprio un genio dopo tutto; solo l’ennesimo sciattone di una rock’n’roll band. Ascolto una canzone dei Pere Ubu come Birdies (da The Art Of Walking) e mi chiedo: da dove diavolo siete partiti per registrare un pezzo del genere? Da una linea vocale? Dal testo? Proprio non capisco… Lavoro utilizzando ogni tecnica immaginabile. Preferisco iniziare con uno stralcio musicale. A volte i musicisti che collaborano con me portano in studio un pezzo già bello e pronto. A volte lavoriamo assieme. Altre volte utilizziamo una serie di idee musicali e lavoriamo come equipe tentando di dar forma a qualcosa che abbia a che fare con ciò che voglio ottenere. Poi ci sono le volte in cui parto da una melodia suonata al melodeon (un organetto con una sola fila di tasti). È raro che il tutto abb i a i n i z i o c o n d e i t e s t i g i à s c r i t t i . C o n i Tw o P a l e B o y s , Keith e Andy lavorano insieme per presentarmi dei brani tra i quali scelgo quelli che preferisco. Mi capita anche di chiedere improvvisazioni che penso possano portare a estrarne qualcosa. Con i Pere Ubu a volte si improvvisava in questa maniera. Qualcuno propone un’idea utilizzata come punto di partenza. E per i testi, come fai? In ogni album cerco di iniziare da un concetto di base col quale le storie narrate si devono approcciare e poi elaboro una struttura generale, riguardante le cose che voglio utilizzare in studio in termini di metodologia e terprete in particolare a rilanciarlo come singolo scala-classifica? Non ne ho idea. Non penso mai agli altri cantanti. A dire una il vero canzone persona: ho per scritto un’altra s’intitola Fly’s Eye, nel disco Pennsylvania, ed è stata scritta per Kylie Minogue. Perciò vedi quanto sono bravo a scrivere brani per gli altri o a immaginare cosa potrebbero fare gli altri con le mie intuizioni… Quali sono le voci celebri che preferisci? Quelle Linda di Jackie Thompson Leven, e Mark M u l c a h y. Esiste un dovere comune a ogni artista? Dire le cose come stanno e prendersi la responsabilità delle proprie azioni. E ora esponiti un po’: la tua canzone più autobi- sentireascoltare 77 ografica? to fiacco. Qual è il tuo bilancio di questa seconda Brunswick Parking Lot ( versione dei Pere Ubu? da “18 Monkeys On A Dead A questo punto esistono ormai ventisei versioni diverse Man’s Ches”t di DT & the di quella band… Credo ti riferisca agli album pubblicati Tw o P a l e B o y s ) . per l’etichetta Fontana, prima dei quali si erano verifi- Devo aver letto da qual- cati già otto assestamenti nell’organico del gruppo. A che parte che se si è fe- ogni modo mi piace il lavoro che abbiamo fatto per la lici Fontana. Mi piacque il fatto di riuscire a lavorare per non c’è bisogno di scriverci sopra… una grande compagnia discografica e imparai un sacco È un’assurdità pronunciata di cose che diedero vita al mio lavoro di allora. Regis- da una persona sostanzial- trammo dei buoni album impiegando le metodologie più mente paurosa. Non credo d i s p a r a t e . L’ u n i c a c o s a c h e d i v i d e u n a g r a n d e e t i c h e t t a sia giusto porre dei limiti d a u n a i n d i p e n d e n t e s o n o i s o l d i . L’ u n i c o f a t t o r e s i g n i - a riguardo. E se qualcuno ficativo in relazione a quanto detto riguardo a Story Of lo venisse a dire a me, us- My Life è che, a quel punto, eravamo una band di quat- cirei dal seminato pur di tro elementi in un periodo di transizione. sia in L’ u l t i m a r e i n c a r n a z i o n e d e i P e r e U b u h a p r o d o t t o n e l errore. Non mi va di fare 2002 St. Arkansas. Un album che torna alle glorie nulla che sia semplice da degli albori anche grazie a un incubo di grande evoc- realizzare. atività intitolato Dark. dimostragli Ciò quanto facile Quella fu un’improvvisazione. Ci piaceva così come era catturare l’attenzione del perché è più uscita la prima volta perciò chiedemmo a Steve Mehlman pubblico trattando temat- (batterista del gruppo) di annotare ogni variazione del iche diagramma sonoro prodotto dalla nostra impro e impara- malinconiche e os- cure? mmo, pazientemente, a riprodurre ogni anomalia e ogni Trattare il lato oscuro è più imprecisione dell’impro perché suonasse tale e quale facile, lo ammetto. Molto è anche dal vivo. Scrissi il testo percorrendo la interstate comunque che collega Nashville a Memphis, un tardo pomeriggio determinato da ciò in cui crede l’artista. m e n t r e m i r e c a v o a To l e d o . È u n i d e a c h e v o l e v o s f r u t - To r n a n d o a i t e m p i d e l t u o tare da tempo ed è stata fondamentale per la costruzi- primo Rocket one dell’album. È così che mi piace scrivere i testi delle F r o m T h e To m b s , c o s a t i gruppo, i canzoni: salire in auto e attraversare l’America per le riesce di ricordare? settimane necessarie a comporre tutte le lyrics di un al- Rabbia, frustrazione, e la b u m . I n a l c u n i l a v o r i c o i P e r e U b u o c o n i Tw o P a l e B o y s , determinazione conoscendo la geografia dei luoghi, puoi probabilmente di andare oltre. Dopo stilare il tragitto che ho percorso intorno all’America. The Bailing Song Man Of The dell’83, i Pere Ubu si prendono una pausa per coltivare le esigenze soliste. Nell’88 tornano a esistere dopo alcuni cambiamenti nella formazione, incidendo in sei anni piuttosto dall’altro. quattro distanti Il primo album l’uno pas- so di questa rinascita fu i l c o n v i n c e n t e T h e Te n e m e n t Ye a r , m a S t o r y O f My Life mi suona piuttos- 78 sentireascoltare classic album S p i d e r, s o t t o a l c u i i n c a n t o della Depressione (in guisa palpitano un’angoscia fle- di uccello, parente in qual- bile e una debolezza tena- che ce, le canzoni pervase da occhi neri di Nick Drake). un senso di malattia quasi Ma è anche un disco di ri- fosse l’accordo fondamen- nascita, tale. Cosa altro pensare di ranze strappate al malani- fronte a parole come “vo- mo, pur se di esso ancora glio una nuova faccia pro- impregnate: prio ora/ e la voglio catti- pop accattivante di Sick Of va/ voglio un nuovo corpo Goodbyes (scritta assieme che una a David Lowery dei Crac- mucca macellata”? Oppure: ker), o la gracile mestizia “lei mi coprì con le sue ali/ della cover Hey Joe (l’ori- tenne la mia testa e disse: ginale è del genialoide Da- povera con- niel Johnston, cui Linkous tenute in Pig e Sunshine, produrrà nel 2003 l’ottimo S p a r k l e h o r se G o o d M o r n i ng Spider (Capitol, 1998) foga noise punk e rabbia F e a r Yo u r s e l f ) . sgangherata Ed è infine un disco di svol- fiabesco abbandono e rab- ta, A onor di traduzione Spark- bia narcotizzata nell’altra, l’elettronica sono percorsi lehorse vale a dire i due estremi con un’intensità destinata lo significa scintillante”, “caval- sono cosa”? Sono nella prima, di cane sorrisi si perché i dagli e spe- prenda sentieri il del- di poetico/stilistici del disco. a Entrambe forma e sostan- la cifra espressiva del No- quanto del segnare sempre di più loro za di un dolore rannicchia- stro Viva- to fin nel midollo, annida- nel dixiesubmarinetransmis- to nel buio, incastrato nel ne, nelle toccanti Box Of sionplot. Album balordo e Stars 1 e 2, tra i vibrafoni intenso, ispirato e dispe- vivo dell’anima. E’ una specie di apocalis- rato, di si intima, una tragedia di te Come On In…). Diffici- una poetica aliena e anti- piccole cose spezzate per le lasciare fuori qualcosa ca, costantemente sull’or- sempre, confessione enig- senza commettere ingiusti- lo del collasso emotivo. In matica che si consuma ad zia, ma è la regola in casi pratica il disco che fareb- esempio nel volgere di due come questo. Per cui dirò b e u n N e i l Yo u n g g i o v a n e canzoni stret- oltre soltanto di Ghost Of alle prese col caos sinte- ta come His Smile tico di fine millennio. Poi, Cruel Sun (sbocco acidulo che sembra anno di un set di Tim Burton, l’im- stupendo titolo giù forte/ del lì. Buffo, certo. Mai però il o sia modo esordio: vissuto 1996, sul Mark filo Linkous legate da consequenzialità cosmica insofferenza) (i trepidi sottofondo ologrammi di Sunshi- e il piano della struggen- (una pianolina strappata ad – in pratica gli Sparklehor- e All Night Home (valzer- pertinenza se sono lui - pensò di con- blues immerso in una neb- osa recitare “l’inferno è un cedersi una dieta di farma- bia fantasmi mondo duro per le picco- ci tale da schiantarlo dopo Pink Floyd). O che si mani- le cose”), di Maria’s Little un oppiacea di malaticcia che londinese. festa con la tenera impla- Elbows (tristissima ballata Seguì una fase di prostra- cabilità di Painbirds, dove per chitarre e viola, “a vol- zione fisica e nervosa da un (è te senti di avere le braccia annichilire un elefante. Ne d i S c o t t M i n o r, l ’ a l t r a t e - vuote in mezzo al mondo”) uscì, credo, per abitudine sta pensante del progetto e di quel suicidio commer- all’impalpabilità, Sparklehorse), ciale concerto all’esse- drumming un in- al centro del dolenzito attra- stritolacuore sembrano tra- Chaos Of The Galaxy che verso questo, arrivò il se- scinare a braccio Linkous fagocita condo lavoro Good Morning mentre la accoglie cornetta posto Malgrado e una riff re come vapore tra le cose. questo e asciutto l’arrivo programma, vale nelle strepitosa a sue Happy dire spire Man, sentireascoltare 79 pezzo (treno rock chitarre e Crisis? zione di Hodgson a spinge- in ser- (1975). La formula preve- re il motore sui giusti giri, rima- deva ambientazioni classi- quindi i versi (tema: l’alco- lo-fi)che che e perturbazioni infor- lismo) snocciolati con foga qualcuno darebbe un brac- mali, rock-blues asprigna prima dell’inquie- cio per avere in repertorio: sterzate escursioni to Linkous invece gli tarpa le vaudeville, ali, ti resta e ratissimo, sticato il drumming hardcore wave come volo, se e ne temesse annebbiandolo Crisis? What strutture su mutevoli arrangiamene spesso il allarme lungo del ritornello, assolo di piano lus- su stolida reiterazione rit- in sureggianti (ottoni, synth, mica. A proposito di belle un artificio da radio fuori organi, archi, clavicemba- canzoni, ancora meglio fa sintonia. Qualcuno gli fece li, corde…) attorno alla co- Gone Hollywood: esce dal notare l’eccesso di assur- stante del piano elettrico e niente, dità, e dello sconcertante doppio dai sapori lontani, un piano filamento Infatti, come un treno che si avvi- lito” come singolo. Meglio accanto al timbro da blue- cina, e poi subito l’abbor- così. sman bianco di Davies, il daggio di batteria, chitarre Siccome la fisionomia del falsetto di Roger Hodgson e voci, il sax e le tastiere dolore diventa con gli anni sembra(va) il personaggio come – ahinoi - più chiara, amo di un fantasy acido, piffe- quella melodia che non si Good Morning Spider di un raio schizzato dai magneti decide amore che non vuol saper- dell’altoparlante a guidar- sa per poi impasticciarsi, ne Intanto ti i pensieri fino al centro ritornare Mark Nostro – appassire. continua a bontà un’apparizione sua – lo fece uscire “ripu- di il è vocale. fumi ad misteriosi, essere sul poi qualco- tema princi- scrivere della tempesta. Si possono pale e infine svicolare su canzoni piene di fantasmi, disprezzare e anche irride- un lungo, liquido assolo di come fiori sulla tomba del re i Supertramp (è capita- futuro. Dagli ultimi segnali to, capita, capiterà), ma il sax. Sovrintende - non ci crederete - sembra loro suono è un marchio. stramba felice. Un merito non da poco. Mentre il punk ostentava fa scherzosamente catchy creste rebrale ma tenera, ricerca- Stefano Solventi leggendarie e di- il tutto teatralità una che si con The Logical Song, ce- grignava dentature proble- ta matiche, vide la luce Even pop, col pungolo del pia- In no elettrico, lo zampillare The (1977): Quietest rhythm Moments and blues strategia improvviso di di seduzione nacchere & capriccioso, pop con tenta- campanellini, la veemenza zioni quadret- del sax, la voce efebica e ti frizzanti e maliosi. Era angolosa. Goodbye Stran- l’antefatto di Breakfast In ger America, anno 1979. Die- ce ci canzoni, 46 minuti cir- schiaffeggiato da pennate ca: entrava preciso in una ciccione e improvvise av- Supertramp B r e a k f a s t I n A merica (A&M, 1979) cassetta venture prog, i Bee Gees d’assoluto, (erano tempi di e la title spandono su l’accelerata-con-fuga Sulle tracce del prog più Child Of Vision. Un peccato finale e il caracollare car- potabile, – madornale, però, mangiarsi nascialesco come dei Traf- cantante e pianista – vol- la beachboysiana coda di f i c i n c o m b u t t a c o n g l i Ye s . le tentare coi Supertramp Child Of Vision. Bellissima Combustioni un’avventata ibridazione pop-jazz-errebì. Ci piuttosto bene Of Century The con 80 sentireascoltare Pan RnB chiando appena la coda di Davies Tin liquore inve- cassette, quelli), mangiuc- Rick palchi track A l l e y, del spontanee, canzone: quel riff orizzon- semplici meravigliose evi- riuscì tale d’organo e synth, l’en- denze. Cos’altro chiedere? Crime trata Nulla. (1974) della batteria come un lancio di dadi, l’incita- Anzi, perché no? Ta k e T h e L o n g W a y H o m e , ad esempio. Pezzo in grado di rapire cuoricini sensibili, per il modo in cui sorge, un filo di luce radente nel buio vaporoso, e la zampata drammaturgica piano. Poi del quell’armonica da hobo che non ha dormito affatto, troppo impegnato a coprire la distanza lattiginosa, il passo lieve del piano come una danza sulla catastrofe delle illusioni, il dialogo tra armonica un brodo di e frizzante clarino in hammond, lo struggimento del ritornello su evanescenza di synth, e ancora lo strano finale in cui tutto pare acquietarsi, e i colori dileguano dalle cose. Ok, lo avrete capito: amo questo disco. C’è un’isola deserta nella mia prossima vita, e Breakfast In America è l’undicesimo titolo che mi porterei, quello nascosto nel doppio fondo della valigia. Un disco vivido, presuntuoso, vibrante. Un disco epico e cialtrone. Un gran disco, altroché. Stefano Solventi sentireascoltare 81 rubrica la sera della prima a c u r a d i Te r e s a G r e c o Jan Švankmajer Materia per l’assurdo di Antonello Comunale Alice (1987) Le visioni del regista boemo non seguono nessun presupposto ordinario. Non vengono battute le strade illuminate, ma si prediligono le associazioni inusuali. Voli pindarici dell’occhio per lasciare intendere altro. Lo sberleffo, la caricatura e la satira politica ne sono diretta conseguenza. “Il mondo si divide in due categorie di diversa ampiezza... quelli che non hanno mai sentito parlare di Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i suoi lavori e sanno di essersi trovati faccia a faccia con un genio.” A n t h o n y L a n e - “ T h e N e w Yo r k e r ” Esistono alcuni artisti, che non si limitano a costruire il proprio percorso autoriale inscatolati in una realtà mai messa in discussione, ma piegano quest’ultima sotto un incessante processo di creazione. Appartengono a questa categoria, autori come B u n u e l , F e l l i n i , Ly n c h , J o d o r o w s k y, G r e e n a w a y, B r a k h a g e e M a y a D e r e n . R i s p e t t o a questi, Jan Švankmajer va, se possibile, ancora oltre, in una irrefrenabile pulsione al movimento, al disordine visivo e alla produzione incessante di immagini che mangiano altre immagini e di soluzioni visive letteralmente “inaudite”. Nato a Praga nel 1934, 82 sentireascoltare Brucaliffo (1987) Švankmajer vanta una formazione che ha i contorni eu- ad essere interdetto dalla ropei del giovane apprendistato di bottega. Dal 1950 regia al 1954, frequenta l’Istituto di Arti Applicate, per poi sione delle autorità ceche, approdare all’Accademia di Arti Visive di Praga. Grazie per gli anni che vanno dal alle sue abilità di manipolatore, animatore e creatore 1972 al 1979. di marionette, entra a far parte del celebre Laterna Ma- L’ a p p r o d o gika Puppet Theatre. Si tratta di una originale variante viene nel 1964 con il corto ceca della rappresentazione teatrale, dove marionette, The Last Trick (1964), in filmati e balletti si unisco in un mix dal grande impatto cui due maghi danno bella visivo. E’ probabilmente qui che il giovane Švankmajer mostra delle loro capacità. incontra per la prima volta le tecniche filmiche, ed è L’ i n t e r e s s e p e r i p u p a z z i e probabilmente qui che la commistione di elementi etero- gli genei ai fini di una rappresentazione visiva, diventa per commistione lui un credo su cui imbastire una poetica. Il suo occhio e la sua attitudine non seguono nessun ne e riproduzione del mo- presupposto ordinario. Non vengono battute le strade dello illuminate, ma si prediligono le associazioni inusuali. già credito nel primo pe- Vo l i p i n d a r i c i d e l l ’ o c c h i o p e r l a s c i a r e i n t e n d e r e a l t r o . riodo, che va dal 1964 al Lo sberleffo, la caricatura e la satira politica vengono 1972. di conseguenza. Il passo per la scuola surrealista è ch breve. Švankmajer milita infatti nel gruppo surrealista Juan (1970) e Jabberwocky ceco, cui fanno capo molti degli intellettuali attivi tra le (1971) tradiscono la poeti- d u e g u e r r e , t r a c u i V r a t i s l a v E f f e n b e r g e r , K a r e l Te i g e , ca dell’autore, in tutte le Vitzslav Nezval, Marie Ermínová e Konstantin Biebl. Il sue gruppo fondato nel 1934 ha prodotto molte delle opere ne le spese, ovviamente, i più interessanti della corrente surrealista europea, riu- procedimenti cinematogra- scendo a passare, indenne e incontaminato, attraverso fici, rimontati, scomposti e la dura censura stalinista. Švankmajer stesso patirà a sbeffeggiati con un’attitu- lungo le oppressioni e il controllo politico, arrivando dine anarchica che ha po- sotto diretta alla oggetti pres- regia inanimati di av- e la animazio- vimento tramite la tecnica stop-motion and hanno Opere come Pun- Judy (1966), Don sfaccettature. A far- sentireascoltare 83 Faust (1994) chi eguali. Nessuna convenzione per nessuna regola. mento dal celebre classico Gli attori sono inutili e quando appaiono, come in The di Lewis Carroll. Un pre- Garden (1968) e The Flat (1968), sono pantomime, fan- cursore del surrealismo al tocci di materiale diverso, ma mossi da fili invisibili servizio di un anarchico del c o m e m a r i o n e t t e . L’ u m o r e e l ’ a t m o s f e r a s i m u o v o n o t r a linguaggio visuale, nonché il grottesco e il caricaturale, con larghe concessioni ad - per sua stessa ammissio- un gotico strisciante e kafkiano che rimarrà caratteri- ne - ispirato dal consumo s t i c a p r e g n a n t e d i t u t t i i s u o i l a v o r i . Va l g a u n e s e m p i o di Lsd (nel 1973 un gruppo per tutti: The Ossuary (1970), una dance macabre per di psichiatri dell’arma ceca fotogrammi che sviscera ogni anfratto dell’ossario della compì una serie di test su- Chiesa di Sedlec. Ma il Nostro si cimenta, a modo suo, gli effetti del Lsd, sommi- anche con altri classici della letteratura gotica come nistrata Horace Walpole in The Castel Of Otranto (1973/79) e volontari. Edgar Allan Poe, con The Fall Of House Of Asher (1980). uno fra questi) sono ele- I corti del secondo periodo (1979-92) mostrano decisivi menti passi in avanti dal punto di vista tecnico e una ormai sciare incontenibile carica satirica, fino a sfociare nello sber- che si troverà sullo scher- leffo finale di The Death of Stalinism in Bohemia (1990). mo. Ma il risultato finale è Dimensions of Dialogue (1982) e Darkness-Light-Dark- ancora più originale delle ness (1989) mostrano il lato più sperimentale e avan- ipotesi. Alice guardista dell’autore. Nel primo è evidente l’influenza riormente la sua creatività. del celebre pittore Arcimboldo, con una serie di teste, Una di diverso materiale che si mangiano e risputano l’un di soluzioni tecniche, per l’altra. Nel secondo, diverse arti si contendono la com- animare esseri il cui uni- posizione di un corpo umano. co antecedente può essere Il lavoro di Švankmajer è ormai così maturo, che il suo trovato negli relegarsi, per necessità e virtù, alla forma del corto, Bosch, sono stride un po’ con la grandezza dei risultati. Il passo per sto per una rilettura per- il lungometraggio è a questo punto brevissimo e il boe- sonale mo lo compie quasi con nonchalance. Il primo lungome- del classico carrolliano. Il traggio è Alice (1987) un libero (quanto mai...) adatta- bianconiglio 84 sentireascoltare ad un gruppo Švankmajer sufficienti serie e era per ipotizzare di la- quello libera ulte- impressionante affreschi il di presuppo- destabilizzante è un pupaz- zo di cartapesta che perde l’appunto, di continuo la sabbia che Tra lo riempie, mentre l’orolo- Nostro ha il tempo di in- di Švankmajer è un mondo giaio e il cappellaio matto castonare un’altra gemma dove la realtà non si ribal- si presentano con le sem- satirica ta. E’ già totalmente altra bianze di un giocattolo a of Pleasure (1996) che si carica focalizza e una marionetta Food Faust e (1992). Otesanek, con il Conspirators espressamente la rapidamente dopo pochi minuti di visione. in partenza. Al giorno d’oggi Quello non c’è di legno. Il brucaliffo è un sul tema della sessualità e praticamente calzino che si autocuce in della ricerca del piacere, tore una calzini arrivando a inscenare tutta possa animati a mo’ di serpe fu- una serie di articolati mec- creatore di Dimensions of roreggiano nel pavimento. Dialogue nella capacità di costruita canismi masturbatori. Artista a suo modo solita- in una serie di stanze sti- rio, che oltre al cinema si funzionano lizzate e sinistre, quella di cimenta anche in altre arti regole Švankmajer è una versione insieme Eva, riose. Spesso si utilizza il claustrofobica e allucinata Jan può termine surrealista per eti- della classica wonderland essere etichettato sempli- chettare le visioni di Lyn- entrata cisticamente con gli agget- ch, ma l’autore americano tivi “visionario” e “surrea- si muove in direzioni diver- stanza dove Completamente nell’immaginario collettivo. L’ a p p o g g i a r s i a moglie Švankmajer non au- cinematografico che rivaleggiare con il creare mondi assurdi, che sulla base recondite e di miste- e le”. Il suo è un mondo che se da quelle di una messin- fiabe per imbastire i suoi ha dei precisi meccanismi scena realmente surreale. trip cinematici storie alla nessun pro- e una riproduzione costan- Idolatrato dalla generazio- cedimento caro all’autore, te di elementi chiave, che ne tanto che i successivi la- nominano videoclip, vori continueranno su que- zioni. Da un lato prosegue scontrare qualche influen- sto percorso, è un visioni e crea- dei è riadattando la tradizione eversiva del- za la caricatura politica, dal- dell’assurdo ca fiaba boema in Otesa- l’altro mette a frutto la sua Cunningham nek prodigiosa per bre Ta r s e m immagi- Ma probabilmente riletture Sono sempre in cui le canonizzate dal tempo storie la produzione ni alterate, di esteta come Chris o sul cele- di The Cell. sono i Fratelli Quay a poter es- piegano al genio persona- poetiche. Il suo approccio sere considerati i migliori le dell’artista. Il Faust di è originale, perchè la sua continuatori Švankmajer messinscena svankmajeriana, è una incre- contaminazione simboliche raffinato ri- e dbile si creatività un per possibile il Faust (1994) e un’anti(2000). su movie-makers trascende dell’estetica al pun- tra un’estetica surrealista fine to che arrivano a dedicare tra a se stessa e approda alla un omaggio al regista boe- Il dimensione della parabola, mo, intitolato The Cabinet piccolo Otik è un bambino del o f J a n Š v a n k m a j e r, i n c u i di la I suoi simboli non si na- l’autore voglia di maternità di due scondono all’occhio, ma lo le sembianze di una testa genitori sfidano impertinenza a forma di libro. Del resto de in cambio una sempre e violenza, sviscerando le sono in fuga anche loro da maggiore quantità di car- metafore sottendono. un mondo ( gli Stati Uni- ne, dando credito e rappre- E’ per questo che una defi- ti, quasi rinnegati) sempre sentazione ad una dei leit nizione superficiale e pro- più in linea con le visioni motiv umano e realtà marionetta, e palcoscenico. legno che soddisfa sterili, più cari ma chie- all’autore: raccondo con che allegorico. è mostrato fondamente sbagliata come edulcorate il consumo, il cibo, l’atto quella connazionale Disney e sempre meno di- del mangiare. Švankmajer Milos Forman, che ha de- sposto a correre il rischio gli dedica anche un cele- finito l’autore di Otesanek di liberare realmente l’im- bre corto dai risvolti poli- “un misto tra Walt Disney maginazione e quello che si tici evidenti, intitolato, per e Luis Bunuel”, si sgreto- nasconde dentro di essa. del e piatte sotto della sentireascoltare 85 Filmografia The Last Trick (1964) J.S. Bach: Fantasy in g minor (1965) Play With Stones (1965) Punch And Judy (1966) Et Cetera (1966) Historia Naturae (1967) The Garden (1968) Picnic With Weissmann (1968) The Flat (1969) Quiet Week In A House (1969) The Ossuary (1970) Don Juan (1970) Jabberwocky (1971) Leonardo’s Diary (1972) The Castle Of Otranto (1979) The Fall Of The House Of Usher (1980) Dimensions Of Dialogue (1982) To T h e C e l l a r ( 1 9 8 3 ) The Pit, The Pendulum And Hope (1983) Alice (1987) Virile Games (1988) Another Kind Of Love (1988) Meat Love (1989) Darkness, Light, Darkness (1989) Flora (1989) The Death Of Stalinism In Bohemia (19909 Food (1992) Faust (1994) Conspirators Of Pleasure (1996) Little Otik (Otesánek) (2001) 86 sentireascoltare L a f a b b r i c a di cioccolato (di Tim Burton - USA 2005) “I dolci non hanno bisogno di significato” La favola gotica e grottesca di Tim Burton diverte e fa riflettere. Calato nell’immaginario burtoniano, il classico per bambini di Roald Dahl Charlie And The Chocolate Factory diventa un pretesto per ironizzare, con sarcasmo, su un mondo per adulti e bambini ormai ampiamente standardizzato, i cui cliché fanno da motivi conduttori del racconto, mostrando la mancanza di fantasia e di innocenza in cui siamo ormai condannati a vivere. Willy Wonka (Johnny Depp), il re del cioccolato che indice un concorso mondiale per trovare cinque bambini che visiteranno, per un giorno, la sua immaginifica fabbrica, è in realtà alla ricerca di un erede che prosegua il suo lavoro. E lo troverà infine in Charlie Bucket, ragazzino povero, che vive con genitori e nonni in una casa modestissima della periferia londinese, in un contorno dickensiano di buoni sentimenti e dignità estrema. Al mondo colorato e fantastico della fabbrica si contrappone la casa di Charlie, sbilenca, scura, in un paesaggio espressionistico, ricoperto di neve (elemento poeticamente evocativo), reso da un sapiente uso di ombre e luci. La visita dei bambini e dei loro parenti alla fabbrica scatena la vena surreale e insieme sadica del regista, tra scenografie coloratissime e giochi di luce iperrealistici e vividi, che rendono l’inquietudine degli ambienti, in un caleidoscopio di giochi, citazioni e rimandi, con toni sia comici che drammatici. Gli operai della fabbrica, i p i c c o l i O o m p a - L o o m p a , t u t t i i n t e r p r e t a t i d a l l o s t e s s o a t t o r e ( D e e p R o y, m o l t i p l i c a to elettronicamente) danno la possibilità di passare attraverso una serie di bizzarri numeri (purtroppo doppiati) cantati e coreografati, su musiche di Danny Elfman; si passa da citazioni acquatiche alla Ester Williams, ai Beatles, al trash glam metal, al musical hollywoodiano anni ’50, mentre si compie, con lo sguardo compiacente del regista e di Wonka, la nemesi nei confronti dei bambini che stanno per essere elimin a t i . L’ i n f a n z i a e i l m o n d o a d u l t o n e e s c o n o a p e z z i : v i z i a t a , c o n s u m i s t i c a , e g o i s t a e arrivista è la società dei consumi di grandi e piccoli. Willy Wonka sceglierà alla fine il bambino “meno fastidioso” e senza apparenti difetti, che ama la sua famiglia e comprende il valore dei legami affettivi, e che lo farà riflettere sulla sua vita di solitudine e mancanza di calore umano. Un finale consolatorio. Il Wonka di Johhny Depp è un bambino mai cresciuto (che rimanda a Edward mani di forbice e prosegue le tematiche padre-figlio già espresse in Big Fish), ma ormai disilluso e cinico, inquietante e dissacratore; è il diverso, il freak burtoniano (ogni bambino rappresentato nel film lo è, d’altra parte, anche il Charlie poverissi- mo), il ragazzino scappato di casa anni prima per inseguire il suo sogno, contro la volontà del padre (un terrificante Christopher OompaLoompa Lee, che vediamo raccontato nei flashbacks). Numerose le citazioni presenti nel film: dalla fanta- sentireascoltare 87 scienza di Kubrick rivisitata a mo’ di omaggio-dissacrazione (il ritrovamento del monolite, che qui diventa barretta di cioccolato), al Mago di Oz, a Psycho nella scena della doccia, alle autocitazioni, alla televisione che tutto omogeneizza (inglobando in sé il bambino tecnologizzato, in una delle invenzioni di Wonka, occasione per ironizzare sulla società dello spettacolo), in un rimando continuo al sottotesto che si svolge parallelamente alla trama principale (usata per raccontare altro), dando una sensazione di inquietudine e di instabilità, una delle cifre stilistiche di Burton. Un film da non perdere, aspettando La Sposa cadavere, prossimamente sui nostri schermi. Te r e s a G r e c o C u l t M o v i e : T r i l o gy Of Terror (di Dan Curtis - USA, 1975) “ L’ h o v i s t o d a b a m b i n o , e d e r a u n o d e i f i l m p i ù t e r r i ficanti che avessi mai guardato. Più di 15 minuti con questo piccolo mostro, che corre qua e là per l’appartamento, tentando di uccidere Amelia: una cosa veramente molto macabra da vedere in televisione”. ( S a m R a i m i , U N C U T, 2 0 0 5 ) T v - m o v i e d i v e n t a t o u n c u l t h o r r o r, c o n o s c i u t o n e l l a v e r sione italiana come Trilogia del terrore, è forse il film più famoso di Dan Curtis, merito anche di una fruttuosa collaborazione alla sceneggiatura con gli scrittori Will i a m F. N o l a n e R i c h a r d M a t h e s o n . J u l i e , M i l l i c e n t a n d Therese, Amelia : ritratti di donne in tre episodi, tratti da altrettanti racconti di Matheson, interpretati da una duttile Karen Black, sono meccanismi perfetti che svelano l’orrore quotidiano e le inquietudini che si celano dietro a una facciata di apparente normalità. I primi due episodi richiamano tematicamente la serie Ai confini della realtà (di cui Matheson fu autore): si concludono, quindi, con una sorpresa finale e relativo colpo di scena, reggendosi quasi interamente sulle interpretazioni istrioniche di Karen Black. In Julie è una professoressa che è costretta con il ricatto ad avere una relazione con un suo studente, ma lei non è quel che appare e lo studente ne pagherà le conseguenze con la morte. Nella seconda parte, Millicent and Therese, l’odio di due sorelle esplode, quando muore il padre. Anche in questo caso la sorpresa è dietro l’angolo in un caso di doppia personalità… Il terzo episodio, Amelia, (tratto dalla short story Prey di Matheson) il migliore dei tre e quello più famoso, vede una donna sola (dominata dalla madre), terrorizzata dalla statuetta di una bambola Zuni (il regalo per il fidanzato), che prende vita dopo essersi liberata, accidentalmente, di una catenella d’oro che aveva alla vita, perché lo spirito maligno di un cacciatore si è impadronito di essa . Dopo una lunga, claustrofobica e angosciante caccia per tutta la casa, Amelia riesce infine ad averla vinta, ma lo spirito malvagio si impossesserà di lei…Il prossimo passo consisterà nell’invitare a casa la mamma… E’ la realtà sfuggente il tema del film, l’orrore e la paura che nascono nel e dal quotidiano; il superamento della realtà, il reale e l’irreale mescolati, che rendono quindi possibile una zona di confine. La paura e l’orrore nascono nelle mura domestiche (quanto deve Stephen King a Matheson?), in interni: l’appartamento di Amelia diventa una prigione in cui la donna si dibatte, alla ricerca di una possibile salvezza. Il for- 88 sentireascoltare mato tv della short story porta la tensione al massimo in poco tempo, fino all’epilogo. Spesso la camera ha il punto di vista dell’idolo Zuni, con riprese in soggettiva dal basso che aumentano la paura e il terrore; le scene in cui compare il guerriero sono state girate con un fantoccio, senza l’uso di stop-motion. L’ o r r o r e n a s c e a n c h e d a l l ’ i n t e r n o , d a i p e r s o n a g g i , d a i loro mutevoli stati d’animo e dalle patologie, piccole possibilità di sfuggire al proprio destino ( Millicent and Therese ), il sadismo che si cela dietro l’apparente tranquillità di una donna sola ( Julie ). Ma non ci sono pentimenti o rimorsi in queste donne, è follia lucida in Julie, inconsapevole eppure inevitabile in Millicent e Therese. Karen Black idolo Zuni e grandi: la schizofrenia e la doppia personalità, l’im- I personaggi sono ingabbiati in prigioni reali o metaforiche, impedimenti oggettivi o mentali, dai quali non riescono a liberarsi se non attraverso sforzi estremi, che risulteranno poi vani e illusori, letali per chi è loro intorno. Per l’epoca, l’horror rappresentato in Amelia era inusuale, tra le cose più terrorizzanti mai viste sul piccolo schermo; l’idolo africano Zuni è rimasto nella memoria collettiva, non solo americana, tanto da spingere Dan Curtis (con la collaborazione del solo Nolan) a un seq u e l t v , T r i l o g y O f Te r r o r 2 , n e l 1 9 9 6 , i n c u i p r o s e g u e l a storia del famoso feticcio. Anche Karen Black, attrice di t a l e n t o ( E a s y R i d e r, C i n q u e p e z z i f a c i l i , I l g i o r n o d e l l a locusta, Nashville, fino ad allora tra le sue interpretazioni più importanti) è rimasta imprigionata, suo malg r a d o , n e l l e a t m o s f e r e i n q u i e t a n t i d i T r i l o g y O f Te r r o r , partecipando l’anno dopo a un altro horror di Curtis, Ballata macabra (Burnt Offerings, con Bette Davis), sul tema delle case infestate, e in numerosi film sul genere. Te r e s a G r e c o sentireascoltare 89 rubrica On Connaït la chanson Una rubrica dedicata alla nuova canzone francese a cura di Andreas Flevin Keren Ann Suivre l’onde amér e di Andreas Flevin Quello in cui Keren Ann vive e si muove con sicurezza è un mondo che esiste all’insegna del mistero, del “tutto sconosciuto”, a cui ci si avvicina con lo stupore di chi ha per la prima volta una rivelazione: un cerchio di luce nel buio. Keren Ann Zeidel nasce in Israele nel 1974 da una famiglia di origini miste; il padre è un ebreo russo, mentre la madre è per metà olandese e per metà javanese. Keren trascorre l’infanzia quasi interamente nei Paesi Bassi, finché all’età di undici anni si stabilisce a Parigi. A sottolineare ulteriormente la varietà di culture e lingue in cui Keren Ann è vissuta, ci sono i numerosi studi da lei intrapresi, tra cui la filosofia, l’oceanografia, l’informatica e la psicologia. Adolescente, sperimenta la scrittura di alcune canzoni, ma solo nel 1998 deciderà di dedicarsi a tempo pieno alla musica, fondando il suo p r i m o g r u p p o , g l i S h e l b y, c o n i q u a l i i n cide un album intitolato l+l+l. Nello stesso periodo conosce l’ormai celebre autore B e n j a m i n B i o l a y, c o n i l q u a l e i n i z i a u n a costante collaborazione, dalla quale nascerà il primo album a nome di Keren Ann, dal titolo La biographie de Luka Philipsen. Non è un caso che anche il primo album di Biolay sia una biografia, quella di Rose K e n n e d y. Q u a n t o a l l a v o r o d i K e r e n A n n , però, il suo primo album è una biografia inventata, quasi un pretesto per poter raccontare delle storie legate a un personaggio nel quale chiunque possa riconoscersi. La Biographie de Luka Philipsen esce nell’aprile 2000 e per l’occasione organizzano a Keren una prima tournèe, che la vedrà in qualche data aprire i concerti di Joe Cocker; una scelta bislacca, e non a caso Keren Ann conserverà di quel tour un pessimo ricordo. È facendo da spalla a M, Anna Karina e Luz Casal che inizia a essere notata e applaudita dal grande pubblico, sino all’approdo al noto festival “Les Inrockuptibles”. 90 sentireascoltare To r n a n d o a l l ’ a l b u m , n o n o - co. Se di una cosa il disco Biolay in origine per Henry stante sia il disco d’esor- pecca, è nell’uso eccessi- Salvador e divenuta subito dio un’esperienza vo di espedienti elettronici un successo internaziona- matura, grazie anche alla e di effettistica, che se al- le. Degna di nota anche On scrittura l’epoca suonare est loin, che anticipa cer- ascoltati te atmosfere tipiche delle è già degli arrangia- potevano menti in gran parte a opera contemporanei, d i B i o l a y, e d i v e n t a s u b i t o ora un evento. Inevitabile che polverosi. Dopo aver aperto i concer- qualcuno cerchi di rintrac- Del resto, non è l’essere ti ciare le varie fonti d’ispi- contemporanea tecipato razione: c’è chi dice l’in- che più si addice a un’au- la musique” e coronato fi- timità e la melanconia di trice Ke- nalmente il sogno di fare F r a n ç o i s e H a r d y, c h i i l p o p - ren Ann, la cui produzione da spalla al suo idolo Su- f o l k d i S u z a n n e Ve g a , c h e successiva pervasa z a n n e Ve g a , K e r e n A n n s i all’epoca am- da uno spirito senza tem- mette al lavoro per incide- mirava particolarmente, al po e per questo classico. re il secondo album, La di- punto da chiamare “Luka” il Molto gra- sparition, che uscirà nella personaggio della sua bio- devole, brani primavera del 2002. Undi- grafia, come il “Luka” della che potrebbero essere po- ci tracce creano un’opera c e l e b r e t r a c c i a d e l l a Ve g a . tenziali hit, La Biographie omogenea e di una bellez- Ma, ricerca delle affinità a de Luka Philipsen è poco za fuori dal comune, nel- parte, l’album è accolto in o nulla incisivo, fatta ec- la quale nessun brano è di maniera molto positiva sia cezione troppo. dalla critica, sia dal pubbli- J a r d i n d ’ h i v e r, s c r i t t a c o n Keren Ann risultano della quanto la qualità statura sarà di orecchiabile con per molti la mai e bellissima successive produzioni. di S a l v a d o r, alla aver par- “Victoire de La voce di Karen è qui più sentireascoltare 91 singolarmente Da e folk soprattutto anni ’70 più viva e vibrante, tanto queste intermittenti incur- (tra l’altro il nome del duo da avere l’impressione di sioni nella dimensione pa- è ispirato alla Ladybird di averla centimetri rallela del sogno (a occhi Lee da a sé, naturale, pochi e le astrazioni. Hazelwood e Nancy- carezzevo- aperti) nasce quel bellissi- Sinatra e nell’album sono le quanto fonte di grandi mo album che è La dispa- p r e s e n t i l a c o v e r d e i Ve l - emozioni. I luoghi nasco- rition, e vet UndergroundStephanie sti in ogni angolo del suo nebuloso al tempo stesso, Says e Suicide is Painless, immaginario sono tan- che suona magnificamente il tema del film “Mash” di to svelati come maturo, come dettato dal- Robert in tanto rene tanto bellissime di sorprese, un lavoro nitido Altman), e l’esperienza di un essere certi l’ascolto dell’album diven- millenario, quindi sicuro di che ta un viaggio alla scoper- ogni sua scelta. mente ta di paesaggi intimamente L’ a n n o s u c c e s s i v o , i l 2 0 0 3 , trovarsi in luoghi e tempi commoventi, ar- non precisabili. Si tratta di di un viaggio nella memoria, sentieri segna labirintici alla ricerca del tistica luogo viaggio ideale tra che non separazione dal compagno la ulterior- sensazione di Biolay o piuttosto di un tentativo e l’incontro con un nuovo di ridare memoria a qual- munque personaggio di Benjamin psichedelici alimentano e che Keren Ann tenta cofaticosamente c’è la spunti nonché cosa di raggiungere. cisivo sia in termini senti- tenta prepotentemente Le dimensioni del vicino e mentali, sia artistici: Bar- affacciarsi ad una dimen- del lontano sono qui azze- di Johannsson, leader del sione che non gli appartie- rate e ricondotte a un’uni- gruppo ca realtà, seppur immagi- ne più. Lady & Bird sono probabil- nata; il senso del vivere è Gang. Le origini del loro incon- un sogno perpetuo in cui la tro propria costruire e che sarà islandese della in- Bang decisione che di mente due bambini, due es- di seri candidi e indifesi che insie- si sono trovati per caso o paia ingombrante e limita- me restano tuttora oscure, per errore a vivere in due tiva. Essere presenti a se perfettamente corpi/involucri di adulti. Si stessi quindi presenza significa non ap- abituarsi un’opera scomparso, con in le sintonia sensazioni sono scoperti incapaci di all’idea di non potersi di- che il loro lavoro suscita. relazionarsi con il presen- sperdere nei luoghi e nel- Con il nome di Lady & Bird, te, con le persone, o per le cose, ed è proprio con i l’album meglio dire con la vita. È un questa rassegnazione che omonimo, che non sarà un tema, questo, sempre pre- Keren Ann proietta il suo grosso successo discogra- sente ideale in un lontano “altro- fico, ma rappresenterà co- Keren Ann. La molteplicità ve” la cui esistenza, chissà munque uscite di culture e di esperienze, quando e dove, può suona- più significative del 2003. se da un lato non può che re come un’amara consola- Lady &Bird è un album più arricchire culturalmente e zione. Non mancano, tra le che riuscito, in termini sia umanamente una persona, canzoni, velature di ironia di ricerca, sia di coeren- dall’altro induce a non ri- o una saltuaria leggerezza, za. propriamente conoscersi più chiaramen- ma sempre sottili e amare, un ma mantiene te in qualcosa; o meglio: a con un loro rovescio della una dimensione sospesa e riconoscersi e sentirsi par- medaglia. In questa oscura che accomuna tutte te integrante di molteplici le realtà, le cose ambiguità una Non è concept, tracce, delle trasformandole nelle ispirazioni quindi di di nessuna in particolare. le più remote e cupe pie- Il conoscendo un lato oscuro ghe dell’animo umano. diventa dietro ogni sorriso e l’ac- A differenza del preceden- una liberazione e una gab- cettazione di fare sempre te da tramite tra le cose ter- senti di Keren 92 sentireascoltare leggere pubblicano in un unica discesa verso l’opera bisogna del- due Ann, ri- album, forti qui senso di al sradicamento tempo stesso sono pre- bia, il motivo di un pelle- influenze rock grinaggio lungo una vita alla posto po che è trascorso e non che dove tornare senza riusci- tornerà più, il tempo di un il rovescio della medaglia re a trovarlo. idillio della natura. Ci ricerca si può di un solo immagi- ancora una volta - nel nato per giustificare la de- Nel discorso di Keren Ann a lusione del presente e la non c’è nulla di mistico e ogni angolo in esso conte- sfiducia nel futuro. Spesso tanto nuto, però quando cala la le canzoni non sono vere e solo un tentativo sanamen- notte ed è ora di ritornare proprie storie, ma il tenta- te panico di recuperare ciò a casa, non sappiamo dove tivo - per altro riuscitissi- che in lei è rimasto intatto: cercarla mondo disperdere forse - e appartenere ma mo - di trasferire in paro- l’emozione. Anche quando le immagini che altrimenti in visorietà, della sospensio- non avrebbero corpo. no elementi urbani, questi ne a metà tra un passato La voce di Keren è sempre sono privati della loro di- negato e un futuro senza flautata co- mensione caotica e socia- fondamenta, gnizione, mentre le melo- le. Le finestre dei palazzi a questo age, ci tempo per new accontentiamo della prov- il e meno trascorrendo immaginare la e usata con una canzone compaio- die continuano a disegna- si trasformano in punti di propria vita. re che vista attraverso i quali ten- Questa splendide vedute ambivalenza,per portano sussulti e palpita- tare di uscire dalla propria cui la libertà diventa una zioni. I luoghi - ovunque e dimensione/gabbia privata, costrizione, conti- per questo irraggiungibili - per definire un altro da sé un Al- sono spesso ambientazio- con il quale relazionarsi e trove che resta sempre e ni elementari. nel quale trovare un ulte- comunque altro, è l’incipit La natura è quanto di più riore spiegazione alla pro- da cui nasce il successivo vicino e simile a un’astra- pria condizione. album zione, ovvero quanto di più T r a s f e r i t a s i a N e w Yo r k , n e l nua re, questa aspirazione Not a going scritto anywhe- simbolicamente rappresen- 2004, sempre per la Blue inglese e pubblicato nello tativo Note, Keren Ann incide il stesso anno per l’etichetta emotività che caratterizza suo statunitense Blue Note. una persona. Si manifesta dall’acronimo del quartiere come L’ a s p e t t o interamente ultimo album Nolita, I t a l y. L e a t m o s f e r e d i q u e - stilistiche del tutto ricon- costruendo gradualmente sto disco si fanno, se pos- ducibile al precedente La tutto ciò che ne ha deter- sibile, ancora più rarefatte, disparition, è una sorta di minato l’allontanamento. la voce più fragile e diafa- rievocazione di un passa- Sino al momento della ri- na. Il senso di solitudine è to non scelte quell’ambiente di in cui risiede, North Little per di complesso da album, evidente del cui l’uomo si è separato, questo più in bucoliche, necessariamente conciliazione, in cui si ri- estremo e sembra che per lontano nel tempo, ma che conosce tutto ciò che è di la prima volta Keren inizi a si separa dal presente af- troppo e si scopre che in disperare nella possibilità fermandosi fondo di (ri)trovare quel tempo e come un tem- l’uomo non è altro sentireascoltare 93 quel luogo perduti che le È straordinario come qua- causano tanta nostalgia. si Si fa invece avanti la con- Keren sapevolezza di essere pre- “classica” già dopo averla destinati un’attitudine ascoltata una sola volta; le melanconica, quella che la mescolanze di generi di cui guida pere- ha fatto esperienza convi- grinazioni e nelle proprie vono in perfetta armonia, scelte; una condizione che creando rappresenta musicale a nelle proprie sia un dono, l’intera produzione Ann suoni un’unica fatta come identità di cantau- sia un’avversità, che come torato, per tutti i poeti e gli artisti classica e talvolta qualche è al tempo stesso una for- venatura tuna e una condanna. ugual misura le sue pluri- L’ a t t e s a è d i s a r m a n t e e s i me identità hanno fatto in cerca di ovviarla rifugian- modo che Keren Ann fosse dosi unica nell’amore, in bilico jazz, di e folk, musica alternative. irripetibile, In nella su una zattera persa in un libertà obbligata in cui si oceano coordina- muove a testa alta, miran- te, oppressi dalla gravità senza do al cielo, cercandolo e del vivere. Keren Ann can- aspettandolo. ta: “Seguire l’onda amara/ Dietro la bruma della sua Imparare a vivere a cielo musica coperto/Abituarsi non chiaro ed etereo, misto a avere più ripari/Ed averne un senso di ineluttabilità, l’aria “. Quindi questa lì a si dove cela ogni un gioia animo ha un condizione suo lato oscuro. Per citare di impotenza non è avver- lo scrittore Michel Houel- tita come una causa ester- lebecq, Keren Ann è riusci- na da cui si può fuggire, ta a dare forma alla soffe- ma come parte integrante renza, perché questa non di se stessa, qualcosa di deve essere uno scopo, ma imprescindibile con cui im- solo un tramite, se non si parare a convivere, poiché vuole forse divorati. è proprio questo il suo soffio vitale, e non c’è luogo dove ci si possa rifugiare per scappare da se stessi. I sentimenti che aleggia- no su queste composizioni diventano qualcosa di pericolosamente un amore necessario, idealizzato al punto da non riconoscerlo nemmeno quando finalmente diventa reale, tangibile, perché tutte le cose assolutamente belle e adorate non possono essere qui tra noi e tanto meno a nostra portata di mano. 94 sentireascoltare finire per esserne DISCOGRAFIA 2000: La biographie de Luka Philipsen, EMI France. 2002: La disparition, EMI. 2003: Lady & Bird (with Bardi Johannsson), EMI France. 2003: Not going Anywhere, Capitol Records/Blue Note 2004: Nolita, Capirol/Blue Note. rubrica La promiscuità dell’arte contemporanea u n a r u b r i c a d ’ a r t e a c u r a d i D a v i d e Va l e n t i Timothy Greenfield-Sanders d i D a v i d e Va l e n t i Tawny Roberts fotografata da Timothy Greenfield-Sanders La forza espressiva della realtà, in tutte le sue sfumature più vere, quale nuova frontiera dell’arte, sulla scia di Warhol e Duchamp. A Milano trenta scatti fotografici per mostrare l’umanità della pornografia, firmati Timothy Greenfield-Sanders. A volte, osservando l’evoluzione dell’arte, si può comprendere quella dell’uomo e degli uomini: di rivoluzione in rivoluzione ciò che ieri era impossibile, illegale, immorale, oggi non lo è più. Alla galleria Curti / Gambuzzi il celebre fotografo Timothy Greenfield-Sanders (1952 Miami Beach, Florida) ha presenziato l’inaugurazione di una mostra, curata da Demetrio Paparoni, in cui espone, a dimensione naturale, le foto delle pornostar più famose del mondo. Sono trenta dittici quelli contenuti sul libro da cui la mostra prende il titolo: sulla foto di sinistra la star è vestita, sull’altra è nuda.Abitudine del fotografo è il formato grande, che determina l’impressione della naturalezza: foto tanto grandi sembrano meno illusorie. Nei ritratti di tutti i divi americani che sono passati dal suo studio a N e w Yo r k , c o m p r e s o i l p r e s i d e n t e B u s h , S a n d e r s h a s e m p r e c e r c a t o d i r a p p r e s e n t a - sentireascoltare 95 re la verità di chi gli stava di pornostar ha lo stesso tazione dell’illegale e del- di ho valore di ogni altro mestie- l’illecito, iniziato a scattare non ho re. Abbiamo scoperto che del disgustoso, del brutto mai le e del male, nel sempre più fronte: “da quando manipolato troppo la pornostar persona”. Il suo uso delle umani. luci è molto semplice, soli- Grande tamente il soggetto è illu- Warhol, minato da una sola luce da field-Sanders destra. lavoro Tutto ciò st’ultima sione ha dato serie della la a que- dimen- normalità e, Timothy di Green- continua demistificante vera opera d’arte. nel mondo della necessità, di tutto ciò che a quel momento al mondo apdella risti, accorge te al mondo perché tutto è che la cultura sta subendo un duro colpo, sta moren- normale. Tutto il lavoro di Sanders do e rinascendo. Nessuno è compenetrato da questo sparo, nessun manganello, sentimento. La nessun partito, solo un fa- immortalare i mosissimo, gi più famosi del pianeta scelta di personag- Greenfield- nella maniera più realisti- Sanders che sta esponendo ca possibile, quella più ri- le spondente Chissà se ai caratteri di sotto sotto sghignazza. Sono due le cause di que- ciascuno, è il riflesso del- sta nuova morte della cul- sacro tura: dell’autore tare sulla terra i divi, gli e la naturalezza dei sog- dei. Ogni foto dice: “guar- getti. ci dami, sono normale”. Così, opinion mentre gli dei, privati del- sono la fama In i leaders, ogni società cosiddetti al profano, di por- l’anima perdono il loro po- biliscono cosa è trendy e tere, gli uomini diventano cosa non lo è; Timothy è sempre più potenti nei loro evidentemente uno dei più confronti. grossi. mostra Quando l’umanesimo scoprì Se che la volontà di avvicinare il sta- l’avesse quelli questa fatta artista che i classici Greci erano underground tutti avrebbe- per lo più statue nude, tut- ro ti dissero “ora si può fare”. gridato un allo scandalo. Inoltre, questi ritratti non Quando ci comunicano ostentazio- sti e gli astrattisti inizia- ne, rono a scarabocchiare col scalpore, anticonfor- mismo: i vari protagonisti colore, hanno posato con gli abiti si che indossavano gli espressioni- tutti può fare”, dissero e “ora stesso gior- dissero espose con Sanders, i propri abiti ne in una galleria d’arte. giornalieri. Sembra che l’essenza del- Il risultato di tutto ciò è la l’arte rivelazione che il mestiere sia la quando lo no del loro appuntamento 96 sentireascoltare il fino clusione di ogni meraviglia di fron- p o r n o s t a r. -, ste, divenendo così l’unica casualità, l’annientamento massmediatiz- normalità nalmente tutto ciò che esi- so Timothy e ai due galle- Timothy della a quando non conterrà fi- liani a far visita al famo- zato, lo il del parteneva si lo - che poi sarebbe quel- maestro: la progressiva in- fino nessuno e grande calderone del bel- eminenti ita- esseri ammiratore mentre arrivano in galleria personaggi sono dell’immorale un e Duchamp oggetto comu- dell’uomo stesso progressiva accet- rubrica cose dell’altro mondo a cura di Ivano Rebustini LOW S TO RY P o l l y C h a n Esselink, la gatta randagia del Dorset di Neon Eater Polly Chan, gatta randagia del Dorset alla conquista di un negozio di cover di Amsterdam. iniziata per gioco e Una dal carriera vivo, su- bendo violenze sessuali o percosse tout court, un lento lamento funebre a p a s s o d i v a l z e r, c h e l ’ h a p o r t a t a dagli scomodi paragoni con Diamanda Germano e Siouxsie Smith al lungo girovagare per la bucolica New Yo r k . Tra atmosfere cupe e vinili prepotenti, ballate mortifere e nastri scollacciati. Ecco a voi un piccolo (ma per noi grande, grandioso) sconquasso ovarico pienamente convincente. È stata generosamente ribattezzata “The Collage Mother Of Indie Love”. M a l e i , P o l l y C h a n d a Ta i w a n , h a avuto anche l’ardore di replicare: “ D o n ’ t Y o u W a n t To B e F r e e ? ” . L a spavalderia bassocentrica non può però nascondere ciò che è evidente alle orecchie di tutti: una cantante di pop commerciale in stile Dirty Attack in versione dada, accompagnata da video con violini attillati, stivaloni in loop e falsa sensualità finto sado-maso in salsa robotica. Specie nel timbro della voce, scuro, ubriaco, intenso, sonnacchioso, piegato dalla violenza viscerale delle emozioni. Uno stile che attinge alla storia del rock e del blues, frutto di una sapiente opera di Cut & Paste, ma con un’impronta personale, questa sì, particolarmente marcata. Per sfondare, però, ha avuto bisogno di saliscendi ritmici che possono far piangere, di stupiti trasalimenti e divertenti ritornelli appena abbozzati, tenuti insieme da un cul de sac promettente. sentireascoltare 97 Al termine di un lungo gi- coda tra le gambe, quando sua timidezza cronica che rovagare per i luoghi co- lo speaker propone all’an- la muni del suono lo-fi, l’ex noiato pubblico un acque- demo con quattro brani e riot sot- rello di fantasmi sfacciati getta abili sassolini nello tobosco bohémien di Wey- e fiori del male. Polly alza stagno mouth, dove ha occasione la mano con lo scazzo di melting pot di razze e cul- di indossare la propria esi- colei che svolge un cruen- ture lità deliberatamente monca to inspiegabilmente come un grimaldello. Ros- gellazione e (dopo un mese attraversato setti scarlatti home made, passato i si e lancinanti preziosismi un campionatore glam tra “cheap tricks” e le furberie d’arrangiamento (alle ses- le assortite) sions girl approda ginocchia, tanti dal nel riff zampet- sarcasmo uteri- cia cerimoniale a d’autofla- dimenticare nessuno l’offerta e rilan- l’aggeggio mette in difficoltà della nei malizia. bellissimo, Un scabro e soffice, da improvvi- parteciparono nien- tepopodimeno che i Moon no, mascheroni da leopar- - voilà - è nelle sue mani. Legs do folk, sonorità (anti)jazz Quella sera stessa, in un frivolezze, chitarre noise e ficcanti, fumoso King- slide da backing band, fia- suo- ti insolenti tipici dell’acid- tute mozzafiato cabaret di s p o r t To w n , fanciulli-fantasma, gonne nare il flauto psichedelico jazz in finta pelle di dark lady di Captain Beefheart e, nel impegnate in intriganti ac- e boa di piume a otto trac- giro di trentun lunghi anni, coppiamenti con saliscen- ce l’hanno accompagnata lungo nei li karaoke, a latine post-moderniste, coretti di a inizia sfarfallando e tastiere vintage è già pronto un un biglietto di ritmici di seconda mano, teatra- aereo per il Mount Florida stupiti trasalimenti e diver- consacrando- suoi e così – bingo! – comincia tenti la femme fatale del side- una project d’oltremanica. Le cose che cambiano abbozzati atipica, corredata di dozzila ne di clacson che sembrano si vita a volte capitano come attaccati col nastro adesi- mente la line-up dei demo- in un film porno, o perlo- vo tra il 2003 e il 2004, tra ni sessuali (ora dominata meno ci illudiamo che sia breakbeat da Brian Simins e Damien così tra barlumi di felicità mugolii free, “oddities” del Ellis, e macerie di una radio im- rock e punk triturato e vil- dei meravigliosi Beta Ro- pazzita. lano à la Morricone, colle- dents che accettano imme- zionismo da ferrovia anni diatamente di unirsi all’en- ’50 nesima effimera “next big riccia Chan Esselink, rossa campagna, musicista orme figlia di itinerante dei una ragazza poeti di un sulle maledet- e accattivanti creatività tex-mex. Nel 1992 primo caso ta alla consueta asta dove so solitamente “bluesy-girl” tra e salsa e cambiata chitarra thing”), dell’anno, rifornisce in pubblica ti di Hong Kong, è andasi discografica ritornelli con mercuriale vocalità). Trasferitasi nei Paesi Bas- Polly carriera suo discografico Dry agili il torna completa- e batteria in grande stile nel 1998 con uno dei corpi ancora soggiogati Pix, divi- dalle “povere” stregonerie ballate stile della scena anni ’90, e trasversali indie di fine Swee-Na-Snag. di grugniti di watt in slow ipotesi di sonorità aliene. Pura impurezza, snuff-mo- motion e sottili tocchi so- Armata di un glorioso at- vie di un’intimità sgranata, nici, prendendo a prestito teggiamento aperta qualcosa dal di un coraggio rarissimo da alla c o u n t r y, m a q u e l g i o r n o l a trovare nello stardom ame- L’ a n i m a p e r d u t a d e l l a c o m - vendita all’incanto sembra ricano positrice avvolta in orrido non portare a nulla di pro- stra a tutte le Exene Phair cellophane fittevole: molti dei ritratti e Yo k o O ’ C o n n o r d i q u e s t o ninna nanna sconnessa di sono già presenti in cata- mondo cosa sia veramente lamenti, sussusurri e ulu- logo e per giunta i prezzi la discoteca zeppa di sano lati distorti profondamente sono acidissimo personali (à la Cornelius, dal troppo blues alti. e Sta per tornarsene a casa con la 98 sentireascoltare turista. di “fai-da-te” oggi, Polly pop Resta e mo- retro-fu- tuttavia la al mondo, (propria) per capirci). offerta corruzione. emerge nella Ma è nel 2003, con Yo u generazionale blasfemo. A r e M y D o n k e y, c h e P o l l y “Quando suono il moog in perviene compagnia di una casalin- al suo classico “tentativo di ottenere sol- ga di, potere e avanzamento gno sociale”. Sbaglia chi teme La libertà che mi ha aiu- di trovare nella produzio- tato ne “bisex” moli per teminare la torta di Adam Albini (Queen Of minimalista nello studio di The Age, registrazione - racconta la Flood Fighters, Devo Mat- cantautrice - , quella goc- to) un’apoteosi di affreschi cia di pioggia la sento vi- di modernariato hard-rock, brare sulle mie braccia e proposti a mo’ di deja vu sul mio gatto, nelle ossa e (in chiave sintetica) di una nella gente che applaude, certa risata loungue, così nel mio cuore religioso. E come è vero che qualsiasi nella mugugno magica apertamente Flower Power sghembo svani- eroinomane di mi essere a americana. trovare mente e nuovi vedo sti- un’aura vagamente rica messe, note di piano grun- cool. Così, quando mi met- ge di I Don’t Blame Slow to al vibrafono a luci ros- Jets. E anche le altre, smussate, se, è quello che mi tengo collaborazioni e altro che fanno impreziosire le non dentro a è oni- sce già dalle prime, som- non e vergo- abbastanza farmi cercare di esprimere comunicare queste colonne sonore per struggenti brume industria- videogiochi, li della Esselink: sia Dave nerie per cellulare, il mio Waits carillon natalizio o il mio (Sonic Club) alla queste suo- batteria nei pezzi più peri- concetto ferici del disco, sia Warren somma Gallo (Gun Muses) a mesta- sento re nel torrido stantufando Il un lurido violino elettroni- mente alienante”. Un qual- co, ed Eddie Parish (Dirty cosa Seeds) che, vizioso e an- sempre, eppure nichilente swing f u n k y, come non mai, di playback, in- tutto quello che in quel risultato che e è momento”. “splendida- conosciamo non che da così corre offre il suo sé femminino sul blu delle vene, strappa in un paio di brani, sono la ospiti che sembrano entra- dosi preliminare di un am- re plesso, quasi timidamente, in pace dal cuore facen- nuovo organismo punta di piedi, nel rispetto geneticamente modificato, un il solito cut up delirante di sacrificio ingenuo che significa - in qualche per- un’adolescenza verso modo - vittoria. Ma L’ a n i m a c l o w n e s c a d i P o l - la protagonista indiscussa ly Chan tornerà a danzare, non può essere che lei, la potete scommetterci. selvaggia baccante in canzoni queste palpitante siede uno un slancio spessore Polly: la fumosità piglio sua pos- morboso, solenne, liquido sconfitta. da uno inno sentireascoltare 99 I N AU D I TO A r t i s t i v a r i - L a Canzonissima dell’underground (Snowdonia, 2005) Snowdonia una ne fa e cento ne pensa, poi di queste cento una ne fa e chissà come mai, sempre cento gliene restano da pensare. Dopo l’acclamato Zecchino d’oro dell’underground - bambini veri che (accompagnati da musicisti veri) hanno cantato canzoni vere per ascoltatori veri -, nel mirino dell’etichetta messinese è entrato uno dei carrozzoni musicali dell’Italia anni Sessanta-Settanta. Nella Canzonissima dell’underground tutto funziona come nello Zecchino snowdoniano, comprese le band coinvolte. Invece dei bambini, però, interpretano le canzoni - tutte scritte ex novo, con un intento vagamente parodiante - più o meno arzilli sopravvissuti dei tempi che furono. Per fare solo qualche esempio: Massimo Ranieri - insieme ai Blessed Child O p e r a - c i r i p r o v a c o n L’ e r b a d i c a s a m i a , s t e s s o t i t o l o , m a c a m b i a l ’ e r b a ; N i c o l a D i B a r i e i M a r i p o s a i n t o n a n o l a t o c c a n t e Ta m a r r o s u o n a p i ù p i a n o ; l a “ d o p p i a c o p p i a ” Wess-Dori Ghezzi e Alberto Scotti-Cinzia La Fauci esegue con trasporto Un porco e u n ’ a n i m e l l a . I m p e r d i b i l e . ( i . r. ) Malcolm McLaren - I Am The Walrus (Swindle Records, 2005) Viaggia per i sessanta, ma qualche sfizio lo zietto dei Sex Pistols se lo concede ancora. Come questo album in cui una serie di band a denominazione di origine zoologica è stata invitata a coverizzare il folle brano dei B e a t l e s . D a q u e l c h e è r i m a s t o d e i B y r d s e d e g l i Ya r dbirds agli Animals rimessi frettolosamente in piedi da Eric Burdon, ma anche ai vivissimi e vegetissimi Animal Collective, che l’hanno trasformato in una trasognata ballata nu folk, il tricheco di Lennon-McCartney rivive qui le nove vite dei gatti, non un brano di più, non uno di meno. E allora sarà un caso se la chicca del disco è l a v e r s i o n e i n a r a b o d i Yu s u f I s l a m , c h e p e r l ’ o c c a s i o n e h a r i p r e s o i l r i p u d i a t o n o m e d ’ a r t e d i C a t S t e v e n s ? ( i . r. ) B a r br a S t r e i s a n d - Streisand Sings Curtis (Cemetery / Sony, 2005) E r a v a t e r i m a s t i a o c c h i a p e r t i d a v a n t i a l l a c o p e r t i n a d i I n a M e t a l M o o d : N o M o r e M r. N i c e G u y, l ’ a l b u m d e l ‘ 9 7 c h e v e d e v a i l g i à d e c r e p i t o c r o o n e r P a t B o o n e r i f a r e ( c h i o domunito) Hendrix e Deep Purple, Led Zeppelin e AC/DC? Siete rimasti a orecchie a p e r t e a s c o l t a n d o i l p u p o c a n a d e s e P a u l A n k a r e i n t e r p r e t a r e n e l p i ù p u r o L a s Ve g a s style brani di Rem e Nirvana, Billy Idol e Soundgarden nell’ultimo Rock Swings? Ebbene, non avete visto e sentito niente: al cospetto di questa santa Barbra, quei due vecchiacci iconoclasti fanno la figura dei cioccolatai. In “Streisand Sings Curtis”, con un atto di coraggio che non passerà inosservato, la nasuta Mina d’America sostituis c e P e o p l e c o n D i s o r d e r , G u i l t y c o n W i l d e r n e s s , N o M o r e Te a r s c o n H e a r t A n d S o u l (in compagnia dei New Order). Ma era lecito aspettarsela, una cosa così, dall’attrice d i “ P a z z a ” . ( i . r. ) 100 sentireascoltare INCREDIBLES NEWS Brian Eno ha acquistato una parrucca di capelli veri. In sé, sarebbe una notizia un po’ del cazzo, ma pare che Sua Installazione, dopo il ritorno al passato con l’album di canzoni Another Day OnEarth, abbia in mente un balzo all’indietro ben più s o r p r e n d e n t e : u n d i s c o g l a m t u t t o d i c o v e r, p r o d o t t o n i e n t e p o p o d i m e n o c h é d a D a v i d Bowie. Pezzo forte del disco, che vedrebbe ricomporsi - sia pure a ruoli invertiti: Bowie sopra, Eno sotto - il team di lavoro della cosiddetta “trilogia berlinese” del Duca Bianco, sarà 20th Century Boy di Marc Bolan, che i due canteranno insieme a G a r y G l i t t e r ; i p r o v e n t i d e l b r a n o a n d r a n n o a “ C l e a n F e e d ” , i l p r o g e t t o d i B r i t i s h Te lecom che mira a rimuovere tutti i siti a contenuto prettamente pedopornografico dal n e t w o r k i n g l e s e . ( i . r. ) Va s c o R o s s i e G i a n l u c a G r i g n a n i s t a r e b b e r o l a v o r a n d o i n u n a c o m u n i t à t e r a p e u t i c a dell’Appennino tosco-emiliano a un progetto in comune, un album intitolato Strascic a t i , c u r i o s o t i t o l o c h e i r o n i z z a s u l l e c a r a t t e r i s t i c h e v o c a l i d e i d u e - e h m - r o c k e r. Per dare un tocco indie alla cosa, è stata chiesta la partecipazione alla title track (“Strascicati siamo noi/strascicati siete voi/strascicaaati”) di Cristian “Bugo” Bugatti, c h e p e r ò h a r i f i u t a t o s d e g n o s a m e n t e : “ S a r ò a n c h e s t r a s c i c a t o , m a s t r o n z o n o ” . ( i . r. ) Dieci anni dopo Tilt, Scott Walker starebbe lavorando al vero seguito del cupo album da molti ritenuto il capolavoro dell’ex Walker Brothers (nel ‘99 Mister Engel aveva realizzato la colonna sonora del film “Pola X”, diretto dal regista francese Leos Carax). Poco o nulla si sa del disco, se non che il testo di un brano dovrebbe contenere la traduzione di un paio di versi del poeta italiano Dario Bellezza: “Chiamatemi così: p a z z o , d e s e r t o t e s t i m o n e d i u n d e s e r t o d a p e r c o r r e r e i n u n a t o r r i d a e s t a t e ” . Vo c i n o n confermate parlano inoltre della possibile partecipazione di Roger Waters in uno o d u e p e z z i . ( i . r. ) PA R O L E I N L I B E RTÀ Jón Thór Birgisson: “Og ég fæ blóðnasir En ég stend alltaf upp ég fæ blóðnasir En ég stend alltaf upp fæ blóðnasir En ég stend alltaf upp blóðnasir En ég stend alltaf u p p E n é g s t e n d a l l t a f u p p é g s t e n d a l l t a f u p p s t e n d a l l t a f u p p a l l t a f u p p u p p ” . ( i . r. ) Kate Bush: “Molti, in occasione del mio ritorno con Aerial, mi hanno chiesto il perché di questo lungo silenzio. Dodici anni non sono pochi, lo ammetto, e devo dire che di buoni motivi ne ho avuto più d’uno: stanchezza, nausea da star system, la voglia di c r e s c e r e c o m e s i d e v e m i o f i g l i o B e r t i e . Vo l e v o t o r n a r e g i à q u a l c h e t e m p o f a , p e r ò ho avuto paura di essere discriminata per il cognome che porto. Ma alla fine mi sono d e t t a : d o p o t u t t o n o n t i c h i a m i K a t e B l a i r ” . ( i . r. ) Pete Doherty: “...sì, cioè... Kate no, voglio dire non credo... CAZZO HAI DA GUARDARMI COSÌ... scusa amico, scusa, io, io, io... hai da fumare? perché se non faccio subito un tiro potrei impazzire, qualcuno dice che pazzo lo sarei già, io li lascio parlare, una stronzata più una meno, cazzo vuoi che mi possano fare... aspetta, passami quella chitarra... sì, sì, dopo la rimettiamo dov’era, non crederai mica che la voglia r u b a r e , q u e s t a n o n è l a c h i t a r r a d i C a r l . . . ” . ( i . r. ) sentireascoltare 101