SENTIRE A SCOLTARE
F r a n z Ferdinand
o n l i n e m u s i c magazine
H e i n e r Goebbels
OTTOBRE N.12
J o y Z i pper
D e p e che Mode
F i e r y Furnaces
Va s h t i Bunyan
J o h n Cale
D e e r h oof
P i c a s t ro
T h e G ris Gris
M a r c o Parente
R i c h a rd Youngs
David Thomas
Il giorno che la terra incontrò David Roi
sentireascoltare in copertina
David Thomas
(foto di Simon Fowler)
SentireAscoltare online music magazine
Registrazione Trib.BO N° 7590 del 28/10/05
Editore: Edoardo Bridda
Direttore responsabile: Ivano Rebustini
Provider: NGI S.p.A.
sommario
9
4 News
9 Speciali
Franz Ferd i n a n d , B l a c k R e b e l
Motorcycle , F r e q u e n z e D i s t u r b a t e 2 0 0 5 ,
Heiner Goe b b e l s . . .
39 Recensioni
Depeche M o d e , F i e r y F u r n a c e s , A r a b
Strap, Vash t i B u n y a n , B l a c k D i c e , J o h n
Cale, Brok e n S o c i a l S c e n e ,
Deerhoof , P i c a s t r o , T h e G r i s G r i s , M a r c o
Parente...
7 0 Dal vivo
Stephen M a l k m u s , W i l c o
82 Rubriche
Classic Da v i d T h o m a s , S p a r k l e h o r s e
Supertram p
39
Cinema Ja n Š v a n k m a j e r, L a F a b b r i c a d i
Cioccolato
Canzone fr a n c e s e : K e r e n A n n
Arte Timoth y G r e e n f i e l d - S a n d e r s
Cose dell’a l t r o m o n d o P o l l y C h a n E s s e l in k
71
Direttore
Edoardo Bridda
Direttore responsabile
Ivano Rebustini
Coordinamento
Antonio Puglia
Stefano Solventi
Staff
Valentina Cassano
Daniele Follero
Teresa Greco
Hanno collaborato
Gianni Avella, Filippo Bordignon, Roberto
Canella, Michele Casella, Antonello Comunale, Andreas Flevin, Lorenzo Filipaz, Paolo
Grava (aka Neon Eater), Manfredi Lamartina,
Gaetano Lo Magro, Carlo Pastore, Marina
Pierri, Michele Saran, Gianluca Talia, Davide
Valenti, Fabrizio Zampighi
Guida spirituale
Adriano Tauber (1966-2004)
Grafica
Paola Squizzato, Squp, Edoardo Bridda
90
sentireascoltare news
a cura di Daniele Follero
22 canzoni inedite di Elliott Smith sono state messe in rete
il 18 ottobre, in occasione del secondo anniversario della sua
morte. Sembra che il cantautore scomparso avesse registrato
parte del materiale durante le session di From A Basement On
A Hill, quando furono incise circa cinquanta canzoni. Inoltre
il 7 febbraio 2006 uscirà per la Expunged Record l’album-trib u t o To : E l l i o t t F r o m : P o r t l a n d , r e a l i z z a t o d a g l i a m i c i a r t i s t i
di Smith, fra i quali i Thermals, che hanno registrato insieme
alla all’ex fidanzata di Smith, la bassista e fonica Joanna Bolme, un’interpretazione di Ballad Of Big Nothing. Sean Croghan,
compagno di stanza dell’artista, ha rifatto High Times...
Elliott Smith
In un’intervista a Billboard Lee Ranaldo ha dichiarato ufficialmente che Jim O’Rourke non parteciperà al nuovo disco dei
S o n i c Yo u t h ; l ’ e x G a s t r D e l S o l a v r e b b e i n t e n z i o n e d i s e g u i r e
la strada del cinema, con progetti di regia oltre che di colonne
sonore. Secondo Kim Gordon il prossimo lavoro della Gioventù Sonica (già in fase di pre-produzione) sarebbe “very song
oriented”…
Jack White, cantante e chitarrista dei White Stripes, ha fondato una nuova band, i Raconteurs, con l’amico musicista Brendan Benson. Il loro disco è in arrivo all’inizio del prossimo
anno. Jack e Brendan hanno registrato il lavoro, in via di completamento, presso l’abitazione di Detroit di Benson; con loro
h a n n o s u o n a t o J a c k L a w r e n c e e P a t r i c k K e e l e r. P a r e c h e i W h i te Stripes siano stati accantonati per tutto il 2006…
Sierra Casady delle CocoRosie si dà al metal? Accade nel
n u o v o d i s c o d e i Ta r a n t u l a A . D . , B o o k O f S a n d i n u s c i t a p e r l a
Kemado nella primavera 2006. Sierra compare al canto in due
brani, Sealake e Empire, mentre Devendra Banhart ha cantato
i n T h e F a l l . I Ta r a n t u l a A . D . r i l e g g o n o i l m e t a l , r a l l e n t a n d o n e i l
ritmo e ibridandolo con la classica…
God Bless Bloc Party è il nome del DVD che i Bloc Party pubblicheranno il 17 gennaio. Contiene un filmato live realizzato
durante il loro recente tour nordamericano, inoltre un estratto
del concerto tenuto a Belfort, in Francia, la scorsa estate. E’
disponibile in rete un singolo digitale con due brani inediti,
T w o M o r e Ye a r s e H e r o . T r e l e d a t e i t a l i a n e d e l l o r o t o u r : i l 2 1
n o v e m b r e a l R o l l i n g S t o n e d i M i l a n o , i l 2 2 a l Vo x d i N o n a n t o l a
(Modena) e il 23 al New Age di Treviso…
sentireascoltare
A distanza di dieci anni dall’evento, la Rhino distribuirà
a
partire
dal
20
dicembre
il
live di Capodanno 1995-96 dei
Phish al Madison Square Gard e n d i N e w Yo r k . I t r e c d c o n terranno circa tre ore e mezza di musica. Di certo la band
non
ha
suonato
così
tanto!
Molti dei brani aggiuntivi sono
interludi per chitarra scritti da
Trey Anastasio per la sua tesi
al music college (!)...
Squarepusher
sta
per
intra-
prendere un tour tutto particolare per la Gran Bretagna. La
piccola serie di concerti, che
partirà
da
novembre,
Birmingham
prevede
il
una
10
per-
formance per solo basso elettrico di Jenkinson, un set di
elettronica e la partecipazione del batterista Paul Hession
e del sassofonista Mick Beck.
La tournée terminerà il 25 del-
I M a r s Vo l t a h a n n o f i n a l m e n te trasferito l’esperienza dei
John Cale
lo stesso mese a Glasgow…
loro monumentali live show in
terista
Phil
Selway
un DVD, Scab Dates, in usci-
tarrista
si
gnata da Gordon Moakes dei
ta per la GSL / Universal, che
sono
C o c k e r,
B l o c P a r t y. Tu t t i i p r o v e n t i s a -
contiene
Jonny
uniti
a
e
il
chi-
Greenwood
Jarvis
il 21 novembre, è stata dise-
bra-
Steve Claydon e Jason Buck-
ranno devoluti ad Amnesty In-
ni per più di 75 minuti. Non
le per comporre tre brani per
ternational…
moltissimo, visto che la sola
la colonna sonora del nuovo
suite
e p i s o d i o d i H a r r y P o t t e r. U n o
La
di
appena
Cicatriz
sette
dura
più
della
metà!...
questi
Night,
Gli Strokes, finito di lavorare
all’ultimo
album
First
è
brani,
This
scaricabile
Saci
Gallery
(a
Firenze,
Is
The
V i a S a n t ’ A n t o n i n o 11 ) p r e s e n -
dal
sito
ta una mostra dal titolo Amalie
ateaseweb.com…
Rothschild
1967-1974.
Im-
In
Photographs
esposizione,
pressions Of Earth, in uscita
Ever Fallen In Love, cover del
d a l 6 o t t o b r e a l l ’ 11 n o v e m b r e
a gennaio, si sono trasferiti in
brano dei Buzzcocks, è il sin-
2005, foto dell’artista ameri-
Brasile, da dove cominceran-
golo di tributo a John Peel,
cana, testimone per un decen-
no il loro primo tour del 2005
il
BBC
nio dei più importanti eventi
con un tutto esaurito il 21 ot-
scomparso
anno.
musicali del periodo, da Woo-
tobre a Rio de Janeiro, per poi
Partecipano:
toccare Sao Paulo, Buenos Ai-
degli Who, David Gilmour dei
res e Santiago del Cile…
Pink Floyd, Elton John, i Da-
leggendario
lo
DJ
della
scorso
Roger
Daltrey
dstock
a
Newport
al
tour
di
Bob Dylan del 1974…
Pete
Morrissey
è
È comparso in rete nuovo ma-
Shelley dei Buzzcocks. La co-
produttore
To n y
teriale dei Radiohead. Il bat-
pertina del singolo, che uscirà
registrare il suo nuovo album.
tsuns,
i
Futureheads
e
a
Roma
con
Visconti
il
per
sentireascoltare I l s u c c e s s o r e d i Yo u A r e T h e Q u a r r y d e l 2 0 0 4 s i c h i a m e r à T h e
R i n g l e a d e r O f T h e To r m e n t o r s e s a r à p u b b l i c a t o a l l ’ i n i z i o d e l
prossimo anno per la Attack Records…
I REM sono tornati in formazione originale, ma solo per una
sera. E’ successo l’8 ottobre scorso ad Athens, in occasione
del matrimonio del loro tecnico delle chitarre Dewitt Burton.
Michael Stipe, Mike Mills e Peter Buck hanno eseguito otto
b r a n i , i n c o m p a g n i a d e l l o s t o r i c o b a t t e r i s t a B i l l B e r r y. H a n n o
esordito con Sitting Still, per poi continuare con Don’t Go Back
t o R o c k v i l l e , Wo l v e s , L o w e r, B e g i n t h e B e g i n , T h e O n e I L o v e ,
John Peel
P e r m a n e n t Va c a t i o n , e i n f i n e R a d i o F r e e E u r o p e . . .
I Depeche Mode raddoppiano: è stata aggiunta una seconda
data milanese il 19 febbraio 2006 al forum di Assago, dopo il
tutto esaurito del giorno prima…
Uno strano annuncio è apparso sul sito della Drag City, etichetta di Silver Jews, Edith Frost e Bonnie “Prince” Billy; il 18
ottobre, attraverso la label affiliata Sea Note, uscirà un singolo a tiratura limitatissima, che pare non avrà distribuzione al
di fuori degli Usa, frutto della collaborazione di due band, una
delle quali pubblicherà un disco proprio il 18…Chi sono queste
band?…
Boy George rischia fino a 15 anni di carcere, in seguito al ritrovamento di 13 dosi di cocaina già confezionate nel suo app a r t a m e n t o d i N e w Yo r k . I l p r o c e s s o s i t e r r à i l 1 5 d i c e m b r e …
L a 3 0 m a e d i z i o n e d e l P r e m i o Te n c o , d e d i c a t a a l l a m u s i c a d ’ a u tore, che si svolgerà dal 20 al 22 ottobre, ha premiato John
Cale tra i cantautori stranieri, insieme all’algerino Cheb Khal e d . L ’ e x - V e l v e t U n d e r g r o u n d s i e s i b i r à a l Te a t r o A r i s t o n d i S a n
Remo il 21 ottobre. Fra gli musicisti italiani ospiti della rassegna, si segnalano: Avion Travel, Banda Osiris, Stefano Bollani,
Sergio Cammariere, Paolo Conte, Francesco Guccini, Morgan,
M a u r o P a g a n i , D a n i e l e S i l v e s t r i , R o b e r t o Ve c c h i o n i . . .
Uscirà in un doppio DVD a novembre il docu-film No Direction
Home di Martin Scorsese dedicato a Bob Dylan, che copre gli
anni dal 1961 al 1966. No Direction Home è anche un doppio
cd, settimo volume delle Bootleg Series, con la colonna sonora
del film. Il documentario, uscito nelle sale americane e poi trasmesso in tv in America e Inghilterra, sarà nelle sale italiane in
concomitanza con le date di Dylan, il 10 novembre a Bologna al
Palamalaguti e il 12 a Milano, al Filaforum di Assago...
Il doppio DVD di Peter Gabriel, in uscita per la Rhino il 15
novembre, si chiama Still Growing Up: Peter Gabriel Live &
Unwrapped.
Il
video
si
ricollega
al
precedente
Growing
Up
Live, uscito due anni fa, e offre versioni live alternative di
successi come Sledgehammer e Red Rain. Sul secondo DVD un
sentireascoltare
REM
lungo documentario sul tour di
Music,
sarà
Dopo aver chiuso con il mer-
Gabriel, girato in parte dalla
l’opening act del tour che vede
cato discografico e converti-
figlia Ana...
i Death Cab For Cutie assieme
tosi all’islam, Steven Demetre
ai canadesi Stars, durante il
Georgiu (questo il vero nome
mese
di battesimo) in quest’arco di
Problemi
con
la
polizia
per
Pete Doherty dei Babyshambles,
arrestato
a
seguito
Thomas
di
Morr
novembre,
lungo
la
West Coast americana...
tempo aveva inciso solo due
di
album di musica religiosa...
antidroga
a
Ad Amburgo, città storica per
interrogato
a
gli esordi dei Beatles, è co-
This Side Of The Blue, il bra-
Te l f o r d . D o h e r t y s i è , n a t u r a l -
minciata una raccolta di fondi
no di Joanna Newsom tratto
mente,
innocente.
per la costruzione di una sta-
da
Di certo non è proprio un tipo
t u a i n m e m o r i a d e i F a b F o u r.
stato usato come colonna so-
tranquillo…
L’ e m i t t e n t e
Oldie
nora di uno spot della compa-
95, che ha promosso l’inizia-
gnia telefonica inglese Oran-
il
tiva,
raggiun-
ge. La pubblicità, uno spot di
tour dei Rolling Stones. Du-
gere
necessaria
60 secondi, è stata realizzata
rante
di
un’operazione
Shrewsbury
e
dichiarato
Grande
sorpresa
la
data
di
durante
Pittsburgh,
è
radiofonica
fiduciosa
la
di
somma
100.000
euro
entro
pochi
The
durante
Milk-Eyed
un
M e n d e r,
black-out
a
è
New
che vedeva come gruppo sup-
mesi. Il monumento dovrebbe
Yo r k , e i l t e m a d e l l a c a m p a -
porto niente meno che i Pearl
raffigurare John, Paul, Ringo
gna è “le cose importanti che
Jam (che avevano già accom-
e
ti perdi quando il tuo telefo-
pagnato gli Stones per qual-
Beatle” Stu Sutcliffe...
che
data
nel
1997),
George
insieme
al
“quinto
no
Eddie
è
spento”
(!).
Per
l’inte-
ra campagna promozionale la
Ve d d e r è s a l i t o s u l p a l c o e h a
C a t S t e v e n s ( a k a Yu s u f I s l a m )
compagnia
duettato
in
ha dichiarato al Sunday Times
un budget di circa 30 milioni
Wild Horses. Un documento da
di voler tornare in studio per
di sterline (!)…
tenere d’occhio…
incidere un nuovo album. Sa-
con
Mick
Jagger
telefonica
aveva
rebbe il primo lavoro in studio
Gli INXS arruolano il succes-
Il delicato DJ set del fondato-
del cantautore dopo trent’an-
sore di Michael Hutchence a
re dell’etichetta tedesca Morr
ni
seguito
di
assenza
dalle
scene.
di
un
reality
show!
sentireascoltare Alla fine il vincitore si è rivelato Jason Dean Fortune, un canadese di 31 anni. Povero Michael, si starà rivoltando nella
tomba. Che decadenza…
Dopo qualche reunion i Lemonheads sono entrati in studio per
produrre un nuovo album che dovrebbe vedere la luce il prossimo anno...
L’ I t a l i a è d i v e n t a t o u n p a e s e t r i s t e m e n t e f a m o s o p e r l a c o siddetta “fuga dei cervelli”: ma non sono solo i ricercatori ad
andarsene all’estero, ci provano anche i cantanti. Paolo Ladu,
e x - l e a d e r d e i m i s c o n o s c i u t i S o l o To k i o e s p e s s o o s p i t e a l R o x y
Bar di Red Ronnie, ha deciso di scappare in Giappone, come
sono soliti fare i calciatori a fine carriera, e di cantare interamente nella lingua locale. A detta dell’Apbeat Records, etichetta che distribuisce in Italia il suo primo singolo da solista (Mai
e poi mai), in Oriente Paolo godrebbe di un ottimo successo.
Contento lui…
sentireascoltare
speciale
Franz Ferdinand
Party People
d i Va l e n t i n a C a s s a n o
Gli Emul Rockers più famosi del pianeta tornano con il sequel più atteso
dell’autunno ed è un’altra festa, come sempre ricca di guest star: Talking
Heads, Bowie e Beatles. Una carrellata new wave dai pantaloni a sigaretta,
che tuttavia…
2 0 0 1 , G l a s g o w. C u c i n a d i A l e x K a pranos (il suo amico Nick gli ha appena regalato un basso, a patto che
ne faccia un buon uso). Alex: “Allora, vuoi imparare a suonare il basso, Bob?” Bob: “No, sono un artista,
non un musicista.” Alex: “E’ la stessa cosa.” Bob: “Ok, allora.”
Sarà stata la forza persuasiva di Kapran o s o l ’ i n d o l e m a l l e a b i l e d i B o b H a r d y,
fatto sta che il primo nucleo dei Franz
Ferdinand - non i nuovi eredi al trono
d’Austria - Ungheria (cui il nome allude),
ma quelli di una lunga e blasonata tradizione british (anche se scozzesi) - si
forma dopo queste secche quattro battute. Almeno, stando a quanto essi stessi
scrivono in quel divertente romanzo che
è la loro autobiografia.
La storia continua, poco tempo dopo, in
u n ’ a l t r a c u c i n a d i G l a s g o w. A l e x s t a q u a s i
per litigare con un certo Nicholas McCarthy (reo di avergli rubato una bottiglia di
lo alla scena elettronica da club. Un tem-
vodka), quando gli chiede se sa suonare
po le rock band facevano anche dimenare
la batteria. Nick, che si trova in città solo
e agitare, e allora perché non riproporre
perché un amico gli ha detto che lì è uno
la formula ora che tutti sembrano pren-
spasso, risponde di sì (attratto dal pro-
dersi troppo sul serio? Un principio com-
getto di creare un gruppo per “far ballare
pletamente in antitesi, se vogliamo, con
le ragazze”), mentendo spudoratamente:
quanto stava accadendo dall’altra parte
in realtà è pianista e bassista. Manca il
d e l l ’ A t l a n t i c o , i n q u e l l a N e w Yo r k s c o s s a
quarto e ultimo componente: Paul Thom-
dai tragici eventi politici e promotrice di
son, lui sì un vero batterista, a cui però
una seconda - terza? - vita del r’n’r con
non dispiace l’idea di dedicarsi alla chi-
i suoi paladini Strokes e Interpol (cantori
tarra. Semplice il loro intento: riportare il
di una tensione puramente superficiale i
ritmo nel rock, togliere il primato del bal-
primi, sentita e convincente i secondi),
sentireascoltare val iguanico-velvettiano di
Casablancas
show
&
bastano
Co.
ad
Pochi
incurio-
sire un manipolo di piccoli
discografici, tra cui si fa
largo
la
Laurence
Domino
Bell
del-
Records,
che
- manco a dirlo - riesce a
strappargli un contratto.
Dopo un paio di fortunati singoli usciti nel 2003,
finalmente
pubblicano
il
loro omonimo debutto (Domino / Self, febbraio 2004)
e sul carro dell’emul-rock
salgono
anche
loro,
por-
tando però un po’ di sana
spensieratezza (e di esperienze festaiole alle spalle
gli scozzesi ne hanno): un
indie rock con ascendenze
wave, tendente ai ritmi disco
quasi
fosse
all’isteria
canto
pur
una
risposta
dilagante.
loro
gli
rivangando
resta
Kapranos,
uno
dei
dai
Chiaro
colori
e
sgargianti.
lampante
rima-
Dal
pochi a non essere scap-
ne
scozzesi,
pato via. La questione si
forme e stili così compiu-
il
l’intento
di
rimestare
passa-
risolve senza troppi danni:
ti da risultare, oggi, unità
to al pari dei newyorkesi,
tutte le accuse (tra cui il
minime di suoni e signifi-
sembrano reagire nel solo
rischio
cati - tanto da far scatta-
modo che conosco: il pia-
viamente,
cere e l’energia del movi-
quiete
mento. Un party con tutti i
ma lo Chateau viene mes-
-, ma altrettanto evidente
crismi, che non si può cer-
so sotto controllo. I ragaz-
e prorompente è la carica
to
pic-
zi non sono però tipi che
godereccia sparpagliata a
cola camera di Nick, toc-
si scoraggiano facilmente.
casaccio nelle undici trac-
ca perciò trovare un posto
Suonano in diversi locali e
ce. Lo esprime bene l’intro
più grande. Detto, fatto. I
alla fine riescono a trova-
acustico di Jacqueline (alla
quattro
caso
re un degno sostituto del
maniera
un magazzino abbandona-
loro covo: un vecchio tri-
Belle and Sebastian), che
to
modifi-
bunale in disuso da anni.
subito
ca riescono a trasformar-
Altra festa, altro baccano,
un
lo in una specie di factory
di nuovo la polizia: niente
Pixies,
warholiana (chiamato Cha-
paura, questa volta si limi-
e
teau) in cui tutti si trasfe-
ta a staccare la corrente.
re la dance hendrixiana di
riscono allegramente. E lì
A questo punto la Scozia
The Dark Of The Matinee,
ha luogo il loro battesimo,
pare stare stretta ai Franz
seguita
tra fiumi di alcool e gente
Ferdinand,
prendono
e dal basso incalzante in
(soprattutto
che
l’episodio come un segno
Auf Achse (Depeche Mode
talmente
organizzare
e
balla.
scovano
con
Un
nelle
per
qualche
ragazze)
festa
d’incendio
e,
disturbo
pubblica)
che
ovdella
cadono,
re
l’(in)conscio
del
“questo
dà
basso
ritmo
somiglia
dei
si
giochino
a…”
conterranei
un
tono
con
smaccatamente
chitarre
rabbiose
sincopato;
dai
synth
oppu-
crudi
del destino e trasmigrano
meets Human League) e in
riuscita da richiamare an-
a
che
This Fire (dagli echo door-
che l’attenzione della po-
proprio
momento
siani, tra Gang Of Four e
lizia che, piombata lì, ar-
metteva sull’altare il revi-
10 sentireascoltare
Londra,
in
la
stessa
quel
Ta l k i n g H e a d s ) .
E’ intrattenimento, eccita-
portano a casa il Mercury
tre milioni di copie, di cui
zione. E’ un gruppo di amici
Prize, il Q e l’NME Award.
uno, incredibilmente, negli
che si diverte (e vuol diver-
Girano il globo per un paio
States (piegando quel fan-
tire) suonando. Una scrit-
di volte con il loro tour e
tomatico e imperante sno-
tura agile, sinuosa, imper-
partecipano ai maggiori fe-
bismo verso il sound made
tinente che non fa mistero
stival
Gla-
in UK), tanto da spingere
delle proprie ascendenze,
stonbury su tutti (ma sono
la Epic a proporre un con-
da cui però fuoriesce l’ur-
passati
tratto
genza di contrastare - in
ste
qualsiasi modo - il disagio,
Days di Bologna). Energi-
lari,
l’insofferenza
internazionali,
anche
parti,
da
que-
all’Independent
di
distribuzione
da
un milione e mezzo di dolnaturalmente
firmato
esistenzia-
ci e scatenati in versione
dal quartetto. Un colpo da
le, prendendo a prestito la
live come ci si aspetta che
maestri, per un gruppo di
new
ai
wave
(dai
Bauhaus
New
Order
Te l e v i s i o n
passando
e
Visage)
siano, con i loro movimen-
emuli come tanti ne sono
per
ti convulsi, le pose wave
nati in questi anni, segno
per
tra
che
il
freddo
e
i
Ferdinand
oltre
a
la
impulsività
scopiazzare (bene) ci met-
finto-sbarazzino urlato dal
sotto gli impeccabili com-
tono anche del loro. Non ci
s i n g o l o Ta k e M e O u t ( d e n -
p l e t i d a n d y, e q u e i c o l o r i -
sorprende
tro c’è tutto quel Sound Of
nero, arancione e crema -,
attese per la seconda pro-
Yo u n g S c o t l a n d d e i J o s e f
sempre gli stessi, con cui
va in studio siano cresciu-
K, dei Fire Engines, degli
si identificano (ma non lo
te vertiginosamente duran-
Orange Juice). Ruffiani e
facevano
te tutto il 2004.
cazzoni
trent’anni
nel
punk
funk
di
trascinante
distacco
metter su quello spettacolo
già
gli
Specials
fa?).
Trovano
Ed
eccolo
allora
qui,
come
fresco
le
di
Come On Home (con respi-
il tempo di scrivere nuovi
s t a m p a , Yo u C o u l d H a v e I t
ri Radiohead primordiali) e
brani
all’istan-
So Much Better (Domino /
nelle battute Gang Of Four
te su un pubblico letteral-
Self, 4 ottobre 2005). Un
di
Te l l
cor-
mente in visibilio. Un caos
titolo (ripreso da uno dei
mediatico che ha fatto ven-
tredici brani) che in prin-
i S o n i c Yo u t h i n C h e a t i n g
dere al disco d’esordio ben
cipio non doveva esserci,
e
To n i g h t ,
testarli
come
rosivi
Her
e
dissonanti
O n Yo u e M i c h a e l , s t r e g a t i
dall’oscurità di Cave e dal
fascino di Cocker in 40 Ft.
Undici tracce dal tiro azzeccato,
che
funzionano
meglio in versione single,
come
se
ogni
volta
ci
si
imbucasse ad una festa diversa,
giusto
il
tempo
di
fare due salti e bere qualcosa di fortemente alcolico. Ai postumi ci penseremo domani... (7.0/10)
E basta questa sbornia devastante
pa
perché
(britannica
la
in
stamprimis)
si strappi i capelli e urli
al
miracolo,
sbattendoli
su tutte le copertine, con
tanto
di
pluri-nomination
ai più ambiti premi musicali: nel giro di un anno si
s e n t i r e a s c o l t a r e 11
in linea con il primo album e con l’idea del gruppo di non usarli, che prevedeva poi
in chiusura … With Franz Ferdinand, ma che alla fine è rimasto così, come una sorta d’invito ad entrare nel loro - relativamente - nuovo universo. Relativo perché, da
un primo ascolto, sembra proprio che non abbiano cambiato nemmeno una virgola a
quanto già scritto: ironia a fiumi, crescendo parossistici e un’iniezione abbondante
di ludica sfrontatezza. Ci sono ancora quei riff incontenibili e taglienti di chitarra (la
dilaniante apertura di The Fallen, il bruciore punk scattante e nevrotico di Evil And A
Heathen), i repentini cambi di tempo che in tre minuti condensano un collage di suggestioni differenti (la furia scalpitante di Well, That Was Easy smorzata dai richiami
s i x t i e s ) , l e h i t m a r t e l l a n t i e u l t r a a d e s i v e ( l a d i s c o m u s i c d a p u b d i I ’ m Yo u r V i l l a n e
q u e l m a l e d e t t o i n t r e c c i o b a s s o f u n k / c h i t a r r a d i O u t s i d e r s , c o n i Ta l k i n g H e a d s s e m p r e
nel cuore). Andando avanti ci si accorge poi di inaspettate carinerie, quelle piccole
novità che destano maggiore sorpresa: in positivo una Walk Away che non si vergogna
d i r e n d e o m a g g i o a l l a T h e M o d e l d e i K r a f t w e r k c o n u n t o c c o d o l c i a s t r o à l a M o r r i s s e y,
i n n e g a t i v o l e d u e b a l l a t e s t r a p p a l a c r i m e , F a d e To g e t h e r e E l e a n o r , P u t Y o u r B o o t s
Back On che, inciampando, s’inchinano invece al cospetto dei Beatles di Abbey Road.
Due episodi, questi ultimi, che probabilmente hanno il compito di avvicinare con sapiente adulazione giovani orecchie, allargando la pletora dei seguaci nel mondo, ma
così svenevoli da cadere direttamente nell’oblio.
Che i Franz Ferdinand siano ancora in grado di sfornare potenziali singoli da top ten
è assodato, anche a fronte di una loro maggiore - non sempre costruttiva - consap e v o l e z z a e c o n v i n z i o n e , n o n c h é d i u n a p r o d u z i o n e ( i n m a n o a R i c h C o s t e y, g i à a l
l a v o r o c o n A u d i o s l a v e e M a r s Vo l t a ) c h e p u n t a t u t t i i r i f l e t t o r i s u l l e c a r a t t e r i s t i c h e
salienti: chitarre e sezione ritmica. Di certo non manca la materia prima, ovvero la
sfacciataggine, lo sberleffo, quella genuina - ora un po’ troppo patinata - voglia di
fare festa, che ancora riesce a sparare colpi vincenti. Una formula che ora pare inattaccabile e consolidata, che va dai Kinks a Bowie, passando per i Pulp e i Belle and
Sebastian, fino ad arrivare ai Franz Ferdinand che rifanno i Franz Ferdinand. E a
questo punto il dubbio è lecito: che i quattro scozzesi si siano divertiti un po’ troppo
tra loro e loro? Stroncati no, ma deludenti sì. (6.5/10)
(contributi di Stefano Solventi e Antonio Puglia)
12 sentireascoltare
speciale
Black Rebel Motorcycle Club
Emul motorcycle
di Edoardo Bridda
Partiti in quarta con gli stordenti feedback pop - memori e forse qualcosa in
più - dei Jesus & Mary Chain, compiuto il passo falso di un energico quanto
clichettato second coming a base di acid rock à la Primal Scream (che non s’è
fatto mancare neppure melodie e suggestioni Oasis e Stone Roses di seconda
mano), il gruppo approda a Howl, nuova carne e assieme rinascita insperata
all’insegna di un roots rock a passo d’uomo.
s e n t i r e a s c o l t a r e 13
dia di 500 copie vendute a
botta, ovvero l’equivalente
stampato) e visti i riscontri,
cresciuta
la
fama,
il
gruppo si sposta nella viziosa
e
rocheggiante
Angeles.
Los
Inizialmente,
li nota la radio KCRW di
base a Santa Monica, ma
quelle
canzoni
trasporta-
te da qualche marinaio da
fronte
pure
del
porto
arrivano
oltreoceano,
presso
la BBC radio di Sheffield,
che premierà pure il famoso demo come “Record of
the Week”.
Da lì al classico personaggione della svolta il passo è
breve: eminenza Noel Gallagher li vuole a tutti i costi per la Brother Records,
la neonata etichetta persoRispetto a quella che sarà
debutto live nel novembre
nale, ma tanto è l’entusia-
la
biogra-
del 1998. Inizialmente quel
smo del chitarrista (dichia-
fia dei Franz Ferdinand o
primo tentativo d’investire
ra senza mezzi termini che
al
chiacchieratissimo
ugole e muscoli nella di-
sono la sua band preferita)
pot
de-
rezione di un sound lonta-
che pure i muri mormorano
dei
no dalla capitale britanni-
e la band riceve prima l’in-
si
ca, ma ricco di spezie del
vito della Warner/Chappell
spumeggiante
già
melting
gli
modaiolo
Strokes,
BRMC
non
la
è,
storia
come
ci
un
Nord quali Jesus And Mary
e poi uno ancora più paf-
nome del genere, una fuci-
Chain, Stone Roses e Ride
futo dalla Virgin Records,
na di fuochi artificiali. Ro-
prende il nome di The Ele-
che nel duemila strappa il
bert Turner e Peter Hayes
ments; ma è soltanto una
contratto.
si conoscono tra i banchi
transizione:
im-
Dopo un tour sveltina con
della
tur-
parano presto (e forse no)
i freak psichedelici Dandy
no: hanno progetti musica-
che quella stessa ragione
Warhols (che Turner e soci
li paralleli e bazzicano in
sociale è patrimonio di uno
non mancheranno di omag-
vari gruppi giovanili della
storico
del
giare in futuro), il gruppo
Baia.
giro di Pat Metheny e così,
varca le porte dello studio
in
d’incisione
potrebbe
aspettare
high
Con
school
da
di
l’approfondirsi
dell’amicizia,
decidono
di
i
ragazzi
gruppo
sostituzione,
fusion
scelgono
per
realizzare
dar vita a un progetto co-
l’attuale BRMC, una mos-
l ’ a g o g n a t o o m o n i m o . L’ a l -
mune da realizzare in futu-
sa che per via di una serie
bum vedrà la luce soltan-
ro. Quell’idea prende for-
di richiami sixties - Marlon
to del marzo 2001, ma una
ma grazie alla conoscenza
Brando in primis - garanti-
volta
dello studente d’arte Nick
sce presto i suoi frutti.
giunture non possono es-
Jago
Con questa scritta in gras-
sere migliori: tutti parlano
setto
stampigliata
di rinascita rock e con gli
(stabilitosi
Francisco
a
San
dall’Inghilterra
bianco
pubblicato,
le
con-
con
su un cdr venduto dopo gli
Strokes caldi ma non anco-
il - ben poco - tentacola-
s h o w, Tu r n e r, H a y e s e J a g o
ra bollenti (Is This It? usci-
re ragazzone alla batteria
coltivano un piccolo culto:
rà soltanto a settembre), i
la
il demo va a ruba (una me-
Nostri sono di fatto i pri-
l’anno
precedente)
strada
porta
14 sentireascoltare
e
dritta
al
mi emul rockers a godere
dell’espressione
di una fama considerevole,
aperti i sermoni degli psi-
Meglio abbigliate le canzo-
la prima new sensation del
cologi tv sul problema del-
ni dal sapore motorizzato
millennio.
l’identità delle giovani ge-
e r ’ n ’ r, c o m e i d u e b o o g i e
nerazioni: si va da pesanti
W h a t e v e r H a p p e n e d To M y
riferimenti
stordente
Rock‘N’Roll (dalle parti di
B.R.M.C.
(Virgin,
l’album
2001),
omonimo,
energico
rivata
quasi
sé
e
Sure As The Sun).
è
un
di
de-
estetica feedback di Kevin
Detroit - il singolo che li
Records
S h i e l d s ( M y B l o o d y Va l e n -
ha lanciati nello stardom)
tine)
esempio
Creation
del
cronologicamente
Fra-
e S p r e a d Yo u r L o v e ( n e l -
perseguito nelle 12 tracce
telli Reid (Jesus And Mary
la Los Angeles dei Doors),
della
Chain)
to
scaletta,
esempio
dience
in
di
un
perfet-
come
certi
l’au-
frangenti
alle
alla
strofe
con
in
dei
un
gli unici brani trascinanti
B u r r i t o d i Ta c o B e l l ( L o v e
di un lotto certo ben mi-
Burns),
rato
dalle
bocca
acide
atti-
nella
sei
corde,
ma
abbia maggiore bisogno di
tudini
colmare un vuoto lasciato
in lozione UHT (Red Eyes
tiva, se non proprio imba-
da un pool di sonorità, più
A n d Te a r s ) a c e r t e m e l o d i e
razzante nel cacciar farina
che soddisfare la bramosia
d e i Te e n a g e F a n c l u b ( R e d
da un sacco che è sempre
di un riff che cambi la vita
E y e s A n d Te a r s ) . S c a v a n d o
in prestito (si ascoltino le
o
a fondo non potevano man-
sognanti strofe in salsa U2
care i Beatles-Lucy-In-The-
d’America di Salvation con
un
timbro
di
voce
che
spacchi il petto.
Rigido
come
dei
Primal
Scream
con
una
inflessibili
S k y v i a O a s i s ( A w a k e e To o
quel
erano i personaggi di Paul
Real) e da lì - esagerando
(5.0/10)
Newman (o di Brando) gio-
in pose narcotiche e lasci-
vanili, l’album è un com-
ve sonnolenze - il raschio
Forti
pendio
del
luoghi
delle
scolastico…).
vendite
lusin-
eviden-
ghiere del debutto (700.000
zia luoghi noti e arcinoti di
copie), il secondo album è
gessati, di garage tirati a
m e z z a s c u o l a M a n c h e s t e r,
atteso come la più recen-
lucido dove il disordine è
sepolta sotto strati di di-
te incarnazione della me-
il corollario di una struttu-
storsioni mai troppo avvol-
raviglia.
ra armonica determinata e
genti e triturando fraseggi
O n , O n Yo u r O w n ( V i r g i n ,
mai messa in discussione.
mai
2003),
ingrassati
comuni
testo
deriva-
in-
ben
di
scrittura
quanto
bidone
troppo
giallo
intriganti
(As
Con
Tu r n e r,
Ta k e
Them
Hayes
e
Inutile la stizza per l’accostamento costante con i
Jesus And Mary Chain, stupido
da
parte
della
band
prendere le distanze - con
spocchia
e
sdegno
sfog-
giato nelle interviste - da
un mondo sonoro del quale
sono figli e pure nipoti. In
sostanza i Black Rebel non
fanno
altro
che
suonare
con passione e tenacia ciò
che li ha appassionati negli anni, senza particolari
ossessioni o geniali intuizioni. Lo fanno con evidente trasporto ma anche con
ingenuità
quella,
e,
con
dove
un
finisce
sano
op-
portunismo. Dunque, pace
ai ricercatori delle pepite
s e n t i r e a s c o l t a r e 15
Jago rispondono alzando il voltaggio, scolpendo il sound, sparando un drumming più
selvaggio al centro della scena (per quanto può esserlo la tecnica di Jago, s’intende),
facendo del basso una cappa minacciosa e della voce un crepitio transistorizzato.
I cliché diventano soffici diktat produttivi e non c’è nessuna remora quando c’è da
rubacchiare un riff stoniano (nella lunga cavalcata conclusiva di Heart + Soul) oppure
riciclare sfacciatamente l’irriverenza catchy degli amici Dandy Warhols (We’Re All In
Love), la ribellione motoristica in derapage multistrutturato dei Primal Scream (Us
Government) o l’ipercinetismo post punk del proprio cavallo di battaglia Whatever
H a p p e n e d To M y R o c k ’ N ’ R o l l ( i n S i x B a r r e l l S h o t g u n ) .
Così, se ai tempi del debutto il gruppo poteva vantare numi tutelari quali Stone Roses
e Ride, stavolta sembra che rifaccia gli Oasis folgorati dagli ultimi (esecrabili) ZZ
To p ( t e n t a t i v o d i o m a g g i a r e i l p a t r o n N o e l ? ) , o i g i à c i t a t i P r i m a l S c r e a m p a s s a t i d a l
parrucchiere di Bon Jovi (sempre la celeberrima Six Barrel Shotgun).
Forse proprio per l’eccessivo battage pubblicitario, o per le amplificazioni delle rivis t e s p e c i a l i z z a t e , d i Ta k e T h e m O n , O n Y o u r O w n t u t t i s e n e d i m e n t i c h e r a n n o p r e s t o :
ancora una volta i BRMC non dimostrano la volontà di calarsi nelle profondità e/o nell’inquietudine che da sempre abitano le sonorità di cui riscoprono le fragranze, piuttosto sembrano propinatori di un gusto oramai chiaro e talmente evidente che lo stesso pubblico, per giunta un po’ deluso dai live, inizia a disinteressarsene. (4.0/10)
E la storia sembra così destinata a un epilogo con tutti i segnalibri del caso e gomme sotto il banco: Jago oscilla pericolosamente dentro e fuori dal gruppo per tutto il
duemilaquattro, i restanti perdono motivazione ma non è detta l’ultima …a sorpresa,
l’anno seguente il trio ritorna, parco di major ma con nuova linfa. Dopo l’abbuffata
elettrica dei primi due capitoli, Howl (Echo / Self, agosto 2005) rileva un cambiamento massiccio: i Black Rebel Motorcycle Club suonano roots music USA (e magari
hanno letto pure Allen Ginsberg)!
Certo, nessun recupero pedissequo o canti Appalachi (come li avrebbe dipinti Neon
Eater), piuttosto quella rivisitazione folk nello spirito che animò gli U2 di Rattle And
Hum e soprattutto, ciliegina sulla torta, quel pop-rock acustico che ammaliò i sovrabbondantemente citati Jesus And Mary Chain. Infatti, proprio come ogni buon corso
e ricorso della storia, allo stesso modo della svolta folk dei fratelli Reid, stregati a
metà novanta dallo slowcore di gruppi emergenti come Mazzy Star (il sottovalutato
Stoned & Dethroned, Wea, luglio 1995), i BRMC fiutano il vento d’occidente del nuovo
folk e staccano a loro volta le spine per attaccarle alla tradizione.
La direzione però, non lo nascondiamo, sembra quella giusta: i brani sono sufficientemente vari e ben arrangiati, ma soprattutto tra omaggi al man in black per antonomasia (Devil’s Waiting), gli U2 in ballad (una quasi cover di One chiamata Weight
Of The World), le inquietudini dalle parti del Lanegan (Fault Line) e pure un gospel
pagano (Devil’s Waitin’), l’insieme - vuoi per il fascino intramontabile del vintage,
del Rodhes o per i suoni penetranti della slide guitar (Howl e il buon boogie Ain’t No
Easy Way) - suona piacevolmente convincente.
Le partenze sono importanti, ma determinanti sono gli sviluppi: Per gli U2 Rattle And
Hum rappresentò un umano e imperfetto smarcamento, per i BRMC Howl cosa rappresenterà? (6.5/10)
16 s e n t i r e a s c o l t a r e
speciale
Frequenze Disturbate 2005
di Lorenzo Filipaz, Edoardo Bridda e Gaetano Lo Magro
Dopo il sofferto silenzio del 2004, torna il più suggestivo rock-festival
italiano. Un ridente belvedere per una fresca panoramica a 360°: l’appennino marchigiano da una parte e l’indie vecchia e nuova dall’altra. Il nostro
reportage
La storia
Frequenze Disturbate prese il via nel 1996 con solo
tre artisti in cartellone, uno
per sera: La Crus, Soon e
Andrea
le
Chimenti.
serate
furono
Nel
’98
cinque,
sempre però con la formula
di un solo artista/gruppo al
giorno. Il festival in queste
prime tre edizioni si connotò come una piccola, ma
attenta
panoramica
sulle
realtà più interessanti della musica indipendente italiana, forte dell’esperienza
maturata nel settore da una
rivista
di
supporto
come
“Il Mucchio selvaggio”. La
carta vincente fu da subito la location: Urbino, città
rinascimentale intatta, appostata su una rocca proverbialmente ventosa, lontana dall’afa e dal traffico
agostani. Fin dal ’97, accanto a piazza Federico, la
kermesse mise piede nella
Fortezza Albornoz, uno tra
i luoghi più belli mai scelti
per un concerto rock, appollaiata in cima alla rocca, su un prato che a sud,
Julian Cope
sentireascoltare 17
fra roverelle, pini e gine-
Afterhours, fino a una jam
siasi giudizio. Più spazio
stre,
rapidamente
improvvisata sul momento
trovano
verso i monumenti illumi-
dai Calexico dopo un rea-
Gentle: il gruppo padova-
nati della cittadina. Il pal-
ding di Emidio Clementi…
no esegue impeccabilmen-
co
declina
guarda
così
i
Jennifer
la
Nel 2003 sembrava che la
te il repertorio del nuovo
cupola del Duomo e il Pa-
prodigiosa ascesa qualita-
album
lazzo Ducale, tinti di verde
tiva fosse destinata a con-
giandolo come da copione
smeraldo e ocra, e dietro
tinuare, ma all’improvviso
con rimandi al back-cata-
ancora
ecco il crac: molti artisti
logue. Che dire? Fasolo &
annunciati
forfait
soci, dopo la gran sorpre-
verso
verso
invece
l’Appennino
marchigiano.
Nel
’99
fecero
capolino
i
diedero
Va l e n d e ,
punteg-
e, a fronte di un biglietto
sa iniziale suscitata dallo
primi artisti stranieri, Tin-
sensibilmente
stile
dersticks e Jay Jay Johan-
(abbonamento a 30 euro),
internazionale
son; nel 2000 toccò a Black
ci
dall’amicizia
Heart
Procession,
Arab
due date, senza palchi se-
e Kawabata Makoto (e ov-
Strap,
Einsturzende
Neu-
condari. Se la stupefacen-
viamente dal contratto con
bauten. Nel 2001 si stabi-
te performance di Beck lenì
la Sub Pop), si stanno leg-
lì la formula delle tre date
in parte l’amarezza, i cat-
a
che
tivi presagi si avverarono
germente impappinando.
La loro musica a base di
2002:
nell’estate del 2004, quan-
pop sciolto nell’acido (mu-
al giustificato scotto del-
do il festival fu sospeso.
riatico oltre che lisergico)
l’introduzione del biglietto
Grande è stata dunque la
fatica, almeno dal vivo, a
(l’abbonamento costava 20
sorpresa
dei
trovare
euro) corrispose una nuo-
cocciare
nuovamente
va configurazione, che ve-
sito del festival (scompar-
battute
deva
so da un anno) e nel legge-
te fra riff e bordone, ere-
una
re rumors straordinari sui
ditando
in
possibili headliners per il
a m i c i A c i d M o t h e r Te m p l e .
seconda serata, nel chio-
2005. E se i paventati Fla-
Con l’abbassarsi del sole
stro del convento di Santa
ming Lips non si sarebbero
dietro i colli, salgono sul
Chiara, e un onesto dj-set
fatti vedere, come del re-
palco i Raveonettes, grup-
a
(fornito
s t o M i c a h P. H i n s o n ( c o n
po danese promettente al-
da Jolly Music, Rough Tra-
l’abbonamento salito a 50
l’esordio
de/Intensive Care e altri).
euro),
Un sogno: pubblico mera-
ha
viglioso e attento (rivendi-
ne più corposa e ricca del
uscita su lunga (2003). E
ta di birra - in bottiglia!- di
Frequenze
mai
i dubbi sono riemersi tut-
fronte
organizzata. Ed è ritornato
ti durante l’esibizione ur-
disordine, non pareva pro-
pure
binate, che ci ha restituito
prio
Italia…),
no dedicato agli emergenti
un
possibilità per chiunque di
italiani, anche se la scelta
ulteriormente scolorito da
passare da una chiacchie-
di
è
un’irritante velleità hip in
rata con Howe Gelb e una
stata
(meglio,
o d o r e d i S o n i c Yo u t h . I n -
pizza al taglio con i Mo-
molto meglio il convento di
granano
gwai a un concerto intimo
santa Chiara a mezzanot-
appartengono
di
te).
ancora gravidi di possibili-
Fortezza
arrivò
Albornoz,
all’apice
esibirsi
artisti
per
più
appartata
inoltrata
al
di
tre-quattro
sera,
performance
notte
nel
palco
stare
Thalia
e
in
Zedek,
nessun
sdraiati
sul prato di Santa Chiara
si
ritrovò
aumentato
con
lo
nell’innel
il
alimentato
con
nuove
Oneida
direzioni,
impelagandosi
spesso
reiterate,
alcune
su
cult
incer-
tare
breve
in
dagli
durata
nessuno
nel 2002, ma istillatore di
fermato
l’edizio-
dubbi
Disturbate
stage
piazza
più
e
e
niente
però
soltanto
inconsulto
pomeridia-
Federico
felicissima
non
già
dopo
prodotto
solo
la
prima
post-nu
i
rock
pezzi
agli
che
albori
tà, vedi la sempre - mode-
sotto un tetto di stelle, e
Venerdì 5 Agosto
ancora dalla voce ruvida,
Il
con
tack Of The Ghost Riders.
ma
Mark
una sveltina degli One Di-
Per il resto, uno show in-
con
mensional Man, troppo bre-
sapore dove la sola attrat-
degli
ve per formulare un qual-
tiva è risieduta nell’algida
carezzevole
Lanegan
battimano
al
da
di
concerto
arena
18 sentireascoltare
main
stage
inizia
ratamente - trascinante At-
Dinosaur Jr
avvenenza di Sharin Foo,
chitarrista
non di sicuro nel garage-
Ban e la bionda chioma lisa
carattere
pop vaporoso proposto dal
di Cope), innervati però da
sono motivo di scetticismo
combo.
A metà
songwriting e vocalità tep-
fin
pistici tipici del Merseysi-
sul palco dei Nostri, scet-
de (i pesanti anfibi da skin
ticismo
di
sconfinano
commozione di veder nuo-
giornata fino ad allora piut-
spesso in musicalità krau-
vamente unita una leggen-
tosto
te,
però
serata
un
pentino
si
verifica
cambiamento
re-
d’atmosfera:
la
deludente
registra
Doggen,
Cope),
recitati
dei
dalla
personaggi
prima
comparsa
stemperato
dalla
Duul II (il cappello da SS).
ma incerta fino all’ultimo,
Kitsch culture a badilate,
guano alle primissime note
dato il caratterino legger-
feticismo per l’immondizia
e quel suono si ripresenta
mente lunatico degli hea-
come
intatto sul palco, fedele al
dliners. La schizofrenia di
sono, grandi perché umili
passato
Julian Cope è più che pro-
i
Amon
obesità, canizie e cattivo
da dell’indie.
Ma le malfidenze si dile-
solo
da
Ray
auspicata,
un’impennata
con
che
i
grandi
pos-
nell’abbassarsi per noi al-
tativa:
verbiale, ma per fortuna il
l’abbruttimento buffonesco
Mascis,
suo
più
istrionismo
ha
avuto
la meglio. E di show come
di
questo, se ne dovrebbe ve-
triviale,
in
primordiale
oltre
ecco
ogni
il
aspet-
cantato
nasale
e
di
slacker
una
sorta
come nessun altro, ecco il
rito
esor-
penetrante
Bar-
urla
core
cistico. I brani di Citizen
l o w,
Cain’d
Little Fury Things), il suo
Il cartellone scrive Julian
continuum coi vecchi pez-
canto
Cope per pura convenien-
zi, fino al tripudio della più
get The Spawn). Ed ecco
za promozionale, in quanto
che ventenne Raynard The
il drumming tonitruante di
sul palco saliranno i Brain
Fox,
di
Murph, ecco su tutto la chi-
D o n o r, i l c o m b o c a r n a s c i a -
uno spettacolo coinvolgen-
t a r r a s o v r a c c a r i c a d i J a y,
lesco
avviato
2001,
te come il più satanico e
perennemente in feedback,
tutto
mascara,
nel
e
sono
le
in
quinte
un
sua
di
dere almeno uno nella vita.
impazzano
le
basso
proto-emo
(in
(in
For-
cafonaggi-
l a s c i v o d e i b o r d e l l i . L’ e s i -
perennemente in assolo ef-
ne, violenza hard e giochi
bizione si conclude con la
fettato, intervallato da rari
di
(Peace,
più storica delle citazioni
break intimistici. Un suo-
L o v e & F u c k e To o F r e u d
parole
scemi
iguaniche: Cope spezza il
no che è un’icona vivente.
To
supporto
I
Rock’n’roll
To o
Jung
To D i e i t i t o l i d e i d u e a l -
del
microfono
e
protagonisti
della
saga
bum). Basterebbero le fo-
ci si squarcia il petto.
Ed eccoci a fine serata con
nelle loro ultime esperien-
tografie a descrivere i toni
l’evento più chiacchierato
passo dal fondo: in crisi di
e la musica del concerto:
dell’estate in ambito indie:
identità in seguito al vacil-
nell’abbigliamento di Cope
Jay-Lou-Murph, aka Dino-
lare della loro iniziale posa
e sodali si leggono l’hard
s a u r J r, n u o v a m e n t e i n s i e -
geek in camicia di flanel-
rock più peso e gli Stooges
me
la a fronte dell’incuria del
glam di Raw Power (vedi il
interminabili diatribe al li-
tempo,
completino da demone del
m i t e d e l l ’ i s t e r i a . Ve n a l i t à ,
spesso per un pubblico in-
dopo
quindici
anni
e
ze solitarie sono stati a un
ridotti
a
suonare
sentireascoltare 19
d i f f e r e n t e . M a a U r b i n o , u n i t i , g l i a l b u m Yo u ’ r e L i v i n g A l l
centi twee pop e partiture
Over Me e Bug generosamente dispiegati (più qualche
pezzo dal primo disco a nome Dinosaur), ritornano a
à la Belle & Sebastian.
Nessuna sconvolgente no-
pieno titolo nell’empireo da cui sono caduti. Poco im-
vità,
porta se le sonorità che elargiscono (figlie dell’hardco-
trova
re e dell’hard rock e genitrici del grunge, dell’emocore
mazione quando a calcare
e dell’indie lo-fi) siano oggigiorno totalmente demodè,
lo stage sono i primi atte-
paradossalmente superate a destra dalla moda retrò.
si
Fra il pubblico abbondano le più gioiose legnate, balli
And Daughters della famo-
di San Vito, piedi pestati, gomitate, surf-crowdin’ e bot-
sa Domino, l’etichetta che
te da orbi, con un volume che sembra alzare i decibel a
ha lanciato i Franz Ferdi-
ogni nuovo pezzo. Contusioni e orecchie che fischiano.
nand. Gli scozzesi confer-
Da commozione.
mano
S a b a t o 6 A g o sto
da
ma
quel
una
della
già
piccola
giornata:
l’impressione
pubblico
l’ascolto
detto
e
subli-
i
Sons
avuta
critica
al-
dell’esordio
di
Inutile negarlo: non ce lo aspettavamo. La speravamo
The Repulsion Box. Il loro
bella e interessante questa seconda giornata di Urbino,
è revival cow punk e folk
ché sulla carta le esibizioni di Daniel Johnston, Sophia
punk targato 80: Gun Club
ed Echo and the Bunnymen rappresentavano un accosta-
e Violent Femmes passati
mento ardito e singolare. E il risultato è stato talmente
attraverso un colino, sem-
speciale nei contenuti quanto insolita era la premessa,
plicità e efficacia, ritornel-
nonostante l’assenza di Daniel (l’ennesima crisi depres-
li di facile presa e veloci-
siva?). Ma procediamo con ordine. Dei concerti pomeri-
tà compassata. Come vien
diani, quelli gratuiti a piazza Duca Federico, è degno di
spesso
nota solamente quello dei veneti Artemoltobuffa. Alber-
ritmo è quello giusto, ma
to Muffato (cantante e leader della band) rappresenta
niente di nuovo batte sotto
attualmente in Italia ciò che il colonnello Lobanovsky
ha rappresentato per il calcio sovietico alla fine degli
il sole: “It’s only R’n’R”.
Altri sono gli ospiti ai quali
anni ‘80: una ventata di aria fresca su una statica sce-
il pubblico non perdonerà
na nazionale. E come nella Russia di allora, nel live di
errori, e il primo di questi
Artemoltobuffa tutto sembra girare a perfezione e ogni
è Robin Sheppard, ovvero
individuo è funzionale al proprio compagno. Poco dopo,
Sophia: alle 21 è il turno
avrà luogo il collaudato spoken word di Emidio Clementi
di una semplicità e bellez-
e Massimo Carozzi. Mimì rapisce il pubblico con paro-
za melodica che vanno di
le e suggestioni tra sapori marittimi e amarezze adole-
pari passo con la densità e
scenziali, ricerche di sé fuori dal mucchio e altrettanti
la corposità dell’emozioni.
viaggi e smarcamenti, riflessioni che Massimo musica
Femmineo è il cantautore
con grande consapevolezza e tridimensionalità sonora.
dal vivo, elegante e aggra-
La forza della performance è notevole, essendo riuscita
ziato nei movimenti quanto
a calare un pubblico di quasi trentenni in una girandola
sicuro è il timbro della sua
di situazioni emotive che hanno come fulcro la cultura
voce. In poco più di un ora
tradizionale sperimentata anni addietro. E mentre il pub-
presenterà alcuni brani tra
blico in città è ammaliato, nel frattempo e in contempo-
i più importanti di una lun-
ranea, alle 19.20 si aprono i cancelli del mainstage alla
ga carriera, splendidi qua-
Fortezza, con due concerti brevi di discreta efficacia,
dretti
alla faccia della vacuità dei tempi moderni. Sono i va-
quali fantasmi e malinco-
resini Midwest ad aprire: la band giovane, giovanissima
nie danzano eleganti tra le
(età media 22 anni), sfodera dal taschino talento e ca-
note dei violini e la forza
pacità, parlando un linguaggio ricco d’accenti alt coun-
distruttiva
t r y, f o l k e p o s t r o c k ; s e g u o n o i K e c h , u n c o m p r o m e s s o
sposa alla consapevolezza
tra lo-fi e indie-pop, il proverbiale scazzo pavementiano
e ai bilanci di un presen-
e la sfrenatezza di certi Pixies, dove non mancano ac-
te indefinito. Non sarà di
20 sentireascoltare
da
pop
dire
quando
agrodolci
del
passato
il
nei
si
certo un problema tecnico
Frequenze
di
lo ritengano musicalmente
a far calare la magia del-
porre i propri artisti a tiro
più interessante in studio
l’evento: a un certo pun-
di chiacchiera e di pacca
che dal vivo, è un perfor-
to Sheppard è solo, senza
continua:
inoltra-
mer vitale, pulsante e coin-
amplificazione,
ta
chitarra
a
notte
incontrare
volgente, che dietro il ban-
acustica e voce in un sug-
tutti i Bunnymen seduti a
co macchine dimostra una
gestivo silenzio per lunghi
un tavolo e Sheppard che
bella carica tutt’altro che
minuti. Solo la prima fila se
intrattiene una fan italia-
da sbadiglio. Arriva poi il
lo gode, ma il pathos arri-
na sorridente. Si parla di
set
va fino alle ultime, e così,
musica, si resterà con loro
invece di approfittare del
finito il piccolo evento con
fino all’alba.
clima
il cuore rigonfio nel petto,
giunge l’ora degli headli-
si
Disturbate
possono
peggiore
del
migliore
festival:
per
i
qua-
dretti agri e vellutati della
Domenica 7 Agosto
loro ultima prova, i Blonde
ners della serata.
Alle 23.20 è il turno degli
Già dal primo pomeriggio il
Redhead
cielo non promette nulla di
a
occhiali pesti, delle siga-
buono. Nel set pomeridia-
più
rette e dei ciuffi cotonati:
no
intenerisce
delle orchestrazioni e de-
Echo
Nikki
in
gli arrangiamenti stile 4AD
and
The
Bunnymen.
colpisce
e
Sudden
quartet-
una
si
abbandonano
performance
diretta.
perché
certo
priva
Sulla forma smagliante di
to,
Ian McCulloch e Will Ser-
Stones & Roll tra Beggars
chiassosa e facilonamente
geant si era già detto in
Banquet e Sticky Fingers,
disordinata. Come se non
occasione
come se gli Swell Maps e
bastasse,
il
temente stanca e per nulla
Sound
del
2005.
giungere
Primavera
Basterà
che
la
ag-
raffina-
che
suona
proto-punk
mai
esistiti.
un
sincero
non
Il
fossero
vento
del
disco,
ma
inutilmente
Kazu
è
eviden-
nel
parente di quella intrigan-
tezza pop rock della band
frattempo
e
te performer dei tempi del
è intatta. Ben tre i brani
le nuvole sono scure e fit-
tour di Melody Of Certain
del
Siberia
te. Alle 19 pioviggina, e la
Damaged Lemons e la so-
proposti in anteprima per
brezza fastidiosa che ini-
norizzazione, ciliegina sul-
il
festival:
zialmente stuzzica l’esibi-
la torta, è sotto la soglia
l’asso singolo piglia tutto
zione di Lippok e Barbara
Stormy
We a t h e r,
Morgenstern
ziante,
very
nuovo
album
pubblico
del
grintosa
stra-
cullochiana,
romanticissima
Everything
la
ballatona
K i l l s Yo u
Scissors
In
e
la
The
s’intensifica
un
della sopportabilità.
Per il concerto finale oc-
du-
correranno 45 minuti di at-
rante l’esibizione di Four
tesa: lo sconforto, visto il
Te t e d e i B l o n d e R e d h e a d .
termometro (13 gradi!), è
Il
violento
in
della
notevole, tuttavia, miraco-
Sand sono tutti segnali di
M o r g e n s t e r n e d e l Ta r w a -
li sonici, tanto mediocre è
un ritorno dal gran mestie-
ter Lippok è un compendio
stata l’esibizione dei Pace,
re, ma anche di altrettanta
di
quanto
classe. E se non è manca-
arricchito dalla bella voce
to chi ha storto il naso o
della
chi
parole
ha
giudicato
scaduto
set
sfocia
acquazzone
elettronico
minimalismo
cantante,
la
sintesi
synthpop
strepitosa
sarà
altre
q u e l l o d e g l i Y o L a Te n g o .
Candidatosi a miglior per-
estetica
former di questa edizione,
in
il tempo per certe epiche
della
di
c o n i s o l i D i n o s a u r J r. a i n -
messinscena,
Berlino, che da parecchio
sidiarne il podio, il gruppo
ri di minoranza che nulla
tempo
stes-
di Hoboken non fa manca-
tolgono al giudizio positi-
sa: interessanti produzioni
re nulla a un pubblico che
vo
sullo
sono
s h o w.
Monika
è
Records
sempre
la
serata
elettroniche che però per
abbisogna di un cocktail di
prosegue tra il cortile del
ballare non fanno ballare,
vibrazioni
collegio Raffaello (dove si
e spingerebbero all’ascol-
tenti per destarsi dal fred-
esibiscono
Covo
to se solo il tempo impie-
do e dai timpani lesi. Ed
di Bologna) e i bar della
i
dj
La
pare-
del
così
veramente
tutti
gato scorresse più veloce-
ecco
splendida piazza Repubbli-
mente.
della croce verde col ser-
ca. La buona abitudine del
F o u r Te t : n o n o s t a n t e m o l t i
pente
aprirsi
i
po-
cassetti
magicamen-
sentireascoltare 21
te: dapprima doppia dose di feedback, Prozac noise a tavoletta, come una jam tra
S o n i c Yo u t h e B a r d o P o n d , p o i i n d i e p o p d i z u c c h e r o d i c a n n a e s o u l p o p c o n t a n t o d i
coreografia, un improbabile balletto stile surf con piroette e passi (s)coordinati che
si conclude con un serpentone propiziatorio della band, scesa tra il pubblico in fila
indiana. E da qui, da questo straniante siparietto, è di nuovo rock, quello americano
indipendente anni Novanta, quello che dai college punta dritto alla sbrigliatezza di
quegli spiriti liberi che suonano come crescono, imbracciano gli strumenti come fanno colazione, pranzo e cena. Una grande band, come un altrettanto grande Frequenze
Disturbate è stato questo del 2005, certamente ancora molto lontano dai mega-festival spagnoli o inglesi, ma speciale anche per la sua discrezione, il suo presentarsi
come chicca nascosta dell’estate, lontana da sponsor ingombranti e sovraesposizioni
mediatiche. Questione di eleganza.
22 sentireascoltare
speciale
Heiner Goebbels
L’incompleto fatt o a r t e
di Daniele Follero
La concretezza e il controllo di Stockhausen. Un’idea del teatro musicale
“totale” ma allo stesso tempo antiwagneriana. L’influenza di Hanns Eisler.
L’importanza della poesie di Heiner Mueller e l’esperimento rock dei Cassiber. La musica di Heiner Goebbels penetra la società del passaggio di millennio con l’occhio e l’orecchio di una contemporaneità eterogenea e multiculturale.
Qualcuno lo ha paragonato a Stockhausen, per il forte controllo che esercita sulle sue
opere, qualcun altro ha addirittura provato ad accostarlo a Wagner e alla sua visione
totalizzante di intendere musica e teatro come un’unità inscindibile nel concepimento
dell’arte. Paragoni scomodi, indubbiamente, dai quali prova a svincolarsi con tutte le
f o r z e , c o n t r a p p o n e n d o a f i g u r e c o s ì i m p o n e n t i e i n g o m b r a n t i q u e l l a d i H a n n s E i s l e r, i l
compositore anti-elitario per eccellenza, il comunista delle avanguardie storiche, sua
maggiore fonte di ispirazione. Come se non bastasse, egli stesso dichiara di aspirare al capovolgimento dell’opera d’arte totale di memoria wagneriana, provando a
spezzare la molteplicità del teatro tradizionale nei suoi singoli elementi, rendendoli
così indipendenti gli uni dagli altri, opere nell’opera. Nel suo teatro musicale (che
rappresenta una parte importantissima della sua produzione) i mezzi impiegati servo-
sentireascoltare 23
no più a rafforzare i singo-
preta il pensiero politico,
H e i n e r M ü l l e r, s u o g r a n d e
li elementi (luci, costumi,
ne
compene-
amico e collaboratore per
musica ecc.), a renderli in-
tra. E’ in questo che pro-
una vita. Goebbels appare
dipendenti piuttosto che a
babilmente
si
quasi estasiato quando de-
considerarli parte del tut-
giormente
l’influenza
to. Ogni elemento racconta
E i s l e r,
una storia a sé, che diven-
zione della musica in chia-
sua
ta parte di tutta l’opera nel
ve politica, partendo dagli
stata la stessa senza quel-
suo complesso.
elementi più basilari come
l’inesauribile fonte d’ispi-
Non ci tiene a dare un’idea
la disposizione e l’uso del-
razione
di
Heiner
l’orchestra, con il fine di
suo
Goebbels. Anzi, è proprio
democratizzare la materia
attraverso
musicale, non solo a paro-
re.
La molteplicità
le o attraverso espliciti ri-
esperienze è testimone del-
ferimenti.
la multiculturalità della sua
completezza,
za,
il
la
l’incompletez-
scomposizione
compositore
che
cinquanta-
fa
parte,
nella
lo
sente
sua
radicalità
di
s c r i v e i l p o e t a r e d i M ü l l e r,
ridefini-
lasciando intendere che la
musica
non
sarebbe
rappresentata
connazionale
dal
scritto-
delle
sue
anti-ac-
produzione artistica. Nella
manifesta
musica di Heiner Goebbels
treenne, adottivo di Fran-
Ta n t a
coforte, cerca di dare sen-
cademica
so al proprio lavoro. Elogio
nell’uomo
attraverso
dell’incompiuto, ma con un
pacatezza
e
atteggiamento
si
mag-
una
trovano posto, senza alcun
sobrietà
tipo di gerarchizzazione, il
niente
difficili da immaginare at-
jazz, il rock, la musica dei
naïve, anzi con una meti-
traverso le sue note. E’ si-
Griot
colosità - questa sì - vici-
curo di sé e chiaro come
menti di musiche di Prince,
na al vecchio Karlheinz.
un bravo insegnante quan-
testi di Kirkegaard e Poe,
e
do parla della sua conce-
il contrappunto bachiano e
musica non sono da consi-
zione del teatro musicale,
la plastica voce di David
derarsi come strati sovrap-
ma poi quasi si commuove
Moss.
posti: la musica non inter-
quando
Nato
Per
Goebbels
per
politica
24 sentireascoltare
fa
una
riferimento
ad
africani,
nel
1952,
campiona-
già
dalla
fine degli anni ’70 comincia a scrivere per il teatro
e per il cinema, ma è con
le opere radiofoniche che
riscuote un notevole successo negli anni ’80. Werkommener
freiung
U f e r,
Des
Die
Be-
Prometheus,
Wolokolamer Chaussee I-V
e
Schliemanns
regalano
Radio,
durante
tutto
gli
il
decennio vari premi dedicati ai radiodrammi.
Non pago di queste esperienze, nel 1982, insieme
a Chris Cutler e Christoph
Anders (ai quali si è aggiunto in seguito anche il
sassofonista Alfred Harth)
dà vita al progetto di rock
s p e r i m e n t a l e C a s s i b e r. P i ù
che
una
band,
l’incontro
(come lui stesso ama definirlo) tra personalità musue opere più riuscite ed
Le
tempo diverse, che si sti-
ispirate);
Auf
streux), Goebbels ha pro-
molano a vicenda durante
Weiss
composta
vato a confrontarsi con gli
l’arco di un decennio unen-
per la morte di Müller; de-
stili
do il linguaggio del rock, la
gli
“demo-
a volte limitandosi a mu-
sperimentazione, la poesia
cratizzazione”
orchestrale
sicare il testo, altre volte
e l’improvvisazione in uno
di
(1998),
commentandolo solo con la
stimolante
in cui, con l’annullamento
musica, come in una sor-
traboccante di idee.
della
ta di poema sinfonico del
Come
e
sicali
forti
se
questo
e
allo
stesso
spazio
non
libero
bastasse,
piccolo
tedesco
di
Schwarz
(1996),
esperimenti
di
Eislermaterial
figura
la
del
diversa
degli
direttore
disposizione
esecutori,
Goebbels
Debarquement
letterari
più
Desa-
diversi,
ventesimo secolo.
Credo non sia un torto con-
dall’aspetto bonario e da-
tenta una sorta di rivolu-
siderare
gli occhi penetranti, negli
zione
uno dei pochi compositori
anni ’80 ha composto an-
chestra,
che musiche per balletti e
m u s i c a d i E i s l e r.
le sue prime opere di tea-
L’ i m p o r t a n z a
tro musicale (Der Mann Im
nella musica del composi-
musicalmente
Fahrstuhl,
tore
Newtons
Casi-
socialista
che
tedesco,
no, Romische Hunde). Ma
con
è
soltanto
il
nell’or-
lavorando
testo
Goebbels
che, a partire dalla seconda metà del secolo scorso,
riveste,
sono riusciti a interpretare
maniera
rapporto
opportuna
significativa
non
riguarda
le trasformazioni della società globalizzata. In lui la
che vede fiorire le sue am-
zione artistica con Heiner
tradizione “colta” occiden-
bizioni teatrali, unite a un
M ü l l e r. D a E d g a r A l l a n P o e
tale convive con il pop e
maggior
decennio
successivo
stretta
e
in
il
rela-
il
la
sulla
Heiner
(Shadow / Landscape With
le musiche del mondo con
scrittura per grandi orche-
Argonauts)
a
Rob-
incredibile
stre.
Sono gli anni dello splen-
be-Grillet,
Rainald
Goe-
creando un paesaggio so-
tz (La Jalousie, Red Run,
noro in continua trasforma-
dido ritratto urbano di Sur-
Heracles 2) Francis Ponge
zione e in cui l’invenzione
rogate Cities(1994, tra le
e Joseph Conrad (Ou Bien
vive in assoluta libertà.
interesse
per
la
Alain
naturalezza,
sentireascoltare 25
Suoni e visioni
(Bologna, Mod ena e Reggio Emilia, 7 – 10 ottobre 200 5 )
Dopo il successo della Settimana Stockhausen dello scorso anno, la
seconda edizione della rassegna Concerti Contemporanei è stata dedicata ad Heiner Goebbels. Bologna, Modena e Reggio Emilia hanno ospitato i lavori orchestrali del compositore tedesco, che è arrivato con
una bella sorpresa: Chris Cutler
Dopo la settimana di con-
ospite della quinta edizio-
neo al programma, ma non
certi
dedicata
ne di Angelica - non met-
meno suggestivo, il “saluto
l’anno scorso a Karlheinz
e
incontri
teva piede nella città fel-
a Scelsi” della violoncelli-
Stockhausen,
sinea.
sta
teatri
di
l’Emilia
( Te a t r o
Bologna,
dei
Comunale
concerti
di
Bologna
e
statunitense
Marie
Uitti,
Frances-
persona
mol-
Modena presentavano una
to vicina a Scelsi, che ha
D’Autunno di Reggio Emi-
scaletta
Ou
eseguito un’inedita ballata
lia
Bien
com-
per violoncello e orchestra
e
Rec-Festival
I
Te a t r o
Comunale
di
molto
simile:
Sunyatta,
una
Modena) e Angelica, met-
posizione per kora, voce e
del
tono
orchestra
- Three Songs (da Surro-
ligure.
Tutt’altra storia il concerto
gate
fat-
di chiusura a Reggio Emi-
Concerti Contemporanei.
to assaggiare al pubblico
lia, unica occasione in cui
La scelta di dedicare que-
di entrambe le città l’am-
Heiner Goebbels si è pre-
sta
Heiner
piezza dei confini musica-
sentato anche nei panni di
Goebbels ricade in un pe-
li di Goebbels. Da un lato
esecutore, o meglio, d’im-
riodo
la tradizione africana dei
provvisatore,
zione del compositore te-
Griot (sorta di cantastorie
vecchio
desco
africani)
t l e r.
insieme
occasione
le
forze
della
edizione
della
edizione
di
rassegna
ad
grande
nel
in
seconda
rivaluta-
nostro
paese.
e
The
Cities)
Horatian
hanno
incontra
l’orche-
1946
del
compositore
con
amico
Insieme
il
suo
Chris
Cu-
(rispettiva-
in
stra occidentale, provando
mente al pianoforte e alle
prima nazionale al festival
a dialogarvi. Dall’ altro la
percussioni)
d e l l ’ U n i o n e d e i Te a t r i E r a -
voce
vita a una performance in-
ritjaritjaka il 25 e 26 set-
americana
Smith
credibile. La loro perfetta
tembre, Goebbels, appena
intrerpreta tre testi di Hei-
sintonia non ha fatto asso-
due giorni dopo, ha aper-
n e r M ü l l e r.
lutamente pesare i dodici
to
Mentre
Dopo
aver
la
presentato
Biennale
Musica
di
soul
della
cantante
Jocelyn
però
i
modenesi
anni
trascorsi
hanno
dato
dall’ultima
l’esecuzione
hanno potuto godersi una
volta che i due hanno suo-
della versione integrale di
prima assolta (la versione
nato insieme. Il pianofor-
Surrogate Cities.
per
te, accarezzato e insieme
Forte
riconoscimenti
di Die Faust Im Wappen), il
straziato,
di pubblico e critica, l’ex
programma bolognese non
suo intimo (le corde), dia-
Cassiber
presentato
è stato da meno, con l’ese-
logava
nelle città emiliane con un
c u z i o n e d i A u s E i n e m Ta -
i tappeti percussivi di Cu-
programma di tutto rilievo,
gebuch, per campionatore
t l e r, s p e s s o m e s c o l a n d o i
sintesi del lavoro dei suoi
e orchestra, commissiona-
timbri nel tentativo di ori-
anni
cui
to a Goebbels nel 2002 da
ginare un unico suono.
impe-
Simon Ratte per i Berliner
Da improvvisatori Cutler e
Philharmoniker:
insie-
Goebbels si sono trasfor-
impressio-
mati poi in solisti dell’ Ica-
ritorno, quello bolognese:
ni, emozioni musicali che
rus Ensemble che, sotto la
erano
traggono spunto da appunti
direzione
di un diario. Un po’ estra-
Yo i c h i S u g i y a m a , h a e s e -
Ve n e z i a
con
dei
si
’90,
è
periodo
maggiormente
gnato
per
nella
grandi
si
in
è
composizione
orchestre.
esattamente
Un
dieci
anni che Goebbels - allora
26 sentireascoltare
me
trombone
di
piccole
e
orchestra
un
violentato
perfettamente
del
nel
con
giapponese
guito Writings II (tratto da Black On White del 1996). Per chi, come me, considera
Cutler uno dei più importanti musicisti dell’ultimo trentennio, è stato entusiasmante
avere la conferma di aver assistito a un evento eccezionale, probabilmente al di sopra delle già grandi aspettative. Cosa che, purtroppo, ha fatto passare in secondo
piano le pur belle esecuzioni di Heracles 2 e La Jolousie (con testi di Müller e Grillet), entrambi supportati dall’ ottima recitazione di Samuele de Marchi, che ha letto
i rispettivi testi (in italiano il primo, in francese il secondo).
Heiner Goebbels sta attento dietro la cabina di regia, sembra partecipare alle sue
stesse opere anche quando non attivamente. La sua arte è talmente coinvolgente da
p o r t a r e a s é t u t t i , a n c h e i l s u o a u t o r e . L’ a p p l a u s o , d o p o l ’ u l t i m a n o t a d e l l ’ o r c h e s t r a ,
risuona come una fastidiosa sveglia, che interrompe un bellissimo sonno per avvisarti che bisogna ritornare alla vita di tutti i giorni. Sospiro, guardo la gente soddisfatta
e corro contento verso la stazione.
sentireascoltare 27
monografia
Joy Zipper
Vero amore po p
di Stefano Solventi
Teneri e squilibrati, dolci e asprigni, leggeri e insidiosi. Una tenace nostalgia psych tra compassate istanze indie e cascami shoegaze. Vinny Cafiso e Tabitha Tindale mettono in gioco la loro passione per il pop-rock con
generosa - a tratti volitiva - disinvoltura. Con molti pregi, e sostanziosi
difetti.
Di Vinny Cafiso si sa che proviene da Long Island e amava i Beatles finché non amò i My Bloody
Va l e n t i n e . I p r i m i e i s e c o n d i s u o n ò c o n d e v o z i o n e a d o l e s c e n z i a l e , c o m e u n r a g a z z o c h e c e r c a
una strada che porti a quell’idea pop che cova nel cuore. Ci riuscì, ma non ci riuscì davvero
f i n c h é n o n i n c o n t r ò Ta b i t h a T i n d a l e . D i Ta b i t h a s i s a c h e p r o v i e n e d a L o n g I s l a n d e c h e i n c o c c i ò
Vinny in occasione di un rock contest, ancora impegnato a suonare la propria infatuazione in
una band devota al culto Kevin Shields. Se si infatuarono a loro volta l’un l’altro proprio lì e
allora – e se mai si siano realmente infatuati – non è dato sapere. Fatto sta che la ragazza dec i s e p r i m a d i o c c u p a r s i d e l l a b a n d i n q u a l i t à d i m a n a g e r, q u i n d i d e l l e c a n z o n i c h e Vi n n y a v e v a
composto in solitudine, in qualità di cantante. Quelle canzoni sognanti e asprigne, il distacco
t o r b i d o d i q u e l l a v o c e , d i v e n n e r o i l d e b u t t o o m o n i m o d e i J o y Z i p p e r.
Così, col nome della ragazza scelta per la copertina, sceglie di chiamarsi il gruppo composto
a p p u n t o d a V i n n y e Ta b i t h a , i l c u i s o d a l i z i o p a r e e s s e r e a n c h e s e n t i m e n t a l e , s e è v e r o c h e
– come narra la vulgata – è intervenuto il matrimonio a sancirlo. Ma non son cose che ci interessino più di tanto. Non più almeno di ciò che i Joy Zipper fanno. Ovvero, un pop vorace di
28 sentireascoltare
modelli referenziali (dai già citati MBV agli Sparklehorse, dai Beach Boys ai Pavement) però attento a tenere alto il peso specifico della scrittura, di modo che la mancanza di tregua emotiva,
il susseguirsi di brillantezza e struggimento diviene un vero e proprio marchio di fabbrica. Già,
perché quando la tensione cala fa subito capolino la derivatività, e allora son dolori. Rimangono però un fenomeno notevole proprio per la specificità implacabile del loro manifestarsi: in
altre parole, se è il pop che cercate, se nel grigio volete mettere un po’ di colore e nel sereno
la giusta dose di languore, i Joy Zipper fanno al caso vostro. In questi casi, il niente di meno
vale almeno quanto il niente di più.
Self Titled (Bar None, 1999)
Un fiore in boccio che esala profumi antichi. Una contraddizione insidiosa che conduce di traccia in traccia,
di leggerezza in leggerezza, fino a farci indovinare più
o m b r e d i q u a n t e n o n s i a l e c i t o a t t e n d e r s i . L’ e s o r d i o d e i
Joy Zipper ha il difetto delle troppe direzioni intraprese, di sparare qualche proiettile tracciante un po’ a casaccio. Eppure, l’effervescenza di quei tentativi (il folk
a c i d u l o t r a s f i g u r a t o t r a n q u i - f u n k y à l a B r a n Va n 3 0 0 0
d i Tr a n s f o r m a t i o n f a n t a s y, i l s o u l l a n g u i d o c i r c a E d w i n
Moses – ma senza la loro devozione – di Booda) è capace di lasciarti col rimpianto di ciò che avrebbero potuto diventare e invece. Invece, come sappiamo, Vinny
e Ta b i t h a p r e n d e r a n n o d i r e z i o n i – d i c i a m o c o s ì – p i ù
orizzontali, ragion per cui potremmo catalogare come
bizzarrie passeggere il ritornello soul in mezzo all’acido disincanto Radar Bros di God, o la rumba jazzy di
A p a t h y, o l e f r e g o l e g a r a g e - f u n k c h e s q u a r c i a n o i l s o u l
sonnacchioso di The power of Alan Watts. Ben più significative quindi le “prove d’orchestra” come Everyday
e Check out my new Jesus, in cui tra sciropposità My
B l o o d y Va l e n t i n e e f i d e i s t i c h e a s p e r s i o n i B e a c h B o y s s i
p r o f i l a n o s q u a r c i d i l a n g u o r e Ve l v e t U n d e r g r o u n d ( q u e l l i
d i C a n d y S a y s ) e f o l k e s t a t i c o G r a n d a d d y.
La cifra melodica sembra accontentarsi di vivacchiare
dietro allo sforzo formale, e in fondo è giusto così: non
è così speciale la melodia dell’iniziale Like 24, anzi si
avvita su una nenia un po’ stucchevole, però val bene a
sostenere questa specie d’incontro tra dei Beach Boys
sotto formalina e le caligini dello shoegaze, così come
di Christine Bonilla quel che conta è il passo da raga
r a p p r e s o , i l m o r b o s o a s c e n d e n t e d i Ta b i t h a e q u e l l e p e r cussioni nel finale come certe marcette Jim O’Rourke.
Insomma, lo so che è facile fare i profeti da posteri,
però in questo omonimo debutto i Joy Zipper sembrano
spendere già tutti i loro limiti e il loro potenziale: geniali sintetizzatori di istanze altrui, compositori discreti,
interpreti intriganti. (6.2/10)
sentireascoltare 29
American Whip (13 Amp, 2003)
Lieve e tenace, dolce e asprigno, questo secondo lavoro a firma Joy Zipper dimostra chiara l’intenzione di
maturare le istanze apparecchiate nell’omonimo esordio, senza riuscire però a risolversi tra manipolazioni
sapienti di istanze “indies” (con tutto ciò che il termine
può ancora oggi significare) ed espedienti pop a pronta
presa. Ciò spiega l’irritante retrogusto d’incompiutezza, come se si fossero fermati sulla soglia, remissivi
al vento normalizzante che spira fino al sottobosco del
cosiddetto alternativo. Peccato, perché il programma si
presenta con una vera e propria terapia d’urto: licenziata la liquida introduzione di Sunstroke (un minuto di ipnotici campanellini e fatamorgane di corde), Christmas
S o n g e B a b y Yo u S h o u l d K n o w g r a f f i a n o p u n t i d i v i s t a
aciduli posizionandosi al centro di un ipotetico triangolo tra il sound del remmiano Monster (per l’impulsività
propellente del basso e fuzz crepitante), la madreperl a c e a v o l a t i l i t à d e i c o r i M y B l o o d y Va l e n t i n e ( d e l r e s t o
co-produce Kevin Shields assieme a David Holmes) e
l ’ a l l u r e a t m o s f e r i c a d e g l i A i r. C h i m i c a p r e s s o c h é p e r fetta, interpretazione compassata, risultato notevole. A
seguire, la stupenda virata sui nostalgici landscapes
alla Radar Bros e Delgados di 33x (valzer struggente
– ah! - tra slide e voce) ci fa giustamente sperare in un
mezzo capolavoro.
Il resto, come già accennato, non sarà però all’altezza
d i t a n t e p r e m e s s e . Ve d i c o m e i l c e d i m e n t o a t e n t a z i o n i
Grandaddy (Dosedand Became Invisibile sfiora il plagio
di 2000 Man) e a certa sciropposa calligrafia folk di
s t a m p o c o r g a n i a n o ( i b r i d a t o c o n j i n g l e R . E . M . i n Va l l e y
Stream ed emulsioni Grandaddy in Ron) suonino un po’
troppo risaputi, arresi ad una discrezione melodica al
limite della piattezza, orchestrati con indubbio quanto
prevedibile mestiere. Chissà, forse la paura di volare
troppo in alto, o il comodo magnetismo del cliché, oppure – chissà - la consapevolezza dei propri oggettivi
limiti, del resto ben evidenti nel mezzo pasticcio di Out
Of Sun (barlumi kraut tra allibenti posture CardigansRoxettes).
Disco sottile e innocuo, vettovaglia da metereopati bramosi di stemperare i contorni delle cose con un senso di
vaga nullità, di docile amnesia. Che è sempre meglio di
tanto aggressivo orrore presente e pressante, tuttavia
- anche col poco di buono che gira intorno – pur sempre
un accontentarsi. (5.5/10)
30 sentireascoltare
The Heartlight Set (Mercury, 2005)
Il sodalizio artistico e sentimentale tra Vinny Cafiso e
Ta b i t h a T i n d a l e s e m b r a n o n c o n o s c e r e c r i s i . L e t r a v e r sie che hanno gambizzato la distribuzione del precedente American Whip sembrano averli ulteriormente caricati, visto che mai la loro formula pop è apparsa tanto
d i s i n v o l t a e a t r a t t i p e r f i n o v o l i t i v a . Vo l i t i v a , g i à : s a r à
che nel frattempo si sono fatti amici i White Stripes,
m a l ’ i m p e t o g o m m o s o d i Yo u ’ r e S o G o o d ( t r a m e m o r i e
glam e suggestioni wave) e soprattutto il piglio strad a i o l o d e l l ’ i n i z i a l e G o Te l l T h e W o r l d ( n o s t a l g i e g a r a g e
e tremiti moderni) tratteggiano una graffiante, impetuosa radiofonicità, di quelle da party e da sfogo, ottime
sia per lo spot dei collant che per le scorribande a manetta sulla statale. Non è un caso che in entrambi gli
e p i s o d i c i t a t i i l c a n t o s i a a f f i d a t o a Ta b i t h a , a q u e l s u o
incedere bambolesco e intossicato, come a suggerire
che in fondo è tutta una posa e il bello sta proprio in
questo. Vinny invece spende il suo vago abbandono per
compromessi folk-psych piuttosto vicini a certe indolenze Mojave 3, innervandoli ora di straniante freddezza
(come la suadente World Doesn’t Care) o stemperandole di evanescenze Grandaddy (come la conclusiva Holy
Diver).
Se già l’oscillare tra queste due modalità basta a rendere accattivante la scaletta, ciò che accade nel mezzo ne
irrobustisce con decisione il peso specifico: l’irruenza
addomestica à la Folk Implosion di 1, la fiaba e il disinc a n t o u n p o ’ E e l s u n p o ’ M a l k m u s d i A n y t h i n g Yo u S e n t ,
gli arpeggi byrdsiani e i synth quasi-Depeche Mode di
Windows, gli Sparklehorse stregati da carezzevolezze
Air di For Lenny’s Own Pleasure, eccetera. Tuttavia, a
parte la benedetta varietà delle forme e delle suggestioni, la tensione che sovrintende tutto è una sola, sempre
la stessa: una voglia implacabile di farsi pop, un gioco
di segni caricati ma essenziali, l’immediatezza costantemente a braccetto dell’incisività. Non è un caso che
in ogni traccia ci sia un “hook” - sia esso un cartiglio di
slide, un buffetto d’organo, un declinare languido della melodia – però mai disturbante, sempre ingentilito,
attento a non oltrepassare il segno. La disarmante padronanza esibita dai Joy Zipper nel condurre la partita
provoca così un senso di compiutezza totale, alla luce
del quale dileguano il mistero e l’immaginazione. Canzoni che c’è poco o nulla da aggiungere. Che si esauriscono nella propria stessa efficacia. Che dire, non è
certo la prima volta che il principale pregio coincide col
più grave difetto. (6.3/10)
s e n t i r e a s c o l t a r e 31
speciale
Father Murphy
Storie di fede e lisergiche visio n i
di Fabrizio Zampighi
Sotto la coltre soporifera di un’Italia dormiente, il seme della psichedelia
si agita attorno all’universo mistico-religioso dei Father Murphy. La creatura di Federico Zanatta, eminenza grigia del Madcap Collective, Vittorio
Demarin e Chiara Lee, porta allo scoperto una vivacità musical-letteraria
che a casa nostra stenta ancora ad essere apprezzata.
32 sentireascoltare
La
leggenda
di
Father
Murphy:
Il
libro
flutti di un mare magnum un po’ folle, le
poche briciole di razionalità rimaste.
delle rivelazioni.
“Dopo aver resistito alle tentazioni
All’anagrafe
di Satana fu proprio nel quarante-
rispondono al nome di Federico Zanatta
simo
del
progetto
nel
deserto
– aka Freddie, responsabile oltre che del
Murphy
gruppo in questione anche di tutto il la-
poté aprirsi al messaggio codifica-
voro che sta dietro ai dischi pubblicati
to dell’apostolo Paolo. Re David non
dal Madcap Collective –, Vittorio Demarin
avrebbe più dovuto piangere per il
– aka GVitron, polistrumentista ed anima
crudele e spietato fato destinato alla
di quello splendido azzardo sonoro che
Sua discendenza, come le pie Elena
risponde
e Marcella non avrebbero più dovu-
– e Chiara Lee. Tre individualità caratte-
t o s o r r e g g e r e l a Ve r g i n e d u r a n t e i
rizzate da una forte personalità in grado
desolati giorni della Croce. Chiara
di portare all’interno della band i semi
Lee, Freddie e il Vicario Vittorio De-
fecondi di una musica artigianale e ina-
marin avevano ricevuto il dono del
spettatamente orecchiabile, brillante e al
Libro delle Rivelazioni”.
tempo stesso inconsueta.
la
trascorso
ispiratori
Father
che
giorno
gli
congrega
di
al
nome
di
Gomma
Workshop
Father Murphy , ovvero come riuscire a
Il suono Father Murphy finisce per fon-
costruire un universo letterario, musica-
dersi con il progetto più spiccatamente
le, artistico fatto di personaggi in carne
letterario di Federico Zanatta, quel Bre-
ed ossa e visionarie parabole pseudo-reli-
vi
giose, miti arcaici e creatività allucinata,
St.Louis & Lawrence, branchia della stes-
pop sghembo ed attitudine psichedelica.
sa Madcap, che oltre a foraggiare l’imma-
Un universo instabile, dall’equilibrio pre-
ginario fantastico di riferimento del grup-
cario, in cui la fantasia rischia da un mo-
po rappresenta un tentativo di dar voce
mento all’altro di sottomettere la realtà
ad input letterari e culturali non in linea
e dove diventa complicato scorgere, tra i
con le produzioni più tradizionali.
routine
e
sei
racconti
pubblicato
da
I n t e r v i s t a a Federico Zanatta
Che il panorama indie italiano corrispon-
un reverendo, ma né io né mia sorella
da ad una sorta di caleidoscopico e confu-
Chiara Lee abbiamo pensato mai di rivol-
sionario contenitore ricolmo di ogni sorta
gerci direttamente a lui con questo nome.
di stranezza musicale è ormai un fatto
È semplicemente un riferimento religioso
assodato. Come lo è la certezza che, in
alle nostre origini.
alcuni casi, le proposte più interessanti
Un gruppo vero e proprio non esiste. Di-
nascono all’interno di realtà discografi-
ciamo che dalla nascita di questo proget-
che che poco hanno a che vedere con i
to fino ad un annetto fa abbiamo speri-
grandi numeri o l’ hype del momento. E’ il
mentato varie eresie interne sotto forma
c a s o d e i F a t h e r M u r p h y, t r i o a l l e a m i c h e -
di amici di passaggio, che hanno lasciato
voli dipendenze del Madcap Collective,
una loro traccia, per arrivare, o meglio
nonché progetto musicale di chi, il collet-
tornare, al trio o alla trinità (non vorrei
tivo del cappellaio matto, l’ha teorizzato
sembrare megalomane). Vittorio Demarin,
e fatto nascere. Quel Federico Zanatta la
nella sua trasfigurazione biblica di GVi-
cui pirotecnica ed assai creativa verve è
tron, - anche se potrebbe sembrare una
protagonista della nostra intervista.
leggenda - è davvero il vescovo che ha
Chi sono i Father Murphy? Come è nata
preso per mano me e Chiara e ci ha por-
l’idea del gruppo? Qual’è l’input alla base
tati ad una sorta di conversione.
della proposta musicale?
L’ i n p u t d i b a s e è p i ù o m e n o q u e s t o : s i a -
Father
Murphy
è
un
nome
che
intende
mo un progetto, c’è stato un inizio e ci
rappresentare un insieme, una congrega.
sarà una fine, ci sono innumerevoli col-
Murphy era chiamato secoli fa mio padre,
laborazioni. Niente deve ammuffire e le
s e n t i r e a s c o l t a r e 33
proposte devono essere sempre sincere.
che perché Vittorio dovrà pensare al suo
Effettivamente si tratta di una sovra inci-
secondo disco in uscita a novembre per
sione di input ed atmosfere
Madcap e Snowdonia.
Con all’attivo un disco vero e proprio –
Father Murphy è un disco piuttosto par-
Father Murphy del 2001 – e un titolo in
ticolare, in cui reminiscenze barrettiane
comproprietà con un tuo progetto paralle-
– Syd, chitarrista dei Pink Floyd – si me-
l o ( i M r s F r a n c e ) - W h e n W e W h e r e Yo u n g
scolano a suoni impastati riconducibili ad
T h e W o r l d W a s n ’ t I n Yo u r H a n d s d e l 2 0 0 4
una certa tradizione indie americana, vo-
– , il gruppo si appresta a registrare un
calizzi volutamente gracchianti convivono
nuovo episodio discografico. Puoi fornire
con cambi strutturali inaspettati. Mi pare
qualche anticipazione a tal proposito?
di capire che uno dei punti fissi dei Fa-
Il secondo disco potrebbe apparire come
ther Murphy sia non avere punti fissi…
una
det-
Come accennavo prima, tutto si basa su
to prima, dal momento che sarà, diver-
contraddizione
sovra incisioni di tracce. Per realizzare
samente da quanto fatto fin’ora, un mo-
Father Murphy ci abbiamo messo circa un
strare fedelmente quello che io, la Lee
anno e tre mesi, perché io, finché non ho
e Vittorio presentiamo dal vivo. Interver-
ritenuto di aver concluso tutto il mio la-
ranno altri musicisti ma saranno, in que-
voro, non ho passato nulla né a Vittorio,
sto caso, veri e propri ospiti.
n é a C h i a r a . L’ i d e a d i e s s e r e l i b e r i d a l l e
Abbiamo infatti deciso di registrare tut-
meccaniche tipiche di una band è stato
to il materiale in poco più di una setti-
sin dall’inizio un punto fondamentale. Le
mana, periodo in cui ci “rinchiuderemo”
prime due canzoni di Father Murphy sono
in uno studio sulle colline modenesi per
n a t e p r o p r i o c o s ì . I o v i v e v o a N e w Yo r k
meglio definire le nuove idee e la natu-
e facevo il cameriere. Non avendo abba-
ra del gruppo. Fino a qualche tempo fa
stanza soldi per registrare il materiale
non c’erano prove, non c’era formazione
presi accordi con uno studio di registra-
fissa, e le canzoni venivano arrangiate
zione che prevedevano che ogni mattina
in un determinato modo a seconda di chi
gli
era disponibile per suonare. Adesso sia-
mixer e i vari effetti. Loro in cambio mi
mo in tre, la line-up è quella che si vede
avrebbero dato la possibilità di registra-
dal vivo. Non penso si possa parlare di
re. Dopo circa tre settimane ebbi a dispo-
spontaneità persa, più che altro si tratta
sizione studio e fonico. Le tracce incise
di confidenza e complicità.
le spedii poi a Vittorio, proponendogli di
Le tracce saranno molte, almeno per noi.
arrangiarle e da lì nacque l’idea di lavo-
Alcune le abbiamo già provate dal vivo,
rare assieme, pur essendo così distanti
altre
( i o e r o a N Y, V i t t o r i o a V e n e z i a , e C h i a r a
le
con
metteremo
quanto
assieme
in
ho
studio,
lavassi
i
pavimenti,
pulissi
i
tavoli
sarà poi compito di Davide – responsa-
a Shanghai).
bile della registrazione di All My Senses
Che rapporto ha il gruppo con la psiche-
A r e S e n s l e s s To d a y d e i F r a n k l i n D e l a n o
delia?
- dare una linea al tutto.
Posso parlare io per tutti e tre e ti dico
Comunque l’album dovrebbe uscire ver-
che il nostro concetto di pischedelia si
so la fine di settembre (titoli provviso-
esaurisce
ri?
Floyd, le uscite soliste di Barrett, e il la-
“Three
Musicians
Getting
Unknown”
con
il
primo
album
dei
Pink
ovvero “I Was In Coma, Then I Woke Up
voro di Os Mutantes.
And Asked For A Strawberry Milkshake”),
Considero psichedelica la maggior par-
in contemporanea con il disco d’esordio
te del lavoro di Badalamenti per i film di
di Stop The Wheel, un ragazzo di Trieste
Lynch, adoriamo i loop. Certo punk dei
davvero
Nirvana è super psichedelico.
molto
in
gamba,
recentemente
adottato da Madcap.
Se di psichedelia si tratta, mi piacciono
Poi faremo un breve tour - circa dieci
(vecchi conoscenti) i Jennifer Gentle.
date - e successivamente torneremo ai
Sei impegnato in una miriade di proget-
ritmi canonici di un concerto al mese, an-
ti. Oltre a gestire il Madcap Collective e
34 sentireascoltare
a suonare nei Father Murphy hai scritto
composto in realtà da ventisette nanetti
una parte del minilibro Brevi routine e sei
piromani che io e gli altri cerchiamo di
racconti edito dalla St.Louis & Lawrence,
reintrodurre
branchia
le loro pulsioni distruttive in qualcosa di
se
della
ipotizzo
che
stessa
il
Madcap.
frammento
Sbaglio
presenta-
nella
società
convogliando
creativo e non del tutto dannoso…
to a tuo nome sia indirettamente legato
Notoriamente in Italia non c’è molto spa-
alle note a seguito di Father Murphy , in
zio per produzioni musicali atipiche come
quanto parte integrante di un immagina-
la vostra, se non nel sottobosco indie. In
rio letterario-musicale che esula il singo-
q u a n t o l e a d e r d e i F a t h e r M u r p h y, n o n c h é
lo episodio?
deus ex machina del Madcap Collective
Vo r r e i r i s p o n d e r t i c h e n o n s b a g l i m a s e m -
– etichetta discografica che ha curato la
brerei presuntuoso…
pubblicazione dell’ultimo Franklin Delano
La mia idea non è poi così originale e
nel nostro paese e, grazie alla partner-
parte dal presupposto che io stia dando
ship con l’americana File 13, anche negli
ospitalità ad una sorta di spia aliena che,
Stati Uniti –, puoi dirmi che reazioni su-
in cambio del nutrimento che dal mio cor-
scitano in ambiti diversi dal nostro i pro-
po riceve, satura il mio cervello con vari
getti che ti vedono coinvolto?
stimoli che io traduco in forme diverse.
Direi che, per adesso, solo all’estero si
L’ i d e a d i b a s e è q u e l l a d i r e d i g e r e u n a
può parlare di attenzione “sveglia”. Per
leggenda, dei Murphy o dei Lee (i cogno-
presentare la Leggenda dei Lee sono sta-
mi molto comuni hanno il dono di poterti
to invitato negli ultimi due anni in Grecia
indurre a credere che si stia parlando in
per tre settimane, a Malta e a Belfast,
tono generale, ma solo perché sei para-
dove ho potuto vedere quanto la genuini-
noico questo non vuol dire che qualcuno
tà possa avere ancora un proprio senso di
non ti stia seguendo, ripeteva spesso un
e s i s t e r e . A N e w Yo r k p o t e v o s u o n a r e d u e
caro amico che adesso fa il benzinaio a
canzoni due volte la settimana agli open
Maui).
mic, sia in mezzo a perfetti sconosciuti
Per non dimenticare quanto la religione
che ad artisti indie ben noti (i due Moldy
sia un’inesauribile scorta di suggestio-
P e a c h e s , i l c a n t a n t e d e g l i S p i n D o c t o r,
ni…
Bright Eyes, per citarne alcuni).
Odio chi mi dice che se non fai una cosa e
Grazie
solo quella non sei né carne né pesce…
St.Louis & Lawrence, insieme ad Andrea
L’ i m p r e s s i o n e c h e h o , d a n d o u n ’ o c c h i a t a
A. Di Carlo ed altri amici, abbiamo girato
a tutto quello che fai, è che vi sia una
alcune librerie italiane. Le reazioni direi
sorta di ricorso ad una creatività tota-
che non ci sono, nel senso che non ci
le che regola ogni aspetto artistico e ri-
sono reazioni dirette, bensì prodotte solo
fugge qualsiasi forma di banalizzazione,
dopo aver sottoposto il pubblico a stimoli
sia essa una nota di copertina canoni-
e questo è forse uno dei problemi che af-
ca, un’estetica consolidata o una melo-
fligge maggiormente l’Italia, confrontan-
dia troppo frequentata. È un’impressione
dola con altre realtà.
corretta?
Disporre di soldi ed utilizzarli per pren-
Mi piace pensare che ogni cosa sia un
dere in giro la “brava gente”. Un bel pro-
progetto e che quindi tutto abbia un suo
posito…
inizio e una propria fine. La tua impres-
Cosa vedi nel tuo futuro e in quello della
sione è corretta nel senso che se io mi
tua etichetta?
costruisco un mondo dove far rivivere i
Mi
miei personaggi, poco importa se questi
meno elusivo possibile.
poi saranno reali o credibili. Più impor-
Il mio futuro: il secondo disco di Father
tante è se saranno pronti ad accettare
M u r p h y, a c u i d e d i c h e r ò m o l t i s s i m o t e m -
nuovi ospiti incuriositi da una “routine”
po fino circa a novembre 2005, forse di-
che ci racconta cosa Lee combina imitan-
cembre. Dopo Brevi routine e sei racconti
d o M r. L e e . M a g a r i i l c o l l e t t i v o M a d c a p è
il libretto a cui accennavi prima, ci sarà
alle
super
ripropongo
di
limitate
rispondere
tirature
nel
di
modo
s e n t i r e a s c o l t a r e 35
una ristampa in cinquecento copie - sempre numerate -, poi anima e corpo per arrivare alla fine - spero entro due anni e qualche mese - del primo libro della Leggenda
dei Lee (Brevi routine ne sono l’introduzione).
Il futuro di Madcap Collective: uscita di Father Murphy e Stop The Wheel, quindi il
secondo disco di Vittorio Demarin e Littlebrown, ristampa di Like A Smoking Gun In
Front Of Me dei Franklin Delano.
Continueremo a non trovare accordi con i distributori italiani, continueranno a ritenerci quasi illegali solo perché non abbiamo una partita iva, faremo uscire altre due
micro pubblicazioni prima di fine anno con St.Louis & Lawrence, cambieremo indirizzo anche quest’anno come facciamo ogni anno (ci scade il contratto ad ottobre).
Vo r r e m m o t r o v a r e u n a s i s t e m a z i o n e d e f i n i t i v a , m a o d i a m o i l Ve n e t o ( e f o r s e l ’ I t a l i a , a
quanti vogliamo bene qui?). Ottimo sarebbe avere un posto qui e un posto lì, questo
il nostro proposito.
E poi siamo un collettivo, un progetto, e forse ci sarà una fine anche per questo se
non avremo più risorse finanziarie da investire. Ma finché spendi duemila euro all’anno, i soldi si possono trovare per mandare avanti qualcosa. A meno che i ventisette
nanetti non brucino qualcosa, e allora giù di spese processuali, rimborsi, plastiche
varie, ed ecco che tutto è da ricostruire…
Self Titled (Madcap Collective / Shuffle, 2001)
Laboratorio immaginario in cui convergono idee musicali antitetiche, prontuario del self-made e della creatività
casalinga, piccolo gioiello indie dalla spiccata leggerezza pop.
Definizioni irrimediabilmente fantasiose quelle appena
citate, che pur delineando per sommi capi il contenuto
di questo Father Murphy non ne giustificano la ragion
d’essere, pur circoscrivendone l’ambito semantico non
offrono una panoramica sufficientemente chiara dei variopinti umori presenti al suo interno.
Sarà forse per il lessico sfuggente o l’approccio poco
ortodosso, le differenze formali o le intuizioni destabilizzanti, ma il primo episodio discografico del gruppo
trevigiano ci pare musica di difficile classificazione, minimale e sintetica al tempo stesso, a fuoco e nel medesimo istante dispersiva, vaneggiante e in ugual misura
familiare.
Una familiarità che sfrutta il quattro quarti e le chitarre
acustiche di Trigger per costruire un sentito omaggio al
taglia e cuci beckiano, gli accordi sghembi di Nothing
Wrong per rinverdire i fasti dell’arte visionaria di Syd
B a r r e t t , i l v i o l i n o d i S u n s e t 11 / 8 p e r n a v i g a r e s u l l e p l a cide acque del folk più minimale, le ruvidezze sperimentali di Rollercoaster per scoprire un’improbabile convivenza tra i Brian Johnstone Massacre e i 13th Floor
E l e v a t o r.
Ciò che emerge dalla musica scalpitante del gruppo è
un mix di melodie gradevoli e handicap razionali, frammenti convenzionali e spigoli improvvisi, un potpourri
di espressioni capace di donare ad un viso grottesco, e
dai tratti somatici inquietanti, il fascino sottile dell’in-
36 s e n t i r e a s c o l t a r e
congruenza.
I Father Murphy riassumono in otto brani il proprio background musicale spremendolo fino alla buccia, riordinano intuizioni a prima vista inconciliabili per ricavarne
musica, col fine di ottenere un disco legato al cordone
ombelicale di un’infanzia ormai lontana ma tutt’altro che
ingenuo, piacevolmente caotico e foriero di grandi promesse. (6.5/10)
Father Murphy / Mrs France – When We Were Young Th e W o r l d
Wasn’t In Your Hands (Madcap Collective / Shuffle, 2004 )
E p i s o d i o p i u t t o s t o s i n g o l a r e , W h e n W e W e r e Yo u n g T h e
W o r l d W a s n ’ t I n Yo u r H a n d s r a c c o g l i e s e i b r a n i e q u a mente divisi tra Father Murphy e Mrs France, progetto
collaterale di Federico Zanatta. Una sorta di Ep nato
n e g l i S t a t i U n i t i e i n g r a n p a r t e i n c i s o a N e w Yo r k , c h e
piega il verbo del reverendo Murphy ad atmosfere eteree e piuttosto oscure – Stereo –, lo accosta a nenie
bambinesche stilisticamente non lontane da quelle rese
celebri da pellicole come Profondo Rosso – Drawn -, gli
impone le consuete deviazioni verso il folk più anoressico (Butterflies & Bats).
Di chitarre acustiche e morbidi echoes, linee melodiche
strascicate ed attitudine lo-fi è piena anche l’altra metà
del disco – quella dedicata ai Mrs France -, sospesa
tra possibili rimembranze à la Arab Strap – Please – e
i m m e d i a t e z z e e s t e m p o r a n e e ( G e r m a n H e n r y, R a d i o O c h
Mikrofonkontakt Med De Doda). (6.0/10)
Six Musicians Getting Unknown (Madcap Collective, 2005 )
Che si creda alla storia della rivelazione mistico–allucinatoria narrata tra le note del booklet o si renda semplicemente merito alla creatività straripante del combo
trevigiano, una cosa la si può comunque sottolineare:
quello che abbiamo tra le mani corre seriamente il rischio di diventare uno dei migliori dischi dell’anno. Fatto di per sé strano, se si pensa che a pubblicarlo è una
band sconosciuta ai più, ma tant’è…
Con Six Musicians Getting Unknown i Father Murphy
confezionano un lavoro maturo e omogeneo, capace di
ordinare le prove tecniche di trasmissione dell’esordio
discografico in tredici tracce effervescenti, impastate
da una personalissima verve lisergica. Un tributo all’irriverenza ed alla giocosità bambinesca che mostra tra le
righe l’imprinting dei padri fondatori del genere, oltre a
miriadi di riferimenti differenti. Citare il Syd Barrett dei
due episodi solisti, impegnato nell’ombra a tirare le fila
di un lavoro dagli arrangiamenti generalmente acustici,
ci pare inevitabile, come del resto rilevare le dissonanze dei Nirvana, le lentezze marziali dello slowcore, l’indie americano. Un coacervo di stili che i Father Murphy
eleggono a proprio marchio di fabbrica, tanto brillante
sentireascoltare 37
nel suo essere uno e nessuno da lasciare a bocca aperta, così immediato e sanguigno da venire erroneamente
scambiato per palese ingenuità grammaticale. Un errore, lasciatecelo dire, imperdonabile.
Per averne testimonianza si presti attenzione al der a g l i a n t e i n c e d e r e d i Te l l Y o u A S e c r e t – i l c a p p e l l a i o
matto non è mai stato così vicino – o agli umori quasi
grunge di Seeds, al pop zoppicante dell’irresistibile It’s
Raining Smiling Tunas, Dear C. Lee o alle deformazioni
psichiche di Brain.
Six Musicians Getting Unknown è folk – Millhouse e Indie labels –, psichedelia scanzonata – Heart Beat -,
musica lucente come il cofano di una vecchia Plymouth
e scapestrata alla maniera dei disegni di un infante,
strafottente come l’effige dei Rolling Stones e dannatamente piacevole.
Ma soprattutto, al pari dell’ultimo Jennifer Gentle, un
disco artigianale e appiccicoso, di quelli fascinosi dell’età del vinile che, a dispetto del trascorrere del tempo, non si smetterebbe mai di riscoprire . (8.0/10)
38 sentireascoltare
recensioni
D e p e c h e M ode
P l a y i n g T h e Angel (Mute / Emi, 4 ottobre 2005)
Quanti pensavano che i Depeche Mode avessero ormai
toccato il fondo, alzino la mano. I primi a farlo siamo
noi: dopo la deludente prova - non priva di spunti interessanti, ma incompiuti - di Exciter (2001), talmente perfetta nelle sue trovate puramente commerciali da
mostrare tutta la stanchezza insita tra le pieghe, non ci
aspettavamo che uno sciatto ed edulcorato riciclaggio
di suoni e idee che un tempo hanno fatto la loro fortuna.
Quasi convinti nel considerarli revival del revival anni
Ottanta, tornano con Playing The Angel e, inaspettatamente, sgraniamo gli occhi. Il disco infatti suona tipicamente Depeche Mode, ma con uno charme, una conturbante e oscura vitalità che non sospettavamo avessero ancora e che, francamente,
a v e v a m o l a s c i a t o i n M u s i c F o r T h e M a s s e s ( 1 9 8 7 ) o Vi o l a t o r ( 1 9 9 0 ) . L’ a l b u m i n v e c e
nasce da una complessiva rivalutazione del loro stesso mood, con le iniziali brume
a n t a r t i c h e d i V a n g e l i s ( A P a i n T h a t I ’ m U s e d To ) d a t e i n p a s t o p r i m a a r e m i n i s c e n z e
d e l p e r i o d o Vi o l a t o r e p o i a v e r t i g i n i e l e t t r o n i c h e , s i r e n e e c o l p i d i l a s e r. L a t r a m a
s i a v v i n c e c o n i l g o s p e l t e c n o l o g i c o d i J o h n T h e R e v e l a t o r, c h e c e n t r a i n p i e n o l a
trasformazione elettronica-umana del trio: la preghiera pagana di Marc Almond calata in un futurismo elegante, sofferto, mai macabramente scontato. Pure i riferimenti
Eighties, come quelli più indietro Kraftwerk, sono calibratissimi e di gran classe.
Prima l’Almond sulle celle morbide, la disco sincopata, il synth pop più impellettato,
poi i manichini di Dusseldorf di ieri come di oggi, dunque il battito, le sincopi (Suffer
Well) e, più in generale, una mirabile trasposizione di tutte queste preziose influenze in un presente tecnologico e asettico fatto di PVC e vetro, cemento coibentato e
superfici laminate. Dentro alla materia si agita convulso lo struggimento dell’anima,
la piuma che accarezza l’essenza delle cose, il velluto della preghiera e la ricerca di
una spiritualità laica, alternata allo slancio vitalistico, al sangue che circola e porta
nutrimento alle cellule (Lillian).
Non tutto riesce allo stesso modo a evocare un tal mirabile equilibrio: una The Sinner
In Me è più maniera che idea ma anche qui, dove non arriva la melodia, parte l’elettronica vorticosa, il tocco funambolico dei metalli che si contorcono, il mondo tecnico
che lavora dentro i corpi. Lo stesso per Macrovision, cinematica assuefazione del
reale che s’impreziosisce di violini sintetizzati e boati cosmici, e pure l’intermezzo
IDM - Autechre, Boards Of Canada - di Introspectre e il commiato di The Darkest
S t a r.
E se non è miracolo, Precious è singolo-sintesi di quanto detto del lavoro complessivo: ritmiche Enjoy The Silence che lasciano spazio a bordate di synth, come dire,
dalle lande britanniche il decollo dei tre per il cosmo, l’osservazione della terra allontanandosi dall’oblò, i ricordi di una vita che affiorano, la trepidazione per quel
che accadrà.
Altre belle intuizioni melodiche - e grandi performance vocali e compositive di un
Gahan maturo, profondo, vellutato, aereo - sono I Want It All , il risveglio nella stanz a b i a n c a d e l l ’ o s p e d a l e ( S o m e t i m e s I C r y, S o m e t i m e s I D i e , I t ’ s Tr u e ) v i c i n o a l l a
c l i n i c a d e l l e v e r g i n i s u i c i d e ( A i r, T h e Vi r g i n S u i c i d e s , 2 0 0 0 ) , e a s s i e m e N o t h i n g ’s
Impossibile , robotico affrancamento del Gahan autore, rivincita personale che arriv a d a l l e v i s c e r e d e l l a s o f f e r e n z a ( I ’ l l N e e d A M i r a c l e To H e l p M e T h i s T i m e ) , c o n l a
stessa ripetitività tediosa ma affascinante di una Never Let Me Down Again. Non la
ricerca dell’anthem da stadio è qui rappresentata, bensì l’approccio più privato dei
Nostri, quello di brani del passato come Stripped, Personal Jesus, World In My Eyes,
a dimostrazione del fatto che si può anche arrivare in classifica senza per questo
snaturarsi. E dopo venticinque anni ci sembra un bella e meritata soddisfazione per
i Depeche Mode. (7.0/10)
E d o a r d o B r i d d a e Va l e n t i n a C a s s a n o
sentireascoltare 39
AA.VV.
T h e E n l i g h t e n e d Family (Vood o o E r o s / W i d e , 13 settembre
2005)
dell’accoppiata
Non
musa
bastassero
singoli
bella
episodi,
i
recenti
ecco
compilation
una
rappre-
Spleen/
vato, a una serie di ospiti
Zen, o il recupero sessan-
che vanno da Kristin Anna
tottino in una pessima qua-
Va l t y s d o t t i r ( g i à n e i c o m -
lità
pagni d’etichetta Múm) al
audio
della
Va s h t i
semprecon
fondamentale violinista Ei-
Song Of A Wish Wanderer),
vynd Kang (collaboratore,
ci
di
tra gli altri, di Laurie An-
famiglia
assoluto valore e splendo-
derson e Arto Lindsay). Il
Banhart, come l’artwork di
re: la candida Diane Cluck
lavoro di squadra e l’inter-
copertina ben sintetizza. A
in Nothing But God e Real
scambio
curarla è (manco a dirlo)
Good Time (come una Chan
per l’ennesima volta a stu-
Bianca Casady per la sua
Marshall
riappacificata
pire, come nel caso di Loch
neonata
sentativa
della
etichetta
regala
Bunyan
anche
perle
di
idee
riescono
Vo o d o o
con il mondo) e la pungen-
Raven, rinnovato omaggio
Eros, la quale - non con-
te Jana Hunter in Kissing
allo
tenta o non sazia di rovi-
Without Lips, ormai prossi-
Brian Wilson, oppure l’ap-
stare tra le sue anticaglie
ma al debutto per l’etichet-
peal da singolo (marziano,
- ha creduto fosse oppor-
ta del suo padre spirituale
ovviamente) di Glass, deli-
tuno
Banhart.
ziosa cantilena folkish che
rispolverare
e
dare
Non male come
sterminato
genio
di
lustro a vecchi (?!) brani
lancio
dei suoi più cari amici.
Ed
c u i t a n t i a u g u r i a l l a Vo o -
Did
eccoli qui, tutti presenti al-
doo Eros, ma ogni tanto i
frenetica
l’appello: dal side project
segreti nascosti di famiglia
scova l’impossibile schele-
della sorella, Metallic Fal-
dovrebbero essere mante-
tro folk nascosto sornione
cons
nuti tali. (5.8/10)
nell’armadio dei My Bloody
(un
nuante
lamento
che
non
este-
promozionale,
faremmo
fatica a confondere con un
per
Va l e n t i n a C a s s a n o
ancora più sbilenco (Hou-
Animal Collective
Feels (Fat Cat / Wide, 17 otto bre 2005)
ses e Happy Birthday!), da
Eccoci
un misterioso J.H.T in una
re
sgangherata versione live
(Why
qualsiasi brano delle due)
ad un Devendra imberbe e
Am
I
Still
di
See
The
Words,
schitarrata
che
Va l e n t i n e .
Il resto è la solita, geniale
routine: il country sghembo
di Turn Into Something, la
psichedelia rurale di Daffy Duck e Flash Canoe, gli
Collecti-
aromi d’Oriente di Bees la-
ve. A pochi mesi dal mini
sciano l’ascoltatore povero
Animal
a
Yo u
parla-
degli
nuovo
segue il brano d’apertura
Sucking
in compagnia della redivi-
di definizioni, impossibili-
Yo u r D i c k ? ) c h e i n r e a l t à
v a Va s h t i B u n y a n , u n a n n o
tato nello scovare nuovi e
nasconde
cruen-
d o p o S u n g To n g s , l a c o p -
coraggiosi aggettivi all’al-
ta e viscerale del femmi-
p i a f o r m a t a d a A v e y Ta r e
tezza dei tanti spesi sino
neo Antony (d’altronde con
e Panda Bear ritorna con
a oggi nel tentativo di eti-
la sua voce non ci si può
una
chettare questi giullari del
sbagliare), ad una compo-
la settima in cinque anni
pentagramma.
sizione
di
esclusi progetti paralleli e
un anno fa, a proposito di
Blood).
Sierra
l’anima
per
(Of
pianoforte
Gentle
raccolta
di
canzoni,
Dicevamo
collaborazioni, la cui acu-
S u n g To n g s , c h e e r a c o m e
del
tezza ormai non fa più no-
guardare “un film già visto
passato di personaggi più
tizia. Un curriculum in pe-
eppure mai visto, insieme
(Patrick Wolf e la strumen-
renne espansione che non
punto d’arrivo e punto di
tale
mostra
(ri)partenza”.
Ma
questa
Night
rassegna
Train)
o
meno
cedimenti,
anzi.
( N o m i c o n l ’ r ’ n ’ b d i Yo u ’ l l
Registrato a Seattle sotto
Never Know) illustri oltre a
il vigile orecchio del vete-
presentarci prescindibili e
rano
irrilevanti - quando non di-
con Sun City Girls), Feels
scutibili - frammenti di me-
vede il collettivo allargar-
moria (il maldestro e deli-
si, affiancando l’enigmati-
rante hip-hop Rock N’ Roll
co Geologis, l’amico ritro-
40 sentireascoltare
Scott
Coldburn
(già
Ebbene,
ci
risiamo. (7.0/10)
Gianni Avella
31 Knots
Curse of the Longest Day E P
(Polyvinyl / Goodfellas, Lugl i o
2005)
Migliorano
d’oc-
Niente ritmi ballabili, solo
Know
chio i 31 Knots che dopo
a
vista
i dischi di King Crimson e
Still Don’t Know Where Are
essere partiti come grup-
Wire impilati sullo stesso
Yo u o O u t A c r o s s t h e B a y
po math-rock con qualche
scaffale. (6.8/10)
facciano da esempio) e il
velleità
melodica
via
trasformati
via
si
sono
in
un
Roberto Canella
Where
Yo u
Are
o
battito delle spazzole sulle ballate storte di Spark-
quindi che con la crescita
Amazing Pilots
Hello My Captor (Decor/Goo dfellas, settembre 2005)
del loro potenziale catchy
I
e pop la Polyvinyl ci abbia
(aka Amazing Pilots) sgu-
tunno alle porte o anthems
messo gli occhi sopra. Pri-
sciano fuori in sordina dal-
di malinconia che accom-
ma dell’album intero allora
la praterie irlandesi, scri-
pagnano il cadere delle fo-
quale
vono un singolo di debutto
glie sul davanzale di una
per ristampare un EP usci-
per
finestra già bagnata dalla
to l’anno scorso solo per il
dente che a sorpresa chiu-
pioggia,
mercato
gruppo
indie-rock
a
tutti
gli effetti. E non stupisce
migliore
occasione
due
fratelli
una
Wilkinson
casetta
indipen-
lehorse
(I’ve
Got
Wings,
I r e n e o Yo u M a k e M e F e e l
Amazing).
Coperte
gentili
pezzi
per
l’au-
come
The
La-
de i battenti una manciata
Price Of Winter non stupi-
sciatisi alle spalle etichet-
di giorni dopo e riescono
scono per originalità com-
te
giapponese?
vecchie
infine a concepire un full-
positiva
compagnie
di
Portland,
l e n g h t p e r D e c o r. E s i a h a
immaginifica, ma si fanno
nell’Oregon
(i
concittadi-
la
avvicinare, possedere, in-
dignitose
e
le
sensazione
che
siano
né
per
scrittura
ni The Planet The, con cui
stati poco fortunati, specie
terpetare
comunque condividono an-
perché il loro piccolo lavo-
niscono
cora il palco) il gruppo di
ro Hello My Captor spunta
Gli Amazing Pilots al loro
Jay Pellicci sembra essere
che è già sommerso da una
debutto
pronto per il salto, piccolo
buona
scono, ma accarezzano. Si
o grande che sia.
te autunnali - finendo per
fanno
Del resto lo stesso Jay ha
passare inevitabilmente in
emergere con più veemen-
accumulato
sordina attraverso i primi
za, speriamo, in un futu-
mesi della nuova stagione.
ro prossimo a sufficienza.
Dilute e Natural Dreamers,
Ed è un peccato.
(7.0/10)
e l’idea di mischiare l’art-
Il
rock
sto,
necessaria
con
l’esperienza
nei
Deerhoof,
qualcosa
di
più
quantità
lavoro
ben
del
di
duo
carato,
usci-
è
a
dovere;
per
e
portare
dunque
notare
non
fivia.
rapi-
adesso
per
one-
Marina Pierri
genuino.
accessibile non è più tan-
La tracklist è percorsa dal
to
con-
guizzo elettrico dell’osses-
nessun
sione del volo, che si arti-
Fiery Furnaces
Rehearsing My Choir ( R o u g h
Trade / Sanctuary, 25 o t t o b r e
2005)
esercizio di stile come ta-
cola
migliori
Se c’è una cosa che finora
lora era accaduto in pas-
in
alt.folk/alt.country
abbiamo imparato dai Fiery
sato. Alla fine il risultato
venato di pop ( la deliziosa
Furnaces, è che quando si
non è poi così distante dai
All My Wasted Days) che
parla di loro non è mai det-
gruppi
balzana,
cretizzarsi
e
senza
più
in
nei
un
momenti
oggi
ricorda - senza esagerare -
ta l’ultima parola. Aveva-
che oltre alla trama stru-
l’abbraccio dei Wilco meno
mo definito Blueberry Boat
mentale pensano anche a
cesellati
straniante?
essere orecchiabili il giu-
(The Way I See Things o
col disco che abbiamo tra
sto, anche se ai 31 Knots
S t u p i d I L o v e d Yo u S o ) . I
le mani, quei 76 minuti e
piace mischiare le carte in
suoni, confezionati ad hoc
rotti
tavola: canzoni come The
in
canzoni
brano un Lp dei Ramones.
Corpse and the Carcass e
eleganti come bei pacchet-
Avevamo detto a proposito
Coward With Claws si ma-
ti
dell’Ep
scherano dietro un pop ba-
giano piacevolmente tra i
matti lasciarsi sfuggire un
rocco
rigurgiti
neo-psichedelici
disco del genere”? I matti
dei Flaming Lips (I Don’t
- in senso buono o catti-
post-punk
pronto
a
di
esplodere
in qualcosa di più affilato.
una
di
ed
decina
o’rourkiani
di
compleanno,
ondeg-
di
Al
confronto
“indie-prog”
che
sem-
“sarebbe
da
sentireascoltare 41
vo, fate voi - probabilmen-
sfera di scuola Residents
A n d Yo u W i l l K n o w U s B y
te sono i fratelli Friedber-
che
sosta
The Trail Of Dead - Worlds
g e r, c h e p e r l a l o r o q u a r t a
la frenetica narrazione, in
Apart (Interscope / Univer-
uscita sulla lunga distanza
un’inarrestabile susseguir-
sal, 2005)
hanno ben pensato di rea-
si di temi musicali interrot-
I d i s c h i d e g l i A n d Yo u W i l l
lizzare
to solo sporadicamente da
Know Us By The Trail Of
opera ispirata alla vita del-
qualche
Dead si cibano da sempre
la propria nonna (!), anche
giamento
lei
formato
una
sorta
musicista
e
di
rock
direttrice
seguono
senza
melodia
e
arran-
riconducibile
di
due
cose:
aggressività
strofa-ritor-
e orecchiabilità. Una die-
di un coro (da qui il titolo
nello (synth-pop in Wayfa-
ta ferrea che ha permes-
dell’album).
r i n g G r a n d a u g t h e r, c a l i p s o
so al gruppo americano di
Non solo, l’hanno fatta an-
i n F o r t y E i g h t Tw e n t y T h r e e
fare terra bruciata intorno
che
partecipare
ses-
Tw e n t y - S e c o n d S t r e e t , g a -
a sé. Worlds Apart avreb-
sion: è la voce della ve-
rage / hard rock in Seven
be
gliarda Olga Sarantos (83
Silver Curses, folk in Sla-
della
primavere e un timbro che
vin’ Away – di gran lunga il
tirando
più che una vecchietta ri-
momento più bello); man-
un’ispirazione in affanno e
corda
cano
un ridimensionamento del-
lo
alle
della
al
Scrooge
dicken-
però
i
presupposti
dovuto
essere
l’album
conferma.
le
Invece,
somme,
rivela
siano) che racconta in pri-
fondamentali per ogni rock
le
ma persona, non senza una
opera che si rispetti, ovve-
però, è ancora presto - e
certa ironia, i ricordi della
ro la coerenza e l’organici-
scorretto - parlare di de-
sua avventurosa esistenza
tà (non basta certo il tema
cadenza. Perché i Trail Of
nella
Chicago
di The Garfield El ripreso
Dead,
‘40. Di tutto questo, plausi-
in più punti).
riescono comunque a tirar
bilmente gli ascoltatori non
Rehearsing
anglofoni – ahiloro – non
modo ai fratelli di sfogare
ni in grado di rivaleggiare
potranno godere in pieno;
l’ossessione per il cabaret
con il meglio della passata
se a ciò aggiungiamo che
e il music hall per l’enne-
produzione.
la stessa Eleanor – che per
sima volta ma l’opera, am-
W i l l Yo u S m i l e A g a i n ? è l a
l’occasione “duetta” con la
biziosissima e strabordan-
vera
nonna, spesso con risultati
te, risulta eccessivamente
una partenza d’assalto che
(non si sa quanto involon-
ricca di spunti, tanto da ri-
spazza via la pacchianis-
tariamente) comici - per la
sultare fuori fuoco.
sima
maggior parte delle tracce
A beneficio degli avvento-
s t r a l e d i O d e To I s i s . R e s t
più
che
degli
cantare
anni
aspettative. Attenzione
My
Choir
dà
fuori
seppur
alcune
con
fatica,
composizio-
apertura
del
introduzione
disco,
orche-
“recita”
ri, va quindi detto che que-
Will Follow splende grazie
letteralmen-
st’album non è per niente
a una strofa meravigliosa,
te le parole), ecco svelata
un ascolto facile: se volete
che dovrebbe essere asse-
la natura puramente “nar-
canzoni (e quindi i migliori
gnata come compito a casa
rativa”
Fiery
agli studenti di un’ipoteti-
(inseguendo
- ancor prima che
Furnaces),
andatevi
“musicale” in senso stretto
a r i a s c o l t a r e l ’ E P. ( 5 . 5 / 1 0 )
ca
- del disco.
Non resta che aspettare la
rwaul è il prototipo del tipi-
Non si può parlare di canzo-
prossima mossa che ha già
co pezzo rock targato Trail
ni, ma di un flusso continuo
u n t i t o l o ( B i t t e r Te a , u s c i t a
Of Dead: incedere potente,
di musica (nello stile delle
probabile
belle
melodie
e
eccentriche
ed
li
cantare
con
esibizioni
dal
è
febbraio
stata
2006)
descritta
da
scuola
da
del
pop.
Cate-
ritornelil
cuo-
vivo dei due) in cui c’è di
Matthew Friedberger come
re in gola. A Classic Arts
tutto un po’: loop elettroni-
un ibrido tra una versione
Showcase ha dalla sua un
ci,
clavicemba-
anni ’20 dei Devo e la co-
riff interessante e un lavo-
li, partiture classiche per
l o n n a s o n o r a d i To m m y ( s ì ,
ro ossessivo di batteria.
piano, synth (in stile tardi
quella coi synth). Si salvi
Fin qui le cose che lascia-
Who), riff nervosi di chitar-
chi può.
no il segno. Negli altri casi,
organetti,
ra. Continui cambi di atmo-
42 sentireascoltare
Antonio Puglia
invece,
la
band
texana
recensioni
Arab Strap
T h e L a s t R omance (Chemikal Underground / Audioglobe ottobre
2005)
Aidan Moffat recita uno dei suoi slogan. Inspira, sputa il
secondo verso. La sua voce si rompe in mille pezzi sulla
rete metallica del microfono mentre le mani di Malcolm
Middleton galoppano sulla chitarra.
E’ sempre così che gli Arab Strap prendono per mano e
trascinano in una delle indimenticabili cavalcate emotive a cui, in dieci anni di musica, ci hanno abituati. E
siccome, si sa, le buone abitudini vanno mantenute e
curate gelosamente, il duo esce oggi, dopo quasi due anni di stasi, con il suo sesto
disco, The Last Romance.
Il nuovo lavoro striscia ancora sul margine di quella evoluzione personale che ha
riversato la qualità abulica e pietosa di Philofobia (1998) ed Elephant Shoe (2000)
negli andanti/allegri quasi stupafatti di Monday at the Hug and Pint (2003), tanto che
Stink ed (if there’s no) Hope for Us potrebbero facilmente inserirsi nella scaletta
del disco precedente. Non solo: Don’t Ask Me to Dance, in cui si rintraccia il nucleo
tematico che da il titolo all’album (you’re no angel from above, you’re the last girl I
will love) suona come una The Shy Retirer riscritta anni dopo, come se il tempo dell’avventura avesse lasciato il posto al vero amore, all’ultimo, al più tragico, al più
grande. In casa Arab Strap, tuttavia, non si tratta mai davvero di abbandonare la via
vecchia per quella nuova: le ballate soffici, scritte in penombra nel più classico dei
registri non mancano e Come Around and Love Me o Fine Tuning restano pienamente
all’altezza di un passato costellato di suites notturne straordinarie. Persino quando
sembra che, schioccando le dita, si passi dal patetico all’energetico, dal decadente
al perfetto con un accelerata quasi troppo brusca, nelle canzoni permane uno strato
profondo di atarassia - cui la splendida voce di Moffat dà corpo - che mangia qualsiasi tipo di slancio: ne sono esempio i pianoforti di Dream Sequence (primo singolo), Speed Date e There Is No Ending, clausola sonora che nega, con tutta la forza
del paradosso, l’esistenza di quel concetto di “ultimo amore” che fa da impalcatura
narrativa al disco intero.
Sembra che gli Arab Strap si riassumano in The Last Romance: la Scozia, la Chemikal
Underground e l’anima romantica che contraddistingue una delle migliori creature del
post-folk internazionale sono sempre dietro l’angolo. Ritroviamo i “lochs” e le pinte
amare che danno sbronze moleste, i locali semibui della periferia di Glasgow popolati
da ragazze in bustini che servono maliarde ai tavoli mostrando i decolletés, l’accento
storto con tutte le sue vocali strizzate, la smania di raccontare delle storie ordinarie nei toni caldi e sfumati di una camera da letto disordinata. Ed allo stesso tempo
gustiamo quel genere che non cessa di deviarsi o manipolarsi sul filo della voce dirotta, del sound pieno, drammatico ed intenso che è marchio di fabbrica, oltre che
della band, di una delle migliori etichette indipendenti in vita dallo scorso decennio.
Ancora una volta, applausi. (7.5/10)
Marina Pierri
sentireascoltare 43
smette di graffiare. Come
viene fuori dall’incontro di
(Rob The Bank), convivono
una tigre in gabbia, si li-
Raphael
senza troppi colpi di sce-
mita a girare intorno anzi-
rocker cresciuto nel clima
na,
ché andare avanti. E così
underground della Grande
piacere
spuntano
Mela (i suoi Vitapup hanno
re
collaborato
To r t o i s e ,
abituato alla versione più
uscita dalla chitarra di un
Elliott Smith e Bikini Kill)
“soft” dell’hip hop.(6.5/10)
Noel Gallagher qualunque,
e l’australiana Dana Diaz
Daniele Follero
o come il pezzo che dà il
Tutaan,
titolo al cd, un rockettino
bro caldo e caratterizzata
francamente
da
Let
It
canzoni
Dive,
che
come
sembra
dimenticabile
La
Motta,
con
cantante
un
dal
un’impostazione
ex
timvoca-
in
un
album
molto
che
e
può
sembra-
avanguardista
a
chi
è
Ardecore
S/t (Manifesto, 2005)
le molto soul, con qualche
Gli stornelli romani sono da
si tratta di un attacco-pa-
esperienza
hip
sempre un patrimonio del-
r o d i a a l m o n d o d i M t v. N e l
hop nel suo paese, prima
la capitale più disgraziata
mezzo
di
anche
tenendo
conto
che
in
ambito
con
e povera, perché lì nasce-
- letteralmente - strappa-
gente del calibro di Mike
vano, nella Roma delle po-
lacrime
e
Ladd, Anti Pop Consortium
polane,
il
e Blackalicious.
L’ i n c o n t r o t r a i d u e , o l t r e
Regina Coeli, nelle borga-
meland.
a far nascere un amore (i
rate. Quei ritornelli, quelle
Bocciare questo disco nel-
due
melodie dolenti e spietate
la sua totalità sarebbe in-
moglie, oltre che colleghi)
rivivono
oggi
generoso. Non mancano i
ha dato vita a un’interes-
gruppo
Ardecore
momenti
sante
che
dell’anno...), banda messa
ci
sono
ballatone
come The
diversivi
curiosi
w a l z e r To
Best
come
Russia
di
My
Ho-
soddisfazione
venire
a
sono
contatto
anche
idea
marito
musicale,
e
tra
i
carcerati
di
te più pittoresche e colo-
nel
super(nome
che possono scaturire dal-
affianca
voce
su dai romanissimi Zu con
l’ascolto di Worlds Apart.
di Dana breakbeats molto
il cantante dei Blind Loving
Però
qualche
elaborati e uno stile estre-
Power
ottimo
m a m e n t e v a r i e g a t o . Va r i e -
l’ormai ex Karate Geoff Fa-
- per parlare di capolavo-
tà aiutata anche dalle mol-
r i n a , L u c a Ve n i t u c c i ( j a z z i -
ro. E da un gruppo come i
te
Lif
sta affermato, visto spes-
Trail Of Dead è lecito at-
(See That?), Pigeon John
so dalle parti di Lou Reed)
tendersi sempre il massi-
(Stompin’),
Tv
e Va l e r i o B o r g i a n e l l i ( u n o
mo. (6.0/10)
On The Radio, solo per ci-
che gode la stima di Ste-
tarne
ve
brano
non
-
basta
anche
se
Manfredi Lamartina
Apsci
T h a n k s F o r A s k i n g (Quannum /
Wide, luglio 2005)
L’ e t i c h e t t a
calda
collaborazioni:
Tunde
alcuni.
Mr
dei
Thanks
For
Giampaolo
Felici,
R e i c h ) . L’ e m b r i o n e
del
Asking è senz’altro ascri-
progetto vide la luce (beh,
vibile
electro-
si fa per dire) nella tour-
hip hop per le sue trame
née europea del 2002, che
elettroniche
curate
propose sullo stesso pal-
alla
scena
molto
orto-
co Karate, Zu e Blind Lo-
Quannum può vantare una
dosse. Ma Raphael e Dana
ving Power; in quelle date,
buona reputazione, legata
intervengono a modificare
l’apertura
a buone produzioni, a nomi
l’hip hop da un punto fo-
dei
di
assoluto
newyorchese
alla
rilievo
e
le
ritmiche
poco
e
la
chiusura
concerti
era
scandita
come
cale molto diverso rispetto
proprio da quegli stornelli
DJ Shadow e Blackalicious
ai progetti della Anticon e
sinistri e malinconici. Una
e a un’intensità di produ-
cioè partendo dall’r’n’b e
musica
zione testimoniata da altri
soul. Il risultato è diverten-
nante da indurre i protago-
cinque gruppi messi di re-
te: momenti di grande bal-
nisti del tour a ritrovarsi in
cente sotto contratto dal-
labilità (Pep Rally), duetti
studio due anni dopo, per
la label. Di questi cinque
rap in stile MTV (Puttin’On
riproporli con il giusto ri-
nuovi esordi, quello degli
The Fitz), pezzi puramente
spetto e senza snaturarne
Apsci è senza dubbio il più
electro
la musicalità.
atteso. Thanks For Asking
accenni
44 sentireascoltare
(Tirade
di
Highway),
drum’n’bass
talmente
affasci-
Non stupisca quindi la pre-
free-jazz-core
nalizza e coordina il sen-
perfettamente
timento digitale. La netta
calati nei panni di banda
mancanza di una tessitura
di quartiere - giocano d’in-
davvero originale si mime-
Black Dice
Broken Ear Record ( D F A Astralwerks / Capitol, 1 5 s e ttembre 2005)
gegno
fisarmonica
tizza dietro la delicatezza
Appurata
d i Ve n i t u c c i e i l v i b r a f o n o
glitch di elementi minimal,
verso modi e forme di com-
di Borgianelli, lasciando a
la scrupolosa cura dei suo-
partecipazione
Farina un lavoro di effica-
ni e le lente progressioni
fronti
ce routine. Ma è il canta-
dreamy di bellezza sospe-
band di Rhode Island met-
to stracciato, purissimo di
sa. Nove visioni sottomari-
te
Felici il valore aggiunto di
ne illuminate da chiari cri-
adiacente alle nuove aspi-
queste
crude e tristi, ma
stalli e beat secchi, dove
razioni. Si prenda proprio
speranzose novelle vissu-
i temi narrativi si rivelano
l ’ i n i z i a l e S n a r l y Yo w , u n a
te attraverso gli occhi del-
talvolta
personale versione di pul-
l’amore
pur
senza
Zu,
dei
che
-
con
la
(Come
Te
Posso
troppo
nostalgici
mantenendo
un
risul-
a
la
transizione
nei
con-
dell’ascoltatore,
punto
sazione
un
r’n’b,
frutto
la
più
quasi
dei
Amà), del tradimento (Ma-
tato performativo di ottimi
Ministry travestiti da Kylie
donna
Dell’Urione),
livelli. (6.3/10)
Minogue, ma con intermez-
morte
(Madonna
Sullo stesso stile l’uscita
zi di radiazioni rumoristi-
geli).Il climax si raggiunge
gemella
che che disfano tutto e ste-
nello
Records,
della
Dell’An-
della
Expanding
dove
rilizzano progressivamente
v i s s u t o a i b o r d i d e l Te v e -
lo strumentale si riunisce
il groove, ne intensificano
re di Lupo De Fiume (con
attorno alle tasteriere ed i
il contrappunto apocalitti-
una coda che svetta grazie
suoni rarefatti si amalga-
co da post-Modern Dance-
al lavoro di Farina e del
mano con la calma genera-
Pere Ubu-esca. Ma è solo
Fender
Fiore
le. Una nenia notturna in
l’inizio.
De Gioventù, grande slow-
digitale che potrebbe inte-
Broken
blues da far invidia forse
ressare le nuove produzio-
tizza
anche a Nick Cave. Il fina-
ni elettroniche della tede-
Black
le è nella breve e delicata
sca City Centre Offices e
sia quella di una maggiore
Serenata De Paradiso, uno
che potrebbe chiudere dol-
compattezza nella scrittu-
dei
canzone
cemente serate al lume di
ra,
nasconde,
candela o notti insonni al
toposta
di
chiar di luna. Sottilmente
variazione. A volte è pura
vuoto, una ghost track di
introspettive ed inquietan-
dimostrazione
medesima enfasi narrativa.
ti, le tracce di Flotel riman-
nelle
Un plauso a tutti, autori e
dano a ricordi ancestrali e
sorgenti sonore. In Heavy
(ri)esecutori. (7.0/10)
simbolici viaggi psichedeli-
Manners, una stordita chi-
ci; le minime intermittenze
tarra
ed i singoli loop si insinua-
un
I A m N i n e ( E xpanding Records /
R i s o n a n z a Magnetica, 2005)
F l o t e l - W o oden Beard (Expand i n g R e c o r ds / Risonanza Mag n e t i c a , 2 0 05)
no con arguzia nelle trame
sono
cerebrali
Costantemente
straziante
Rhodes)
vertici
e
della
capitolina,
dopo
racconto
che
qualche
minuto
Gianni Avella
Benge
proiettato
un
album
Procedendo
Ear
che
Record
la
Dice
anche
con
s’ipo-
volontà
targati
se
2005
spesso
alla
prova
di
hawaiana
bofonchiare
sotdella
ingegno
rielaborazioni
sfaldati
dei
in
delle
loop
e
umanoide
dalle
folate
dell’ascoltatore,
acide del campionatore che
tanto da immaginare che si
ne estrae nuovi rantoli di-
tratti di una colonna sono-
s t o r t i . Tw i n s , u n p o w - w o w
ra originale per un film mai
con timbri carnascialeschi
realizzato.
e un battimani sporadico,
Un
po’
troppo
onirico per conquistare un
ha
tali di qualche lustro fa, il
vasto pubblico, ma ugual-
cessivamente
lavoro
mente
nella
cosicché
sua aria ieratica ed inges-
semplice
sata. (6.8/10)
suoni. ABA è una breve pa-
nelle
atmosfere
di
strumen-
Benge
considerarsi
produzione
potrebbe
una
di
sintetizzatori,
perfetta
musica
un
per
album
senza sbavature che razio-
affascinante
Michele Casella
una
rentesi
vena
il
digitale
ec-
adombrata,
tutto
diventa
metamorfosi
isolazionista,
di
con
synth oscillante e click a
sentireascoltare 45
scandire.
In altri casi,
2003, è introvabile), e as-
album di debutto con fior
per
soluto rafforzamento della
fior di produttori e tecnici:
Street Dude, ci si immerge
loro singolarità all’interno
la prossima next big thing
in un muro di noise che in-
della compagine di James
del NME? No, non ci siamo
globa una base drum’n’bass
M u r p h y e Ti m G o l d s w o r t h y.
proprio. (5.0/10)
e
(6.4/10)
un
vociare
ripresa
come
in
della
loop.
base
La
Lorenzo Filipaz
(forse
Michele Saran
un po’ troppo prolungata)
trasporta ad un nuovo innalzamento
ca
della
stereofonica
seconda
dinamie
a
una
disintegrazione
Blind Jackson
Self Titled (Deadskoo / Foreign
Affairs, 2005)
Il
nome
e
la
Broadcast
Tender Buttons (Warp / Se l f ,
23 settembre 2005)
Sin dagli esordi nel 1996
decadente
i Broadcast si sono messi
farebbero
in luce tra le proposte più
sonica. La miscela di Smi-
copertina
l i n g O f f è q u a s i Ta c k h e a d -
pensare
style. Attacca un afro-beat
del pre-war blues. No, non
tannico, anche se la pre-
pungolante
c i s i a m o . L’ a n d a t u r a f r i z -
dilezione per l’elettronica
ci impertinenti emessi dal
zantina
d’annata,
feedback
di
con
e
cicalec-
dal
s a m p l e r,
nera
a
degli
agiografi
farebbe
primo
pensare,
acchito,
quanto-
apprezzate
dell’indie
certe
bri-
atmosfere
lounge e la voce della can-
e arriva a un cortocircui-
meno
di
tante Trish Keenan hanno
to di cibernetica astratta,
garage-revival
nosta-
indotto certa critica a sco-
forte di eventi sonori che
glia dei sixties. No, non ci
modi paragoni con gli ami-
danno luogo a invocazioni
siamo. Siamo piuttosto di
ci e sodali Stereolab. Se
aborigene oscure. Il tutto
fronte
del
è vero che i punti di con-
si riempie di echi, di giochi
recupero,
l’esteti-
tatto con il combo di Lae-
di
contrappunto,
a
qualche
a
un
forma
o
recupero
poiché
miscele
ca sixties qui sbandierata
titia Saeder non mancano,
atonali e suoni ad altezza
è presa a prestito da Beck
va comunque riconosciuta
indefinita.Completa la col-
Hansen (l’iniziale Mess It
alla
lezione il balletto di suoni
Up sembra un’outtake cac-
una personalità che, disco
fantascientifici
di
band
di
Birmingham
Motor-
ciata a ragione dalla sca-
dopo
cycle, con battiti radioat-
letta di Midnite Vultures) e
pre più definita. Ridottisi
tivi e tribali ad un tempo,
dal signor Albarn, quando
a duo dopo uno scisma che
vocalizzi di ossessi in le-
addirittura
ha causato la dipartita di
vare,
alla
campioni
sardonici
non
patchanka
ammicca
scouse
di
metà
disco,
dei
appare
componenti
sem-
(ol-
a vagare senza meta (ma
Coral e Zutons nel combi-
tre alla Keenan, è rimasto
pure ad allinearsi svoglia-
nare
l’incombina-
solo il fido James Cargill),
tamente alla linea ritmica).
bile
Running
e
i Broadcast approdano così
Disco a schemi ritmici, a
In
imbastardite
al terzo album - il quarto,
incastri
che
rispettivamente di ritmiche
se si considera la raccolta
organizza partiture a cor-
in levare e hip-hop). I Blind
di EP Work And Non Work,
rente alternata tra materia
Jackson
londinesi
sempre sotto la sicura egi-
e
compositivi,
anti-materia,
The
On
Club
sono
rischia
(più un oriundo italiano) e
da della Warp. In prospet-
ripetitività di groove e va-
fanno tutto da soli (la Dea-
tiva, il loro appare un per-
rianza
left-
dskool per cui pubblicano
corso
Repertorio
è roba loro), sono convinti
nello scorso Haha Sound il
field
e
insieme
(Keep
cromatica
house.
timbrico
da
se
già
Pri-
che avere una brutta voce
sofisticato sound rétro di
Dice
faccia rima con coolness e
The Noise Made By People
dopo la comparsa di alcuni
che imbastire filastrocche
si era rarefatto e inaspri-
brani (Wastered e Endless
con
liofilizza-
t o , p e r Te n d e r B u t t o n s s i
Happiness)
to e asettico sia una cosa
continua in tale direzione
da
que-
verso un electro-pop sem-
d e l l a D FA , r i s a l e n t e a l N o -
sto mini-LP di sette trac-
pre più minimale e “crudo”,
vembre 2004(il primo, del
ce
con chiare ascendenze vin-
mo
invidiabile.
all’inverso:
album
volume
dei
della
Black
nel
secondo
compilation
46 sentireascoltare
rockettino
furbissimi.
stanno
Dopo
registrando
un
recensioni
V a s h t i B u n y an
L o o k a f t e r i n g (FatCat / Wide, 17 Ottobre 2005)
Va s h t i B u n y a n è s t a t a p e r a n n i u n a m i s t e r i o s a m u s i c i s t a
anglosassone, che aveva dato alle stampe un solo disco
i n t i t o l a t o J u s t A n o t h e r D i a m o n d D a y. U n ’ a u r a d i m i s t i cismo bucolico e hippy che, complice una vita avventurosa e avvolta nel mistero e una riservatezza ai limiti
del patologico, ha progressivamente costruito un culto,
tutto centrato su un pugno di canzoni fragili e profonde, testimonianza di un viaggio verso una nowhere land
idealizzata.Timida e incredibilmente riservata, la Bunyan non ebbe mai fiducia nei propri mezzi e nella propria arte, così un disco pregevole e originale come quell’esordio rimase a languire
isolato nelle collezioni degli appassionati.
Il succedersi delle stagioni ha lavorato di fino e la polvere del tempo è stata smossa
con sempre più vigoria da tutta una nuova generazione di musicisti, cresciuti con
quel grappolo di canzoni e con l’icona mitica di un personaggio schivo. Prima chiamata da Glenn Johnson a fare una comparsata in Writers Without Homes dei Piano
Magic, poi citata sempre più spesso dal giro di Devendra Banhart, infine approdata
a dividersi con gli Animal Collective per un ep. Il miracolo sembra ripetersi e ora
stiamo qui a discutere di un secondo disco in cui nessuno, lei per prima, avrebbe mai
creduto. Lookaftering è lavoro di personalissima fattura, che riproduce in maniera
inalterata le gentili e soavi fattezze british dell’esordio. Sembra passato un attimo
dalle session degli anni ‘70. Il tempo si azzera; 35 anni sono un battito di ciglio
quando le prime note di Lately aprono in punta di voce il sipario.
Un aggiornamento ai tempi viene tradito solo dalla ciurma dei collaboratori. Se sull’esordio pesavano i contribuiti del rinomato produttore Joe Boyd, di Robin Williamson (Incredible String Band) e Dave Swarbrick e Simon Nicol (Fairport Convention),
Lookaftering è animato da una pletora di voci nuove; giovani leoni del settore come
l’innamorato Devendra Banhart e l’erede Joanna Newsom, la cui inconfondibile arpa
ammanta di mestizia la già malinconica Here Before. Altre comparse di rilievo sono
quelle di Adem, Adam Pierce, Robert Kirby e Otto Hauser degli Espers. Ma il cont r i b u t o m a g g i o r e a r r i v a i n s e d e d i p r o d u z i o n e , d o v e s i e d e M a x R i c h t e r, u n r a ff i n a t o
alchimista dei suoni, autore di due pregevoli lavori su FatCat.
Un plauso al buon gusto e alla misura degli arrangiamenti. A tratti sopraggiungono
f o l a t e d i a r c h i e f r a s i v e l o c i d i p i a n o . R i c h t e r, c o m e u n p i t t o r e i m p r e s s i o n i s t a , c o l o r a
rapidamente le forme. A queste ultime ci pensa la Bunyan. Nostalgica e tenerissima
i n b r a n i i n t i m i c o m e p a r o l e s u s s u r r a t e a d u n o r e c c h i o . L’ a c c o p p i a t a A g a i n s t T h e S k y
e Turning Backs si segnala per la partitura più malinconica. If I Were ha un pensieroso carillion di harmonium, mentre Same But Different è il brano più onirico. Una
ballata in punta di piedi per fate buone.
Pochi dischi come questo sono così pieni di empatia e umana tenerezza. Pura e semplice arte folk. Artigianato fatto con le mani e riscaldato con il cuore. Musica fuori
dal tempo perchè piena di qualità primigenie, che non si appoggiano ad una scena o
ad una moda. Lookaftering non solo è bello come il leggendario predecessore, ma è
ricolmo di una personalità inconfondibile e a suo modo impenetrabile. (7.8/10)
Antonello Comunale
sentireascoltare 47
tage. La sottrazione degli
un pizzico di fortuna, vuoi
djobs
elementi e il peculiare cor-
per talento. (6.7/10)
dove l’idea di superamen-
redo sonoro (voce, basso,
drum machine, synth analo-
Antonio Puglia
to
For
dei
The
Holidays,
canoni
di
Shields
e s o c i Va l e n t i n e i n f a v o r e
dare ai brani un’atmosfera
Broken Social Scene
S/t (Arts & Crafts, ottobre
2005)
unitaria che rende l’album
Il
estremamente coeso.
Per
tutte
le
quattordici
Split
chiarisce subito gli inten-
di
tracce si respira un’aria di
ti:
in-
mentre nel resto del disco
amatorialità,
trodotta
acu-
il collettivo si dà spesso e
gici e qualche occasionale
chitarra) contribuiscono a
di
elettroni-
preludio
The
(Our
Coast
un’altalena
di una sorta di insonorizzazione
orchestrale
è
fa-
vorito da gorgheggi, strati
Faces
di produzione, elettronica.
Half)
Pregevoli anche gli sketch
In
sonora
dall’inciso
Swimmers
e
di
Hotel,
ca cheap e lo-fi che sicu-
stico,
ramente aggiunge un certo
lontananza,
fascino alle composizioni.
e sussurri, e progressione
sarabanda
In continuità con la produ-
armonica
Major Label Debut vorreb-
zione
suoni
chitarre,
verso
un
in
voci
canto
volentieri
all’indecisione.
Windsurfing
Nation
che
è
più
canzone,
farla
frastornato da elettronica e
be
filtri che è puro accessorio
ne di Looks Just Like The
munque la melodia (Ameri-
del trionfale fondale stru-
Sun, ma finisce per diven-
ca’s Boy e Michael A Gram-
mentale. Questi, a grandi
tare una nenia quasi carai-
mar - ricca di pulsazioni a
linee, sono gli ingredienti
bica. La lunga ghost track
8 bit à la Computer World
e il raziocinio usato per il
It’s All Gonna Break, lun-
- gli episodi migliori in tal
loro
all’in-
gamente anticipata nei live
senso), unita spesso a toni
terno dell’opera. Il singolo
s h o w, a l l a f i n f i n e p u ò r i -
morbidamente
di lancio, 7/4 (Shoreline),
sultare un estenuante pol-
quasi-anthem
(la
ballad
a
fiati,
da padrone è sempre co-
ci
precedente,
con
psichedeliscarnificata
mescolamento
Pixies-iano
essere
la
prosecuzio-
per acustica e mellotron di
sussurrato da un’istrionica
pettone.
Alla terza attesissima pro-
Te a r s I n T h e T y p i n g P o o l )
Feist, sancisce il passag-
va (uscita dopo un piccolo
o servita dai consueti ritmi
gio del testimone di Cause
impasse
sincopati (I Found The F).
=
definitivo), i Broken Social
Sul
impalcature
fronte
delle
novità,
Time
e
codifica
nel
queste
formato
Scene
relativo
al
dimostrano
titolo
di
sa-
l’influenza di realtà stori-
contagioso. Fire Eye’d Boy
persi “muovere, restando”.
che dei ’70 si fa notare in
è invece l’ideale prosecu-
La stasi è quella del loro
più punti: Black Cat ripor-
zione
Sons,
sound:
giocondo,
ta alla mente paesaggi ti-
un nuovo anthem con chi-
flebile,
ma
picamente kraut, mentre la
tarre indianeggianti, mag-
movimento
title track viaggia su terri-
giore scatto ritmico, canto
contenuto del loro prover-
tori algidi in cui il salmo-
di nuovo sussurrato (e pure
biale
macchiettismo
diare della Keenan risulta
filtrato) per non disturbare
rock,
pastoso
sorprendentemente
il montare di suono della
sondato da un sentimento
a quello di Nico; allo stes-
strumentazione,
di
so modo ecco gli inevitabili
chitarre e di batteria, pro-
Meno estensione e più con-
Neu! (Bit 35), Can (il bas-
gressioni Motorpsycho cir-
trazione, con un’idea free-
so gommoso di Corporeal)
c a Ti m o t h y ’s M o n s t e r.
form di canzone orchestra-
e l’Eno-pop (Arc Of A Jour-
Al
le massimalista, che però
n e y, Yo u A n d M e I n T i m e ) .
vergenze col passato pros-
tralascia
Il reinventarsi alla luce di
simo, a splendere (e pure
re appieno. Estremamente
una tradizione che, ricor-
abbagliare)
sovrapprodotto, dagli esi-
diamolo,
è
sempre
simile
di
di
Stars And
là
delle
è
giochi
di
affinità/di-
un
tanto
quasi
con
è
nerbo.
quello
e
concept
di
farsi
Il
del
alt-
vorace,
marino.
ricorda-
bene
vorticoso quanto artefatto
ti
maneggiare con cura, si è
conguaglio votato al neo-
Dave Newfeld, ormai pro-
rivelato un punto a favore
shoegaze.
i
duttore ufficiale del com-
per i Broadcast. Vuoi per
nostri ci arrivano con Han-
bo, stavolta ha dovuto fare
48 sentireascoltare
A
quell’idea
espressivi
scaltro,
altalenanti:
recensioni
John Cale
B l a c k A c e t a te (Emi, ottobre 2005)
“Mi interessano di più le cose che sto per fare di quelle
che ho già fatto”. Queste le parole con cui due anni fa
John Cale presentava il suo Hobo Sapiens, lavoro che
segnava il ritorno al rock dopo un periodo “sabbatico”
dedicato a colonne sonore, progetti collaterali e riedizioni di materiale già edito. In quella frase, a pensarci
bene, c’è tutta l’essenza del Cale artista: quarant’anni
di carriera all’insegna del movimento, dell’ideale spostarsi da un luogo (artistico) a un altro; troppe esperienze degli ultimi quarant’anni di musica sono passate
per le mani di questo signore e non è questa la sede per elencarle. Basti dire che
o g g i l ’ e x Ve l v e t U n d e r g r o u n d s t a a t t r a v e r s a n d o u n a n u o v a f a s e p r o d u t t i v a , e i l r e l a t i vamente breve periodo di tempo intercorso fra Hobo Sapiens e questo Black Acetate
sembra confermare la tendenza.
Se lo avevamo lasciato “perso” dietro le tracce elettroniche di Radiohead, Beck e
Beta Band, lo ritroviamo adesso con un’attitudine inaspettatamente – e a tratti miracolosamente – ispirata. Il suono è molto più basato sulla chitarra e sul concetto di
canzone “pop-rock” (le virgolette sono d’obbligo): un territorio su cui il Nostro non
si soffermava - almeno con questi risultati - dai tempi della trilogia per la Island di
m e t à ’ 7 0 ( F e a r, S l o w D a z z l e e H e l e n O f Tr o y ) ; a n z i , s i p u ò d i r e t r a n q u i l l a m e n t e c h e
in certi episodi l’artista gallese suona rock come non ha mai fatto. Come non avere
un sussulto di fronte all’attacco di Outta The Bag, un uptempo in perfetto stile glamrock à la Roxy Music (non a caso vecchi compagni di merende), con un’inedita e sorprendente voce in falsetto? O davanti all’immediatezza dei riff (presi di peso dalla
scuola grunge dei Nirvana) di Perfect, Solid Motel e Turn The Lights On? O ancora
al cospetto del ritornello inatteso di Woman? Non sentivamo un Cale così acido e
u r g e n t e d a i b e i t e m p i d i L e a v i n g I t U p To Y o u .
L’ e l e t t r o n i c a r e s t a c o m u n q u e u n a c o m p o n e n t e d e l l ’ a m a l g a m a s o n o r o , a n c h e s e i n
secondo piano, per affiorare - talvolta un po’ manieristicamente - in alcuni brani
(Hush, o l’inquietante Brotherhood, vicina a certi momenti claustrofobici di Artificial
Intelligence, e non mancano di certo le ballate in cui il musicista mostra tutta la sua
sensibilità melodica: sublime una In A Flood in cui suona (mai tanto) simile al collega-rivale Lou Reed, o quella Gravel Drive che richiama così da vicino la Emily di
F e a r, o a n c o r a Wa s t e l a n d , l ’ o c c a s i o n e p e r s e n t i r e a n c o r a u n a v o l t a i l t o c c o m a g i c o
della sua viola. Questi i fatti. Mentre decine di giovani band sono alla ricerca del riff
giusto o del groove per resuscitare un rock ormai soffocato dalla saturazione della
proposta, ecco un sessantatreenne che sforna un disco che graffia come forse pochi
altri episodi della sua - non certo breve e non propriamente “rock” - carriera. E come
poche altre cose sentite in giro quest’anno. (7.0/10)
Antonio Puglia
sentireascoltare 49
gli
Presente
vorrebbero far noise e fan-
Braid,
un brevissimo cameo di K-
straordinari.
no invece solo tanto rumo-
lermaker
Os, MC già attivo da alcuni
re per nulla. Dopo Noxagt,
per tacere dei gruppi stori-
anni
hip-hop
Usaisamonster e Sightings
ci di un genere che già da
To r o n t o .
un altro colpo gobbo della
qualche tempo si va peri-
Load… (7.5/10)
colosamente avvitando su
nella
scena
underground
di
(6.3/10)
Michele Saran
Roberto Canella
sé
Get
Up
o
Kids,
Engine
stesso.
Boi-
Down,
Meglio
allora
un pezzo come Nostalgia,
tamente un dei dischi più
Cursive
The Difference Between Houses And Homes: Lost Songs And
Loose End s 1995 - 2001 (Saddle Creek / Goodfellas, agosto
2005)
convincenti della Load, che
Presa così come viene que-
conservando
quest’anno è stata partico-
sta nuova uscita dei Cur-
inflessioni post-punk. Non
larmente
trainata
sive ci appare un po’ più
è u n c a s o c h e Ti m K a s h e r,
dal “successo” di Lightning
di una raccolta di materia-
dopo
Bolt e dai consensi di criti-
li
re-
pulsioni rockettare adole-
ca arrivati da più parti. Del
peribili, usciti negli scor-
scenziali con Conor Oberst
resto l’etichetta di Provi-
si anni per Saddle Creek,
nei
Commander
dence resta uno dei capi-
Makoto
nei
Desaparecidos,
saldi
Difference
Coughs
F r i g h t M a k e s R i ght (Load /
G o o d f e l l a s , m a r z o 2005)
Fright Makes Right è cer-
attiva,
della
musica
noise,
ormai
difficilmente
e
Zero
H o u r. T h e
ziare a svincolarsi dai dettami emo per portarsi verso
una
dimensione
più
com-
piutamente indie-rock, pur
le
aver
originarie
condiviso
le
Ve n u s
e
abbia
Hou-
lentamente cercato di libe-
oggi che non va più tanto
ses And Homes è soprat-
rarsi- soprattutto con The
di moda e che è sempre più
tutto un’occasione per cer-
Ugly Organ - da un certo
difficile produrne di real-
care d’inquadrare il gruppo
tipo di sonorità. Meno ta-
mente buona. Sintomatico
di Omaha a partire dai suoi
l e n t u o s o d i C o n o r, Ti m h a
che i Coughs siano di Chi-
esordi. Ci sono così i pri-
comunque
cago - da sempre mecca di
mi
conservano
sua maturità, e questo di-
un certo tipo di sonorità,
una freschezza, in seguito
sco gli avrà senz’altro re-
ma attualmente culla ina-
reindirizzata
galato
ridita - e che si rifacciano
più mature come Domesti-
aver percorso un bel pezzo
alle cose più riuscite della
ca (2000) e The Ugly Organ
di strada. (6.7/10)
Skingraft.
(2003),
Quindi, derive free e avant-
riascoltare.
rock a tutto spiano fra le
(ritornino) quindi le varie
schegge dei Fantomas e un
Pivotal, Dispenser e Suc-
bignami
brani
Between
buon esempio di come ini-
che
che
verso
prove
non
dispiace
Ben
vengano
la
raggiunto
una
sensazione
di
Roberto Canella
Yo r k ,
ker & Dry con tutto il loro
Dandy Warhols
Odditorium Or Warlord Of Ma r s
(Capitol, 13 settembre 2005)
con Anya Davidson che non
armamentario di melodie e
Dopo
il
può
di
non
di
No
New
ricordare
glam-pop
di
pla-
Welcome
To
The
Lydia
voci tirate. Fin dagli esor-
stica
Lunch ma anche tantissimo
di infatti Tim Kasher & soci
Monkey
punk. Il sestetto non si tira
non
difettato
ineffabili Dandy Warhols da
certo indietro: Animal Ho-
d’intraprendenza
e
voglia
Portland, che i più ricorde-
spital è una scimmia che
di dire la loro, specie in un
ranno per quella Bohemian
riesce a uscire dalla gab-
mondo
inflazionato
L i k e Yo u c h e q u a l c h e a n n o
bia solo a brandelli, l’ulti-
quello
dell’emo,
è
fa regalò loro i warholia-
mo grido di libertà possi-
sempre facile assomigliare
ni (toh!) quindici minuti di
b i l e , e C o m e B a c k To M e
a qualcun altro.
fama grazie a un noto spot
è una filastrocca svagata
Detto questo i Cursive era-
televisivo.
ma tutta tagli, così come
no (e sono ancora) un gra-
dall’esperienza
la title track che recide in
dino sotto rispetto a grup-
documentario
due il disco, i timpani e le
pi consimili e più dotati di
sentato al Sundance Film
velleità di tanti gruppi che
mezzi e prospettive come
Festival dell’anno scorso,
50 sentireascoltare
hanno
mai
come
dove
House,
riecco
gli
Ringalluzziti
del
film-
DiG!,
pre-
mettono da parte lustrini,
ne,
cer-
lingo di Lytle, durate ben
paillettes
ef-
ta auto-ironia, è quella di
un anno e mezzo) abbiano
fimero
e
lo
una
per
cercare di darsi un tono,
permesso
di voler mostrare a tutti i
re di una gran quantità di
suono, abbracciando alcu-
costi della sostanza aldi-
materiale,
ne velleità sperimentali.
là dell’apparenza, quando
la nascita di questo, che è
Non che nel garage rock di
invece la consistenza dei
di fatto un mini album: una
palese
stonesia-
brani è quasi inesistente:
sorta di bignami in cui con-
na dei dischi precedenti ci
a parte la melodia di There
fluisce un po’ tutto il re-
fosse qualcosa di sbaglia-
Is Only Time, in odore di
p e r t o r i o d e i G r a n d a d d y, m a
to (quando non sfornavano
Eno, e altre cosucce (Eve-
che - come ovvio - non può
cose imbarazzanti come il
r y o n e ’ s To t a l l y I n s a n e , u n a
aiutare a scorgere le nuo-
già citato Monkey House):
ripresa delle sonorità syn-
ve linee guida per il futu-
era anzi ideale per le sfi-
th pop del lavoro del 2003,
ro prossimo della band, se
late di moda e le esposi-
o la scanzonata The New
non per un leggero allonta-
zioni degli artisti più cool
Country),
davvero
namento dal pop fortemen-
del
una
eighties
nonostante
loro
dare
degli
spirito
virata
matrice
loro
al
ambiente
di
dispor-
favorendo
così
non
poco. Non si tratta di pro-
te melodico di Sumday (V2
è un caso che tra gli esti-
cesso alle intenzioni: que-
/ Edel, giugno 2003).
matori del gruppo ci sia il
sto disco è semplicemente
sensazione che si tratti di
signor
noioso
un’opera
David
somma,
i
(e
resta
loro
Bowie);
Dandy
in-
Warhols
erano perfetti a fare i Dandy
Warhols:
quattro
(diremmo
inutile,
di
La
transizione
e
ma ci sembra un po’ trop-
non d’introduzione si raf-
po. O forse no). (3.5/10)
forza poi venendo a sape-
hip-
Antonio Puglia
ster con un’inequivocabile
sette
e c o s a n o n l o è . Ve n e n d o
Grandaddy
Excerpts From The Diary Of
Todd Zilla EP (V2 / Edel , 27
Settembre 2005)
al sodo, con questo disco
I ragazzi di Modesto cono-
- dal pop-rock easy (e per
Courtney
a t t i t u d i n e a r t y, c h e s a n n o
esattamente
cosa
è
cool
re che nessuna di queste
tracce
avrà
l’onore
di comparire nel nuovo disco, e un po’ dispiace perché, seppur tra alti e bassi
e
scono bene l’adagio secon-
la verità un poco deluden-
soci hanno fatto il prover-
do cui l’appetito vien man-
te)
biale passo più lungo della
giando
deciso,
alle classiche ballate folk
gamba. Odditoriumor War-
come naturale conseguen-
più (At My Post) o meno (la
lord Of Mars raccoglie una
za, di movimentare l’atte-
conclusiva Goodbye) intri-
serie di “stranezze” inter-
sa per il loro nuovo LP -
se della distintiva elettro-
vallate da episodi nel con-
di cui peraltro si conosce
nica cartoonesca – questa
solidato
stile
band:
già il titolo: Just Like The
ormai certa raccolta di b-
accanto
a
amenità
Ta y l o r - Ta y l o r
della
e
avendo
di
Pull
The
Curtains,
Fambly Cat, ma non l’esat-
side evidenzia ancora una
simil-Stones come All The
ta
volta
Money Or The Simple Life
comunque per il 2006 - ci
di
Honey o Smoke It, su tut-
sottopongono questi sette
to spiccano tre lunghissimi
brani
scherzosa-
band.
Emblematica in tal senso la
brani
dieci
mente dallo stesso Jason
tripletta mozzafiato capeg-
minuti) farciti di atmosfe-
Lytle “delle telefonate per
giata
re kraut e space, con ampi
annunciare
Cinderland - una ballata in
spazi per drones, noise as-
vo”.
sortiti e alcuni inserti free
Piuttosto
di tromba. Sulla carta non
sto
sarebbe neanche malaccio
ma, francamente,i Warhols
te, per di più offerto dalla
e anestetizzata – cui fa da
in veste psichedelica non
casa. Già, perché pare che
contraltare il timido piano
convincono granché.
La sgradevole impressio-
le sessioni (svoltesi inte-
dell’intima
ramente nello studio casa-
ley
usuali
(durata
media
data
di
uscita,
definiti
il
fissata
nostro
arri-
le
doti
livello
compositive
superiore
dallo
della
space-pop
di
cui la voce di Lytle fluttua,
antipa-
carica di pathos, nell’aria
somiglia
densa di un’instabile elet-
già ad un primo abbondan-
tricità, venendone avvolta
che
questo
un
eppì
Fudge,
Fuck
prima
The
Va l -
di
libe-
s e n t i r e a s c o l t a r e 51
rare il campo per il brano
tieri,
migliore del lotto: Florida.
battute.
Un piccolo capolavoro, la
I
crea-
E’ la Mousike Lab (già la-
cui struttura originaria di
no abbozzi di melodie sul
bel dei Retina.it) ad assi-
candida pop-song cede di
cui sfondo brekbeats rapi-
curarsi
schianto sotto il peso delle
di e sincopati costruiscono
duo,
ripetute cascate di chitar-
trame
ambizioso
re
te
drum’n’bass,
in
alcuni
distorte
da
accompagnate
spaventose
urla
bel-
si
intromette
tra
le
materializza
finalmente
il
progetto Afo 4 dei Frame.
suoni
sintetizzati
inconfondibilmencasi
anche
la
se
potenza
le
che
prestazioni
per
questo
progetto
del
loro
chia-
mano la cineasta Nina Di
Majo
ad
occuparsi
della
luine, piombate da chissà
dei beats sfiora l’hardco-
sezione video inclusa del
dove.
re (The Devil’s Chimney).
dvd.
Ma in Pro Agonist trovano
che si rinnova, visti i tra-
cemente consumato quello
spazio
di-
scorsi score dei nostri per
che avrebbe dovuto essere
gressioni in cui la battuta
autunno prima e l’inverno
uno
doman-
si
scardina
poi, e fa sì che la dimessa
possibile
si
dissolve
-
E ci si ritrova così
satolli
dopo
aver
spuntino
-
come
sia
darsi
avere
ancora
a
vora-
lunghe
(Open
Mike),
(Rage
Is
collaborazione
The
area industriale di Bagnoli
Beautiful Light That Struck
(Afo 4 è il nome di una tor-
in bocca in vista del piat-
Her)
re lì situata) si trasformi in
to
lasciando
forte
in
l’acquolina
anche
Una
arrivo.
Certe
fino
a
at-
un surreale film psichede-
volte, però, è meglio non
mosfere
danzerec-
lico, che si sposa alla per-
farsi domande e limitarsi a
ce e più vicine all’ambient
fezione con le musiche dei
tributare un bell’applauso
( S u r e Yo u D i d , S p r i n g C u m
Nostri.
allo Chef. Per l’anno nuo-
Air), oppure raggiungendo
minano contigue ai suoni,
vo c’è tempo. (6.7/10)
la
G i a n l u c a Ta l i a
Exile
P r o A g o n i s t ( P l a net Mu /Goo d f e l la s , 2 4 l u g l i o 2005)
Dopo
aver
pubblicato
innumerevoli
dipendenti
per
etichette
(Moving
in-
Sha-
il
scomparire,
calma
umana
posto
meno
ad
Le
immagini
cam-
piatta.
La
voce
sin dall’iniziale Nekin Pro-
compare
in
una
blema, affascinante affre-
sola occasione, per mezzo
sco
di una voce femminile che
musica
declama
Hassell e il Peter Gabriel
Per
i
fonemi
profani
questo
disco
(Sliiime).
del
genere
potrebbe
ri-
terzomondista
possibile
tra
di
la
Eno/
m i s t i c o d i P a s s i o n . L’ a r t e
dei Frame è elettronica ma
cordare in qualche caso gli
dalle
d o w, B e t a , R e n e g a d e H a r d -
Atari
molto
dimostra il sax prima soffi-
ware, Mosquito),Tim Exile,
(ma mooolto) più raffinati,
ce della stupenda Madalia
apprezzato dj della scena
in qualche altro Squarepu-
e poi free della tribale Se-
drum’n’bass inglese, pub-
s h e r,
incur-
quenza Quattro. A volte si
blica per la Planet Mu di
sione nel mondo di Aphex
travestono da nuovi Noto/
Mike Paradinas il primo di-
Tw i n . M o l t o d i p i ù c h e m u -
S a k a m o t o ( R e t u r n To A f o 4 ) ,
sco con il nome Exile. Pro
sica
dunque.
regalando elegia per l’udi-
Agonist è un disco veloce,
Un’escursione esperta nel
to, altre disegnano tappeti
aggressivo,
mondo
che,
a m b i e n t c o s m i c i ( F r o m Y To
pressione di risentire allo
dall’interno, tenta di allar-
Z ) s e m b r a n d o d e i Ta n g e r i -
stesso
sce-
gare gli orizzonti del gene-
ne Dream ai laptop, spesso
na rave e dell’elettronica
re più che tentare di vali-
si rimane talmente estasia-
più raffinata. Un ibrido tra
carne il confine. (6.5/10)
ti da ricorrere al repeat del
che
modo
dà
l’im-
della
drum’n’bass e techno che,
Te e n a g e
con
da
Riot
qualche
ballare,
drum’n’bass
Daniele Follero
uno stile riconoscibile e di
Frame
Afo 4 (Mousike Lab, 2005)
facile classificazione, cer-
Presentato
ca di evadere dagli schemi
volta
rigidi
maeuropa Festival (in col-
per quanto metta in mostra
del
dance
floor
at-
per
all’interno
il
lo
lettore. Un disco semplicee guardare. 7.5/10)
prima
del
umane,
mente da avere, ascoltare
Ro-
traverso una calma synth-
laborazione
etica che, spesso e volen-
di Barcellona) nel 2003, si
52 sentireascoltare
con
la
fattezze
Sonar
Gianni Avella
recensioni
Deerhoof
T h e R u n n e rs Four (Kill Rock Stars / Goodfellas, 11 Ottobre
2005)
Continuano a stupire e a sfornare un album più bello
dell’altro. I quattro corrono veloci verso una trasformazione che ormai sembra compiuta. E’ difficile che un
gruppo in fase di “alleggerimento” riesca a migliorare.
Questo però vale per musicisti che provano ad essere
più accessibili per ragioni di mercato o (come dicono
tante pop star) “per allargare il proprio pubblico”, che
tradotto in soldoni vuol dire fare più affari. Per i Deerhoof l’uso di melodie (apparentemente) più facili, dirette, rappresenta più un’esigenza espressiva che una strategia di marketing. Milk Man
( K i l l R o c k S t a r s / G o o d f e l l a s , m a r z o 2 0 0 4 ) e i l s u c c e s s i v o e p G r e e n C o s m o s ( To a d
/ Menlo Park, agosto 2005) avevano già illuminato la strada di Satomi Matsuzaki e
compagni, che dopo anni di esperimenti hanno raffinato uno stile pronto per confrontarsi con altre forme. Una formula intelligente e mai banale che mischia l’avant rock,
le arditezze del progressive di canterburiana memoria e le canzoncine dei cartoni
a n i m a t i , c o n u n a n a t u r a l e z z a c h e r i c o r d a l a c o l t a s e m p l i c i t à d e g l i S l a p p H a p p y. L a
voce di Satomi non ha la plasticità né l’impostazione della sua collega Dagmar Krause, ma è altrettanto incantevole nel suo tono fanciullesco che gira attorno alle note
giuste senza mai sedervisi sopra stabilmente.
The Runners Four è un album vasto, complesso e lunghissimo, difficile da assimilare
i n p o c h i a s c o l t i . Ve n t i b r a n i c h e n o n s u p e r a n o q u a s i m a i i t r e m i n u t i e r a c c o n t a n o
q u a s i t u t t a l a s t o r i a d i u n a b a n d o r m a i p i ù c h e d e c e n n a l e . L’ a b b a n d o n o d i r u m o r i s m i
e riff taglienti è solo ridotto, come testimoniano gli echi di free improvisation di News
F r o m A B i r d o l e d u r e z z e d i S i r i u s t a r.
Ma c’è qualcosa in più rispetto ai lavori precedenti: quella apparente leggerezza a
cui si accennava, che semplifica molto le cose senza renderle banali, nascondendo
le finezze dietro un’apparente mancanza di complessità, un gioco che piaceva molto al signor Wolfgang Amadeus Mozart. Ne viene fuori una freschezza limpida, che
cela al suo interno tempi dispari, melodie complesse e citazioni. Running Thoughs
ne è l’esempio più lampante: un basso minimale e funky che sembra appena uscito
da casa Sly Stone, un ritornello apertissimo e melodioso e parti che sembrano citare
i l r o c k s i n f o n i c o d e g l i Ye s . O d y s s e y e B o n e D r a g , c o n S a t o m i c h e s i f a d a p a r t e p e r
lasciare il posto alla voce maschile, riesumano il Barrett solista più psichedelico,
nel loro andamento dondolante e trasognato. Anche il riffettino à la Keith Richards di
Wrong Time Capsule e la smorfiosa ‘O Malley Former Underdog riescono a modo loro
piacevolmente spiazzanti, trovando un posto coerente in un album impossibile da
sintetizzare in poche righe. Non mancano i richiami ai precedenti due album (Scream
Te a m ; Y o u C a n S e e , c o n u n ’ i n t r o d u z i o n e c h e s e m b r a s c r i t t a d a B i l l y P r e s t o n ) e i m o menti più essenziali come l’iniziale Chatterboxes. La carne a cuocere è tanta e non
è messa lì per fare numero. Non penso di azzardare definendo i Deerhoof una delle
band più interessanti e creative degli ultimi anni, una delle poche risposte concrete
alla fine del post-rock e al suo vero superamento. (8.0/10)
Daniele Follero
s e n t i r e a s c o l t a r e 53
A l e s s a n d r o G r a z i an
C a d u t o ( T r o v a r o b ato-Macaco /
A u d i o g l o b e , 3 o t t obre 2005)
Santa Sala, il dolce ricornon c’è più (dove Grazian
Idaho
The Lone Gunman (Retrophon i c
/ Wide, ottobre 2005)
Alessandro
un
dimostra che guardare non
È un disco tristissimo, que-
cantautore degli Anni Settanta
Grazian
è
do di un giovane amico che
solo dentro, ma anche fuo-
sto degli Idaho. Ennesimo
motivi:
il
ri di sé è un esercizio che
capitolo di una storia che
incontestabile
-
per
due
può far bene forse all’uo-
va avanti dal 1992. Eppure,
perché ci è nato (Padova,
mo,
ancora una volta, Jeff Mar-
1977); il secondo - conte-
tautore). Proseguendo con
tin
stabilissimo - perché i suoi
il
cantante,
far sanguinare il suo cuore
testi
to
nevrile
primo
-
sicuramente
al
can-
temperamen-
riesce
nell’impresa
di
dice
in un modo così sentito e
le sue musiche (vedi sopra)
di solito per i cavalli, ma
quasi masochista da ripor-
e l’idea di cantautore che
nervoso non andava bene,
tare alla mente - più per
ci trasmette li evocano di
e insomma spero che qual-
attitudine che per sonorità
brutto. Anche se, diciamo
cuno capisca) e voce dutti-
- un capolavoro devastante
pure per fortuna, la scelta
le, pur se ancora bisogno-
e introspettivo come Katy
della strumentazione e gli
sa di lavoro. Concludendo
Song degli indimenticabili
arrangiamenti
con l’autore delle musiche,
R e d H o u s e P a i n t e r s . L’ a v -
prima l’uovo o la gallina?)
che
intelli-
vertimento è d’obbligo per
lo collocano a pieno tito-
genza i debiti - un po’ di
chi ha fatto indigestione di
lo
(praticamente
tutti),
(sarà
nato
(lo
so,
spalmano
si
con
minimalista
canzone francese qui, gli
chitarre
dei Duemila. Niente Copy
zii cantautori dei già citati
narcolettici e mal di vivere
& Paste alla Morgan, per
Anni Settanta là - riuscen-
sublimato in malinconiche
capirci.
Se
do nell’intento di riflettere
note musicali: la ricetta di
contare
Onde,
un’immagine
The Lone Gunman prevede
nel
filone
dicembre
non
uscito
personale
e
mai ammiccante, se non a
proprio
chi-
se stessa. Un po’ come i
ti,
variamente
protagonisti, dolorosamen-
stesso
un
di
elettrica
nel
album
2003,
strumentale
tarra
vogliamo
sola
arpeggiate,
questi
dosati
e
ingredien-
cucinati
modo
ritmi
di
allo
sempre.
te attoniti, di certi quadri
Quindi mai come in questo
tribuito al signor (A.)G. e
del Grazian pittore.
caso
realizzato
per
spettacolo
di
trattata,
pudicamente
at-
Quan-
è
una
questione
di
to all’eleganza formale del
personale
“am-
disco, si deve sicuramente
all’ascolto,
bientale”, questo è il suo
renderne merito all’autore,
che
primo disco. E, per esse-
sia
dei
del prodotto. Per cui l’ete-
re un’opera prima, di trip-
quali si è reso direttamen-
rea Echelon, con il suo in-
pa per i gatti - a scanso di
te
cedere
equivoci - in Caduto ce n’è
aver
in abbondanza.
A cominciare dall’autore di
Mariposa
ha
di suscitare reazioni con-
testi, un po’ da emicrania,
prodotto
Maca-
trastanti: sbadigli in colo-
se vogliamo - sua e nostra
co) un compagno di viag-
ro che “già sanno”, pelle
-,
mai
gio come Enrico Gabrielli.
d’oca in chi invece si ritro-
banali, un paio di esempi
Title track, le due già ci-
va a proprio agio in queste
per tutti: “Mi sento chiuso
tate e Serenata i momen-
atmosfere.
in allucinazioni/così picco-
ti più intensi di un lavoro
Ma la bravura di Jeff Mar-
le che potrei fargli male”
che incuriosisce e si rende
tin è indiscutibile, e si nota
(Prosopografie),
interessante,
e
però
l’omonimo
danza
profondi
e
tua
gli
interventi
responsabile,
scelto
cui
cd
intrinseca
zoppicante
in
7/8
factory
e i suoi riverberi maestosi
e desolati, ha la capacità
Trovarobato
il
per
qualità
ancora
“famosa
nella
(la
etichetta”
sia
di
prima
con
intenerisce
anche negli episodi meno
mente si è un po’ sdrucita/
e qualche volta fa un po’
interessanti della raccolta.
e ti ha lasciato due labbra
arrabbiare. Un vero inizio,
L i v e To d a y A g a i n , a d e s e m -
secche/e
non
pio, soffre della sua stessa
occhi
“La
per
predisposizione
speciali
per vedere poesie/che chi
sta bene non vede mai”, da
54 sentireascoltare
solo
un’opera
prima
malinconia, sin troppo ac-
(7.0/10)
Ivano Rebustini
centuata nelle linee voca-
li.
l’arrangiamen-
Sarà per il rivoluzionamen-
tività pastello si spampa-
to, grazie a una chiusura
Eppure
to dell’organico, sarà per
na
come
poco
i
Geoff Turner (già con New
re
prefabbricato
un
Wet Kojak e Girls Against
(come in Io resto qui); se
buon vestito addosso alla
Boys)
ora il drumming sembra di-
canzone,
fatto
convenzionale
canoni
dignità
slowcore,
per
cuce
donandole
co-produzione,
che
la
svolta
Coldplay
è
dascalico e forzosi gli ulu-
un
notevole, il batticuore vie-
lati della chitarra; se nella
ne preferito alla mitraglia,
voce e nei testi s’avverte
in alcuni casi, il vituperato
le fregole post-grunge la-
spesso un’eco vuota; se in-
“mestiere” riesce a salvare
sciano il posto alla tipica
somma dovessi raccogliere
brani che in mano ad altri
trepidazione
indie-rock,
tutti questi “se” ed appiop-
musicisti
stati
opportunamente collusa di
pargli una sola spiegazio-
mortificati. Diviso tra ten-
fiabesco e tecnologia.
Dieci le tracce, raccolte at-
ne, la cercherei nella man-
tazioni electro strumentali
(Wet Work è una marcetta
torno ad un sentire accora-
di quel cinismo che affila
emozionante che si sorreg-
to, aggrappate alla vigoro-
la genialità e la rende cre-
ge tra pianoforte e batteria
sa nitidezza dei suoni, ad
dibile testimone di dolore.
sintetica) e classico folk-
un suonare come sull’orlo
Ciò che in sostanza avreb-
pop (la semplicità di Cher-
di qualcosa. Quanto a ri-
be reso l’incanto malsano
ry
mandi & referenze, spesso
di Appeso paragonabile a
man rappresenta un nuovo
mi
quello della Simbiosi a fir-
centro per gli Idaho. Man-
malanimo
ca l’elemento sorpresa, ma
no, talvolta stemperato in
pevolmente o meno si rifà.
basta
come
una
minaccia
Perciò mi viene da conclu-
Some Dogs Can Fly per ri-
alla
Radiohead
cordare che la classe dav-
quando
nel
soltanto imboccato la stra-
vero non è acqua. (7.3/10)
tremore desertico di certi
da per la maturità. Magari
Manfredi Lamartina
Grant Lee Buffalo (Due di
non gli mancano che pochi
Libra
I l v i a g g i o di Zebra (Macaco /
A u d i o g l o b e , 2005)
notte). Inoltre, si avverte
passi, ma sono quelli de-
chiara l’oscillazione tra la
cisivi.
voglia di mordere (la cru-
D’accordo,
Non
un
dezza acida di La seconda
strato di saperci fare, come
livello.
Segno
sarebbero
Wine),
The
una
credo
percorso
di
alla
sta
maldicuo-
che,
certo
compositiva
una
certo
Lone
canzone
che
Gun-
esista
non
dolciastro
Tiromanciambientale
(Gennaio)
coinvolto
ma
Afterhours
dere
che
i
cui
Libra
consa-
abbiano
hanno
dimo-
la
classe, non troppo distan-
testimonia il crescendo tra
te dai Dream Syndicate più
sospensione
tista la raggiunge – se la
graffianti)
esasperate
raggiunge
pienezza melodica di Mar-
tra rarefazioni e distorsio-
nei modi che la vita gli ap-
ta,
tra
ni della conclusiva Tu non
parecchia. In ogni caso, è
Perturbazione e Interpol),
vedi niente. Ma d’ora in poi
sempre estremamente pia-
tra wave angolosa (Strate-
dovranno entrarci con tut-
cevole
gia del terrore) ed electro
ti i piedi, o accontentarsi
alla dimostrazione di una
straniante
della mediocrità.
crescita,
un
krauti e i condimenti pseu-
quelli
do-Air di Tv). Niente male,
un
–
nei
trovarsi
che
è
mistero,
per
il
dei
maturità. Ogni band o ar-
po’
standard
ricordano
canza di vissuto bruciante,
tempi
di
fronte
anche
di
e
da
e
blandire
qualche
(i
parte
(la
tatticismi
fiabesca
ed
invocazioni,
(6.4/10)
Stefano Solventi
che stanno tra il detto e
nel
l’immaginabile, nell’ombra
qualcosa non gira. Eppure,
delle spiegazioni possibili.
proprio per tutto ciò che si
The Magic Numbers
Self Titled (Heavenly / E m i , 1 3
giugno 2005)
Per farla breve, questo di-
è detto, ci si attenderebbe
Il fatto è che ormai non ci
sco dei Libra – il quinto in
di più. Se i segni lasciati
casca più nessuno. A forza
carriera – vede finalmente
sull’anima dal cupo spro-
di gridare al lupo al lupo
all’opera una band che fa
fondare dell’iniziale Dammi
dalle pagine dei loro maga-
sul serio, che tenta di la-
tutto svaniscono tempo un
zine specializzati, i giorna-
sciare un segno sul muro.
paio di pensieri; se l’emo-
listi inglesi hanno innesca-
complesso.
Eppure,
s e n t i r e a s c o l t a r e 55
to un processo inverso, di
che hanno cavalcato l’on-
zionare le cose migliori di
rifiuto, fatto di pregiudizi.
da del Flower Power finché
uno dei gruppi più originali
Ormai
avvisa-
tirava. Il folk-acido slavato
degli ultimi dieci anni. Ci
glia di next big thing si fa
alla
di The Mule ne è la prova
sarebbe da discutere, cer-
a gara per correre ai ripari
schiacciante.
to, perché di musica irre-
- indossando calzature in
E benché a questi ragaz-
golare, volutamente fram-
piombo e mutande di ghisa
zi andrebbero concesse le
mentaria e apparentemente
- e non sarà certo grazie
attenuanti
caotica, ne è uscita parec-
ai
Magic
prima
Numbers
es-
si
sendo in presenza di una
chia
registrerà un’inversione di
band dotata di una compro-
rock indipendente a stelle
tendenza.
Non sarà grazie a loro, dal
vata abilità nel far confluire nelle loro canzoni, oltre
& strisce.
In questo senso gruppi mi-
momento che questa doppia
nel
che
dagli
scantinati
del
a decenni di tradizioni di
gliori dei Men’s Recovery
di
fratello-so-
musica bianca, un pizzico
Project, gruppi che hanno
sta
spopolando
di sana negritudine voca-
saputo
le,
vano
glio talento e opportunità,
coppia
rella
che
generiche,
mondo
anglosassone
tutto
viene
reso
capitalizzare
me-
sembra avere le idee pa-
dall’imbarazzante
duetto
ce ne sono stati e ce ne
recchio
d i I S e e Yo u , Yo u S e e M e .
sono tuttora (due nomi nel
nandosi come un anomalo
Un
mucchio:
ibrido senza capo ne coda,
larette in amore che vale
e
dimostra ancora una volta
come una flagranza di rea-
proprio questi dieci anni e
quanto
to. Un momento disastroso
più di attività a giocare a
abbiano fatto il loro tem-
per
dell’intero
favore del gruppo di Neil
po. Per il loro esordio co-
disco,
inevitabil-
Burke e Sam McPheeters,
munque se la giocano tra
mente pendere l’ago della
i
psichedelia
bilancia
saputo
ne
più
confuse
certi
e,
dime-
meccanismi
(nell’accezio-
l’economia
che
fa
dalla
per
parte
sco-
sba-
Need
Coughs).
quali
New
Body
Tuttavia
sono
fra
l’altro
avvalersi
hanno
di
tanti
termine)
gliata. Solamente il solen-
e spesso validi collabora-
ne equilibrio dei soffici ar-
tori, da Nick Pellettieri e
W a y To H a p p y ) , i n u n c a l -
rangiamenti della delicata
Jeremy Ryan dei Six Fin-
derone che più radio-frien-
This Love avrebbe potuto
ger Satellite a Joe Preston
dly di così si muore (o si
scagionarli, ma rimane un
(Melvins, fra gli altri).
dovrebbe),
episodio lasciato pericolo-
renne
samente da solo a reggere
quindi,
l’intero
tinuo
e
strizza
classifica
del
buono
ed un soul d’accatto (Wich
non
easy
brano
che
quando
l’occhio
quasi
alla
perde
ragion d’essere.
la
Il grup-
sulle
peso
proprie
dell’accusa
Thrills,
in
che
confra
to unire con disinvoltura i
Colpevoli. (5.0/10)
o
collettivo
movimento
no-wave e noise ha sapu-
contrapposizione con band
Hal
Pe-
progress
la
spalle,
sentenza
quali
in
inappellabile.
po si pone infatti in ideale
è
work
e
surreali bozzetti dei Resi-
ma
G i a n l u c a Ta l i a
dove gli uni si sono preoc-
gruppi
alle sonorità tipiche della
Men’s Recovery Project
The Very Best of Men’s Recove ry Project 5rue / Goodfellas,
2005)
sixties west coast un egre-
Y o u P a y A t t e n t i o n To M e ,
za dimenticare che il loro
gio servigio, rinverdendo-
Not Viceversa, recita il ti-
disco
ne i fasti e omaggiandone
tolo di una delle prime can-
over
la
zoni
Load, il background punk/
cupati - seppur con risultati altalenanti - di rendere
grandezza,
gli
sono
limitati
zare
tendenze
ad
altri
si
attualiz-
composte
Recovery
dai
Project
Men’s
inclusa
dents alle asimmetrie dei
di
casa
SkinGraft,
passando per rigurgiti new
wave e un Muppet Show parecchio
disturbante.
migliore
Basra)
hardcore
è
(Bolides
uscito
(Born
Sen-
per
Against)
errori
qui insieme ad altre tren-
di Neil e Sam e che que-
di artisti popolarissimi ma
tanove in questa pregevole
st’ultimo,
controversi.
raccolta,
estre-
co”, ha portato avanti per
The Mamas And The Papas
mo (e del tutto arbitrario)
anni le nefandezze di casa
o Scott McKenzie. Coloro
di mettere ordine e sele-
Ve r m i f o r m . A c o n t i f a t t i l a
ed
Gruppi
56 s e n t i r e a s c o l t a r e
come
tentativo
da
“discografi-
recensioni
Picastro
M e t a l c a r e s (Monotreme/Goodfellas, 2005)
Una buona descrizione della musica dei Picastro proviene da Liz Hysen, cantante della band: “Ci sono complessi che scrivono lunghe composizioni orchestrali, mentre
altri scrivono brevi canzoni molto personali. I miei brani
si trovano esattamente nel mezzo”. Una diagnosi azzeccata. Ascoltare Metal Cares, secondo album del gruppo
d i To r o n t o , è c o m e i m p r o v v i s a r s i e q u i l i b r i s t i e c a m m i n a re sul sottilissimo filo che separa il folk dal post rock:
a destra ci si affaccia sul solito baratro mogwaiano che
col tempo si è trasformato in un malinconico camposanto
per centinaia di band, mentre sulla sinistra si muovono
le placide, ma non meno inquietanti onde che lentamente frastagliano l’oceano dello
s l o w c o r e d i m a r c a L o w. E p e r ò i l v i a g g i o , b e n c h é c o s t e l l a t o d a l l e i n s i d i o s e s a b b i e
mobili del già sentito, alla fine risulta non solo agevole, ma persino avvincente.
Saranno gli arpeggi di chitarra, che crescono col passare dei minuti e ti prendono per
la gola lasciandoti quasi senza fiato (Sharks). Sarà la voce disperata della Hysen,
che sembra portare con sé il peso del mondo e parla la lingua segreta dei cuori spezzati (No Contest). Sarà quel che sarà, il fatto è che il disco regge bene durante tutta
la durata, grazie all’intelligenza degli autori, che non esagerano con certe soluzioni
di mestiere e vanno dritti al sodo.
Nessuna paura, quindi, di sporcare la classicità
acustica di Skinnies con rumorismi assortiti di lontana appartenenza shoegaze, consapevoli del fatto che ciò che non ti distrugge ti rende più forte (e più emozionante).
Anche se non tutto fila come dovrebbe: il pathos e le dissonanze del ritornello di Drama Man, ad esempio, suonano un po’ troppo sopra le righe rispetto alla malinconia
della strofa, così come l’intermezzo Ah Nyeh Nyeh assume i contorni del riempitivo e
non del fondamentale. Ma si tratta di inezie poco rilevanti, che si perdono all’interno
di un lavoro dotato di classe e - nei momenti migliori - di rara intensità. (7.5/10)
Manfredi Lamartina
sentireascoltare 57
raccolta risulta così esse-
-
re
prezio-
registro declamato -, men-
M i l i t a r y. P e r q u e s t o b r e v e
so, vista l’irreperibilità di
tre nuovi giochi industriali
album (mezz’ora e rotti di
molta della loro produzio-
eruttano rumori sovrastan-
durata)
ne
ti e intersecanti battiti sti-
sforzo estraneo al ritrova-
lizzati.
Krakow
mento delle fonti ispiratri-
ai
uno
strumento
precedente,
più
(ma
meno…)
godibile
soprattutto
con
qualche
ai
pic-
anche
se
In
più
vicina
Sunny
al
dello
inaugurato
dai
occorre
Pink
però
uno
il nastro trasportatore del
ci: se si è disposti a per-
cola hit che ci sogghigna
sampler
una
correre la distanza tra le
ancora oggi: Egyptian As-
chitarra
ar-
loro peregrinazioni viziate
sassin e Manhole su tutte.
ruffata
(7.0/10)
duetta
con
scomposta
Boredoms,
e
mentre
e
l’ascolto
una tempesta di synth ac-
renderà
Roberto Canella
compagna una linea vocale
discreto. Molta, troppa - e
Metalux
V i c t im O f S p a c e (5 Rue Chri s t i n e / G o o d f e l las, 12 luglio
2005)
sconsiderata, generosissi-
talvolta monocorde - ricer-
ma di stecche fulminee.
Così per tutta l’opera. Al
ca
massimo c’è Tremor Loss,
anche ai progetti collega-
Metalux, il progetto di Jen-
il suo clavicordo stranian-
ti:
n y G r a f e M . V. C a r b o n , è
te, bissato da un arpeggio
Jenny Graf Sheppard, Bri-
orientato
sfasato,
d e O f N o N o , Tw i g H a r p e r.
to
della
al
rinascimen-
su
base
pseudo-
un
spassionato,
certo
elucubrante,
fascino
per
poca
carne al fuoco. Un ascolto
Jenny
Graf
Beabulah,
sperimentazione
dub ritardata, e un ranci-
hard-noise-no-industrial
do radio works Cage-iano
degli ultimi anni. In questo
a cigolare nel canale de-
Victim Of Space la cifra sti-
stro. Il canto trancedelico
listica è quella dell’esplo-
accompagnato
razione d’eventi psicotici,
riff
zoppican-
Mouse On Mars
Live 04 (Sonig / Wide, settembre 2005)
dominati
te e irregolare, a sfumare
A dimostrazione di quanto
teatrali) distorsioni da par-
verso
ritmica
i Mouse On Mars abbiano
te di una chitarra fradicia
minimale per congegni ro-
investito nella loro ultima
d i Te e n a g e J e s u s a n d T h e
botici Black Dice di Cali-
prova,
Jerks
graphy Zone , e quello ul-
personale Sonig, arriva nei
mente con Coil e Psychic
tra-filtrato
negozi il loro primo com-
T V, c a n t o d e c l a m a t o , u r l a -
esclamazioni spasmodiche
pact
to e recitato (registri usati
e refrain esagitato di Ac-
sonoro
proprio in questo modo, a
complice
uniche
cune delle esibizioni che il
caso)
eccezioni alla formula. La
duo ha portato in tour per
sprintata
il
da
ampie
accoppiati
e
(quasi
impune-
anti-contrappunti
dell’apparato
elettronico
di
dal
chitarra
una
tenuta
e
solito
distorto
sono
di
le
digital
con
har-
(5.9/10)
Michele Saran
tramite
live,
un
che
mondo
l’etichetta
lo
documento
immortala
scorso
al-
2004.
vintage. In altre parole, ci
dcore Babyland nella par-
Un’accattivante Mine Is In
si divide con forzosa disin-
te
Shipwreck
Yo u r s , u n a s t r e p i t o s a W i p e
voltura (e con andamento
rimane l’unico episodio di
That Sound e la piacevo-
ritmico
a-
una
le All The Old Powers sono
dimensionale) tra electro-
Alla
industrial a striature cut-
ufficiale su lunga distanza
funk di Radical Connector
up
(sesta,
e, come c’era da aspettar-
e
assolutamente
sovrapposizioni
di
centrale
di
qualche
quarta
musicalità.
pubblicazione
contando
due
cd-
le
r
e pulsazioni synth-etiche.
nonché seguito di Waiting
la scaletta; tre gettoni di
Il canto (con testi pregni di
For Armadillo (Load, giugno
presenza
capricci dada, quando non
2004), il duo di Chicago di-
Niggung, l’album che per-
totalmente oscuri) spesso
mostra un’estetica sempre
mise alla coppia di Colo-
si trova a dirigere il gioco.
provenienza),
a
anche
per
Niun
più fatalmente centrata su
nia
di un’ipotesi di musica in-
di là dei confini elettronici
concitazione
spa-
dustriale per l’era post-in-
nel 1999, nessuna traccia
dustriale,
invece
58 sentireascoltare
secondo
il
mo-
farsi
dominare
Rim
smodica à la Mark Stewart
di
loro
The
Nell’iniziale
diventa
oscura
sono
chicche
campioni di naiveté noise
di
si,
scoppiettanti
da
conoscere
Glam
al
(perché
non inserire la strabilian-
rassegna “Strade Blu” che
Malkmus (“salterò qualche
te
ad
ha luogo in queste lande,
muretto,
e s e m p i o ) o d a I a o r a Ta h i -
punta di un iceberg fatto di
lo
ti (ci siamo dimenticati di
un comune sentire, sogna-
bocca piena…che maledu-
Gocard?), a favore di una
re, strologare e travisare.
cazione..”).
Tw i f t ( R o s t P o c k s , 2 0 0 2 ) e
Perché
La
di Actionist Respoke (Idio-
re le campagne americane
domestico
l o g y, 2 0 0 1 ) . U n b r i v i d o a r -
sulle
le ed esistenziale, qui - in
riva con la conclusiva Fro-
si fraintende letteralmente
questa
sch,
il Melo per il fiume Ohio,
del 2003 - ancora piuttosto
Tiolct
Metal
pescata
Plate
dal
debutto
Vulvaland (1994).
più
terre
che
proietta-
riccionesi
qui
il
cappotto
metto”…”quando
ricerca
di
uno
fra
prima
non
hai
la
spazio
demenziaproduzione
gli Appennini per gli Appa-
indietro
live
lachi, allo stesso modo in
to
band lo sa bene, i Mouse
cui Brace viene pronuncia-
te Ruggine (di cui si può
On
to
gustare
Chi
li
conosce
Mars
fanno
le
come
macchine
suonare
nel
le
all’inglese
col
signifi-
rispetto
raggiunto
il
al
nella
video
punrecen-
sul
sito
senso
cato di “sostegno” (ma nel
d e l l a Ta f u z z y ) m a g i à g r a -
più fisico del termine e i
senso pratico di “bretella”)
vida di allure chitarristico
loro show sono famosi per
come
(nel bell’intreccio di Little
essere delle feste vere e
cezione di quieto focolare,
Implosion
proprie che non si limita-
dando vita a un sottile pid-
Brace Due), che conferisce
no a sbandierare un’orto-
gin che permette di fonde-
surreale ieraticità e oniri-
dossia elettrocratica: nella
re idiozie, idiotismi locali
smo alle corbellerie sciori-
scorsa
nate senza posa, come in
to si è spostato come non
e idioletto familiare.
Mr Brace è un ragazzo che
mai
con
dovevamo
tournée,
sulla
l’accen-
strumentazione
all’italiana,
la
sua
nell’ac-
chitarra
acu-
o
nell’e-bow
di
un film di Fellini (e vabbeh
citarlo,
dai…).
con
stica e l’aiuto di tre amici
Vo r r e m m o s t a m p a r e u n b e l
un chitarrista e un batte-
si cimenta nel ricalcare la
10 a fine pagina ma, cer-
rista rasta posto al centro
calligrafia di Will Oldham
ti che non ci prendereste
del palco (oltre allo stesso
anche
sul serio, ci limitiamo a un
Jan Werner al basso).
sgraziati,
più
tipicamente
rock
E
nei
dettagli
come
le
più
stona-
a giudicare dalla splendida
ture e la voce leggermente
performance di Wipe That
nasale, ma sottoponendola
Sound, l’unica a presenzia-
allo
re nella doppia veste au-
casereccio
dio e audiovideovideo (in
ad
Quicktime),
(6.0/10)
Lorenzo Filipaz
luogo
Murcof
Remembranza (Leaf / W i d e , 3
ottobre 2005)
“sorel-
Tre anni dopo Martes (Leaf
l’affiatamento
la, fratello / qui è un gran
/ Wide, maggio 2003), esce
coinvolgente
bordello – fratello, sorella
Remembranza.
quando il resto dell’album,
/ champagne e mortadella”
tre anni e un disco di remix
con
è
(e non vi dico in che modo
- Utopia (Leaf / Wide, giu-
soltanto da ascoltare. Per-
questo testo viene appicci-
gno 2004) - dopo. Remem-
c h é m a i A n d i To m a e J a n
cato alla melodia…). Devo-
branza è un altro disco a
Werner non hanno pensato
zione, autoironia, sincreti-
tema, che ricalca paro paro
a un dvd? (6.2/10)
smo e libere associazioni
struttura
di
di
del predecessore: di nuovo
flusso
tracce - otto, per la preci-
sembra
sione - dal titolo a iniziale
essere ispirato dalla con-
costante (per Martes la M,
Che la Romagna guardasse
templazione delle coperti-
per il nuovo nato la R, giu-
all’America rurale, quella di
ne di Ease Down The Road
stamente), e di nuovo un
Faulkner e quella di Heat-
e
brano conclusivo di sinte-
Moon, non è un fatto nuovo.
pure
è
veramente
nostro
rammarico,
Edoardo Bridda
Mr. Brace
O m o n i m o ( T afuzzy, 2003)
stesso
detournement
che
amenità
idee,
Un
come
vedasi
Mammuth,
di
coscienza
I
See
si
A
dà
Storia
un
che
Darkness,
presti
op-
orecchio
e
O
meglio,
sovrastruttura
a
si-contraddizione (rispetti-
Lo testimonia il particola-
Passeggiando,
distillato
vamente Union e Camino).
re successo riscosso dalla
di nonsense infantili à la
Al secondo album ufficia-
sentireascoltare 59
le Fernando Corona, alias
sviluppa una base caden-
te sul “concetto” di legali-
Murcof,
zata
verso
tà, nient’altro che legalità,
(Messico) - un passato da
partiture sardoniche quasi
tutta la legalità. Alla fine,
laureato
di
à la Nino Rota. Recuerdos
di legalità, in testa c’ha un
programmazione e la pas-
è velatamente macchietti-
“concetto” tutto suo. E al-
sione per il minimal-break-
stico: andamento ritmico a
lora?
techno
nativo
in
di
Tijuana
linguaggi
sviluppata
trasporta
Allora
succede
che
au-
pulsazione cardiaca, even-
i Rinocerose, duo france-
che
ti sonori e organetto thril-
se di produttori-musicisti,
le linee portanti della sua
ling, musique concrete di
ti piazzano al primo pez-
estetica sono già ben de-
passi
Rostro
zo il quasi-novantenne da
lineate. Forse in modo an-
è una bruma cupa di note
novanta – cioè Mark Gar-
che troppo acuminato.
Da una prima scorsa alla
ambientali
Future
Sound
d e n e r, a n c i e n c h a n t e u r d e
Of
e
stru-
Ride – e continuano a can-
durata della tracklist (meno
mentali dolenti. Il già ci-
tare “I’ve got you under my
uniforme rispetto al disco
tato Camino chiude l’opera
skin”,
precedente), si percepisce
con rintocchi gravi e corni-
r e f r a i n . Va b e n e , s e i q u i ,
però
più
ci spettrali di archi, ad ac-
dentro di me. Ma per dav-
in-
cogliere una base in down-
stabile. In senso assoluto,
tempo cubista, inesorabile
vero, alla fine?
Alla fine, no. Schizofonia
l’opera si compone di sei
e indugiante.
è un disco che passa di ci-
colossi di 8 minuti medi di
Abbandonati molti dei cli-
tazione in citazione, sfio-
durata,
intercalati
ck’n’cuts che avevano fat-
rando
sketch
di
to
lunga del dito più lungo la
todidatta
-
una
da
che
dimostra
sensibilità
vagamente
inquieta
e
da
tre
psych-ambient
d i g i t a l e à l a To R o c o c o R o t
nella
notte.
London
la
ricami
fortuna
di
Martes,
sfiancadoti
solo
con
con
il
l’unghia
Corona si dà a soundscape
melodia,
grattandone
(Resignaciòn, Ruido e Re-
plumbei che sanno di goti-
lo
più
trato).
l’idea
co come di diluito, spesso
e poi iniettandoselo trami-
di fondo di Remembranza è
allentati nelle linee ritmi-
te nervoso mordi mordi. E
- guarda caso - quella della
che e sconfinanti nella pit-
– come ci hanno insegnato
rievocazione di memorie e
tura
fin da bambini – le unghie
luoghi perduti, ma con una
gli apparati futuribili a sua
non
disposizione,
più
Sia chiaro, i nostri “psico-
(special-
logi diurni” – come amano
Soprattutto,
particolare
attenzione/os-
sonora
astratta.
quelli
sessione nei confronti dei
classicheggianti
loro
angosciosi,
mente
visivamente
piano
risvolti
melanconici,
gli
andirivieni
Tra
strato
si
via
superficiale
mangiano,
no
no.
del
auto-definirsi i due – sono
minac-
bravi, hanno ascoltato tan-
deformati, incupiti nel pro-
cioso nei suoi incisi oscuri)
ta musica e c’hanno pure
fondo.Il maggiore di que-
campionato,
ne sono i veri protagonisti.
avuto
sta stirpe di pièce a metà
Funzionale ma paradossa-
ste. Non mancano di inseri-
tra dark ambient e guazza-
le. (6.1/10)
re in pezzi sostanzialmente
bugli elettro-acustici inerti,
Reflejo,
mostra
più
di
un punto di continuità col
precedente
lavoro
(dro-
Michele Saran
Rinocerose
Schizofonia (V2/ Edel, 2005)
le
conoscenze
“normali”
che
rende
quel
giu-
savoir
banali
fair
canzoni
in leccati brani ultra-odierni e pure decisamente ca-
ni in precariato timbrico e
Lo sapete com’è la storia,
t c h y. Tu t t o i l d i s c o s c o r r e
click stocastici, beat elet-
no? Se uno ti continua a
su queste frequenze: cita
trogeni):
strumentali
ripetere di avere fatto una
qui i Soulwax, là i Scissor
soverchianti si addensano
cosa solo e soltanto per il
S i s t e r s , l à l a s c e n a D FA ,
e si dilatano in parentesi
tuo bene, alla fine maga-
a l t r o v e l ’ e l e c t r o e i l f u n k y.
rarefatte. Rios attacca con
ri un po’ del tuo bene l’ha
Ma
fatto.
decisamente
la
nubi
strumentazione
in
sor-
dina, un brulicare in lenta
Ma
c’è
pure
qual-
pezzi
come
la
sculettabile
cos’altro, sotto. Così come
Bitch,
progressione da Pan Ame-
chi continua a parare con
produzione stanca e pure
rican
ossessione quasi sfiancan-
stancante.
più
torbidi,
60 sentireascoltare
quindi
si
buoni,
perdono
in
una
Come un collage inutile di
vibrante nitidezza dei suo-
nali (nello stordente triba-
r i f e r i m e n t i t r e n d y, d i o s p i -
ni, per l’azzeccata formula
l i s m o n o i s e d i U n d e r w a t e r,
tate che sanno di giocosa
sonora
incontrare
My Samba) e un trombone
collaborazione
velato
soul ombroso, struggimen-
strapazza ombre e baglio-
Schizofonia
e
paraculismo,
che
fa
ti melodici e spigoli math-
ri (come in Maths Rule The
non assurge alla funziona
rock,
Squadrons).
che si pretende dai dischi
come una plausibile – ripe-
Il fatto che solo due pezzi
alla moda: farti innamora-
to: plausibile - via di mez-
oltrepassino i quattro mi-
re
zo
almeno
un
Afghan
nuti (quasi sempre stanno
intorno ai tre) è un inte-
vanti
di Counting Crows.
In altre parole, potrem-
ressante controsenso, per-
dosi: ma lo tolgo o non lo
tolgo?
chieden-
tra
To r t o i s e
profilarsi
Whigs con una spolverata
lettore,
giorno.
da
Così si rimane fermi, daal
per
tanto
e
ché
ogni
traccia
sembra
propria
(relati-
nel-
mo inserire questa band e
sfidare
lo spazio fra il si e il no,
questo disco nel filone del
va)
l’attività è elucubrativa, e
post-rock “redento”, quello
a
richiede un solo movimen-
del rifiorire melodico sul-
esempio
il
to fisico: mangiarsi le un-
le macerie (un po’ come –
Get
My
ghie.
seppur con esiti diversi – è
verso
calligrafie
c a p i t a t o a L’ A l t r a e 9 0 D a y
aspre
sospensioni
Men). Frutto tardivo forse,
T h r e e I n O n e Gentleman Suit
S o m e N e w Strategies (Black
C a n d y / A u d i oglobe, 2005)
un assolo acido che incen-
ma
Attivi
Ovviamente,
(5.0/10)
Carlo Pastore
da
fine
2002,
gli
ben
meditato,
la
brevità
fondo,
Off
per
indagarsi
trascinando
ad
valzer-soul
Plane
di
attra-
liquide,
funk
e
libero
dia la tensione e acutizza
dall’ansia dell’attualità ad
lo smarrimento. La scalet-
ogni costo e dell’inaudito
ta
eventualmente.
bruciante, quasi trafelata.
è
La
sintesi
efficace
nel
complesso
risulta
emiliani Three In One Gen-
compiuta
per-
Ti lascia con la sensazio-
tleman Suit sono un trio, e
ché ricca di sfaccettature
ne di fotogrammi impressi
non c’erano (quasi) dubbi
senza rimetterci in imme-
sulla
in proposito. Il loro primo
diatezza. E’ schematica e
di una strategia d’improv-
album
assieme
conseguenza
proble-
visi bagliori e ombre spi-
Autumn Scenario (Fooltribe
matica ma pur sempre ac-
golose, che nel finale sem-
Rec, 2003) guadagnò loro
corata. Si passa con disin-
bra
placarsi,
una fitta serie di ingaggi
voltura dalle movenze soul
che
spaccia
live, accanto a nomi più o
i n q u i e t e d i Tw o T h o u s a n d
di New Strategies, nel lan-
meno incandescenti e più
Steps
di
guore allibito e nella voce
o meno internazionali qua-
Hi-fi
(giustappo-
d’un tratto cartilaginosa di
l i S o d a s t r e a m , Yu p p i e F l u ,
sizioni ritmiche stranianti,
Delikatessen. Difficile pre-
Perturbazione,
Battlefields
In
An
al
urgente,
retina,
breve
Burnout
delirio
nell’acidità
struggimento
Guapo
chitarra con smanie jazzy
vedere una qualche forma
e Milaus. Proprio durante
e voce echoizzata). Si per-
di successo per i TIOGS,
questo
corrono matematiche funk
doveroso
tortoisiane
interesse. (7.1/10)
scolare
El
girovagare
sono
&
me-
germogliate
(Modern
Age
però
tributargli
le idee per la qui presente
Apologies) e amarezze tea-
opera seconda, disco con-
trali à la One Dimensional
ciso (poco più di mezz’ora)
Man (Approach/Arrival). Il
Alexander Tucker
come capita d’incontrarne
canto
O l d F o g ( AT P / G o o d f e l l a s ,
sempre di più, perseguen-
asciutto e indolenzito, giu-
2005)
do la densità quale antido-
sto il tempo di marcare il
A
to alla cacofonia dei tem-
territorio
di
pi
so
requietezza) e ritrarsi, an-
ampollosità
quante orecchie Some New
cora parzialmente devoto a
re
Strategies
raggiun-
certa prassi “post”. Quando
resisto, è più forte di me,
gere, di certo meriterebbe
occorre, un piano spande
quindi procedo: Old Fog di
d’incontrarne molte. Per la
con naturalezza gocce ato-
Alexander Tucker – già nei
moderni.
Ora,
saprà
non
guaisce
(di
stringato,
rabbia,
d’ir-
Stefano Solventi
descriverlo,
sbandierare
da
compiaciuto.
si
rischia
la
solita
recensoPerò
non
s e n t i r e a s c o l t a r e 61
recensioni
T h e G r i s G r is
F o r T h e S e a son (Birdman, 17 Ottobre 2005)
Greg Ashley viene dal garage ma anziché prediligere lo
sbarazzino e mitico 1965 o il disilluso, rabbioso 1969,
la sua musica punta verso il tardo ’66, agli ultimi mesi
di “fantasia legale” delle industrie Sandoz. La protopsichedelia: quella è la stagione a cui questo disco allude e a cui aderisce molto più intimamente che nelle
precedenti fatiche. Rinuncia forse alla completezza della scrittura di cui si giovava il self-titled Gris Gris di
12 mesi fa, ma riesce nel miracolo della più vivida ricostruzione di quella fragilissima immaturità che riempiva
di commozione e ansia di esplodere il Web Of Sound di Sky Saxon e lo Psychedelic
Sound di Roky Erickson.
Certo, s’intravede già la promessa del ’67 (Skin Mass Cat è l’incontro fra Lucy In The
Sky e Mr Kite) ma è un’estate che ha ancora da accadere e alla cui idea i Gris Gris
si cullano in una primavera ancora leggermente brinata, dove ogni gesto sa di sperimentazione. “Ma siamo nel 2005!” - qualcuno obietterà – non ha importanza, non è un
recupero questo. Il ‘66 non è una cornicetta con la quale abbellire il quadernetto del
proprio compitino. Questa psichedelia primordiale è un’ossessione privata, vissuta
sulla pelle, identificata con un sogno d’amore perduto e calpestato ma tenacemente
conservato dentro di sé, protetto dalla volgarità, dall’opportunismo e dalla disonestà
che l’età adulta (personale come del rock) comporta. Ashley rincasa, abbandona la
s p e n s i e r a t a C a l i f o r n i a p e r r i t o r n a r e a r e g i s t r a r e i n Te x a s ( A K o s s e ) d o v e t u t t o è i n ziato, la sua vita come lo psych-rock.
L’ a p p o r t o d e l l ’ u l t i m o a r r i v a t o i n c a s a G r i s G r i s , i l p o l i s t r u m e n t i s t a L a r s K u l l b e r g ( d e l la partita fin dal singolo Mary #38 dello scorso anno), si avverte subito nella prima
metà del disco: un web-of-sound di sei tracce intersecate a delineare una messa panteista. Si parte dal free-jazz furioso che muta in sinistro rock pagano (Ecks’em Eye)
e si prosegue in un cupo blues animista, drogato di indolenza spanglish (Cuerpos Haran Amor Extrano), che a sua volta si converte in inno alla gioia al protossido d’azoto
(Down With Jesus). In un crescendo a colpi di fuzz si arriva al fracasso rumorista, e
a v a n t i i n m e l o d i e a n g e l i c h e t r a m u t a t e i n e s p l o s i o n i e l e t t r o n i c h e f i n o a l c l i m a x d i Ye a r
Zero: i Seeds proiettati nel cosmo. Una sorta di rito che funge da porta percettiva al
mondo ovattato della seconda metà del disco: il mito dell’innocenza rappresentato
d a l s o n g w r i t i n g p i ù p e r s o n a l e d i A s h l e y, q u e l l o l i m p i d o e s e m p l i c e d i M a d a m o i s e l l e
Of the Morning, ma soprattutto del valzer rollingstoniano Medication #4, il filo rosso
che tiene unita tutta la sua carriera (Medication #1 uscì a nome Mirrors).
Sulle tenui
tonalità del raga eponimo si conclude così For The Season, il terzo disco di Ashley a
prenotarsi consecutivamente un posto nella top ten di fine anno. Non male. (7.8/10)
Lorenzo Filipaz
sentireascoltare 62
post rockers Unhome non-
chedelia primigenia, l’osti-
Dream - toccante ballata a
ché collaboratore di Papa
nazione con cui la si vuo-
base di piano e voce con
M
le
e
autore
acustico
di
Greenwood
prodotto
di
ha
certo
indurre,
sfondo d’archi e slide - ci
lasciano un po’ perplessi,
sembra solo una canzone
Jackie-O-
quasi
malinconica
sembra
di
dei
Motherfucker
che
un
prodotto
un
avuto
album
da
To m
il
algoritmo
fosse
e
più
il
un’ossessione
frutto
come
tante?
privata
In parte, sì. D’altra parte,
che altro, oppure il rinculo
però, c’è un senso d’ine-
input
esoterico
troppo
vitabile nella lunga vicen-
Black
quali
maldicuore
ri-costruire
di
tanta
facile profusione lisergica
d a a r t i s t i c a d i N e i l Yo u n g ,
Heart Procession, le mar-
d’oggidì.
quest’ultimo
da oltre quaranta anni alle
moree
rarefazioni
senso, è di sicuro merite-
prese con un folk-rock che
tony e il sogno polveroso
vole
s’immischia di blues e psi-
di Devendra Banhart. Que-
conseguito da Hand of Rei-
chedelia,
sto almeno per quanto con-
gn,
bianco
delirio. C’è che quel gio-
cerne le sue manifestazio-
che tra chitarre flangeriz-
vanotto di tanto tempo fa
ni folk-psych, dall’iniziale
zate, percussioni e ulula-
aveva
Hag
ti
Stones
di
pseudo-noise
denso
sguardo
e
ficcato
Saint of Troubled Men, da-
dei Bardo Pond. Il secondo
to da una visione assieme
gli esiti sublimi e sornioni
lato
apollinea
di Of Late (nella cui lunga
sicuro più interessante, e
della Natura, dal modo in
introduzione
in un certo senso obbliga
cui vedeva la passione ma-
spezie acidule e falò nella
a
nifestarsi negli uomini (in-
prateria)
al
dissol-
primo, impegnato com’è a
sensata,
vi
conclusiva
della
s’incontrano
cupio
tare
l’art-psych
della
a
lo
tradizione
dei sixties, era schiaccia-
Patron
addirittura
di
nell’orizzonte senza quiete
The
va
brusio
rasen-
di
solenne
l’esito
inquieta
liquorosità
alla
An-
In
questione
rivedere
il
è
giudizio
di
sul
ed
apocalittica
febbrile,
cieca).
Sung
utilizzare il folk quale re-
Quel ragazzo, con tutto il
I n t o Yo u r B r i g h t e n i n g S k u l l
perto da riarticolare, com-
suo essere epilettico e al-
(che pure parte irrorata di
binare, trasportare in am-
lucinato
suggestioni irlandesi). Poi
biti diversi e diversi livelli
con
c’è l’altra faccia di questo
di
in
lità, era capace di creare
strano personaggio, quella
un ampio progetto di post-
quadretti magici e terribili,
che
modernità.
appesi ad uno smarrimento
imbastisce
quadretti
significato.
Che
tuttavia
suonare
intossicato),
folle
sensibi-
non
un
senza requie, indifesi - sì,
il free (vedi le corde che
po’ in ritardo, alla luce di
indifesi - nella stretta tra
friniscono e belano, i tonfi
tutti i “post” che ci sono
cuore e Storia, tra cuore
delle percussioni, gocce di
capitati
anni.
e Destino, tra cuore e Uo-
vibrafono e spennellate di
Il giudizio finale – l’avrete
mini. Poi il ragazzo è cre-
dittafono
negli
ultimi
Mu-
capito - non è positivo, ma
sciuto, ed è stato altro: il
sic), conturbanti giappone-
non vi sarà neppure sfug-
cugino campagnolo tra fie-
serie (il breve intermezzo
gito
nili e falò, il fratello mag-
di
lon-
so e curioso questo signor
giore
tano da certi The Books),
Tu c k e r. C h e t e r r e m o d ’ o c -
gli
fatamorgane
chio.
saggio del punk-rock…
Ok, è stato molte cose,
Welsh
ipnosi
e
Alhadeff
non
(e
sua
bucolici tra lo spettrale ed
in
può
Ovvero,
la
Harp,
in
non
bilico
languore
tra
quanto
comples-
(5.9/10)
(quel-
la Phantom Rings che tra
sia
Stefano Solventi
il
di certo Jim O’Rourke).
Non
na
Quanto
d’aver
ditazione
al
post-folk
primo
degna
aspetto,
gli
perdoneremo
mai
può
-
ha
ruggine
l’anima,
vecchio
non
caliginosi schiude una me-
la
divora
Neil Young
Prairie Wind (Reprise / Warner, 30 settembre 2005)
muggiti atonali e riverberi
con
Neil.
saputo
fargliene
scampare
della
Il
-
zio
quale
nessuno
una
alla
lo
che
colpa
condan-
maturazione
pri-
dischi
tanto
ma e della senilità poi. E
hanno
cam-
neppure - ahilui - evitare
biato così tanto la vita. È
l’oltraggio di un pericolo-
forse per questo che It’s A
so
c’è da dire che tanta fede
belli
nelle possibilità della psi-
fatto
che
ci
aneurisma,
nel
marzo
s e n t i r e a s c o l t a r e 63
recensioni
M a r c o P a r e nte
N e v e R i d e n s (Mescal / Sony, 23 settembre 2005)
Coerentemente, Marco ti spiazza. Arriva al suo quarto
disco in studio da dieci anni a questa parte e scopri
che è solo il primo “lato” di un doppio che si completerà - sembra - a Febbraio. Un lavoro conciso – circa
trentacinque minuti – e più impulsivo del predecessore
Trasparente, rispetto al quale evita la strisciante deriva
verso il “format alternativo”. Ovvero, è pressoché privo
di riferimenti immediati al rock che gira intorno, benché
di rock senza alcun dubbio si tratti. Si è consumato cioè
u n r i a v v i c i n a m e n t o a l l e p o s i z i o n i d i Te s t a d ì c u o r e , c o n P a r e n t e c h e n o n s i c u r a t r o p po di collocare i testi nella musica, ma cerca la musica che il testo già contiene o può
contenere, senza timore per gli eventuali spigoli, le asprezze, l’antigraziosità.
E’ la solita “poesia” di Marco, quel muoversi fragile e brusco, struggente e tagliente,
impalpabile e viscerale. Quello scorrersi dentro alla ricerca della definizione di sé,
nel mondo e del mondo, tra cuore testa e trasparenza. Come un interrogativo appeso in mezzo alla gente, al “passaggio” della gente (questo il tema di Io aeroporto,
sorta di soul pressurizzato che nel giro di due strofe esplode d’allarme e delirio). Il
discorso si approfondisce quando ti accorgi che anche il suono è trattato allo stesso
modo, è armonico e organico alla parola, anzi il suono è anch’esso in un certo senso
parola (proprio come la parola è anche suono), e quella chitarra rarefatta e un piano
densissimo parlano assieme al canto stentoreo di Un tempio (cui le rifrazioni irreali
del mellotron, la pulsazione cardiaca e un banjo che sembra l’accartocciarsi dell’anima regalano fremiti spettacolari).
I riferimenti dunque sono sparsi, frastagliati. Possono venire in mente certi Radiohead o un Brian Eno esotico (nel ritornello e nelle strofe di Lampi sul petto), o
il cinismo romantico dei Marlene Kuntz (tra la melodia allibita e il drumming marziale di Trilogia del sorriso animale: III sorriso), ma sono colori in dileguare, meno
significativi delle impronte lancinanti dei timbri, dei curiosi singulti, delle languide
vaporosità, dei turgori crudi (come quelli dispersi nella scivolosità jazzy di Amore o
governo). Un ascolto non facile in definitiva, che si svela passaggio dopo passaggio,
che piega il brusco in dolciastro, fa brillare le intuizioni e ispessisce le atmosfere.
Così è per la frase di piano sospeso e il banjo meccanico nel mambo luttuoso Wake
up, così è per la ritmica sussultante, i riverberi fantasma e la frenesia rock’n’roll
de Il posto delle fragole, così è per i fruscii minacciosi, le percussioni colorate e il
piano nudo - disarmato, stupefatto - di Colpo di specchio (un plauso all’azzeccato
chimismo con Enrico Gabrielli ed Enzo Cimino, che portano in dote un po’ della disinvolta bizzarria Mariposa). Il giudizio è quindi ampiamente positivo, tuttavia è un
“per ora”, sospeso in attesa del resto che sappiamo. Mi sbaglierò, ma questa incompiutezza sembra programmata ad arte, sembra un po’ emblema autoironico di Parente
stesso, al quale proprio d’essere artista incompiuto viene spesso rinfacciato. Come
se fosse un difetto. (7.2/10)
Stefano Solventi
sentireascoltare 64
scorso. Oggi, con la chio-
ratamente riff e frasi d’ar-
dire, un doppio gesto che
ma incanutita e senza go-
monica, come in Here For
mantiene
verno, le spalle più curve
Yo u e T h i s O l d G u i t a r - ; i l
l’equilibrio
e larghe, lo sguardo aguz-
ricamo degli arpeggi sulla
o
zo e nero, deve fare i con-
slide cremosa è un piacere
viene mai realmente svela-
ti
se
per le orecchie, ma non c’è
ta. Non è difficile immagi-
non più chiaro - più breve,
da aspettarsi di meno dal
narla provare fino in fondo
e in ogni caso meno spa-
sodalizio
quello che scrive - perché
ventoso, perché si finisce
voce appare in forma, an-
scrive
per accettare ogni insidia,
che più tagliente rispetto
za unica - ma le sensazio-
per digerire i lutti (il padre
agli ultimi lavori; He Was
ni immediate che de-scri-
Scott
The
ve sono irrimediabilmente
con
un
è
scorso)
orizzonte
morto
i
giugno
King
è
uno
la
dei
più
di
un’intimità,
un’identità,
con
una
che
non
schiettez-
Que-
scontati omaggi al mito di
complicate
Elvis che si siano mai udi-
della metafora. Eppure le
oggi, accetta che le proprie
ti, tanto che un folk tene-
sue lenti, esibite con certo
emozioni
si
rello come Falling Off The
orgoglio,
esauriscano, si esaudisca-
Face Of The Earth è dieci,
lo stesso tipo di passione
no. Non le lascia sospese
cento, mille volte meglio.
d i C a t P o w e r, n è l o s l a n -
su sfondi indecifrabili - in-
È insomma il caso di volare
cio melodrammatico di una
cubi
minac-
- anzi di sognare - basso,
Shannon Wright: la si ac-
ciose - come accadeva in
come del resto ci avverte
costa più facilmente ad una
After The Goldrush (1970)
un amaro passaggio nella
Julie Doiron e ad una Nina
e On The Beach (1974).
Ci mette il punto, con me-
traccia d’apertura: “If you
Nastasia,
f o l l o w e v e r y d r e a m / Yo u m i -
za compostiva, ripugnanza
stiere
si
misteri.
Yo u n g - K e i t h ;
compromette
s t o è i l p u n t o : N e i l Yo u n g ,
di
e
nel
-
di
e
compiano,
meraviglie
quasi
dall’algebra
non
nascondono
per
delicatez-
compiaciuto,
ght get lost”. Tuttavia Neil
dell’eccesso
come farebbe un folk-roc-
non rinuncia a bazzicare i
dell’emozione facile oppu-
ker qualsiasi. Magari è an-
massimi sistemi e chiude la
re ad un Ben Gibbard per
cora capace di belle intui-
scaletta col gospel imbal-
qualità
zioni, ma ce le consegna
samato di When God Made
gusto
potabili, e quindi banaliz-
Me,
zate. Ecco, la recensione
8,
lineare ma efficace.
I n o g n i c a s o Ye a r o f M e -
di
sembra opporre la propria
teors,
finire qui, cogliendo ad em-
religiosità
folkster di Seattle, non ha
blema la sola It’s A Dream,
vole” al neo-fondamentali-
bisogno
che è una bella canzone e
smo dell’Impero: che dire,
è un lavoro finito, che si
nient’altro,
rim-
chapeau. Di questo disco,
auto-racconta
pianto tremulo - appunto -
l’avrete capito, si può fare
di
si compie fino in fondo. Si
a
si
tà tematica e narrativa. E’
compie troppo. Aggiungia-
può detestare. O, almeno,
il resoconto di un viaggio
mo qualche riga per iner-
non troppo. (5.9/10)
e forse di un amore, che
questo
disco
dove
potrebbe
un
già
dove
meno.
sentita
in
il
complesso
tentativo
barra
tra
di
si
avverte
puntare
la
l’errebì-soul
di
qualche
Live
modo
“compassione-
Tuttavia
zia, per sottolineare che:
nel
al
non
Stefano Solventi
L a u r a Ve i r s
Year of Meteors (Nonesuch /
Warner, settembre 2005)
T h i s N o t e ’ s F o r Yo u ( 1 9 8 8 )
Laura
Ve i r s
-
niera
greve.
della
scrittura
e
e
dell’arrangiamento
quarto
di
disco
troppe
parole:
nel
grande
della
segno
esaustivi-
prende di volta in volta la
sembianza di molti luoghi
e di molti volti. Non importa realmente che si tratti
in
ma-
di Parigi (Parisian Dream),
Sembra
che
di un groviglio di grotte in-
di Far From Home, la title
non si lasci andare o che
teriori/attuali (la dolcissi-
track che giochicchia con
tenga fin troppo a custodi-
ma Speluking) o di un cie-
una tensione un po’ sgon-
re gelosamente il suo coin-
lo stellato guardato da un
fia - ed il country patina-
volgimento rispetto alle si-
punto
to di Harvest Moon (1992)
tuazioni: il suo cantare è
(Galaxies).
- del quale ricicla spudo-
sempre un dire ed un non
re
la
nostalgia
inorgoglita
canta
una
mediatico
qualsiasi
Non
realmente
del
è
globo
neppu-
importante
s e n t i r e a s c o l t a r e 65
immaginare
mai,
rebbe qualcuno, da far in-
ognuna delle canzoni, fini-
però, e sembra proprio che
vidia ai Radiohead (Land-
te e conchiuse come novel-
sia successo di nuovo, no-
slide e Have you ever su
le brevi: si tratta semplice-
nostante coloro che ancora
tutte), non può che esser
mente di un “qualcuno” al
sanno estrarre dal cilindro
considerato una manna dal
plurale, identità sfumate di
certi
cielo.
cui si vuole o non c’è nulla
riescano
da rivelare (Secret Someo-
giusti
nes). Anche perché quello
per
che conta, tutto sommato,
nostre italiche orecchie. A
gendo i medesimi obiettivi
è che a quei “qualcuno” sia
New Order Rising, infatti,
percorrendo
sempre offerta la possibi-
è uscito in patria lo scor-
renti, non certo rivoluzio-
lità
so
di
i
soggetti
conigli
non
ad
sempre
assicurarsi
canali
farli
è
arrivare
prendendo
però
le distanze dalla canonica
forma
canzone,
raggiun-
strade
diffe-
o Cool Water) e della terra
grazie alla tedesca Glitte-
dimostrazione di forza che
(Magnetized).
rhouse.
manco
passa per la sofisticatezza
genere
a dirlo, è la Norvegia, un
di Maker Of Time e culmina
un
paese
(o
con la bucolica Hymn, il cui
tutto
sommato
buio
far-
patria,
di
nel
a
La
giunge
alle
subito
altrettanto immediate. Una
riesce
ma
fin
replicato
bendidio
narie ma meno scontate ed
Ve i r s
anno
i
distributivi
Un
solo
notare
colori
non
adesso nel resto d’Europa
si
ai
Raramente
dell’ acque (Lakeswimming
Laura
fondersi
di
che
non
smette
ul-
forse ha smesso) di stupi-
cantato in falsetto, issan-
forse
re, e l’uomo del giorno è
dosi nella ionosfera, come
n o n è u n c a s o c h e Ye a r o f
il giovane Rune Simonsen.
uno space vertigo, stordi-
Meteors,
genere
Un segreto nordico ben cu-
sce, facendo subdolamen-
e nel genere, abbia qual-
stodito, mentre con la sua
te abbassare la guardia in
cos’altro, qualcosa in più
band
incideva
rispetto alle consuete, nu-
eppì
di
merose uscite della molte
questo esordio.
alt-folkers che popolano le
Una
e
lungo intro di A Long Poem
case discografiche. Si di-
lacerante
estensione
About The Acts Of Heroes
rebbe che le immagini che
e timbro che ricordano da
Or Gods. Una visione in cui
è
vicinissimo
quella
u n To m Y o r k e p i ù t o r m e n -
ancorino alla terra, lo ren-
Buckley
perché
dano
alcune
tra-inflazionato.
capace
E
disco
di
di
disegnare
pesante
e
lo
brillante
paio
di
vista dell’ammaliante can-
avvicinamento
a
to delle sirene (camuffate
voce
da chitarre elettriche) del
malinconica
con
e,
un
di
occasioni
Jeff
in
tato del solito dà voce ai
perfino
no,
Pink Floyd dei Seventies.
come un minerale raro in
quella del suo ingombrante
Difficile,
quanto
inutile,
cui si inciampa per caso.
genitore.
dunque,
scegliere
questa
(7.5/10)
Un giovane talento che pur
o
canzone,
questa
non possedendo le stesse
o quella veste del gruppo,
doti
Marina Pierri
Washington
A N e w O r d e r R i s i n g (Glitterhous e / V e n u s , 2 7 g i ugno 2005)
compositive
o
quella
l’obli-
dal momento che, durante
qua genialità dei due sud-
questi cinquantacinque mi-
detti mostri sacri, sa su-
nuti, i tre ragazzi da Trom-
rara-
scitare su scala ridotta le
so non sbagliano un colpo.
mente, di questi tempi, di
stesse emozioni forti. D’al-
Non c’è un dettaglio fuori
imbattersi
che
tra parte un disco d’esor-
posto, non un tocco o una
Capita
sempre
folgorano,
in
più
ascolti
tracciano
dio che si apre sull’organo
pennata di troppo. Ma un-
dei solchi. Quei dischi che
che
etereo di Black Wine – con
dici canzoni eccezionali da
sanno come scuotere tutto
la
ascoltare in solitudine, in
quel sottobosco di passioni
udita
mai sopite. Quei momenti
sortisce
in cui ci si ritrova a fissare
di un bisturi in mano ad un
il soffitto con sguardo ebe-
chirurgo col Parkinson - e
te, persi nei meandri della
infila poi in rapida succes-
psiche
sione una serie di perline
umana,
quella
musicista.
66 s e n t i r e a s c o l t a r e
del
voce
di
per
lo
Simonsen
la
prima
stesso
che
volta
effetto
di pop raffinato, colto di-
cuffia, beati. (7.8/10)
G i a n l u c a Ta l i a
XXL
C i a u t i s t i c o ! (Important, 2005)
abili
sia
come
band
che
in
La
mostrano
combine
Xiu
Xiu/Lar-
backing-
solo;
le
lo
re sinceri, autentici come
di-
mai era successo in pas-
strumentali
sato. E le differenze, pur
sen, nata durante la scorsa
D i s t o r t e d D u c k e S u n d a y,
mantenendo
tournée italica di Stewart
quest’ultima figlia proprio
continuità, si sentono: più
e M c E l l o r y, è l e g a t a p r e -
d i q u e i t a r d i Ta l k Ta l k c h e
naturalezza
valentemente
tanto
maggiore
dal
mal
di
hanno
influenzato
una
nel
uso
certa
suono
di
(il
chitarre
l’arte di Stewart.
acustiche),
che trasuda dalle loro pro-
Ciautistico! (nome dal sin-
mistura di pedal steel e ri-
duzioni, visto che musical-
golare gioco fonetico, mix
verberi, messi in secondo
mente siamo assai distanti
di “ciao” e “autistico”, come
piano, come fossero degli
dal trovare intese. Eppure
del resto si gioca con le ini-
accessori con cui giocare
l’operazione funziona pro-
ziali nel nome della “nuo-
ad
prio
va”
Xiu
re. Rimane però intatta la
vivere
angoscioso
dark
band)
solleva
gli
aggiungere
calibrata
o
sottrar-
le
differenze
incontrano,
giocando
Xiu dalla sufficienza sten-
loro propensione ad unire
intelligentemente nella di-
tata dell’ultimo La Forêt e
il country con il pop intimi-
visione delle parti (Jamie
allontana ancora una vol-
sta, intrecciandoli poi con
Stewart
ta i Larsen da un merca-
il folk e colorandoli, qua e
tale
to italiano poco appetibile
là, con accenni di sfumatu-
da creare un mood oscuro
(non a caso gli ultimi la-
che, come detto, è patri-
v o r i v e d o n o i l l o g o Yo u n g
re shoegaze.
Ma più che discendenti lon-
monio di entrambi.
Tre dei nove brani vedono
God prima e Important Re-
tani degli Spiritualized, gli
cords poi) e restio nei loro
Zephyrs sono vicini al ma-
il singer degli Xiu Xiu svet-
confronti. Ma se i risultati
linconico romanticismo dei
tare nel suo teatrante can-
sono di questa portata, ben
M o j a v e 3 d i A s k M e To m o r -
tato,
Hammil
vengano dischi del genere
r o w, c o n i l c a n t o s o m m e s s o
e sempre più Hollis: stra-
e godiamoci le conseguen-
(l’iniziale
ziante
ze. (7.0/10)
Dancing
si
perché
e
una
canta
suonano),
e
in
sempre
i
Larsen
modo
più
quando
l’aria
che
nenia
sognante
Shoes,
accompa-
tira è prossima a certo “in-
Gianni Avella
gnata da morbidi archi), le
die-intellettuale” di scuola
delicate armonie (gli inca-
quando si tratta di levigare
The Zephyrs
Bright Yellow Flowers On A
Dark Double Bed (Acuarela /
Audioglobe, maggio 2005)
a modo suo la patina pop
Prima o poi, arriva per tut-
sha, il tepore grigio della
(?) che abita Paw Paw Paw
ti il momento di crescere.
strumentale
P a w P a w P a w P a w, e t o -
Nel caso degli Zephyrs ci
Is
talmente catartico quando
sono voluti quattro album
soundtrack
rigira e spoglia la Prince
per
che
se giornate invernali (e se
Charming
Girls
Vs
Boys,
vedi
(Po-
k e y i n Yo u r ) G n o c c h i ; f i e r o
rendersi
conto
stri vocali di A Friend), l’incedere lento e soffuso (la
bruma autunnale di Ganee-
The
What
Moon).
Vo l t a g e
Un’ottima
per
le
uggio-
The
avevano le carte in regola
si è già di pessimo umo-
ricorda?)
per poter fare tutto da soli:
re
dal candore/terrore folkye
infatti in questo ultimo Bri-
dose), ma questo non vuol
che l’abitava, nel lontano
g h t Ye l l o w F l o w e r s . . . t u t t o
dire abbandonarsi ai dolori
1981.
il processo, dalla composi-
dell’anima
Se le parti vocali sono una
zione al mixaggio, è stato
zione, perchè tra i solchi
prerogativa del duo statu-
seguito personalmente da-
di
nitense (e sorvoliamo sullo
gli stessi, nonché prodot-
anche una certa “vivacità”,
zoppicante
Ants
di Adam
(chi
li/lo
&
potrebbe
questo
rincarare
con
la
rassegna-
disco
risplende
italiano
della
to
Marcus
un sorriso beffardo dietro
Minne
Mou-
M a c K a y. C h i a r e s o n o q u i n -
i vetri bagnati dalla piog-
seistic), le restanti tracce
di le intenzioni dei fratel-
gia: il drumming deciso e
- come tutte le altre, del
li
incalzante
resto
l’ennesima
e David, vero nucleo fon-
Hall, con trombe Calexico
prova maestra dei Larsen,
datore del gruppo: suona-
a
McEllory
-
in
sono
dal
batterista
scozzesi
Nicol,
Stuart
chiudere
di
in
Hell’s
Dark
crescendo,
sentireascoltare 67
e il sound americano fino
ca
al midollo delle chitarre in
della quotidianità. Il tutto
Un po’ troppo semplificate
So Called Beau, ingentilito
in
le problematiche (non ci si
dagli archi per introdurre,
chiuso da uno spago come
improvvisa
in tutta la sua scarna bel-
quei pacchi che contengo-
da un giorno all’altro), ben
lezza, la ghost track finale,
no solide cose della vita.
condotte ma al limite della
una versione acustica del-
Lo spago l’ho aperto con
stucchevolezza le infiore-
la Stargazer di When The
cura e infilato nel libretto:
scenze
Sky Comes Down It Comes
il mio letargo feticista ha
nella vagamente remmiana
D o w n O n Yo u r H e a d ( 2 0 0 1 ) .
avuto un sussulto, un fre-
Ninna nanna della fine). La
Nessun cambiamento radi-
mito compiaciuto. Poi sono
voce,
cale per gli Zephyrs, in fin
be bisogno di curare quel
l’acquisi-
passato alle canzoni.
E quindi a Fabrizio Panza,
zione delle proprie capaci-
che con un piccolo aiuto di
è timbrata (mi raccomando
tà e la volontà di colpire
un manipolo di strumenti-
però, non rivolgersi al dot-
dritti al cuore: quello degli
sti
nove
tor Lanegan: le sue terapie
ascoltatori. (6.8/10)
rapide tracce per comples-
tossico/alcoliche prevedo-
sivi ventisei minuti circa. A
no
sentirlo, sembrano il frut-
terali). Con tutto ciò, una
to di chi ha ben ascoltato
Guai
dei
conti,
solo
Va l e n t i n a C a s s a n o
Zoldester
S e ( C a d a v e r i & P apere, 2005)
tra
disadorni
un
digipack
ha
oggetti
patinato,
confezionato
elettrici.
Perturbazione
degli
archi
soprattutto,
(come
avreb-
buonismo fisiologico di cui
seccanti
nel
effetti
guado
tra
collapunk
Wire e Perturbazione, Rem
e melodia e l’incedere tra
In genere si fa riferimento
e Ta l k i n g H e a d s , L i g a b u e e
umorismo e alienazione di
alla confezione di sfuggi-
Rosario Di Bella. Lo dico
Girate di luna ti lasciano
ta, ai margini della disser-
subito: le canzoni non sono
col pizzicore della curiosi-
tazione musicale. Come a
belle
tà.
dire se è bella meglio, al-
ne, però non mancano mo-
trimenti peccato, poco im-
tivi d’interesse. Ad esem-
porta. In questo caso, mi
pio quella Stelle che nelle
sembra che non debba an-
strofe
dare così. Perché dei due
zia asprigna La’s salvo poi
membri
che
quanto
la
ricorda
confezio-
una
mesti-
compongono
scomodare watt danzerecci
g l i Z o l d e s t e r, u n o s i o c c u -
nel ritornello. O il modo in
pa dell’aspetto musicale e
cui il bluesone turgido di
l’altro - Francesco De Na-
Attraverso stacca la spina
poli - di “grafica e imma-
mutandosi in valzer raden-
gini”.
di
te nel chorus. O ancora la
dissolvimento del feticcio-
tensione acustica di Dice-
disco, di avanzata smate-
vo di sì o il romanticismo
rializzazione del supporto,
diaristico di Si avvicina il
può sembrare un anacroni-
cielo, che ad occhio e cro-
smo. Forse lo è. Comunque
ce è quello che ad un Liga-
– semplicemente - fa pia-
bue proprio non riesce più.
cere
In
questi
trovarsi
tra
tempi
mani
Altrove si cade nell’ovvietà
qualcosa di bello, di cura-
appunto ligabuesca, come
to. Una giostrina di marza-
in Arrendevole, appena ri-
pane (o plastilina) in co-
scattato
pertina, colori zuccherosi,
inflessione
scritte fatte col filo di fer-
la
ro (i credits e i testi delle
mente Afterhours di Dietro
canzoni), poi la sequenza
i sé non riesce a sbocciare
dell’avventura
pic-
tra gli svolazzi degli archi,
colo astronauta di plasti-
gli scricchiolii e i tremori
di
68 sentireascoltare
le
un
da
una
languida
pop,
“passiombrosità”
mentre
vaga-
(6.1/10)
Stefano Solventi
recensioni
R i c h a r d Y o ungs
T h e N a i v e S haman (Jagjaguwar / Wide , 6 settembre 2005)
R i c h a r d Yo u n g s è u o m o d i v i z i e d i v i r t ù . T r a i p r i m i ,
rientra sicuramente l’incredibile prolificità e la volubilità delle sue sortite musicali. Per parlare delle seconde, bisognerebbe scomodare un’intera carriera, che ha
origine all’inizio degli anni ’80 quando Advent, disco
autarchico e spregiudicato, apparve come un fulmine a
ciel sereno, mostrando in pratica un’idea personalissima di ripensare il minimalismo. Oggi, nel 2005, un settimo disco solista (senza contare, cioè, l’ingente quantità
di collaborazioni) che sorprende ancora una volta per la
sfrontata e impertinente messa in scena: una lunga e articolata suite per basso ed
elettronica. Il solipsismo digitale di Naive Shaman ci dice di un lato del suo carattere musicale, non del tutto inedito, che può facilmente trovare dei prodromi in dischi
c o m e F e s t i v a l , M o t o r w a y, e s o p r a t t u t t o n e l l e c o l l a b o r a z i o n i c o n A l e x a n d e r N e i l s o n .
The Naive Shaman segue alcune delle coordinate di questi dischi e le evolve, perdendo in parte il sottile lavorio percussivo di Neilson e trasformando il tutto in solitaria
p o e s i a d i g i t a l e . I n t e r a m e n t e c o s t r u i t o a l c o m p u t e r, i l d i s c o v i e n e t a g l i a t o , p e r t u t t a
la sua durata, dal suono modificato del basso. Posta in apertura, Life On A Beam,
si appoggerebbe al nulla se non ci fosse un basso effettato di frangler e qualche
scampolo di percussioni a sancire l’ingresso del ritornello. Il massimo dell’austerità.
Il secondo brano, Illuminated Land, è ancora più severo e lontano. Una fitta trama
d i r u m o r i d i g i t a l i s c i a m a i n s o t t o f o n d o e Yo u n g s , s t r i m p e l l a n d o u n b a s s o c u p o e o r ribilmente deturpato in sede di effettistica, è libero di intonare il suo personalissimo salmo della mestizia. Sonar In My Soul è un lungo corridoio di suoni isolati, con
il basso mandato in loop a supportare la ritmica costituita solo da un metronomico
clock digitale. Questo brano, per la fredda interpretazione e anche per l’alterato clima di ansia che promana, giustifica similitudini con grandi angosciati dell’elettronica
“nera”, come Nurse With Wound o i misconosciuti Omit.
Il quarto pezzo, Once It Was Autumn, è il più progressive - in senso lato - del lotto.
S e m b r a q u a s i u n o u t t a k e d a l d i s c o d e g l i I l k , i l p r o g e t t o p r o g d i Yo u n g s , i n u s c i t a
proprio a settembre con un secondo lavoro dal titolo Cantiche. Le arcane involuzioni vocali provengono sicuramente da quell’ambiente. A chiudere il disco, Summer ’s
Edge II , un lungo (16 minuti) canto di dolore che si stende sul consueto mondo di
suoni freddi e meccanici. The Naive Shaman ha una sotterranea parentela con i dis c h i p e r s o l o b a s s o d i J a n d e k , l ’ o s c u r o t e x a n o p e r c u i Yo u n g s , i n s i e m e a N e i l s o n ,
ha costituito la sezione ritmica per la sua prima apparizione live di sempre. E’ come
se la dolente e rustica austerità di dischi come Shadow Of Leaves o l’ultimissimo
Raining Down Diamonds fosse stata trasposta in una personalissima versione hi-tech
per voce scozzese.
N o n c r e d o c h e s i p o s s a p a r l a r e d e l d i s c o p i ù a c c e s s i b i l e d i R i c h a r d Yo u n g s , a n z i , è
certamente uno dei più difficili e scontrosi, ma l’arte e la ricerca di suoni inediti, indomiti e originali con dischi come questo è al suo massimo. Per quanti lamentavano
un’eccessiva esposizione mediatica, dettata dagli ultimi lavori e dagli ultimi eventi,
un’ennesima lezione di stile. Inimitabile. (7.5/10)
Antonello Comunale
sentireascoltare 69
dal vivo
Wilco
M a z d a P a l a c e , M i lano (6 set tembre 2005)
sta? E non è un caso il ri-
pannone in cui sono stati
ferimento religioso, perché
sbattuti si riempia. Ma non
quello che si è consumato
fanno in tempo a pensarlo
Roma - Milano. 547 chilo-
lo scorso sei settembre al
che un piano familiare ac-
metri. Andata e ritorno. In
MazdaPalace
è
cende i riflettori sull’infer-
24 ore. Ancora mi chiedo
stato un vero e proprio rito.
n o d i J e ff Tw e e d y : u n a H e l l
se
rotelle
Scarno e spoglio l’altare,
Is Chrome ancor più indo-
a posto, ma poi ripenso a
ornato solo di strumenta-
lenzita e trascinante, mar-
quello che ho visto e sen-
zione (qualcosa come set-
toriata da quella voce che
tito. Un concerto. Non uno
te/otto chitarre bastano a
pare
come i tanti a un passo da
rendere
un
vite in una sola esistenza.
casa,
pannello,
di
Prima di una terzina da to-
abbia
tutte
ma
il
le
concerto
per
di
Milano
l’idea?).
uno
Non
straccio
vissuto
cento
eccellenza: non solo per-
scenografia.
canto-
gliere il respiro (l’infinita
ché gratuito, non solo per-
ri dell’era moderna che si
coda psichedelica di Han-
ché secondo di due sole e
muovono con grande disin-
dshake Drugs e la dolcez-
impreviste
Italia,
voltura in questo mare di
za sussurrata di Company
ma soprattutto perché dei
niente, fatto di fili e cavi
In My Back), i Wilco mo-
Wilco.
Ammetto di averli distrat-
sparsi
strano
tamente
passare
colgono di sorpresa persi-
ammaliando
sul suolo italico lo scorso
no il pubblico (inizialmen-
scaltre sirene incantatrici
anno, ma quale migliore oc-
te neanche un centinaio di
e attingendo a piene mani
casione per redimermi dai
persone), fremente e spe-
dagli splendidi A Ghost Is
miei peccati se non que-
ranzoso che il grande ca-
B o r n ( N o n e s u c h / Wa r n e r,
date
lasciati
70 sentireascoltare
in
come
Sei
aver
ovunque.
poche
volte
Puntuali
capita,
-
già
multipla
la
-
loro
doppia
personalità,
come
le
più
giugno
2004)
e
Ya n k e e
Hotel Foxtrot (Nonesuch /
Wa r n e r, a p r i l e 2 0 0 2 ) .
Non è passata neanche
un’ora e non so più cosa
aspettarmi,
frastornata
come sono da una tale potenza incalzante. Mi guardo attorno e tiro un sospiro
di sollievo: tutti sembrano
essere svuotati misteriosamente della loro anima, gli
occhi vitrei puntati sul palco, rapiti dalla semplicità
e dall’umiltà con cui i sei
si
denudano,
brano.
In
brano
perfetto
dopo
equili-
brio, camminano tra country-folk e sperimentazione
noise - l’ipnotismo krauto
di
Spiders
(Kidsmoke)
-,
tra una disarmante sincerità (più le croci che le delizie di una vita intera) e un
consolidato mestiere (l’affiatamento
e
la
sincronia
che li lega). Preferiscono
andare al sodo con il lin-
leggerezza sono le uniche
gli anni passano anche per
guaggio diretto della musi-
cose che riescono a sve-
lui), di poche parole, con
c a , m a q u a n d o Tw e e d y d e -
gliare il torpore della mia
un’espressione
cide di prendere la parola
lucidità, che a fine serata
perennemente stampata in
si rivela un illuminato mae-
stenta a riaffiorare, quasi
stro di cerimonie, incitan-
volesse perpetuare il suo
viso.
Quest’ultima poi è partico-
do ad un urlo liberatorio in
stato di benessere incon-
larmente accentuata nella
Kingpin (colto dal pubblico
dizionato. Ma l’evento si è
data romana del tour pro-
con il cuore in mano), per-
concluso e la strada verso
mozionale
del
ché nel suo “maledetto la-
casa è lunga. “I’m coming
Face
Truth
voro, il r’n’r è parte stessa
home” continuo a fischiet-
/
della cura”. E c’è da cre-
tare mentre cammino, con
quanto vittima di un furto
dergli, vista la facilità con
le mani in tasca a proteg-
(non
cui
gere i piccoli gioielli rega-
sterline,
lati dai Wilco.
si. Insomma, non è il mas-
passa
spigolosa
dalla
di
frenesia
I’m A Wheel
alla saggezza pacata della
Va l e n t i n a C a s s a n o
tradizione americana, non
The
Self,
simo
da
maggio
poco)
di
scazzo
suo
ultimo
(Domino
2005),
in
di
tremila
computer
annes-
essere
baciati
dalla
sfortuna poco prima di sa-
quel Dylan, padre spiritua-
Stephen Malkmus
Circolo degli Artisti, Roma (9
otto bre 2005)
le di tanti, che chiude con I
Stephen
Malkmus
Shall Be Released due ore
tamente
così
di
bruciante.
aspetta che sia. Spilungo-
un uomo di spettacolo che
Un applauso scrosciante e
ne, ossuto, capello corto e
una sensazione di ritrovata
tendente al brizzolato (sì,
ne ha fatte e viste tante.
E il pubblico, accorso in
dimenticando
mai
il
re-
troterra che l’ha forgiato:
un’intensità
è
come
lire sul palco. Ma il nostro
ex Pavement va avanti lo
stesso,
anche
se
visibil-
esat-
mente contratto e infasti-
ci
dito,
si
come
si
conviene
a
sentireascoltare 71
massa con notevole slan-
a
cio,
senza
pare
sturbato
non
più
essere
di
tanto:
diin
toccare
-
i
dieci
troppe
tranne
minuti),
chiacchiere
sporadici
“gra-
fondo per rivivere la pro-
zie” -, prendendo materia-
pria
anche
le dall’ultimo album e dal
solo per una sera, si può
adolescenza,
precedente Pig Lib (Domi-
mandare giù questo e al-
no / Self, marzo 2003) e
tro.
allungandolo
Perché
l’effetto
che
dismisura.
Malkmus suscita è questo:
E
un
in giro per vedere la dif-
viaggio
a
ritroso
nel
basta
a
dare
un’occhiata
tempo con lo stop fissato
fidenza
a
blico farsi pian piano sod-
quindici
anni,
ciascuno
iniziale
del
pub-
chiuso a chiave (anche a
disfazione,
doppia
infine in un’ondeggiare di
mandata,
chè
non
si sa mai…) nella propria
teste
cameretta ad ascoltare me-
e incitazioni (me compre-
lodie sbilenche, squarciate
sa,
qua e là da una chitarra,
a quella festa del liceo in
che
cui c’era, ti ricordi?, il lui
può
assumere,
a
se-
culi,
ovvio),
come
ma
l’allegria, della più immen-
vicinare perché… Malkmus
sa paranoia e via di questo
ci lascia così, con questo
passo.
spirito adolescenziale mai
Anche da solista - in realtà
completamente sopito, che
si presenta con i suoi Jicks
ogni
al completo - il ricordo dei
dare a recuperare, magari
bei tempi andati continua
tralasciando
ad affiorare (e in sala c’è
guerrigliera dell’ “io contro
qualcuno che segretamente
il mondo”.
Unfair), ma ciò non toglie
che il nostro Steve sia in
forma strepitosa e sarebbe
un torto bell’e buono non
dargliene atto: chitarre lisergiche,
feedback
e
di-
storsioni a iosa (molto più
che in studio), quel cantato
perfettamente
stonato
là dove serve, coretti uhuh da perderci la testa (su
tutte vale il cazzeggio puro
di Pencil Rot, crogiuolo di
tutte le prelibatezze malkmusiane). Tutto l’arsenale
viene dissipato in un’ora e
passa di crescendo infinti (lo splendido delirio di
No More Shoes che arriva
72 sentireascoltare
non
tanto
nostri
fossimo
i colori della rabbia, del-
che
dei
gridolini
o
r e u n a C u t Yo u r H a i r o u n a
lei
in
conda dello stato d’animo,
cova il desiderio di ascolta-
la
e
tramutandosi
sogni,
osavamo
dovremmo
la
parte
av-
anpiù
Va l e n t i n a C a s s a n o
classic
David Thomas
Il giorno che la terra incontrò David Roi
di Filippo Bordignon
Crocus Behemoth: il mostro di un altro pianeta atterrato sul lago salato.
Surrealismo e dadaismo come pane quotidiano di una fisarmonica abbandonata
in un sobborgo di Cleveland. Il père Hobo dell’apocalisse sopra Tokyo. Sentireascoltare incontra David Thomas.
Dici David Thomas e nessuno sembra aver
inteso. Dici Pere Ubu e qualcuno raddrizza le orecchie. “Già sentiti”, rispondono,
bene che vada. Se il talento fosse proporzionato alla popolarità esisterebbero
dentifrici David Thomas, automobili David
Thomas, astucci per la scuola David Thomas e questo nome sarebbe finalmente
sulla bocca di tutti con il solo disappunto
del suo proprietario, l’ingombrante e corrucciato performer che da più di 25 anni
distribuisce prodotti musicali di altissimo
valore,
incurante
del
trascorrere
delle
mode o dei vezzi del mercato.
L’ a v v e n t u r a
del
nostro
iniziò
nella
tet-
ra Cleveland quando un gruppo di ragazzi dalle velleità surrealiste (siamo nel
1975) si riunì sotto il nome Rocket From
T h e To m b s ( i n o n o r e a l g e n e r e B - m o v i e
fantascientifico
tanto
amato
da
David).
Pare che tra i dettami seguiti dal Nostro durante la formazione del suo primo
combo, vi fosse quello di ingaggiare le
prime persone che passassero a chiedere
un’ audizione, pigliar per buona la prima
idea musicale sviluppatasi e non inseg-
mazione cambiò nome in Pere Ubu (omag-
uire il successo per nessun motivo. Le
g i o a d A l f r e d J a r r y, s u r r e a l i s t a a n t e - l i t -
testimonianze
teram
di
questo
progetto
sono
e
teorizzatore
della
“patafisica”
finalmente rintracciabili negli album The
-
scienza
Day The Earth Met The Rocket From The
-
attraverso
To m b s ( G l i t t e r h o u s e , 2 0 0 2 ) e R o c k e t D e -
roi e Gesta e opinioni del dottor Faus-
l u x ( S m o g Ve i l , 2 0 0 4 ) .
troll
Poco meno di un anno più tardi la for-
singoli mozzafiato e un LP per l’etichetta
delle
“soluzioni
opere
patafisico)
immaginarie”
letterarie
sfornando
come
una
Ubu
serie
di
sentireascoltare 73
Blank dal titolo The Mod-
rese
ern Dance . La formazione
che sprazzo di elettronica
odo
originale
agghiacciante.
va
riportata
per
imperdibili
da
qual-
dell’ultimo
(determinato,
peri-
chissà,
im-
magari da scoraggianti bi-
intero e comprende Thomas
possibili o semplicemente
lanci economici) e una sva-
alla voce (suoi pure i testi,
imballabili su accordi e ar-
gata
tra l’incubo dadaista e lo
peggi tanto vicini al free-
documentata dalle ispirate
sberleffo
jazz
post-punk),
indie
ben
all’inganno
Turquoise Fins e My Friend
della cacofonia fin de siè-
Is A Stooge For The Media
Maimone al basso (suben-
cle. Poi la pausa per pro-
Priests.
trato dopo la defezione di
getti solisti.
di
Tim Wright, corso alla pic-
Cinque
si
solito immagini urbane ed
cola corte del destruttura-
ripristina la leggenda Pere
enigmi nonsense. Su tutto
to progetto di Arto Lindsay
Ubu
di
troneggia un breve comuni-
DNA),
formazione
etichetta
cato dal quale val la pena
Krauss
alla
quanto
attitudine
H e r m a n a l l a c h i t a r r a , To n y
Scott
To m
Te m p i
mentale
anni
dopo
più
tardi
nuovi
e
cambi
di
Copertina
copertina
e
note
rivelano
batteria e Allen Ravenstine
(ora Fontana). Ma qualco-
estrarre
al sax e sintetizzatore.
sa si è come spezzato, e il
“Pubblicammo
Si dica innanzitutto: da qui
recupero delle matrici rock
retro di Song Of The Bail-
(siamo
mal si sposa con la voce
ing Man poiché non sape-
sempre
vamo
’77)
agli
all’82
sgoccioli
gli
Ubu
del
real-
più
biascicante
e
come
stralcio:
testi
riempire
sul
lo
offesa
Thomas.
spazio restante. (…) Pub-
bum fondamentali in quanto
T h e Te n e m e n t Y e a r ( ’ 8 8 ) f a
blicare i testi è un brutto
a ricerca e dissacrazione
ben sperare ma con gli al-
affare”.
del formato canzone. I titoli
bum rimanenti le proposte
A concludere il pacchetto
sono Dub Housing (Chrys-
sonore
im-
il fresco di rimasterizzazi-
alis, ’78), New Picnic Time
poverendosi fino a toccare
one Pennsylvania (Cooking
(Rough Trade ’79), The Art
il
Vinyl,
Of Walking (Rough Trade,
ubuiana con il debole con-
Arkansas
’80) e Song Of The Bailing
cept Story Of My Life (’93).
2004). Altre pubblicazioni
Man
Trade,
vanno
via
della
via
discografia
’98)
e
l’ottimo
St.
(Glitterhouse,
Già due anni più in là qual-
degne di nota sono il con-
Come dire: Captain Beef-
cosa
(la
certo del ’91 documentato
heart
aggiornato
ai
’83).
fondo
buon
i
izzeranno una serie di al-
(Rough
del
questo
al
pare
smuoversi
più
creatività - soprattutto dei
in Apocalypse Now (Thirsty
slavati dettami del punk e
grandi - sa essere ciclica)
E a r, 1 9 9 9 ) e i l d i s c u t i b i l e
ri-filtrato
attraverso
cer-
e Rain Gun Suitcase (Cook-
cofanetto Datapanik In The
vellotiche
esigenze
delle
ing
Ye a r Z e r o ( G e f f e n , ’ 9 6 ) c h e
new-wave
e
no-wave
più
oltranziste. Nenie stonate
74 sentireascoltare
Vinyl
’95)
compromesso
trova
un
convincente
tra l’acquietamento speri-
riassume
gli
Ubu
dal
’75
all’82 riallineando le can-
zoni in ordine cronologico,
musicale
togliendo
pezzo
i compagni di viaggio tor-
Cooking Vinyl nel ’99.
origi-
na
C o n i Tw o P a l e B o y s ( A n d y
qualche
presente
negli
LP
nali
e
e
registrazioni
là
aggiungendo
a
differente
far
e
capolino
tra
Mayo
pubblicata
qua
Thompson, il geniale lead-
Diagram
inedite
dalla
alla
solita
tromba
e
er dei Red Krayola (che già
Keith Moliné alla chitarra)
(d’indubbio valore storico
aveva
sono prodotti il capolavoro
ma spesso di scarsa qual-
Ubu nell’81). La jam-ses-
Erewhon
ità sonora).
Ed il Thomas solista? Per
sion
Crickets
manzo omonimo di Samu-
In The Flats, il ritorno alle
el Butler), la cui versione
semplificare
roots
cd funge pure da rom disc
le
cose
di-
collaborato
con
strumentale
patafisiche
gli
di
Big
(ispirato
al
ro-
remo che la mole più con-
Dreams e l’approccio iper-
e
sistente delle vicissitudini
jazzy e disperante del tra-
dio/video
a suo nome è stata raccol-
ditional Sloop John B sono
deliziosamente
ta in un secondo cofanetto
solo tre esempi per trac-
t o , S u r f ’s U p ( T h i r s t y E a r,
d a l t i t o l o M o n s t e r, p u b b l i -
ciare i contorni di un al-
2001) e il distorto, diaboli-
cato per la prima volta nel
bum che ancor oggi suona
co 18 Monkeys On A Dead
’97
Vinyl,
e c l e t t i c o e i n n o v a t i v o . Va r -
Man’s Chest (Glitterhouse,
ripub-
iations… recupera qua e là
2 0 0 4 ) . L’ u n i c a c e d e v o l e z z a
linearità
dalla
Cooking
rimasterizzato
blicato
dalla
e
stessa
eti-
materiale
au-
interattivo
e
insensa-
compostezza
nel discorso coi due raga-
chetta nel 2004. Gli album
ma episodi come The Egg
zzi pallidi è quella di ter-
contenuti sono The Sound
& I continuano a stupire.
giversare più del dovuto su
O f S a n d , Va r i a t i o n s O n A
More Places… è il succu-
una forma-canzone onirica
Theme (con remix diverso
lento pretesto per tentare
e
rispetto
originale),
approci free con fiati, pi-
volte di tediare un po’. Le
More Places Forever (con
anoforte e un’ottima sezi-
soluzioni
remix
diverso
rispetto
one percussiva. In Monster
modo si ritagliano un altro
all’LP
originale),
Monster
Walks…
spazio fondamentale nella
all’LP
e
contiene
il
melodeon
(or-
dilatata,
rischiando
del
trio
a
a
ogni
Walks The Winter Lake E
ganetto con una sola fila di
complessa
B l a m e T h e M e s s e n g e r.
tasti) appiattisce in sopor-
Thomas. Egli non ci tiene
I
iferi valzerini un discorso
a lasciar trasparire molto
notato che nella riedizione
sonoro
altro di sé. Non si hanno
del 2004 è stato omesso il
giusto solo nella sgradev-
notizie
l i v e M e a d v i l l e , c o n i Tw o
o l e e s u b l i m e M y To w n e
do la sua privatissima vita
Pale
nell’impalpabile
di
privata. Si sa che i genitori
egabili. Così come l’altro
Coffee Train. Blame… van-
lo crebbero secondo i det-
live
ta
di
t a m i d e l l a C h i e s a d e i Te s -
fan
oltranzisti
Boys.
Winter
dell’83,
ha
avranno
Bizze
inspi-
Comes
Home
annunciato
lo
spastico
al
follia
imprevedibili
cambi
timoni di Geova e che, per
un breve periodo, fu criti-
mai più pubblicato al fine
claustrofobia
che
co rock per un giornale di
di
pre-
nessuno di questi elementi
Cleveland con lo pseudon-
sume) l’esclusività per gli
sia spinto oltre il confine
imo
acquirenti della prima ora.
delle naturalezza.
Unico
È un peccato bello e buono,
Buone pure le esperienze
ta
poiché
Bad City (attribuito a Dav-
riuscito
dalla voce a forma di paro-
id
Foreign-
risposta in merito a quella
dia ha sempre ottenuto ap-
ers, Thirsty
2000)
che è forse la domanda più
prezzabili
l’assurda
non
preservarne
(si
sarà
quest’omaccione
risultati
nello
Thomas
naïf
riguar-
e
Thomas,
elettronica
specifiche
di
un’insostenibile atmosfera
stesso
tempo,
punto
discografia
senza
And
E a r,
piece
e
teatrale
di
Crocus
cruccio
intervista,
ghiotta
a
di
Behemoth.
per
non
quesessere
scucirgli
tutte:
“Sei
una
mai
scriteriato tentativo di su-
Mirror Man con la Pale Or-
riuscito ad esprimere il tuo
perare sé stesso.
chestra (comprendente, tra
concetto
In The Sound… ogni trac-
gli
una canzone?”
cia è il pretesto per speri-
alla voce e Peter Hammill
mentare
alle
con
un
genere
altri,
Linda
tastiere
e
Thompson
di
religiosità
in
chitarra!)
sentireascoltare 75
L’ i n t e r v i s t a
Thomas,
a dovere, posso intrecciare le loro abilità creando un
due
dietro,
anni
tuo
ed ecco perché ho bisogno di lavorare con un gruppo
di persone in cui regni la coesione. Inoltre l’intero op-
dal pubblico t’ha gridato:
erato di un genio non può che essere giudicato alla sua
“Genio!”;
replicasti
morte, e io non ho ancora trascorso la mia vita per tutta
dicendo che non pensi a
la sua interezza. Aspetta che muoia. Aspetta che abbia
te stesso in quei termini.
realizzato l’album per il quale sarò completamente sod-
Come
disfatto.
in
un
ordito assai speciale. Ecco qual è il mio vero talento
tizio
show
durante
ad-
Italia,
tu
un
giustifichi
dunque
la discografia di un uomo
Come definiresti la tua natia Cleveland a uno stranie-
che
la
ro? Hai finalmente trovato un motivo per amare ques-
elaboran-
ta città che alcuni definiscono un “incubo siderur-
ha
rivoluzionato
forma-canzone
do
strutture
fino
ad
al-
lora inimmaginate?
Credo
uno
che
sulla
to
il
che
Sono stufo di parlare di Cleveland. Non voglio semsia
brare astioso, ma semplicemente non mi va di tornare
arriva
s u l l ’ a r g o m e n t o . L’ h o l a s c i a t a v e n t ’ a n n i f a . L a c i t t à c h e
giun-
ha visto i miei primi natali non c’è più e da tempo. Non
pianeta,
conosco più nessuno da quelle parti e quando me ne
“genio”
quando
scena
da
un
sembra
altro
gico”?
es-
vado in America vedo, al massimo, l’aeroporto e la casa
preceduto
d i J i m J o n e s ( f o n d a t o r e d e l l a s e t t a Te m p i o d e l P o p o l o ,
da qualcuno di simile a lui
tristemente noto per aver esortato ad uccidersi, il 18
e che, al di fuori dal con-
novembre 1978, 900 persone in quello che verrà ricor-
testo
dato come il più grande suicidio di massa del secolo
senza
sere
al
(naturalmente)
mai
stato
comune,
pubblico
si
rivolge
attraverso
un
scorso).
linguaggio
completamente
Che tipo di bambino sei stato?
nuovo.
Mi
fa
che
Intelligente. Accademico. I miei mi chiamavano “Fessy”
i
estimatori
nutrano
(abbreviazione vezzeggiativa di professor). Credo di es-
specie
rispetto
sere stato anche piuttosto autoritario e testardo.
miei
questa
piacere
di
per me. Non sono una per-
Solitamente i giornalisti ti definiscono un burbero… a
sona modesta: so di avere
me fai l’impressione di una persona perfino timida.
un talento speciale. E so
Posso essere burbero. Posso essere loquace e affasci-
anche individuare i lati fal-
nante. Non sono a mio agio con degli sconosciuti e non
limentari nella mia opera.
piace rispondere alle domande. Le domande sono un
Sei libero di dissentire con
fardello per gli altri. E le risposte una gabbia, qualcosa
quel che ti sto dicendo, ma
di limitante per chi le deve rilasciare. Le interviste poi
vedo
i
le vedo come una sorta di performance; mi sono stan-
passi falsi che ho compiu-
cato di questo genere di esibizioni, di interrogazioni. Ho
t o f i n o r a . Ve d o c e r t i p a s -
una certa quantità di energia e la voglio dedicare al mio
saggi che suonano slegati
lavoro. Non mi va di disperderla rispondendo a doman-
tra
soluzioni
de ed esibendomi per i giornalisti. A volte mi mancano
buttate lì o magari soluzi-
semplicemente le forze per calarmi in quell’arena. E a
oni in cui, per cavarmela,
volte i giornalisti non conoscono la mia opera e manca-
ho usato qualche trucchet-
no dell’abilità per carpire quel che gli sto comunicando
to
(o quello che tento di comunicargli). In quel contesto
esattamente
loro,
certe
piuttosto
tutti
convenzion-
ale. E dato che sono per
rispondere a delle domande è frustrante.
le collaborazioni, dipendo
Non mi sembri il tipo interessato a scorazzare in lim-
anche
ousine o a presenziare ai fashion parties… qual è la
dal
talento
di
chi
suona con me. Dipendo dal
cosa più eclatante che ti auguri come musicista?
loro supporto e dalla loro
Realizzare uno show di valore, essere apprezzato da
abilità
comprendere
uomini intelligenti, circondato da belle donne e da mu-
ciò che cerco di comunica-
sicisti soddisfatti. Farmi qualche bevanda gratis, rice-
rgli. Quando tutto funziona
vere un pasto appetitoso da portare nella mia camera
nel
76 sentireascoltare
suono. Una volta che il pezzo resta in piedi dall’inizio
alla
fine,
mi
concentro
sulle
parole.
Preferisco
usare
questo
approccio,
perché voglio che il sound
e la musica siano quanto
più possibile veicolo delle
mie
espressioni.
Quanto
più ci riesce di coniugare
suono e musica a supporto
della
prospettiva
e
della
struttura del brano, tanto
più ne esce qualcosa di interessante con le parole e
la voce.
Hurry
Back
(dall’album
c o n i P e d e s t r i a n s Va r i ations
un
On
A
brano
Theme)
è
straordinario,
struggente
e
con
un ot-
timo potenziale commerciale: ci vedresti un ind’albergo e lì guardarmi un bel film di fantascienza o
q u a l c h e e m i t t e n t e i n l i n g u a i n g l e s e . Ve d i ? N o n s o n o
proprio un genio dopo tutto; solo l’ennesimo sciattone
di una rock’n’roll band.
Ascolto una canzone dei Pere Ubu come Birdies (da
The Art Of Walking) e mi chiedo: da dove diavolo siete partiti per registrare un pezzo del genere? Da una
linea vocale? Dal testo? Proprio non capisco…
Lavoro utilizzando ogni tecnica immaginabile. Preferisco iniziare con uno stralcio musicale. A volte i musicisti
che collaborano con me portano in studio un pezzo già
bello e pronto. A volte lavoriamo assieme. Altre volte
utilizziamo una serie di idee musicali e lavoriamo come
equipe tentando di dar forma a qualcosa che abbia a che
fare con ciò che voglio ottenere. Poi ci sono le volte in
cui parto da una melodia suonata al melodeon (un organetto con una sola fila di tasti). È raro che il tutto abb i a i n i z i o c o n d e i t e s t i g i à s c r i t t i . C o n i Tw o P a l e B o y s ,
Keith e Andy lavorano insieme per presentarmi dei brani
tra i quali scelgo quelli che preferisco. Mi capita anche
di chiedere improvvisazioni che penso possano portare
a estrarne qualcosa. Con i Pere Ubu a volte si improvvisava in questa maniera. Qualcuno propone un’idea utilizzata come punto di partenza.
E per i testi, come fai?
In ogni album cerco di iniziare da un concetto di base
col quale le storie narrate si devono approcciare e poi
elaboro una struttura generale, riguardante le cose che
voglio utilizzare in studio in termini di metodologia e
terprete in particolare a
rilanciarlo
come
singolo
scala-classifica?
Non ne ho idea. Non penso mai agli altri cantanti.
A
dire
una
il
vero
canzone
persona:
ho
per
scritto
un’altra
s’intitola
Fly’s
Eye, nel disco Pennsylvania, ed è stata scritta per
Kylie Minogue. Perciò vedi
quanto sono bravo a scrivere brani per gli altri o a
immaginare cosa potrebbero fare gli altri con le mie
intuizioni…
Quali sono le voci celebri
che preferisci?
Quelle
Linda
di
Jackie
Thompson
Leven,
e
Mark
M u l c a h y.
Esiste un dovere comune
a ogni artista?
Dire le cose come stanno
e prendersi la responsabilità delle proprie azioni.
E ora esponiti un po’: la
tua
canzone
più
autobi-
sentireascoltare 77
ografica?
to fiacco. Qual è il tuo bilancio di questa seconda
Brunswick
Parking
Lot
(
versione dei Pere Ubu?
da “18 Monkeys On A Dead
A questo punto esistono ormai ventisei versioni diverse
Man’s Ches”t di DT & the
di quella band… Credo ti riferisca agli album pubblicati
Tw o P a l e B o y s ) .
per l’etichetta Fontana, prima dei quali si erano verifi-
Devo aver letto da qual-
cati già otto assestamenti nell’organico del gruppo. A
che parte che se si è fe-
ogni modo mi piace il lavoro che abbiamo fatto per la
lici
Fontana. Mi piacque il fatto di riuscire a lavorare per
non
c’è
bisogno
di
scriverci sopra…
una grande compagnia discografica e imparai un sacco
È un’assurdità pronunciata
di cose che diedero vita al mio lavoro di allora. Regis-
da una persona sostanzial-
trammo dei buoni album impiegando le metodologie più
mente paurosa. Non credo
d i s p a r a t e . L’ u n i c a c o s a c h e d i v i d e u n a g r a n d e e t i c h e t t a
sia giusto porre dei limiti
d a u n a i n d i p e n d e n t e s o n o i s o l d i . L’ u n i c o f a t t o r e s i g n i -
a riguardo. E se qualcuno
ficativo in relazione a quanto detto riguardo a Story Of
lo venisse a dire a me, us-
My Life è che, a quel punto, eravamo una band di quat-
cirei
dal
seminato
pur
di
tro elementi in un periodo di transizione.
sia
in
L’ u l t i m a r e i n c a r n a z i o n e d e i P e r e U b u h a p r o d o t t o n e l
errore. Non mi va di fare
2002 St. Arkansas. Un album che torna alle glorie
nulla che sia semplice da
degli albori anche grazie a un incubo di grande evoc-
realizzare.
atività intitolato Dark.
dimostragli
Ciò
quanto
facile
Quella fu un’improvvisazione. Ci piaceva così come era
catturare l’attenzione del
perché
è
più
uscita la prima volta perciò chiedemmo a Steve Mehlman
pubblico trattando temat-
(batterista del gruppo) di annotare ogni variazione del
iche
diagramma sonoro prodotto dalla nostra impro e impara-
malinconiche
e
os-
cure?
mmo, pazientemente, a riprodurre ogni anomalia e ogni
Trattare il lato oscuro è più
imprecisione dell’impro perché suonasse tale e quale
facile, lo ammetto. Molto è
anche dal vivo. Scrissi il testo percorrendo la interstate
comunque
che collega Nashville a Memphis, un tardo pomeriggio
determinato
da
ciò in cui crede l’artista.
m e n t r e m i r e c a v o a To l e d o . È u n i d e a c h e v o l e v o s f r u t -
To r n a n d o a i t e m p i d e l t u o
tare da tempo ed è stata fondamentale per la costruzi-
primo
Rocket
one dell’album. È così che mi piace scrivere i testi delle
F r o m T h e To m b s , c o s a t i
gruppo,
i
canzoni: salire in auto e attraversare l’America per le
riesce di ricordare?
settimane necessarie a comporre tutte le lyrics di un al-
Rabbia, frustrazione, e la
b u m . I n a l c u n i l a v o r i c o i P e r e U b u o c o n i Tw o P a l e B o y s ,
determinazione
conoscendo la geografia dei luoghi, puoi probabilmente
di
andare
oltre.
Dopo
stilare il tragitto che ho percorso intorno all’America.
The
Bailing
Song
Man
Of
The
dell’83,
i
Pere Ubu si prendono una
pausa
per
coltivare
le
esigenze soliste. Nell’88
tornano
a
esistere
dopo
alcuni cambiamenti nella
formazione, incidendo in
sei
anni
piuttosto
dall’altro.
quattro
distanti
Il
primo
album
l’uno
pas-
so di questa rinascita fu
i l c o n v i n c e n t e T h e Te n e m e n t Ye a r , m a S t o r y O f
My Life mi suona piuttos-
78 sentireascoltare
classic
album
S p i d e r, s o t t o a l c u i i n c a n t o
della Depressione (in guisa
palpitano un’angoscia fle-
di uccello, parente in qual-
bile e una debolezza tena-
che
ce, le canzoni pervase da
occhi neri di Nick Drake).
un senso di malattia quasi
Ma è anche un disco di ri-
fosse l’accordo fondamen-
nascita,
tale. Cosa altro pensare di
ranze strappate al malani-
fronte a parole come “vo-
mo, pur se di esso ancora
glio una nuova faccia pro-
impregnate:
prio ora/ e la voglio catti-
pop accattivante di Sick Of
va/ voglio un nuovo corpo
Goodbyes (scritta assieme
che
una
a David Lowery dei Crac-
mucca macellata”? Oppure:
ker), o la gracile mestizia
“lei mi coprì con le sue ali/
della cover Hey Joe (l’ori-
tenne la mia testa e disse:
ginale è del genialoide Da-
povera
con-
niel Johnston, cui Linkous
tenute in Pig e Sunshine,
produrrà nel 2003 l’ottimo
S p a r k l e h o r se
G o o d M o r n i ng Spider (Capitol,
1998)
foga noise punk e rabbia
F e a r Yo u r s e l f ) .
sgangherata
Ed è infine un disco di svol-
fiabesco abbandono e rab-
ta,
A onor di traduzione Spark-
bia narcotizzata nell’altra,
l’elettronica sono percorsi
lehorse
vale a dire i due estremi
con un’intensità destinata
lo
significa
scintillante”,
“caval-
sono
cosa”?
Sono
nella
prima,
di
cane
sorrisi
si
perché
i
dagli
e
spe-
prenda
sentieri
il
del-
di
poetico/stilistici del disco.
a
Entrambe forma e sostan-
la cifra espressiva del No-
quanto
del
segnare
sempre
di
più
loro
za di un dolore rannicchia-
stro
Viva-
to fin nel midollo, annida-
nel
dixiesubmarinetransmis-
to nel buio, incastrato nel
ne, nelle toccanti Box Of
sionplot. Album balordo e
Stars 1 e 2, tra i vibrafoni
intenso, ispirato e dispe-
vivo dell’anima.
E’ una specie di apocalis-
rato,
di
si intima, una tragedia di
te Come On In…). Diffici-
una poetica aliena e anti-
piccole cose spezzate per
le lasciare fuori qualcosa
ca, costantemente sull’or-
sempre, confessione enig-
senza commettere ingiusti-
lo del collasso emotivo. In
matica che si consuma ad
zia, ma è la regola in casi
pratica il disco che fareb-
esempio nel volgere di due
come questo. Per cui dirò
b e u n N e i l Yo u n g g i o v a n e
canzoni
stret-
oltre soltanto di Ghost Of
alle prese col caos sinte-
ta
come
His
Smile
tico di fine millennio. Poi,
Cruel Sun (sbocco acidulo
che
sembra
anno
di
un set di Tim Burton, l’im-
stupendo
titolo
giù
forte/
del
lì. Buffo, certo. Mai però
il
o
sia
modo
esordio:
vissuto
1996,
sul
Mark
filo
Linkous
legate
da
consequenzialità
cosmica
insofferenza)
(i
trepidi
sottofondo
ologrammi
di
Sunshi-
e il piano della struggen-
(una
pianolina
strappata
ad
– in pratica gli Sparklehor-
e All Night Home (valzer-
pertinenza
se sono lui - pensò di con-
blues immerso in una neb-
osa recitare “l’inferno è un
cedersi una dieta di farma-
bia
fantasmi
mondo duro per le picco-
ci tale da schiantarlo dopo
Pink Floyd). O che si mani-
le cose”), di Maria’s Little
un
oppiacea
di
malaticcia
che
londinese.
festa con la tenera impla-
Elbows (tristissima ballata
Seguì una fase di prostra-
cabilità di Painbirds, dove
per chitarre e viola, “a vol-
zione fisica e nervosa da
un
(è
te senti di avere le braccia
annichilire un elefante. Ne
d i S c o t t M i n o r, l ’ a l t r a t e -
vuote in mezzo al mondo”)
uscì, credo, per abitudine
sta pensante del progetto
e di quel suicidio commer-
all’impalpabilità,
Sparklehorse),
ciale
concerto
all’esse-
drumming
un
in-
al
centro
del
dolenzito
attra-
stritolacuore sembrano tra-
Chaos Of The Galaxy che
verso questo, arrivò il se-
scinare a braccio Linkous
fagocita
condo lavoro Good Morning
mentre
la
accoglie
cornetta
posto
Malgrado
e
una
riff
re come vapore tra le cose.
questo
e
asciutto
l’arrivo
programma,
vale
nelle
strepitosa
a
sue
Happy
dire
spire
Man,
sentireascoltare 79
pezzo (treno rock chitarre
e
Crisis?
zione di Hodgson a spinge-
in
ser-
(1975). La formula preve-
re il motore sui giusti giri,
rima-
deva ambientazioni classi-
quindi i versi (tema: l’alco-
lo-fi)che
che e perturbazioni infor-
lismo) snocciolati con foga
qualcuno darebbe un brac-
mali,
rock-blues
asprigna prima dell’inquie-
cio per avere in repertorio:
sterzate
escursioni
to
Linkous invece gli tarpa le
vaudeville,
ali,
ti
resta
e
ratissimo,
sticato
il
drumming
hardcore
wave
come
volo,
se
e
ne
temesse
annebbiandolo
Crisis?
What
strutture
su
mutevoli
arrangiamene
spesso
il
allarme
lungo
del
ritornello,
assolo
di
piano
lus-
su stolida reiterazione rit-
in
sureggianti (ottoni, synth,
mica. A proposito di belle
un artificio da radio fuori
organi, archi, clavicemba-
canzoni, ancora meglio fa
sintonia. Qualcuno gli fece
li, corde…) attorno alla co-
Gone Hollywood: esce dal
notare l’eccesso di assur-
stante del piano elettrico e
niente,
dità,
e
dello sconcertante doppio
dai sapori lontani, un piano
filamento
Infatti,
come un treno che si avvi-
lito” come singolo. Meglio
accanto al timbro da blue-
cina, e poi subito l’abbor-
così.
sman bianco di Davies, il
daggio di batteria, chitarre
Siccome la fisionomia del
falsetto di Roger Hodgson
e voci, il sax e le tastiere
dolore diventa con gli anni
sembra(va) il personaggio
come
– ahinoi - più chiara, amo
di un fantasy acido, piffe-
quella melodia che non si
Good Morning Spider di un
raio schizzato dai magneti
decide
amore che non vuol saper-
dell’altoparlante a guidar-
sa per poi impasticciarsi,
ne
Intanto
ti i pensieri fino al centro
ritornare
Mark
Nostro
–
appassire.
continua
a
bontà
un’apparizione
sua – lo fece uscire “ripu-
di
il
è
vocale.
fumi
ad
misteriosi,
essere
sul
poi
qualco-
tema
princi-
scrivere
della tempesta. Si possono
pale e infine svicolare su
canzoni piene di fantasmi,
disprezzare e anche irride-
un lungo, liquido assolo di
come fiori sulla tomba del
re i Supertramp (è capita-
futuro. Dagli ultimi segnali
to, capita, capiterà), ma il
sax.
Sovrintende
- non ci crederete - sembra
loro suono è un marchio.
stramba
felice.
Un merito non da poco.
Mentre il punk ostentava
fa scherzosamente catchy
creste
rebrale ma tenera, ricerca-
Stefano Solventi
leggendarie
e
di-
il
tutto
teatralità
una
che
si
con The Logical Song, ce-
grignava dentature proble-
ta
matiche, vide la luce Even
pop, col pungolo del pia-
In
no elettrico, lo zampillare
The
(1977):
Quietest
rhythm
Moments
and
blues
strategia
improvviso
di
di
seduzione
nacchere
&
capriccioso, pop con tenta-
campanellini, la veemenza
zioni
quadret-
del sax, la voce efebica e
ti frizzanti e maliosi. Era
angolosa. Goodbye Stran-
l’antefatto di Breakfast In
ger
America, anno 1979. Die-
ce
ci canzoni, 46 minuti cir-
schiaffeggiato da pennate
ca: entrava preciso in una
ciccione e improvvise av-
Supertramp
B r e a k f a s t I n A merica (A&M,
1979)
cassetta
venture prog, i Bee Gees
d’assoluto,
(erano
tempi
di
e
la
title
spandono
su
l’accelerata-con-fuga
Sulle tracce del prog più
Child Of Vision. Un peccato
finale e il caracollare car-
potabile,
–
madornale, però, mangiarsi
nascialesco come dei Traf-
cantante e pianista – vol-
la beachboysiana coda di
f i c i n c o m b u t t a c o n g l i Ye s .
le tentare coi Supertramp
Child Of Vision. Bellissima
Combustioni
un’avventata
ibridazione
pop-jazz-errebì.
Ci
piuttosto
bene
Of
Century
The
con
80 sentireascoltare
Pan
RnB
chiando appena la coda di
Davies
Tin
liquore
inve-
cassette, quelli), mangiuc-
Rick
palchi
track
A l l e y,
del
spontanee,
canzone: quel riff orizzon-
semplici meravigliose evi-
riuscì
tale d’organo e synth, l’en-
denze. Cos’altro chiedere?
Crime
trata
Nulla.
(1974)
della
batteria
come
un lancio di dadi, l’incita-
Anzi,
perché
no?
Ta k e T h e L o n g W a y H o m e ,
ad esempio. Pezzo in grado
di rapire cuoricini sensibili, per il modo in cui sorge,
un filo di luce radente nel
buio vaporoso, e la zampata
drammaturgica
piano.
Poi
del
quell’armonica
da hobo che non ha dormito affatto, troppo impegnato a coprire la distanza
lattiginosa, il passo lieve
del piano come una danza
sulla catastrofe delle illusioni,
il
dialogo
tra
armonica
un
brodo
di
e
frizzante
clarino
in
hammond,
lo
struggimento del ritornello
su evanescenza di synth, e
ancora lo strano finale in
cui tutto pare acquietarsi,
e i colori dileguano dalle
cose.
Ok, lo avrete capito: amo
questo disco. C’è un’isola
deserta nella mia prossima
vita, e Breakfast In America è l’undicesimo titolo che
mi porterei, quello nascosto nel doppio fondo della valigia. Un disco vivido,
presuntuoso, vibrante. Un
disco epico e cialtrone. Un
gran disco, altroché.
Stefano Solventi
sentireascoltare 81
rubrica la sera della prima
a c u r a d i Te r e s a G r e c o
Jan Švankmajer
Materia per l’assurdo
di Antonello Comunale
Alice (1987)
Le visioni del regista boemo non seguono nessun presupposto ordinario. Non
vengono battute le strade illuminate, ma si prediligono le associazioni inusuali. Voli pindarici dell’occhio per lasciare intendere altro. Lo sberleffo, la caricatura e la satira politica ne sono diretta conseguenza.
“Il mondo si divide in due categorie di diversa ampiezza... quelli che non hanno
mai sentito parlare di Jan Švankmajer e quelli che hanno visto i suoi lavori e
sanno di essersi trovati faccia a faccia con un genio.”
A n t h o n y L a n e - “ T h e N e w Yo r k e r ”
Esistono alcuni artisti, che non si limitano a costruire il proprio percorso autoriale
inscatolati in una realtà mai messa in discussione, ma piegano quest’ultima sotto
un incessante processo di creazione. Appartengono a questa categoria, autori come
B u n u e l , F e l l i n i , Ly n c h , J o d o r o w s k y, G r e e n a w a y, B r a k h a g e e M a y a D e r e n . R i s p e t t o a
questi, Jan Švankmajer va, se possibile, ancora oltre, in una irrefrenabile pulsione al
movimento, al disordine visivo e alla produzione incessante di immagini che mangiano
altre immagini e di soluzioni visive letteralmente “inaudite”. Nato a Praga nel 1934,
82 sentireascoltare
Brucaliffo (1987)
Švankmajer vanta una formazione che ha i contorni eu-
ad essere interdetto dalla
ropei del giovane apprendistato di bottega. Dal 1950
regia
al 1954, frequenta l’Istituto di Arti Applicate, per poi
sione delle autorità ceche,
approdare all’Accademia di Arti Visive di Praga. Grazie
per gli anni che vanno dal
alle sue abilità di manipolatore, animatore e creatore
1972 al 1979.
di marionette, entra a far parte del celebre Laterna Ma-
L’ a p p r o d o
gika Puppet Theatre. Si tratta di una originale variante
viene nel 1964 con il corto
ceca della rappresentazione teatrale, dove marionette,
The Last Trick (1964), in
filmati e balletti si unisco in un mix dal grande impatto
cui due maghi danno bella
visivo. E’ probabilmente qui che il giovane Švankmajer
mostra delle loro capacità.
incontra per la prima volta le tecniche filmiche, ed è
L’ i n t e r e s s e p e r i p u p a z z i e
probabilmente qui che la commistione di elementi etero-
gli
genei ai fini di una rappresentazione visiva, diventa per
commistione
lui un credo su cui imbastire una poetica.
Il suo occhio e la sua attitudine non seguono nessun
ne e riproduzione del mo-
presupposto ordinario. Non vengono battute le strade
dello
illuminate, ma si prediligono le associazioni inusuali.
già credito nel primo pe-
Vo l i p i n d a r i c i d e l l ’ o c c h i o p e r l a s c i a r e i n t e n d e r e a l t r o .
riodo, che va dal 1964 al
Lo sberleffo, la caricatura e la satira politica vengono
1972.
di conseguenza. Il passo per la scuola surrealista è
ch
breve. Švankmajer milita infatti nel gruppo surrealista
Juan (1970) e Jabberwocky
ceco, cui fanno capo molti degli intellettuali attivi tra le
(1971) tradiscono la poeti-
d u e g u e r r e , t r a c u i V r a t i s l a v E f f e n b e r g e r , K a r e l Te i g e ,
ca dell’autore, in tutte le
Vitzslav Nezval, Marie Ermínová e Konstantin Biebl. Il
sue
gruppo fondato nel 1934 ha prodotto molte delle opere
ne le spese, ovviamente, i
più interessanti della corrente surrealista europea, riu-
procedimenti cinematogra-
scendo a passare, indenne e incontaminato, attraverso
fici, rimontati, scomposti e
la dura censura stalinista. Švankmajer stesso patirà a
sbeffeggiati con un’attitu-
lungo le oppressioni e il controllo politico, arrivando
dine anarchica che ha po-
sotto
diretta
alla
oggetti
pres-
regia
inanimati
di
av-
e
la
animazio-
vimento tramite la tecnica
stop-motion
and
hanno
Opere
come
Pun-
Judy
(1966),
Don
sfaccettature.
A
far-
sentireascoltare 83
Faust (1994)
chi eguali. Nessuna convenzione per nessuna regola.
mento dal celebre classico
Gli attori sono inutili e quando appaiono, come in The
di Lewis Carroll. Un pre-
Garden (1968) e The Flat (1968), sono pantomime, fan-
cursore del surrealismo al
tocci di materiale diverso, ma mossi da fili invisibili
servizio di un anarchico del
c o m e m a r i o n e t t e . L’ u m o r e e l ’ a t m o s f e r a s i m u o v o n o t r a
linguaggio visuale, nonché
il grottesco e il caricaturale, con larghe concessioni ad
- per sua stessa ammissio-
un gotico strisciante e kafkiano che rimarrà caratteri-
ne - ispirato dal consumo
s t i c a p r e g n a n t e d i t u t t i i s u o i l a v o r i . Va l g a u n e s e m p i o
di Lsd (nel 1973 un gruppo
per tutti: The Ossuary (1970), una dance macabre per
di psichiatri dell’arma ceca
fotogrammi che sviscera ogni anfratto dell’ossario della
compì una serie di test su-
Chiesa di Sedlec. Ma il Nostro si cimenta, a modo suo,
gli effetti del Lsd, sommi-
anche con altri classici della letteratura gotica come
nistrata
Horace Walpole in The Castel Of Otranto (1973/79) e
volontari.
Edgar Allan Poe, con The Fall Of House Of Asher (1980).
uno fra questi) sono ele-
I corti del secondo periodo (1979-92) mostrano decisivi
menti
passi in avanti dal punto di vista tecnico e una ormai
sciare
incontenibile carica satirica, fino a sfociare nello sber-
che si troverà sullo scher-
leffo finale di The Death of Stalinism in Bohemia (1990).
mo. Ma il risultato finale è
Dimensions of Dialogue (1982) e Darkness-Light-Dark-
ancora più originale delle
ness (1989) mostrano il lato più sperimentale e avan-
ipotesi. Alice
guardista dell’autore. Nel primo è evidente l’influenza
riormente la sua creatività.
del celebre pittore Arcimboldo, con una serie di teste,
Una
di diverso materiale che si mangiano e risputano l’un
di soluzioni tecniche, per
l’altra. Nel secondo, diverse arti si contendono la com-
animare esseri il cui uni-
posizione di un corpo umano.
co antecedente può essere
Il lavoro di Švankmajer è ormai così maturo, che il suo
trovato
negli
relegarsi, per necessità e virtù, alla forma del corto,
Bosch,
sono
stride un po’ con la grandezza dei risultati. Il passo per
sto per una rilettura per-
il lungometraggio è a questo punto brevissimo e il boe-
sonale
mo lo compie quasi con nonchalance. Il primo lungome-
del classico carrolliano. Il
traggio è Alice (1987) un libero (quanto mai...) adatta-
bianconiglio
84 sentireascoltare
ad
un
gruppo
Švankmajer
sufficienti
serie
e
era
per
ipotizzare
di
la-
quello
libera
ulte-
impressionante
affreschi
il
di
presuppo-
destabilizzante
è
un
pupaz-
zo di cartapesta che perde
l’appunto,
di continuo la sabbia che
Tra
lo riempie, mentre l’orolo-
Nostro ha il tempo di in-
di Švankmajer è un mondo
giaio e il cappellaio matto
castonare un’altra gemma
dove la realtà non si ribal-
si presentano con le sem-
satirica
ta. E’ già totalmente altra
bianze di un giocattolo a
of Pleasure (1996) che si
carica
focalizza
e
una
marionetta
Food
Faust
e
(1992).
Otesanek,
con
il
Conspirators
espressamente
la rapidamente dopo pochi
minuti
di
visione.
in partenza.
Al giorno d’oggi
Quello
non
c’è
di legno. Il brucaliffo è un
sul tema della sessualità e
praticamente
calzino che si autocuce in
della ricerca del piacere,
tore
una
calzini
arrivando a inscenare tutta
possa
animati a mo’ di serpe fu-
una serie di articolati mec-
creatore di Dimensions of
roreggiano nel pavimento.
Dialogue nella capacità di
costruita
canismi masturbatori.
Artista a suo modo solita-
in una serie di stanze sti-
rio, che oltre al cinema si
funzionano
lizzate e sinistre, quella di
cimenta anche in altre arti
regole
Švankmajer è una versione
insieme
Eva,
riose. Spesso si utilizza il
claustrofobica e allucinata
Jan
può
termine surrealista per eti-
della classica wonderland
essere etichettato sempli-
chettare le visioni di Lyn-
entrata
cisticamente con gli agget-
ch, ma l’autore americano
tivi “visionario” e “surrea-
si muove in direzioni diver-
stanza
dove
Completamente
nell’immaginario
collettivo.
L’ a p p o g g i a r s i
a
moglie
Švankmajer
non
au-
cinematografico
che
rivaleggiare
con
il
creare mondi assurdi, che
sulla
base
recondite
e
di
miste-
e
le”. Il suo è un mondo che
se da quelle di una messin-
fiabe per imbastire i suoi
ha dei precisi meccanismi
scena realmente surreale.
trip
cinematici
storie
alla
nessun
pro-
e una riproduzione costan-
Idolatrato dalla generazio-
cedimento caro all’autore,
te di elementi chiave, che
ne
tanto che i successivi la-
nominano
videoclip,
vori continueranno su que-
zioni. Da un lato prosegue
scontrare qualche influen-
sto
percorso,
è
un
visioni
e
crea-
dei
è
riadattando
la tradizione eversiva del-
za
la caricatura politica, dal-
dell’assurdo
ca fiaba boema in Otesa-
l’altro mette a frutto la sua
Cunningham
nek
prodigiosa
per
bre
Ta r s e m
immagi-
Ma
probabilmente
riletture
Sono
sempre
in
cui
le
canonizzate
dal
tempo
storie
la
produzione
ni
alterate,
di
esteta
come
Chris
o
sul
cele-
di
The
Cell.
sono
i
Fratelli Quay a poter es-
piegano al genio persona-
poetiche. Il suo approccio
sere considerati i migliori
le dell’artista. Il Faust di
è originale, perchè la sua
continuatori
Švankmajer
messinscena
svankmajeriana,
è
una
incre-
contaminazione
simboliche
raffinato
ri-
e
dbile
si
creatività
un
per
possibile
il Faust (1994) e un’anti(2000).
su
movie-makers
trascende
dell’estetica
al
pun-
tra
un’estetica surrealista fine
to che arrivano a dedicare
tra
a se stessa e approda alla
un omaggio al regista boe-
Il
dimensione della parabola,
mo, intitolato The Cabinet
piccolo Otik è un bambino
del
o f J a n Š v a n k m a j e r, i n c u i
di
la
I suoi simboli non si na-
l’autore
voglia di maternità di due
scondono all’occhio, ma lo
le sembianze di una testa
genitori
sfidano
impertinenza
a forma di libro. Del resto
de in cambio una sempre
e violenza, sviscerando le
sono in fuga anche loro da
maggiore quantità di car-
metafore
sottendono.
un mondo ( gli Stati Uni-
ne, dando credito e rappre-
E’ per questo che una defi-
ti, quasi rinnegati) sempre
sentazione ad una dei leit
nizione superficiale e pro-
più in linea con le visioni
motiv
umano
e
realtà
marionetta,
e
palcoscenico.
legno
che
soddisfa
sterili,
più
cari
ma
chie-
all’autore:
raccondo
con
che
allegorico.
è
mostrato
fondamente sbagliata come
edulcorate
il consumo, il cibo, l’atto
quella
connazionale
Disney e sempre meno di-
del mangiare. Švankmajer
Milos Forman, che ha de-
sposto a correre il rischio
gli dedica anche un cele-
finito l’autore di Otesanek
di liberare realmente l’im-
bre corto dai risvolti poli-
“un misto tra Walt Disney
maginazione e quello che si
tici evidenti, intitolato, per
e Luis Bunuel”, si sgreto-
nasconde dentro di essa.
del
e
piatte
sotto
della
sentireascoltare 85
Filmografia
The Last Trick (1964)
J.S. Bach: Fantasy in g minor (1965)
Play With Stones (1965)
Punch And Judy (1966)
Et Cetera (1966)
Historia Naturae (1967)
The Garden (1968)
Picnic With Weissmann (1968)
The Flat (1969)
Quiet Week In A House (1969)
The Ossuary (1970)
Don Juan (1970)
Jabberwocky (1971)
Leonardo’s Diary (1972)
The Castle Of Otranto (1979)
The Fall Of The House Of Usher (1980)
Dimensions Of Dialogue (1982)
To T h e C e l l a r ( 1 9 8 3 )
The Pit, The Pendulum And Hope (1983)
Alice (1987)
Virile Games (1988)
Another Kind Of Love (1988)
Meat Love (1989)
Darkness, Light, Darkness (1989)
Flora (1989)
The Death Of Stalinism In Bohemia (19909
Food (1992)
Faust (1994)
Conspirators Of Pleasure (1996)
Little Otik (Otesánek) (2001)
86 sentireascoltare
L a f a b b r i c a di cioccolato (di Tim Burton - USA 2005)
“I dolci non hanno bisogno di significato”
La favola gotica e grottesca di Tim Burton diverte e fa
riflettere. Calato nell’immaginario burtoniano, il classico per bambini di Roald Dahl Charlie And The Chocolate
Factory diventa un pretesto per ironizzare, con sarcasmo, su un mondo per adulti e bambini ormai ampiamente standardizzato, i cui cliché fanno da motivi conduttori
del racconto, mostrando la mancanza di fantasia e di
innocenza in cui siamo ormai condannati a vivere.
Willy Wonka (Johnny Depp), il re del cioccolato che indice un concorso mondiale per trovare cinque bambini che visiteranno, per un giorno,
la sua immaginifica fabbrica, è in realtà alla ricerca di un erede che prosegua il suo
lavoro. E lo troverà infine in Charlie Bucket, ragazzino povero, che vive con genitori
e nonni in una casa modestissima della periferia londinese, in un contorno dickensiano di buoni sentimenti e dignità estrema. Al mondo colorato e fantastico della
fabbrica si contrappone la casa di Charlie, sbilenca, scura, in un paesaggio espressionistico, ricoperto di neve (elemento poeticamente evocativo), reso da un sapiente
uso di ombre e luci.
La visita dei bambini e dei loro parenti alla fabbrica scatena la vena surreale e insieme sadica del regista, tra scenografie coloratissime e giochi di luce iperrealistici
e vividi, che rendono l’inquietudine degli ambienti, in un caleidoscopio di giochi,
citazioni e rimandi, con toni sia comici che drammatici. Gli operai della fabbrica, i
p i c c o l i O o m p a - L o o m p a , t u t t i i n t e r p r e t a t i d a l l o s t e s s o a t t o r e ( D e e p R o y, m o l t i p l i c a to elettronicamente) danno la possibilità di passare attraverso una serie di bizzarri
numeri (purtroppo doppiati) cantati e coreografati, su musiche di Danny Elfman; si
passa da citazioni acquatiche alla Ester Williams, ai Beatles, al trash glam metal, al
musical hollywoodiano anni ’50, mentre si compie, con lo sguardo compiacente del
regista e di Wonka, la nemesi nei confronti dei bambini che stanno per essere elimin a t i . L’ i n f a n z i a e i l m o n d o a d u l t o n e e s c o n o a p e z z i : v i z i a t a , c o n s u m i s t i c a , e g o i s t a e
arrivista è la società dei consumi di grandi e piccoli.
Willy Wonka sceglierà alla fine il bambino “meno fastidioso” e senza apparenti difetti,
che ama la sua famiglia e comprende il valore dei legami affettivi, e che lo farà riflettere sulla sua vita di solitudine e mancanza di calore umano. Un finale consolatorio.
Il Wonka di Johhny Depp è un bambino mai cresciuto (che rimanda a Edward mani di
forbice e prosegue le tematiche padre-figlio già espresse in Big Fish), ma ormai disilluso e cinico, inquietante e
dissacratore; è il diverso,
il
freak
burtoniano
(ogni
bambino rappresentato nel
film lo è, d’altra parte, anche
il
Charlie
poverissi-
mo), il ragazzino scappato
di casa anni prima per inseguire il suo sogno, contro la volontà del padre (un
terrificante
Christopher
OompaLoompa
Lee, che vediamo raccontato nei flashbacks).
Numerose le citazioni presenti nel film: dalla fanta-
sentireascoltare 87
scienza di Kubrick rivisitata a mo’ di omaggio-dissacrazione (il ritrovamento del monolite, che qui diventa barretta di cioccolato), al Mago di Oz, a Psycho nella scena
della doccia, alle autocitazioni, alla televisione che tutto omogeneizza (inglobando
in sé il bambino tecnologizzato, in una delle invenzioni di Wonka, occasione per ironizzare sulla società dello spettacolo), in un rimando continuo al sottotesto che si
svolge parallelamente alla trama principale (usata per raccontare altro), dando una
sensazione di inquietudine e di instabilità, una delle cifre stilistiche di Burton.
Un film da non perdere, aspettando La Sposa cadavere, prossimamente sui nostri
schermi.
Te r e s a G r e c o
C u l t M o v i e : T r i l o gy Of Terror (di Dan Curtis - USA, 1975)
“ L’ h o v i s t o d a b a m b i n o , e d e r a u n o d e i f i l m p i ù t e r r i ficanti che avessi mai guardato. Più di 15 minuti con
questo piccolo mostro, che corre qua e là per l’appartamento, tentando di uccidere Amelia: una cosa veramente molto macabra da vedere in televisione”.
( S a m R a i m i , U N C U T, 2 0 0 5 )
T v - m o v i e d i v e n t a t o u n c u l t h o r r o r, c o n o s c i u t o n e l l a v e r sione italiana come Trilogia del terrore, è forse il film
più famoso di Dan Curtis, merito anche di una fruttuosa
collaborazione alla sceneggiatura con gli scrittori Will i a m F. N o l a n e R i c h a r d M a t h e s o n . J u l i e , M i l l i c e n t a n d
Therese, Amelia : ritratti di donne in tre episodi, tratti
da altrettanti racconti di Matheson, interpretati da una
duttile Karen Black, sono meccanismi perfetti che svelano l’orrore quotidiano e le inquietudini che si celano
dietro a una facciata di apparente normalità.
I primi due episodi richiamano tematicamente la serie Ai
confini della realtà (di cui Matheson fu autore): si concludono, quindi, con una sorpresa finale e relativo colpo di scena, reggendosi quasi interamente sulle interpretazioni istrioniche di Karen
Black. In Julie è una professoressa che è costretta con il ricatto ad avere una relazione con un suo studente, ma lei non è quel che appare e lo studente ne pagherà le
conseguenze con la morte. Nella seconda parte, Millicent and Therese, l’odio di due
sorelle esplode, quando muore il padre. Anche in questo caso la sorpresa è dietro
l’angolo in un caso di doppia personalità…
Il terzo episodio, Amelia, (tratto dalla short story Prey di Matheson) il migliore dei tre
e quello più famoso, vede una donna sola (dominata dalla madre), terrorizzata dalla
statuetta di una bambola Zuni (il regalo per il fidanzato), che prende vita dopo essersi liberata, accidentalmente, di una catenella d’oro che aveva alla vita, perché lo
spirito maligno di un cacciatore si è impadronito di essa . Dopo una lunga, claustrofobica e angosciante caccia per tutta la casa, Amelia riesce infine ad averla vinta, ma
lo spirito malvagio si impossesserà di lei…Il prossimo passo consisterà nell’invitare
a casa la mamma…
E’ la realtà sfuggente il tema del film, l’orrore e la paura che nascono nel e dal quotidiano; il superamento della realtà, il reale e l’irreale mescolati, che rendono quindi
possibile una zona di confine. La paura e l’orrore nascono nelle mura domestiche
(quanto deve Stephen King a Matheson?), in interni: l’appartamento di Amelia diventa
una prigione in cui la donna si dibatte, alla ricerca di una possibile salvezza. Il for-
88 sentireascoltare
mato tv della short story porta la tensione al massimo
in poco tempo, fino all’epilogo. Spesso la camera ha il
punto di vista dell’idolo Zuni, con riprese in soggettiva
dal basso che aumentano la paura e il terrore; le scene
in cui compare il guerriero sono state girate con un fantoccio, senza l’uso di stop-motion.
L’ o r r o r e n a s c e a n c h e d a l l ’ i n t e r n o , d a i p e r s o n a g g i , d a i
loro mutevoli stati d’animo e dalle patologie, piccole
possibilità di sfuggire al proprio destino ( Millicent and
Therese ), il sadismo che si cela dietro l’apparente tranquillità di una donna sola ( Julie ). Ma non ci sono
pentimenti o rimorsi in queste donne, è follia lucida in
Julie, inconsapevole eppure inevitabile in Millicent e
Therese.
Karen Black idolo Zuni
e grandi: la schizofrenia e la doppia personalità, l’im-
I personaggi sono ingabbiati in prigioni reali o metaforiche, impedimenti oggettivi o mentali, dai quali non
riescono a liberarsi se non attraverso sforzi estremi,
che risulteranno poi vani e illusori, letali per chi è loro
intorno.
Per l’epoca, l’horror rappresentato in Amelia era inusuale, tra le cose più terrorizzanti mai viste sul piccolo
schermo; l’idolo africano Zuni è rimasto nella memoria
collettiva, non solo americana, tanto da spingere Dan
Curtis (con la collaborazione del solo Nolan) a un seq u e l t v , T r i l o g y O f Te r r o r 2 , n e l 1 9 9 6 , i n c u i p r o s e g u e l a
storia del famoso feticcio. Anche Karen Black, attrice di
t a l e n t o ( E a s y R i d e r, C i n q u e p e z z i f a c i l i , I l g i o r n o d e l l a
locusta, Nashville, fino ad allora tra le sue interpretazioni più importanti) è rimasta imprigionata, suo malg r a d o , n e l l e a t m o s f e r e i n q u i e t a n t i d i T r i l o g y O f Te r r o r ,
partecipando l’anno dopo a un altro horror di Curtis,
Ballata macabra (Burnt Offerings, con Bette Davis), sul
tema delle case infestate, e in numerosi film sul genere.
Te r e s a G r e c o
sentireascoltare 89
rubrica On Connaït la chanson
Una rubrica dedicata alla nuova canzone francese a cura di Andreas Flevin
Keren Ann
Suivre l’onde amér e
di Andreas Flevin
Quello in cui Keren Ann vive e si muove con sicurezza è un mondo che esiste
all’insegna del mistero, del “tutto sconosciuto”, a cui ci si avvicina con
lo stupore di chi ha per la prima volta una rivelazione: un cerchio di luce
nel buio.
Keren Ann Zeidel nasce in Israele nel 1974
da una famiglia di origini miste; il padre
è un ebreo russo, mentre la madre è per
metà olandese e per metà javanese. Keren trascorre l’infanzia quasi interamente
nei Paesi Bassi, finché all’età di undici
anni si stabilisce a Parigi.
A sottolineare ulteriormente la varietà di
culture e lingue in cui Keren Ann è vissuta, ci sono i numerosi studi da lei intrapresi, tra cui la filosofia, l’oceanografia,
l’informatica e la psicologia. Adolescente,
sperimenta la scrittura di alcune canzoni,
ma solo nel 1998 deciderà di dedicarsi a
tempo pieno alla musica, fondando il suo
p r i m o g r u p p o , g l i S h e l b y, c o n i q u a l i i n cide un album intitolato l+l+l. Nello stesso periodo conosce l’ormai celebre autore
B e n j a m i n B i o l a y, c o n i l q u a l e i n i z i a u n a
costante collaborazione, dalla quale nascerà il primo album a nome di Keren Ann,
dal titolo La biographie de Luka Philipsen.
Non è un caso che anche il primo album
di Biolay sia una biografia, quella di Rose
K e n n e d y. Q u a n t o a l l a v o r o d i K e r e n A n n ,
però, il suo primo album è una biografia inventata, quasi un pretesto per poter raccontare delle storie legate a un personaggio nel quale chiunque possa riconoscersi.
La Biographie de Luka Philipsen esce nell’aprile 2000 e per l’occasione organizzano
a Keren una prima tournèe, che la vedrà in qualche data aprire i concerti di Joe Cocker; una scelta bislacca, e non a caso Keren Ann conserverà di quel tour un pessimo
ricordo. È facendo da spalla a M, Anna Karina e Luz Casal che inizia a essere notata
e applaudita dal grande pubblico, sino all’approdo al noto festival “Les Inrockuptibles”.
90 sentireascoltare
To r n a n d o a l l ’ a l b u m , n o n o -
co. Se di una cosa il disco
Biolay in origine per Henry
stante sia il disco d’esor-
pecca, è nell’uso eccessi-
Salvador e divenuta subito
dio
un’esperienza
vo di espedienti elettronici
un successo internaziona-
matura, grazie anche alla
e di effettistica, che se al-
le. Degna di nota anche On
scrittura
l’epoca
suonare
est loin, che anticipa cer-
ascoltati
te atmosfere tipiche delle
è
già
degli
arrangia-
potevano
menti in gran parte a opera
contemporanei,
d i B i o l a y, e d i v e n t a s u b i t o
ora
un evento. Inevitabile che
polverosi.
Dopo aver aperto i concer-
qualcuno cerchi di rintrac-
Del resto, non è l’essere
ti
ciare le varie fonti d’ispi-
contemporanea
tecipato
razione: c’è chi dice l’in-
che più si addice a un’au-
la musique” e coronato fi-
timità e la melanconia di
trice
Ke-
nalmente il sogno di fare
F r a n ç o i s e H a r d y, c h i i l p o p -
ren Ann, la cui produzione
da spalla al suo idolo Su-
f o l k d i S u z a n n e Ve g a , c h e
successiva
pervasa
z a n n e Ve g a , K e r e n A n n s i
all’epoca
am-
da uno spirito senza tem-
mette al lavoro per incide-
mirava particolarmente, al
po e per questo classico.
re il secondo album, La di-
punto da chiamare “Luka” il
Molto
gra-
sparition, che uscirà nella
personaggio della sua bio-
devole,
brani
primavera del 2002. Undi-
grafia, come il “Luka” della
che potrebbero essere po-
ci tracce creano un’opera
c e l e b r e t r a c c i a d e l l a Ve g a .
tenziali hit, La Biographie
omogenea e di una bellez-
Ma, ricerca delle affinità a
de Luka Philipsen è poco
za fuori dal comune, nel-
parte, l’album è accolto in
o nulla incisivo, fatta ec-
la quale nessun brano è di
maniera molto positiva sia
cezione
troppo.
dalla critica, sia dal pubbli-
J a r d i n d ’ h i v e r, s c r i t t a c o n
Keren
Ann
risultano
della
quanto
la
qualità
statura
sarà
di
orecchiabile
con
per
molti
la
mai
e
bellissima
successive produzioni.
di
S a l v a d o r,
alla
aver
par-
“Victoire
de
La voce di Karen è qui più
sentireascoltare 91
singolarmente
Da
e folk soprattutto anni ’70
più viva e vibrante, tanto
queste intermittenti incur-
(tra l’altro il nome del duo
da avere l’impressione di
sioni nella dimensione pa-
è ispirato alla Ladybird di
averla
centimetri
rallela del sogno (a occhi
Lee
da
a
sé,
naturale,
pochi
e
le
astrazioni.
Hazelwood
e
Nancy-
carezzevo-
aperti) nasce quel bellissi-
Sinatra e nell’album sono
le quanto fonte di grandi
mo album che è La dispa-
p r e s e n t i l a c o v e r d e i Ve l -
emozioni. I luoghi nasco-
rition,
e
vet UndergroundStephanie
sti in ogni angolo del suo
nebuloso al tempo stesso,
Says e Suicide is Painless,
immaginario
sono
tan-
che suona magnificamente
il tema del film “Mash” di
to
svelati
come
maturo, come dettato dal-
Robert
in
tanto
rene
tanto
bellissime
di
sorprese,
un
lavoro
nitido
Altman),
e
l’esperienza di un essere
certi
l’ascolto dell’album diven-
millenario, quindi sicuro di
che
ta un viaggio alla scoper-
ogni sua scelta.
mente
ta di paesaggi intimamente
L’ a n n o s u c c e s s i v o , i l 2 0 0 3 ,
trovarsi in luoghi e tempi
commoventi,
ar-
non precisabili. Si tratta di
di
un viaggio nella memoria,
sentieri
segna
labirintici alla ricerca del
tistica
luogo
viaggio
ideale
tra
che
non
separazione
dal
compagno
la
ulterior-
sensazione
di
Biolay
o piuttosto di un tentativo
e l’incontro con un nuovo
di ridare memoria a qual-
munque
personaggio
di
Benjamin
psichedelici
alimentano
e che Keren Ann tenta cofaticosamente
c’è
la
spunti
nonché
cosa
di
raggiungere.
cisivo sia in termini senti-
tenta
prepotentemente
Le dimensioni del vicino e
mentali, sia artistici: Bar-
affacciarsi ad una dimen-
del lontano sono qui azze-
di Johannsson, leader del
sione che non gli appartie-
rate e ricondotte a un’uni-
gruppo
ca realtà, seppur immagi-
ne più.
Lady & Bird sono probabil-
nata; il senso del vivere è
Gang.
Le origini del loro incon-
un sogno perpetuo in cui la
tro
propria
costruire
e
che
sarà
islandese
della
in-
Bang
decisione
che
di
mente due bambini, due es-
di
seri candidi e indifesi che
insie-
si sono trovati per caso o
paia ingombrante e limita-
me restano tuttora oscure,
per errore a vivere in due
tiva. Essere presenti a se
perfettamente
corpi/involucri di adulti. Si
stessi
quindi
presenza
significa
non
ap-
abituarsi
un’opera
scomparso,
con
in
le
sintonia
sensazioni
sono
scoperti
incapaci
di
all’idea di non potersi di-
che il loro lavoro suscita.
relazionarsi con il presen-
sperdere nei luoghi e nel-
Con il nome di Lady & Bird,
te, con le persone, o per
le cose, ed è proprio con
i
l’album
meglio dire con la vita. È un
questa rassegnazione che
omonimo, che non sarà un
tema, questo, sempre pre-
Keren Ann proietta il suo
grosso successo discogra-
sente
ideale in un lontano “altro-
fico, ma rappresenterà co-
Keren Ann. La molteplicità
ve” la cui esistenza, chissà
munque
uscite
di culture e di esperienze,
quando e dove, può suona-
più significative del 2003.
se da un lato non può che
re come un’amara consola-
Lady &Bird è un album più
arricchire culturalmente e
zione. Non mancano, tra le
che riuscito, in termini sia
umanamente una persona,
canzoni, velature di ironia
di ricerca, sia di coeren-
dall’altro induce a non ri-
o una saltuaria leggerezza,
za.
propriamente
conoscersi più chiaramen-
ma sempre sottili e amare,
un
ma
mantiene
te in qualcosa; o meglio: a
con un loro rovescio della
una dimensione sospesa e
riconoscersi e sentirsi par-
medaglia.
In questa
oscura che accomuna tutte
te integrante di molteplici
le
realtà,
le
cose
ambiguità
una
Non
è
concept,
tracce,
delle
trasformandole
nelle
ispirazioni
quindi
di
di
nessuna
in particolare.
le più remote e cupe pie-
Il
conoscendo un lato oscuro
ghe dell’animo umano.
diventa
dietro ogni sorriso e l’ac-
A differenza del preceden-
una liberazione e una gab-
cettazione di fare sempre
te
da tramite tra le cose ter-
senti
di
Keren
92 sentireascoltare
leggere
pubblicano
in un unica discesa verso
l’opera
bisogna
del-
due
Ann,
ri-
album,
forti
qui
senso
di
al
sradicamento
tempo
stesso
sono
pre-
bia, il motivo di un pelle-
influenze
rock
grinaggio
lungo
una
vita
alla
posto
po che è trascorso e non
che
dove tornare senza riusci-
tornerà più, il tempo di un
il rovescio della medaglia
re a trovarlo.
idillio
della natura.
Ci
ricerca
si
può
di
un
solo
immagi-
ancora
una
volta
-
nel
nato per giustificare la de-
Nel discorso di Keren Ann
a
lusione del presente e la
non c’è nulla di mistico e
ogni angolo in esso conte-
sfiducia nel futuro. Spesso
tanto
nuto, però quando cala la
le canzoni non sono vere e
solo un tentativo sanamen-
notte ed è ora di ritornare
proprie storie, ma il tenta-
te panico di recuperare ciò
a casa, non sappiamo dove
tivo - per altro riuscitissi-
che in lei è rimasto intatto:
cercarla
mondo
disperdere
forse
-
e
appartenere
ma
mo - di trasferire in paro-
l’emozione. Anche quando
le immagini che altrimenti
in
visorietà, della sospensio-
non avrebbero corpo.
no elementi urbani, questi
ne a metà tra un passato
La voce di Keren è sempre
sono privati della loro di-
negato e un futuro senza
flautata
co-
mensione caotica e socia-
fondamenta,
gnizione, mentre le melo-
le. Le finestre dei palazzi
a
questo
age,
ci
tempo
per
new
accontentiamo della prov-
il
e
meno
trascorrendo
immaginare
la
e
usata
con
una
canzone
compaio-
die continuano a disegna-
si trasformano in punti di
propria vita.
re
che
vista attraverso i quali ten-
Questa
splendide
vedute
ambivalenza,per
portano sussulti e palpita-
tare di uscire dalla propria
cui la libertà diventa una
zioni. I luoghi - ovunque e
dimensione/gabbia privata,
costrizione,
conti-
per questo irraggiungibili -
per definire un altro da sé
un Al-
sono spesso ambientazio-
con il quale relazionarsi e
trove che resta sempre e
ni
elementari.
nel quale trovare un ulte-
comunque altro, è l’incipit
La natura è quanto di più
riore spiegazione alla pro-
da cui nasce il successivo
vicino e simile a un’astra-
pria condizione.
album
zione, ovvero quanto di più
T r a s f e r i t a s i a N e w Yo r k , n e l
nua
re,
questa
aspirazione
Not
a
going
scritto
anywhe-
simbolicamente rappresen-
2004, sempre per la Blue
inglese e pubblicato nello
tativo
Note, Keren Ann incide il
stesso anno per l’etichetta
emotività che caratterizza
suo
statunitense Blue Note.
una persona. Si manifesta
dall’acronimo del quartiere
come
L’ a s p e t t o
interamente
ultimo
album
Nolita,
I t a l y. L e a t m o s f e r e d i q u e -
stilistiche del tutto ricon-
costruendo
gradualmente
sto disco si fanno, se pos-
ducibile al precedente La
tutto ciò che ne ha deter-
sibile, ancora più rarefatte,
disparition, è una sorta di
minato
l’allontanamento.
la voce più fragile e diafa-
rievocazione di un passa-
Sino al momento della ri-
na. Il senso di solitudine è
to
non
scelte
quell’ambiente
di
in cui risiede, North Little
per
di
complesso
da
album,
evidente
del
cui l’uomo si è separato,
questo
più
in
bucoliche,
necessariamente
conciliazione, in cui si ri-
estremo e sembra che per
lontano nel tempo, ma che
conosce tutto ciò che è di
la prima volta Keren inizi a
si separa dal presente af-
troppo e si scopre che in
disperare nella possibilità
fermandosi
fondo
di (ri)trovare quel tempo e
come
un
tem-
l’uomo
non
è
altro
sentireascoltare 93
quel luogo perduti che le
È straordinario come qua-
causano tanta nostalgia.
si
Si fa invece avanti la con-
Keren
sapevolezza di essere pre-
“classica” già dopo averla
destinati
un’attitudine
ascoltata una sola volta; le
melanconica, quella che la
mescolanze di generi di cui
guida
pere-
ha fatto esperienza convi-
grinazioni e nelle proprie
vono in perfetta armonia,
scelte; una condizione che
creando
rappresenta
musicale
a
nelle
proprie
sia
un
dono,
l’intera
produzione
Ann
suoni
un’unica
fatta
come
identità
di
cantau-
sia un’avversità, che come
torato,
per tutti i poeti e gli artisti
classica e talvolta qualche
è al tempo stesso una for-
venatura
tuna e una condanna.
ugual misura le sue pluri-
L’ a t t e s a è d i s a r m a n t e e s i
me identità hanno fatto in
cerca di ovviarla rifugian-
modo che Keren Ann fosse
dosi
unica
nell’amore,
in
bilico
jazz,
di
e
folk,
musica
alternative.
irripetibile,
In
nella
su una zattera persa in un
libertà obbligata in cui si
oceano
coordina-
muove a testa alta, miran-
te, oppressi dalla gravità
senza
do al cielo, cercandolo e
del vivere. Keren Ann can-
aspettandolo.
ta: “Seguire l’onda amara/
Dietro la bruma della sua
Imparare a vivere a cielo
musica
coperto/Abituarsi
non
chiaro ed etereo, misto a
avere più ripari/Ed averne
un senso di ineluttabilità,
l’aria “.
Quindi questa
lì
a
si
dove
cela
ogni
un
gioia
animo
ha
un
condizione
suo lato oscuro. Per citare
di impotenza non è avver-
lo scrittore Michel Houel-
tita come una causa ester-
lebecq, Keren Ann è riusci-
na da cui si può fuggire,
ta a dare forma alla soffe-
ma come parte integrante
renza, perché questa non
di se stessa, qualcosa di
deve essere uno scopo, ma
imprescindibile con cui im-
solo un tramite, se non si
parare a convivere, poiché
vuole
forse
divorati.
è
proprio
questo
il
suo soffio vitale, e non c’è
luogo dove ci si possa rifugiare per scappare da se
stessi.
I
sentimenti
che
aleggia-
no su queste composizioni
diventano qualcosa di pericolosamente
un
amore
necessario,
idealizzato
al
punto da non riconoscerlo
nemmeno quando finalmente diventa reale, tangibile,
perché tutte le cose assolutamente belle e adorate
non possono essere qui tra
noi e tanto meno a nostra
portata di mano.
94 sentireascoltare
finire
per
esserne
DISCOGRAFIA
2000: La biographie de
Luka Philipsen, EMI France.
2002: La disparition, EMI.
2003: Lady & Bird (with
Bardi Johannsson), EMI
France.
2003: Not going Anywhere, Capitol Records/Blue
Note
2004: Nolita, Capirol/Blue
Note.
rubrica La promiscuità dell’arte contemporanea
u n a r u b r i c a d ’ a r t e a c u r a d i D a v i d e Va l e n t i
Timothy Greenfield-Sanders
d i D a v i d e Va l e n t i
Tawny Roberts fotografata da Timothy Greenfield-Sanders
La forza espressiva della realtà, in tutte le sue sfumature più vere, quale
nuova frontiera dell’arte, sulla scia di Warhol e Duchamp. A Milano trenta
scatti fotografici per mostrare l’umanità della pornografia, firmati Timothy
Greenfield-Sanders.
A volte, osservando l’evoluzione dell’arte, si può comprendere quella dell’uomo e
degli uomini: di rivoluzione in rivoluzione ciò che ieri era impossibile, illegale, immorale, oggi non lo è più. Alla galleria Curti / Gambuzzi il celebre fotografo Timothy
Greenfield-Sanders (1952 Miami Beach, Florida) ha presenziato l’inaugurazione di
una mostra, curata da Demetrio Paparoni, in cui espone, a dimensione naturale, le
foto delle pornostar più famose del mondo.
Sono trenta dittici quelli contenuti sul libro da cui la mostra prende il titolo: sulla
foto di sinistra la star è vestita, sull’altra è nuda.Abitudine del fotografo è il formato
grande, che determina l’impressione della naturalezza: foto tanto grandi sembrano
meno illusorie. Nei ritratti di tutti i divi americani che sono passati dal suo studio a
N e w Yo r k , c o m p r e s o i l p r e s i d e n t e B u s h , S a n d e r s h a s e m p r e c e r c a t o d i r a p p r e s e n t a -
sentireascoltare 95
re la verità di chi gli stava
di pornostar ha lo stesso
tazione dell’illegale e del-
di
ho
valore di ogni altro mestie-
l’illecito,
iniziato a scattare non ho
re. Abbiamo scoperto che
del disgustoso, del brutto
mai
le
e del male, nel sempre più
fronte:
“da
quando
manipolato
troppo
la
pornostar
persona”. Il suo uso delle
umani.
luci è molto semplice, soli-
Grande
tamente il soggetto è illu-
Warhol,
minato da una sola luce da
field-Sanders
destra.
lavoro
Tutto
ciò
st’ultima
sione
ha
dato
serie
della
la
a
que-
dimen-
normalità
e,
Timothy
di
Green-
continua
demistificante
vera opera d’arte.
nel
mondo
della
necessità, di tutto ciò che
a
quel
momento
al
mondo
apdella
risti,
accorge
te al mondo perché tutto è
che la cultura sta subendo
un duro colpo, sta moren-
normale.
Tutto il lavoro di Sanders
do e rinascendo. Nessuno
è compenetrato da questo
sparo, nessun manganello,
sentimento.
La
nessun partito, solo un fa-
immortalare
i
mosissimo,
gi più famosi del pianeta
scelta
di
personag-
Greenfield-
nella maniera più realisti-
Sanders che sta esponendo
ca possibile, quella più ri-
le
spondente
Chissà
se
ai
caratteri
di
sotto sotto sghignazza.
Sono due le cause di que-
ciascuno, è il riflesso del-
sta nuova morte della cul-
sacro
tura:
dell’autore
tare sulla terra i divi, gli
e la naturalezza dei sog-
dei. Ogni foto dice: “guar-
getti.
ci
dami, sono normale”. Così,
opinion
mentre gli dei, privati del-
sono
la
fama
In
i
leaders,
ogni
società
cosiddetti
al
profano,
di
por-
l’anima perdono il loro po-
biliscono cosa è trendy e
tere, gli uomini diventano
cosa non lo è; Timothy è
sempre più potenti nei loro
evidentemente uno dei più
confronti.
grossi.
mostra
Quando l’umanesimo scoprì
Se
che
la volontà di avvicinare il
sta-
l’avesse
quelli
questa
fatta
artista
che i classici Greci erano
underground tutti avrebbe-
per lo più statue nude, tut-
ro
ti dissero “ora si può fare”.
gridato
un
allo
scandalo.
Inoltre, questi ritratti non
Quando
ci comunicano ostentazio-
sti e gli astrattisti inizia-
ne,
rono a scarabocchiare col
scalpore,
anticonfor-
mismo: i vari protagonisti
colore,
hanno posato con gli abiti
si
che
indossavano
gli
espressioni-
tutti
può
fare”,
dissero
e
“ora
stesso
gior-
dissero
espose
con Sanders, i propri abiti
ne in una galleria d’arte.
giornalieri.
Sembra che l’essenza del-
Il risultato di tutto ciò è la
l’arte
rivelazione che il mestiere
sia
la
quando
lo
no del loro appuntamento
96 sentireascoltare
il
fino
clusione
di ogni meraviglia di fron-
p o r n o s t a r.
-,
ste, divenendo così l’unica
casualità, l’annientamento
massmediatiz-
normalità
nalmente tutto ciò che esi-
so Timothy e ai due galle-
Timothy
della
a quando non conterrà fi-
liani a far visita al famo-
zato,
lo
il
del
parteneva
si
lo - che poi sarebbe quel-
maestro: la progressiva in-
fino
nessuno
e
grande calderone del bel-
eminenti
ita-
esseri
ammiratore
mentre arrivano in galleria
personaggi
sono
dell’immorale
un
e
Duchamp
oggetto
comu-
dell’uomo
stesso
progressiva
accet-
rubrica cose dell’altro mondo
a cura di Ivano Rebustini
LOW S TO RY
P o l l y C h a n Esselink, la gatta randagia del
Dorset
di Neon Eater
Polly Chan, gatta randagia del Dorset alla conquista di un negozio di
cover
di Amsterdam.
iniziata
per
gioco
e
Una
dal
carriera
vivo,
su-
bendo violenze sessuali o percosse
tout court, un lento lamento funebre
a p a s s o d i v a l z e r, c h e l ’ h a p o r t a t a
dagli scomodi paragoni con Diamanda Germano e Siouxsie Smith al lungo girovagare per la bucolica New
Yo r k .
Tra
atmosfere
cupe
e
vinili
prepotenti, ballate mortifere e nastri scollacciati. Ecco a voi un piccolo (ma per noi grande, grandioso) sconquasso ovarico pienamente
convincente.
È stata generosamente ribattezzata
“The Collage Mother Of Indie Love”.
M a l e i , P o l l y C h a n d a Ta i w a n , h a
avuto
anche
l’ardore
di
replicare:
“ D o n ’ t Y o u W a n t To B e F r e e ? ” . L a
spavalderia bassocentrica non può
però nascondere ciò che è evidente
alle orecchie di tutti: una cantante di pop commerciale in stile Dirty
Attack in versione dada, accompagnata da video con violini attillati,
stivaloni in loop e falsa sensualità
finto sado-maso in salsa robotica. Specie nel timbro della voce, scuro, ubriaco, intenso, sonnacchioso, piegato dalla violenza viscerale delle emozioni. Uno stile che
attinge alla storia del rock e del blues, frutto di una sapiente opera di Cut & Paste,
ma con un’impronta personale, questa sì, particolarmente marcata. Per sfondare,
però, ha avuto bisogno di saliscendi ritmici che possono far piangere, di stupiti trasalimenti e divertenti ritornelli appena abbozzati, tenuti insieme da un cul de sac
promettente.
sentireascoltare 97
Al termine di un lungo gi-
coda tra le gambe, quando
sua timidezza cronica che
rovagare per i luoghi co-
lo speaker propone all’an-
la
muni del suono lo-fi, l’ex
noiato pubblico un acque-
demo con quattro brani e
riot
sot-
rello di fantasmi sfacciati
getta abili sassolini nello
tobosco bohémien di Wey-
e fiori del male. Polly alza
stagno
mouth, dove ha occasione
la mano con lo scazzo di
melting pot di razze e cul-
di indossare la propria esi-
colei che svolge un cruen-
ture
lità deliberatamente monca
to
inspiegabilmente
come un grimaldello. Ros-
gellazione e (dopo un mese
attraversato
setti scarlatti home made,
passato
i
si e lancinanti preziosismi
un campionatore glam tra
“cheap tricks” e le furberie
d’arrangiamento (alle ses-
le
assortite)
sions
girl
approda
ginocchia,
tanti
dal
nel
riff
zampet-
sarcasmo
uteri-
cia
cerimoniale
a
d’autofla-
dimenticare
nessuno
l’offerta
e
rilan-
l’aggeggio
mette
in
difficoltà
della
nei
malizia.
bellissimo,
Un
scabro
e
soffice,
da
improvvi-
parteciparono
nien-
tepopodimeno che i Moon
no, mascheroni da leopar-
- voilà - è nelle sue mani.
Legs
do folk, sonorità (anti)jazz
Quella sera stessa, in un
frivolezze, chitarre noise e
ficcanti,
fumoso
King-
slide da backing band, fia-
suo-
ti insolenti tipici dell’acid-
tute
mozzafiato
cabaret
di
s p o r t To w n ,
fanciulli-fantasma,
gonne
nare il flauto psichedelico
jazz
in finta pelle di dark lady
di Captain Beefheart e, nel
impegnate in intriganti ac-
e boa di piume a otto trac-
giro di trentun lunghi anni,
coppiamenti con saliscen-
ce
l’hanno
accompagnata
lungo
nei
li
karaoke,
a
latine
post-moderniste, coretti di
a
inizia
sfarfallando
e
tastiere
vintage
è già pronto un un biglietto
di ritmici di seconda mano,
teatra-
aereo per il Mount Florida
stupiti trasalimenti e diver-
consacrando-
suoi
e così – bingo! – comincia
tenti
la femme fatale del side-
una
project d’oltremanica.
Le cose che cambiano
abbozzati
atipica, corredata di dozzila
ne di clacson che sembrano
si
vita a volte capitano come
attaccati col nastro adesi-
mente la line-up dei demo-
in un film porno, o perlo-
vo tra il 2003 e il 2004, tra
ni sessuali (ora dominata
meno ci illudiamo che sia
breakbeat
da Brian Simins e Damien
così tra barlumi di felicità
mugolii free, “oddities” del
Ellis,
e macerie di una radio im-
rock e punk triturato e vil-
dei meravigliosi Beta Ro-
pazzita.
lano à la Morricone, colle-
dents che accettano imme-
zionismo da ferrovia anni
diatamente di unirsi all’en-
’50
nesima effimera “next big
riccia
Chan
Esselink,
rossa
campagna,
musicista
orme
figlia
di
itinerante
dei
una
ragazza
poeti
di
un
sulle
maledet-
e
accattivanti
creatività
tex-mex.
Nel 1992
primo
caso
ta alla consueta asta dove
so
solitamente
“bluesy-girl”
tra
e
salsa
e
cambiata
chitarra
thing”),
dell’anno,
rifornisce
in
pubblica
ti di Hong Kong, è andasi
discografica
ritornelli
con mercuriale vocalità).
Trasferitasi nei Paesi Bas-
Polly
carriera
suo
discografico
Dry
agili
il
torna
completa-
e
batteria
in
grande
stile nel 1998 con uno dei
corpi
ancora
soggiogati
Pix,
divi-
dalle “povere” stregonerie
ballate
stile
della
scena
anni
’90,
e
trasversali
indie
di
fine
Swee-Na-Snag.
di grugniti di watt in slow
ipotesi di sonorità aliene.
Pura impurezza, snuff-mo-
motion e sottili tocchi so-
Armata di un glorioso at-
vie di un’intimità sgranata,
nici, prendendo a prestito
teggiamento
aperta
qualcosa
dal
di un coraggio rarissimo da
alla
c o u n t r y, m a q u e l g i o r n o l a
trovare nello stardom ame-
L’ a n i m a p e r d u t a d e l l a c o m -
vendita all’incanto sembra
ricano
positrice avvolta in orrido
non portare a nulla di pro-
stra a tutte le Exene Phair
cellophane
fittevole: molti dei ritratti
e Yo k o O ’ C o n n o r d i q u e s t o
ninna nanna sconnessa di
sono già presenti in cata-
mondo cosa sia veramente
lamenti, sussusurri e ulu-
logo e per giunta i prezzi
la discoteca zeppa di sano
lati distorti profondamente
sono
acidissimo
personali (à la Cornelius,
dal
troppo
blues
alti.
e
Sta
per
tornarsene a casa con la
98 sentireascoltare
turista.
di
“fai-da-te”
oggi,
Polly
pop
Resta
e
mo-
retro-fu-
tuttavia
la
al
mondo,
(propria)
per capirci).
offerta
corruzione.
emerge
nella
Ma
è
nel
2003,
con
Yo u
generazionale blasfemo.
A r e M y D o n k e y, c h e P o l l y
“Quando suono il moog in
perviene
compagnia di una casalin-
al
suo
classico
“tentativo di ottenere sol-
ga
di, potere e avanzamento
gno
sociale”. Sbaglia chi teme
La libertà che mi ha aiu-
di trovare nella produzio-
tato
ne
“bisex”
moli per teminare la torta
di Adam Albini (Queen Of
minimalista nello studio di
The
Age,
registrazione - racconta la
Flood Fighters, Devo Mat-
cantautrice - , quella goc-
to) un’apoteosi di affreschi
cia di pioggia la sento vi-
di modernariato hard-rock,
brare sulle mie braccia e
proposti a mo’ di deja vu
sul mio gatto, nelle ossa e
(in chiave sintetica) di una
nella gente che applaude,
certa risata loungue, così
nel mio cuore religioso. E
come è vero che qualsiasi
nella
mugugno
magica
apertamente
Flower
Power
sghembo
svani-
eroinomane
di
mi
essere
a
americana.
trovare
mente
e
nuovi
vedo
sti-
un’aura
vagamente
rica
messe, note di piano grun-
cool. Così, quando mi met-
ge di I Don’t Blame Slow
to al vibrafono a luci ros-
Jets.
E anche le altre, smussate,
se, è quello che mi tengo
collaborazioni
e
altro
che
fanno
impreziosire
le
non
dentro
a
è
oni-
sce già dalle prime, som-
non
e
vergo-
abbastanza
farmi
cercare
di
esprimere
comunicare
queste colonne sonore per
struggenti brume industria-
videogiochi,
li della Esselink: sia Dave
nerie per cellulare, il mio
Waits
carillon natalizio o il mio
(Sonic
Club)
alla
queste
suo-
batteria nei pezzi più peri-
concetto
ferici del disco, sia Warren
somma
Gallo (Gun Muses) a mesta-
sento
re nel torrido stantufando
Il
un lurido violino elettroni-
mente alienante”. Un qual-
co, ed Eddie Parish (Dirty
cosa
Seeds) che, vizioso e an-
sempre,
eppure
nichilente
swing
f u n k y,
come
non
mai,
di
playback,
in-
tutto
quello
che
in
quel
risultato
che
e
è
momento”.
“splendida-
conosciamo
non
che
da
così
corre
offre il suo sé femminino
sul blu delle vene, strappa
in un paio di brani, sono
la
ospiti che sembrano entra-
dosi preliminare di un am-
re
plesso,
quasi
timidamente,
in
pace
dal
cuore
facen-
nuovo
organismo
punta di piedi, nel rispetto
geneticamente
modificato,
un
il solito cut up delirante di
sacrificio
ingenuo
che
significa - in qualche per-
un’adolescenza
verso modo - vittoria. Ma
L’ a n i m a c l o w n e s c a d i P o l -
la protagonista indiscussa
ly Chan tornerà a danzare,
non può essere che lei, la
potete scommetterci.
selvaggia
baccante
in
canzoni
queste
palpitante
siede
uno
un
slancio
spessore
Polly:
la
fumosità
piglio
sua
pos-
morboso,
solenne,
liquido
sconfitta.
da
uno
inno
sentireascoltare 99
I N AU D I TO
A r t i s t i v a r i - L a Canzonissima dell’underground (Snowdonia, 2005)
Snowdonia una ne fa e cento ne pensa, poi di queste cento una ne fa e chissà come
mai, sempre cento gliene restano da pensare. Dopo l’acclamato Zecchino d’oro dell’underground - bambini veri che (accompagnati da musicisti veri) hanno cantato
canzoni vere per ascoltatori veri -, nel mirino dell’etichetta messinese è entrato uno
dei carrozzoni musicali dell’Italia anni Sessanta-Settanta. Nella Canzonissima dell’underground tutto funziona come nello Zecchino snowdoniano, comprese le band
coinvolte. Invece dei bambini, però, interpretano le canzoni - tutte scritte ex novo,
con un intento vagamente parodiante - più o meno arzilli sopravvissuti dei tempi che
furono. Per fare solo qualche esempio: Massimo Ranieri - insieme ai Blessed Child
O p e r a - c i r i p r o v a c o n L’ e r b a d i c a s a m i a , s t e s s o t i t o l o , m a c a m b i a l ’ e r b a ; N i c o l a D i
B a r i e i M a r i p o s a i n t o n a n o l a t o c c a n t e Ta m a r r o s u o n a p i ù p i a n o ; l a “ d o p p i a c o p p i a ”
Wess-Dori Ghezzi e Alberto Scotti-Cinzia La Fauci esegue con trasporto Un porco e
u n ’ a n i m e l l a . I m p e r d i b i l e . ( i . r. )
Malcolm McLaren - I Am The Walrus (Swindle Records, 2005)
Viaggia per i sessanta, ma qualche sfizio lo zietto dei
Sex Pistols se lo concede ancora. Come questo album
in cui una serie di band a denominazione di origine zoologica è stata invitata a coverizzare il folle brano dei
B e a t l e s . D a q u e l c h e è r i m a s t o d e i B y r d s e d e g l i Ya r dbirds agli Animals rimessi frettolosamente in piedi da
Eric Burdon, ma anche ai vivissimi e vegetissimi Animal
Collective, che l’hanno trasformato in una trasognata
ballata nu folk, il tricheco di Lennon-McCartney rivive
qui le nove vite dei gatti, non un brano di più, non uno
di meno. E allora sarà un caso se la chicca del disco è
l a v e r s i o n e i n a r a b o d i Yu s u f I s l a m , c h e p e r l ’ o c c a s i o n e h a r i p r e s o i l r i p u d i a t o n o m e
d ’ a r t e d i C a t S t e v e n s ? ( i . r. )
B a r br a S t r e i s a n d - Streisand Sings Curtis (Cemetery / Sony, 2005)
E r a v a t e r i m a s t i a o c c h i a p e r t i d a v a n t i a l l a c o p e r t i n a d i I n a M e t a l M o o d : N o M o r e M r.
N i c e G u y, l ’ a l b u m d e l ‘ 9 7 c h e v e d e v a i l g i à d e c r e p i t o c r o o n e r P a t B o o n e r i f a r e ( c h i o domunito) Hendrix e Deep Purple, Led Zeppelin e AC/DC? Siete rimasti a orecchie
a p e r t e a s c o l t a n d o i l p u p o c a n a d e s e P a u l A n k a r e i n t e r p r e t a r e n e l p i ù p u r o L a s Ve g a s
style brani di Rem e Nirvana, Billy Idol e Soundgarden nell’ultimo Rock Swings? Ebbene, non avete visto e sentito niente: al cospetto di questa santa Barbra, quei due
vecchiacci iconoclasti fanno la figura dei cioccolatai. In “Streisand Sings Curtis”, con
un atto di coraggio che non passerà inosservato, la nasuta Mina d’America sostituis c e P e o p l e c o n D i s o r d e r , G u i l t y c o n W i l d e r n e s s , N o M o r e Te a r s c o n H e a r t A n d S o u l
(in compagnia dei New Order). Ma era lecito aspettarsela, una cosa così, dall’attrice
d i “ P a z z a ” . ( i . r. )
100 sentireascoltare
INCREDIBLES NEWS
Brian Eno ha acquistato una parrucca di capelli veri. In sé, sarebbe una notizia un
po’ del cazzo, ma pare che Sua Installazione, dopo il ritorno al passato con l’album di canzoni Another Day OnEarth, abbia in mente un balzo all’indietro ben più
s o r p r e n d e n t e : u n d i s c o g l a m t u t t o d i c o v e r, p r o d o t t o n i e n t e p o p o d i m e n o c h é d a D a v i d
Bowie. Pezzo forte del disco, che vedrebbe ricomporsi - sia pure a ruoli invertiti:
Bowie sopra, Eno sotto - il team di lavoro della cosiddetta “trilogia berlinese” del
Duca Bianco, sarà 20th Century Boy di Marc Bolan, che i due canteranno insieme a
G a r y G l i t t e r ; i p r o v e n t i d e l b r a n o a n d r a n n o a “ C l e a n F e e d ” , i l p r o g e t t o d i B r i t i s h Te lecom che mira a rimuovere tutti i siti a contenuto prettamente pedopornografico dal
n e t w o r k i n g l e s e . ( i . r. )
Va s c o R o s s i e G i a n l u c a G r i g n a n i s t a r e b b e r o l a v o r a n d o i n u n a c o m u n i t à t e r a p e u t i c a
dell’Appennino tosco-emiliano a un progetto in comune, un album intitolato Strascic a t i , c u r i o s o t i t o l o c h e i r o n i z z a s u l l e c a r a t t e r i s t i c h e v o c a l i d e i d u e - e h m - r o c k e r.
Per dare un tocco indie alla cosa, è stata chiesta la partecipazione alla title track
(“Strascicati siamo noi/strascicati siete voi/strascicaaati”) di Cristian “Bugo” Bugatti,
c h e p e r ò h a r i f i u t a t o s d e g n o s a m e n t e : “ S a r ò a n c h e s t r a s c i c a t o , m a s t r o n z o n o ” . ( i . r. )
Dieci anni dopo Tilt, Scott Walker starebbe lavorando al vero seguito del cupo album
da molti ritenuto il capolavoro dell’ex Walker Brothers (nel ‘99 Mister Engel aveva
realizzato la colonna sonora del film “Pola X”, diretto dal regista francese Leos Carax). Poco o nulla si sa del disco, se non che il testo di un brano dovrebbe contenere
la traduzione di un paio di versi del poeta italiano Dario Bellezza: “Chiamatemi così:
p a z z o , d e s e r t o t e s t i m o n e d i u n d e s e r t o d a p e r c o r r e r e i n u n a t o r r i d a e s t a t e ” . Vo c i n o n
confermate parlano inoltre della possibile partecipazione di Roger Waters in uno o
d u e p e z z i . ( i . r. )
PA R O L E I N L I B E RTÀ
Jón Thór Birgisson: “Og ég fæ blóðnasir En ég stend alltaf upp ég fæ blóðnasir En
ég stend alltaf upp fæ blóðnasir En ég stend alltaf upp blóðnasir En ég stend alltaf
u p p E n é g s t e n d a l l t a f u p p é g s t e n d a l l t a f u p p s t e n d a l l t a f u p p a l l t a f u p p u p p ” . ( i . r. )
Kate Bush: “Molti, in occasione del mio ritorno con Aerial, mi hanno chiesto il perché
di questo lungo silenzio. Dodici anni non sono pochi, lo ammetto, e devo dire che di
buoni motivi ne ho avuto più d’uno: stanchezza, nausea da star system, la voglia di
c r e s c e r e c o m e s i d e v e m i o f i g l i o B e r t i e . Vo l e v o t o r n a r e g i à q u a l c h e t e m p o f a , p e r ò
ho avuto paura di essere discriminata per il cognome che porto. Ma alla fine mi sono
d e t t a : d o p o t u t t o n o n t i c h i a m i K a t e B l a i r ” . ( i . r. )
Pete Doherty: “...sì, cioè... Kate no, voglio dire non credo... CAZZO HAI DA GUARDARMI COSÌ... scusa amico, scusa, io, io, io... hai da fumare? perché se non faccio
subito un tiro potrei impazzire, qualcuno dice che pazzo lo sarei già, io li lascio parlare, una stronzata più una meno, cazzo vuoi che mi possano fare... aspetta, passami
quella chitarra... sì, sì, dopo la rimettiamo dov’era, non crederai mica che la voglia
r u b a r e , q u e s t a n o n è l a c h i t a r r a d i C a r l . . . ” . ( i . r. )
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