LAURA BRANDIMARTI AUTRU - Maestra di Tai Chi Chuan e Direttore Tecnico dell’Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing - Milano. NOTE SUL TAI CHI CHUAN E SULLA SUA PRATICA Queste note si rivolgono a chi pratica il Tai Chi Chuan già da tempo e ne è appassionato, per riflettere insieme sulle sue caratteristiche essenziali. A mio avviso, chi si avvicina a questa disciplina o la pratica da poco dovrebbe invece evitare ogni complicazione teorica che non lo aiuterebbe ma anzi complicherebbe inutilmente il suo processo di apprendimento. Dedicarsi con attenzione agli esercizi condotti con la guida di un buon maestro è l’approccio migliore per iniziare un lungo percorso che, se condotto propriamente, può presto rivelarsi piacevole ed allo stesso tempo molto utile. L’obbiettivo di queste note è quello di presentare nel modo il più semplice e chiaro possibile il Tai Chi Chuan e le ragioni che hanno condotto a determinarne i principi e le minuziose regole di esecuzione. Nella mia esperienza di praticante prima e di insegnante dopo non mi è stato possibile comprendere queste ragioni se non dopo una faticosa consultazione di molti testi che generalmente, per un aspetto o per l’altro, mi hanno deluso. Queste note derivano dagli insegnamenti che ho avuto dai miei Maestri, da una lunga elaborazione delle mie esperienze personali, e dallo studio dei cosiddetti “testi classici” del Tai Chi Chuan. Ho anche tratto vantaggio dagli approfondimenti dati da varie fonti che mi sono sembrati più convincenti. Infine ho cercato di escludere oscure complessità e toni declamatori (se ogni tanto fanno capolino, prego chi mi legge di perdonarmi). Non sono qui indicati se non in minima parte i riferimenti alle antiche scuole di pensiero a cui il Tai Chi Chuan si è ispirato. Questi aspetti sono accennati in varie documentazioni prodotte dalla nostra Associazione. Mi propongo di trattarli in modo più organico in futuro. Un’avvertenza di tipo lessicale. Per citare i termini cinesi è necessario trasformare gli ideogrammi da cui sono rappresentati in parole composte da lettere dell’alfabeto occidentale. Per questo esistono vari sistemi. Io per abitudine seguo il sistema Wade-Giles semplificato (senza apostrofi) cui sono affezionata poiché era quello più impiegato nei primi anni ’80, quando mi sono avvicinata al Tai Chi Chuan. Il sistema che è diventato uno standard ufficiale è però quello “pinyin”. Se si adotta quest’ultimo, Tai Chi Chuan diventa “Taiji Quan”,“chin” diventa “jin” e così via. Nel testo seguente abbiamo riportato tra parentesi la trascrizione pinyin la prima volta che un termine cinese è citato. Spero che i lettori di queste note mi perdonino anche questa complicazione. Infine si pregano i lettori d queste note che vi trovano errori di interpretazione o omissioni di darmene avvertimento scrivendo a [email protected] così che sia anche possibile rendere note queste segnalazioni. Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica SOMMARIO 1 SULLA DOPPIA NATURA DEL TAI CHI CHUAN (“TAIJI QUAN”)......................................... 3 1.1 ARTE MARZIALE ED ESERCIZI PER IL BENESSERE ................................................................ 3 1.2 GLI ASPETTI MARZIALI POSSONO ESSERE DEL TUTTO TRASCURATI? ............................... 4 2 PERCHÈ E COME PRATICARE IL TAI CHI CHUAN ................................................................ 6 2.1 I “BENEFICI” DEL TAI CHI CHUAN ..................................................................................... 6 2.2 COME PRATICARE IL TAI CHI CHUAN ............................................................................... 8 2.3 QUELLO CHE IL TAI CHI CHUAN NON È .......................................................................... 10 3 LE “STRATEGIE” DEL TAI CHI CHUAN................................................................................... 11 3.1 LE RAGIONI CHE CONDUCONO ALLA IDENTIFICAZIONE DI “STRATEGIE” .................. 11 3.2 STRATEGIA #1 - “ACCRESCERE LA VITALITÀ DELLA MENTE E DEL CORPO” ............... 14 3.3 STRATEGIA #2 - RICERCARE UNA PIENA CONSAPEVOLEZZA DEL NOSTRO CORPO E DELL’AMBIENTE ....................................................................................................................... 19 3.4 STRATEGIA #3 - “NEL MOVIMENTO MANTENERE IL CORPO RILASSATO CON CAMBIAMENTI FLUIDI E CONTINUI” ....................................................................................... 21 3.5 STRATEGIA #4 - “ACQUISIRE AGILITÀ E STABILITÀ” ........................................................ 25 3.6 STRATEGIA #5 - “IMPIEGARE L’ELASTICITÀ DEL CORPO” ............................................ 27 3.7 STRATEGIA #6 - “UTILIZZARE I CAMBIAMENTI DEGLI ALTRI” .......................................... 33 3.8 STRATEGIA #7 - “GUIDARE IL CORPO CON LA MENTE” .............................................. 38 4. SUI “TESTI CLASSICI” DE TAI CHI CHUAN ............................................................................ 41 Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 2 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica 1 SULLA DOPPIA NATURA DEL TAI CHI CHUAN (“TAIJI QUAN”) 1.1 ARTE MARZIALE ED ESERCIZI PER IL BENESSERE Il Tai Chi Chuan si manifesta frequentemente agli occhi di chi non lo conosce come una sequenza di movimenti lenti (la “forma”) eseguiti all’aperto da un gruppo di persone come una specie di lenta danza meditativa, senza altre finalità apparenti. Si sa anche che è una disciplina che viene dalla Cina, e che è là praticata da molte persone di tutte le età la mattina presto, nei parchi e nelle piazze, evidentemente come esercizio per la salute. La regione del mondo da cui proviene rende questo esercizio ancora più esotico e lontano da noi. In realtà, il Tai Chi Chuan si è sviluppato nel tempo come “arte marziale”, basata sulla autodifesa, non aggressiva e violenta, che ha l’obiettivo di insegnare al “debole” - non dotato cioè di un corpo robusto e di grandi masse muscolari - come vincere il “forte”, e che è praticabile a tutte le età. Esso appartiene al ramo delle arti marziali cinesi dette “interne”, poiché, a differenza delle arti marziali “esterne”, impiega a fini marziali risorse fisiche non manifestamente visibili. Tuttavia, da più di un secolo il Tai Chi Chuan è nella maggior parte dei casi praticato come disciplina per la salute ed il benessere psico-fisico. l‘agilità e l’equilibrio, e non come arte marziale. Si racconta che questi suoi effetti abbiano cominciato ad essere riconosciuti alla corte imperiale Manciù, ove il Tai Chi Chuan era stato portato da Yang Lu-chan (1799 - 1872), che era riuscito con degli stratagemmi ad impararlo dalla famiglia Chen che aveva iniziato a svilupparlo circa due secoli prima, e che fino a quel momento lo aveva mantenuto segreto con grande cura. Alcuni cortigiani, che si erano uniti alla guardia imperiale nell’imparare il Tai Chi Chuan per curiosità e non per fini marziali, ne trassero infatti visibili vantaggi per la loro forma fisica. La doppia natura del Tai Chi Chuan è anche indicata nel suo primo “testo classico”, il “Tai Chi Chuan Ching”, che la tradizione attribuisce a Cheng San-feng, leggendario monaco taoista vissuto all’epoca del nostro medioevo e ritenuto “il fondatore” di questa disciplina, ma che in realtà sembra essere stato scritto in epoca assai più recente (1). Un poscritto a questo testo dice: "Questo classico fu lasciato dal patriarca Cheng San Feng, della montagna Wu Tang. Egli desiderò che il mondo intero ottenesse la longevità, e non soltanto (la conoscenza delle) arti marziali." (1) La versione ufficiale è che Il manoscritto fu trovato “per caso” in una bottega del sale, in una data non conosciuta ma sicuramente nella seconda metà del secolo diciannovesimo, da un esponente della famiglia Wu, assai influente nella comunità del Tai Chi Chuan e che ha lasciato altri testi classici di grande importanza. Sembra che in realtà l’attribuzione del manoscritto a circa sei secoli prima di quella data sia stato un tentativo di dare al Tai Chi Chuan una tradizione antica, elemento assai importante nella cultura cinese di quei tempi. La mancanza di una storia plurisecolare cui fare riferimento - almeno in parte dovuta alla segretezza con la quale la famiglia Chen aveva per lungo tempo praticato prime forme di Tai Chi Chuan - poneva questa disciplina in una posizione di inferiorità rispetto alle arti marziali esterne, la cui origine poteva essere fatta risalire all’inizio del buddhismo in Cina, avvenuto all’incirca nel V secolo con l’arrivo del monaco Bodhidarma, e che si erano sviluppate nei secoli successivi nel monastero di Shaolin. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 3 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica Entrambe le interpretazioni del Tai Chi Chuan hanno ormai una lunga storia alle loro spalle. La sua diffusione in Cina come arte marziale fu inizialmente opera dei discendenti di Yang Lu-chan, in particolare di suo nipote Yang Chen-fu (1883 - 1936), fondatore dello stile Yang moderno che attualmente è praticato in tutto il mondo. La stessa famiglia Chen iniziò ad insegnare pubblicamente un suo stile. Nel tempo è nata una serie di altri stili che hanno sempre avuto una finalità marziale. Guardando alla storia di questa disciplina si vede chiaramente che il suo sviluppo, almeno fino agli anni ’40 del secolo scorso, è stato accompagnato e sorretto da episodi nei quali si è avuta la dimostrazione che chi ne era esperto poteva avere il sopravvento su praticanti di altre arti marziali altrettanto esperti. Ancora oggi esso è praticato in molte scuole di tutto il mondo valorizzando anche i suoi aspetti marziali e facendo attenzione alle sue possibili applicazioni come arte di autodifesa. Alcune di queste applicazioni potenzialmente pericolose come il “Chin Na” o bloccaggio delle articolazioni sono generalmente trascurate o comunque mai praticate compiutamente. D’altra parte la sua pratica come disciplina per la salute si è progressivamente diffusa, in modo particolarmente accentuato negli ultimi venti anni. Dei suoi benefici come aiuto alla prevenzione ed alla cura di numerose malattie si sono avute da molto tempo innumerevoli testimonianze. In particolare, molti dei più grandi maestri del Tai Chi Chuan lo hanno iniziato a praticare cercando un modo di curare infermità fisiche che li affliggevano e che non trovavano un completo rimedio nella medicina. Per quanto riguarda lo stile da noi adottato, particolarmente noti sono i casi dello stesso Cheng Man Ching, suo fondatore, e di Benjamin Peng Lo (Ben Lo), grande maestro che ne fu allievo ed è stato mio riferimento per molti anni, che con la pratica del Tai Chi Chuan guarirono rispettivamente dalla tubercolosi e da una forma di debolezza congenita. A questi episodi si sono aggiunti i risultati di varie ricerche scientifiche condotte negli ultimi decenni da istituzioni di grande prestigio. Inoltre chi pratica con costanza questa disciplina inizia ad avvertire abbastanza presto un accrescimento della sua agilità e del suo senso dell’equilibrio, oltre che della sua capacità di mantenere la calma in situazioni che normalmente generano reazioni emotive. 1.2 GLI ASPETTI MARZIALI POSSONO ESSERE DEL TUTTO TRASCURATI? Nella sostanza questi due aspetti - arte marziale e pratica per la salute - non hanno nulla di incompatibile e possono essere entrambi valorizzati senza conflitti. Il Tai Chi Chuan è in ogni caso un insieme di esercizi per la salute fisica e mentale anche se finalizzati agli obiettivi di un’arte marziale di autodifesa. La questione principale riguarda l’opportunità di far conoscere gli aspetti marziali di questa disciplina a chi è interessato ad approfondirne la comprensione ma, come frequentemente avviene. è indifferente se non tutto ostile alle arti marziali. Questa è una domanda che mi sono posta spesso nei miei venticinque anni di insegnamento del Tai Chi Chuan. Negli ultimi anni, in particolare negli USA, si va progressivamente diffondendo una presentazione del Tai Chi Chuan che non include le sue caratteristiche marziali ed i suoi riferimenti alle antiche scuole di pensiero da cui deriva. Un recente libro sul Tai Chi Chuan di illustre provenienza - the “Harvard Medical School Guide to Tai Chi” di Peter M. Wayne accenna soltanto marginalmente ai suoi aspetti marziali e non tratta esplicitamente della “forza interna “, che pure ha un ruolo essenziale per praticare correttamente questa disciplina e per comprenderne le caratteristiche essenziali. Soltanto una breve sezione del libro tratta dello “spingi con le mani” con il titolo “Tai Chi per due”. Di questo testo colpisce Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 4 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica anche il tempo - 12 settimane - considerato necessario per apprendere il Tai Chi Chuan, e che invece secondo i Grandi Maestri di questa disciplina ed i suoi praticanti più esperti è di gran lunga più esteso, anche se primi benefici possono essere avvertiti abbastanza presto. In realtà questo tempo è relativo all’apprendimento di protocolli semplificati, studiati come pratica terapeutica, che del Tai Chi Chuan sono soltanto parenti e che più propriamente dovrebbero essere chiamati “Chi Kung” (“Qi Gong”). Le principali ragioni per questa progressiva cancellazione degli aspetti marziali del Tai Chi Chuan e della sua storia sono due. La prima è che la sua pratica risulta più agevole e priva di complicazioni. La seconda ragione è che il numero di persone interessate ad esercizi fisici per la salute e la forma fisica è in forte crescita, mentre l’interesse per le arti marziali è confinato ad un numero relativamente ristretto di appassionati. D’altra parte è stato proprio lo sviluppo del Tai Chi Chuan come arte marziale di autodifesa non violenta e non aggressiva che lo ha reso così utile e interessante anche come pratica per la salute. Dal punto di vista pratico, l’esercizio “a solo” di base, la “forma”, simula una sequenza di azioni in risposta a quelle di un avversario ombra, e questa è la ragione per cui i movimenti del corpo sono cosi ampi e articolati. La lentezza con cui sono eseguiti è dovuta alla necessità di imparare ad eseguirli correttamente e con intensità. Gran parte dei principi applicati - ad esempio il rilassare completamente il proprio corpo e l’esserne pienamente consapevoli, l’alternare il peso del corpo tra le due gambe, il piegare le ginocchia per sviluppare la” forza interna”, il mantenere un “equilibrio centrale”, il muovere insieme tutte le parti del corpo - hanno avuto una giustificazione marziale. Non a caso nella mia esperienza di insegnante è nella loro incompleta applicazione che ho ritrovato gli errori più frequenti di chi pratica il Tai Chi Chuan, anche da anni, ignorando del tutto i suoi aspetti marziali. Comprenderne le ragioni accresce la convinzione e l’intensità con cui si esegue la “forma”, e ne risultano accentuati i benefici per la salute e la forma fisica e mentale che ne derivano. La rilevanza degli aspetti marziali del Tai Chi Chuan risulta ancora più evidente nel suo secondo esercizio fondamentale, lo “spingi con le mani”, costituito da incontri a due nei quali ciascuno dei due partner cerca di fare perdere all’altro l’equilibrio esercitando azioni di difesa e di attacco (2). L’esercizio deve essere eseguito con spirito amichevole e nel rispetto di un insieme di regole che lo rendono un gioco sportivo piacevole e praticabile da tutti. Nonostante che in esso sia applicabile soltanto un numero limitato delle posture della forma, nella sua esecuzione si viene a determinare una grande varietà di situazioni che richiedono comportamenti diversi. La lentezza con la quale sono eseguite le posizioni della “forma” è in questo caso sostituita da una velocità di esecuzione non inferiore a quella delle azioni del partner. In questo esercizio sono direttamente applicati i principi della “forma” insieme a quelli derivati da una parte importante dell’antica cultura cinese, principalmente la saggezza espressa da “I Ching” o Libro dei Mutamenti e il primo pensiero Taoista, in particolare l’ascolto e la interpretazione degli stimoli che ci provengono dall’esterno senza aggressività o paure, e il non opporsi agli attacchi cercando invece di guidarli per trarne vantaggio. Questi principi riguardano in generale le nostre relazioni con gli altri in situazioni di potenziale o manifesto conflitto. (2) La volontà di aiutarsi a vicenda nello sperimentare l’applicazione dei principi di questo esercizio dovrebbe accomunare entrambi i praticanti che formano la coppia che lo esegue. E’ stato fatto notare che questa tipo di relazione porta a sostituire la notazione di “avversario” con quella di “partner”. Tuttavia nel seguito, per chiarezza, è frequentemente impiegato il termine “avversario”. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 5 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica L’esercitarsi nella applicazione di questi principi non soltanto contribuisce all’accrescimento della agilità e del senso dell’equilibrio, ma insegna anche ad avere relazioni interpersonali più efficaci riducendo gli stress che frequentemente le accompagnano. Il Tai Chi Chuan è dunque nella sua sostanza un’arte marziale anche se del tutto atipica. Il suo obiettivo è quello di difendersi e la sua strategia di base consiste nell’avere con l’’avversario rapporti armonici senza violente opposizioni. Il suo carattere concettualmente “pacifico”, che è stato anche oggetto di saggi sulla storia della filosofia orientale, dovrebbe aiutare a rimuovere le difficoltà di chi si sente estraneo alle arti marziali. In conclusione, si ritiene che chi vuole comprendere il Tai Chi Chuan e praticarlo con intensità e con profitto, anche se ne non vuole esercitarsi nelle sue applicazioni marziali, debba cercare di averne una visione d’insieme che ne includa tutti gli aspetti essenziali, evitando eccessive semplificazioni che lo snaturano e lo “indeboliscono”. Questo è il messaggio lasciato da Cheng Man Ching, persona di grande cultura e di particolare mitezza, che nel suo insegnamento diede grande rilevanza agli aspetti marziali del Tai Chi Chuan, anche se sempre praticati in modo piacevole ed evitando ogni conflitto personale. 2 PERCHÈ E COME PRATICARE IL TAI CHI CHUAN 2.1 I “BENEFICI” DEL TAI CHI CHUAN Il Tai Chi Chuan se propriamente praticato è un esercizio piacevole, ma è anche utile. Nella mia esperienza di più di venticinque anni di insegnamento numerosi miei studenti mi hanno riferito di vari benefici che hanno ottenuto con una pratica sistematica del Tai Chi Chuan. Esaminare sia pure brevemente i principi del Tai Chi Chuan porta subito a riconoscere i cambiamenti sostanziali che esso comporta rispetto ai nostri comportamenti abituali. Generalmente, abbiamo tensioni fisiche e mentali, assumiamo posture non corrette, e non controlliamo i movimenti delle varie parti del nostro corpo completamente, o con sufficiente rapidità. La nostra abilità di “ascoltare” e di interpretare gli altri è assai limitata da paure e da aggressività, e le nostre reazioni istintive ci portano a reagire scompostamente, evitando ogni contatto od opponendoci frontalmente. Chi pratica il Tai Chi Chuan impara a controllare mentalmente i movimenti di tutte le parti del suo corpo ed a mantenere una postura corretta. Nella pratica della “forma” le articolazioni sono esercitate senza sollecitazioni eccessive e non sono richiesti sforzi aerobici. Si sente presto di avere una nuova consapevolezza ed un maggior controllo del proprio corpo, e dopo alcuni mesi di pratica attenta si possono avere primi benefici per quanto riguarda agilità, equilibrio e prontezza di riflessi. Come si è già indicato, anche le nostre capacità di relazione con gli altri possono migliorare. Poiché è un’arte marziale di autodifesa non violenta, il Tai Chi Chuan include infatti un addestramento ad avere relazioni equilibrate e flessibili con gli altri, potenziando le capacità di ascolto e di controllo delle reazioni emotive. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 6 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica Il Tai Chi Chuan ha inoltre un ruolo del tutto particolare e di grande rilevanza per quanto riguarda i benefici per la salute che possono derivare da una sua pratica costante. Anche chi non crede alle conseguenze di una migliore circolazione della energia interna ”ch’i” (“qi”), elemento cardine della medicina tradizionale cinese poiché ne nega l’esistenza, non può non constatare che i principi di esecuzione della “forma” respirazione addominale profonda e lenta, grande varietà di posture prive di rigidità e di tensioni, movimenti armonici e controllati dalla mente di tutte le parti del corpo con sollecitazioni moderate sul nostro sistema osseo e le sue articolazioni - portino dei benefici alla salute del nostro corpo, e che la calma che la loro applicazione induce sia un modo efficace di proteggerci dagli stress. Questa valutazione ha comunque una sua evidenza “statistica”. Le testimonianze dei benefici del Tai Chi Chuan da parte dei suoi praticanti sono innumerevoli. Si è già ricordato in queste note che alcuni dei suoi grandi Maestri si sono avvicinati a questa disciplina per motivi di salute e ne hanno tratto grandi benefici. A partire dai primi anni ’90 questa sua fama ha fatto sì che numerose organizzazioni cliniche di tutto il mondo se ne occupassero. Varie ricerche hanno confermato il suo ruolo come esercizio per la salute ed il benessere psico-fisico. Sono stati sperimentalmente rilevati effetti benefici sul sistema respiratorio, sul sistema immunitario, sul nostro apparato osseo e sulla difesa dalle malattie artritiche, e sulle capacità di equilibrio (3). Va infine notato che il Tai Chi Chuan rappresenta una finestra dalla quale è possibile affacciarsi ad una parte importante dell’antica civiltà cinese, per la quale la cultura occidentale ha avuto un crescente interesse, e che è in gran parte di assoluta modernità. Per chi ha qualche conoscenza de “I Ching” e degli scritti del primo Taoismo, è immediato rilevare i legami profondi del Tai Chi Chuan con quella cultura (4). Chi è dunque potenzialmente interessato al Tai Chi Chuan? In linea di principio tutti quelli che cercano di acquisire agilità e forma fisica, e di mantenere o migliorare la propria salute, praticando una disciplina piacevole e non violenta, che stimola le loro capacità mentali ed amplia le loro conoscenze. I più giovani possono migliorare la propria agilità e senso dell’equilibrio anche come preparazione alla pratica di altri sport, in particolare lo sci, il nuoto, il tennis. I più anziani trovano un modo piacevole ed interessante per ridurre gli effetti dell’invecchiamento. Casi particolari riguardano appassionati di arti marziali e persone, come attori di teatro e manager, che cercano anche di migliorare il proprio autocontrollo, potenziando al contempo l’abilità di integrarsi efficacemente con l’ambiente in cui operano. Infine, soprattutto negli Stati Uniti, si va diffondendo l’adozione di forme semplificate di Tai Chi Chuan come sostegno alla cura di varie malattie croniche, come il morbo di Parkinson. (3) Si veda a questo riguardo la raccolta di note con il titolo “Effetti del Tai Chi Chuan” (www.centrotaichichuan.it/files/documenti/effetti_del_tai_chi_chuan.pdf) cui si può accedere anche dalla pagina “Approfondimenti - per saperne di più” del sito www.centrotaichichuan.it. Per maggiori indicazioni su questo argomento si veda la pagina “Medical Research”del sito “World Tai Chi &Qigong Day’s” (www.worldtaichiday.org/WTCQDHlthBenft.html) (4) Per una prima introduzione alle relazioni tra Taoismo e Tai Chi Chuan si veda la nota “Taoismo e Tai Chi Chuan” cui si può anche accedere dalla pagina “Il Tai Chi Chuan e noi” del sito www.centrotaichichuan.it . Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 7 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica 2.2 COME PRATICARE IL TAI CHI CHUAN Frequentemente chi si avvina al Tai Chi Chuan è alla ricerca di un esercizio fisicamente poco impegnativo. Questa sua convinzione deriva dall’averlo visto praticare con movimenti lenti e senza apparenti sforzi fisici, o dall’averne sentito parlare in questo senso da altri. In qualche caso esiste anche una sorta di curiosità per una disciplina che viene da un paese lontano. Già alle prime lezioni nascono delle difficoltà. Frequentemente si scopre che il proprio corpo non è così pronto come si pensava ad eseguire certi movimenti indicati dal Maestro. La ricerca della precisione con cui debbono essere eseguiti i movimenti è stancante e non sembra dare premi immediati. Chi è ostile per principio alle arti marziali ed è contrario a qualsiasi contatto fisico con un estraneo, in particolare le donne, sentendo che il Tai Chi Chuan lo è seppure in modo atipico, prova una specie di repulsione. Al contrario, chi cerca proprio un’arte marziale non riesce a capire quale sia il significato e l’utilità di movimenti così lenti ed apparentemente inutili se non come esercizio fisico per la salute. Fortunatamente nella maggior parte dei casi si riesce a superare questo primo impatto con l’intervento di chi conduce la lezione e che deve essere in grado di dare delle spiegazioni il più convincenti possibile. In realtà, l’apprendimento del Tai Chi Chuan è un percorso che dà primi risultati ragionevolmente presto, ma che richiede tempo, perseveranza ed attenzione per essere portato avanti. Dopo il primo impatto, la principale difficoltà che si pone ad un principiante è la memorizzazione della “forma”. Questo è una fase critica, durante il quale è bene iniziare un’abitudine che non si dovrebbe lasciare mai, e cioè quella di esercitarsi frequentemente da soli per almeno dieci - quindici minuti. La “forma” può essere eseguita in piccoli spazi e non ha bisogno di particolari attrezzature. Una mia allieva che viaggia molto mi ha detto: “il Tai Chi è bello anche perché lo si può portare con sé, “in valigia”, dovunque si vada”. Se si supera questo primo scoglio, può iniziare un periodo di correzioni e di miglioramenti progressivi, avendo come obiettivo principale l’applicazione corretta dei principi e la formazione della forza “interna”. Le posture che la compongono sono regolate dalla applicazione congiunta di vari principi, e questo determina difficoltà significative nell’eseguirle correttamente. Si ammette perciò che il livello di esecuzione della forma migliori progressivamente nel tempo, senza che per questo siano negate soddisfazioni e benefici nelle parti iniziali di questo processo di apprendimento, che è a suo modo un viaggio alla ricerca di noi stessi e della valorizzazione delle nostre capacità fisiche e mentali. Persone esperte di Tai Chi Chuan che osservano un gruppo di principianti eseguire la “forma”, notano frequentemente il persistere di alcuni errori di base, come: il mantenere tensioni ed irrigidimenti del corpo, in particolare del bacino e delle spalle; il non applicare compiutamente o tempestivamente il peso tra le due parti del corpo (“errore del doppio peso”); il muovere le braccia e le mani indipendentemente dalle altre parti del corpo; l’eseguire i movimenti senza concentrazione ed energia; l’assumere posture non corrette. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 8 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica Uno stimolo efficace e sufficiente per ottenere miglioramenti significativi è l’accettare la sfida con sé stessi, con un impegno mentale e fisico che dipende dall'intensità con cui si pratica. L’intervento di un Maestro nel quale si ha fiducia è essenziale. Un indice di qualità di una scuola moderna di Tai Chi Chuan è costituito dall’attenzione che il Maestro dà alle “correzioni”. Il processo di miglioramento personale non finirà praticamente mai, e darà grandi e continue soddisfazioni a chi lo persegue con tenacia. È estremamente importante che l’atmosfera della scuola non sia competitiva, e che ognuno possa seguire la sua strada liberamente anche se con impegno. Almeno questa è la mia esperienza personale. Io ho cominciato ad avvertire che stavo realmente applicando i principi del Tai Chi Chuan soltanto dopo un non breve periodo di pratica attenta. Cosa mi ha sorretta in questo percorso? Il piacere di praticare, l’ottenere benefici crescenti, la sensazione di poter fare grandi progressi, ed il riconoscere le capacità del mio maestro di allora, con un sano spirito di emulazione. Ancora adesso, dopo tanti anni, ho l’opportunità di migliorare qualcuna delle mie posture o di comprenderla meglio. Alla pratica della “forma a mani nude” sono generalmente associati vari esercizi complementari che hanno l’obiettivo di concentrare l’attenzione su specifici “principi” facendoli applicare nel modo più semplice possibile. Una volta appresa sufficientemente la “forma”, si può passare ad eseguire in parallelo esercizi di “spingi con le mani”, costituiti da incontri con un “partner” che hanno le limitazioni necessarie per ridurne i rischi a livelli non superiori a quelli di ogni altra attività fisica. Il modo consueto di praticare lo “spingi con le mani” è quello di considerarlo un esercizio di apprendimento condiviso, nel quale le due persone che si esercitano insieme si aiutano l’una con l’altra anche se mettendosi reciprocamente alla prova. “Forma” e “spingi con le mani” si completano e si rinforzano a vicenda. La sua pratica agonistica è limitata a chi partecipa a competizioni sportive. Il passaggio allo “spingi con le mani” non è obbligatorio; molti praticanti di Tai Chi Chuan non lo fanno mai, senza grandi rimpianti. Eppure questo esercizio è un passo decisivo per applicare compiutamente i principi del Tai Chi Chuan, poiché mostra con evidenza l’eventuale presenza della paura di perdere, dell’opporsi agli attacchi dell’avversario invece che di cedere per poi attaccare, della lentezza nei cambiamenti e di insufficienti flussi energetici. Il rifiuto di praticare questo esercizio è frequentemente segno di rigidità mentale ed intolleranza o di una sensazione di insicurezza che porta a rinchiudersi in sé stessi. Per aiutare a superare queste limitazioni è d’uso praticare esercizi preparatori nei quali contatti leggerissimi tra le persone aiutano a sviluppare la loro sensibilità nell’ascolto degli altri e la loro disponibilità ad imparare insieme. Passi successivi possono includere la pratica con le armi, in particolare con la spada. Ogni stadio del processo di approfondimento del Tai Chi Chuan ha i sui specifici problemi. Le raccomandazioni che continuo a dare ai miei allievi sono le seguenti. Per i principianti. Siate pazienti e perseveranti senza lasciarvi scoraggiare dalle difficoltà. Non cercate di acquisire rapidamente troppe informazioni, che produrrebbero soltanto confusione. Seguite gli insegnamenti del vostro insegnante ed applicateli con cura, anche per la parte che vi sembra scontata o comunque più semplice. Per chi ha raggiunto uno stadio intermedio. Non correte, cercate di fare le cose bene. Non perdete l’occasione di frequentare anche corsi per principianti. Dovete essere sempre pronti a rivedere con occhi nuovi quello che già credete di conoscere. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 9 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica Per i praticanti che hanno raggiunto uno stadio avanzato. È frequente la tendenza ad aumentare il numero di esercizi che si sanno fare. Non è vero che più esercizi e forme di Tai chi Chuan si conoscono, meglio è. Chi pratica dovrebbe invece comprendere compiutamente ed applicare bene tutti i principi del Tai Chi Chuan, impresa non facile che richiede lungo tempo. È raccomandata una attenzione costante per evitare che con il tempo si introducano sistematicamente nella pratica errori involontari. In conclusione, il Tai Chi Chuan può essere praticato a diversi livelli, e da persone di tutte le età, purché senza seri problemi fisici che possano rendere dannosi gli esercizi o impedirne l’esecuzione. I livelli raggiunti dipenderanno da vari fattori, tra i quali particolarmente critici sono la costanza nell’esercitarsi, l’attenzione a praticare correttamente, ed il seguire gli insegnamenti del proprio Maestro. Anche chi per vari motivi non raggiungerà un livello elevato, potrà ottenere sensibili benefici e trascorrere parte del suo tempo in una atmosfera al contempo rilassata e stimolante. Chi poi si dedicherà anche allo “spingi con le mani”, pur se non a livello agonistico, vi troverà elementi di apprendimento, di gioco e di sport. 2.3 QUELLO CHE IL TAI CHI CHUAN NON È Il Tai Chi Chuan è di antica origine cinese, ma non è una “cineseria”. lì suo vero valore è da ritrovare nel nostro mondo, ed ogni esotismo che si accompagna alla sua pratica ne può tradire il vero significato, che è universale. Non è una danza coreografica, eseguita con grazia. La “forma” simula un combattimento con un avversario, e la sua esecuzione richiede flussi energetici rilevanti. Nello “spingi con le mani” si svolgono incontri con una persona che cerca di batterci, anche se gli aspetti di apprendimento e di gioco prevalgono su quello agonistico, e se si devono rispettare una serie di regole per evitare pericoli di danni fisici. Non è un esercizio adatto soltanto alle persone anziane. Il Tai Chi Chuan può essere praticato a tutte le età, ma, a certi livelli, una sua pratica corretta rappresenta un impegno fisico e mentale significativo. Per i giovani è un utile strumento di sviluppo personale ed un aiuto alla pratica di discipline sportive. Non è un esercizio che si finisce di imparare in breve tempo. Il processo di apprendimento richiede tenacia e perseveranza, anche se primi benefici possono essere ottenuti con alcuni mesi di pratica attenta. Non è un esercizio da praticare soltanto in modo isolato. La esecuzione quotidiana da soli della “forma” o di sue parti è necessaria, ma sono anche richiesti periodici esercizi collettivi con la guida di un maestro. La frequente esecuzione di esercizi di “spingi con le mani” con partner diversi è necessaria per raggiungere e conservare un buon livello di apprendimento. Non è una scuola di pensiero o un’ideologia, ma una disciplina fisica e mentale. Lo studio dei principi culturali cui si ispira, in particolare quelli del primo Taoismo, è opportuno, ma non deve sostituire la pratica e non deve prendere il sopravvento. Gli obiettivi per i quali il Tai Chi Chuan è stato sviluppato e deve essere praticato non hanno carattere estetico o meditativo ma sono utilitaristici. La visione della realtà che ne è alla base riguarda la parte vitale della natura. La sua pratica può perciò farci avere Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 10 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica esperienze più naturali e più “piene” di quelle che ci riserva la nostra vita quotidiana. Questa è però una sua conseguenza, non una sua finalità primaria, e per apprezzarla è necessario comprendere i principi di questa disciplina, senza limitarsi ai suoi aspetti esteriori. Non è un modo di affermare il proprio ego. Molti dei cosiddetti “maestri” di Tai Chi Chuan diventano vittime di complessi di superiorità ed assumono un atteggiamento pomposo e sacerdotale che oltre ad essere di cattivo gusto è del tutto fuori luogo. Ricordo sempre con rimpianto la semplicità e la cordialità dei grandi Maestri che ho avuto la fortuna di incontrare nel mio cammino, Ben Lo e William C.C. Chen. Inoltre, accade che alcuni, dopo aver praticato per pochi anni, acquisiscano una sensazione di superiorità che li porta a credere di avere appreso tutto e di non dover più fare costante riferimento all’insegnamento del loro Maestro. In realtà il processo di apprendimento del Tai Chi Chuan è praticamente senza fine per tutti, ed una virtù essenziale è l’umiltà. Infine, un’osservazione sui significati del Tai Chi Chuan come applicazione di scuole di pensiero che hanno avuto anche rilevanza sociale. Nello scrivere queste note non ho avuto l’intenzione di proporre il Tai Chi Chuan come esempio di un modello di comportamento cui fare sempre riferimento. Esso porta certamente con sé una indicazione di carattere generale sul comportamento più “utile” dal punto di vista individuale, che è opportuno tenere ben presente e praticare coscientemente in molte circostanze. Esistono tuttavia situazioni e finalità che richiedono o giustificano altri tipi di comportamento. Trattare di questo argomento non è un obbiettivo di questa presentazione. 3 LE “STRATEGIE” DEL TAI CHI CHUAN 3.1 LE RAGIONI CHE CONDUCONO ALLA IDENTIFICAZIONE DI “STRATEGIE” Nello corso dello sviluppo del Tai Chi Chuan sono stati definiti “principi” o “punti essenziali” che debbono essere applicati nella pratica e che hanno avuto varie formulazioni, più o meno esaurienti e dettagliate. Questi principi sono frequentemente formulati in modo soltanto prescrittivo - ad esempio “tenere la testa eretta come appesa a un filo”, “separare il sostanziale dall’insostanziale”, “non muovere le parti del corpo indipendentemente l’una dall’altra”, “piegare almeno leggermente le ginocchia”, e così via - e non sono tra loro coerenti perché riguardano aspetti di diverso livello di dettaglio. Si è ritenuto opportuno ricostruire esplicitamente in queste note le ragioni che hanno portato alla loro definizione, in breve, il loro “perché”. Queste ragioni sono state chiamate “strategie”, dato che rappresentano i metodi adottati dal Tai Chi Chuan per raggiungere gli obiettivi assai ambiziosi che nel tempo gli sono stati assegnati e che possono essere così ricordati: “insegnare al debole (non dotato di grande potenza muscolare) come possa vincere il forte”. “aiutare ad ottenere calma e serenità nelle relazioni interpersonali, a migliorare la salute e ad essere in buona forma, mentale e fisica.” L’analisi eseguita ha portato ad identificare le seguenti “strategie”. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 11 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica 1. Accrescere la vitalità della mente e del corpo 2. Ricercare calma e consapevolezza 3. Mantenere il corpo rilassato nei movimenti 4. Acquisire agilità e stabilità 5. Impiegare l’elasticità del corpo 6. Utilizzare ai propri fini i cambiamenti degli altri 7. Guidare il corpo con la mente La ragione per cui queste strategie sono state tenute distinte è che ciascuna di esse ha sue finalità specifiche, pur se sono tra loro interdipendenti. Ad esempio la strategia #1 “Accrescere la vitalità della mente e del corpo” è di per sé utile ma è anche un prerequisito di tutte le altre. Il merito del Tai Chi Chuan è quello di realizzarle nel loro insieme per affrontare la sfida rappresentata dai suoi obiettivi più ampi che sono stati prima indicati. Nel seguito queste strategie sono brevemente descritte e per ciascuna di esse sono identificati i “principi” che ne costituiscono l’espressione pratica. Sono anche citati esempi delle “regole di esecuzione” che rappresentano le modalità di dettaglio con cui questi principi debbono essere applicati. Ad esempio, come si vedrà più avanti, “Tenere la testa eretta come appesa a un filo” è una delle regole da seguire per applicare il principio “Rilassare il corpo” che corrisponde alla strategia “Accrescere la vitalità della mente e del corpo”. Per semplicità i riferimenti alle antiche scuole di pensiero in cui il Tai Chi Chuan ha le sue radici sono stati tenuti al minimo indispensabile e saranno oggetto di trattazione più dettagliata in altra sede. Un quadro riassuntivo delle strategie e dei principi corrispondenti è riportato nella pagina seguente ed è anche richiamabile dalla pagina “Approfondimenti - Per saperne di più” del nostro sito (www.centrotaichichuan.it/files/documenti/STRATEGIE.pdf). Dalla osservazione d’insieme di questa mappa di “strategie” e di “principi” si riconosce che essa può avere un valore di orientamento sistematico ai fini conoscitivi che è l’obiettivo di queste note, ma è e troppo estesa per costituire una guida efficace alle esercitazioni pratiche. È bene che ciascuno rifletta su questi argomenti e in ogni fase del suo processo di apprendimento determini con l’aiuto del suo maestro la propria “scaletta” ridotta di principi che meglio risponde alle sue specifiche esigenze. Un’alternativa è costituita dalla scelta di quella delle enunciazioni lasciate dai grandi maestri che meglio corrisponde ai propri convincimenti (5). Un esempio particolarmente adatto ai principianti è costituito dai cinque principi enunciati da Benjamin Peng Lo (Ben Lo) che io considero il mio caposcuola: 1) “rilassare l’intero corpo (il più difficile)”; 2) “separare Yin (leggero, insostanziale) da Yang (pesante, sostanziale”); 3) “ruotare il corpo intorno alla vita”; 4) “mantenere il corpo in posizione verticale”; 5) “mantenere la bella mano della donna”. Questi principi possono essere ritrovati nelle note seguenti come casi particolari di un insieme più ampio. (5) Una guida ai “principi” formulati dai grandi maestri sarà presto disponibile sul nostro sito. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 12 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica Le “strategie” 1 Accrescere la vitalità della mente e del corpo. E’ necessario avere mente e corpo vitali e reattivi per interpretare i segnali che vengono dal nostro corpo e dall’esterno, e per reagire con lucidità e prontezza di riflessi a questi segnali. 2 Ricercare calma e consapevolezza. L’ascolto del proprio corpo e quello degli altri per interpretarne i loro comportamenti senza aggressività o “chiusure” permettono autocontrollo ed efficaci relazioni interpersonali. 3 Nel movimento mantenere il corpo rilassato con cambiamenti fluidi e continui. È necessario evitare interruzioni dei flussi energetici e rispondere in ogni momento con prontezza a stimoli esterni. 4 Acquisire agilità e stabilità. La capacità di muoversi con agilità in spazi piccoli mantenendo un equilibrio stabile è essenziale per un’arte marziale di autodifesa e per la vita quotidiana. Come realizzarle Migliorare l’efficacia della respirazione. Eliminare rigidità fisiche e turbative della mente che ostacolano la libera circolazione dei fluidi vitali e limitano la nostra sensibilità e la nostra libertà di cambiamento. Concentrare la propria attenzione su quello che la mente può percepire nel momento presente (il proprio corpo, l’ambiente). Mantenere le parti del corpo prive di tensioni e tra loro collegate. Conservare continuità di intenti e di azione senza pause o brusche variazioni anche nel corso di una serie veloce di cambiamenti. Applicare le tecniche necessarie per ruotare il corpo con agilità e per fare dei passi mantenendo il baricentro sulla verticale che passa per il piede di appoggio. 5 Impiegare l’elasticità del corpo. Anche chi ha corporatura fisica minuta può disporre di una energia meccanica intensa anche se di brevissima durata se impiega l’elasticità del corpo. Piegare e raddrizzare le ginocchia (come quando si salta) per trasformare in “forza interna” la forza di gravità e l’energia dell’avversario che si è stati costretti ad assorbire. 6 Utilizzare ai propri fini i cambiamenti degli altri. L’impiego più efficace delle nostre risorse consiste nel non opporsi con violenza agli attacchi degli altri e nello intervenire attivamente soltanto quando siamo in vantaggio. 7 Guidare il corpo con la mente. I movimenti di tutte le parti del corpo debbono seguire regole assai precise. Questo richiede il continuo intervento di una volontà razionale che con la pratica deve diventare istinto. Imparare a non opporsi rigidamente agli attacchi degli altri ed a metterli in condizioni di inferiorità esercitando la propria forza nei loro confronti appena queste condizioni si realizzano. Guidare e controllare i movimenti di tutte le parti del corpo, imparare ad eseguire correttamente ed intensamente la “forma”, praticare con concentrazione e con continuità. I “principi” 1.1 Respirare finemente e profondamente. 1.2 Rilassare il corpo. 1.3 Attivare lo “spirito” 2.1 “Ascoltare” il proprio corpo 2.2 “Ascoltare” ed interpretare i cambiamenti degli altri 3.1 Muovere insieme tutte le parti del corpo. 3.2 Iniziare i movimenti con i muscoli della parte centrale del corpo. 3.3 Evitare interruzioni e discontinuità 4.1 Separare il sostanziale dall’insostanziale 4.2 Mantenere l’equilibrio centrale 4.3 Radicare il piede di appoggio sul terreno 5.1 Piegare la gamba “sostanziale” 5.2 Attivare con la mente il flusso di forza interna 5.3 Utilizzare l’energia dell’avversario (quando non è possibile evitarla) 6.1 Seguire l’avversario dimenticando se stessi 6.2 Neutralizzare gli attacchi 6.3 Impiegare la “forza interna” come appropriato 6.4 Agire al tempo giusto 7.1 Guidare con la mente i flussi di energia 7.2 Applicare le regole di esecuzione. 7.3 Scegliere l’azione più opportuna “Strategie” e “principi” del Tai Chi Chuan - un quadro riassuntivo Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 13 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica È interessante notare un commento di Ben Lo ai suoi stessi cinque principi (6). “Se non puoi seguirne cinque, allora seguine quattro. Certamente è meglio seguirne quattro che tre. Ma questo non va ancora bene. È bene seguirli tutti e cinque”. Le strategie prima indicate sono concettualmente indipendenti sia dallo stile sia dal tipo di esercizio, anche se alcune di esse - in particolare “Utilizzare ai propri fini i cambiamenti degli altri” e “Impiegare l’elasticità del corpo” - possono trovare compiuta applicazione soltanto nello “spingi con le mani” e nelle applicazioni marziali. La loro interpretazione da parte di grandi maestri del passato ha generato stili diversi, in particolare per quanto riguarda le “forme”. Questo è stato dovuto sia alla libertà di scegliere le posture tra quelle possibili e di definirne in vario modo la sequenza, sia al peso relativo che ciascuno di loro ha dato alle loro espressioni marziali. Ad esempio, la “forma” dello stile Yang è molto più fluida e continua, meno visibilmente marziale, di quella dello stile Chen. A sua volta, Cheng Man Ching, che ha preso come riferimento lo stile Yang modificandolo sotto vari aspetti, ha sviluppato il suo stile dando ancora più peso alle caratteristiche “interne”. 3.2 STRATEGIA #1 - “ACCRESCERE LA VITALITÀ DELLA MENTE E DEL CORPO” 1 Accrescere la vitalità della mente e del corpo 2 Ricercare calma e consapevolezza 3 Mantenere il corpo rilassato nei movimenti 4 Acquisire agilità e stabilità Per vitalità della mente e del corpo - in generale segno di una buona salute - qui si intende la capacità di percepire segnali anche se deboli che provengono dal nostro corpo e dall’esterno, e di reagire ad essi con prontezza e con il totale controllo dei nostri comportamenti. Questa condizione, rilevante in tutte le attività sportive ed anche nella vita quotidiana, assume una particolare importanza nel Tai Chi Chuan, che fa sistematico affidamento su di essa come risorsa fondamentale per raggiungere i suoi fini marziali. Il suo esercizio di base - la “forma” - ha perciò come uno dei suoi obiettivi quello di aumentare il più possibile il livello di queste capacità. Nella medicina tradizionale cinese, cui il Tai Chi Chuan fa diretto riferimento, i fattori essenziali per il buon funzionamento delle nostre risorse fisiche e mentali sono i flussi del sangue arricchito di ossigeno con la respirazione e della energia 6 Utilizzare i interna o soffio vitale “ch’i” (“qi”), che con il sangue ha una cambiamenti degli altri relazione reciproca. Ai nostri fini il “ch’i” del corpo umano può essere assimilato anche se in modo grossolano ai flussi di 7 Guidare il corpo con la natura elettrica governati dal sistema nervoso che non è mente riconosciuto dalla medicina tradizionale. Per avere mente e corpo vitali questi flussi devono essere intensi e bilanciati, liberi di pervadere senza impedimenti tutte le parti del nostro corpo. Una libera circolazione degli impulsi nervosi permette anche un migliore controllo mentale delle parti del corpo (vedi 3.8 “Guidare il corpo con la mente”). 5 impiegare l’elasticità del corpo (6) da una intervista riportata nel 2001 da David Chen (vedi http://www.wuweitaichi.com/articles/Benjamin_Lo_Five_Basics.htm ). Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 14 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica Il primo “principio” associato a queste considerazioni è “Respirare profondamente e finemente”. Nel modo abituale di respirare l’aria “nuova” introdotta nel nostro corpo si limita a pervadere soltanto la parte più alta dei nostri polmoni, limitando i suoi effetti benefici sui nostri sistemi fisiologici, e l’aria “vecchia” ricca di anidride carbonica vi permane a lungo, riducendo l’eliminazione dei prodotti del metabolismo delle cellule che è compito della respirazione. Per aumentare il volume dell’aria inspirata ed espirata le pratiche orientali insegnano ad utilizzare il diaframma e a non tendere il torace nel ciclo della respirazione (respirazione “profonda”). Oltre ad una più completa espulsione dell’aria “vecchia”, una respirazione lenta e profonda con l’intervento del diaframma ha effetti positivi dovuti ad una maggiore ossigenazione del nostro organismo, in particolare degli organi interni, che ne risultano “massaggiati”. L’intensità dei flussi del sangue ossigenato e dell’energia interna “ch’i” dipendono direttamente dall’efficacia di questi processi. Le ossa di chi ha praticato a lungo il Tai Chi Chuan diventano estremamente forti e resistenti, tanto che questa disciplina è considerata essere di molto aiuto alla prevenzione dell’osteoporosi. Come prova di questo, Cheng Man-ching riporta il peso straordinario delle braccia del suo maestro, Yang Chen-fu, e delle sue stesse braccia, anche se aggiunge “io non ho raggiunto il livello del mio maestro”. Questo sembra essere l’effetto di una migliore irrorazione di sangue ossigenato di uno strato del periostio, la membrana che avvolge le ossa che continuano a nutrirsi nel tempo. L’intervento del diaframma porta anche ad assumere una postura più corretta. Si è inoltre riconosciuto che alla respirazione profonda si accompagna naturalmente una riduzione degli stress, che a sua volta aiuta l’intensità della respirazione, ed una maggiore lucidità mentale. La respirazione profonda può essere eseguita con diverse modalità. Nella respirazione “naturale” o “buddhista”. il diaframma si abbassa e l’addome si espande quando si inspira. Nella espirazione, che deve essere il più completa possibile per cacciar via l’aria “vecchia”, Il diaframma si alza e l’addome si contrae. Questa modalità di respirazione è utilizzata anche dalla medicina occidentale nelle terapie di riabilitazione, in particolare dopo severi interventi chirurgici al torace. Una forma di respirazione alternativa ritenuta più efficace è quella detta “inversa”, o anche “taoista” o “pre-natale”, perché ricorda il modo di respirare del feto nel grembo della madre tramite il cordone ombelicale: l’addome si contrae nell’inspirazione, e si espande nella espirazione, Questo tipo di respirazione è più difficile da controllare, ed in alcuni casi può portare ad inconvenienti attribuibili ad un livello troppo basso di concentrazione dell’anidride carbonica nel sangue che porta ad un aumento del suo livello di acidità o “pH”. È importante notare come non sia necessario sforzarsi di eseguire con continuità una respirazione profonda. Sembra infatti che il praticarla per qualche tempo come esercizio volontario abbia effetti per almeno 24 ore sul modo con cui respiriamo “normalmente”, cioè in modo istintivo. Questi effetti dipendono ovviamente dalla durata e dall’intensità dell’esercizio. Nel Tai Chi Chuan la respirazione richiesta dalla tradizione è quella “pre-natale”. Personalmente è questa la respirazione che pratico del Tai Chi Chuan e nel Chi Kung, e che insegno ai miei allievi più avanzati. In pratica si ammette che la respirazione sia quella “naturale”. Nella “forma” la respirazione profonda deve essere praticata con cura nell’assumere la posizione iniziale (“Preparazione”). Nella prosecuzione dell’esercizio i cicli di respirazione si accompagnano naturalmente ai cambiamenti di postura. Salvo casi particolari, la regola generale è che quando le braccia si alzano o si allontanano dal corpo (“aperture”) si inspira. Questo corrisponde alle fasi di “risveglio” o di difesa nelle quali si raccoglie energia. Nei cambiamenti di postura di tipo opposto, o “collassi” Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 15 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica (“chiusure”), subito dopo che l’energia associata alla forza interna è impiegata confronti dell’avversario o è altrimenti dissipata, si espira. Quando è possibile senza sforzi particolari la respirazione dovrebbe essere lenta e profonda. In certe transizioni tra posture successive è però necessario eseguire dei respiri veloci. È comunque necessario evitare momenti di apnea. In ogni stile il ciclo corretto della respirazione in relazione ai movimenti del corpo è definibile per ogni postura della forma. Tuttavia, il consiglio di molti Grandi Maestri è quello di non cercare di badare alle regole di respirazione almeno nelle fasi iniziali di apprendimento, lasciando fare al proprio istinto. L’importante è cercare di respirare quando è possibile profondamente e “finemente” senza cioè forzare la respirazione. Di aiuto può essere “sentire” l’aria inspirata che pervade i nostri polmoni ed immaginare che giunga anche in parti del corpo che fisicamente non può raggiungere. Il secondo principio corrispondente a questa strategia è “Rilassare il corpo”. L’obiettivo è quello di applicare regole generali di postura che facciano circolare liberamente nel corpo i fluidi vitali che sono stati rinforzati con l’applicazione del primo principio, eliminando ogni strozzatura o impedimento fisico che possono trovare sul loro cammino e che può essere evitato. Un’analoga esigenza riguarda il flusso di “forza interna” (vedi 3.6 “Impiegare l’elasticità del corpo”). Le articolazioni debbono essere “aperte” e debbono essere evitate indebite tensioni muscolari che creerebbero concentrazioni locali del sangue e dell’energia interna “ch’i”. Il torace deve essere leggermente incavato, postura che provoca naturalmente un leggero tendere in fuori della schiena; la spina dorsale deve essere tenuta verticale mantenendo le sue curve naturali; la testa deve essere tenuta eretta, come sospesa ad un filo (non si dimentichi che il cervello è la parte del corpo che consuma una gran parte dell’ossigeno assorbito con la respirazione). Le spalle debbono essere rilassate, le braccia mai troppo estese e mai alzate al di sopra delle spalle, i gomiti abbassati. La parte centrale del corpo deve essere rilassata con il coccige allineato con la spina dorsale. Alcuni stili di Tai chi Chuan indicano regole addizionali. Per esempio, nello stile di Cheng Man Ch’ing la mano deve normalmente avere una postura detta “della bella donna”: dorso della mano allineato al polso ed all’avambraccio, dita leggermente aperte e di poco piegate all’ingiù. Nelle transizioni tra una postura e la successiva bisogna continuare ad applicare queste regole di postura ed evitare con cura ogni posizione non naturale che comporti tensioni fisiche ingiustificate. Queste regole non sono sufficienti se per eseguire i movimenti del Tai Chi Chuan si creano tensioni muscolari che possono essere evitate. A questa esigenza corrisponde il principio “Iniziare i movimenti con i muscoli della parte centrale del corpo” che sarà trattato più avanti (vedi 3.4 “Nel movimento mantenere il corpo rilassato con movimenti fluidi e continui”). Un terzo principio - “Attivare lo spirito” - riguarda lo stato della nostra mente. Per eseguire al meglio ogni attività che ci sta a cuore, nutrire le nostre risorse fisiche e mentali intensificando la circolazione dei “fluidi vitali” non è sufficiente. È necessario anche concentrare la propria attenzione sull’azione che in ogni momento stiamo eseguendo (“qui ed adesso”). Nel Tai Chi Chuan la calma e la capacità di concentrazione sono essenziali perché chi lo pratica deve applicare un insieme articolato di principi e di regole che gli richiedono di modificare molti dei suoi comportamenti abituali. Pensieri che non siano relativi all’esercizio che sta eseguendo lo distraggono e gli impediscono di praticare intensamente, riducendo di molto i benefici che ne può ottenere. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 16 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica Dal punto di vista marziale deve poi prepararsi ad applicare con freddezza questi metodi anche in una situazione di conflitto personale, che porta con sé la necessità di superare varie emozioni, dalla paura all’aggressività, che nel Tai Chi Chuan debbono essere tenute lontane, mantenendo una completa disponibilità ai cambiamenti. È perciò necessario evitare ansie o altri turbamenti che limitano la capacità di ascolto e la libertà delle nostre scelte, e che fra l’altro possono anche provocare disturbi alla libera circolazione di quelli che abbiamo chiamato “fluidi vitali”. Inoltre, come negli accadimenti improvvisi che la vita di ogni giorno ci può riservare, dobbiamo rispondere rapidamente a situazioni che non sono predeterminate. Occorre dunque non soltanto seguire correttamente le regole di esecuzione, ma anche scegliere con estrema rapidità la nostra risposta tra tutte quelle possibili, reagendo in modi che per vari aspetti non ci sono consueti, come ad esempio il non opporci con rigidità agli attacchi dell’avversario, e l’avvicinarsi a lui nelle azioni di difesa invece che allontanarcene. Dobbiamo dunque liberarci deliberatamente da ogni altro pensiero che può occupare la nostra mente. Questa condizione di libertà spirituale, che ci permette di avere una visione attenta e partecipe ma allo stesso tempo distaccata della realtà con cui interagiamo, è simboleggiata nella cultura cinese dallo “shen” o “spirito”, che è uno dei tre tesori identificati dalla medicina tradizionale (gli altri due sono l’essenza vitale “ching” e l’energia interna “ch’i). “Attivare lo shen” come dicono i classici del Tai Chi Chuan conduce alla capacità di osservare la realtà senza chiusure o limitazioni emotive. Il principio corrispondente a questa “pulizia mentale” è perciò indicato in queste note con il termine “Attivare lo spirito”. La tranquillità così raggiunta ci permette di avere un completo autocontrollo, eliminando reazioni inconsulte. Nelle antiche culture dell’Estremo Oriente la libertà da avidità e da paure è considerata necessaria per vivere pienamente la propria esistenza. Nella pratica, dovremmo dimenticare lo scopo delle nostre azioni, e concentrare la nostra attenzione sul come le svolgiamo, ricercando rapporti pieni ed armonici con le altre entità con cui interagiamo (7). Il significato di questo principio supera di gran lunga i confini di un’arte marziale. Ritornando al Tai Chi Chuan, l’applicazione congiunta di questo principio - “Attivare spirito” - e di quello prima descritto relativo al relax fisico - “Rilassare il corpo” - porta a raggiungere una condizione che nella tradizione è indicata con il termine “sung” (“song”), che può essere tradotto come “relax vigile”, e che rappresenta il prerequisito di una corretta pratica di tutti gli esercizi. In particolare lo stato di “sung” deve essere ricercato sin dalla prima posizione della forma, “Preparazione”. Raggiungere e mantenere questa condizione pienamente come si dovrebbe è tutt’altro che agevole, ed è un risultato indicato dai Grandi Maestri di Tai Chi Chuan come la prima e principale difficoltà che un praticante deve superare. Questo risulta anche dalla mia lunga esperienza come praticante e come insegnante. L’eliminazione di indebite rigidità del corpo non è facile poiché comporta il cambiamento di posture incorrette che sono spesso abituali. Un errore che si può in molti casi notare nelle esecuzioni della forma è appunto la rigidità di parti del corpo di chi la esegue, in particolare delle spalle, delle braccia, del bacino. La mancanza di concentrazione e la presenza di altri pensieri sono più difficilmente rilevabili dall’esterno. Un testo ben noto e particolarmente interessante a questo riguardo è “Lo Zen ed il tiro dell’arco” di Eugene Herrigel (7) Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 17 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica . Sentiamo cosa ci dice Cheng Man Ch’ing a questo riguardo. “Quando si alternano chiusure ed aperture si dovrebbe aver cura di incavare il torace, portare indietro il coccige, lasciar cadere libere le spalle e rilassare la parte del corpo tra le costole e le anche. Sin dall’inizio dell’apprendimento queste regole dovrebbero essere oggetto di attenzione. Altrimenti dopo lungo tempo sarà difficile cambiare abitudini e si resterà bloccati dalla rigidità. Allora, quale che sia la vostra abilità (negli altri aspetti del Tai Chi Chuan) essa non sarà di alcun giovamento o risulterà addirittura inapplicabile”. E ancora: “Io ho studiato Tai Chi Chuan per cinquanta anni. Soltanto pochi anni fa ho iniziato a capire il vero significato di” relax”. Ricordo che il mio Maestro Yang Chen-fu (il fondatore dello stile Yang moderno) non amava parlare e stava tutto il giorno senza dire una parola, a meno che non gli si ponesse una domanda. Tuttavia, durante le lezioni di Tai Chi Chuan ripeteva centinaia di volte la parola “relax” come se volesse riempirne le mie orecchie. Egli diceva che, se non mi avesse ripetuto questa parola, avrei avuto bisogno di tre vite per imparare il Tai Chi Chuan. Adesso, tornando col pensiero indietro nel tempo, credo fermamente che se egli non avesse continuato a ripetermi la parola “relax”, non avrei imparato il Tai Chi Chuan neanche nel tempo di sei vite”. Come immagine di riferimento di questa strategia (con delle riserve per quanto riguarda la “attivazione dello spirito” che è necessaria per noi adulti) può essere scelta quella dell’infante, che secondo i primi pensatori taoisti è l’esempio migliore di come si possa utilizzare energia proveniente dal “soffio” (il respiro) piuttosto che dalle masse muscolari. Lao Tzu, 55 La pienezza di colui che è impegnato nella Virtù è come quella di un lattante…. Sebbene le sue ossa siano deboli ed i suoi muscoli molli, egli stringe con forza…, Chuang Tzu, Cap. 23 “Puoi essere un lattante? Egli strilla tutto il giorno senza che la sua gola diventi rauca perché in lui l’armonia naturale è pienamente sviluppata. Non ha preferenze ed è imparziale nei confronti di ogni cosa nel mondo esterno. Egli si dà a ogni cosa con gioia e segue la corrente. Ecco la regola per la conservazione della vita”. Dice Cheng Man Ching ritornando dopo duemila e trecento anni al mito dell’infante: “Quando il chi è abbondante, il sangue è sufficiente ed i tendini sono morbidi. I tendini morbidi sono una caratteristica speciale dei bambini. Se le persone che hanno raggiunto la vecchiaia vogliono conservare almeno un po’ della loro giovinezza, ciò sarà possibile soltanto concentrando il “chi” e diventando morbidi”. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 18 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica 3.3 STRATEGIA #2 - RICERCARE UNA PIENA CONSAPEVOLEZZA DEL NOSTRO CORPO E DELL’AMBIENTE 1 Accrescere la vitalità della mente e del corpo 2 Ricercare calma e consapevolezza 3 Mantenere il corpo rilassato nei movimenti 4 Acquisire agilità e stabilità 5 impiegare l’elasticità del corpo 6 Utilizzare i cambiamenti degli altri 7 Guidare il corpo con la mente La condizione di “sung” rende possibile ottenere un risultato fondamentale per il Tai Chi Chuan che è quello di controllare pienamente il proprio corpo e di avere relazioni positive con gli altri, evitando il tentativo di affermare a tutti i costi il nostro ego. Critica a questo riguardo è la nostra capacità di “ascoltare”, intendendo questo termine in senso lato. Il primo principio da applicare è “Ascoltare il proprio corpo”. Questa capacità si basa su un meccanismo molto articolato di segnali inviati alle varie parti del corpo e sulla nostra sensibilità nel percepire le risposte che ne provengono (chi vuole approfondire questo argomento può eseguire ricerche sulla voce “propriocezione”), ma deve essere attivata deliberatamente e richiede attenzione. Possiamo così avere coscienza delle posizioni delle parti del nostro corpo e delle condizioni in cui sono. Questo ci dà confidenza nella capacità di eseguire correttamente i nostri movimenti senza che nessuna delle parti del corpo si muova disordinatamente. Nel Tai Chi Chuan gli effetti sul miglioramento del senso dell’equilibrio e della agilità dipendono dalla stimolazione cosciente di questi meccanismi prolungata nel tempo con una continua ed intensa pratica della “forma”. Nella “forma” questo tipo di ascolto deve iniziare sin dalla prima posizione (“Preparazione”). I piccoli movimenti che si debbono eseguire ci aiutano a raggiungere la consapevolezza del nostro corpo. La attenzione al nostro corpo ci aiuta anche a scacciare altri pensieri (“Attivare lo spirito”), operazione che di per sé può condurre ad ansie simili a quelle di cui vogliamo liberarci. Più in generale, la consapevolezza del proprio corpo e dei suoi cambiamenti che applichiamo volontariamente è essenziale per imparare ad applicare correttamente ed efficacemente tutti gli altri principi del Tai Chi Chuan. L’ascolto di sé stessi è essenziale anche nelle applicazioni marziali, ma non è sufficiente. La nostra capacità di rispondere propriamente e tempestivamente alle azioni di un avversario dipende anche dalla nostra abilità nello “ascoltare” i segnali che ci giungono da lui, e nello interpretarli. Questa è la capacità indicata dal principio “Ascoltare ed interpretare i comportamenti degli altri”. Nello “spingi con le mani” si cerca di percepire i flussi di energia del nostro partner restando in contatto fisico anche se limitato per proteggere il nostro spazio vitale. Quando questo non è possibile, come avviene nelle cosiddette applicazioni marziali, bisogna fare ricorso alla visione ed alla capacità di interpretare sulla base dell’intuito e dell’esperienza segnali deboli che giungono da lievi modifiche della postura dell’avversario. Il nostro intuito è messo alla prova in modo che secondo alcuni ricorda il cosiddetto “sesto senso”. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 19 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica Si può in generale richiamare la necessità di “aderire” all’avversario intendendo con questo termine il restare in relazione con lui nel modo più continuo e “morbido” possibile, senza aggressività o paure e senza allontanarsene, fisicamente e mentalmente. “Attivare lo spirito” è il prerequisito per avere questo tipo di relazioni empatiche. Dal punto di vista marziale “aderire” vuol dire anche mantenersi vicino all’avversario proteggendo il nostro spazio vitale sia quando egli si allontana, dandogli la sensazione di non poterci sfuggire, sia quando egli si avvicina, facendogli intendere che non ci potrà mai raggiungere con i suoi attacchi (vedi 3.7 “Utilizzare i cambiamenti degli altri”). L’esigenza di identificare il più tempestivamente possibile le intenzioni dell’avversario è comune alle altre arti marziali e più in generale a tutte le pratiche sportive che includono “duelli” tra due contendenti, dal calcio al tennis, ma nelle applicazioni marziali del Tai Chi Chuan essa è particolarmente importante, dato che le distanze sono molto ridotte ed i tempi di reazione concessi per cambiare la posizione del corpo e la distribuzione del peso tra le due gambe sono brevissimi. Quando eseguiamo la forma, poiché essa è un esercizio “a solo”, i continui cambiamenti che realizziamo sono scelti da noi, in modo indipendente dalla realtà che ci circonda. Tuttavia, anche nella sua esecuzione dobbiamo allenarci a sentirsi parte della realtà in cui siamo immersi, eliminando ogni rigidità e chiusura, e a non isolarci. Questo deve essere innanzitutto un atteggiamento mentale, una disposizione dell’animo che si deve trasformare in una capacità di visione dell’ambiente che ci circonda e nella voglia di farne parte, essendo in pace con noi stessi e con gli altri. La sensazione di partecipare con armonia ad un flusso comune di energie si può avvertire particolarmente nell’eseguire la forma in gruppo. Questa sensazione di “non isolamento” può essere favorita con alcuni accorgimenti. L’indicazione di base è quella di guardare lontano, senza rinchiudersi in stessi come si può avere la tentazione di fare cercando di aumentare la concentrazione. Cheng Man Ch’ing invita a sentire le nostre relazioni con l’aria nella quale ci muoviamo (“nuotare nell’aria”). La raccomandazione a chi ha già acquisito una approfondita conoscenza della “forma” è quella di immaginare le sue interazioni con l’avversario “ombra” alle cui azioni ipotizzate corrispondono le posture che esegue. il principio dell’ascolto come strumento per giungere ad una piena consapevolezza della realtà che ci circonda si dimostra assai efficace non soltanto in un incontro marziale, ma anche nelle nostre relazioni con gli altri e più in generale con la realtà con cui interagiamo. Conoscere prima di agire è una regola di indubbia utilità. Il seguire questa regola è stato ritenuto un prerequisito per avere successo anche da Sun Tzu nel testo “L’arte della guerra” che gli è attribuito e che sembra risalire al VI secolo a.C. Un’immagine di riferimento per simboleggiare questa strategia relativa all’ascolto può essere quella di una delle torri che fino a secoli fa si costruivano come parte essenziale dei sistemi di vigilanza e di allarme dei territori. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 20 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica Un’altra possibile immagine di riferimento ci viene da “I Ching” o “Libro dei Mutamenti”. L’esagramma 20 “Kuan” ha il formato di una torre ed il significato di osservazione ed interpretazione. Esso è composto da due trigrammi: vento, brezza a simboleggiare la capacità di andare dovunque, di pervadere ogni luogo, e “terra”, a simboleggiare la capacità di ricevere, la sensibilità nell’ascolto. wind vento brezza terra Anton Kielce scrive così dell’esagramma Kuan nel suo prezioso libretto “Il Taoismo”: “La persona che “vede” attraverso il Kuan è talmente assorbita da annullarsi dietro l’oggetto della sua visione. Essa non esiste più in quanto sé stessa, con la sua coscienza di sé, ma solo rispetto all’oggetto osservato (sé stessa ed il mondo che la circonda), come uno che partecipa inserito in questo … È allora portata ad abbandonarsi alla meraviglia. Meraviglia di percepire, ma soprattutto meraviglia di essere. Perché, ed è qui il punto essenziale nell’arte di sentire, essa non ci offre soltanto la possibilità di percepire, ma quella di essere nella natura, come se tutto fosse fissato nell’istante, un istante né statico né isolato. Essa ci permette prima di dissolverci come individui nell’atto della natura, poi di lasciarci trascinare dal suo movimento, al di là delle nostre capacità ordinarie, nello spazio e nel tempo ...” Con Marcel Proust si può dire che per chi è in cerca di novità non è necessario vedere nuove cose, basta guardare con nuovi occhi. Nel riferirsi ad ognuna delle due immagini è necessario ricordare che l’osservazione e l’ascolto debbono riguardare non soltanto tutto quello che è esterno a noi, ma noi stessi ed il nostro corpo. 3.4 STRATEGIA #3 - “NEL MOVIMENTO MANTENERE IL CORPO RILASSATO CON CAMBIAMENTI FLUIDI E CONTINUI” Le due strategie prima trattate - “Accrescere la vitalità della mente e del corpo” e “Acquisire calma e consapevolezza” - debbono essere applicate già prima che gli esercizi di Tai Chi Chuan abbiano inizio. In particolare nella forma la loro applicazione è richiesta nell’esecuzione della prima posizione - “Preparazione” - in cui i movimenti eseguiti hanno soltanto la funzione di fare ottenere la consapevolezza del proprio corpo. Soddisfare con continuità le regole generali di postura indicate trattando della prima di queste strategie è necessario per non ostacolare i flussi energetici all’interno del corpo ma non è però sufficiente. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 21 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica 1 Accrescere la vitalità della mente e del corpo 2 Ricercare calma e consapevolezza 3 Mantenere il corpo rilassato nei movimenti 4 Acquisire agilità e stabilità 5 impiegare l’elasticità del corpo 6 Utilizzare i cambiamenti degli altri 7 Guidare il corpo con la mente La “forma” è costituita da una sequenza di “aperture” e di “chiusure” con una serie di movimenti ampi e articolati di tutte le parti del corpo. Anche nello “spingi con le mani” aperture per difendersi da un attacco dell’avversario e per raccogliere energia, e chiusure dopo avere emessa questa energia nei confronti dell’avversario o averla lasciata dissipare in calore debbono susseguirsi con continuità. Queste sequenze di debbono essere eseguite con fluidità senza che intervengano discontinuità, rigidità articolari e tensioni muscolari che creerebbero impedimenti alla libera circolazione dei fluidi energetici. In particolare i movimenti del corpo hanno frequenti variazioni di direzione che corrispondono alla continua sequenza di inversioni da apertura a chiusura e viceversa. Per avere in ogni momento prontezza di reazione il controllo del nostro corpo non deve avere interruzioni dovute a queste variazioni. In conclusione nella forma e nello spingi con le mani l’esecuzione dei movimenti richiede particolari accorgimenti che per la loro importanza ci è sembrato opportuno trattare con una specifica “strategia”. Queste esigenze sono più volte richiamate dai testi classici del Tai Chi Chuan. Nel “Tai Chi Chuan Ching” attribuito a Cheng San-feng si legge: “… tutte le parti del corpo sono legate insieme senza la minima interruzione … … la lunga sequenza (il Tai Chi Chuan) è come un grande fiume che scorre incessantemente” E ancora nel “Tai Chi Chuan Lun” attribuito a Wang Tsu-yheu si legge: …. nel movimento tutte le parti del corpo debbono essere leggere, agili e legate insieme … i piedi, le gambe e l’addome debbono agire insieme e simultaneamente… La continuità richiesta ai cambiamenti ha richiamato l’immagine di un'onda che si ritira dopo essere avanzata sulla spiaggia mentre una nuova onda la ricopre. È stata anche indicata l’analogia con un colpo dato con una lunga frusta. Per evitare che la frusta si abbassi toccando terra quando la inerzia del suo movimento si è esaurita, prima che essa raggiunga la sua massima estensione deve essere richiamata per dare poi un nuovo colpo. Il primo dei principi addizionali che deriva da queste esigenze è “Muovere insieme e concordemente tutte le parti del corpo”. Muovere una parte del corpo indipendentemente dalle altre, senza renderle tutte partecipi, sia pure in grado diverso, dello stesso movimento unitario, creerebbe delle tensioni locali e ostacolerebbe i flussi energetici all’interno del corpo. Yang Chen-fu diceva: “se muovi le mani indipendentemente dalle altre parti del corpo, non è Tai Chi Chuan”. “Quando una mano si muove, la vita e le gambe si muovono, ed anche lo sguardo cambia direzione con loro”. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 22 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica Questo non significa che i movimenti di tutte le parti del corpo debbano essere della stessa ampiezza, né tanto meno dello stesso senso. Ad esempio, quando si fa un passo in avanti la parte superiore del corpo ha spostamenti minimi prima che il peso si trasferisca sul piede che si è spostato in avanti, in modo da rispettare il principio dell’equilibrio centrale. Analogamente, e per la stessa ragione, n molti casi a movimenti di una parte del corpo in una direzione corrispondono movimenti di un’altra parte del corpo in direzione opposta. Un caso particolare sarà introdotto trattando del principio “Attivare il flusso di forza interna” (vedi 4.4 “Impiegare l’elasticità de corpo”) specificando che nessuna parte del corpo si deve muovere rispetto alle altre nell’istante in cui si vuole impiegare a fini marziali la forza interna che è stata trasferita dal piede di appoggio. Un principio che in qualche modo è il corollario di quello precedente è “Iniziare i movimenti con i muscoli dell’addome”. Dal punto di vista anatomico, l’addome è la parte inferiore del tronco, separata superiormente dal torace mediante il diaframma e delimitata inferiormente dal bacino. Di esso fanno parte i muscoli intorno alle cinque vertebre lombari nella parte finale della schiena e quelli addominali. Iniziare i movimenti delle parti del corpo con questi muscoli permette di coordinare i movimenti della sua parte superiore con quelli della parte inferiore, che debbono essere tra loro sincronizzate, senza creare in nessuna di queste due parti tensioni muscolari che ostacolerebbero i flussi energetici, che sembra attraversino l’addome passando tramite la spina dorsale. Negli “Approfondimenti sulla pratica delle tredici posizioni” è detto: “nel muoversi il ch’i si addensa sulla spina dorsale” Questa ipotesi sulla circolazione dl “ch’i” è coerente con il ruolo che la fisiologia di oggi affida alla spina dorsale per la trasmissione degli impulsi nervosi a cui in queste note abbiamo assimiliamo l’energia interna “ch’i”. S ritiene che anche la trasmissione degli impulsi nervosi da parte del tessuto connettivo - la “fascia” - che sembra avere un ruolo essenziale nel flusso della “forza interna” (vedi 3.6 “impiegare l’elasticità del corpo”) avvenga tramite le vertebre lombari. In particolare, la rotazione del corpo deve essere iniziata soltanto dai muscoli lombari presenti nella parte inferiore della schiena e non da quelli della parte superiore del corpo. Le gambe hanno così contemporaneamente un movimento meno accentuato ma coerente con quello del busto e delle braccia, e la continuità dei flussi di energia è mantenuta. L’impiego dei muscoli lombari è istintivo se la rotazione non è iniziata con le spalle o con la testa. Analogamente, il movimento di alzare una gamba deve essere iniziato dai muscoli addominali, mantenendo così la gamba completamente rilassata nel fare un passo (“camminata tai chi”) o nel dare un calcio trasferendo sul piede la “forza interna”. Alzare una o due braccia con gli stessi muscoli evita che si creino tensioni muscolari nella spalla o nelle braccia (8). Nei testi classici è detto: (8) Esempi dimostrativi possono essere trovati nei seguenti video http://rumsoakedfist.org/viewtopic.php?f=6&t=1819&st=0&sk=t&sd=a&hilit=turn+with+hips http://www.taichialchemy.com/yao-not-waist-in-taijiquan https://www.youtube.com/watch?v=AfjFIXyZ5TQ Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 23 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica … il movimento deve avere radici nel piede, essere eseguito mediante le gambe, governato dalla vita e manifestato attraverso le dita così che mentre si avanza o si indietreggia i tempi e le posizioni siano corrette se i tempi e le posizioni non sono corrette il corpo diventa privo di ordine. i difetti vanno ricercati nelle gambe e nella vita … Il termine ”vita”, che nel nostro linguaggio corrisponde ad una linea immateriale pressoché circolare che ci aiuta a misurare le dimensioni del nostro corpo, deriva da una traduzione letterale del termine inglese “waist” usato nelle traduzioni dal cinese dei testi classici. Il suo significato sembra però essere quello di addome come parte centrale del corpo. Come si vedrà più avanti (vedi 3.8 “Guidare il corpo con la mente”) questa interpretazione è coerente con l’ipotesi tradizionale che i movimenti siano controllati a partire da un vaso di raccolta della energia interna “ch’i” posto nell’addome e chiamato “tan tien inferiore”. Un terzo principio relativo ai movimenti del corpo è “Evitare discontinuità e interruzioni”, e deve essere applicato sia ai movimenti del corpo, sia alle nostre intenzioni. Dal punto di vista fisico questo principio riguarda la fluidità dei movimenti richiesta dai flussi interni di energia e il passaggio da una “apertura” a una “chiusura”, che determina un cambio della direzione del movimento. Una brusca variazione di direzione comporterebbe sforzi e tempi addizionali per riprendere la necessaria fluidità di movimento. Occorre perciò “arrotondare” i cambi di direzione. Cheng Man-ching chiama “swing” questo arrotondamento e insiste molto sulla continuità dei movimenti: “Alla fine di ogni movimento esiste ancora una forza d'inerzia che spinge in quella direzione e prima che quella forza finisca un nuovo movimento deve cominciare senza fine, in un movimento perpetuo. Per questo il Tai Chi Chuan, anche se ha soltanto tredici posizioni, è chiamato la lunga boxe... Fluendo ancora e ancora, senza fine; questa frase di un classico vuoi descrivere una continuità non interrotta “. Dal punto di vista mentale è richiesta una analoga continuità. Il passaggio da un movimento all’altro deve essere pronto e ben preparato (“avanzare è indietreggiare, indietreggiare è avanzare”) e non devono esservi interruzioni nel controllo mentale del nostro corpo. Occorre infatti essere sempre pronti a modificare il proprio comportamento se la situazione lo richiede. Inoltre è necessario evitare di essere presi alla sprovvista nel passaggio da una “apertura” (difesa) ad una “chiusura” (dopo un eventuale emissione di energia nei confronti dell’avversario) e viceversa. Nel “Tai Chi Chuan Ching” è detto: “se la mente vuole andare in alto contiene allo stesso tempo l’idea dell'abbassarsi” L’immagine di riferimento per questa strategia può essere quella di un fiume che scorre incessantemente, espressione riportata nei testi classici che è stata prima citata, Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 24 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica 3.5 STRATEGIA #4 - “ACQUISIRE AGILITÀ E STABILITÀ” 1 Accrescere la vitalità della mente e del corpo 2 Ricercare calma e consapevolezza 3 Mantenere il corpo rilassato nei movimenti 4 Acquisire agilità e stabilità 5 impiegare l’elasticità del corpo 6 Utilizzare i cambiamenti degli altri Agilità ed equilibrio sono capacità ricercate in tutte le occasioni in cui si deve muovere il nostro corpo. Chi pratica il Tai Chi Chuan ne ha particolare bisogno perché deve eseguire con prontezza dei movimenti assai ampi ed articolati, e deve mantenere in ogni momento un equilibrio stabile anche per conservare la capacità di neutralizzare attacchi consecutivi da parte dell’avversario. L’agilità può essere migliorata con una pratica regolare della forma ed è aiutata dalla applicazione di specifici principi. In particolare, molti dei movimenti di difesa includono una rotazione del corpo per fare cadere nel vuoto gli attacchi dell’avversario o comunque per ridurne gli effetti. La predominanza dei movimenti rotatori è una caratteristica del Tai Chi Chuan a cui è possibile associare significati più ampi, come la capacità di ritornare alle condizioni iniziali con una serie di cambiamenti ciclici. Il principio che si applica a questi movimenti è “Alternare il sostanziale e l’insostanziale” o “Alternanza del peso”. Il corpo deve essere distinto in due parti, una che va dal piede sinistro alla mano destra, e l’altra dal piede destro alla mano sinistra. Configurazioni incrociate similari si ritrovano anche nel sistema nervoso e nel sistema connettivo (vedi più avanti 3.6 “Impiegare l’elasticità del corpo”). Nell’esecuzione delle azioni marziali quando è necessaria la rotazione del corpo il peso grava soltanto su un piede e la corrispondente parte del corpo è “piena” o “sostanziale” (“yang”), saldamente radicata sul terreno, mentre l’altra è “vuota” o “insostanziale” (“yin”), mobile e leggera. Nel susseguirsi delle transizioni da una postura alla successiva le due parti del corpo invertono continuamente e ciclicamente il loro stato. La gamba “sostanziale” costituisce l’asse di rotazione verticale. Con questa separazione tra “sostanziale” ed “insostanziale” non si riesce soltanto ad avere facilità di rotazione nelle azioni di difesa, ma anche a trasformare con efficienza il proprio peso in “forza interna” che, come si vedrà nel seguito, può essere utilizzata nelle azioni di attacco. Anche nei casi in cui non si deve ruotare il corpo il 70% del peso insiste su un piede per avere una maggiore mobilità. 7 Guidare il corpo con la mente La mancata applicazione di questo principio è molto frequente nei principianti, ed è chiamata da molti “l’errore del doppio peso”. “Tai Chi Chuan Lun”, testo classico attribuito dalla tradizione a Wang Tsung-yueh: “Apparire d'improvviso, d'improvviso disparire vuota la parte sinistra se vi è una pressione, fa lo stesso con la destra … Stai in equilibrio come una bilancia e ruota agilmente come una ruota. insistere con il peso su un lato è efficace, distribuire il peso su due lati dà impaccio Chiunque abbia fatto molti anni di pratica e non può ancora neutralizzare (un attacco) ed è sempre controllato dal suo avversario, non ha compreso l'errore del doppio peso. Per evitare questo errore si debbono conoscere yin e yang.” Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 25 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica Per applicare con efficacia questo principio debbono essere eseguite le seguenti regole. In ogni posizione portare su un solo piede tutto il peso del corpo o la maggior parte di esso. Mantenere tra i piedi una distanza laterale pari alla larghezza delle spalle. Essere consapevoli dello spostamento del peso da una gamba all’altra. Questo è un caso particolare di applicazione del principio “Ascoltare il proprio corpo”. La nostra agilità è aiutata dall’equilibrio che riusciamo a mantenere. Nel Tai Chi Chuan bisogna non soltanto essere agili ma anche non offrire opportunità all’avversario dovute a nostre instabilità. Il principio corrispondente è detto “Mantenere l’equilibrio centrale” e consiste nell’avere in ogni momento il baricentro del corpo sulla verticale che passa per il piede di appoggio, o nello spazio tra i punti mediani dei due piedi nel caso in cui il peso sia distribuito anche se in modo disuniforme tra di essi. Si evita così che la forza di gravità tenda a provocare una rotazione del corpo intorno al piede di appoggio. Le regole di esecuzione relative all’applicazione di questo principio sono le seguenti. Il corpo deve essere mantenuto in posizione verticale senza inclinarlo. In alcuni stili questa regola è progressivamente divenuta meno vincolante, e il corpo è almeno in alcuni casi inclinato leggermente in avanti ricercando una maggiore efficacia marziale. Per rispettare la regola precedente, nel fare un passo bisogna non spostare la parte superiore del corpo prima di avere ben appoggiato sul suolo il piede che si sta muovendo (“cammina come un gatto”). Nell’indietreggiare, bisogna poggiare a terra per prima la punta del piede, nell’andare avanti per primo il tallone. Questo richiamo all’incedere dei gatti compare anche nella trascrizione di un insegnamento di Yang Chen-fu, fondatore dello stile Yang moderno e maestro di Cheng Man Ch’ing. “Prendi nota della differenza nella postura delle due gambe, che si muovono morbidamente ed in modo controllato come quelle di un gatto. Quando porti il peso sulla gamba sinistra, allora il piede sinistro è piantato fermamente sul terreno, mentre il piede destro è “vuoto”, leggero, ed è pronto a muoversi in un’altra direzione con il corpo che mantiene il suo equilibrio”. La punta del ginocchio della gamba posta in avanti non deve superare l’estremità del piede di appoggio sul terreno, per evitare la tendenza ad inclinare il corpo in avanti oltre che per non sollecitare eccessivamente il ginocchio. La nostra agilità, il nostro equilibrio, il controllo delle parti del nostro corpo, e come si vedrà più avanti la formazione della “forza interna”, dipendono dunque dal piede posto sul suolo e su cui insiste tutto il peso del corpo o la maggior parte di esso. Questa è la ragione del principio “Radicare il piede di appoggio”. Il piede deve appoggiare sul suolo come se stesse sprofondando nel fango. Sentire il proprio radicamento dà anche sicurezza. Un suggerimento dato da alcuni maestri è quello di immaginare che il piede riesca a penetrare nel terreno. Secondo la tradizione la zona principale del piede con cui radicarsi dovrebbe essere la cosiddetta “fontana gorgogliante” punto terminale di un “meridiano” che giunge fino al rene e che dovrebbe servire per acquisire energia interna “ch’i” dalla terra. La regola che io trovo più ragionevole è quella dei “tre chiodi attivi” formulata da William C. C. Chen: un punto sotto l’alluce, un punto nel metatarso posto verso l’interno del piede, ed un punto Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 26 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica sul tallone anch’esso posto verso l’interno. Questi sono i tre punti mediante i quali si riesce a ottenere il radicamento più efficace. Anche questi principi come tutti gli altri esposti in queste note hanno una giustificazione marziale. Tuttavia, la loro lenta e “gentile” applicazione nei movimenti ampi e articolati caratteristici della “forma” porta, se questo esercizio è praticato con perseveranza, a grandi benefici per la nostra vita quotidiana ed è anche molto utile per prepararsi al meglio ad altre attività sportive. Per quanto riguarda l’immagine di riferimento di questa strategia, il richiamo al gatto che unisce in modo particolarmente efficace agilità ed equilibrio appare appropriato. 3.6 STRATEGIA #5 - “IMPIEGARE L’ELASTICITÀ DEL CORPO” Nelle parti precedenti di queste note si è indicato che il Tai Chi Chuan per raggiungere i suoi obiettivi cerca di sviluppare al meglio la vitalità della mente e del corpo, esercita la capacità di ascolto, e porta a sviluppare l’agilità ed il senso dell’equilibrio. Nel seguito si vedrà che esso insegna anche i comportamenti necessari per trarre vantaggio dagli attacchi dell’avversario, e fa imparare un’ampia serie di azioni marziali definite con accuratezza per far fronte con efficacia ad una grande varietà di possibili situazioni. 1 Accrescere la vitalità della mente e del corpo 2 Ricercare calma e consapevolezza 3 Mantenere il corpo rilassato nei movimenti 4 Acquisire agilità e stabilità 5 impiegare l’elasticità del corpo 6 Utilizzare i cambiamenti degli altri 7 Guidare il corpo con la mente Queste strategie non sono però sufficienti per fare in modo che “il debole possa vincere il forte”. Ad esse si deve unire la capacità di generare una significativa forza meccanica abilità indispensabile per ogni arte marziale - anche se non si dispone di una muscolatura potente, e di impiegarla efficacemente quando è conveniente nei confronti di un avversario. Nelle attività fisiche quotidiane si impiega normalmente la forza ottenuta esclusivamente con la contrazione dei muscoli. Questa forza può essere utilizzata in vari modi, ad esempio sollevando un peso, applicando una pressione su un oggetto o facendo acquisire velocità a parti del corpo trasformandola in energia cinetica. Questo tipo di forza non è utilizzabile nel Tai Chi Chuan, sia perché si vuole avere successo anche con avversari molto più dotati di muscoli di noi, sia perché, essendo un’arte marziale di autodifeso, quando possiamo impiegare la nostra energia nei confronti dell’avversario siamo molto prossimi a lui e mancano le condizioni di spazio e di tempo necessarie per impiegarla con efficacia. Nel linguaggio frequentemente utilizzato trattando del Tai Chi Chuan si ipotizza, più o meno esplicitamente, che l’energia utilizzabile sia quella data dall’energia interna “ch’i” o sia ad essa direttamente associabile. Ma il “ch’i” può essere emesso dal nostro corpo soltanto sotto forma di un debole campo elettrico i cui effetti sugli organismi viventi sono oggetto di studio ma che Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 27 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica certamente non può essere impiegato nei confronti di un avversario. In realtà nel Tai Chi Chuan per ottenere una intensa forza meccanica si impiega l’elasticità del corpo, trasformando la forza di gravità in forza utilizzabile a fini marziali. L’intervento dell’energia interna “ch’i” è indiretto perché accresce la vitalità ed il tono nervoso del sistema muscolare e connettivo che determina la formazione di questa forza ed il suo flusso attraverso il corpo. Come ha scritto Cheng Man Ch’ing, che per quanto mi risulta è stato tra i primi che hanno scritto testi sul Tai Chi Chuan se non il primo a mettere in luce il ruolo del sistema connettivo nella formazione della “forza interna”, si può dire che “il ch’i nutre i tendini”. L’elasticità del corpo può essere impiegata in modo che da un punto di vista funzionale è abbastanza semplice. Quando un insieme di muscoli e di tendini è sottoposto ad una forza di trazione che tende ad allungarli si viene a creare, in particolare nei tendini che collegano i muscoli alle ossa, una energia elastica simile a quella ottenibile estendendo una molla ancorata ad uno dei suoi capi. Un’immagine di riferimento è quella dell’impiego di una catapulta. Se in rapida sequenza si contraggono gli stessi muscoli che sono stati prima allungati si rende disponibile anche se per brevissimo tempo una forza ancora più intensa, come avviene ad esempio quando si salta. Se la sequenza di estensione-contrazione dei tendini e dei muscoli non è rapida, l’energia elastica creatasi con la estensione dei tendini si dissipa in calore e questo effetto di amplificazione svanisce. L’accorgimento di far precedere il movimento del corpo in una determinata direzione da un movimento in direzione contraria (“contro-movimento”) per aumentare il vigore e l’efficacia della azione fisica che si vuole intraprendere è impiegato da tempo immemorabile nella vita quotidiana. La sua applicazione è particolarmente evidente in varie attività sportive, come il tennis ed i “lanci” dell’atletica leggera, Facendo precedere una rotazione del corpo da una rotazione in senso opposto si riesce ad amplificare la forza che risulta dalla contrazione dei muscoli che nella rotazione iniziale sono stati sottoposti a “stretching”. Il ciclo “allungamento-accorciamento” dei muscoli e dei tendini è stato però studiato dalla fisiologia soltanto a partire dagli anni ’60, in particolare dal prof. Margaria dell’Università di Milano. La medicina sportiva ha iniziato ad occuparsene intensamente dopo le Olimpiadi del 1972, occasione in cui fui osservata una particolare tecnica di allenamento degli atleti sovietici eseguita con salti di varia ampiezza e si attribuirono ad essa gli ottimi risultati ottenuti da questi atleti, in particolare le due medaglie d’oro e la medaglia d’argento vinte dallo scattista Valerij Borzov. Gli studi eseguiti hanno confermato le indicazioni provenienti dalle esperienze sportive, studiando in dettaglio il sistema connettivo ed arricchendole di molti dati sperimentali, con alcuni punti ancora non del tutto chiariti. In particolare i motivi del potenziamento della forza muscolare ottenuto facendo precedere una contrazione dei muscoli da un loro allungamento sembra possano essere, oltre all’energia elastica assorbita nella prima fase e poi restituita nella seconda, un riflesso causato dall’azione di stretching cui sono sottoposti i muscoli e un potenziamento del loro” sistema neurale” dovuto anch’esso all’azione di stretching. Le parole chiave per chi vuole ricercare sul web informazioni su questi argomenti sono “contrazione eccentrica”, “strecth - shortening cycle”, “pliometria”. Da parte sua il Tai Chi Chuan impiega per la formazione della forza utile a fini marziali l’elasticità del sistema muscolare - tendineo della gamba su cui si fa insistere tutto il peso corporeo o la maggior parte di esso (“gamba sostanziale”), impiegando lo stesso meccanismo fisiologico che interviene quando si cerca di saltare in alto. Piegando la gamba, una parte dei suoi muscoli e dei suoi tendini deve intervenire per contrastare la forza di gravità. In particolare, il quadricipite, principale muscolo “estensore” della Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 28 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica gamba, ed il tendine, la “patella”, che lo collega alla rotula, insieme a muscoli e tendini del polpaccio, sono sottoposti ad uno sforzo di trazione che tende ad allungarli. Se in rapida sequenza si tende a raddrizzare la gamba si rende disponibile una forza che per la sua intensità e per la rapidità con cui si manifesta per brevissimo tempo può essere chiamata “esplosiva”, ed è stata assimilata ad un colpo di frusta. Se si riesce a “trasferire” la forza così ottenuta dalla gamba “pesante” alla parte del corpo che si intende utilizzare a fini marziali, l’impiego dei muscoli di tutte le altre sue parti può essere limitato a quanto è necessario per eseguire i loro movimenti e per mantenere una posizione eretta. Numerosi Maestri di Tai Chi Chuan di grande reputazione per le loro abilità marziali hanno un corpo minuto ed una assai scarsa muscolatura delle braccia e del torace. Anche sotto questo aspetto come sempre avviene in questa disciplina le finalità marziali hanno portato allo sviluppo di esercizi particolarmente benefici per la nostra vita quotidiana. L’elasticità del corpo è preziosa in varie occasioni: un corpo rigido, oltre ad essere meno vitale per gli impedimenti posti alla circolazione del soffio vitale “ch’i” e del sangue, è anche meno flessibile e più esposto a conseguenze di traumi non voluti e di sollecitazioni fisiche anormali. L’allenamento nella formazione e nell’impiego della forza elastica provoca un irrobustimento delle gambe ed in particolare delle ginocchia, e migliora la nostra abilità di mantenere un equilibrio stabile. Si ritiene infine che i flussi di forza all’interno del nostro corpo portino anche ad aumentarne il vigore, evitando i pericoli di una sua eccessiva “morbidezza”. Un errore frequente nella esecuzione della “forma” è quello di non attivare la creazione della forza interna e di farla diventare una specie di danza di poca utilità anche per la salute ed il benessere fisico. Poiché è in qualche modo nascosta, non chiaramente visibile, la forza ottenuta nel Tai Chi Chuan utilizzando la elasticità del corpo è considerata coerente con le caratteristiche proprie delle “arti interne” e nel linguaggio occidentale è appunto indicata con il termine di “forza interna” (“internal strenght”). Nel linguaggio tradizionale del Tai Chi Chuan si impiega il termine “chin” (“jin”), che in cinese ha il significato generale di “forza”, contrapponendolo al termine “li” impiegato per indicare la forza “esterna” ottenuta contraendo i muscoli delle parti del corpo coinvolte nella azione marziale, come avviene nelle arti marziali “esterne”. Il termine “chin” è impiegato anche in senso più generale per indicare tutte le numerose forme possibili di interazione energetica con un avversario, dal ”chin” di “ascoltare ed interpretare” a quello di “spingere”. Nei “testi classici” del Tai Chi Chuan è frequente il richiamo all’elasticità del corpo come sorgente della “forza interna” impiegata nelle applicazioni marziali. Wu Yu-siang (1812 1880), negli “Approfondimenti sulla pratica delle tredici posizioni” ha scritto: “Accumula il chin (la forza interna) Come se tendessi un arco”. Per impiegare l’elasticità del corpo a fini marziali è necessario dunque applicare un principio che può essere così formulato: “Piegare la gamba sostanziale”. Nelle fasi di “apertura”, quando il corpo si espande, il suo peso o gran parte di esso agisce sulla gamba che prima era “insostanziale”, leggera, e che adesso diventa “sostanziale”, pesante. Il ginocchio di questa gamba deve essere piegato in una misura che dipende sia dallo stile impiegato sia dalla interpretazione che ne dà chi lo pratica. Se al termine di questa fase in rapida sequenza si raddrizza la gamba che si era piegata, si crea sul piede di appoggio la “forza interna” prima descritta. Questa forza è esercitata sul terreno e ha Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 29 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica come effetto una reazione uguale e contraria che spinge il nostro corpo verso l’alto. Al termine della “apertura” l’energia associata a questa forza può essere utilizzata nella direzione voluta nei confronti di un avversario (vedi più avanti “Attivare il flusso di forza interna”) o è dissipata sotto forma di calore. Segue poi una fase di “chiusura”, o di “raccolta” delle partii del corpo. Se l’esercizio continua, i cicli di “apertura” e “chiusura” si ripetono anche se in forme diverse senza interruzioni. Più la piegatura della gamba è accentuata maggiore è l’energia elastica accumulata. Esistono però dei limiti. Se si piega troppo la gamba si riduce la rapidità con la quale se ne può modificare lo stato fino a compromettere la propria agilità e ad annullare la possibilità di utilizzare l’energia elastica prodotta che è di assai breve durata. Inoltre, per evitare instabilità e sollecitazioni dannose il ginocchio non deve andare oltre la punta del piede. Come si è già detto, l’effetto di amplificazione dell’energia ottenuto piegando il ginocchio decresce rapidamente con il tempo. Cambiare lentamente lo stato della gamba di appoggio ha dunque un effetto negativo nello “spingi con le mani”, poiché si riduce l’intensità della forza disponibile che è in quell’esercizio un fattore di successo. Questa indicazione non è invece rilevante per la “forma” che è eseguita lentamente con lo scopo di imparare a controllare con la mente i cambiamenti del corpo e ad eseguirli con accuratezza e continuità. È però essenziale che formazione della energia elastica ed i flussi di forza siano sperimentati con consapevolezza ed attenzione anche nella esecuzione di questo esercizio, piegando le ginocchia della gamba “sostanziale”, non soltanto come preparazione allo “spingi con le mani” ed alle applicazioni, ma anche per ottenere i maggiori benefici possibili per la salute e la forma fisica. Questo anche se la relativa lentezza di esecuzione della “forma” rende molto meno intensa la forza ottenibile e se questa forza è comunque sempre dissipata senza essere impiegata nei confronti di un avversario. La formazione ed il flusso della “forza interna” sono sperimentabili con maggiore intensità eseguendo “forme veloci”. . La forza che agisce sul piede della gamba sostanziale come reazione alla spinta da esso esercitata sul terreno deve essere trasferita alla parte del corpo che si vuole impiegare per emettere energia nei confronti dell’avversario - la mano nelle azioni di “spingere” o “premere”, l’avambraccio nelle azioni di ”parare” e “colpo di gomito”, la spalla nel “colpo di spalla”, l’altro piede nei “calci”. Questa esigenza è espresse dal principio “Attivare con la mente il flusso di forza interna”. Perché questo flusso di forza si realizzi con efficacia debbono verificarsi le seguenti condizioni che possono essere considerate le principali “regole di esecuzione” corrispondenti a questo principio. Dirigere il flusso di forza con la nostra volontà tenendo conto della sua destinazione finale, in particolare la parte del corpo e la direzione con cui intendiamo manifestarla (“fa jiin” o emissione della forza). Questo intervento della mente è del tutto simile a quello che si verifica quando dopo aver piegato una gamba o tutte e due decidiamo di saltare verso l’alto. Nel Tai Chi Chuan la “forza interna” deve essere utilizzata contro l’avversario ed una regola di esecuzione prescrive che l’altezza della testa rispetto al suolo resti immutata, senza oscillazioni verticali. Dal punto di vista della fisiologia umana, da ricerche relativamente recenti appare che il controllo del flusso di forza si realizzi mediante impulsi che percorrono la “fascia”, guaina elastica di tessuto connettivo composta da vari strati che avvolge e Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 30 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica fisicamente contiene tutti i nostri organi del nostro corpo dandogli forma. e determina la propagazione di tensioni locali con una trasmissione meccanica da fibra a fibra. Recenti ricerche hanno indicato che muscoli della gamba sono collegati tramite lo strato profondo della “fascia” a alcune vertebre della zona lombare della spina dorsale ed al “cingolo” laterale - insieme della scapola e della clavicola - del lato opposto del corpo. L’esperienza conferma che il trasferimento preferenziale della “forza interna” avviene con un collegamento incrociato: la forza creata dalla gamba sinistra si esprime in modo più efficace con il braccio destro e viceversa. Questo collegamento incrociato, simile a quanto avviene nel sistema nervoso per i collegamenti della parte sinistra e della parte destra del corpo con le due corrispondenti parti del cervello, è stato ritrovato in queste note anche nella applicazione del principio “Separare il sostanziale dall’insostanziale” identificato nell’ambito della strategia “Acquisire agilità e stabilità”. È stato anche dimostrato che la “fascia” è collegata al sistema nervoso, e che può “imparare” ad eseguire specifiche azioni se esse sono volontariamente ripetute un numero sufficiente di volte. Non bloccare il flusso di “forza interna”. Le parti del corpo che intervengono nel flusso della forza interna al momento in cui essa è emessa nei confronti dell’avversario debbono essere solidali tra loro, senza che alcuna di esse abbia un moto relativo rispetto alle altre. Se questa condizione non è soddisfatta non è possibile impiegare la “forza interna”. Una violazione di questa regola si verifica molto frequentemente nello “spingi con le mani” eseguito da praticanti non esperti e consiste nell’esecuzione di un’azione di spinta distendendo le braccia rispetto al busto. In questo caso si sta visibilmente cercando di impiegare la forza ottenuta contraendo i muscoli della parte superiore del corpo. Mike Sigman, un esperto di Tai Chi Chuan che ha dato grande attenzione alla “forza interna”, ha scritto: “Se ho la sensazione che qualcuno muove le braccia impiegando i loro muscoli e quelli delle spalle, non mi importa quante forme e quanti stili tradizionali conosce e quanti tornei ha vinto, so che c’è un errore di base. Fino a quando quest’errore non è corretto, non ha senso parlare di tecniche di alto livello”. Questo principio deve essere tenuto presente anche nell’esecuzione della “forma”. Ad esempio nella simulazione dell’emissione della forza nella postura “spingere”, le braccia, oltre a non essere troppo vicine al busto, non debbono allontanarsene significativamente. Inoltre, poiché siamo prossimi all’avversario, è conveniente utilizzare nei suoi confronti questa energia quando siamo già in contatto con lui. Per queste ragioni gli attacchi eseguiti con le regole del Tai Chi Chuan non possono provocare direttamente ferite o altri danni superficiali. Più in generale, per realizzare il flusso di forza interna non debbono esservi discontinuità. Nei test classici è detto: “fai muovere la forza interna come (se tu volessi) estrarre un filo di seta da un bozzolo”. Allineare propriamente le parti del corpo attraversate dal flusso di forza. L’attivazione di questo flusso richiede che tutte le parti del corpo da esso attraversato siano propriamente “allineate” tra loro in modo da realizzare con efficacia i necessari collegamenti (se esse formano tra loro all’articolazione che le unisce un angolo acuto - minore di 90° - il flusso di forza ne risulta compromesso) e siano completamente Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 31 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica rilassate per evitare possibili discontinuità nella trasmissione dell’energia formatasi nella gamba di appoggio al suolo. Le “posizioni” che compongono la forma sono definite in grande dettaglio per applicare questa regola. Imparare ad eseguirle con accuratezza permette di realizzarla pienamente anche nello “spingi con le mani”. I punti essenziali di questo principio sono ritrovabili nel testo classico “Approfondimenti della pratica delle tredici posizioni” già citato: “Fai muovere (con la mente) il chin (la forza interna) Come per estrarre un filo di seta da un bozzolo. Rilascia la forza Come se scagliassi una freccia. Per eseguire “fa chin” (emettere energia) Affonda il piede sul terreno Rilassati completamente, E agisci in una (unica) direzione.” Il terzo principio corrispondente a questa strategia, “Utilizzare l’energia dell’avversario (quando non è possibile evitarla)”, indica che in casi particolari nella formazione della “forza interna” al peso del proprio corpo si può aggiungere l’energia dell’avversario che riusciamo ad assorbire senza danni se vi siamo costretti. Questa condizione si può verificare ogni volta che riceviamo energia dall’avversario perché non si sono potute eseguire le azioni di difesa che permettono di far cadere nel vuoto i suoi attacchi, a patto che riusciamo ad assorbirla senza opporci e che riusciamo a incanalarne il flusso verso il piede della gamba “sostanziale”. Questo tipo di interazione energetica con un avversario si chiama “guardia” (“peng”). Per descriverla. Cheng Man Ch’ing usa l’immagine di una palla elastica sottoposta a pressione che si deforma per poi tornare alla forma iniziale. In un testo classico del Tai Chi Chuan - “Le canzoni delle otto posture” - si fa riferimento al comportamento dell’acqua che cede ad un oggetto che viene immerso in essa ma reagisce istantaneamente spingendolo verso l’alto. Anche in questo caso si verifica il collegamento incrociato che abbiamo più volte indicato in precedenza: se l’energia dell’avversario è assorbita con l’avambraccio destro il suo percorso più efficace è quello verso il piede sinistro, e viceversa. La posizione che è il principale riferimento pratico di questo principio è quella detta “dell’arco”. Un piede è posto in avanti rispetto all’altro, l’avambraccio corrispondente è posto frontalmente all’altezza del plesso solare, e le gambe sono più o meno piegate a seconda dello stile praticato e della sua interpretazione personale da parte di chi pratica. Questa posizione può essere utilizzata come difesa per assorbire la forza esercitata dall’avversario sull’avambraccio posto in avanti, o per impiegare la “forza interna” nei suoi confronti, o ancora per combinare insieme questi due effetti. I flussi di forza interna sono realizzati in modo intenso e diretto, e la sua pratica mostra con evidenza gli eventuali errori compiuti nel cercare di realizzarli. 6 Per queste ragioni essa è sempre più considerata la postura più rappresentativa del Tai Chi Chuan, ed è frequentemente impiegata per dimostrare la capacità di ricevere la forza esercitata da una o più persone senza modificare la propria posizione. Nello spingi con le mani I suoi elementi essenziali si ritrovano nel comportamento di chi riesce a contenere per un tempo significativo spinte esercitate con continuità dall’avversario. Entrambi i casi, a causa della mancanza di immediati cambiamenti per assumere una Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 32 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica postura diversa, non possono essere considerati una applicazione completa dei principi del Tai Chi Chuan che sono basati sulla continuità dei cambiamenti, anche se i flussi di forza interna sono realizzati correttamente. Come immagine di riferimento per questa strategia si è scelta quella dell’arciere ricordata dai testi classici per indicare il ruolo della elasticità del corpo nella formazione della “forza interna” e la necessità di emettere energia in direzione rettilinea per aumentarne l’efficacia (“Rilascia la forza come se scagliassi una freccia”). 3.7 STRATEGIA #6 - “UTILIZZARE I CAMBIAMENTI DEGLI ALTRI” 1 Accrescere la vitalità della mente e del corpo 2 Ricercare calma e consapevolezza 3 Mantenere il corpo rilassato nei movimenti 4 Acquisire agilità e stabilità 5 impiegare l’elasticità del corpo Seguendo i principi del Taoismo, il Tai Chi Chuan fa diretto riferimento al mondo naturale. È immediato riconoscere nella parte vitale della natura l’esistenza di continui cambiamenti ciclici, e l’importanza della flessibilità per la sopravvivenza: una pianta giovane e flessibile si piega al vento e sopravvive alla sua azione, un vecchio albero rigido ne può essere spezzato. Il non opporsi con rigidità ad attacchi di ogni genere - siano essi fisici o soltanto verbali o di altra natura - corrisponde al criterio del “wu wei”, letteralmente non “agire”, del primo pensiero taoista. Come è stato detto: “il wu wei è l’arte di padroneggiare le circostanze senza opporre loro resistenza; è il principio di schivare una forza che si abbatte su di voi in modo che non possa colpirvi”. Una sua enunciazione più generale è costituita dall’invito ad “unirci” con il mondo intorno a noi, sentendocene parte e cercando di avere delle relazioni armoniche con le altre 7 Guidare il corpo con la entità che lo compongono. La sua applicazione ha una mente giustificazione pragmatica. Sostituire in situazioni di conflitto la volontà di affermare a tutti i costi il nostro ego con la attenzione alle relazioni con le nostre controparti riduce i danni che ce ne possono derivare ed aumenta la possibilità di trarne vantaggio. 6 Utilizzare i cambiamenti degli altri Per questa ragione abbiamo chiamato “Utilizzare i cambiamenti degli altri” la strategia del Tai Chi Chuan basata su questo criterio. Essa consiste nel cercare di neutralizzare gli attacchi dell’avversario senza opporsi ad essi con violenza, ma cedendo in modo flessibile, restando cioè in contatto con lui, ed attaccandolo a nostra volta soltanto quando egli è in condizioni di svantaggio. Dice Cheng Man-ching: “Le persone che amano combattere usano le arti marziali per dare battaglia. Essi usano sempre una forza dura per colpire... Questo è il limite estremo dello yang, e Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 33 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica l’estremo limite della durezza. ... Questi non sono i comportamenti di un grande maestro. Quando gli altri usano la durezza, io uso la cedevolezza per neutralizzarla. Se essi si muovono per attaccare, io non mi oppongo ed aspetto l’attacco. La quiete e la cedevolezza sono l’impiego dello yin. …. Per imparare il Tai Chi Chuan, per prima cosa è necessario imparare ad investire nella sconfitta”. La disponibilità mentale ai cambiamenti e la cedevolezza del corpo possono realizzare l’antico detto “il morbido vince il duro” (Lao Tzu, IV secolo a.C.). Nei classici del Tai Chi Chuan è scritto che con una forza di quattro once si può vincere una forza di mille libbre. Grandi maestri di Tai Chi Chuan sono stati capaci di gesti marziali di altissimo rilievo pur essendo come Cheng Man Ching di corporatura minuta e privi di grandi masse muscolari. Come ha scritto il prof. S. Giammusso: …. l’azione del cedimento inaspettato, elastico ed ergonomico, ha come archetipo il movimento dell’acqua, che sempre cede e mai recede: non a caso l’antico saggio taoista Lao-Tzu poteva dire che la giusta via spirituale sta nel farsi simili all’acqua, che adeguandosi a tutto, a tutto è adatta. Dal punto di vista biomeccanico il principio di cedevolezza consiste dunque nel movimento circolare e spiraliforme del corpo, ma il presupposto di questa strategia di movimento è una condizione di spirito aperta, che non è attaccata ad alcuna forma e si adegua alle circostanze. Il momento culminante dell’arte marziale sta dunque nel liberarsi dalle illusioni di vittoria e sconfitta, e nel diventare come il Tao in movimento, che agisce senza sforzo in maniera del tutto naturale. Praticare le arti marziali significa in ultimo investire nella perdita dell’ego per coltivare l’arte della pace: la mente “vuota”, senza forma, è libera dall’illusione di guadagno e perdita e combatte le mille battaglie della vita recando pace.” La antica cultura cinese ha sviluppato vari simboli per rappresentare questo tipo di relazioni cedevoli. Uno di essi è ben conosciuto anche nel mondo occidentale. In un cerchio una parte bianca (Yang, luminoso, espansivo) ed una parte nera (Yin, oscuro, ricettivo) entrambe arrotondate si compenetrano a vicenda senza ostacolarsi l’una con l’altra. Un piccolo cerchio nero nella parte bianca ed un piccolo cerchio bianco nella parte nera simboleggiano la presenza “in nuce” dello yin nello yang e viceversa, a rappresentare la necessità di essere pienamente disponibili ai cambiamenti. Questo è un simbolo del Tai Chi o Taiji (principio supremo), in accordo al quale le due polarità, “yin” e “yang”, per generare cambiamenti reversibili senza dissipazione di risorse debbono sostituirsi l’un l’altra progressivamente e ciclicamente, in modo continuo ed armonico, senza contrastarsi a vicenda, come avviene in natura con l'instancabile susseguirsi del giorno e della notte e quello delle stagioni. Il termine Tai Chi Chuan - che durante l’evoluzione di questa disciplina ha sostituito il nome iniziale di “Lunga boxe” - vuol dire appunto boxe, lotta (Chuan) del principio supremo (Tai Chi). Esercitarsi a praticare questa strategia in situazioni controllate porta a migliorare sostanzialmente le nostre capacità di avere efficaci relazioni interpersonali e a ridurre gli stress che solitamente compaiono in situazioni di conflitto. Analizzare queste esperienze può anche aiutare ad avere comportamenti efficaci in tutte le situazioni in cui si hanno dei cambiamenti significativi, sia che essi comportino delle minacce, sia che costituiscano delle opportunità. Nel Tai Chi Chuan questa processo di apprendimento si può avere nello “spingi con le mani”, esercizio a due non violento che è una piacevole pratica sportiva praticata in tutte le buone scuole da persone di tutte le età purché siano in normali condizioni fisiche. Anche la “forma” è direttamente influenzata da questa strategia poiché le azioni marziali nei confronti di un “avversario ombra” da cui essa è composta sono definite tenendo cono della sua applicazione. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 34 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica Può essere interessante notare che il valore dominante dato ai comportamenti degli altri rispetto all’affermazione del proprio ego ha condotto in passato maestri di Tai Chi Chuan molto abili nelle applicazioni marziali ad assumere un atteggiamento umile e dimesso, assolutamente non tronfio e bellicoso. Un episodio che credo valga la pena citare perché ci restituisce l’atmosfera dei primi tempi del Tai Chi Chuan, si riferisce a Yang Lu-chan (1799 - 1872) che per primo insegnò “pubblicamente” questa disciplina, e che, nonostante avesse una corporatura minuta, ebbe tante vittorie in incontri marziali da essere chiamato “l’imbattibile”. Si racconta che una volta fu invitato a causa della sua fama da un famoso e ricco generale. Poiché aveva un aspetto debole e vestiva dimessamente, fu inizialmente trascurato e lasciato solo a pranzare con poco e povero cibo. Fu soltanto quando, provocato dal suo ospite che voleva umiliarlo, batté con estrema facilità il più forte dei trenta lottatori che erano alla sua corte, che la sua abilità fu riconosciuta e gli fu servito un ricco banchetto manciù! Questo episodio riporta alla mente un racconto assai più antico riportato in “Chung Tzu“, uno dei primi testi taoisti attribuito ad un autore dallo stesso nome che pare sia vissuto nel IV secolo a. C. . In questo racconto un esperto dell’arte della spada, anch’egli umile e vestito dimessamente, finisce col portare allo sbando un gruppo di bellicosi spadaccini al servizio di un gran signore che li ritiene i più bravi al mondo. Il primo principio che corrisponde a questa strategia è Seguire l’avversario dimenticando se stessi. L’obiettivo è quello di restare in prossimità dell’avversario, ad una distanza non inferiore a quella necessaria per proteggere il nostro spazio vitale, e non superiore a quella che rende possibile l’impiego della nostra “forza interna”. Nello “spingi con le mani” è necessario mantenere il contatto fisico con l’avversario, in modo di poter interpretare i suoi flussi di energia. Questo comportamento è per vari aspetti l’opposto delle nostre reazioni istintive che, in situazioni caratterizzate dalla presenza di un conflitto, frequentemente si basano sulla fuga causata dalla paura di “perdere” o su un’opposizione rigida e violenta dovuta al nostro orgoglio ed alla volontà di sopraffare a tutti i costi la nostra controparte. La raccomandazione che io faccio spesso ai miei allievi nelle sessioni di “spingi con le mani” è appunto “Segui l’avversario e dimentica te stesso”, ma frequentemente non è applicata in modo compiuto. La capacità di “ascoltare gli altri” è un prerequisito per applicare questo principio (vedi 3.3 “Ricercare calma e consapevolezza”). La velocità di azione deve essere proporzionata alla velocità dei suoi movimenti, con cui dobbiamo essere in sincronia. Cheng Man Ching usa l’immagine di due boscaioli che tagliano con la stessa sega il tronco di un albero. Nel Tai Chi Chuan Lun” è scritto: “quando avanza, la distanza deve apparire molto maggiore quando si ritira, la distanza deve apparire molto minore quando l'avversario è duro io sono morbido questo si chiama "tsou" (cedere, seguire) quando seguo l'avversario ed egli è in svantaggio questo si chiama "nien" (aderire) se il movimento dell’avversario è veloce rispondi con velocita' Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 35 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica se il movimento è lento allora segui lentamente” Il secondo principio che corrisponde alla strategia che stiamo presentando è Neutralizzare gli attacchi dell’avversario guidando se possibile i suoi movimenti. L’obbiettivo non è soltanto sottrarsi agli attacchi dell’avversario, ma anche quello di portarlo in una situazione favorevole ad un nostro attacco, facendogli perdere il controllo del suo corpo o facendogli assumere un equilibrio instabile. Le principali tecniche di difesa praticate nel Tai Chi Chuan sono le seguenti. “Ruotare indietro” (“rollback”): Il busto ruota intorno alla vita nella stessa direzione dell’attacco dell’avversario, che così “cade nel vuoto”. “Deviare”: L’attacco dell’avversario è deviato con una spinta laterale senza opporsi ad esso. “Tenere”: una parte del corpo dell’avversario, generalmente un braccio, è tenuta con le nostre mani in prossimità delle sue articolazioni, e perde la libertà di movimento. Nello “spingi con le mani” questa prese è ammessa per poi esercitare la propria forza interna, con “tirare giù”, ma non per eseguire bloccaggi delle articolazioni (“Cin Na”). “Ricevere” (“peng”): quando non è possibile evitare l’attacco dell’avversario, l’energia da lui emessa è assorbita e trasformata in energia elastica propria (vedi 4.4 “Utilizzare l’elasticità del corpo”). “Ruotare le mani” (in alcuni stili) insieme agli avambracci per liberarsi da una presa dell’avversario sulle braccia e successivamente “tirarlo in giù”. Queste tecniche possono in parte essere combinate tra loro. Le “forme a mani nude” sono composte da posizioni che hanno l’obbiettivo di applicarle in una grande varietà di possibili situazioni. Se il loro impiego ha successo, l’attacco dell’avversario si esaurisce senza conseguenze per noi, ed egli si trova, se non riesce a fermarsi in tempo, in una condizione nella quale con controlla più il proprio corpo o è addirittura in equilibrio instabile. Un attacco dell’avversario si trasforma così in un nostro vantaggio. Per questa ragione in certe condizioni si prevede addirittura di stimolarne uno come risposta ad un nostro finto attacco. . Il secondo principio è Impiegare la “forza interna” nel modo appropriato. La difesa serve a portare l’avversario in una situazione a lui sfavorevole e ad accumulare energia, dandoci l’opportunità di usare con successo la nostra “forza interna”. In certi casi - ad esempio nella azione di “premere” - l’attacco è esercitato quando l’avversario si muove, ma nella stessa direzione del suo movimento, “avanzando” mentre egli “indietreggia”. Per non interrompere il flusso della “forza interna” che inizia nel piede di appoggio sul terreno non si deve mai impiegare la forza muscolare della parte del corpo con cui esercitiamo la nostra azione nei suoi confronti (vedi 3.6 “Impiegare l’elasticità del corpo”). Nel Tai Chi Chuan sono incluse varie tecniche per la emissione dell’energia nei confronti di un avversario. La scelta della tecnica da impiegare dipende dalla situazione in cui ci si viene a trovare con la difesa da un attacco dall’avversario. Nello “spingi con le mani” più semplice e più frequentemente praticato si possono utilizzare soltanto le tecniche di “spingere” e “premere” (con le due mani sovrapposte). In una versione più articolata di Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 36 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica questo esercizio si possono impiegare anche le tecniche di “tirare giù”, “dividere” (fare ruotare l’avversario), “colpo di gomito”, “colpo di spalla”. Nella “forma” sono anche incluse posizioni che simulano l’esecuzione di “pugni” e di “calci” con varie modalità. In ogni caso l’energia è emessa quando si è già in contatto con l’avversario, e non “colpendolo” dopo aver fatto acquisire velocità alla parte del corpo impiegata per l’attacco. Questa modalità di emissione dell’energia è realizzabile anche con i pugni ed i calci. Tuttavia William C.C. Chen prevede la possibilità di usare i pugni per “colpire” l’avversario trasformando la forza interna in velocità del corpo, a somiglianza di quanto avviene nella boxe classica. L’emissione della energia tramite la forza interna deve essere eseguita con decisione in una direzione rettilinea, e deve essere indirizzata verso il baricentro dell’avversario per aumentarne l’efficacia e per far si che non possa essere da lui neutralizzata con rotazioni del suo corpo. Il terzo ed ultimo principio corrispondente a questa strategia è Agire al tempo giusto. L’esecuzione delle difese e degli attacchi richiede una scelta di tempi e di rapidità della loro esecuzione. La “forma” è costituita da una sequenza predeterminata di movimenti e può essere praticata con una velocità che è scelta da chi la esegue e può variare entro certi limiti. Nello “spingi con le mani” invece, il tempo dell’azione marziale dipende dal comportamento dell’avversario. Per quanto riguarda le azioni di difesa, per neutralizzare con efficacia un attacco è necessario reagire con prontezza prima che esso si manifesti completamente. A questi fini nel Tai Chi Chuan si cerca di “intervenire sul piccolo”. Anche questo principio trova rispondenza nel primo pensiero taoista. Dice Lao Tzu: (64) Ciò che non è apparso si previene facilmente. Ciò che è minuto si disperde facilmente. Agisci prima che qualcosa sia; crea l’ordine prima che ci sia il disordine. È però necessario che l’azione di difesa per avere efficacia non sia troppo anticipata, altrimenti, come dice Cheng Man Ching, “l’avversario non cade nella nostra trappola”. Nei movimenti di difesa chiamati “ruotare indietro” si può avere successo anche se non si riesce a ruotare al tempo giusto, a patto che si sia resa insostanziale e perciò cedevole la parte del corpo con cui l’avversario entra in contatto. La scelta del momento opportuno per i cambiamenti riguarda anche l’esecuzione delle azioni di attacco che debbono cogliere le opportunità offerte dall’avversario, senza lasciarle inutilizzate. Anche per gli attacchi la loro tempestività è necessaria. Intervenire troppo presto o troppo tardi troverebbe l’avversario non ancora in condizioni di equilibrio instabile o quando ha già ripreso il controllo. Stuart Olson in un commento sulla sua traduzione di un testo attribuito alla famiglia Yang fa un interessante comparazione tra i comportamenti dei cani e dei gatti. “Se guardiamo un gatto cacciare un topo, possiamo vedere molto buon Tai Chi in azione. Il gatto si radica a terra, abbassa il suo centro di gravità e rimane fermo ed esternamente rilassato. Se il topo non si muove, il gatto non si muove. Il gatto aspetta di vedere quale è la direzione di fuga del topo, e, quando questo si muove, il gatto scatta in modo di intercettarlo anticipandone i movimenti. Una tattica molto diversa da quella di un cane che, inseguendo uno scoiattolo, si eccita molto e, cercando in Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 37 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica ogni istante di raggiungere lo scoiattolo nella posizione che ha in quel momento, cambia più volte direzione nel corso dell’inseguimento. ll comportamento del cane, che usa molto la sua forza muscolare e poco la mente, è regolato dalla confusione e dall’eccitazione. “ Un detto riportato su un testo classico del Tai Chi Chuan sull’atteggiamento richiesto a chi è costretto ad affrontare un avversario: “si deve apparire come un falco che si avventi sulla preda” ha portato a scegliere l’immagine di un falco come simbolo di questa strategia. 3.8 STRATEGIA #7 - “GUIDARE IL CORPO CON LA MENTE” 1 Accrescere la vitalità della mente e del corpo 2 Ricercare calma e consapevolezza 3 Mantenere il corpo rilassato nei movimenti In ogni disciplina sportiva le facoltà mentali hanno un ruolo rilevante. Questo ruolo diventa cruciale nel Tai Chi Chuan che si basa su una completa integrazione di corpo e di mente, termine quest’ultimo che è qui impiegato per fare riferimento ad un insieme di diverse facoltà mentali che intervengono a vari livelli. Trattando delle altre strategie del Tai Chi Chuan sono più volte emersi i compiti che la nostra mente deve svolgere. Il primo livello delle nostre “mente” che abbiamo indicato in queste note è lo “spirito”, inteso come capacità di liberarci da altri pensieri e da avidità e ansie per dedicare pienamente la nostra attenzione al momento presente, acquisendo lucidità e libertà di cambiamento (vedi 4,1 Accrescere la 5 impiegare l’elasticità vitalità della mente e del corpo - Attivare lo spirito”). Un del corpo secondo livello richiamato in queste note è la “immaginazione” che ci può aiutare a sentire intensamente i 6 Utilizzare i cambiamenti nel nostro corpo che hanno particolare cambiamenti degli altri rilevanza per il Tai Chi Chuan: la respirazione che possiamo rendere più profonda “sentendo” che l’aria inspirata giunga 7 Guidare il corpo con la fino a parti del nostro corpo che fisicamente non può mente raggiungere, l’esecuzione della “forma” “nuotando nell’aria” o immaginando le interazioni con un avversario ombra, il radicamento del piede di appoggio sentendolo sprofondare nel terreno. 4 Acquisire agilità e stabilità Un terzo livello, estremamente importante per il Tai Chi Chuan, è la nostra “volontà”. Un suo primo intervento è stato già indicato a proposito della attivazione del flusso di forza interna che richiede una decisione sul momento di emettere energia nei confronti dell’avversario, sulla parte del suo corpo sulla quale esercitarla energia e sulla direzione di applicazione della forza (vedi 3.6 “Impiegare la elasticità del corpo”). Nella tradizione del Tai Chi Chuan il ruolo essenziale della volontà è simboleggiato dallo intento della mente “I” (Yi), associato dalla medicina tradizionale cinese al cuore e non al Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 38 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica cervello, cioè alla nostra volontà condizionata dall’addestramento e non alla nostra razionalità che non consentirebbe di ottenere i tempi di reazione richiesti. Il primo principio da applicare è Guidare con la mente i flussi di energia ed ha un significato non limitato al Tai Chi Chuan. La tradizione offre un modello che sembra grosso modo ancora valido: l’intento della mente “I” mobilita i flussi di energia interna (“l’energia segue il pensiero”), e questi, a loro volta, determinano i movimenti di tutte le parti del corpo, che appaiono “propulsi” dalla mente. Per realizzare questo modello la tradizione chiede di “mettere l’intento della mente ed il ch’i nel tan tien inferiore” che secondo la medicina tradizionale cinese è un vaso di raccolta dell’energia interna “ch’i” posto tre dita sotto l’ombelico a circa tre decimi della distanza tra la parte frontale dell’addome e la superficie esterna della schiena. Nelle fasi di “apertura” il “ch’i” comandato dalla mente deve espandersi nel corpo a partire da questo vaso attivando i movimenti di tutte le sue parti, e ritornarvi nelle fasi di “chiusura”. I tratti essenziali di questo modello sono qui considerati verosimili perché nel Tai Chi Chuan un ruolo privilegiato è assegnato ai muscoli lombari e dorsali dell’addome (vedi 3.4 “Nel movimento mantenere il corpo rilassato con cambiamenti fluidi e continui - Iniziare i movimenti con i muscoli della parte centrale del corpo”), zona in cui la medicina tradizionale cinese pone il “tan tien”. Se si fa l’ipotesi che il flusso di energia interna “ch’i” sia assimilabile ad un flusso di impulsi nervosi che comandano i muscoli, è proprio in quella zona che l’attenzione deve concentrarsi per guidare i movimenti del corpo. Il modello tradizionale è condiviso anche da chi si occupa di Tai Chi Chuan con gli occhi de1lla scienza moderna. Nella “Harvard Medica School Guide to Tai Chi” di P. M. Wayne a proposito del “tan tien” si legge: “Nel Tai Chi il “tan tien” è un importante centro fisico ed energetico del corpo, uno dei posti fondamentai sui quali focalizzarvi e centrare la vostra consapevolezza. Collocato proprio sotto e indietro l’ombelico, è anche vicino al centro di gravità del corpo. Il centrare l’attenzione sul tan tien aiuta il bilanciamento fisico, integrando la parte superiore e quella inferiore del corpo, e aiuta anche l’integrazione energetica, creando una specie di centro dove la mente, le emozioni, e il corpo fisico possono facilmente interagire, essere collegati, e mantenersi bilanciati”. L’abitudine ad “ascoltare” il proprio corpo e a guidare con la mente i movimenti di tutte le sue parti, acquisita con una pratica costante della “forma”, permette di evitare che nessuna di esse abbia un movimento disordinato che possa compromettere l’equilibrio, e dà la fiducia nel proprio autocontrollo che gioca un ruolo importante nella prevenzione delle cadute, in particolare degli anziani. Questo effetto è stato verificato da una serie di studi clinici sul Tai Chi Chuan che sono stati i primi ad essere condotti su questa disciplina a partire dalla fine degli anni ’80. Un principio specifico del Tai Chi Chuan è Applicare con accuratezza le regole di esecuzione. Nella esecuzione della “forma”, che è l’esercizio fondamentale di questa disciplina, sia che si intenda praticarla soltanto come esercizio fisico e mentale sia che si voglia anche prepararsi alle sue applicazioni marziali, si deve eseguire la sequenza di posizioni definita dallo “stile” che abbiamo adottato. A chi pratica Tai Chi Chuan è Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 39 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica richiesto uno sforzo iniziale per “memorizzare” la “forma” che è una specie di linguaggio di base di questa disciplina. Con una pratica sistematica i principi del Tai Chi Chuan e le minuziose regole di postura e di movimento che ne derivano diventano progressivamente parte di noi, e la loro applicazione risulta naturale ed istintiva, come se il nostro corpo fosse comandato da una superiore potenza. I meccanismi che intervengono in questa assimilazione sono generalmente chiamati “memoria motoria”. Più recentemente sono state messe in luce capacità di apprendimento della “fascia”, insieme di tessuti connettivi che avvolgono e sostengono il nostro corpo. È comunque necessario che progressivamente e con l’aiuto di un buon maestro si impari ad eseguirla il più correttamente possibile, per trarne i benefici sperati. Se si vuole raggiungere una elevata qualità di esecuzione questo è un viaggio non breve. Una domanda che nasce da queste considerazioni è la seguente: “Se il rispetto rigoroso dei principi e delle regole è essenziale, l’esecuzione della “forma”, codificata con grande dettaglio, tende ad essere per tutti un’uguale ripetizione degli stessi movimenti?” La risposta è che ognuno ha il suo modo di eseguire la “forma” e che può cambiarlo a suo piacere in funzione dei suoi stati d’animo e delle sue condizioni fisiche. Si possono infatti scegliere, sia pure entro certi limiti, velocità di esecuzione, ampiezza dei passi e dei gesti, grado di flessione delle gambe, e, quello che forse conta di più, intensità e visibilità dei significati che si danno alla “forma” ed ai cambiamenti “interni” che si realizzano nell’eseguirla. La pratica del Tai Chi Chuan è anche un modo di esprimere la propria personalità. Un’analoga situazione è quella di chi fa musica: lo spartito la definisce completamente, ma l’interpretazione è personale e può anche cambiare nel tempo. L’importante è non tradire il compositore e le regole musicali di base. Le difficoltà crescono nelle applicazioni marziali, nelle quali, come negli accadimenti improvvisi che la vita di ogni giorno ci può riservare, dobbiamo rispondere rapidamente a una grande varietà di possibili situazioni che non sono predeterminate. Occorre dunque non soltanto seguire correttamente le regole di esecuzione, ma anche scegliere con estrema rapidità la nostra risposta. Abbiamo chiamato questo principio “Scegliere in ogni momento l’azione più opportuna”. Per applicarlo efficacemente è necessario un addestramento pratico progressivo e sistematico addizionale rispetto all’apprendimento della “forma” ed alla pratica dello “spingi con le mani”. Nelle pratiche sportive per noi più consuete tutto questo si chiama “allenamento”. Il Tai Chi Chuan ha di suo la particolare ricchezza di principi e di tecniche che è necessario imparare ad applicare in una grande varietà di situazioni possibili. Dato il ruolo fondamentale data al tan tien inferiore per la realizzazione di questa strategia, come sua immagine di riferimento è stata scelta una fotografia in cui si indica questa parte del corpo. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 40 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica 4. SUI “TESTI CLASSICI” DE TAI CHI CHUAN I testi ”classici” del Tai Chi Chuan rappresentano un riferimento essenziale per chi vuole comprendere a fondo questa disciplina, ed a maggior ragione per chi vuole insegnarla. Questa è l’indicazione lasciata dai grandi maestri del passato, ed è condiviso dai Maestri attuali di maggiore reputazione. Cheng Man-ching ne raccomandava uno studio approfondito e la continua rilettura. Chi li legge trova conferma di questi giudizi. Si tratta di una raccolta di brevi testi (una ventina di pagine basta a contenerli tutti), lasciati da personaggi del passato che hanno praticato con passione questa disciplina. Quasi tutti in forma di brevi poemi, di “canzoni non cantate”, stupiscono per la loro essenzialità e per gli ammaestramenti che possono dare ad un lettore non frettoloso, che rifletta a fondo su di essi e non si limiti ad ascoltarli distrattamente con la sensazione che si tratta “delle solite cose”. L’analisi di questi testi - e delle ripetizioni che essi contengono - dà un segno di quanto variegata e molteplice sia stata la formazione di una tradizione del Tai Chi Chuan, che tuttavia fa riferimento sempre agli stessi principi, frequentemente ripetuti neri vari testi. È bene ricordare che questi principi sono apparentemente semplici, ma difficili da comprendere a fondo e da applicare. Nella società occidentale i praticanti di Tai Chi Chuan non riescono frequentemente ad impadronirsi dei “segreti” di questa disciplina, nonostante vari anni di pratica e l’acquisizione di informazioni su tutti i suoi aspetti. In realtà, ricevere insegnamenti è utile se non li diamo per ovvi e scontati perché sembrano semplici, e se li approfondiamo sempre di più fino a farli nostri, che è l’obiettivo vero, e che può essere raggiunto soltanto con un approfondimento personale. Il lettore dei testi classici che è appassionato di Tai Chi Chuan accetti dunque di buon grado qualche ripetizione e ne faccia oggetto di riflessione approfondita. I testi generalmente considerati “classici” sono i seguenti. “Tai Chi Chuan Ching”, testo attribuito dalla tradizione al leggendario monaco taoista Cheng San-feng visto all’epoca del nostro medioevo, ma verosimilmente di epoca assai più tarda; “Tai Chi Chuan Lun”, attribuito a Wang Tsung-yueh. (vissuto probabilmente tra 1736 e il 1795 “Approfondimenti della pratica delle tredici posizioni”, di Wu Yu-siang (1812 - 1880), I segreti dei cinque ideogrammi di Li I-yu (1832–1892) I punti essenziali della pratica della forma e dello spingi con le mani “La canzone del push hands”, composizione di autore ignoto, “Il segreto di neutralizzare ed attaccare”, anch’essa di autore ignoto Le dieci regole di esecuzione lasciate da Yang Chen-fu (1883 - 1936). in varie trascrizioni Le canzoni delle otto posture Attribuito a T'an Meng-hsien Traduzioni in italiano di alcuni dei testi classici sono riportate in vari testi sul Tai ChChuan, ad esempio nel volume “Taiji Quan, arte marziale, tecnica di lunga vita” di Catherine Despeux, pubblicato da Edizioni Mediterranee, e ne “Il Tao del Tai Chi Chuan” di Jou Tsung Hwa - Ubaldini Editore.. Una raccolta quasi completa in inglese è ripotata nel volume “The essence of Tai Chi Ch’uan - The Literary Tradition” North Atlantic Books. In Internet una versioni inglese dei testi classici può consultata sul seguente sito: Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 41 Laura Brandimarti Autru – Note introduttive sul Tai Chi Chuan e sulla sua pratica http://www.scheele.org/lee/classics.html Queste note, riviste nel mese di marzo del 2016, possono essere riprodotte in parte o nella loro interezza senza però modificarle e citandone la fonte. Copyright Associazione Italiana Cheng Man Ch’ing 42