Parrocchia
Santa Maria della
Consolazione
Bibbia
Il termine Bibbia deriva dal latino Bìblia con cui
si indica la collezione dei libretti (in greco Bibl…a) da
cui è composta la Sacra Scrittura.
“La santa madre chiesa, per fede apostolica,
ritiene sacri e canonici tutti interi i libri sia dell’Antico
che del Nuovo Testamento, con tutte le loro parti,
perché, scritti per ispirazione dello Spirito Santo (cf.
Gv 20,31; 2Tm 3,16; 2Pt 1,19-21; 3,15-16) hanno Dio
per autore e come tali sono stati consegnati alla
chiesa”.
Dei Verbum, 11
Testamento
Testamento non ha nulla a che fare con
le nostre ultime volontà, piuttosto va nella
direzione di tradurre la parola ebraica berît
che, nel suo significato più pregnante, indica
la promessa di un qualche dono da parte di
Dio e l’impegno da parte dell’uomo ad
osservare la legge di Dio: in altri termini
l’Alleanza.
Canone
Con il termine Canone, a partire dal IV
secolo, si indica l'elenco normativo dei libri
ispirati. A tal proposito il Concilio di
Laodicea, in Frigia (360 ca.), stabilisce nel
canone 59: "Nell'assemblea non si devono
recitare salmi privati o libri non canonici,
ma soltanto i libri canonici del Nuovo e
Antico Testamento".
Canone
E' evidente che le diverse religioni e/o
confessioni di fede, hanno avuto e hanno
posizioni diverse rispetto ai libri ispirati. A tal
proposito è entrata in vigore la differenziazione,
a partire dal Concilio di Trento, tra libri
protocanonici e deuterocanonici che, al di là
dei termini usati non proprio felici, vuole
indicare la differenza tra libri universalmente
riconosciuti (i primi) e libri contrastati e discussi
(i secondi).
Il linguaggio
La Bibbia parla tre
l'aramaico e il greco.
lingue:
l'ebraico,
Antico Testamento
Buona parte dell'A.T. fu scritto in ebraico. In
aramaico troviamo: Esd 4,8-6,18; 7,12-26; Dn 2,47,28; due parole in Gn 31,47 e una frase in Ger
10,11. In greco furono scritti originariamente
Sapienza e 2 Maccabei.
Siracide si presenta come versione greca di un
originale ebraico ritrovato per più di due terzi in tempi
recenti; inoltre di alcuni libri come 1 Maccabei,
Giuditta, Tobia, o parti di libri (Daniele 3,24-90; 13-14;
Ester in varie parti) conserviamo solo traduzioni in
greco di un originale ebraico perso.
Nuovo Testamento
Tutto il N.T. fu scritto in greco.
Troviamo all'interno del testo alcuni ebraismi
e vocaboli presi in prestito dall'aramaico
come sabbat, satan, geenna, amen.
Ebraico
Lingua semitica alfabetica che è essenzialmente fondata
sulle parole-radice, composte di tre consonanti, che esprimono il
significato di tutte le parole derivate da esse mediante l'aggiunta
di prefissi o suffissi. L'ebraico preferisce la coordinazione alla
subordinazione del periodo; gli aggettivi sono frequentemente
sostituiti dal complemento del nome ("il luogo di santità" invece
che "il luogo santo"); non esiste il comparativo sostituito dal
confronto tramite la preposizione min ("grande più che [min] tutto
il popolo" invece di "più grande di tutto il popolo"); non troviamo
neppure il superlativo relativo espresso mediante artifici vari
("Santo, Santo, Santo" per "Santissimo" o "Il Cantico dei Cantici"
per "Il più bel Cantico"); rari gli avverbi e le parole astratte; i verbi
sono ricchi nelle forme (ben sette per ogni verbo), ma poveri nei
tempi (due indicativi, un imperativo, un doppio infinito e un
participio).
Aramaico
Strettamente imparentato con l'ebraico,
lingua delle tribù nomadi (Aramei), divenne lingua
commerciale internazionale e poi delle cancellerie
e dei diplomatici.
Nel post-esilio soppiantò definitivamente
l'ebraico che non era più compreso dalla maggior
parte del popolo d'Israele.
È la lingua materna di Gesù, degli Apostoli,
della Chiesa di Gerusalemme.
Greco
Il greco della Bibbia (detto della koiné)
si distingue dal greco classico soprattutto
dal punto di vista della sintassi, preferendo
la coordinazione alla subordinazione, frasi
più brevi, stile diretto e numerose licenze
linguistiche.
Il testo
$rah taw !ymch ta
!yhla arb tycarb
1
• 1 in principio creavit Deus caelum et terram
• 1 'En ¢rcÍ Ãn Ð lÒgoj, kaˆ Ð lÒgoj Ãn prÕj tÕn
qeÒn, kaˆ qeÕj Ãn Ð lÒgoj.
• 1 In principio era il Verbo, il Verbo era presso
Dio e il Verbo era Dio.
Origine e contenuto
I libri dell'Antico Testamento sono, per i cattolici,
46, divisi in tre grandi gruppi (cfr. prologo Siracide):
- La Legge, ovvero i cinque libri della Toràh (Gn,
Es, Lv, Nm, Dt);
- I Profeti, Neviìm, comprendente Gs, Gdc, 1 e 2
Sam, 1 e 2 Re, (detti profeti anteriori), Is, Ger, Ez
(profeti maggiori), Os, Gl, Am, Abd, Gn, Mi, Na, Ab,
Sof, Ag, Zc, Ml (detti profeti minori);
- Gli altri scritti, Ketuvìm, di cui fanno parte Sal,
Gb, Pro, Rt, Ct, Qo, Lam, Est, Dn, Esd, Ne, 1 e 2 Cr,
Gdt, Tb, 1 e 2 Mac, Sap, Sir, Bar.
Origine e contenuto
Gli ultimi sette libri, Gdt, Tb, 1 e 2 Mac,
Sap, Sir, Bar, detti deuterocanonici, non
sono accettati dagli Ebrei, né, di
conseguenza, dai Riformatori protestanti.
Tanàk
Mettendo insieme i tre gruppi, Toràh, Neviìm,
Ketuvìm, gli ebrei li indicano con la parola Tanàk,
sorta di acronimo delle altre tre.
Toràh
Per lungo tempo c'è stata la convinzione forte ed
inattaccabile che i primi cinque libri dell'A.T. fossero
stati scritti dallo stesso Mosè; in realtà le tradizioni
orali, che risalgono al tempo di Mosè, furono raccolte
in tempi successivi da alcuni scrittori ispirati che, in
epoche diverse, diedero forma al materiale che
troviamo nei primi cinque libri della Bibbia.
L'analisi letteraria del Pentateuco, attraverso lo
studio delle differenze di stile, delle ripetizioni, dei
doppioni, permette di riconoscere all'interno del
complesso letterario almeno quattro grandi tradizioni,
ognuna con caratteristiche proprie.
J = Jahvista
Questa tradizione identificata dal nome
usato per Dio, Jahvè, attraversa tutti i libri
della Torah; lo stile è concreto, colorito,
immaginoso, quasi "naif": è quello di un
narratore di storie (i figli di Noè, Gn 9,18-27;
la torre di Babele Gn 11,1-9) che non esita a
parlare di Dio in termini molto immaginosi,
come d'un uomo. L'approccio dello Jahvista
è tipicamente psicologico e fortemente
sapienziale.
E = Elohista
Caratterizzata dal nome corrente di
Dio, Elohim, questa tradizione rimarca
meglio la distanza fra Dio e l'uomo; parla
volentieri di un angelo, oppure di un uomo
(Gn 22,11-18; 32,23-33) per evitare di
impegnare Dio stesso in una azione
propriamente umana e a volte attribuisce a
Dio un aspetto temibile. Si tratta di un
approccio squisitamente trascendente.
D = Deuteronomista
Questa fonte, rintracciabile praticamente
solo nel libro del Deuteronomio, presenta
stile oratorio, forme stereotipate quali
"Ascolta, Israele", "il Signore tuo Dio", "con
tutto il tuo cuore"; l'approccio risulta
orientato verso l'elezione gratuita e l'amore
di Dio.
P = Sacerdotale
I segni più caratteristici di questa
tradizione, che troviamo soprattutto nel libro
del Levitico, sono le ripetizioni, una certa
rigidezza, il gusto della precisione numerica,
delle genealogie, delle liste, e la
predilezione per tutto quello che riguarda il
culto e la liturgia. E' un approccio attento
soprattutto alle questioni giuridiche e
cultuali.
Toràh
Le quattro tradizioni, segno di diverse
spiritualità e capacità letterarie, furono
raccolte e fuse insieme in circoli sacerdotali,
a forgiare l'attuale redazione finale dei
cinque libri che risultano, nello stesso
tempo, storia della salvezza e Codice
dell'Alleanza, nell'inscindibile dialogo a due
tra Dio e l'uomo.
Genesi temporale della Toràh
DIO
J
E
J+E
D
P
Toràh
Progressione temporale
Dal punto di vista storico - teologico, Lv, Nm
e Dt riprendono i temi trattati nei primi due libri e li
ampliano o ripresentano da altri punti di vista.
Mosè muore in vista della terra promessa;
Giosuè (Gs) entrerà nella terra. Seguirà un lungo
periodo di lotta e guerre per acquisire e
conquistare la terra che Dio ha promesso agli
Ebrei, guidati in queste battaglie dai Giudici (Gdc).
Progressione temporale
Alla
conquista
stabile
del
territorio,
corrisponderà un certo periodo aureo; guidati da Saul,
Davide e Salomone, re scelti da Dio (1 e 2 Sam, 1 e 2
Re), gli Ebrei sposteranno il centro del loro paese in
Gerusalemme e lì costruiranno il Tempio, centro
liturgico, religioso, politico e culturale. I re successivi,
però, in una alternanza di fedeltà ed infedeltà a Dio
porteranno Israele alla rovina; il paese si divide in due
grandi blocchi: il regno del Nord (costituito da dieci
tribù con capitale Samaria) e il regno del Sud (le altre
due tribù con capitale Gerusalemme).
Progressione temporale
Politicamente questo sarà l'inizio della fine,
segnata dalla conquista e distruzione di Samaria (721
a.C.) e di Gerusalemme (587 a.C.).
Nello stesso periodo il popolo, sospinto dai suoi re,
si volge verso dei e culti stranieri; le ricchezze e
agiatezze proprie di una vita cittadina portano facilmente
verso vizi, lussurie, ingiustizie sociali, trasgressione di
ogni legge umana e divina.
In un contesto di questo genere, a partire dall'VIII
sec. a.C., operano e si battono i Profeti, risposta di Dio
nuova e vitale, ai molteplici problemi di cui sopra.
Neviìm
A partire dal 740 a.C. abbiamo testimonianze
scritte dei Profeti, uomini scelti da Dio per rispondere
alla nuova situazione creatasi e per portare avanti la
linea della salvezza avviata con Abramo.
I Profeti reagiscono ad una duplice realtà negativa:
- l'idolatria, introdotta mediante i culti stranieri
delle mogli di Salomone e penetrata profondamente nel
tessuto sociale e fino alle soglie di un sincretismo
religioso;
- la sperequazione sociale, aggravata dalla
situazione generale del paese tutt'altro che positiva, sia
economicamente che politicamente.
Neviìm
Gli oracoli profetici si concretizzano in:
- minacce che suonano quali avvertimenti,
quali campanelli d'allarme per una situazione che
evolve verso la catastrofe;
- promesse che partono dalla constatazione
che, nonostante tutto, Dio non verrà meno alla
sua Alleanza e salverà il popolo mediante il
Messia.
Ketuvìm
•
Nella Bibbia ebraica, dopo il Pentateuco e i Profeti,
troviamo gli Altri Scritti che raccolgono molteplici libri di diverso
contenuto.
•
Sono preponderanti i libri che hanno al centro motivi ed
interessi di carattere squisitamente sapienziale quali il problema
della morte, della sofferenza, del dolore, della retribuzione, in una
prospettiva universalista e messianica; la linea è quella della
sapienza popolare che cerca di trovare le risposte concrete ai
molteplici problemi che la vita presenta; si tratta di una sapienza
di vita, reinterpretata biblicamente alla luce della presenza
costante di Dio nella storia dell'uomo; la sapienza di colui che
riesce a riconoscere tale presenza nelle esperienze quotidiane e
ad orientare le proprie scelte alla luce di questa presenza.
Dei Verbum
\
“Poiché dunque tutto quello che gli autori ispirati,
cioè gli agiografi, asseriscono è da ritenersi asserito dallo
Spirito Santo, per conseguenza si deve professare che i
libri della Scrittura insegnano fermamente, fedelmente e
senza errore la verità che Dio in vista della nostra salvezza
volle fosse consegnata alle sacre Lettere. Pertanto «tutta la
Scrittura è ispirata da Dio e utile per insegnare, convincere,
correggere e formare alla giustizia, perché l’uomo di Dio sia
completo e ben preparato per ogni opera buona» (2Tm
3,16-17 gr.).”
Dei Verbum, 11
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