Centri Territoriali FALCRI PIEMONTE Via Nizza, 150 – 10121 TORINO Tel/Fax 011/6624382 - Fax 011/6624735 e-mail: [email protected] FRIULI VENEZIA GIULIA Via Valdirivo, 42 – 34122 TRIESTE Tel. 040/6772299 – Fax 040/6773952 e-mail: [email protected] LOMBARDIA Via Mercato, 5 – 20121 MILANO Tel. 02/86464631 – Fax 02/860437 e-mail: [email protected] EMILIA ROMAGNA Via Guidotti, 33 40134 BOLOGNA Tel. 051/433043 - Fax 051/435034 e-mail: [email protected] LIGURIA Vico San Matteo, 2/16 – 16100 GENOVA Tel. 010/2476193 Fax 010/2475391 e-mail: [email protected] Via Orefici, 8/7 - 16123 GENOVA Tel e fax 010/8603538 e-mail: [email protected] VENETO Via della Montagnola, 37 30174 VENEZIA –MESTRE Tel/Fax 041/5441133 e-mail: [email protected] Piazza Giovanni XXIII, 2 – 35129 PADOVA Tel. 049/7808172 – Fax 049/8941206 e-mail: [email protected] TOSCANA Via Martelli, 8 – 50122 FIRENZE Tel. 055/212951 – Fax 055/212962 e-mail: [email protected] UMBRIA Via R. D’Andreotto, 29 – 06100 PERUGIA Tel. 075/5727064 – Tel/Fax 075/5722238 e-mail: [email protected] LAZIO Via Francesco Dell’Anno, 6/8 – 00136 ROMA Tel. 06/39751484 – Fax 06/39734223 e-mail: [email protected] Viale Liegi, 48/B – 00198 ROMA Tel. 06/8416336 – Fax 06/8416343 e-mail: [email protected] MARCHE – ABRUZZO Via Arco Alfieri, 3 – 67100 L’AQUILA Tel/Fax 0862/481057 e-mail: [email protected] CAMPANIA Via S. 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È arrivata la Parmalat 7 HANNO COLLABORATO A QUESTO NUMERO Salvatore Adinolfi Bianca Desideri Ferri Fulvio Furlan Donella Gambassi Fabrizio Gosti Orsola Grimaldi Francesco Marescalco Valeria Salvatore di Vitolucio Nerini La Falcri in Europa con i lavoratori di Manlio Lo Presti Rapporto ABI 2003 di Fulvio Furlan 8 10 UNION NETWORK INTERNATIONAL Questo periodico è associato alla Unione Stampa Periodica Italiana Autorizzazione del Tribunale di Roma n. 17196 del 30-3-1978 Redazione: Roma, Viale Liegi, 48/b Tel. 06.8416336-334-328-276 Fax 06.8416343 e-mail: [email protected] Progetto grafico e copertina: Carlo Grechi Impaginazione e stampa: Edizioni Grafiche Manfredi snc Via G. Mazzoni, 39/a 00166 - Roma Tel. 06.6243159 - Fax 06.6140499 Finito di stampare nel febbraio 2004 Per le fotografie di cui nonostante le ricerche non sia La responsabilità patrimoniale del debitore di Francesco Marescalco La nostra globalizzazione: il World Social Forum 2004 13 14 di Joseph Fremder PREVIDENZA & ASSISTENZA Congedo per motivi familiari a cura di Fabrizio Gosti 16 PILLOLE PB 16 LO SPAZIO DI FERRI 17 Un tipo metodico stato possibile rintracciare gli aventi diritto la FALCRI si dichiara disponibile ad adempiere ai propri doveri. Gli articoli firmati impegnano solo gli autori e ne rappresentano il pensiero personale. Tutti i diritti sono riservati. I testi non possono essere riprodotti senza autorizzazione. Editoriale ASSUNZIONI DI RESPONSABILITÀ LEGGI E LAVORO Mobbing di Roberto Ferrari FRANCOBOLLI CHE PASSIONE! di Salvatore Adinolfi 18 19 Le gravi vicende del caso Parmalat, precedute dai casi Cirio e Argentina, stanno provocando pesanti contraccolpi sul sistema politico, istituzionale e finanziario ma incidono, soprattutto, sull'intera società civile. Preoccupante è il fatto che alla generale sensazione di sconcerto che si è prodotta non si reagisca con volontà collaborativa e convincenti strategie di risoluzione da parte di tutti i soggetti comunque coinvolti. Prioritaria dovrebbe apparire la volontà di provare a scongiurare per il futuro la possibilità di realizzare frodi di questa portata, ma soprattutto a superare il clima di sfiducia che molti oggi sentono nei confronti delle istituzioni politiche, dei vari organismi di controllo e del sistema creditizio in generale. Francesca Furfaro Assistere ai quotidiani "scaricabarili" tra le massime autorità politiche ed istituzionali, tra banche e industrie, alla ricerca di reciproche responsabilità per nulla si concilia con l'esigenza di rigore e di serio confronto in cui tutti i soggetti coinvolti collaborino al miglioramento delle attuali regole e meccanismi di controllo. L'economia di mercato molto si fonda "sull'attesa che dai diversi interessi in gioco scaturiscano buone dosi di disciplina e di regolamentazione spontanea o negoziata" si legge in un recente articolo di stampa. In virtù di questa logica non vanno alimentati il disorientamento, la sfiducia o le accuse generalizzate, né proposte o risposte parziali, univoche e poco efficaci rispetto ad una realtà complessa, tra l'altro fortemente condizionata dal contesto internazionale. Certamente vanno individuate responsabilità, carenze, omissioni ed eventuali connivenze ma non con la logica del capro espiatorio, soprattutto quando le responsabilità sembrerebbero distribuirsi in maniera diffusa sui vari sistemi che non hanno funzionato. L'ipotesi di affidare troppe funzioni ad un unico super Organismo, che tra l'altro non avrebbe referenti internazionali dello stesso tipo, comporta non solo il rischio di risposte sbrigative ed univoche, ma anche di rendere più difficile la garanzia di autonomia ed obiettività dello stesso. Le misure da proporre dovrebbero concentrarsi sull'intero meccanismo di verifica e di controllo collegandolo pure ad un sistema di sanzioni pesanti ed inequivocabili. In questa delicata ma necessaria fase di riflessione su regole più rispondenti ad un mercato stravolto dai rischi e dalle opportunità della globalizzazione, le banche non possono chiamarsi fuori soprattutto in merito alle modalità di concessione del credito che oscillano tra una eccessiva disponibilità per qualcuno ed un'esasperata rigidità per altri. Oggi le banche devono prendere atto che l'apertura ai mercati mondiali ed i meccanismi di ricapitalizzazione delle grandi imprese quotate in borsa, necessitano di verifiche più scrupolose, mentre merita, anche se sempre cauta e ponderata, una maggiore apertura all'esigenza di credito della piccola e media imprenditoria sana, sempre più strategica nel tessuto economico e sociale del nostro Paese, criteri di Basilea permettendo. Nondimeno va posta una nuova e più specifica attenzione e tutela al risparmio del piccolo investitore con la giusta e corretta informazione in un contesto meno spinto sulla vendita dei prodotti finanziari. Gravissimo e inaccettabile sarebbe poi provare a scaricare sul singolo lavoratore bancario quelle responsabilità da cui oggi rifuggono tutti i soggetti deputati al controllo ai quali spettano invece l'onere di valutazione di rischio e di affidabilità di prodotti finanziari, nonché le corrette verifiche e controlli che oggi giustamente tutti reclamiamo. Il lavoratore bancario, allo stesso modo dei clienti e dei risparmiatori, si sente più vulnerabile in una situazione di scarsa chiarezza e di fuga dalle responsabilità. Il sindacato si sta quindi muovendo nella logica di creare nuove e più specifiche tutele in un contesto assai più precario e complesso anche in coerenza con la proposta di rinnovo contrattuale appena presentata orientata in molte sue parti ai principi di una banca socialmente responsabile. Principi ai quali sempre più spesso fanno riferimento le aziende, che ci auguriamo non solo per una questione di immagine bensì per la reale volontà di incorporare nelle proprie strategie e modalità di gestione requisiti di responsabilità etica e sociale che troppo stridono con il comportamento di un management che prova a scaricare sui dipendenti le proprie ed altrui inefficienze. PROFESSIONE BANCARIO 3 Zeno IL DECLINO Il contesto Molti ricordano che qualche anno fa quasi tutti gli istituti specializzati in previsioni macroeconomiche pronosticavano il subentro dell'Europa agli Stati Uniti nel ruolo di locomotiva dell'economia mondiale. In realtà, solo oggi, dopo i primi segni di ripresa di vigore da parte dell'economia USA, la vecchia Europa sembra in grado di uscire dalla stagnazione. Dopo l'episodio recessivo del 2001, gli Stati Uniti hanno, infatti, conosciuto una discreta espansione nel 2002 (2,4% la crescita del prodotto interno lordo) a fronte di uno sviluppo ancora modesto nell'area dell'euro (+ 0,8%). I dati del 2003 dovrebbero registrare una crescita più soddisfacente (anche se certamente non impetuosa) dell'Europa, trainata dalla conferma dell'andamento degli Stati Uniti (si prescinde in questa sede dal valutare gli ingredienti e la stabilità della crescita USA). L'attuale maggioranza di Governo aveva promesso all'Italia, in campagna elettorale, un desiderabile mix di calo della pressione fiscale e avvio di opere pubbliche, con aumento dell'occupazione e miglioramento del benessere per tutti. Senza entrare in polemiche innaturali per un sindacato autonomo come il nostro e senza tacere degli shock esterni come l'indimenticabile terribile 11 settembre (elementi che, per la verità, incidono anche sulle altre economie), è difficile trovare oggi osservatori od operatori ottimisti: bassi tassi di crescita del PIL (+0,4% nel 2002, il risultato peggiore dopo la recessione del 1993) e dell'occupazione, debito pubblico e inflazione in crescita (nel 2002, secondo i dati Istat, l'indice armonizzato dei prezzi al consumo registra un'inflazione superiore di tre decimi di punto rispetto alla media Uem), misure una tantum per scongiurare l'aumento delle tasse, indici di fiducia al tappeto. La piccola e media impresa, protagonista del miracolo italiano degli ultimi decenni, è in affanno nel fronteggiare da un lato un delicato ricambio generazionale e dall'altro 4 PROFESSIONE BANCARIO l'aggressiva concorrenza dei Paesi emergenti, spesso basata sul brutale sfruttamento della manodopera a basso costo. Il ceto medio C'è un declino che più di altri desta la preoccupazione dei lavoratori bancari e deve accenderne la volontà di reagire: quello del ceto medio. Gli stipendi hanno camminato come tartarughe, mentre affitti e prezzi delle case hanno corso da lepri e, in generale, l'inflazione ha eroso enormemente il potere d'acquisto delle retribuzioni. Non ci sono più i Bot di una volta ad integrare i redditi e, spesso, la gestione del risparmio ha bruciato ricchezza invece di aumentarla. Gli alti costi di asili nido e materne, la scarsità di offerta di servizi alle famiglie, le difficoltà di affermazione concreta del lavoro part time hanno colpito le coppie in cui si è (o si era) in due a lavorare. L'evoluzione demografica della società italiana non ha paragoni nell'intero Pianeta: un tasso di natalità tra i più bassi, il numero dei morti da anni superiore a quello dei nati, l'indice di vecchiaia più alto del mondo (secondo il Rapporto annuale Istat del 2002, ci sono in Italia 133 persone di 65 anni e più per ogni 100 persone sotto i 15 anni: rispetto a trent'anni fa gli ultrasessantacinquenni sono aumentati dall'11,33% al 18,5%). Si addensano nubi sulla sostenibilità nel tempo degli equilibri sociali e generazionali. Le riforme previdenziali susseguitesi negli ultimi anni hanno caricato una bomba ad orologeria, pronta a scoppiare quando i pensionati di domani dovranno fare i conti con tagli di reddito in termini reali nell'ordine del 5060% rispetto all'ultima retribuzione. Frattanto i giovani faticano ad attivare percorsi di previdenza complementare: secondo il Rapporto Censis 2003, oltre il 71% dei lavoratori atipici, con età fino a 29 anni, "non fa nulla per garantirsi una serena vecchiaia, o perché non dispone del tempo e dei soldi necessari o perché ha deciso di rinviare qualsiasi scelta in attesa di saperne di più", mentre oltre il 50% degli intervistati esprime un giudizio ne- gativo sul versamento dei contributi alla gestione separata dell'Inps. Fra la letteratura, prevalentemente sociologica, che sta fiorendo per fotografare e capire tutti questi fenomeni, cercando un comune denominatore, spicca uno dei rari casi di giornalismo d'inchiesta degli ultimi tempi: ospitata dal Corriere della Sera, che vi ha dedicato anche una sezione del proprio sito internet, si è dipanata, attraverso una pluralità di voci, la storia appassionante di un'Italia che fatichiamo ancora a riconoscere e decifrare. E tra le difficoltà di circoscrivere l'oggetto dell'indagine, posto che una categoria troppo ampia e inclusiva è poco utile per l'analisi sociologica, è emersa la cesura dolorosa tra le generazioni, tra il prima della flessibilità e il dopo, il prima delle riforme pensionistiche e il dopo, tra il cinquantenne titolare di un contratto a tempo indeterminato, protetto da un sindacato e coperto dal punto di vista previdenziale e il trentenne, magari super specializzato, costretto a navigare a vista nel mare del lavoro atipico e dei nuovi mercati, nell'impossibilità concreta di inquadrare i propri diritti e definire la propria appartenenza. Anche nel lavoro bancario si avverte questo stacco lacerante tra chi è stato assunto o ha fatto carriera "prima" e chi è arrivato "dopo": prima e dopo, per esempio, la riforma della previdenza complementare del 1993, il CCNL del 1999, le continue ristrutturazioni societarie e organizzative delle Banche. Il ceto medio ha scoperto una vulnerabilità prima sconosciuta: una separazione o una malattia è in grado di spingere rapidamente sotto la soglia della povertà. Disagio abitativo e impossibilità di risparmiare rivelano una perdita progressiva di status e una diffusione dell'incertezza che alimenta l'ansia. L'insicurezza è resa più frustrante dal carattere spesso iniquo dei mutamenti. Aumentano le disuguaglianze ma anche le ingiustizie. L'affermazione del libero mercato e della piena concorrenza vale per molti, ma non per tutti. Intere categorie sono sfuggite alla mannaia liberista. Qualcuno si è arricchito ancora di più, al riparo dalle leggi del mercato o per la disinvoltura con cui ha sfruttato qualche bolla speculativa. Le professioni, protette da albi e ordini, sono "libere" solo di nome. Tra i nuovi ricchi emergono e, in qualche caso, aspirano al salotto buono della finanza imprenditori che hanno saputo cavalcare la lunga onda degli aumenti dei prezzi del mercato immobiliare. Inquietano le analogie con altri Paesi. Qualcuno ha indicato l'esempio dell'Argentina che, prima della povertà di massa, aveva adottato diligentemente tutte le ricette liberiste indicate dal Fondo monetario internazionale. Altri hanno ricordato la scom6 PROFESSIONE BANCARIO parsa della classe media nella società statunitense, lucidamente diagnosticata da osservatori, come Paul Krugman, non appiattiti sull'ortodossia del "pensiero unico". La reazione A questa malattia diffusa, che si manifesta in molte forme, sarebbe però sbagliato rispondere con terapie omologanti. Il Presidente Ciampi ha recentemente sottolineato i mille segni di vitalità incontrati durante i suoi viaggi attraverso la Penisola e ha manifestato il proprio dissenso nei confronti di quella che ha definito "la retorica del declino". Anche questa modesta riflessione nasce dalla voglia di non cedere al piacere dell'esercizio retorico sull'irreversibilità del declino, ma di cercare le parole e le forme per un recupero di vitalità nell'ambiente specifico dei lettori di questa rivista. L'idea di fondo è l'incapacità dell'individuo ad invertire la rotta con le sole proprie forze: il modello anglosassone in cui ognuno pedala da solo, sempre al massimo, in competizione perenne con tutti gli altri, non solo è discutibile di per sé, ma certamente mal si attaglia al DNA del nostro Paese. Le strutture economiche e sociali più vivaci, in Italia, sono state e sono quelle delle Regioni con una maggiore tradizione civica, quelle dei distretti industriali, quelle dell'equilibrio tra competizione e cooperazione, quelle delle comunità aggregate attorno alla sezione del Partito o all'oratorio. L'Italia è il Paese delle culture locali e dei "corpi intermedi": dalla famiglia alla Parrocchia, dai Partiti ai Sindacati, dalle mille diverse associazioni di volontari ai circoli ricreativi e alle bocciofile. Questa è la vitalità del nostro Paese e, soprattutto, di una sua vasta area, che studiosi come Fuà o Bagnasco hanno definito NEC (Nord Est Centro) o "Terza Italia", un pezzo d'Italia (con propaggini anche in certe zone del Sud e del Nord Ovest) che ha tenuto a galla l'economia nazionale nonostante le ricorrenti crisi della grande industria. Chissà quante altre Fiat, Cirio o Parmalat ci vorranno perché questo sia riconosciuto. Nel mondo delle Banche, ai paradigmi del successo individuale - da misurare solo quantitativamente, in un'ottica aziendalista della vita che ha fatto del mercato l'unico giudice - si sono sommati da tempo quelli delle economie di scala e di scopo, sbandierate in qualsiasi occasione per giustificare l'eliminazione, di nome o di fatto, delle Banche locali. La legittima preoccupazione di difendere la prevalente "italianità" delle Banche ha portato Autorità di Vigilanza e società di consu- lenza a vagheggiare uno sbocco della razionalizzazione del sistema in pochissimi big player capaci di competere a livello europeo. Con buona pace delle moltissime esperienze di successo di banche piccole e medie con forti radici locali, colonne portanti di distretti industriali fiorenti e ancora capaci di sostenerne le esigenze finanziarie, acquisendo sul mercato, a condizioni spesso migliori di quanto si possa ottenere attraverso l'appartenenza ad un grande Gruppo, i prodotti che non si reputi possibile o conveniente "fabbricare" da soli. La loro cancellazione sta impoverendo i territori, non solo per la scomparsa di occasioni di lavoro per i residenti e per il conseguente inaridirsi del contesto professionale e culturale, ma anche per la parallela difficoltà incontrata dalle piccole e medie imprese nell'accesso al credito, attraverso le procedure burocratiche e i rating spersonalizzati delle grandi organizzazioni. Conclusioni Per chi vive di lavoro dipendente rifiutare la logica della sola competizione individuale vuol dire soprattutto iscriversi ad un sindacato, dopo averlo scelto bene, e partecipare attivamente alla sua vita. La FALCRI, come attesta un recente intervento del segretario nazionale Roberto Ferrari su questa rivista, ha ben compreso l'importanza di difendere quel rapporto tra Banca e territorio che tante volte ha consentito all'Italia "calabrone d'Europa", sempre in procinto di sfracellarsi secondo le "sacre" leggi dell'ortodossia economica, di riprendere il volo all'ultimo momento, con inattesa e abile cabrata. Con questo retroterra storico e culturale, il nostro sindacato si propone anche ai giovani, con la testarda volontà di ricucire lo strappo tra insider e outsider, per cercare insieme le vie e le forme di un nuovo armonico patto tra le generazioni. ■ Dirigente Sindacale Falcri Banca Popolare di Bari Avevamo cominciato a distribuire il CD rom Falcri sulla responsabilità sociale dell'impresa ed il mio articolo era ancora fresco di stampa quando è esploso il caso Parmalat Vitolucio Nerini RIFLESSIONI IN VIAGGIO... IL GIORNO DOPO. È ARRIVATA LA PARMALAT C he tempismo, ho pensato. La cosa era grave; ancora una volta era tradita la fiducia degli investitori. Forse qualcuno avrà ricordato - in questo frangente - il famoso adagio che recita "non c'è due senza tre" che assumeva un tragico significato alla luce dei tre default abbattutisi in rapida successione sui risparmiatori (bond Argentina, Cirio e Parmalat). Ancora una volta gli istituti di credito sono finiti sul banco degli imputati poichè considerati i principali artefici dei collocamenti di titoli che rappresentavano l'immaginifica fantasia di avventurosi imprenditori. In realtà Parmalat, operando spregiudicatamente, è riuscita a conquistare la fiducia di numerosi operatori finanziari stranieri guadagnando così un immeritato credito sui mercati internazionali. Le banche italiane, in questo contesto, hanno solo una parte di responsabilità. Nella diatriba scatenatasi su giornali e televisioni si è anche accennato alla normativa italiana, invero assai generosa con i truffatori, ed ai controlli non eseguiti (dalle tante istituzioni operanti sui mercati finanziari) con quell'attenzione che andrebbe tributata ai sudati risparmi degli investitori. Certo in Italia manca una legge draconiana come quella approvata nel 2002 dal governo statunitense sulla scia dello scandalo ENRON e che assicura agli autori di "buchi" nei bilanci societari alcuni lustri di carcere. E' quasi assente anche una stampa indipendente che informi con correttezza sui fatti economico-finanziari. Troppo spesso i giornali accettano "veline" su questa o quella "scalata" o sulle fusioni che porteranno immancabilmente crescita e profitto. Non è un caso che coloro che operano nel settore finanziario e consigliano prudenza ai risparmiatori vengano sistematicamente snobbati. Le loro parole tornano di attualità solo dopo un nuovo caso Parmalat. Anche i controlli sono stati certamente carenti, ma fino a che punto è oggi possibile verificare realmente la contabilità di una società che opera a livello internazionale ed PROFESSIONE BANCARIO 7 utilizza i "paradisi fiscali" per una parte consistente delle sue attività? Cercare il capro espiatorio è uno sport che nel nostro Paese ormai si esercita non solo dopo le sconfitte della nazionale di calcio. Il vero problema è un altro. Mai come oggi si avverte nella società l'assenza di un'etica degli affari. Un capitalismo che da selvaggio è diventato spesso piratesco ha eletto feticcio il profitto in quanto tale. Il mercato è diventato la vera religione dell'umanità e lo spirito del nostro tempo è la ricerca del guadagno facile; conseguentemente la supremazia dei valori economico-finanziari su quelli politico-sociali è assoluta. Questa è l'epoca dei prodotti e dei profitti, non delle idee e dei principi. Pochi hanno tenuto a mente l'art. 41 della nostra Costituzione che recita: "L'iniziativa economica privata è libera. Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana". Quale utilità sociale hanno aziende che falsificano i bilanci, rovinano i risparmiatori, inquinano l'ambiente, collezionano infortuni e morti sul lavoro, licenziano lavoratori per "risanare i bilanci"? E' una domanda che giriamo volentieri agli illustri rappresentanti dell'establishment industriale e finanziario, pronti a gridare allo scandalo davanti allo sciopero degli autoferrotramvieri (rei di protestare contro stipendi ed aumenti da fame) e liberi - sempre - di inseguire con ogni mezzo quel profitto che è divenuto ormai il nuovo graal della nostra era ed in nome del quale si compiono quotidianamente tante nefandezze. Amiamo pensare ci sia ancora un argine, per quanto fragile, contro questa deriva, il Sindacato. Un sindacato che non si limiti a compilare i modelli 730 o le richieste di pensionamento, ma che operi sui luoghi di lavoro per ascoltare e capire i problemi. Ci siamo cullati a lungo nella speranza di poter rappresentare la società nella sua interezza e ci siamo ritrovati a risolvere più che altro questioni burocratico-fiscali od a certificare crisi aziendali che vedevano migliaia di persone in carne ed ossa private dell'occupazione e quindi della loro dignità di esseri umani in nome delle "necessarie ristrutturazioni". Dobbiamo tornare ad essere sindacato dei lavoratori, prima di diventare una specie in via di estinzione cui approntare idonei rifugi protetti. ■ 8 Dipartimento Internazionale Falcri UNION NETWORK INTERNATIONAL Nell’ambito delle attività promosse dall’U.N.I., la Falcri ha partecipato a Bruxelles, presso il Parlamento Europeo, ad un importante incontro con la Commissione Europea PROFESSIONE BANCARIO Manlio Lo Presti LA FALCRI IN EUROPA CON I LAVORATORI L’ iniziativa s'inquadra in un ambito più complessivo dove U.N.I. cerca di armonizzare sforzi e progetti dei vari sindacati europei e internazionali all'interno di un percorso di tutele e di risposte complessive alle pressioni di un'economia globale che spesso dimentica le necessità e la dignità dei lavoratori. L'incontro di Bruxelles ha focalizzato l'attenzione dei sindacati bancari dei vari Paesi europei sul tema del "dialogo sociale e delle relazioni industriali" e sulla Responsabilità Sociale delle Imprese. Gli argomenti che costituiranno il terreno di lavoro per il 2004, individuati dopo un lungo e complesso tavolo di confronto con i rappresentanti delle Aziende e sotto l'attenta supervisione dei commissari europei, sono in sintesi: • • • • • • stress sul lavoro outsourcing formazione permanente differente approccio sul dialogo sociale reclutamento degli addetti bancari prospezione demografica della popolazione bancaria in Europa • allargamento del numero dei partecipanti ad UNI (10 Paesi). Cinque gli appuntamenti fondamentali per il 2004: • • • • • 22 marzo - gruppi di lavoro 11 maggio - gruppi di lavoro 23 giugno - riunione plenaria 7 ottobre - riunione plenaria 1 dicembre - gruppi di lavoro. Le materie sono numerose e ricche di interesse, ma la loro evoluzione è legata alla determinazione di un preciso mandato a trattare che i rappresentanti, rispettivamente datoriali e sindacali, dovranno possedere. L'ampiezza di un mandato a decidere è essenziale per trasformare in atti concreti i tavoli di confronto futuri e fruttuosi gli sforzi ed i risultati sin ad oggi ottenuti. L'importanza di tale aspetto coinvolge ampiamente il dialogo sociale che le aziende vorrebbero limitare con il riferimento al dato puntuale dei lavoratori ad oggi. I Sindacati, attraverso l'U.N.I., intendono, invece, proiettare l'articolazione delle tematiche del lavoro e delle tutele estese anche ai lavoratori futuri. Sarà necessario percorrere una linea d'azione coerente con i principi dello sviluppo occupazionale e della creazione di un'architettura normativa comunitaria a presidio dei diritti contrattuali e di legge. Il rispetto di quella linea operativa consentirà all'U.N.I. di porsi con fiducia nei confronti delle imprese laddove sia concreta la disponibilità di queste ultime a costruire le fondamenta di un più efficace metodo di relazioni sindacali e dunque di dialogo sociale. ■ Al via FOR.TE Sono partiti i lavori del Comitato di Settore di FOR.TE., Fondo per la Formazione continua dei dipendenti delle imprese dei comparti Commercio - Turismo - Servizi, Credito - Finanziario, Assicurativo e della Logistica - Spedizioni - Trasporto, nato da un'iniziativa bilaterale fra Parti Datoriali e Sindacali. Il Fondo intende promuovere lo sviluppo della formazione professionale continua del dipendente, in un'ottica di competitività delle imprese e di garanzia di occupabilità dei Lavoratori, finanziando piani formativi concordati fra le Parti. Il Comitato di Settore ha composizione paritetica tra membri di parte sindacale e membri di parte datoriale. La parte sindacale è composta di Franca Della Casa della FISAC/CGIL, Giampiero Mariani della FIBA/CISL, Marco Gaudiomonti della UILCA ed Aleardo Pelacchi della nostra Federazione. PROFESSIONE BANCARIO 9 Dirigente Sindacale Falcri Banca Intesa L'ABI presenterà una sua piattaforma per il rinnovo del Contratto Nazionale come risposta a quella stilata dalle Organizzazioni Sindacali ed intende concentrarla sulla richiesta di ulteriori tagli al costo del lavoro, dopo quelli concordati con le parti sociali nel documento omologo sottoscritto l'11 luglio '99 Fulvio Furlan RAPPORTO ABI 2003 E’ questo quanto si è evinto dall'intervento con cui il Presidente dell'ABI Maurizio Sella ha presentato lo scorso dicembre il Rapporto ABI sul mercato del lavoro nell'industria finanziaria per il 2003. Illustrando grafici e tabelle, Sella ha evidenziato che in Italia il costo medio annuo per dipendente è di 60 mila euro rispetto a una media europea di 52 e di 65 contro 60 nelle settore delle banche "regional", che più caratterizza il sistema creditizio italiano. "Un risultato - ha aggiunto il presidente dell'Associazione Bancaria Italiana - migliore rispetto a quattro anni orsono, grazie agli interventi operati con lo scorso contratto, ma non ancora sufficiente, poiché nel frattempo gli altri paesi europei hanno continuato a migliorare i propri indici a ritmi decisamente maggiori di quelli del nostro paese". Nel '99, per istituire il fondo esuberi, non furono stabiliti aumenti salariali per il successivo biennio e si intervenne attenuando gli effetti degli scatti di anzianità e degli automatismi di carriera, questi ultimi divenuti solo economici. Oggi, l'intenzione di ABI è quella di orientare la costruzione del prossimo contratto nazionale sugli stessi principi. Se le dichiarazioni di Sella non lasciano presagire scenari positivi per i bancari rispetto alla futura trattativa sul rinnovo contrattuale, che si può quindi già da oggi immaginare combattuta e lunga, non hanno certo generato ottimismo gli interventi successivi. Primo fra tutti quello di Luigi Prosperetti, Professore Ordinario di Economia Industriale presso l'Università degli Studi di Milano Bicocca, il quale ha illustrato il risultato ottenuto da uno studio in merito alle risorse umane eseguito tramite una serie di interviste a istituti di credito che operano a livello europeo. "Come avvenuto in Gran Bretagna sei o sette anni fa - ha detto Prosperetti - esiste in Europa, e in particolare in Germania, Olanda e Spagna, un fortissimo processo di razionalizzazione, con un taglio radicale dei costi operativi, che non si sta però verificando in 10 PROFESSIONE BANCARIO Italia. Tra il 2000 e il 2004 la riduzione di tali costi è stata del 25 per cento in Germania e del 22 in Spagna, mentre in Italia si è assestata solo al 2 per cento". Un processo realizzato con una drastica diminuzione degli sportelli (la Deutsch Bank è passata da 1500 a 700 in tre anni), che ha causato una riduzione dei volumi, ma soprattutto un largo ricorso alla banca a distanza, smentendo, ha spiegato il professore, chi presagiva un futuro nero per questo tipo di attività. Il taglio dei costi ha però principalmente colpito i lavoratori e i livelli occupazionali a seguito anche di varie fusioni e ristrutturazioni. Settore significativamente coinvolto (circa il 30-40 per cento) è stato proprio quello delle Risorse Umane, dove più forte è stata l'incidenza della tecnologia con lo sviluppo delle intranet aziendali. Non meno incisivo è stato il responsabile dell'area sindacale e del lavoro, nonché Direttore Centrale in ABI, Giancarlo Durante, soprattutto in riferimento alla prossima trattativa per il rinnovo del contratto, durante la quale, in materia di costi, le parti dovranno a suo parere approfondire anche vari aspetti relativi alla flessibilità. "Se le nuove norme in materia - ha sottolineato Durante - sono da considerarsi positivamente, bisogna però chiedersi se il quadro regolamentare attuale è adeguato al loro inserimento e se il sistema si muove in sintonia con le modifiche previste". Un tema molto caro alle aziende, quello della flessibilità, sia rispetto alla retribuzione, che ai contratti e agli orari di lavoro, a cui aveva fatto riferimento anche il professore Prosperetti elogiando l'accordo raggiunto in Germania nel 2002 con cui è stata inserita la possibilità di salari variabili fino al 4 per cento, con un impegno ad alzarlo all'8, "in un sistema dove in precedenza non era possibile, per i lavoratori a tempo indeterminato, alcuna forma, né personale, né collettiva, di bonus", e descrivendo il caso di una banca telefonica inglese aperta 24 ore su 24, sette giorni su sette festività comprese. "Simpatico" ha definito in particolare il piano degli orari di lavoro di quella azienda, dove esistono fino a cento pacchetti e ognuno dei 3 mila dipendenti sceglie quello che preferisce, anche perché la retribuzione è la stessa sia per i turni diurni che per quelli notturni. Semplici anche gli inquadramenti. Solo sette livelli, con ognuno tre gradi di esperienza e un relativo salario base, a cui, naturalmente, vengono aggiunti benefit, anche in questo caso decisi a discrezione dei lavoratori, come soldi, ferie, asilo nido, cassa medica, vino, birra … Certo un tipo d'azienda particolare, non esportabile su ampia scala, ha precisato il professore, però un modello da cui si può ricavare "qualche idea interessante". Soprattutto per le aziende, ci verrebbe da aggiungere, se il Presidente della Banca Popolare di Milano Roberto Mazzotta non avesse aperto uno spiraglio a favore dei lavoratori quando ha affermato: "sapere che in Italia i bancari guadagnano più che all'estero non mi dispiace. Il desiderio di ogni imprenditore dovrebbe essere quello di avere collaboratori soddisfatti. Il problema è quindi quello di cambiare il sistema in modo da poter continuare a garantire queste condizio- ni". "Il nostro settore - ha proseguito Mazzotta - è sempre stato giustamente protetto, ma oggi, soprattutto una volta persa l'autonomia monetaria, continuare a farlo sarebbe sbagliato. Bisogna pertanto tutti convincerci che è necessario introdurre elementi di discontinuità rispetto al passato. Le trasformazioni avvenute non hanno prodotto tale risultato perché la protezione del sistema ha continuato a funzionare e non sarebbe una soluzione creare una discontinuità che proletarizzi i bancari". Per il cronista c'è solo il tempo di pensare che un ragionamento del genere sarebbe una possibile base di partenza per approfondire il problema, che subito ogni illusione viene cancellata dall'idea del presidente del Credito Valtellinese Giovanni De Censi di mettere in discussione, non solo il costo del lavoro, ma tutta l'area contrattuale del credito. "La preoccupazione non deve essere lo stipendio - ha detto - ma l'occupazione e bisogna sostenere quella non bancaria, trasferendo l'attività del credito su altre reti. In Italia ci sono 20 mila comuni dove il mercato è in mano solo alle Poste perché una dipendenza di banca avrebbe costi del personale troppo alti per poter essere coperti dai ricavi che 12 PROFESSIONE BANCARIO consente una piccola piazza". Quindi la soluzione proposta da De Censi è quella di maggiore flessibilità anche nell'area contrattuale e "di usare le risorse oggi destinate al fondo esuberi non per ridurre il personale, ma per creare sportelli bancari con obiettivi stabiliti da chiudersi qualora non li ottenessero". In tal caso, ma questo lo diciamo noi, il personale che perderebbe il posto di lavoro rimarrebbe naturalmente senza le garanzie fissate con l'istituzione del fondo esuberi. Con queste premesse, il clima che aleggia sulla prossima trattativa di rinnovo contrattuale si fa sempre più fosco. Il dado è tratto, disse qualcuno. Ora c'è da giocare. Il commento Ci risiamo. I banchieri battono di nuovo cassa e chiedono soldi e sacrifici ai lavoratori. La presentazione del Rapporto annuale dell'ABI sul mercato del lavoro nell'industria finanziaria è divenuto l'occasione, per il presidente Sella e gli altri relatori, per lanciare i primi messaggi in vista della prossima apertura delle trattative per il rinnovo del contratto nazionale. E tutti i segnali convergono su un unico punto: i bancari italiani costano troppo rispetto a quelli europei e non consentono alle aziende di credito del Belpaese di essere competitive a livello internazionale. Esattamente ciò che sostenevano in occasione della trattativa relativa lo scorso contratto, sottoscritto l'11 luglio '99. A quel tempo il sistema del credito attraversava un periodo di profondo rinnovamento, caratterizzato da trasformazioni, fusioni e processi riorganizzativi, che lasciavano presagire per gli anni successivi momenti difficili se non vere e proprie crisi. Le Organizzazioni Sindacali, coscienti della situazione, responsabilmente accettarono di rinunciare ad un biennio di crescita economica per garantire un importante ammortizzatore sociale a favore di lavoratori che sarebbero stati posti in esubero con l'istituzione del Fondo di Solidarietà del Credito. Uno strumento risultato fondamentale per consentire alle banche di attraversare senza gravi danni gli ultimi anni e del quale, in talune occasioni, alcune aziende hanno tentato un utilizzo improprio. Oggi, di fronte ad una piattaforma di rinnovo contrattuale delle Organizzazioni Sindacali orientata a rivendicare la piena applicazione di molti istituti normativi inseriti nel precedente contratto a tutela dei lavoratori e ignorati dalle banche e, soprattutto, a chiedere il riconoscimento dei sacrifici e dell'impegno profuso dai lavoratori in questi anni, l'ABI si presenta con l'ennesima richie- sta di tagli al costo del lavoro che imputa la mancanza di competitività solo sul personale senza considerare gli interessi degli azionisti e i faraonici, e molto spesso illogici, compensi destinati ai manager. Una pretesa, ancora una volta, assolutamente priva di qualsiasi funzionalità rispetto a programmi di reale e strutturale rilancio delle aziende e a logiche di incremento dei ricavi, che, perlomeno, potrebbero legittimarla e costituire una base di dialogo, Se la mancanza di progettualità poteva fino ad oggi essere giustificata con l'eccezionalità del momento e l'inedita velocità con cui scenari consolidati si stavano trasformando, oggi, alla luce anche delle ultime vicende legate ai casi Parmalat e Cirio, tale assenza rischia di essere ricondotta a motivazioni più sinistre, delle quali l'incompetenza risulta la più auspicabile. Anche in tale caso, però, è inammissibile che manager incapaci di guidare le aziende con ottiche imprenditoriali di crescita e sviluppo, forse perché troppo distratti a curare ragnatele di rapporti interpersonali e con il mondo politico, industriale e finanziario sempre più intricate, quando non incestuose, poi cerchino di scaricare sui lavoratori il peso di errori gestionali e i costi di una crisi di fiducia nel sistema bancario, in alcun modo, sia ben chiaro, a loro attribuibile. ■ Avvocato Civilista Esperto in Diritto dei Consumi La costituzione di fondo patrimoniale: uno dei modi per vanificarla Francesco Marescalco LA RESPONSABILITÀ PATRIMONIALE DEL DEBITORE E’ frequente nella pratica degli affari quotidiani la tendenza di taluni "debitori furbi" (o presunti tali) di porre in essere degli atti volti a diminuire la c.d. "garanzia patrimoniale generica", spogliandosi di tutti i beni (ed in particolare degli immobili) di cui dispone. Ciò al solo fine di recare pregiudizio alle regioni creditorie. Questo atteggiamento diviene ancor più frequente quando tali ragioni sono vantate dalle banche. Fra le diverse tecniche adoperate vi è quella della costituzione del fondo patrimoniale. E' opportuno esaminare in breve alcuni profili correlati: 1) nozione di fondo patrimoniale; 2) motivo per cui tale strumento può virtualmente diminuire (o addirittura eliminare) la garanzia patrimoniale generica; 3) rimedi che il creditore può adottare per vanificare l'efficacia di atti fraudolenti. La nozione di fondo patrimoniale L'art. 167 c.c. stabilisce che ciascuno o ambedue i coniugi, per atto pubblico, (o un terzo anche per testamento: ma questo profilo non interessa ai fini della vicenda di cui si discorre) possono costituire un fondo patrimoniale, destinando determinati beni, immobili, mobili iscritti in pubblici registri o titoli di credito, a far fronte ai bisogni della famiglia. L'atto di costituzione di fondo patrimoniale è considerato dalla giurisprudenza di legittimità e di merito un atto di disposizione a titolo gratuito (fra le tante: Cassazione 2 agosto 2002, n. 11537; Cass. 17 giugno 1999, n. 6017; per quanto riguarda la giurisprudenza di merito: Tribunale di Napoli, 10 luglio 2002; Corte di Appello di Perugia 4 marzo 2000; Tribunale Taranto 22 marzo 1999). Il motivo per cui tale strumento può virtualmente diminuire o eliminare la garanzia patrimoniale generica L'art. 170 c.c. stabilisce che l'esecuzione sui beni del fondo e sui frutti di essi non può aver luogo per debiti che il creditore conosceva essere stati contratti per scopi estranei ai bisogni della famiglia. In mancanza di tale presupposto PROFESSIONE BANCARIO 13 quindi, il creditore è sostanzialmente disarmato: nonostante la consistenza patrimoniale del fondo, il creditore giammai potrà aggredire i beni che lo costituiscono, attesa la valenza preponderante che il legislatore ha attribuito ai bisogni della famiglia. Talvolta accade che di fronte ad esposizioni debitorie di notevole entità, anche a distanza di molti anni da quando è stato contratto matrimonio, ciascuno o ambedue i coniugi costituiscono un fondo patrimoniale di guisa tale da recare grave pregiudizio alle ragioni creditorie. L'effetto che ne deriva è la paralisi per il creditore, che non può più compiere alcuna azione esecutiva sui menzionati beni. Dirigente Sindacale Falcri BNL I rimedi che il creditore può adottare per vanificare l'efficacia di tali atti fraudolenti L'art. 2740 c.c. stabilisce che il creditore risponde dell'adempimento delle obbligazioni con tutti i suoi beni, presenti e futuri. Pertanto, la garanzia del creditore, salva l'ipotesi che sussistano cause legittime di prelazione (privilegi, pegni o ipoteche) è costituita dai beni di cui il debitore ha la disponibilità (presenti e futuri). Il codice civile, per rendere effettiva questa garanzia prevede taluni rimedi, la cui funzione è quella di conservare la consistenza patrimoniale del debitore. Questi sono: a) l'azione surrogatoria (art. 2900 c.c.); b) l'azione revocatoria (art. 2901 c.c.); c) il sequestro conservativo (art. 2905 c.c.). Nel caso specifico, il rimedio che a noi interessa è quello sub b). Con esso, il creditore, anche se il credito è sottoposto a condizione o a termine, può domandare che siano dichiarati inefficaci nei suoi confronti, gli atti di disposizione del patrimonio con i quali il debitore rechi pregiudizio alle sue ragioni. Ai fini della esperibilità del detto rimedio in relazione all'atto di costituzione di fondo patrimoniale (che è atto a titolo gratuito) è necessario che il debitore abbia conoscenza del pregiudizio che l'atto arrecava alle ragioni del creditore. Nel caso in cui invece, l'atto di costituzione sia stato posto in essere prima del sorgere del credito, è necessario altresì provare che questo fosse dolosamente preordinato, al fine di pregiudicarne il soddisfacimento. L'accertamento relativo alla sussistenza dei summenzionati requisiti (che possono essere provati anche mediante presunzioni) è ovviamente rimesso al prudente apprezzamento del giudice di merito.Espedienti come questi, talvolta consigliati da professionisti (o sedicenti tali) sono nocivi per tutti: per le banche che creano ovviamente difficoltà per concedere un credito; per il mercato che trova nel credito il suo principale elemento di propulsione; per i produttori ed i consumatori che improntano la loro attività al pregiudizio piuttosto che alla fiducia; ma, soprattutto, per chi se ne avvale, il quale perde non solo il proprio patrimonio, ma soprattutto la sua dignità e credibilità imprenditoriale. ■ 14 PROFESSIONE BANCARIO Joseph Fremder LA NOSTRA GLOBALIZZAZIONE: IL WORLD SOCIAL FORUM 2004 "stiamo vivendo nell'era della finanza globalizzata dove i capitali sono buttati in movimenti predatori sui mercati azionari, pura speculazione in cui i soldi passano e vanno senza costruire nessuno sviluppo." Stiglitz ha sottolineato che: "le politiche economiche non possono essere delegate a tecnocrati delle istituzioni finanziare internazionali ma dovrebbero essere al centro del dibattito democratico in ogni singolo paese. Il FMI ha fatto pressione sui Paesi del sud perché aprissero i mercati e riformassero i sistemi di sicurezza sociale, finendo per erodere quel pistole contro i lavoratori. Per capire quanto lo sfruttamento sia uguale in ogni parte del mondo è sufficiente ascoltare quanto dice l'economista filippino Antonio Tujan, della Fondazione Ibon (un centro di ricerca sociale): "dalle mie parti la flessibilità significa che le aziende assumono e licenziano dopo meno di sei mesi, cioè prima che l'assunzione diventi a tempo indeterminato ed il lavoratore maturi il diritto ad iscriversi al sindacato". Molti gli interventi: dal brasiliano Chico Whitaker, all'ex Presidente algerino Ben Bella, poco di tutele che avevano milioni di lavoratori cosa che non sarebbe avvenuta se avessero offerto accesso ai mercati per creare occupazione." Il Forum non è fatto solo di dibattiti e convegni ma anche di tante iniziative ai bordi delle strade, come quella di alcuni cittadini che hanno venduto un calendario dove è documentato uno dei tanti mestieri "riservati" ai più disperati, quello di pulire le latrine. E' partita anche la campagna di boicottaggio dei supermarchi USA, visionabile sul sito internet www.boycottbush.org. I sindacati sono stati ben visibili e presenti per denunciare l'attacco a tutto campo contro i diritti dei lavoratori, il salario, l'occupazione e l'organizzzione del lavoro. Il viale del Centro Esposizioni è stato il luogo privilegiato dagli attivisti giapponesi del sindacato dei ferrovieri per denunciare "la vita sotto le multinazionali" oltre ad un gruppo di sindacalisti sudcoreani che ha esposto fotografie rappresentanti alcuni picchetti operai fronteggiare agenti della sicurezza della fabbrica che non esitano a puntare le al palestinese Mustafa Barghouti, all'insostituibile ed onnipresente allevatore e contadino francese José Bové, al leader del movimento indiano contro le grandi dighe, Medha Patkar, a Fausto Bertinotti, , al leader dei contadini "cocaleros" il boliviano Evo Morales, Aruna Roy, attivista di spicco del Mkss uno dei più importanti movimenti indiani contro la corruzione e per il diritto alla trasparenza ed all'informazione. Il WSF (il documento finale è disponibile sul sito www.carta.org), ma, soprattutto, la voglia e la volontà di riunirsi per migliaia di associazioni, partiti, sindacati e gente comune appartenente a quella che viene definita "la società civile" superando distanze ed enormi costi economici, rappresenta l'inequivocabile e più importante segnale possibile che il mondo non si rassegna alla volontà espressa da una minoranza, anche se potente. Il problema "adagiato" sul piatto chiede a gran voce il diritto ad un lavoro dignitoso, il rispetto dei diritti di tutti ed in primo luogo dei bambini e dei più deboli, una vita dignitosa. ■ L a globalizzazione dall'alto, quella per intenderci che cura gli interessi dei Grandi Capitali, quella che infine riduce in povertà in maniera crescente sempre più larghe percentuali di uomini donne e bambini, deve fare i conti con la globalizzazione dal basso, quella che lotta per una più equa redistribuzione del reddito, quella che rifiuta con forza il tentativo di privatizzare l'acqua, quella che vede protagonista la società civile con i propri valori fondamentali, pace, diritti, dignità e libertà. Ha preso vita in India, a Mumbai (Bombay), dal 16 al 21 gennaio il quarto Social Forum Mondiale (WSF) costituito, ma sarebbe meglio dire costruito, da associazioni, sindacati e partiti di tutto il mondo che hanno discusso e prodotto ricette per "un altro mondo possibile". La "kermesse" si è snodata intorno a 8 Conferenze organizzate dal Comitato Organizzatore Indiano, 4 Conferenze autogestite, 17 Dibattiti autogestiti ed oltre 1000 Seminari e Workshop. Il fittissimo programma ha visto la partecipazione di personaggi del livello del recente Premio Nobel per la pace, l'iraniana Shirin Ebadi, che ha aperto il Social Forum con un intervento sulle condizioni di vita in India sottolineando la necessità di: "… conoscere meglio la situazione delle donne in India, questa povertà assoluta per me è scioccante, persone che non hanno nulla, alloggiate in baracche che sembrano caverne a pochi metri da palazzi e case opulente. Una tale differenza tra le classi è molto difficile da accettare. La povertà assoluta è una violazione dei diritti umani". Altro interessante confronto su "globalizzazione economica e sicurezza sociale" si è tenuto tra l'illustre economista indiano di scuola marxista, Prabat Patnaik, e Joseph Stiglitz, premio Nobel per l'economia ed economista della Banca Mondiale da cui uscì sbattendo la porta nel 2000. Patnaik ha impressionato per la lucidità e la fermezza con cui ha esposto la sua analisi sull'attuale "difficoltà" che incontra l'economia mondiale ricordando tra le tante cose che: PROFESSIONE BANCARIO 15 a cura di Fabrizio Gosti Congedo per motivi familiari Professione Bancario (n.d.r.) negli scorsi numeri si è occupato delle disposizioni che il nostro legislatore ha dedicato ai congedi parentali e alle varie ipotesi di astensione dal lavoro per assistere le persone disabili. E' il caso, ora, di analizzare quanto è stato invece fatto per cercare di conciliare l'attività lavorativa con particolari esigenze familiari del lavoratore e della lavoratrice. A tale proposito, l'art. 4 della legge 8 marzo 2000, n. 53, ha previsto congedi per eventi e cause particolari, dando applicazione ad una Direttiva comunitaria volta a consentire al lavoratore ed alla lavoratrice la possibilità di assentarsi dal lavoro al verificarsi di emergenze familiari in cui è richiesta la sua presenza. Successivamente in adempimento di quanto previsto dall'art. 4, comma 4 della legge in esame è stato emanato il decreto interministeriale n. 278/2000 che ha fornito delle precisazioni ed integrazioni in materia. Cosa prevede il combinato disposto dell'art.4, legge n. 53/00 e del decreto n. 278/00? Art. 4, comma 1 - Permessi per decesso o grave infermità. 16 È riconosciuto il diritto ad un permesso retribuito di 3 giorni lavorativi l'anno in caso di decesso o di documentata grave infermità del coniuge (anche se legalmente separato) o di un parente entro il secondo grado (anche non convivente) o di un convivente. Il permesso deve essere utilizzato entro sette giorni dal decesso, dall'accertamento dell'insorgenza della grave infermità o dalla necessità di provvedere a conseguenti specifici interventi terapeutici. Nei casi di documentata grave infermità è prevista, in alternativa ai 3 giorni di permesso, la possibilità di concordare con il datore di lavoro diverse modalità di espletamento dell'attività lavorativa. I permessi sono cumulabili con quelli previsti per l'assistenza delle persone disabili dall'art. 33 della legge 5 febbraio 1992, n. 104. Il lavoratore deve comunicare previamente al datore di lavoro l'evento che da titolo al permesso ed i giorni in cui sarà utilizzato. In caso di decesso di un familiare è necessario fornire la relativa documentazione mentre nei casi di infermità deve essere presentata, entro 5 giorni dalla ripresa dell'attività lavorativa, idonea documentazione medica. Art. 4, comma 2 - Permesso per gravi motivi familiari. Il comma in esame prevede la possibilità di richiedere un periodo di congedo, continuativo o frazionato, per gravi motivi familiari della durata massima di 2 anni. A tal fine si fa riferimento alla situazione personale del lavoratore o della lavoratrice e dei seguenti soggetti: • portatori di handicap pa- PROFESSIONE BANCARIO renti o affini entro il terzo grado (anche se non conviventi); • coniuge, figli legittimi, legittimati, naturali o adottivi, genitori, adottanti, genero e nuora, suocero e suocera, fratelli e sorelle (anche se non conviventi); • convivente. Il decreto interministeriale definisce le ipotesi in cui ricorrano i gravi motivi familiari richiesti dall'articolo in esame tra i quali le necessità familiari derivanti dal decesso di uno dei soggetti sopra menzionati, le situazioni che comportino un impegno particolare del dipendente o dei familiari nella cura o nell'assistenza degli stessi soggetti, le situazioni di grave disagio personale, ad esclusione della malattia, del dipendente e le situazioni derivanti da particolari patologie riferite ai soggetti in esame ad esclusione del richiedente. Il datore di lavoro può negare il congedo, motivando la decisione, in quanto non sembra configurabile in questo caso l'esistenza di un diritto del lavoratore. È prevista la conservazione del posto senza il diritto alla retribuzione ed è fatto divieto di svolgere altra attività lavorativa.Il congedo non è computato nell'anzianità di servizio né ai fini previdenziali ma il lavoratore/lavoratrice può procedere al riscatto o al versamento volontario dei contributi. Eventuali quesiti possono essere inviati per e-mail: assistenzaprevidenza @falcri.it Lo Spazio di Ferri Pillole Gennaio Febbraio 2 - Firenze Sciopero dei dipendenti della Cr Firenze per la ristrutturazione della rete di vendita e i mancati inquadramenti 13 - Roma Presso la Federazione riunione del Comitato Direttivo Nazionale 14 - Roma Presso la Federazione riunione unitaria delle Segreterie Nazionali 19 - Roma Intersindacale Gruppo BPL 20 - Roma Riunione Comitato di Settore FOR.TE 20 - Roma Trattativa Gruppo BPL 20 - Roma Presso Fiba/Cisl riunione unitaria Coordinamenti Gruppo Unicredito 21 - Roma Riunione Comitato Amministratore Fondo Esuberi 22 - Padova Intersindacale Gruppo Cardine 22 - Napoli Trattativa Azienda Gest Line 22 - Roma Presso Uilca riunione gruppo di lavoro Legge Biagi 22 - Roma Presso Fondazioni Italia riunione gruppo di lavoro Falcri sulla CSR 22 - Roma Presso MPS Convegno Adiconsum sulla CSR 23 - Padova Segue intersindacale Gruppo Cardine 23 - Milano Trattativa Gruppo Banca Intesa 28 - Roma Presso Fiba/Cisl riunione unitaria delle Segreterie Nazionali per valutare la situazione del settore dopo i casi Cirio e Parmalat 28 - Lodi Trattativa Gruppo BPL 28 - Roma Trattativa Gruppo Capitalia 5 - Roma Palazzo Altieri Conferenza Internazionale sulla Corporate Governance, Social Responsability and Sustanable Investment. Partecipano, fra gli altri, W.Veltroni (Sindaco di Roma), Mario Monti (Commissario Europeo), Rainer Masera (San Paolo), M. Tronchetti Provera (Telecom), M. Sella (Abi). 5 - Roma Trattativa Azienda Gest Line 6 - Siena Riunione Comitato Interaziendale Falcri Gruppo MPS 9 - Roma Presso Fiba/Cisl riunione unitaria delle Segreterie Nazionali 10 - Roma Presso Abi incontro sulle Libertà Sindacali 11/12 - Milano Gruppo SanPaoloImi trattativa fusione per incorporazione San Paolo Cardine 11 - Roma Approfondimento della Segreteria Nazionale sul Gruppo Unicredito 12 - Roma Presso la Federazione incontro della Segreteria Nazionale con il Comitato Interaziendale del Gruppo Unicredito 27 - Roma Convegno di approfondimento sulla Piattaforma di rinnovo del CCNL UN TIPO METODICO Sono un tipo metodico e seppure non condivida l'eccessiva pressione che i miei superiori esercitano su di noi impiegati, soprattutto per i toni ricattatori, devo riconoscere che mi piace ricevere precise disposizioni di servizio. So quello che devo fare, lo faccio e me ne vado a casa. Qualcuno dice che i carichi di lavoro che ci impongono non sono sostenibili, che dobbiamo solo vendere e vendere senza sapere cosa né perché, che il lavoro straordinario è diventato una prassi quotidiana, che non esistono più mansioni, ruoli, professionalità. E' vero, ma io sono un metodico. Vediamo il mio ordine di servizio odierno: • Contatti telefonici AZIENDA Ditta …… e figlio Idraulica Ditta Vo… ……… Lorenzo …….. Antonello ……… Salvatore ……… Roberto ……… Alfonso ……… Luigi ……….Abbigliamento ……….Spa Gonzi …….. • Consultazione elenco telefonico Comune di Viadimare Equense Lettere A/M: chiamare tutti indistintamente per vendergli Home Banking e Carta Sinistra (tasso 22%). Chi non ha il conto, apritelo telefonicamente. • Budget giornaliero prodotti 20 bancomat 20 carte ordinarie 15 Carta Sinistra (addebiti mensili - tasso 22%) 30 Home Banking 35 Futuro Sereno 300.000 euro di bond Sultano 500.000 euro di obbligazioni Conserva Conserva Spa 50 libretti al portatore da chiudere (eccetto la vedova Del Tanzi Lastricati Azzurra) 50 conti correnti Spese Mai! 200.000 euro di azioni Equenselat (in cambio dei bond senegalesi, se lo richiedono) Ho messo in borsa il tabulato dei clienti e domattina prendo servizio presso la Finanzil Spa. Mi danno 75.000 euro fissi per tre anni più il 15% sul vecchio portafoglio e il 25% sul nuovo, macchina aziendale, telefonino, computer portatile, ufficio privato, polizza sanitaria. Nessun orario di lavoro, piena autonomia. Rimpiangerò solo gli occhi esaltati e persi nel vuoto del mio titolare mentre si perfora il timpano con il tagliacarte e cerca disperatamente di aprire con il telefonino la mia lettera di dimissioni. ✔ Ricordarsi di visitare tutte le aziende contattate ieri. Se qualcosa non è chiaro chiamare il Capo Area al 6 1 0 (sei uno zero) dalle 7.15 alle 7.19 o dalle 13.12 alle 13.15. ✔ Motto del giorno: oggi sei qui, domani chissà. ✔ Motivazione del giorno: DURATA 3 min 1 min 1 min 1 min 4 min 1 min 3 min 5 min 1 min 15 min 15 min OGGETTO Richiesta di rientro limiti di fido Chiusura Conto Reclamo. Il tasso è il 2% o chiude il conto Chiusura libretto al portatore Vendergli 2 "futuro sereno" o rivedere il fido 50 € di spese in più per errore Vendergli 3 "futuro sereno" o abbassare il tasso Salutare la moglie. E' morto il suocero. Eredita lei! O porta i soldi o a casa! Calmalo! Ha 150.000 euro di bond senegalesi Senti se vuole un po' di bond senegalesi vendere, vendere, anche se stessi. Sono un tipo metodico. PROFESSIONE BANCARIO 17 Leggi e Lavoro secuzione ed emarginazione, che possono provocare nel destinatario disturbi di vario tipo o patologie psicotiche. Auspichiamo che tale intervento costituisca, invece che un elemento frenante, una accelerazione per il nostro Parlamento. Vediamo alcuni passaggi della sentenza, soprattutto per quanto afferma e definisce in materia di Mobbing. di Roberto Ferrari Mobbing Un normativa che intervenga sul problema "Mobbing" è auspicata da molto tempo. Il fenomeno è stato sicuramente molto approfondito sia da un punto di vista sociologico, medico e giuridico e numerosi sono gli interventi autorevoli in materia. Nonostante tutto questo, però, il fenomeno si sta estendendo trasversalmente in tutto il mondo del lavoro, i casi umani che si presentano sono sempre più complessi e drammatici, e le vittime non trovano nella legislazione dello Stato una tutela certa a cui riferirsi. Una certa attesa si era creata per l'intervento in materia da parte della Regione Lazio che si era concretizzato con una legge specifica. Recentemente la Corte Costituzionale è intervenuta su tale legge dichiarandone l'illegittimità costituzionale nell'ambito dei limiti alla potestà legislativa delle Regioni. La Corte Costituzionale, infatti, ha dichiarato l'illegittimità costituzionale della L.r. Lazio 11 luglio 2002, n. 16, recante disposizioni per prevenire e contrastare il fenomeno del mobbing nei luoghi di lavoro, affermando che tali disposizioni rientrano nell'ordinamento civile ed è competenza esclusiva dello Stato legiferare in materia. La Corte ha rilevato che con il termine mobbing si definisce una serie di atti o comportamenti vessatori, protratti nel tempo, posti in essere nei confronti di un lavoratore da parte dei componenti del gruppo di lavoro in cui è inserito o dal suo capo, caratterizzati da un intento di per18 Corte Costituzionale Sentenza 19/12/2003 n. 359 ... 1. Con ricorso notificato il 27 settembre 2002 e depositato il 7 ottobre 2002, il Presidente del Consiglio dei ministri ha sollevato questione di legittimità costituzionale della legge della Regione Lazio 11 luglio 2002, n. 16, intitolata "Disposizioni per prevenire e contrastare il mobbing nei luoghi di lavoro" (giusta delibera del Consiglio dei ministri del 20 settembre 2002, depositata in atti). ... Inoltre il ricorrente, richiamando alcune iniziative parlamentari, afferma che lo Stato intende produrre ulteriori principi fondamentali, con specifico riguardo al cosiddetto mobbing, nelle materie "tutela della salute" e "tutela e sicurezza del lavoro", attribuite dall'art. 117, terzo comma, della Costituzione alla competenza legislativa concorrente di Stato e Regioni e considerate dall'art. 2 citato. Peraltro né il formale riconoscimento da parte della Regione che la definizione del mobbing (ai fini civilistici e in genere ordinamentali) e l'indicazione dei principi in tema di tutela della salute e del lavoro spettano allo Stato, né la definizione come "provvisoria" della legge (contenuta nell'art. 1, comma 1) varrebbero ad escludere l'invasività e l'illegittimità costituzionale della legge stessa. Ciò in quanto, allorché il legislatore statale sia intento ad elaborare principi fondamentali, e perciò non li abbia ancora indicati neppure implicitamente, i legislatori regio- PROFESSIONE BANCARIO nali non possono ravvisare "spazi vuoti" nei quali considerarsi totalmente liberi di legiferare. D'altra parte, il limite dei principi fondamentali neppure verrebbe meno per il solo fatto che di tali principi non si abbia ancora né una solenne esplicita enunciazione, né una sicura desumibilità dalla legislazione statale in vigore. ... Considerato in diritto 1. Il Presidente del Consiglio dei ministri impugna la legge della Regione Lazio 11 luglio 2002, n.16 (Disposizioni per prevenire e contrastare il fenomeno del mobbing nei luoghi di lavoro), perché avrebbe leso la competenza legislativa esclusiva dello Stato in materia di ordinamento civile nonché di ordinamento e organizzazione amministrativa dello Stato e degli enti pubblici nazionali in contrasto con l'art. 117, secondo comma, lettere l) e g), della Costituzione. ... 4.1. Si può ora procedere all'esame nel merito della questione. E' noto che la sociologia ha mutuato il termine mobbing da una branca dell'etologia per designare un complesso fenomeno consistente in una serie di atti o comportamenti vessatori, protratti nel tempo, posti in essere nei confronti di un lavoratore da parte dei componenti del gruppo di lavoro in cui è inserito o dal suo capo, caratterizzati da un intento di persecuzione ed emarginazione finalizzato all'obiettivo primario di escludere la vittima dal gruppo. Ciò implica l'esistenza di uno o più soggetti attivi cui i suindicati comportamenti siano ascrivibili e di un soggetto passivo che di tali comportamenti sia destinatario e vittima. Per quanto concerne i soggetti attivi vengono in evidenza le condotte - commissive o, in ipotesi, omissive che possono estrinsecarsi sia in atti giuridici veri e propri sia in semplici comportamenti materiali aventi in ogni caso, gli uni e gli altri, la duplice peculiarità di po- ter essere, se esaminati singolarmente, anche leciti, legittimi o irrilevanti dal punto di vista giuridico, e tuttavia di acquisire comunque rilievo quali elementi della complessiva condotta caratterizzata nel suo insieme dall'effetto e talvolta, secondo alcuni, dallo scopo di persecuzione e di emarginazione. Per quanto riguarda il soggetto passivo si pongono principalmente problemi di individuazione e valutazione delle conseguenze dei comportamenti medesimi. Tali conseguenze, secondo le attuali acquisizioni, possono essere di ordine diverso. Infatti, la serie di condotte in cui dal lato attivo si concretizza il mobbing può determinare: l'insorgenza nel destinatario di disturbi di vario tipo e, a volte, di patologie psicotiche, complessivamente indicati come sindrome da stress postraumatico; il compimento, da parte del soggetto passivo medesimo o nei suoi confronti, di atti che portano alla cessazione del rapporto di lavoro (rispettivamente: dimissioni o licenziamento), anche indipendentemente dall'esistenza dei disturbi di tipo psicologico o medico di cui si è detto sopra; l'adozione, da parte della vittima, di altre condotte giuridicamente rilevanti, ed eventualmente illecite, come reazione alla persecuzione ed emarginazione. 4.2. Da quanto detto emerge che la normativa in materia di mobbing può avere un triplice oggetto, in quanto può riguardare la prevenzione e repressione dei comportamenti dei soggetti attivi del fenomeno, le misure di sostegno psicologico e, se del caso, l'individuazione delle procedure per accedere alle terapie di tipo medico di cui la vittima può avere bisogno ed il regime degli atti o comportamenti posti in essere da quest'ultima come reazione a quanto patito. 5.1. Pur nell'attuale assenza nel nostro ordinamento giuridico di una disciplina a livello di normazione primaria avente ad oggetto specifico il mobbing, i giudici so- no stati chiamati più volte a pronunciarsi in controversie in cui tale fenomeno entrava a volte come fonte della pretesa al risarcimento del danno biologico - per patologie, soprattutto psichiche, che si affermavano causate da comportamenti vessatori e persecutori subiti nell'ambiente di lavoro da parte del datore di lavoro o di uno o più colleghi - a volte come elemento di valutazione di atti risolutivi del rapporto di lavoro, la cui qualificazione si faceva dipendere dall'accertamento di determinate condotte integranti il fenomeno in questione. La giurisprudenza ha, prevalentemente, ricondotto le concrete fattispecie di mobbing nella previsione dell'articolo 2087 cod. civ. che, sotto la rubrica "tutela delle condizioni di lavoro", contiene il precetto secondo cui "l'imprenditore è tenuto ad adottare nell'esercizio dell'impresa le misure ... necessarie a tutelare l'integrità fisica e la personalità morale dei prestatori di lavoro", e che è stato inteso come fonte di responsabilità anche contrattuale del datore di lavoro. 5.2. Le considerazioni svolte permettono di affermare, riguardo ai parametri costituzionali evocati, che la disciplina del mobbing, valutata nella sua complessità e sotto il profilo della regolazione degli effetti sul rapporto di lavoro, rientra nell'ordinamento civile [art. 117, secondo comma, lettera l), della Costituzione] e, comunque, non può non mirare a salvaguardare sul luogo di lavoro la dignità ed i diritti fondamentali del lavoratore (artt. 2 e 3, primo comma, della Costituzione). Per quanto concerne l'incidenza che gli atti vessatori possono avere sulla salute fisica (malattie psicosomatiche) e psichica del lavoratore (disturbi dell'umore, patologie gravi), la disciplina che tali conseguenze considera rientra nella tutela e sicurezza del lavoro nonché nella tutela della salute, cui la prima si ricollega, quale che sia l'ampiezza che le si debba attribuire (art. 117, terzo comma, della Costituzione). Di ciò si ha conferma negli atti interni e comunitari che finora si sono occupati del fenomeno, pur in assenza, come si è detto, di una specifica disciplina a livello di normazione di rango primario. In particolare, per quel che riguarda gli atti interni statali, l'inserimento del mobbing nelle suddette materie trova conferma sia nel punto 4.9 del d.P.R. 22 maggio 2003, con il quale è stato approvato il Piano sanitario nazionale 2003-2005, sia nel punto BS11 della delibera, sempre del 22 maggio 2003, contenente l'Accordo tra il Ministro della salute, le Regioni e le Province autonome sul "bando di ricerca finalizzata per l'anno 2003 per i progetti ex art. 12-bis del d.lgs. 30 dicembre 1992, n. 502". Quanto, poi, agli atti comunitari è opportuno osservare che la risoluzione del Parlamento europeo n. AS0283/2001 del 21 settembre 2001, avente ad oggetto "Mobbing sul posto di lavoro", al punto 13 esorta la Commissione ad "esaminare la possibilità di chiarificare o estendere il campo di applicazione della direttiva quadro per la salute e la sicurezza sul lavoro oppure di elaborare una nuova direttiva quadro, come strumento giuridico per combattere il fenomeno delle molestie...". di Salvatore Adinolfi Abbiamo fino ad ora parlato di francobolli e, prima di riprendere l'argomento, vorrei trattare degli strumenti che oggi si utilizzano per controllarli. Non tutti sanno ad esempio che i francobolli nel passato, oggi rarissimamente, anche se uguali nella vignetta e nel valore facciale, spesso differivano tra di loro per dentellatura e per filigrana. Tutto ciò era dovuto alla stamperia che alle volte usava una perforazione con un passo diverso dagli standard, per cui gli spazi interdentali erano più larghi o più stretti, magari la differenza poteva nascere in una seconda tiratura di francobolli. Questa situazione ha creato anche squilibri nelle tirature, pertanto, in molte occasioni si è avuto un quantitativo enorme per una dentellatura ed una piccola quantità per un'altra, determinando poi una differenza di valore spesso consistente. Per fare un esempio, il valore di 1,25 del Giubileo del Re del 1925 dentellato 13 fi senza traccia di linguella vale oggi all'incirca 10 euro lo stesso tipo con dentellatura 11, vale all'incirca 275 euro. Esattamente contrario è l'1,25 del 7° Centenario di San Francesco. Com'è evidente la sproporzione è enorme e così anche per la filigrana, possiamo trovare esemplari con la filigrana, senza filigrana, rovesciata, filigrana coricata, filigrana lettere. Ancora oggi per misurare gli spazi si usa nella maggior parte dei casi uno strumento manuale, che altro non è che un righello che porta disegnata una scala fatta da tante lineette o da tanti pallini, facendo scorrere il francobollo su questo righello si potrà osservare che ad un certo punto tutti i pallini entrano perfettamente negli interspazi dentati, a questo punto abbiamo identificato l'esatta dentellatura del francobollo. Questa operazione va fatta per tutti i lati del francobollo perché anche le dentellature spesso sono miste, per cui è possibile avere su di un lato magari dentellatura 14 e su di un altro 11. PROFESSIONE BANCARIO Anche queste differenze sono considerate varietà e soggette anche a grosse differenze di valutazione. Per quanto invece riguarda la filigrana spesso ad occhio nudo non è semplice da vedere. Per questa operazione è sempre stata utilizzata la benzina rettificata, quella depurata da ogni e qualsiasi impurità. Il sistema consiste nel lasciar cadere una goccia di benzina sul retro del francobollo dalla parte della gomma per intenderci ed appoggiarlo su di una superficie di marmo, di vetro abbastanza scuro si vedrà comparire, se c'è, la filigrana. Questa operazione la si può fare tranquillamente anche sui francobolli nuovi, una volta evaporata la benzina non lascerà né tracce né aloni. Tutte queste operazioni più o meno artigianali oggi sono state superate anche da strumenti elettronici, vedi l'odontometro, che una volta inserito il francobollo quasi immediatamente rileva la dentellatura, con questo sistema è possibile verificare in poco tempo anche centinaia di francobolli. Per quanto poi riguarda la filigrana esiste un'altra macchina che è il filigranoscopio, che attraverso un ingrandimento ed una forte luce sottostante fa intravedere il tipo di filigrana. Scrivete a [email protected] per segnalarci siti web, monete, francobolli, oggetti da collezione, libri rari o esauriti, volumi in libreria, riviste da inserire nella nostra rubrica. 19