Indice 7 Presentazione 11 Introduzione 17 CAP. 1 Le tendenze cognitive preferenziali come intelligenze applicate 27 CAP. 2 Le Prove di Intelligenze Applicate (P.I.A.) 57 CAP. 3 Validazione e standardizzazione 81 CAP. 4 La somministrazione della tecnica del P.I.A. 115 Conclusioni 117 Bibliografia 125 APPENDICE 1 P.I.A. – Prove di Intelligenze Applicate 135 APPENDICE 2 Griglia di valutazione 139 APPENDICE 3 Scheda di autovalutazione per il ragazzo Scheda del somministratore per la lettura e l’uso dei dati Introduzione I viaggi danno una grande apertura mentale: si esce dal cerchio dei pregiudizi del proprio Paese e non si è disposti a farsi carico di quelli stranieri. (Charles de Montesquieu) Come ogni viaggio consente di andare al di là della propria appartenenza e, quindi, delle proprie esperienze, dei propri modelli interpretativi, delle proprie certezze, acquisendo nuove categorie, nuovi punti di riferimento, ecc., così questo testo vuole rappresentare la possibilità di andare al di là delle differenze individuali nella gestione del problem solving; una possibilità che tiene conto di come le differenze individuali costituiscano un nucleo privilegiato dello studio e dell’intervento in ambito evolutivo-educativo, configurandosi come un elemento di specularità tra lo sviluppo tipico e lo sviluppo atipico. Si tratta, infatti, di un rapporto in cui il primo si definisce proprio in termini di differenza individuale e la «atipicità» risulta da una condizione individuale. In tal senso, il nostro viaggio prevede la trasformazione delle differenze individuali, pur non negandole. Proprio seguendo la suggestione del viaggio verso l’integrazione, si sviluppa lo studio presentato all’interno di questo testo; uno studio che, nell’affrontare l’idea di un’azione orientativa guidata dal riconoscimento dell’esigenza di un dialogo tra aspetti caratterizzanti e richieste della 12 Valutare gli stili cognitivi nel problem solving – P.I.A. società, focalizza la conoscenza di specifiche differenze individuali di ordine cognitivo e la promozione della loro possibile trasformazione. Le differenze individuali a cui si fa riferimento sono costituite dalle tendenze cognitive preferenziali che si possono assumere nella gestione del problem solving, e che vengono considerate in termini di intelligenze applicate al fronteggiamento di situazioni problematiche. In tal senso, si rinuncia, in continuità con la letteratura più recente del settore (Gardner, 1989; 2006; Cornoldi, 2007; Sternberg, 1997), a considerare l’intelligenza come fattore g, unico e quantificabile in termini di punteggi del Q.I. rispetto a prove di ordine simbolico, del linguaggio verbale, spaziale, astratto, logico e di performance. Proprio in considerazione di queste riflessioni, viene proposta una specifica tecnica di assessment, che fa riferimento all’uso di un test per la valutazione delle intelligenze applicate (Prove di Intelligenze Applicate – P.I.A.). Si tratta di uno strumento validato (Perricone, Polizzi e Scimeca, 2001) e standardizzato, rivolto a ragazzi/giovani dai 14 ai 29 anni all’interno di percorsi di orientamento formativo. Nello studio proposto, le differenze individuali costituite dalle tendenze cognitive, sembrano concorrere alla definizione dello stile cognitivo del soggetto, in quanto si riferiscono a modalità preferenziali o prevalenti di risposta permettendo una sorta di organizzazione e controllo del funzionamento del pensiero. Tali tendenze, però, non possono essere identificate tout court con lo stile, poiché non fanno riferimento all’intreccio tra fattori cognitivi e di personalità (Boscolo, 1997; Sternberg e Ruzgis, 2000; Grigorenko e Sternberg, 2000), non riguardano dimensioni che presentano due polarità estreme e hanno un carattere evolutivo e trasformativo, di contro alla natura «duratura» dello stile (Cornoldi e De Beni, 2001). La centralità del tema affrontato sembra assumere una particolare rilevanza all’interno degli studi sul funzionamento cognitivo, in quanto le differenze individuali non solo definiscono il profilo di tale funzionamento, e, quindi, della conoscenza del mondo, ma concorrono a costruire l’attribuzione di senso e significato, gli schemi, i format, i modelli, gli stili, le intelligenze, gli approcci al problem solving, attraverso cui noi costruiamo il reale, oggetto della nostra conoscenza, e gestiamo il rapporto con questo. La complessità di tale prospettiva, che guarda non solo al profilo del funzionamento cognitivo, ma anche alla sua applicazione, ci orienta, come operatori di area evolutivo-educativa, a fare alcune specifiche scelte, sia sul piano teorico sia su quello operativo. Tra queste ne segnaliamo due in particolare: l’attenzione al rapporto tra sviluppo e educazione, come relazione di reciprocità; e la prospettiva della personalizzazione, come focalizzazione Introduzione 13 del funzionamento cognitivo del soggetto rispetto a un compito (Perricone Briulotta, 2005). Per quanto attiene al rapporto tra sviluppo e educazione, si vuole fare riferimento all’esigenza di predisporre spazi e contesti educativi funzionali sia a garantire la possibilità di sviluppo dello specifico funzionamento cognitivo del singolo soggetto, sia a promuovere una trasformazione della differenza individuale di questo funzionamento, sul piano del profilo che esso assume, di quello dei contenuti e delle categorie cognitive con cui si costruisce la conoscenza, in virtù di compiti, situazioni, ecc. In tal senso, ci si riferisce ad azioni educative capaci non solo di tenere conto e di stabilizzare le differenze individuali di ordine cognitivo di ogni soggetto, ma anche di trasformarle in funzione della natura dei compiti, delle situazioni e dei contesti. In quest’ottica, il riconoscimento della differenza individuale e la promozione della trasformazione in virtù di un dato di realtà consentono al soggetto di essere protagonista attivo nel rapporto con il reale, di adattarsi a questo in modo efficace e creativo (Goodman, 1988; 1995) e, quindi, di sviluppare successo sociale. Per quanto riguarda la prospettiva della personalizzazione, anche in questo caso si fa riferimento all’esigenza di vedere la differenza individuale di ordine cognitivo all’interno di una specifica contestualizzazione, rispetto all’attualità e pregnanza di una situazione-compito. Il riconoscimento delle differenze individuali implica l’assunzione di un approccio diagnostico alle stesse, che si configuri nei termini dell’autovalutazione e dell’eterovalutazione. Per quanto attiene all’autovalutazione, si vuole sottolineare come una riflessione e una ricerca sulle caratteristiche del proprio funzionamento cognitivo possono dar vita a una vera e propria metacompetenza (Alberici, 2004; Varchetta, 2004), nella misura in cui inducono a un uso strategico del proprio funzionamento e, quindi, delle proprie differenze individuali. Per quanto attiene, invece, all’eterovalutazione, questa va vista nel senso di un processo di assessment (Andrews, Saklofske e Janzen, 2001; Sanavio, 2001) che consente di considerare la categoria della differenza individuale come criterio di organizzazione delle azioni educative e di ipotizzare percorsi che ne sviluppino la trasformazione. La centralità del concetto di trasformazione trova la sua motivazione nell’ottica dell’orientamento formativo che costituisce lo sfondo di questo studio; si tratta di andare oltre la focalizzazione delle attitudini, intese come caratteristiche stabili che qualificano un soggetto come adatto o meno a ricoprire certi ruoli o mansioni in un determinato ambito. La tecnica del P.I.A., invece, assume la più attuale prospettiva di orientamento che prende in carico 14 Valutare gli stili cognitivi nel problem solving – P.I.A. la specificità del soggetto nella specificità del compito; si tratta di una tecnica caratterizzata da una duttilità che attiene alle possibilità di essere inserita in una varietà di percorsi, educativi, di orientamento, formativi e quindi, di ambienti «naturali» per i giovani. Un ulteriore elemento della varietà di contestualizzazioni fa riferimento alla possibilità che la tecnica venga gestita da figure professionali diverse (educatori, insegnanti, psicologi, formatori, orientatori, ecc.). Va sottolineato un aspetto di «piacevolezza» dello strumento per quanto riguarda i giovani, nella misura in cui questi diventano protagonisti della correzione dello stesso, della costruzione delle configurazioni relative alle diverse intelligenze e dell’individuazione dei comportamenti con cui si esplicitano le intelligenze; inoltre, la tecnica presenta una natura «non invasiva», in quanto non chiama in causa mai aspetti della vita personale della persona. Alla luce di tali considerazioni, l’idea di questo volume nasce per fornire un supporto all’azione orientativo-formativa nei contesti educativi di riferimento dei giovani e in questo senso si rivolge a tutte le figure professionali che operano all’interno di tali contesti (docenti, consiglieri di orientamento, figure strumentali preposte all’orientamento, psicologi, educatori). Il testo si sviluppa attraverso un’articolazione in quattro capitoli: il primo («Le tendenze cognitive preferenziali come intelligenze applicate») illustra le tendenze cognitive preferenziali nella gestione delle situazioni di problem solving, affrontando l’esigenza di un dialogo tra la specificità delle differenze individuali di tipo cognitivo e le richieste della società, in ambito scolastico, formativo, produttivo, ecc., e optando per una prospettiva psicosociale dell’azione orientativa. Tale focalizzazione fa riferimento a un concetto di intelligenza che si identifica con un costrutto di tipo processuale e non di tipo strutturale-fattoriale: «la tendenza processuale privilegiata, che caratterizza il giovane nella gestione delle situazioni problematiche, rappresenta un modo di pensare preferito» (Sternberg, 1999). Questo si definisce attraverso il profilo che si origina dall’interazione tra quei processi mentali di ordine superiore funzionali a guidare l’azione intelligente per la risoluzione di un problema (metacomponenti), l’applicazione di questi metacomponenti nei contesti reali e l’abilità di riferirsi alle proprie esperienze (Sternberg, 1999). Tale configurazione, in riferimento a uno sviluppo teorico del modello di Sternberg, individua come profili di pensiero preferiti la tendenza analitica, quella concreta, quella inventiva e quella astratta (Perricone, Polizzi e Scimeca, 2000; Perricone, Polizzi e Scimeca, 2001; Polizzi et al. 2002; Perricone, Polizzi e Cuzzocrea, 2006). Introduzione 15 In sintesi, le intelligenze applicate nella risoluzione dei singoli compiti sembrano concorrere alla definizione dello stile cognitivo del soggetto, pur non identificandosi del tutto con questo. Per l’identificazione di queste tendenze cognitive privilegiate, il testo propone una tecnica diagnostico-trasformativa che prevede come nucleo centrale l’utilizzo del P.I.A. (Prove di Intelligenze Applicate). Il primo capitolo affronta, inoltre, le condizione di fattibilità di un orientamento che potenzi e trasformi le differenze individuali, attraverso due forme di valutazione: l’autovalutazione da parte dei giovani e l’eterovalutazione, in termini di assessment, da parte degli operatori. Per quanto attiene all’autovalutazione si tratta di un processo identificato con il bilancio di competenze (Castelli e Ancona, 1998; ISFOL, 1997; Ancona e Boerchi, 2002; Pellerey, 2004) all’interno dello studio sul rapporto tra differenze individuali e «campo» costituito dalla risoluzione delle situazioni problematiche. Si tratta di una forma di autovalutazione che risulta funzionale a un vero e proprio empowerment cognitivo, che rappresenta la possibilità di rilevare le metacompetenze, nei termini di un uso adeguato delle competenze stesse. L’assessment, come seconda forma di valutazione proposta all’interno del capitolo, diventa, invece, il percorso privilegiato dall’operatore per monitorare, controllare le differenze individuali di ordine cognitivo dei giovani, con questi elementi diagnostico-osservativi progettare l’azione educativa, per andare oltre e promuovere un cambiamento costituito dall’integrazione di altre differenze. Il secondo capitolo («Le Prove di Intelligenze Applicate») affronta la presentazione della tecnica, con una particolare attenzione al test (P.I.A.), alla sua struttura e al modello teorico che lo definisce; vengono, in tal senso, indicati i contributi teorici che hanno portato alla definizione del modello e ai costrutti delle quattro tipologie di intelligenze applicate che lo strumento consente di rilevare. In questo capitolo viene, inoltre, descritta, analizzata e argomentata la procedura applicativa della tecnica in merito alle sue diverse fasi operative, alla sua valenza metacognitiva, quindi alla sua capacità di attivare meccanismi di controllo sui processi cognitivi mobilitati nel corso delle diverse fasi. Nel terzo capitolo («Validazione e standardizzazione del P.I.A») viene presentato il percorso storico che ha portato alla costruzione del test e alla sua validazione e standardizzazione. Il quarto capitolo («La somministrazione della tecnica del P.I.A») propone la procedura di somministrazione della tecnica con indicazioni operative per il conduttore, contemplando, anche, l’indicazione dei nuclei critici implicati e di alcune possibilità di gestione degli stessi. 16 Valutare gli stili cognitivi nel problem solving – P.I.A. Infine, vengono proposte le considerazioni conclusive che tendono a mettere in evidenza come la tecnica del P.I.A. diventi una vera e propria opportunità di ricerca, di valorizzazione e di potenziamento delle risorse dei giovani che dà vita a un «percorso virtuoso di talentuosità». 2 Le Prove di Intelligenze Applicate (P.I.A.) Il P.I.A. (Prove di Intelligenze Applicate): un test per l’indagine e la trasformazione delle tendenze cognitive preferenziali La prospettiva dell’orientamento fin qui proposta, pone un’esigenza che va rintracciata nella ricerca di strumenti e procedure che, per un verso, consentano di rilevare tendenze cognitive privilegiate nella gestione del problem solving e, per l’altro, costituiscano uno stimolo per l’integrazione e il cambiamento di tali tendenze. A tale esigenza vuole rispondere il P.I.A. (Prove di Intelligenze Applicate) che si caratterizza come test per l’assessment dei processi mentali preferenziali utilizzati dal singolo per affrontare e gestire specifiche situazioni di problem solving. I processi indagati vengono identificati come tipologie di «intelligenze applicate», che concorrono a costruire la differenza individuale degli stili cognitivi, definendo modi diversi di essere intelligenti. La costruzione dello strumento rappresenta una possibile risposta a quel bisogno attuale della psicologia dello sviluppo e dell’educazione di ricercare e di predisporre metodiche e strumenti funzionali non solo alla valorizzazione delle differenze individuali, ma anche alla promozione della loro integrazione, attraverso la contestualizzazione dello strumento all’interno di una specifica procedura, a valenza educativo-formativa. Va sottolineato ancora una volta che il processo di inclusione di altre modalità non caratterizzanti non intende condurre verso una «omogeneizzazione» dei giovani, e dunque, verso l’annullamento della singola differenza individuale, ma, anzi, intende trasformare quest’ultima e potenziarla, per definire un profilo di funzionamento cognitivo unitario e più completo. 28 Valutare gli stili cognitivi nel problem solving – P.I.A. Si può affermare che la costruzione dello strumento si fonda proprio su un’ambivalenza che arricchisce sia lo strumento stesso sia gli esiti evolutivi a cui intende condurre, che non sono solo di rilevazione, ma anche di trasformazione e, quindi, di stabilità e di potenziamento, ma anche di cambiamento. Quindi, sebbene il P.I.A. si presenti nella veste di uno strumento di valutazione delle tendenze processuali preferenziali, nell’accezione qui presentata, finisce con il diventare uno strumento educativo formativo, nella misura in cui integra e trasforma la differenza individuale. Quest’ultima, comunque, permane anche all’interno dell’integrazione, nella misura in cui mantiene una sua specificità a livello di complessità; questa configurazione complessa, dunque, connotandosi come un sistema, si «apre» per integrare le differenze e, in virtù di tale integrazione, si riorganizza costantemente. La specifica connotazione dello strumento implica, su un piano prettamente educativo, l’assunzione di quella prospettiva della personalizzazione (Bonino, 1999; Perricone Briulotta, 2005), che orienta la presa in carico del funzionamento globale di un giovane nel qui e ora del suo rapporto con uno specifico compito o situazione. L’ambivalenza sopra indicata diventa, nell’ottica della personalizzazione, un elemento di forza per l’adeguatezza del funzionamento del giovane, nella misura in cui la configurazione unitaria, data dall’integrazione dei diversi elementi, consente al giovane di affrontare, con maggiore flessibilità e ricchezza di strategie, diverse situazioni problematiche. In tal senso, si definisce una sorta di rapporto di figura-sfondo tra la configurazione unitaria e la specifica tendenza processuale (tipologia di intelligenza) che caratterizza il singolo giovane. Quest’ultima, infatti, si evidenzia rispetto al compito e al contesto, diventando figura, rispetto a uno sfondo che è dato da quell’ologramma con cui può essere identificata la configurazione unitaria (Perricone Briulotta, 2005). Sembra, infine, che un elemento di attualità dello strumento vada rintracciato nella sua contestualizzazione all’interno di un dibattito culturale, che appare proiettato verso la valorizzazione della differenza individuale; si tratta di un dibattito che non sempre riesce a legare la differenza individuale all’integrazione «resa necessaria» da un’altra differenza, che è quella dei compiti, delle situazioni, dei tempi. Il P.I.A., nella sua forma validata, si struttura attraverso la proposta di una simulazione che consente l’attivazione di «sistemi di sicurezza» (Cecchini, 1987), in quanto il giovane procede, nel viaggio proposto, attraverso il percorso agito da un personaggio: è Roberto il protagonista del viaggio ed è lui l’autore delle scelte e colui che si trova in difficoltà. Il test (Appendice 1) è articolato secondo una successione di dodici situazioni di problem solving (dodici item), ognuna delle quali indica una specifica Le Prove di Intelligenze Applicate (P.I.A.) 29 tappa del viaggio intrapreso da Roberto; si tratta di un viaggio finalizzato alla scoperta di un tesoro, che alla fine si scoprirà essere costituito dall’individuazione della propria tendenza processuale privilegiata (analitica, inventiva, concreta, astratta) nella gestione delle situazioni di problem solving. Ambiti di applicazione del test In riferimento alla natura dello strumento, alla logica e alle prospettive indicate, il P.I.A. trova il suo ambito privilegiato di applicazione nei percorsi di assessment educativo rivolti ai giovani. Inoltre, l’applicazione dello strumento può risultare di grande utilità e interesse nell’ambito di percorsi di formazione rivolti a operatori in servizio e di assessment per quadri e dirigenti in carriera. Pertanto, sono stati ipotizzati i seguenti settori applicativi e relative forme dello strumento: • assessment educativo (Forma Ass.Ed.), da utilizzare nei percorsi di orientamento di gruppi di ragazzi o giovani adulti, nella scuola secondaria di secondo grado, nei laboratori, ecc.; • formazione degli adulti (Forma F), da utilizzare in corsi per docenti, educatori, operatori di area psico-sociologica e socio-sanitaria; • assessment in carriera (Forma Ass.C.), da utilizzare in corsi collettivi per quadri e dirigenti per la rilevazione di punti forti e punti deboli relativi alle funzioni connesse al proprio ruolo. In questa sede viene presentata esclusivamente la Forma Ass.Ed. e quindi, l’applicazione dello strumento all’interno dei percorsi di assessment attivati nei contesti educativi e dell’orientamento, primo tra tutti la scuola. La struttura del test Per ognuna delle dodici situazioni di problem solving, che costituiscono gli item dello strumento, è prevista la scelta di una possibilità su quattro risposte, individuate singolarmente dal modello di riferimento come indicatori relativi all’essere intelligente in modo analitico, in modo concreto, in modo inventivo e in modo astratto (tabella 2.1). La classificazione delle risposte è stata definita, all’interno del percorso di ricerca che sottende la validazione del test, attraverso la tecnica dei giudici; si è pervenuti, in tal senso, alla validazione di contenuto (capitolo 3 «Validazione e standardizzazione»). 30 Valutare gli stili cognitivi nel problem solving – P.I.A. Ai fini della codificazione, a ciascuna tipologia di risposta è stato attribuito uno specifico codice nominale ricondotto alla parola LUCE (tabella 2.1), che finisce con il rappresentare, per l’appunto, quel riflettore avviato dallo strumento sulle differenze individuali costituite dalle singole tendenze processuali e sulle loro possibili integrazioni. Nello specifico, ogni lettera dell’acronimo, e quindi ogni specifico codice, rappresenta l’iniziale del processo più rappresentativo della stessa tipologia di tendenza processuale: • il codice L è stato attribuito alle risposte di tipo analitico proprio per sottolineare il processo di lettura dei dati come processo che definisce la specificità del pensiero analitico; • il codice U, invece, è stato attribuito alle risposte di tipo concreto, nella misura in cui l’utilizzo dei dati disponibili risulta fondamentale all’interno del modo di pensare concreto; • alle risposte di tipo inventivo è stato attribuito il codice C, che riconduce a quel processo fondamentale di questa tendenza processuale che è rappresentato dal creare qualcosa di nuovo, che va oltre i dati forniti; • per le risposte di tipo astratto, con il codice E si vuole sottolineare l’importanza del processo di estrapolazione di principi, leggi, regole, ecc. dai dati forniti. TABELLA 2.1 TIPOLOGIE DI RISPOSTE ALL’ITEM E LORO CLASSIFICAZIONE COME DA VALIDAZIONE DI CONTENUTO Risposte analitiche (codice L) Risposte concrete (codice U) Risposte inventive (codice C) Risposte astratte (codice E) 1 sceglierà il rompicapo sceglierà la rivista sceglierà il kit da disegno sceglierà il libretto di enigmistica 2 sceglierà il camper sceglierà il fuoristrada sceglierà la mongolfiera sceglierà l’automobile 3 ripercorrerà a voce alta i diversi momenti in cui ha utilizzato il documento aprirà il bagaglio e cercherà accuratamente in tutti gli spazi improvviserà un racconto credibile sullo smarrimento dello strumento riferirà di verificare presso l’ambasciata le sue generalità 4 valuterà le risorse di cui dispone e le distribuirà per i possibili usi deciderà il da farsi in base alla durata dello sciopero attiverà il baratto in caso di necessità penserà a una soluzione già collaudata Item (continua) Le Prove di Intelligenze Applicate (P.I.A.) 31 (continua) Risposte analitiche (codice L) Risposte concrete (codice U) Risposte inventive (codice C) Risposte astratte (codice E) 5 sceglierà la prova di risoluzione dei problemi sceglierà la prova di comprensione sceglierà la prova di completamento di storie sceglierà la prova di analogie 6 chiederà di poter consultare documenti e carte che testimonino la presenza, nel luogo, di antiche civiltà si farà indicare i luoghi meno frequentati chiederà informazioni su antichi confini del villaggio si farà raccontare le tradizioni e gli usi del villaggio 7 controllerà che venga realizzata una riproduzione fedele del villaggio si metterà immediatamente al lavoro fornirà un progetto che trasformi lo stile originario del villaggio indicherà le regole architettoniche con cui si progetta un villaggio 8 si farà dare la ricetta e la seguirà fedelmente, cercando e predisponendo il necessario si farà dare la ricetta e cercherà di realizzarla utilizzando gli ingredienti immediatamente disponibili si farà dare la ricetta e la modificherà scegliendo gli ingredienti secondo il proprio gusto si farà dare la ricetta e nell’eseguirla si atterrà ad alcuni accorgimenti appresi da un noto ricettario 9 esplorerà i possibili percorsi lasciando una traccia che gli consentirà di tornare indietro sceglierà il sentiero che gli sembrerà più battuto e che presenterà il maggior numero di tracce esplorerà il territorio lasciandosi guidare dall’istinto si servirà della stella polare come punto di riferimento 10 analizzerà il territorio circostante alla ricerca di indizi sull’esistenza di un ponte cercherà un punto dove il fiume si restringe per attraversarlo a nuoto cercherà un tronco a cui aggrapparsi e varcherà il fiume costruirà una piccola imbarcazione, recuperando le conoscenze possedute 11 osserverà minuziosamente il luogo per trovare indizi che lo orientino nella ricerca entrerà nella costruzione e, battendo sul suolo, cercherà di individuare una zona di vuoto dove scavare ipotizzerà l’esistenza di un passaggio segreto e lo cercherà cercherà nell’ ambiente un indizio che lo possa aiutare a ricostruire la mappa del tesoro Item (continua) 32 Valutare gli stili cognitivi nel problem solving – P.I.A. (continua) Item 12 Risposte analitiche (codice L) Risposte concrete (codice U) Risposte inventive (codice C) Risposte astratte (codice E) mostrerà il suo diario compilato giorno per giorno mostrerà le carte con gli itinerari seguiti mostrerà un collage fotografico mostrerà un manoscritto con le regole ricavate dalle esperienze vissute durante il viaggio Per quanto attiene al percorso che ha portato alla costruzione dei dodici item, va sottolineato che ogni item dello strumento è stato costruito tenendo presente un preciso schema di riferimento. In primo luogo, si è trattato di definire una specifica tipologia di problem solving (centrato sul giovane o sul contesto). In tal senso, è stata effettuata una distinzione tra item focalizzati sul «giovane», laddove il problem solving è più centrato su un piano individuale sia interno che esterno (item 1, 4, 7, 8, 9, 11) e item focalizzati sul «contesto», laddove, invece, il problem solving assume un orientamento verso la rilevanza contestuale, sia nel caso di una relazione con l’«altro», sia nel caso di una relazione con l’ambiente fisico e/o culturale (item 2, 3, 5, 6, 10, 12). A questa prima differenziazione degli item effettuata in fase di costruzione dello strumento, successivamente, durante il percorso di validazione e standardizzazione, l’analisi fattoriale (capitolo 3 «Validazione e standardizzazione»), mettendo in evidenza specifiche relazioni di associazione o viceversa di esclusione tra gli item, ha dato la possibilità di individuare altri due grandi raggruppamenti: • il gruppo degli item che sembrano caratterizzarsi per una particolare «pregnanza del territorio» e, dunque, per la presenza di un territorio fisico e sociale molto attivo, le cui informazioni appaiono determinanti per la gestione del problem solving (item 2, 3, 4, 7, 8, 10); • il gruppo degli item che sembrano caratterizzarsi, invece, per una particolare «pregnanza delle risorse interne del giovane» e, dunque, per una centralità del giovane con le sue abilità, competenze, esperienze, ecc., che appaiono determinanti per la gestione del problem solving (item 1, 5, 6, 9, 11, 12). Procedendo con il percorso che ha caratterizzato la costruzione degli item di cui si compone lo strumento, vanno ancora indicate le seguenti fasi: • individuare lo specifico compito sotteso al problem solving; Le Prove di Intelligenze Applicate (P.I.A.) 33 • formulare il problem solving attraverso una forma linguistica semplice e che non inducesse orientamenti alla scelta; • individuare quattro tipologie di soluzioni (una per ogni tipologia d’intelligenza) che avessero lo stesso piano concettuale di riferimento. Il modello del P.I.A. L’ideazione dello strumento, all’interno di un lungo e articolato percorso di ricerca, si fonda su un modello teorico-operativo pluridirezionale, che recupera e integra contributi teorici diversi, rispetto a due piani: il piano che attiene alla lettura delle intelligenze e quello relativo al senso, al significato e alla strutturazione dello strumento. Entrambi i piani si ricollegano a specifici contributi della letteratura del settore, dando vita a un modello di lettura delle intelligenze, come tendenze processuali caratterizzanti nell’approccio a un problem solving, utilizzate dalla persona per risolvere i problemi (Sternberg, 1999). In tal senso, si tratta di un modello a vertice cognitivo-comportamentale (Beck, 1990; Ellis, 1993), nella misura in cui la stessa processualità che costruisce e definisce la tendenza per la gestione del problem solving è di natura cognitivo-comportamentale. Tale processualità, infatti, chiama in causa sia le operazioni mentali, e quindi, i processi cognitivi di «processazione» dell’informazione e di costruzione di modelli, sia l’operazionalizzazione e l’applicazione di questi modelli, attraverso la ricerca di specifici comportamenti funzionali a risolvere il compito. Nello specifico, in relazione ai contributi teorici recuperati all’interno di tale modello, quello di Gardner (1989) rappresenta sicuramente l’antecedente storico, il primo riferimento teorico in base al quale individuare la lettura dell’intelligenza che sottende alla costruzione dello strumento. Il testo «emblema» di Gardner, Formae Mentis (1989), ha portato all’attenzione della comunità scientifica, e dunque anche del gruppo di ricerca dello strumento qui presentato, un senso e significato dell’intelligenza diverso rispetto agli orientamenti che si sono sviluppati all’inizio del Novecento, sia in ambito filosofico con la considerazione dell’intelligenza come un tutto unico, sia psicologico, con l’individuazione di un fattore g o come struttura generale della mente in senso piagetiano. Il testo di Gardner, che ha costituito per tutti gli studiosi del settore un passaggio epocale verso la considerazione di una pluralità di potenziali intellettivi, indipendenti l’uno dall’altro, ha suggerito, nel momento della definizione del nostro modello, la possibilità di pensare all’esistenza di un insieme di