P E N S I O N A T O Organo dell’Unione Nazionale Giornalisti Pensionati Sindacato di base della F.N.S.I. ANNO XI n. 6 - NOVEMBRE-DICEMBRE 2008 - Sped. in abbonamento postale Art. 2, comma 20/c, L. 662/96 Poste Italiane – Filiale di Terni - Direzione: Corso Vittorio Emanuele II, 349, Roma – Tel. 06680081 - fax 066871444 www.fnsi.it - E-mail: [email protected] - (Distribuzione gratuita) SOMMARIO Cumulo, da gennaio si cambia Ecco le nuove regole dell’INPGI di Andrea Camporese “Ma perché mettete i politici nei telegiornali?” Noi, bavaglio e aperitivo per spiegare alla gente Cani da guardia, non da riporto di Romano Bartoloni Tra lustrini e paillettes non pensate alla crisi I PROGETTI PER DIFENDERE LE NOSTRE RENDITE Contratto: il tempo stringe Arriverà il regalo di Natale? La coda del diavolo P-8 di Devil D’Alema ignora il congiuntivo Di Pietro ignora l’italiano di Franco Quartieri Cinema che passione di Neri Paoloni I vertici di INPGI, FNSI, Casagit e Fondo pensioni integrative al convegno organizzato dall’Unione Pensionati a Milano P-9 P-10 P-11 P-12 I giovani e la “paura degli altri” di Giovanni Lombardi SOS pensioni: fisco e prezzi i suoi killer P-7 di Giovanni Rossi di errebi P-5 P-6 di Antonio De Vito Il mondo della terza età P-3 P-4 di Simona Fossati di Addavenì VIVI --------------------------- P-4 di Massimo A. Alberizzi Il Picchiorosso IL MONDO DI P-13 Libri ricevuti P-14 Lettere P-15 utti insieme…finalmente! Per la prima volta l’UNGP è riuscita nell’intento di far sedere allo stesso tavolo i vertici di INPGI, FNSI, Casagit e Fondo pensioni integrativo per discutere di pensioni. E scusate se è poco! “Una mattinata utile e costruttiva” è stato l’unanime consenso di chi ha partecipato al nostro convegno di Milano del 13 ottobre. “SoS pensioni di ieri, oggi e domani”, nella essenzialità del titolo, mirava proprio a riunire lo “stato maggiore” dei nostri Istituti proprio per fare il punto sulla attualità dei nostri trattamenti di quiescenza, in vista anche del rinnovo contrattuale. Dunque al Circolo della Stampa un primo obiettivo è stato raggiunto: discutere, parlare e fare proposte a chi T di dovere. E se è mancato l’interlocutore politico cui indirizzare il senso finale della nostra discussione non è per colpa nostra. Il ministro del lavoro Maurizio Sacconi lo abbiamo invitato, ma non è venuto. Tuttavia, penso che si possa ugualmente fargli pervenire un documento di sintesi che racchiuda le idee ed i percorsi individuati a MiGIANFULVIOBRUSCHETTI segue a pag. 2 FOR EVER Letto su “Umanità Nova”, storico foglio anarchico: “Non crederemo alla crisi finché i ricchi non inizieranno a suicidarsi”. Diavolo, e se avessero ragione? 1 IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 SOS PENSIONI: FISCO E PREZZI I SUOI KILLER segue da pag. 1 lano per poter dare il nostro contributo ad affrontare il tema pensionistico in termini costruttivi e collaborativi, poiché, così come lo abbiamo analizzato durante il corso dei nostri lavori, è utile anche per capire dove andare e quali argomenti si possono portare. Infatti, il nostro convegno vuole essere un’occasione non per aggiungere al coro dei pensionati italiani anche il nostro “grido di dolore”, ma va visto dall’ottica di chi, come l’UNGP, lavora per difendere il giusto diritto alla quiescenza, come fanno tutti i sindacati, proponendo, dopo anni di trattamenti (fortunatamente per noi pensionati dell’INPGI le rendite sono ancora medio alte) una “revisione” del metodo di attribuzione delle pensioni paragonate al costo della vita, soprattutto per quelle medio-basse. Oggi, sappiamo tutti che il potere d’acquisto è falcidiato dalle tante tasse pagate, dall’inflazione che è sempre più alta, dai prezzi, in generale, dei generi alimentari in continua ascesa a seconda delle stagioni o delle speculazioni di filiera, dalle economie globali che fanno perdere i pochi risparmi in banca o investiti in piani finanziari che di questi tempi sono a rischio. Insomma per i pensionati più deboli economicamente, con questo andamento, è sempre più difficile far quadrare i conti, quindi urge una risposta, di carattere politico, che possa rivedere i meccanismi legati alla sussistenza e dipendenti da norme che regolano l’erogazione di rendite fisse. Allora ci siamo posti il problema. Ed è da tempo che ne discutiamo al nostro interno su come uscire dai vincoli che stringono le nostre pensioni. Abbiamo tentato con la revisione dell’articolo 7 del regolamento INPGI ma il Ministero ha detto no. Insistiamo perché il nuovo contratto, quando sarà finalmente firmato, recepisca la creazione del fondo di perequazione delle pensioni. Stiamo accarezzando l’idea di ricorrere, anche noi se ne valesse la 2 pena, alla Corte Costituzionale per rivendicare il diritto alla perequazione automatica, sulla scia di due ricorsi tuttora pendenti (uno alla Corte l’altro al TAR del Lazio) sollevati dai dipendenti del Banco di Napoli e dal sindacato pensionati della CISL), le cui sentenze, quando saranno emesse, potrebbero essere di indubbio interesse anche per noi, se i ricorrenti avessero ottenuto ragione. Staremo a vedere. La indicazione “nuova”, se vogliamo, emersa dal Convegno e che è stata condivisa da tutti: Camporese, Siddi, Leone, Cosi, ed altri, e sostenuta con forza da Iselli nella sua relazione, è, attualmente, la via della detassazione. Si è parlato (Siddi) di 30 mila euro come reddito lordo annuo base. A noi sembra un po’ pochino. Almeno 40 mila sarebbe la soglia minima, dignitosa, per includere anche chi è pensionato INPGI e gode di rendite legate ai pochi anni versati da professionista, a pensioni erogate più legate a fattori sociali che sulla scorta della contribuzione accantonata, oppure a chi è andato in pensione con redditi sì collegati alla retribuzione, ma negli anni ’7080, quando la lira era ancora la nostra moneta, mentre oggi con l’euro si trova dimezzata una rendita che ai tempi garantiva una vita senza problemi. Questa, dunque, è la via da battere. I risultati non sono certamente dietro l’angolo. C’e molto da lavorare, ne siamo persuasi, ma la linea che ci proponiamo è questa. Anche perché lo ha detto molto chiaramente il presidente dell’INPGI Andrea Camporese: “l’erosione delle nostre pensioni è massiccia e progressiva e non andrà a scemare nei prossimi anni. Attualmente per l’Istituto la mancanza del nuovo contratto di lavoro giornalistico si fa sentire, per cui la via della detassazione è la più praticabile e va affrontata con determinazione”. DIECI ANNI D’INFLAZIONE S’È “MANGIATO” IL 30%----------------Un dato - né di destra né di sinistra - riassume il dramma dei pensionati italiani: dal 1995 al 2006 la spesa pensionistica totale è passata dal 14,68 per cento del Pil al 15,16 per cento, rimanendo perciò pressocché invariata; in compenso l´inflazione ha eroso il 31,5 per cento degli importi, soltanto parzialmente compensati dagli adeguamenti Istat (adeguamenti peraltro tagliati lo scorso anno per le pensioni “ricche”). Una situazione insostenibile. Se ne è parlato al convegno SOS pensioni di ieri, oggi e domani, organizzato dal Gruppo Lombardo in collaborazione con l´Associazione Lombarda Giornalisti, il 13 novembre al Circolo della Stampa di Milano, con la partecipazione di rappresentanti dell´Unione venuti da tutta Italia e con i vertici delle organizzazioni di categoria. Una situazione insostenibile, ben denunciata dalla relazione del presidente nazionale Ino Iselli. Gli interventi che si sono susseguiti hanno proposto possibili soluzioni. Preso atto che, con l´aria che tira, di adeguamento delle pensioni in termini monetari c´è poco da parlare, la miglior via perseguibile pare quella fiscale. Se consideriamo che la pensione è una sorta di risparmio accumulato dal lavoratore nel corso della sua vita professionale, perché deve essere tassata nella stessa misura del reddito da lavoro dipendente il quale gode della dinamica salariale? Oggi la pensione media Inpgi viene tartassata con il 40 per cento di ritenuta mentre un reddito assimilabile - quello, ad esempio, degli investimenti in titoli di stato e azionari - gode della aliquota forfettaria del 12,5 per cento. Una aliquota comune del 20 per cento porrebbe fine da un lato ad un privilegio anacronistico e d´altro lato ad una penalizzazione che ad ogni scatto dell´inflazione diventa sempre più insopportabile. IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 QUOTA ESENTE A 20 MILA EURO, VERIFICA A FINE ANNO Cumulo, da gennaio si cambia Ecco le nuove regole dell’INPGI Il Consiglio d’amministrazione ha deciso a maggioranza, contrari gli editori L’85% dei pensionati non avrà più nessuna trattenuta - Ora occorre l’ok del Ministero del Lavoro l Consiglio di Amministrazione dell’Inpgi, con il solo voto contrario dei rappresentanti designati dalla Fieg, ha deciso di elevare la possibilità di cumulare redditi da lavoro (autonomo e dipendente) e pensione di anzianità dagli attuali 8 mila 900 euro a 20 mila euro. Si tratta di una decisione che tende ad armonizzare, così come previsto dalla legge di privatizzazione dell’Istituto, la normativa Inpgi alla legislazione generale che prevede la totale abolizione del cumulo dal primo gennaio 2009. A questa decisione si è arrivati attraverso un attento processo di analisi dei dati della platea dei giornalisti, dell’evoluzione del mercato giornalistico, delle proiezioni attuariali recentemente realizzate. Anche la Commissione Previdenza è stata chiamata ad esprimere un giudizio. La stragrande maggioranza dei colleghi ha concordato sulla linea di un aumento sostanziale, che supera il raddoppio dell’attuale soglia, permettendo ai giornalisti in pensione con meno di 65 anni di cumulare fino a circa 900 euro netti al mese senza vedere decurtato l’assegno di pensione. Il cumulo era e resta totale per le donne che abbiano compiuto i 60 anni, per gli uomini che abbiano superato i 65 e per chi va in pensione di anzianità con almeno 40 anni di contributi. Nel corso del Cda è stata decisa una verifica a 12 mesi dell’impatto della nuova norma, che ora viene trasmessa ai Ministeri Vigilanti per l’approvazione, per capire se si possa proseguire nel percorso che porta alla totale liberalizzazione del cumulo. Nel corso di questi mesi molti colleghi pensionati hanno espres- I so pareri: qualcuno ha invitato alla cautela, altri hanno chiesto un generoso aumento, altri ancora hanno sostenuto l’obbligatorietà della totale abolizione in relazione ad una legge dello Stato che lo prevede. La mia responsabilità di Presidente è stata innanzi tutto quella di verificare le fonti legislative con l’aiuto dei servizi interni e della Direzione Generale. La sintesi alla quale siamo pervenuti è la seguente. Pur in presenza di una legge dello Stato che parla di Enti pubblici e sostitutivi, non va dimenticata la dimensione di autonomia decisionale affidata all’Istituto dalla legge di privatizzazione, ribadita da numerose sentenze. Allo stesso tempo l’Inpgi, in via assolutamente prioritaria, è chiamato a garantire la sostenibilità del suo sistema previdenziale per i prossimi decenni e qualsiasi normativa possa in qualche modo, seppur ipotetico, aggravarne i conti sarebbe paradossalmente impugnabile proprio dal Ministero che ha promosso la totale liberalizzazione. D’altro canto le proiezioni attuariali, consegnate proprio in questi giorni dal professor Micocci, redatte secondo le regole stabilite dal Ministero del Lavoro, evidenziano, a partire dal 2021, uno squilibrio tra entrate per contributi e uscite per pensioni. Il mancato rinnovo del contratto di lavoro, la propensione al pensionamento non appena raggiunti i requisiti minimi, la diminuzione sostanziale delle medie retributive dei giovani giornalisti sono elementi che gravano sul quadro generale. Il nuovo livello di cumulo adottato sostanzialmente cancella le decurtazioni di pensione in es- sere alla quasi totalità dei pensionati che oggi esercitano la libera professione. I dati estratti dalla Gestione Previdenziale evidenziano 457 iscritti con età tra i 58 e i 65 anni con una media di collaborazioni di 18 mila euro annui. Il nuovo limite stabilito supera le retribuzioni percepite da parte di circa l’85 per cento dei colleghi. Questo dato, a maggior ragione, evidenzia lo sforzo che l’Istituto ha voluto mettere in campo in presenza di una erosione inflativa di salari e pensioni che grava pesantemente sui bilanci delle famiglie. La decisione governativa di non perequare per il 2008 le pensioni al di sotto dei 46 mila euro lordi annui esclude di fatto buona parte dei nostri pensionati andando ad aggravare il quadro reddituale. La categoria attraversa un momento di evidente difficoltà, la decisione presa, a mio parere, si situa in un contesto di equità che tiene conto delle tante dinamiche negative in corso. Nulla vieta, in futuro, di riconsiderare la situazione e proseguire nel percorso di liberalizzazione in un contesto di valutazione che tutti auspichiamo comprenda un contratto di lavoro rinnovato. Se intervenisse nel prossimo futuro un nuovo contratto di lavoro giornalistico, il Cda si impegna a richiedere una nuova proiezione attuariale che dia contezza della mutazione del quadro generale trasmettendola prontamente ai Ministeri Vigilanti. Infine credo sia corretto ringraziare i tanti colleghi che hanno partecipato alle diverse fasi del dibattito aperto all’interno dell’Istituto con senso di responsabilità e attenzione al bene comune. ANDREACAMPORESE 3 IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 IN PIAZZA CONTRO LE LEGGI BAVAGLIO “Ma perché mettete i politici nei tg?” a legge-bavaglio che impedisce ai giornalisti di esercitare il proprio mestiere ci ha messo in ridicolo con mezzo mondo. I colleghi stranieri, quando riveliamo ciò che sta accadendo in Italia, ci guardano increduli, come se li stessimo prendendo in giro, raccontando una buffonata. Ne conosco parecchi qui in Africa (e molti sono anche amici perché abbiamo lavorato assieme in mezzo ai pericoli ed è lì che si rinsaldano legami di familiarità) sono conservatori o progressisti più che di politica parliamo di lavoro e ci scambiamo opinioni sulla situazione internazionale. Votano nel loro Paese o a destra o a sinistra, ma su una cosa siamo sempre e comunque d’accordo: il giornalismo non può essere limitato da lacci e laccioli e deve essere sempre e comunque antagonista alla politica. L Aprire con loro il capitolo Rai è una farsa. Sì è vero, quasi tutte le televisioni di Stato (tranne la BBC) hanno una sorta di dipendenza dalla politica ma da nessuna parte si raggiungono i livelli di interferenza italiani. E da nessuna parte i telegiornali sono così noiosi e falsamente asettici nel raccontare la politica. Tradurre a un collega straniero una frase di un politico di destra o di uno di sinistra riportate da un giornalista della Rai fa un certo senso: le reazioni sono imbarazzanti. “Ma perché le mettete nel telegiornale?”, mi ha chiesto l’ex mitico producer della CNN Robert Wiener. La vera notizia è che l’opposizione parla bene del governo o che il governo parla bene dell’opposizione. Che parlino male uno dell’altro non è una notizia, è solo propaganda”. NOI, BAVAGLIO E APERITIVO PER SPIEGARE ALLA GENTE---Penso che sia una delle prime volte che i giornalisti si sono organizzati spontaneamente - e anche con successo - in manifestazioni in tutta Italia per protestare uniti contro il disegno di legge sulle intercettazioni. Un vero e proprio bavaglio per l’informazione libera che, dietro il pretestuoso paravento della tutela della privacy, comprometterebbe molto seriamente il diritto di cronaca e la libertà di stampa, ma anche il diritto dei cittadini tutti a essere informati. I dirigenti dell’Unci (Unione Nazionale Cronisti Italiani) hanno reagito prontamente invitando a portare la questione nelle piazze. Da più parti i giornalisti si sono detti pronti a una giornata di sciopero e a manifestare con forza anche davanti a Palazzo Chigi. Era un afoso pomeriggio milanese di un sabato di luglio eppure la partecipazione dei colleghi alla manifestazione organizzata dal Gruppo Cronisti Lombardi è stata davvero partecipata e sentita. Ci siamo ritrovati in Piazzetta Vergani, diventato un po’ il luogo simbolo dei giornalisti, dove è stato organizzato un aperitivo aperto a tutti i cittadini per spiegare loro i motivi di questa battaglia. Tutti i dirigenti sindacali, uno dopo l’altro, si sono susseguiti al megafono con interventi sul ruolo del giornalismo, l’importanza del diritto di cronaca e della libertà di stampa. Hanno cercato così di far comprendere le conseguenze di questi provvedimenti governativi. Molti anche i messaggi istituzionali e di giornalisti impossibilitati a partecipare. La manifestazione ha colpito nel segno perché numerosi sono stati i passanti che si fermavano incuriositi, ascoltavano, leggevano i volantini e facevano domande ai partecipanti. Poi un gruppo di giornalisti si è messo un bavaglio davanti alla bocca e, il silenzio, ha dimostrato meglio di ogni altra cosa quello che succederebbe se la proposta si trasformasse in legge. SIMONAFOSSATI segretario associazione lombarda giornalisti 4 Qualche giorno fa il World Service della BBC nel programma Panorama ha trasmesso la ricostruzione dei falliti attentati dell’agosto 2006 con la quale tre terroristi (su un gruppo di sette arrestati) avrebbero dovuto far esplodere altrettanti aerei in volo. Da allora e grazie a quei falliti attentati, è bene ricordarlo, nessuno di noi - quando viaggia - può più portare liquidi a bordo dei velivoli. Nella ricostruzione si spiega come i servizi segreti hanno impedito gli attentati. Sono state presentate le intercettazioni ambientali debitamente tradotte dall’arabo in inglese, ricostruiti con attori filmati realizzati con telecamere nascoste, pubblicati i messaggi di testo scambiati con i telefonini tra Londra e il Pakistan, rivelati documenti confidenziali del governo e dei servizi segreti britannici e il contenuto di riunioni riservate di gabinetto. Insomma è stato un programma avvincente, di informazione e assai istruttivo per i telespettatori. Chi l’ha visto non può non essere rimasto incollato al video. Un magistrale esempio di reportage giornalistico dove non sono mancate alcune rivelazioni critiche. E’ stato raccontato come un ottavo terrorista sia riuscito a fuggire dopo la cattura grazie alla sosta in un McDonald e in una moschea per permettergli di pregare. Se passasse il bavaglio che la politica vuole imporre alla Stampa, tutto ciò in Italia non sarebbe possibile. E’ questa l’informazione che si vuole? Asservita e obbediente al potere? Che racconta solo quello che non disturba il manovratore? Sembra di si. Ebbene noi diciamo di no. Chi ha voglia può guardare il reportage della BBC: http://news.bbc.co.uk/2/hi/programmes/panorama/default.stm MASSIMOA.ALBERIZZI consigliere nazionale fnsi www.senzabavaglio.it IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 IN PIAZZA CONTRO LE LEGGI BAVAGLIO Cani da guardia, non da riporto a che mondo è mondo, il giornalista ha il dovere professionale e sociale di scoprire le notizie, di verificarle e di riferirle alla gente. Impedire che lo faccia significa, parafrasando il titolo del famoso film di Sidney Polack con Paul Newman, uccidere la cronaca. In sintonia con la Corte europea dei diritti dell’uomo, una recente sentenza della Cassazione riafferma un proverbiale modo di dire sul nostro mestiere con riferimenti di destinatari a 360 gradi: “i giornalisti sono cani da guardia (watch-dog) della democrazia, delle istituzioni, anche giudiziarie”. Fra il dire e il fare, c’è di mezzo il mare, oggi più di ieri. Ai tempi della Olivetti, della lettera 22 di montanelliana memoria, il sistema dei poteri si difendeva dalle penne indiscrete con i muri dei silenzi e dietro una sventagliata di segreti, il segreto di Stato, il segreto delle indagini ecc., anche se molte volte, grazie alle immancabili gole profonde, si rivelavano segreti di Pulcinella. Nell’epoca di internet e dell’elettronica senza frontiere, in tempi di dilagante fai da te della comunicazione, i potenti sono passati al contrattacco e hanno scatenato la guerra contro la mediazione giornalistica con il chiaro intento di addomesticare il cane che morde. I cronisti vanno zittiti con le buone o con le cattive. Se fanno i cani da riporto delle veline, possono bivaccare tranquillamente davanti alle stanze dei bottoni. Se fanno i cani da salotto di lorsignori e restano buoni buoni a cuccia, possono dormire sonni tranquilli. Se osano ficcanasare e fiutare da segugi le piste sospette, allora sono botte con le leggi e la repressione giudiziaria. Mentre il Palazzo cerca di stringere, giorno dopo giorno, il giro di vite censorio e intimidatorio sul diritto-dovere di cronaca, sulla privacy, sul segreto professionale, sulla diffamazione presunta, sul diritto-dovere di cronaca, sulle intercettazioni, sulla pletora dei reati a mezzo stampa, i magistrati, i D pubblici ministeri, si adeguano e agiscono in sintonia per scongiurano il pericolo che i cittadini sappiano di fatti e misfatti, di scandali e di maneggi alle spalle e a danno dello Stato. A questo proposito è emblematico il libro bianco dell’UNCI, l’Unione nazionale cronisti italiani, sui difficili, e a volte burrascosi, rapporti tra magistratura e cronisti sul fronte del diritto di cronaca e della libera informazione”. Nel presentare il rapporto sulla caccia ai cronisti, o “Perquisizioni, la cronaca non si ferma con le intimidazioni”, il presidente Guido Colomba, spiega che “non ci sono, in mancanza di prove, elementi per affermare che le Procure agiscano di concerto, che ci sia una regia”, “ma certo nell’ultimo periodo - rileva –il numero delle iniziative e delle perquisizioni contro i cronisti è aumentato e si è esteso in tutto il Paese. C’è stato un salto di qualità, come se i PM avessero deciso di fare a gara fra loro nel colpire i cronisti”. Ma è dentro il Palazzo della politica che il gioco dei bavagli e delle censure, della caccia alle streghe e del dalli all’untore, si fa più pesante. Con il pretesto della sal- vaguardia della privacy, certamente dei soliti noti e non dell’uomo della strada, il disegno di legge sulle intercettazioni abolisce di fatto la cronaca giudiziaria e le inchieste del tipo tangentopoli, bancopoli, calciopoli ecc. In realtà, sui 18 articoli del ddl solo 3 riguardano le intercettazioni mentre gli altri 15 dettano norme per impedire la pubblicazioni di atti giudiziari anche se non più vincolati dal segreto delle indagini. Il che significa l’impossibilità di informare sulle inchieste giudiziarie per diversi anni. Allo stato, il provvedimento si è arenato in commissione giustizia alla Camera anche per la forte reazione della categoria. Il 5 novembre i giornalisti sono scesi in piazza sotto le finestre di Montecitorio per far sentire la loro voce in occasione della Giornata europea per la libertà di stampa e la dignità della professione giornalistica. La manifestazione ha coronato la battaglia di denuncia del ddl condotta dai cronisti dell’UNCI in 26 piazze d’Italia, tempestando di email i box telematici dei parlamentari, scrivendo a tutti i Prefetti del Paese. A mali estremi, estremi rimedi! ROMANOBARTOLONI PENSIONATI E DINTORNI-------------------------------------------- PENNE Teatro d’autunno in cinque atti: spettatori unici i giornalisti italiani. Atto primo: il segretario dell’Ordine, Enzo Iacopino, se ne va. Atto secondo: il presidente dell’Ordine, Lorenzo Del Boca, con qualche lacrima, lo trattiene. Atto terzo: Iacopino, tornato rinvigorito, pubblica documenti “apocrifi” sul contratto. Atto quarto: il segretario della FNSI, Franco Siddi, lo fulmina a colpi di bazooka. Atto quinto e gran finale: “Flop informatico all’esame per giornalisti”, così lo racconta il Corriere della Sera. Metà dei giovanotti (e delle giovinette) usciti pazzi dall’Ergife in piena notte, alcuni avendo dovuto riscrivere a mano il loro tema. Ma non è grave: “Le pennette” (servono per evitare che qualcuno scopiazzi dal suo computer) “in alcuni casi – dice sereno Del Boca- hanno reagito in modo imprevedibile. E’ una novità”. Bis dopo gli applausi: l’associazione “Lettera 22” (deve essere un gruppo di anziani Olivetti restii alle novità) se la prende col mondo intero. Respirate, colleghi, respirate: si sa che a Roma le uniche che non sgarrano sono le “pennette all’arrabbiata”. 5 IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 A PROPOSITO: DEMAGOGIA E TROPPO FUMO NEGLI OCCHI otizie belle e brutte sui giornali di settembre e ottobre e a novembre si continua. Non solo la tragicommedia di Alitalia (ex Alitalia), la cordata, l’inciucio, le minacce, si vola non si vola, la bella pilotessa dice sì, l’ex para Berti a lungo tentenna come capo della preziosa categoria e infine dice si, ni, no, ma gli altri non se ne calano, anzi c’è chi pensa che gli aerei possano alzarsi anche senza l’uomo ai comandi, l’equipaggio, gli assistenti, le hostess con o senza figli. Che anche gli editori pensino (pensavano?) di poter far uscire i loro “prodotti”, quotidianamente, facendo a meno dei giornalisti? E i sindacati? Tutti d’accordo, qualcuno un po’ meno, ma via , è in gioco l’italianità, la bandiera, il prestigio, chissenefrega se i debiti li pagheremo noi tutti, parecchi euro a testa, e i soliti noti incasseranno i dividendi perché così vuole l’economia (quella loro non la mia) e i cassintegrati e precari di tutta Italia, di tutte le fabbrichette decotte e chiuse se la passeranno male e quelli del settore volo, sfortunati come e quanto gli altri, godranno di un trattamento di (lungo) favore. Alitalia sì, Alitalia no, meglio fallita, no meglio salvata, è merito del commissario, no è stato il Cavaliere a vincere, macchè, Veltroni da Vespa giura che senza la sua lettera in extremis, eccetera e i piloti fino all’ultimo a intonare il ritornello: ma quali privilegi, dimostrateli, e Sacconi ha vinto o ha perso, ed Epifani aveva ragione o no, e i compratori di Cai non sono in palese conflitto di interessi, ed Air One non ha un miliardo di debiti con quella banca lì? Insomma , per fortuna è finita (finita?) tra settembre e novembre, non ci sembra neppur vero, almeno ci risparmieremo altri mille e mille talk show, gli esperti tutti in disaccordo, giornalisti schierati e disorientati, chissà chi ha ragione sui conti, Mannheimer sepolto da quintali di tabelle, stremato da N 6 TRA LUSTRINI E PAILLETTES NON PENSATE ALLA CRISI Il pane e la pasta venduti a peso d’oro ma c’è chi canta ogni giorno vittoria milioni di telefonate per rappresentare il comune sentire degli italiani di ogni cotè, tutti consci del disastro che ci circonda, anche senza la scienza dei sondaggi, addomesticati o non. L’Italia tira la cinghia, sancisce Porta a Porta, il pane e la pasta sono venduti a peso d’oro, e che ci vuoi fare c’è la grande crisi mondiale finanziaria, tipo 1929 (meglio o peggio adesso?), ti tocca anche sorbirti dosi massicce di demagogia veltroniana, del leader retour d’Amerique che non lesina il suo contributo alla confusione delle lingue dei protagonisti (?) della politica incasinata all’italiana, domanda fondamentale: ma quanti erano al Circo massimo? Non serve stupirsi più di tanto, mentre ci bombardano con le notizie ( o non notizie) le più disparate. Non ci sarà la fusione della tv satellitare “Youdem” di Veltroni con quella , “Red- tv” che fa capo a D’Alema. Importante? Imperversa la crisi finanziaria negli Usa, in attesa di Obama o di McCain, elezioni con sullo sfondo la tragedia dei mutui e dei subprime con disoccupazione e disperazione diffuse. Al traguardo arriva primo il primo presidente nero, evviva, per valutarlo dovremo attenderlo alla prova dei fatti. Da noi c’è il boom delle vacan- ze esotiche, le casalinghe danarose della provincia italica vanno tutte in Egitto, una guida racconta: “Accompagno gente che a casa propria ha paura di uscire la sera”, fascino discreto del pericolo in agguato, perché anche lì si rischia il sequestro, o peggio. Il soldo corre ( per tanti che “risparmiano” sulle tasse) e si parte, si parte, Egitto, Birmania, Cina, incuranti del latte alla “melamina”. Mentre gli zucchini aumentano, le tariffe di acqua , luce, gas pure, la benzina e il gasolio hanno prezzi d’affezione, le automobili non si vendono più, per risollevarci il morale leggiamo che la strepitosa trentottenne Naomi Campbell ha un contratto da un milione di sterline, e per attutire l’impatto della guerra di Castel Volturno (la camorra non demorde ed è sempre Gomorra, il film concorre persino agli Oscar) , consoliamoci con la notizia che a Londra sono aumentate del 300 per cento le vendite della Quinta sinfonia di Beethoven, tutto merito di un reality show (“Maestro”) dove due direttori d’orchestra si sono sfidati sul primo movimento. Cose da Bbc, non da mamma Rai ! Altre notizie d’autunno, ecco ancora la prima donna in un tribunale ecclesiastico regionale, in Piemonte, ecco la pillola anti celiachia (con beneficio anche per alcuni vip, la Buongiorno, la Koll, Pupo), ecco la Moratti che multa con 500 euro chi fuma uno spinello, “drogarsi per strada è un’offesa al decoro della città”. Un dubbio: miss Italia, la bellissima Miriam Leone, è “acese” (Acireale) o “catenota” ( Acicatena)? Nessun dubbio invece sul fatto che metà Italia dà un taglio al suo menù, in sette mesi consumi a meno 4 per cento, e spesa al + 2,5. Il pensiero va a quel neo milionario inglese, vincitore di lotteria, che si lamenta : “Ora la mia vita è un inferno”. ANTONIODEVITO IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 DOPO QUATTRO ANNI SI RICOMINCIA A PARLARE DI SCATTI E SALARIO Contratto: il tempo stringe Arriverà il regalo di Natale? I giornalisti italiani hanno bisogno del contratto nazionale di lavoro, che resta l’unico strumento di difesa per le redazioni, soprattutto quelle meno tutelate. Ancora di più in un momento di profonda trasformazione del mercato del lavoro giornalistico e dell’industria dell’informazione”. E’ la prima frase del documento approvato dal Consiglio nazionale della Federazione della stampa italiana al termine della sua ultima riunione. In altre parole: il contratto urge. Dopo tre anni e mezzo si pongono con urgenza dei problemi che solo il contratto può risolvere. “I C’è da normare tutto quanto è avvenuto in questo periodo a cominciare da quanto è già realtà nelle redazioni, ma non è ancora pienamente dentro il nostro contratto, in primo luogo la multimedialità. E non tutte le redazioni hanno la forza per regolare con adeguati integrativi aziendali le novità che le tecnologie introducono nel nostro lavoro. I giornalisti, attraverso il loro sindacato, la multimedialità la vogliono governare con regole precise caratterizzate da chiare procedure per l’attuazione dei piani multimediali, evitando di lasciare prive di precisi riferimenti contrattuali le nuove modalità di esercitare la professione. Puntando sullo sviluppo della professionalità (di qui la richiesta dell’obbligatorietà della formazione) e, quindi, della qualità dell’informazione. Accanto a questo tema centrale c’è quello della regolamentazione dei contratti a termine, cresciuti, in questi anni, in modo spropositato rispetto a quelli a tempo indeterminato, e del lavoro autonomo, entrambe aree deboli della professione che dal contratto e dagli accordi sottoscritti in sede governativa e non ancora operativi (non per colpa nostra) debbono vedere ampliate le loro tutele. Inoltre, c’è il tema della retribuzione. Si legge nel documento votato dal “parlamentino” della Fnsi: “L’adeguamento degli stipendi è indispensabile sia per recuperare l’alleggerimento delle buste paga, dovuto a tre anni e mezzo di mancato rinnovo del contratto e la perdita di potere d’acquisto delle retribuzioni, sia a fronte dell’aumento dell’impegno professionale richiesto”. Il confronto si trascina, non per responsabilità della Fnsi, da mesi, ma le parti – anche qui non per responsabilità del Sindacato – non hanno ancora definito testi condivisi (almeno al momento in cui scriviamo questo pezzo) da poter sottoporre, per le necessarie valutazioni conclusive, prima ai gruppi dirigenti e, poi, ai propri associati. Su un tema cruciale, quello degli aumenti contrattuali e degli automatismi della busta paga (leggi: scatti di anzianità) il confronto formale non si è neppure avviato. Il tempo passa e l’urgenza del contratto cresce. Inoltre, la Fnsi – e sarà bene che i nostri interlocutori ne tengano conto – ha propri meccanismi di democrazia interna dai quali non PROCEDURE Nebraska (USA): un senatore fa causa a Dio, “colpevole di tutti i mali del mondo.” Il giudice respinge il provvedimento perché “è impossibile notificare l’atto all’accusato”. All’accusatore hanno dato trenta giorni di tempo per ricorrere. Là si che rispettano leggi e procedure. intende derogare. Meccanismi che l’ultimo congresso della Federazione ha arricchito dell’impegno di tenere un referendum contrattuale i cui termini regolamentari sono all’attenzione di una apposita Commissione del Sindacato che dovrà formulare una proposta agli organismi i quali dovranno, poi, deliberare: prima la Giunta e poi il Consiglio nazionale. Il confronto deve farsi serrato (espressione, peraltro, utilizzata anche dal Presidente della Federazione italiana editori italiani, Malinconico) quindi più stringente, affinchè si possa concludere in tempi ragionevoli e poter discutere di ipotesi condivise tra le due parti e sulle quali porre dei punti fermi evitando, ogni volta, di riaprire su di essi la discussione, come ci pare facciano, con troppa frequenza, i rappresentanti degli editori. Inoltre, c’è una problematica che non appartiene solo al “tavolo contrattuale” ed è quella della riforma degli ammortizzatori sociali. Questione fondamentale che attiene alla solidità del nostro Istituto di previdenza. E che, per essere risolta, rimanda ad una necessaria azione comune tra giornalisti ed editori nei riguardi del governo. La urgenza del contratto deriva anche dalla necessità di assicurare un adeguato ed aggiornato flusso di contributi agli istituti economici della categoria (Inpgi, Casagit ed Fpcgi). Questione che, visti i tempi che vive l’economia, non appare secondaria e rientra, a pieno, titolo nella difesa “dello stato sociale” del giornalismo italiano. GIOVANNIROSSI segretario generale aggiunto della FNSI 7 IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 LA CODA DEL DIAVOLO-------------------------------------------------------------- Comandante Siddi, non facciamoci fregare ualcuno ha pensato che gli aerei possano volare senza i piloti ( le hostess sono belle da vedersi e necessarie, ma non indispensabili in senso stretto, uno che porti il carrello e ti offra un’aranciata si può sempre trovare anche se non ha la faccia e il fisico di Daniela Martani, una divisa colorata e non occorrono anni di addestramento, basta che non abbia paura di stare lassù, che non si spaventi nei minuti di turbolenza, che sorrida o almeno non si faccia prendere dal panico, mettendo in ansia i passeggeri), l’idea di fare a meno dei piloti semplicemente non è sensata, non appare praticabile, eppure qualcuno deve averci pensato nelle ore drammatiche della trattativa sulle spoglie dell’Alitalia, l’ha persino detto : “Andiamo avanti anche senza i piloti”, cioè senza il grosso dei piloti, la loro organizzazione maggiore, la loro preparazione, la loro esperienza, che deve, ribadiamo deve, essere pagata bene. Ai piloti è affidata la vita dei passeggeri, sono loro che guidano, toccando mille pulsanti sul cruscotto, quei bestioni dell’aria che (ogni tanto o molto spesso) siamo costretti a prendere, tremando all’idea che ai comandi ci sia uno sprovveduto o un pazzo, o semplicemente un avventizio o un pivello. Pagateli questi piloti, tutti i buoni e bravi piloti del mondo, pagate la competenza, la professionalità. Non si deve lesinare il soldo quando c’è di mezzo la qualità, la soddisfazione dei cosiddetti utenti. Specie se il cosiddetto “servizio” ha un interesse pubblico, è al servizio ( scusate il bisticcio) del pubblico. Magari pagate di meno i manager che non sanno dirigere, quelli che imbastiscono piani industriale che non possono funzionare, quelli che pontifica- Q 8 no, ubbidiscono a governi e ministri, fanno sempre bella figura ma poi non combinano nulla di buono e se ne vanno con milioni di euro di liquidazione ( provate a richiedergli indietro il tesoretto, adesso). Analogo discorso si può, anzi si deve, fare per i giornali e i giornalisti, per l’informazione scritta, parlata, online. Giornalisti come i piloti? Uguale. Si possono fare i giornali senza i giornalisti? Noi crediamo di no, anche se siamo un po’ vecchiotti e magari superati. Superati da chi? Da che? Molti giovani e meno giovani giornalisti, deskisti, comunicatori, passacarte, impiegati, tagliaincolla, sederi di pietra davanti a un video, ubbidienti e attenti a non scontentare il committente, carrieristi spinti, pensano forse più a tirare a campare che alla difesa della libertà di stampa e all’importanza sociale dell’informazione (Gomorra e Castel Volturno insegnano, non si deve parlare dei politici invischiati e accusati, vade retro Saviano, abbasso L’Espresso che denuncia, i colpevoli veri sono i giornalisti coraggiosi , i corpi di reato sono i loro computer da sequestrare). Dicasi tutto ciò anche come contrasto al potere, a tutti i poteri, come critica alle storture che produce la nostra società. Si può fare a meno dei piloti dell’informazione? Noi , modestamente, crediamo di no. Quello del giornalista è un mestiere intelligente e responsabile e primario, come guidare un aereo, impensabile che qualcuno pensi che se ne possa fare a meno. Non impiegati passivi, non piloti automatici, allora. Ma protagonisti sulla scena della democrazia. Quello del giornalista oggi , come ieri, è un mestiere difficile, perciò è importante il discorso delle re- gole, magari nuove, ma regole certe da rispettare. Lo sanno anche gli editori, mentre si dipana lentamente questa lunga , infinita, vicenda contrattuale dei giornalisti. Ma sembra che l’attenzione dei padroni sia soltanto o quasi esclusivamente avere mano libera, e poi gli scatti di anzianità da ridurre, stipendi da normalizzare, controllo sindacale da azzerare, libertà di sfruttare, licenziare, prepensionare, di confezionare giornali sempre più a misura di chi caccia i soldi, per il loro interesse, e per gli interessi non nascosti dei padrini politici. Cari editori, forse i giornali si possono confezionare anche senza i giornalisti o senza troppi bravi giornalisti o con giornalisti tuttofare chiamati ad libitum dai padroni (questa è la multimedialità), fai questo o quello e non rompere, ti mando lì e ubbidisci e basta, dipendenti condiscendenti e imbavagliati e (ci dispiace per loro) senza vergogna, che attaccano il ciuccio dove vuole il padrone. Ma , editori cari, tutto ciò non vi conviene. Sarebbe come far guidare un aereo a un meccanico, o come se il pilota fosse sempre stressato , senza riflessi, demotivato, impaurito, senza certezze per la sua famiglia, il suo futuro. Quale informazione , così? Quale italianità (per dirla pilotescamente), serietà, quale sicurezza del volo, quali prodotti giornalistici, quale affidabilità per gli utenti, i lettori, i cittadini? Cara Fieg e altre sigle di editori e televisionisti, non avete bisogno di piloti addomesticati e poco addestrati e poco pagati. Non servono, per fare buona informazione. Teneteli da conto questi piloti giornalisti. Quanto a noi, comandante Siddi, non facciamoci fregare. DEVIL IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 I POLITICI E IL DISINVOLTO RAPPORTO CON LA GRAMMATICA D’Alema ignora il congiuntivo Di Pietro ignora l’italiano ell’incontenibile profluvio di dichiarazioni, esternazioni, commenti che la routine politica ci rovescia addosso, il dato che affratella esponenti di questo e quel polo è senza dubbio il disinvolto rapporto con la grammatica, unito alla mancanza del minimo pudore linguistico. Povera nostra lingua, mortificata, irrisa, stuprata. Di un “Governo disposto DI promuovere al più presto un nuovo decreto legge” ha parlato con enfasi e sussiego un onorevole del centrodestra, mentre un collega dell’altra sponda ha sostenuto che “al popolo deve essere data la POSSIBILITA’ di POTER essere in grado di esprimersi in materia”. Discreta ridondanza, tanto per chiarire il concetto. Di Pietro, imperterrito nella sua serafica incoscienza linguistica, si è abbandonato ad un: “CI auspichiamo calorosamente una soluzione…”. Ma si sa che pescare errori nell’italiano di Di Pietro è operazione del tutto simile a quella di picchiare un bambino o sparare sulla Croce Rossa. D’Alema insiste nell’ignorare il congiuntivo: “Credo che in questo caso è opportuno”, laddove si potrebbe anche (generosamente) tentare un sottile distinguo, supponendo un convincimento così forte da scavalcare l’uso del dubitativo. Ad esempio, “Credo che Dio esiste” dovrebbe dire il vero fedele, di contro a un più tiepido “esista” del credente di piccolo cabotaggio. Se il meccanismo sia questo, occorrerebbe chiedere a D’Alema stesso: ma il complessivo suo eloquio, con molti altri esempi, non incoraggia le speranze. E’ fuori discussione che, se si prendesse la conoscenza dell’italiano come punto di riferimento delle qualità di parecchi nostri parlamentari, saremmo autorizzati a di- N sperare. Ma confortiamoci: non è detto che chi parla scorretto non possa essere un eccellente animale politico, capace di egregie cose in favore di noi collettività. Al dentista, del resto, chiediamo che ci estragga bene il dolente molare, non che ci illustri elegantemente la storia delle pinze. Andiamo avanti. Alla senatrice Finocchiaro bisogna insegnare una cosa. “Piuttosto che” non significa “oltre che”, non è insomma aggiuntivo o coordinativo; ma serve, diremmo ovviamente, per escludere. La signora invece si ostina: “Guardo poco la Tv. Però seguo Fazio piuttosto che la mia amica Serena Dandini” (volendo dire che li segue tutt’e due). Fa il paio con quest’altra, più rischiosa: “C’è da pensare al risanamento del debito pubblico piuttosto che alla difesa delle classi meno abbienti”. Sarebbe un bell’infortunio politico, se “leggessimo” la frase come grammatica impone. Uso a corrente alternata dell’avverbio “assolutamente”, che da solo, in buona lingua, non significa né sì né no. Siamo a “Controcorrente”. Domanda: E’ d’accordo, onorevole, sulle sanzioni pecuniarie? “Assolutamente. Non servirebbero a nulla”. Analogo interrogativo ad altro ospite, due minuti dopo: Lei giudica efficace l’intervento? Risposta: “Assolutamente. Magari ci si fosse arrivati prima”. E allora? Mettiamoci d’accordo, per favore. Oltre alla grammatica, qualche volta ad andarsene a spasso è il buon senso. Senatore di centrodestra, su Alitalia: “La situazione è molto seria. Ma è importante che i posti di lavoro siano più o meno salvati”. Più o meno, senza angoscia per carità. Luca di Montezemolo, sul tema tristissimo delle morti sul lavoro: “Inasprendo le pene, credetemi, non si salva nemmeno una vita. Perché i morti sono già morti”. Dolorosamente lapalissiano. L’ex ministro ministro Ferrero: “Con questa semplice innovazione fiscale, l’operaio a reddito mediobasso RISCHIEREBBE di pagare meno tasse”. Amico del giaguaro o quattro in italiano? Ma non facciamo gli scandalizzati a senso unico. Sarebbe la cosa meno onesta del mondo. Dobbiamo infatti riconoscere che i cattivi vezzi linguistici stanno coinvolgendo perfino quei professionisti della parola che sono (dovrebbero essere) i giornalisti. “Ritorniamo la linea allo studio”, perla frequente dell’inviato che informa in diretta da Montecitorio o Quirinale. “Il ministro Maroni ha detto di voler perseguire IN questa decisione” lo sproloquio di una ragazzetta Sky dall’aria abbastanza sfrontata. Altra graziosa mezzobusto: “Si preannuncia accanita la lotta tra i due protagonisti quanto meno principali”. Giusto che un protagonista un po’ principale lo sia. Lapsus semierotico di una collega di RaiDue a commento di una dichiarazione del famoso prete-papà del Veneto: “Il sesso è importante. Se la Chiesa consentisse il sacerdozio, quanti più preti avremmo” (la collega voleva dire matrimonio del clero). Involontariamente incendiario un cronista del TgUno: “Il capo dei vigili del fuoco ha detto che bisogna evitare che le fiamme NON si propaghino…”. E un altro, a proposito di un noto processo: “Il testimone ha raccontato i fatti, raccontando un racconto pieno di dettagli”. Non si può dire che non sia stato un racconto esauriente. FRANCOQUARTIERI 9 IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 IL PICCHIOROSSO---------------------------------------------------------------------------- L’auto ad aria sparisce come le lucciole hi ha paura dei fantasmi? Esistono, poi, i fantasmi? Viaggiando fra realtà e fantasticherie , ecco appunto le cose certe e le cose fra il lusco e il brusco, così così, indistinte, fantastiche o che sanno molto di fantasticherie. Cose reali come i grattacieli che fanno discutere e litigare gli amministratori delle grandi città, facciamone uno alto cento metri, ma no facciamolo ma più basso, almeno non più alto della Mole Antonelliana (ad esempio), con quelli che dicono no, è uno scandalo solo pensarlo e i modernisti pronti a tutto e a tutte le altezze, più su, più su, ancora di più. Con gli architetti, poi, non c’è mai fine ai limiti del possibile, del pensabile, il ponte di Messina, il ponte di vetro di Calatrava a Venezia, la casa ecologica e ultra ultra ultra del genio Renzo Piano, case pazze e danzanti sparse per mezzo mondo, meraviglie da Londra a Shanghai, un futuro avvincente o , secondo i punti di vista, spaventoso. Mentre a Latina fanno (hanno fatto il 26 settembre) un convegno per rivalutare l’architettura mussoliniana, il cosiddetto Razionalismo, con lo scrittore Antonio Pennacchi (“ Fascio e martello. Viaggio nella città del duce”) che asserisce: “Ma i progettisti del fascio erano meglio di Fuksas”. Altra realtà è il neo Sgarbi, sindaco di Salemi, Sicilia, che vuole restaurare a spese dei vip le casupole diroccate e sgretolate dal lontano terremoto del Belice (lui precisa Belìce). Nessun grattacielo, o neo razionalismo, o modernismo alla Fuksas o alla Isozaki nella terra del Gattopardo? Per tornare ai fantasmi, c’è sicuramente uno che ci crede, è un miliardario arabo, si chiama Anwar Rashid, giunto a Londra dal Dubai – raccontano le cronache – ricco per 35 milioni di euro (ma quanti ce n’è di nababbi così?) e C 10 subito si compra un castelletto di oltre 50 stanze, 17 camere da letto e una decina di bagni. Appena preso possesso (si fa per dire) del maniero, Rashid e la moglie Cabila, 25 anni, sentono bussare a una parete e ascoltano un vocione che domanda: “C’è nessuno lì?”. Chi sarà mai? La stanza vicina è chiusa a chiave, finestre sprangate, nessuno dentro. Stupore, ma non ci si fa caso. Per settimane a Clifton Hall, nel Nottinghamshire, dove siamo, appunto, non succede nulla. Poi una sera una cameriera si trova nel letto una figura grigia, forse una donna e quasi ne muore. Successivamente una figlioletta del miliardario compare seduta davanti al televisore, di notte, è lei ma non è lei perché la piccola sta dormendo al piano di sopra. Tanto basta per scappare a gambe levate dagli spettri e dalle visioni. Ok, Chissà se c’è da credere a queste storie di fantasmi! Non sarà che volevano cacciare l’intruso miliardario da quel posto? Più realistico ci sembra l’allarme lanciato dal vertice mondiale degli entomologi, riuniti recentemente a Chiang Mai, nel nord della Thailandia: “Sono scomparse le lucciole”. In America e in Asia, ma è cattivo presagio anche da noi, colpevole il clima ( ancora lui!), disturbato dall’inquinamento contro il quale si fa poco. E molto reale è sicuramente questa storia nostrana: sono tutti morti gli oleandri che avrebbero dovuto abbellire le aiuole spartitraffico tra Roma e l’aeroporto di Fiumicino. Incuria, faciloneria di giardinieri e amministratori, manutenzione approssimativa? Povere piante, poveri fiori in balia di mille rischi. E poveri uccelli e rapaci rari come la cicogna nera distrutti a Malta, causa la caccia indiscriminata. E poveri umani automobilisti per l’assurda vicenda dell’auto ad aria. Storia dell’anno 2001, Motorshow di Bologna, l’ing. Guy Negre, progettista di motori per Formula 1, già alla Williams, annuncia la Eolo, vettura con motore ad aria compressa, costruita in alluminio tubolare, fibra di canapa e resina, leggerissima e ultraresistente. Capace di percorrere 100 km con un euro, velocità massima 110 km orari, dieci ore di funzionamento consecutivo nell’uso urbano. Scarico di sola aria, alla temperatura di circa meno 20 gradi, utilizzata d’estate per l’impianto di condizionamento. Per farla funzionare bombole di aria compressa riempite in sei ore da un compressore presente nell’auto e attaccato alla corrente. Manutenzione nulla, il costo nel 2001 era calcolato per l’allestimento più semplice in 18 milioni di lire. Se ne doveva iniziare la produzione l’anno seguente, ma da allora nessuna notizia, scomparso anche il sito www.eoloauto.it. Non ne parla più nessuno, pare che ci siano anche 90 dipendenti dello stabilimento produttivo che non ha mai prodotto nulla, in cassa integrazione. Viene il dubbio che si sia trattato di uno scherzo, un’altra assurdità dei nostri tempi, una bufala che corre su Internet e viene ritrasmessa di computer in computer come una catena di Sant’Antonio: “Facciamo girare queste informazioni, la gente deve sapere. Eolo, la vettura che avrebbe fatto a meno della benzina è stata fatta sparire: Perché?”. Già , perché? S.o.s. informazione, chi sa ci dica qualcosa, fateci sapere. Naturalmente se è tutto vero. Se non è una pura fantasia, una provocazione, una cosa campata in aria. Ma il confine tra il reale e il fantastico dove sta? ADDAVENÌ IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 IL MONDO DELLA TERZA ETÀ (a cura di errebi)-------------------------------------------------------“La libertà di stampa è forse quella che ha sofferto di più dell’idea di libertà”. (Albert Camus) FOLLIE DELLA CRISI: TUTTI IN PENSIONE I venti del tracollo finanziario e della recessione soffiano impetuosi anche dentro i nostri mass-media dove si profilano massicci esodi sotto forme di prepensionamenti. Il tutti a casa di intere generazioni ancora giovani e in gamba non solo destabilizza il sistema previdenziale (l’INPGI per i giornalisti), ma costituisce una mina vagante per la tenuta dell’economia in tempi che richiederebbero, viceversa, una più lunga vita di lavoro. Come al solito la lezione viene dagli Stati Uniti, nonostante siano responsabili della crisi esportata in tutto il mondo. Se fino a qualche mese fa, gli esperti consigliavano di continuare a lavorare perlomeno fino ai 68 anni, oggi, il disastro delle Borse, che ha distrutto il mercato delle “Security”, costringerà molti - soprattutto i 78 milioni figli del “baby boom”- , a restare al lavoro fino oltre i 70 anni, forse fino ai 75. GIAPPONE, IL PAESE DEI MATUSALEMME E’ il Giappone la terra dei matusalemme. Di recente, ha annunciato, celebrando la “Giornata del rispetto dell’anziano” che nel Sol Levante si trovano ben 36.276 centenari, la maggior parte dei quali donne. E’ un record e le statistiche parlano chiaro: l’arcipelago è al primo posto nel mondo quanto ad aspettativa di vita alla nascita: in media 82 anni, in Italia è poco sotto gli 80. Quale è il segreto? “La dieta naturalmente ma anche l’attitudine mentale, la capacità dei giapponesi di fondersi intimamente con l’ambiente naturale”, spiega Ornella Civardi, iamatologa e traduttrice dei racconti di Yasunari Kawabata. Il record nazionale è appannaggio di Okinawa, dove vive il 15% dei centenari e dove si nasce con la speranza di vivere 86 anni le donne o 78 gli uomini. A ROMA INTERNET NEI CENTRI ANZIANI Sono ormai 6mila i nonni romani che hanno imparato ad usare internet grazie ai corsi organizzati nelle scuole. Da quest’anno verrà fatto un salto di qualità con l’allestimento di 50 internet corner all’interno di altrettanti centri anziani, secondo quanto ha annunciato Tullio De Mauro, presidente della fondazione Mondo digitale promotrice dell’iniziativa. Gli stessi internauti senior diverranno tutor per avvicinare altri coetanei alla rete. Tremila esordienti, invece, parteciperanno ai corsi base dove gli insegnanti sono studenti dalle elementari alle superiori. Nei fatti, si hanno bambini docenti di 8 anni e bisnonni che si avvicinano al computer a 90 anni. CERVELLI ALLENATI CONTRO L’ALZHEIMER Chi tiene allenato il cervello, sconfigge l’Alzheimer. In altre parole, chi ha sempre usato la materia grigia per lavoro o per diletto, si ritrova “un cervello di scorta”. Non entra nel buio dell’amnesia, simbolo dello sconquasso provocato dall’A. La scoperta arriva da uno studio multicentrico europeo coordinato dal San Raffale di Milano. La ricerca ha coinvolto per 14 mesi oltre 300 malati di A. e 100 anziani con lievi disturbi della memoria. Nel mondo i malati di Alzheimer sono 25 milioni, 500mila solo in Italia. Con costi sociosanitari cospicui: 52 miliardi di euro ogni anno nell’Europa dei 27. COSTANTE NEI 70ENNI IL SESSO DI COPPIA Il 49% degli over 69 che vivono in coppia ha rapporti sessuali costanti. E’ quanto emerge da uno studio, frutto della collaborazione fra la società italiana di andrologia e la federazione italiana medici di famiglia. La ricerca ha analizzato la vita sessuale di 1298 over 69enni, il cui 55% vive in coppia e il restante 45% è single o vedovo, di ambo i sessi tramite un’intervista riguardante molteplici aspetti della vita e della sessualità dei partecipanti. Ne è emersa anche un notevole incidenza della depressione che colpisce il 43% degli over 69. ERRORE TRATTARE I NONNI COME BIMBI Il vero nemico non è l’età, ma la fretta. Non è l’udito un po’ più duro, il passo più incerto, la memoria che ogni tanto cede o la voce che si assottiglia. E’, invece, l’essere trattati come bambini, iperprotetti, preservati da emozioni e passioni. Dice la psicologa Silvia Vegetti Finzi che “ gli anziani hanno bisogno di impegno, di sentirsi utili, di coltivare interessi. Con i loro tempi, però. Non esiste un linguaggio per anziani. Piuttosto bisognerebbe ascoltarli con calma, senza concitazione, modulando il passo al loro passo, facendo tesoro di ciò che raccontano”. FINITA IN GLORIA LA FESTA DEI NONNI Come tutte le leggi che non stanziano fondi ma predicano valori e sentimenti per mettere in mostra la sensibilità del legislatore, è finita in gloria anche quella che ha istituito nel 2005 la Festa nazionale dei Nonni, fissando la data al 2 ottobre giorno dedicato agli Angeli Custodi dal calendario liturgico. Era stata lanciata con l’intento di manifestare attraverso “una grande Festa” “tutta la sincerità dei sentimenti di amore, di affetto, riconoscenza, tenerezza che riescono a suscitare in nipoti e bambini” e di offrire un riconoscimento ufficiale “al ruolo svolto all’interno della famiglia e della società”. Mentre per le feste della Mamma, del Papà e degli Innamorati, l’industria, specie la dolciaria, l’ha caricata di significati ad effetto, ai nonni niente dolcetti e musica in piazza. Sarebbe passata del tutto inosservata almeno a Roma, se qua e là non fosse apparso qualche manifesto. Per fortuna, l’affetto dei nipoti compensa largamente le amnesie della società. 11 IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 CINEMA CHE PASSIONE----------------------------------------------------------------------- Roma gaglioffa e madre gagliarda n giorno qualsiasi della settimana, ore 15: 45. Sono al botteghino di un cinema romano e c’e’ la fila. Non me l’aspettavo, ma il film è di quelli che il passaparola invita a vedere. Si tratta di “Pranzo di Ferragosto” di Gianni De Gregorio, sessantenne sceneggiatore a me sconosciuto, e mi pento, proiettato con un certo successo a Venezia. Biglietto scontato per gli “Over Sixty”, come di solito a quest’ora. In platea, a luci ancora accese, mi guardo intorno e, ovviamente, i capelli grigi prevalgono. Gruppetti di signore che chiacchierano imperterrite, anche quando la luce si spegne. Qualcuno invita al silenzio. Poi il film comincia e dopo un po’, mentre lo strano caso del figlio di mamma anziana che, per rimborsare i debiti contratti con l’amministratore del condomino e pagare in qualche modo il medico e amico di famiglia per le visite gratuite, in pieno Ferragosto ospita in casa altre tre vecchiette scatenate, dalla platea cominciano a levarsi le prime sghignazzate e i primi commenti a scena aperta. La gente, pardon il pubblico, si diverte e partecipa. Quello che potrebbe essere, in altre occasioni, un disturbo alla tranquilla visione della pellicola diventa una partecipazione corale, un identificarsi dei molti coetanei non solo delle arzille vecchiette ma dello stesso protagonista, un umile, fantastico, credibilissimo Gianni De Gregorio. Forse complice anche il fatto che lo svolgimento della storia, semplicissima ed umana, avviene in una Roma ferragostana che molti degli anziani spettatori conoscono bene. Deserta, abbandonata da chi può, con tutti i negozi chiusi, dove diventa difficile se non impossibile anche comprare il pane. Una Roma gaglioffa, in cui l’anziano ospite delle tre vecchie più la madre Valeria, ultranovantenne a U 12 carico, si aggira su uno scassato motorino condotto da un ancor più scassato compagno di avventura alla ricerca di un po’ di pesce per il pranzo di Ferragosto promesso alle sue ospiti. Chi ha visto il film non può non applaudire alla freschezza del racconto, alla bravura delle “attrici” che attrici non sono, ma la “signora mia” che si può incontrare dal fornaio o dal salumiere. Con un finale fantastico. E allora il cinema come divertimento può sopportare anche il coro, i commenti non più a bassa voce di altrettante vecchie signore e attempati gentiluomini più adusi ad addormentarsi davanti alla TV guardando l’”Isola dei Famosi”, che a leggere solenni critiche e commenti di chi a Venezia c’e’ stato e ha visto giustamente premiata (opera prima) quest’operina costata certamente quattro soldi. Perchè il cinema è “anche” questo: divertimento allo stato puro, senza la volgarità dei MINISTRI “Energumeno tascabile”: così, in un raro momento di buonumore, Massimo D’Alema ha definito il ministro Renato Brunetta. Il quale, stizzoso com’è, se l’è legata al collo: dicono che voglia sfidare a duello l’ex leader comunista, nel qual caso (secondo le vecchie regole auliche) lo scontro si dovrebbe svolgere a colpi di origami (tre tiri per uno). Non riusciamo bene a capire Brunetta. Quando D’Alema era direttore dell’Unità i suoi più fidati soldatini lo chiamavano “Minimo”. Quindi, in un certo senso, giustizia era già stata fatta, come dire, “ante litteram”. Che senso ha oggi l’ira del signor miniministro? film panettone. Delizia dello spirito, senza stare a interrogarsi troppo sulle ragioni sociali, politiche ed economiche che spingono un anziano figlio scapolo ad accudire nella canicola di un ferragosto romano la veneranda madre e le sue più o meno coetanee, ed organizzare per loro un riuscito “Pranzo di Ferragosto”. Poi, siccome avevo letto quanto fosse divertente l’ultimo film dei fratelli Coen, “Burn After Reading”, presa per i fondelli del mondo delle spie americane ma anche della “way-of-life” made in USA, ho deciso che non potevo mancarlo. Mi sono divertito, come forse si sono divertiti i due fratelli registi ed anche gli attori, tra cui un fantastico John Malkovich, uno svaporato George Cloney, una stupenda Frances McDormand e il migliore di tutti Brad Pitt nella parte del cretino integrale. Forse non è, come sostiene qualcuno, il migliore lavoro dei Coen, ma certamente è godibile, divertente, per due ore spensierate, una critica spietata in chiave grottesca del sottomondo di Washington. Per ultimo, quanto a puro divertimento, mi sono fatto trascinare a vedere la terza ed ultima versione de “la Mummia”, del regista Rob Cohen. E’, come qualcuno ha scritto, un vero luna park cinematografico in cui si passa dall’antica Cina alla Shanghai del secondo dopoguerra, con il risveglio dell’esercito di terracotta e del cattivo Imperatore, con Yeti e draghi, e duelli cari alla cinematografia dell’estremo oriente. Ma, attenzione, le ricostruzioni storiche sono abbastanza esatte. Un imperatore ossessionato dall’immortalità è veramente esistito (si chiamava Chin Che Huang Ti) e fu proprio lui a costruire la Grande Muraglia. Se vi siete divertiti con la saga di Indiana Jones questo film non potete perderlo. NERIPAOLONI IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 INCONTRI CHE ADDOLORANO IL VIAGGIO DELLA VECCHIAIA I giovani nella società e la “paura degli altri” a mia posizione di vita ultraottantenne, mi permette di avere contatti con molti giovani i quali sperano in un suggerimento e un consiglio circa il loro futuro che non si esaurisce nell’aspetto economico, ma in quello della dignità. E di questi incontri sento il bisogno di parlare sul nostro giornale che riflette le luci e le ombre di questa società: una società che i filosofi chiamano “liquida” perché – come voi giustamente sottolineate – è sorda al bisogno dei giovani e al loro futuro affidato ai “lumaconi della politica” come li chiamava Guareschi. Riferisco il succo di questi incontri che addolorano il viaggio della vecchiaia che i latini chiamavano “morbus” perché sottrae energie, disperde i suggerimenti e mostra la faccia di una società dominata dall’egoismo con l’aggiunta del consumismo imposto come mistificatore percorso per uscire dalla crisi individuale e collettiva. Non scopro nulla se affermo che uno dei valori del nostro lontano passato era la solidarietà, l’aiuto o quantomeno l’indicazione amichevole per uscire dalla crisi esistenziale e superare il mortificante impasse. Descriverò alcune situazioni e risposte a situazioni che ho conosciuto come vecchio patriarca, parlando con i giovani. Primo esempio: uno studente universitario laureato in storia con 110 e lode, è andato dal caposervizio della redazione locale offrendo i suoi servizi a cominciare da una serie di articoli sulle ville storiche della zona che fanno corona, ricche di eventi e suggerimenti. Il capo servizio, ha dato una risposta ambigua rimandando tutto al prossimo anno. Ha detto che ai lettori piace la cronaca nera e le proposte dell’ingenuo neofita interessavano relativamente. Ho sempre pensato che l’informazione, come primum del giornale, deve avere anche dei risvolti – come dire? – pedagogici e riuscire a trarre l’esaltazione delle cose belle (poche) e la critica di quelle brutte (molte). Un altro giovane maturato del L Liceo Classico – ha proposto una serie di servizi sulle istituzioni della zona e il contributo dato da personalità di spicco come Capponi e Ridolfi fondatore, a suo tempo della rivoluzionaria Scuola di Meleto (interdipendenza fra società e educazione) e sensibile alle nuove prospettive educative che presentò all’Accademia dei Georgofili in un mondo evirato da solidarietà e cultura. Io stesso, malgrado l’età, mi sono avvicinato alle varie redazioni assicurando una collaborazione saltuaria ed esaltatrice di una società collaborativa e culturale. Un ultimo esempio: la mia città (Empoli) ha salutato i 60 anni del Premio letterario Pozzale, una cerimonia di carattere culturale che ha riunito per una settimana la festosa partecipazione del Pozzale e del Comune di Empoli col supporto partecipativo di personalità di spicco della cultura italiana: Bilenchi e Vittorini, Seroni e Schacler, Luporini e Baldacci, Salinari e Antonielli, Repaci e Sibilla Aleramo, Alicata e Donini, ma soprattutto il presidente, Luigi Russo, della Normale di Pisa, noto per la profonda esegesi sui personaggi dei Promessi Sposi. Nei dodici anni in cui sono stato segretario del Premio ho potuto assistere alla settimana festiva caratterizzata da incontri, dibattiti, mostre di pittura (da Maccari a Farulli, da Grazzini a Gemignani), con spettacoli teatrali, quali la Mandragola di Machiavelli e la Moschea del Ruzante. Festa letteraria e culturale con la partecipazione della comunità del Pozzale (sono stati scritti due libri), una comunità fiera delle diverse iniziative che si muovevano nell’ambito del disegno gramsciano secondo cui la cultura doveva diventare una conquista del movimento operaio escluso dalla visione classista. L’appello di Gramsci malgrado le sollecitazioni giornalistiche (su Grido del Popolo e L’Ordine nuovo) avrebbe potuto essere un’esperienza culturale rivolta ad unire la gente semplice (contadini e operai) come conquista del movimento operaio: Purtroppo essa non ha vinto la paura dei ceti alti che la considerano una diminuzione dell’orizzonte culturale a livello personale e la conquista di una concreta maturità attraverso incontri collettivi. Io stesso, malgrado l’età, mi sono recato in varie redazioni in modo saltuario per esaltare i valori fondanti di una società sensibile ai tanti problemi che la percorrono. Già l’augurio e le pur modeste proposte di un vecchio giornalista hanno ricevuto non solo la vaghezza del capo servizio, ma la paura dei giovani collaboratori per la imprevista (ma non reale) concorrenza: in pratica i giovani collaboratori temevano di vedere vanificato un loro progetto. Benché sfruttati avevano la paura degli altri come paura di perdere anche il piccolo e modesto cantuccio collaborativo e nel vecchio giornalista – benché ricco di esperienze e in grado di dare utili consigli- vedevano un concorrente più che un possibile amico, rinviando tutto a ipotetici tempi migliori GIOVANNILOMBARDI FAVOLOSO SOGGIORNO ALL’ISOLA D’ISCHIA--------------------------Il gruppo dell’UNPG del Trentino Alto-Adige sta trattando anche quest’anno un’ottima convenzione (fra i 56 e i 58 euro al giorno parzialmente rimborsabili Casagit) per un soggiorno termale a Ischia porto dal 3 al 18 maggio 2009 in un albergo a quattro stelle. Per ottenere il miglior rapporto qualità/prezzi, ha bisogno di presentare per Natale un buon numero di adesioni di massima da confermare eventualmente entro marzo. Per informazioni e adesioni telefonare allo 0471971438 o al segretario organizzativo Ermanno Hilpold 3384886545 13 IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 LIBRI RICEVUTI-SEGNALAZIONI----------------------------------------------- GIOVANNI FLORIS “MAL DI MERITO” L’epidemia di raccomandazioni che paralizza l’Italia Rizzoli, 2007, pagg. 228, 17,50 euro Qui si parla della “spintarella”, o calcio in culo in senso buono, o dell'aiutino indispensabile per arrivare a fare il bidello in una scuola o il primario in un ospedale, o il giornalista in una grande o media o piccola testata o alla televisione del borgo vattelapesca piuttosto che il mezzobusto da mamma rai o nell'impero del cavaliere. O il professore universitario (avete notato quante università ci sono oggi e quanti prof vi si sono piazzati, evidentemente è aumentato il numero degli allievi bisognosi di istruzione e quindi anche l'esercito dei cosiddetti docenti., sedicenti, bravi o presunti tali). La spintarella – fotografa la situazione questo libro - “è il sistema più usato in Italia per far muovere i lavoratori da un posto all'altro. Ma è anche il modo più sicuro di immobilizzare il Paese intero”. Perchè , ecco il punto, “livella ogni merito, azzera qualunque formazione, blocca la ricerca”. L'indagine è condotta da un giornalista molto noto e bravo, il Floris di Ballarò. apprezzata television star, che qui ci descrive in dettaglio il “colossale spreco delle menti migliori di generazioni di italiani”. Raccontando in modo spigliato, divertente, facile, senza saccenteria, il modo di essere degli italiani che si arrangiano, in tutti gli ambienti, dall'economia ai media , dalle poste alla sanità, dai baroni alla congrega dei sessantottini, dai clan regionali, ai cosiddetti dottorati di ricerca , per cui “il ricercatore non deve pubblicare in proprio ma deve per anni dimostrare gratitudine e deferenza al barone di riferimento”. E' un sistema che coltiva l'ignoranza e mortifica il merito. Colpevole la scuola pubblica che – come sostiene De Rita – ha livellato tutto al ribasso? O il sistema che garantisce tutto a tutti e provoca la selezione avversa come dice la economista Fiorella Kostoris? In realtà si proteggono i ciucci, chi il merito non ce l'ha. Teniamo famiglia, ma così ci roviniamo. Siamo condannati al declino? Togliamo pure il punto di domanda. CARLO DORE “PIERO GOBETTI” La breve storia di un martire per la libertà A.N.P.P.I.A. Sardegna, 2008 “Qualcuno ha scritto – così comincia questo bel libretto dell’avvocato Dore, presidente dell’Anppia Sardegna – che il culto dei morti è inutile, ma forse non è vero. O, quanto meno, è vero solo se il culto è fine a se stesso, mentre non è vero se ricordare chi non c’è più serve a riflettere e a trarne profitto per se stessi e per gli altri”. Così una sera, mentre calano le tenebre, in quell’angolo sperduto di Parigi , il cimitero del Père Lachaise, davanti alla tomba di Gobetti, l’autore ripensa “ a quello straordinario ragazzo torinese che, a poco più di vent’anni (era nato nel giugno 1901) godeva già di un indiscusso prestigio fra gli intellettuali non solo italiani e che , solo per aver osato diffondere le sue idee liberali contrarie al regime, era stato barbaramente percosso da una squadraccia fascista e costretto a rifugiarsi in Francia”. E decide di stilare una succinta biografia del martire, mancante nella pubblicistica italiana. Dore ricorda nella prefazione di aver interpellato Peppino Fiori, già sofferente, nel 2000, alla presentazione di una nuova edizione del suo romanzo Sonetàula: “ Ora attendiamo un saggio sulla vita di Godetti”. Fiori aveva risposto: “Mi piacerebbe molto, ma seu becciu”. Morì due anni dopo. Perciò – scrive Dore – “ho deciso di provarci io”. Ed ecco queste cento pagine per descrivere la breve storia di Gobetti, la formazione, le idee, il coraggio, le riviste da lui fondate, le opere, i rapporti con i grandi antifascisti del suo tempo, la tenera vita coniugale. Il giovanissimo Piero che punta tutto sull’istruzione, quella che i genitori titolari di una piccola drogheria, non hanno avuto; lo studente che si impegna con determinazione a costruirsi una biblioteca “con il desiderio gretto e feroce del povero che vuole arricchire”; il diciottenne iscritto a Giurisprudenza, e che, affascinato dalla rivoluzione dei Soviet, studia il russo e traduce Puskin, ma intanto ha già fondato la rivista “Energie Nove” e si forma sui testi dei filosofi Croce e Gentile e del sociologo Vilfredo Pareto. Questa breve storia di un grande italiano il cui pensiero è ancora molto attuale, meriterebbe di essere adottata come testo nelle scuole. Non succederà, temiamo. Studiare la storia per benino è una pratica pericolosa, in tempi di revival fascistoide. AUTORI VARI “RACCONTI DA LONDRA” – Per amore e per passione – Escape in art, 2007, pagg. 199 Ecco un libro insolito, di “amore e passione” per lo scrivere e il raccontare, come spiega il sottotitolo, pensato a Londra, risultato di cinque anni di un concorso letterario promosso dai fratelli Militello da Acquaviva di Caltanissetta, ristoratori di successo dopo lunga gavetta, proprietari del Concordia Restaurant e dal 2002 sponsorizzatori del Gruppo Escape in art (www.escapeinart.com), noto anche per la sua attività teatrale allo Steiner Theatre di Londra. Si potrebbe sintetizzare: italiani , come tanti altri, che si fanno onore nel mondo. E non si dimenticano delle loro origini, della cultura dei padri (i proventi del libro rigorosamente in beneficenza, gli autori non ci guadagnano nulla). Dentro la bella cornice, i brevi racconti, una quarantina, composti da italiani che vivono prevalentemente in Gran Bretagna. Commenta nell’introduzione il linguista Giulio Lepschy : “Il fatto che non si tratti di scrittori di professione ci ricorda subito come la narrativa sia una dimensione della natura umana, una risposta a un bisogno universale di cui siamo partecipi in quanto condividiamo la funzione di autori e di lettori”. Il volume offre la possibilità di far conoscere a un pubblico più vasto questi “scrittori non professionisti, ma con doti comunicative e storie da raccontare”, scrive Pino Ferrara, fondatore, con Lorenzo Castello e Roberto Guerrini , del Gruppo Escare in art. Diciassette gli autori, tra cui sette donne, molti affermati nelle loro professioni, da dirigente d‘impresa a militare di carriera, da consulente di management a programmatori di computer, da ricercatori di immunologia a economisti, bancari di spicco, medici. Tra di loro una vecchia conoscenza dei lettori di questo giornale, Neri Paoloni, lunga frequentazione londinese dopo una carriera da giornalista parlamentare e notista politico, con base a Montecitorio. Ora ci diletta, su queste colonne, con scritti sempre puntuali di cinema. Gli siamo anche grati per averci segnalato questa iniziativa dei “Racconti da Londra”. Racconti godibili, i due di Neri e gli altri. Vien da dire agli autori “non professionisti”: scrivetene ancora. 14 IL GIORNALISTANOVEMBRE-DICEMBRE2008 LETTERE•LETTERE•LETTERE•LETTERE•LETTERE•LETTERE•LETTERE• PENSIONATI, POLLI DI RENZO E LA PUNGENTE CRITICA POLITICA Caro Direttore, facendo forza al pessimismo derivatomi da molti, troppi anni di frequentazioni sindacali (- inutile fare osservazioni e/o critiche: non cambieranno nulla dell’attuale andazzo -) mi decido a scrivere a “Il Giornalista pensionato” dopo aver letto e apprezzato il tuo articolo “Pensionati e precari non hanno gli scatti”. Leggendoti, credo sia inevitabile domandarsi: come mai i numerosissimi giornalisti pensionati, tutti (o quasi) alle prese con problemi di svalutazione del loro assegno mensile, non riescono a incidere nell’elezione dei rappresentanti sindacali, sia a livello locale che nazionale, e finiscono per essere lasciati ai margini di ogni trattativa economica? La risposta credo sia evidente proprio scorrendo le pagine de “Il Giornalista pensionato”, dove insieme agli apprezzati articoli sulle problematiche economiche e di vita della nostra categoria compaiono altri articoli dove alcuni colleghi danno libero sfogo alla loro passione politica, attaccando il Governo o un partito politico, così come, fino a poco tempo fa, era inevitabile trovare innumerevoli attacchipunzecchiature (giusti o sbagliati non mi interessa, ma a che pro?) contro il collega Abruzzo. Sacrosanta libertà di opinione su entrambi gli argomenti, per carità, ma credo che questo sia il modo migliore per dividere i colleghi pensionati anziché unirli per portare avanti sacrosante istanze normativeeconomiche. Ovviamente la divisione politica esiste tra i giornalisti (al di là dei ridicoli proclami di pseudo-unità del sindacato sbandierati in questi anni) e ha già fatto innumerevoli danni, così come, in tempi ormai piuttosto lontani, ha minato la credibilità della categoria esserci buttati in braccio a questo o a quel partito pensando di ricavarne chissà quali utili. Ma almeno noi pensionati potremmo essere un po’ più saggi e, invece di fare come i polli di Renzo, dovremmo pensare di difendere gli interessi della nostra sotto-categoria escludendo qualsiasi accenno a divisioni politico-partitiche nelle nostre discussioni: solo così forse potremo riuscire a unificare tutto il gruppo dei pensionati e avere una forza adeguata nelle discussioni e nelle decisioni che riguardano la nostra esistenza. Per dividerci e scannarci sui problemi politici-partitici avremo mille altre occasioni, al di fuori dei giornali e delle associazioni di categoria. Altrimenti, amici come prima e… più poveri di prima. E purtroppo credo che questo sarà il risultato, anche perchè probabilmente alcuni colleghi si rifanno adesso, con questi articoli di “pungente” critica politica, dei pezzi che non sono mai riusciti a scrivere durante la loro carriera. Grazie per l’ospitalità e cordiali saluti Guido Ercole SAN SILVIO SALVERÀ L’ACQUA E LA TERRA Ma guarda un po’, caro direttore, fra 30 anni, secondo il Wwf , non ci sarà più acqua e ci servirà un altro pianeta. Lo sostiene un rapporto presentato a Roma il 29 ottobre, secondo il quale rischiamo, noi umani, oltre la recessione economica, anche quella ecologica. Gli studiosi hanno analizzato la vita di 1800 specie di mammiferi, uccelli, rettili, pesci e anfibi dal 1970 ad oggi. Sono adesso il 30 per cento in meno. Ma c’è di più. Dal 1986, grazie alla tecnologia, l’uomo ha iniziato a utilizzare più risorse di quelle che la Terra è in grado di produrre (differenza del 30 per cento dal 2005, si toccherà il cento per cento nel 2040, se il mondo non cambierà stile di vita). Che fare? Sembra che molto dipenderà da Obama, il nuovo presidente americano). Dicono però che anche l’Italia “può avere un peso sull’argomento”, poiché ospiterà l’ultimo G8 del luglio 2009, prima della chiusura del nuovo accordo di Kyoto a Copenhagen. Insomma, consumiamo troppa acqua e rischiamo di rimanere in secco. Per l’impronta idrica , cioè per le risorse liquide utilizzate per produrre beni e servizi in una nazione, l’Italia è al quarto posto dopo Stati Uniti, Grecia e Malesia. Non avrei mai immaginato che toccasse al presidente Berlusconi, a braccetto con l’uomo della Casa Bianca , il compito di salvare la Terra. Se riuscirà, dopo aver salvato Napoli dalla mondezza, potrebbero anche farlo santo subito, addirittura da vivente. Mattia Paolini P E N S I O N A T O Organo dell’Unione Nazionale Giornalisti Pensionati Sindacato di base della F.N.S.I. Organo dell’Unione nazionale giornalisti pensionati, sindacato di base della F.N.S.I. Registrazione presso il Tribunale di Roma n. 565/98 del 30 novembre 1998 Direttore responsabile Giuseppe Iselli Redazione Maurizio Mendia, Paolo Sanna, Gigi Speroni Direzione e redazione in Roma (00186) - Corso Vittorio Emanuele, 349 Tel. 06680081 - Fax 066871444 www.fnsi.it - E-mail: [email protected] La collaborazione è aperta a tutti i colleghi. La responsabilità delle opinioni espresse è dei singoli autori U.N.G.P. Comitato Esecutivo Presidente: GIUSEPPE ISELLI vicepresidenti: MASSIMO SIGNORETTI (vicario) ANTONIO DE VITO, Segretario generale: MAURIZIO MENDIA, tesoriere: ROMANO BARTOLONI; consiglieri: PAOLO AQUARO, FRANCESCO BROZZU, CLAUDIO COJUTTI, DARIO DE LIBERATO, ITALO FURGERI, MAURO LANDO, GIUSEPPE PERUZZI; Collegio revisori dei conti: MARIO PETRINA (presidente), GIACINTO BORELLI, VANNI CARISI, ENRICO COLAVITA, ENZO DE VIRGILIO, DOMENICO MARCOZZI, ROBERTO TAFANI Finito di stampare nel mese di Novembre 2008 dalla Sallustiana Editrice - Roma 15 ---------GRUPPI REGIONALI UNGP--------GRUPPO ABRUZZESE GRUPPO MARCHE Corso Vittorio Emanuele, 10 Tel. 085/4219299 65121 PESCARA Fax 085/4293019 Presidente: Oddone Fausto CELESTINI Vice Presidente: Giampiero PERROTTI Segretario: Nicola DI BONITO Via Leopardi 2 60122 ANCONA Presidente: Dario DE LIBERATO GRUPPO DELLA BASILICATA Via Mazzini 23/E 85100 POTENZA Presidente: Vittorio SABIA Tel. 0971/411439 Fax 0971/411439 Tel. 0965/810980 Fax 0965/327176 Tel. 081/7642332 Fax 081/7644746 Strada Maggiore 6 Tel. 051/239991-261750 40125 BOLOGNA Fax 051/228877 Presidente: Roberto MAZZANTI Vice Presidente: Paola RUBBI Segretario-Tesoriere: Arrigo MARTINO Via Gioacchino Toma 50/52 70125 BARI Presidente: Pasquale TEMPESTA Segretario: Giovanni PIGNATARO Tel. 040/370371 Fax 040/370378 Via Barone Rossi 29 09125 CAGLIARI Presidente: Gianni PERROTTI Vice Presidenti: Carmelo ALFONSO Segretario: Giovanni PUGGIONI Tel. 070/650359 Fax 070/653293 Via Francesco Crispi 286 90139 PALERMO Presidente: Orlando SCARLATA Vice Presidente: Mario PETRINA Segretario: Luigi TRIPISCIANO Tesoriere: Fausto GALATI Tel. 091/581001 Fax 091/6110447 Via dei Medici 2 Tel. 055/2398358-213254 50123 FIRENZE Fax 055/210807 Presidente: Mario TALLI Segretario Tesoriere: Giuseppe PERUZZI GRUPPO TRENTINO ALTO ADIGE GRUPPO LAZIO Piazza della Torretta 36 Tel.06/68712556871103 00186 ROMA Fax 06/6871170 Presidente: Marcello ZERI Vice Pres.: Manuela CADRINGHER Segretario: Romano BARTOLONI Tesoriere: Franco INNOMINATI GRUPPO LIGURIA Via dei Vanga 22 Tel. 0471/971438 39100 BOLZANO Fax 0471/981192 Presidente: Giancarlo VINCENTI Vice Presidente: Gerd STAFFLER Segretario-Tesoriere: Ermanno HILPOLD GRUPPO UMBRIA Via del Macello, 55 06128 PERUGIA Presidente: Ciro PAGLIA Via Fieschi, 3 int. 26 Tel. 010/5657002 16121 GENOVA Fax 010/592063 Presidente: Gianclaudio BIANCHI Segretario-Tesoriere: Roberto TAFANI GRUPPO VALLE D'AOSTA GRUPPO LOMBARDIA GRUPPO VENETO 16 Tel. 080/5560318 080/5560817 Fax 080/5560817 GRUPPO TOSCANA GRUPPO FRIULI VENEZIA GIULIA Viale Montesanto 7 20124 MILANO Presidente: Gianfulvio BRUSCHETTI Segretario: Benito SICCHIERO Tesoriere: Giuseppe PIROVANO Tel. 011/5623373 Fax 011/539129 GRUPPO SICILIA GRUPPO EMILIA ROMAGNA Corso Italia 13 34121 TRIESTE Presidente: Tullio STABILE Vice Pres.: Dante di RAGOGNA Corso Stati Uniti 27 10128 TORINO Presidente: Elvio ROSSI Segretario: Claudio CERASUOLO Tesoriere: Roberto FRANCHINI GRUPPO SARDEGNA GRUPPO CAMPANIA Via Cappella Vecchia, 8/b 80121 NAPOLI Presidente: Ermanno CORSI Segretario: Sergio GALLO GRUPPO PIEMONTE GRUPPO PUGLIA GRUPPO CALABRIA Via Biagio Camagna, 28 89100 REGGIO CALABRIA Tel. 071/2077708 Fax 071/204210 Tel. 02/63751 Fax 02/6595842 Tel. 075/5733900 Fax 075/5728639 Via E. 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