Dipartimento di Studi Politici
Paralleli - Istituto Euro-Mediterraneo del Nord Ovest
Ordine dei Giornalisti del Piemonte
Antenna
1
L’informazione interculturale in
Piemonte
Prima parte a cura di
Marinella Belluati2
Cristopher Cepernich3
1 Il presente rapporto rappresenta un primo step di un processo di
rielaborazione più ampio a cui si vuole dare seguito. Ogni citazione o riferimento
diretto tenga in considerazione che si tratta di un lavoro in progress. Hanno
collaborato a questa parte di ricerca Francesco Cannone, Emilia David, Cristiana
Gastaldo, Sara Minucci e Gaja Ravasini. Ha voluto e coordinato il progetto
Antenna, Stefanella Campana, responsabile Media di Paralleli-Istituto
Euromediterraneo del Nord Ovest.
2 Marinella Belluati ([email protected]) è ricercatrice presso la facoltà di
Scienze Politiche dell’Università di Torino dove insegna Sociologia dei Media e
Analisi dei Media. Lavora come ricercatrice presso il Dipartimento di Studi Politici.
Ha curato il paragrafo 1 e 2.
3 Cristopher Cepernich ([email protected]) è ricercatore presso la
facoltà di Scienze Politiche dell’Università di Torino dove insegna Sociologia e
Sistemi Mediali. Presta la sua attività di ricerca presso il Dipartimento di Studi
Politici. Ha curato il paragrafo 3.
1
2
Indice
1. “Il ritorno della virgola prima e dopo cinese”. I passi p. 5
indietro della comunicazione interculturale
2.
L’informazione
interculturale
in
Piemonte.
Una p. 17
fotografia aggiornata
2.1 Il coverage
p. 21
2.2 Le pratiche redazionali di intercultura
p. 26
2.3 Caratteristiche della testata
p. 31
3. Le buone pratiche della comunicazione interculturale p. 39
in Piemonte
3.1 Le “eccellenze” piemontesi tra comunicazione p. 44
multiculturale e informazione interculturale
4. Conclusioni
p. 70
Appendici
p. 73
3
4
1.“Il ritorno della virgola prima e dopo cinese”. I passi
indietro della comunicazione interculturale
Di fronte alle sfide che i processi di globalizzazione pongono, il
territorio anziché perdere importanza sta diventando sempre di più
una chiave di lettura per capire il radicamento dei processi sociali.
Ciò è vero per molte questioni politiche e culturali tra cui anche
quella dell’intercultura e del suo rapporto con la dimensione locale,
entro cui sperimenta le proprie pratiche. La decentralizzazione, o
delocalizzazione, dei processi sta diventando la matrice con cui si
stanno affermando nuove forme di identità politica e sociale. Autori
come Zygmunt Bauman e Manuel Castells da tempo ci rammentano
quanto i rapporti localizzati costituiscano la cifra cognitiva dell’era
post-moderna.
E
di
fronte
alle
sfide
poste
in
essere
dall’immigrazione e dal suo radicamento sul territorio si può
toccare con mano la forza di questa affermazione, soprattutto per
quanto riguarda la qualità delle politiche di convivenza e del
discorso pubblico che le legittimano.
Se si intende l’intercultura come scambio culturale e rinegoziazione
dei termini della convivenza allora si possono capire anche le
resistenze o le disponibilità del contesto al cambiamento dei propri
registri. Andare incontro ad un cambiamento positivo significa
dunque che istituzioni politiche e sociali, e i loro sistemi di
legittimazione, debbano fare la loro parte.
Il sistema dei media, dopo quello politico, è l’attore chiamato
maggiormente in causa nello sforzo di sostenere il dialogo
interculturale. Lo è per via della sua capacità di costruire e
legittimare rappresentazioni sociali che gli individui e le comunità
utilizzano nelle proprie pratiche quotidiane. Lo è anche perché può
forzare gli stereotipi diffusi che spesso ostacolano il dialogo tra
culture. Lo è, infine, perché il sistema dei media, visto come risorsa
strategica
per
le
relazioni
sociali,
può
essere
lo
spazio
5
organizzativo in cui l’approccio interculturale si fa metodo nella
produzione di discorsi nuovi, a patto però che sappia diventare
inclusivo.
Per tutte queste ragioni studiare l’intercultura a partire dalle sue
pratiche di discorso localizzate può dire molto sui processi in
essere. Anche se il bilancio attuale non si presta a considerazioni
molto ottimistiche, soprattutto rispetto alle aspettative maturate
negli anni, la situazione continua ad essere fluida e merita di essere
analizzata proprio nel suo divenire.
La ricerca, condotta da un gruppo di studiosi della Facoltà di
Scienze Politiche di Torino e voluta dall’Istituto Paralleli anche
grazie al sostegno della Regione Piemonte e dell’Ordine dei
Giornalisti del Piemonte, ha analizzato la contemporaneità di
questo processo e le sue implicazioni rispetto al sistema locale di
comunicazione.
Il primo passaggio è stato quello di mettere in chiaro le definizioni
e le aspettative di chi da anni si sta misurando con questo divenire,
proprio per provare a capire dove siamo arrivati e dove stiamo
andando.
Per definire meglio come la dimensione interculturale possa
declinarsi nelle pratiche quotidiane di discorso, un primo passaggio
della ricerca è stato quello di mettere a confronto, in una
discussione focalizzata, le esperienze di alcuni professionisti della
formazione e dell’informazione che, in ambito locale, da tempo
sono impegnati su questi temi4
4 Alla discussione focalizzata hanno partecipato: Milena Boccadoro (RaiTre
Piemonte), Sherif El Sebaie (Giornalista freelance), Anna Ferrero (Centro
Interculturale Comune di Torino), Gianluca Gobbi (Radio Flash), Maria Teresa
Martinengo (La Stampa), Silvia Pochettino (Volontari per lo Sviluppo), Luca
Rastello (La Repubblica).
6
Il termine interculturale, sia si parli di educazione che di
informazione, ha assunto un valore differente nel tempo. Il primo
laboratorio di interculturalità è stato sicuramente il campo
scolastico, investito da subito dall’esigenza di dare risposte alla
nuova complessità sociale dovuta all’aumento della presenza
migratoria. Agli inizi degli anni Novanta, il sistema educativo locale
già si interrogava sulle finalità di questo processo, promuovendo
iniziative e stimolando riflessioni5. Di intercultura si è iniziato a
parlare tra i banchi di scuola e, man mano che gli anni passavano, il
confronto si è spostato anche in altri settori della società.
Già da diversi anni il paradigma utilitaristico del rapporto tra le
culture basato sull’idea che l’integrazione funziona solo se è
vantaggiosa per la società di accoglienza, ha lasciato spazio a
nuove forme di interpretazione soprattutto nel momento in cui
l’immigrazione è divenuta un elemento stabile e radicato nei nostri
contesti sociali.
Riflettere sul significato di intercultura significa però anche
correggere la portata di certe aspettative che non hanno saputo
prevedere
alcune
derive.
Guardando
indietro
e
provando
a
ricostruire vent’anni di riflessioni in campo interculturale possiamo
evidenziare almeno tre fasi differenti, fasi che non rappresentano
solo una periodizzazione, ma ricalcano anche la struttura sociale
dei rapporti interculturali.
Inizialmente, l’educazione interculturale è stata intesa come
sinonimo di “identità” plurale, e anche in campo educativo si è
guardato all’intercultura come alla possibilità di far conoscere gli
5 Dagli inizi degli anni Novanta la direzione scolastica piemontese ha istituito,
iniziativa tra le prime in questo campo, il Cesedi centro collegato al
Provveditorato agli studi per agevolare l’inserimento dei bambini stranieri.
Sempre la Città di Torino ha istituito, prima in Italia alla fine degli anni Ottanta,
l’Ufficio mondialità che ha posto le premesse per la costituzione del Centro
Interculturale. Vanno ricordati, in quegli anni, due importanti lavori di analisi
preliminare su questi aspetti, punto di partenza per molte riflessioni successive:
A piccoli passi ... le voci delle madri, in Giovani e stranieri. Un quaderno sui
minori a Torino, quaderno dell’Osservatorio del Mondo Giovanile, Assessorato
Qualità della vita Città di Torino del 1994; Vivere tra due culture. Percorsi
d’integrazione dei minori stranieri a Torino, quaderno dell’Osservatorio del
Mondo Giovanile del Comune di Torino, Città di Torino, 2002.
7
aspetti di differenza di cui erano portatori le persone che “venivano
da lontano”. Molto del lavoro di analisi e di riflessione si è
concentrato su quella che si potrebbe definire la fase della
rappresentazione degli stranieri sui media6.
In una società in cui la presenza straniera è però in stabile crescita
e
le
nuove
generazioni
stanno
diventando
una
presenza
significativa, questo modo di guardare il fenomeno dell’intercultura
è divenuto sempre meno adatto ad interpretare la realtà. Alla metà
degli anni Novanta, circa, si apre una seconda fase che si può
definire del multiculturalismo7. Si tratta, in molti casi, non più
soltanto di dare voce e rendere visibili gli stranieri al pubblico
autoctono, quanto piuttosto di offrire opportunità concrete di spazi
culturali e informativi alle comunità straniere, per le comunità
straniere, affinché possano gestire i propri bisogni comunicativi. In
questo periodo si sente affermare il concetto di media etnici nel
senso di prodotti autonomi di informazione e di entertainment
direttamente gestiti dai gruppi etnici (è un esempio tipico la stampa
di comunità, ovvero le pubblicazioni realizzate per i propri
membri), oppure inseriti nell’offerta delle regolari programmazioni
mediali. Questo modello, se da un lato fa emergere nuovi bisogni
comunicativi, al tempo stesso crea anche una situazione fatta di
“comparti stagni” che non sanno comunicare tra loro. Inoltre, data
la fragilità del settore, se tali esperienze non riusciranno ad
autofinanziarsi o sostenersi in qualche forma, ben presto saranno
state costrette a cessare. Da qui la sensazione che a livello
6 Su questo versante vanno interpretati i risultati delle prime ricerche
sistematiche compiute sui temi del confronto interculturale in Italia tra cui si
ricordano: Carlo Marletti Extracomunitari. Dall'immaginario collettivo al vissuto
quotidiano del razzismo, Torino: Nuova ERI, 1991; Cabria Ajmar L., Collari M. (a
cura di) L’altra metà della luna. Capire l’Islam, Genova: Marietti, 1993; Carlo
Marletti Televisione e Islam, Immagini e stereotipi dell’Islam nella comunicazione
italiana, Torino: Nuova ERI, 1995; Belluati M., G. Grossi e E. Viglongo L'antenna
di Babele. Mass media e società multietnica, Milano: Anabasi, 1995.
7 Tra le ricerche che in quel periodo hanno documentato questa tendenza va
ricordata quella a cura di Luigi Mauri et altri, Così vicini, così lontani. Per una
comunicazione multiculturale, Roma: Eri 1999; la prospettiva è anche ben
riassunta all’interno del volume curato da Marcello Maneri e Anna Meli, Un
diverso parlare. Il fenomeno dei media multiculturali in Italia, Roma: Carocci.
8
regionale la situazione, dieci anni prima dell’acutizzarsi della crisi,
fosse migliore, perché si era di fronte ad un’offerta più ricca e ad
una maggior disponibilità in termini di opportunità8. A distanza di
più di dieci anni, un po’ per effetto della crisi del settore, un po’
perché la stessa categoria di pubblico etnico non si è mai così ben
strutturata – rivelando l’inadeguatezza delle normali strategie di
fidelizzazione -, un po’ anche perché la società è cambiata, lo
scenario è nuovamente in movimento.
Nella fase attuale, la direzione più auspicabile, ma anche quella più
problematica,
è
proprio
quella
del
metissage,
ovvero
dell’intercultura intesa come mescolanza culturale, esperimento
non sempre riuscito in altri paesi e che anche da noi fatica ad
affermarsi. Lo schema dovrebbe essere quello della società
culturalmente integrata in cui ogni gruppo sociale ha la possibilità
di partecipare al processo di costruzione e di definizione alla pari di
altri gruppi. Ciò comporta però che avvenga una maggiore
padronanza degli stranieri delle regole del gioco, nel senso di una
loro
maggior
competenza
organizzativa
e
disponibilità
alla
partecipazione attiva nei contesti in cui vivono. In buona sostanza,
le espressioni di intercultura debbono saper trovare una maggior
forza contrattuale e rivendicativa, passo obbligato perché si
riconosca a loro la funzione di stakeholder necessaria per
partecipare al processo complessivo di definizione sociale. Come
dice Sherif El Sebaie “il primo passo dovrebbe essere quello di
infondere
coraggio
negli
immigrati,
affinché
siano
loro
a
rivendicare con forza un cambiamento nel trattamento riservato
dai media o un cambiamento da parte dei politici nelle dichiarazioni
che fanno”.
8 Nel 1998, ho curato il censimento per la situazione in Piemonte pubblicato
all’interno del volume a cura di Luigi Mauri et altri, Così vicini, così lontani. Per
una comunicazione multiculturale.
9
In questa cornice, tutti dovrebbero poter avere accesso alle risorse
o concorrere a realizzarle, ma vanno da sé le difficoltà. In un clima
culturale
e
politico
che
ha
spesso
sventolato
la
bandiera
dell’etnocentrismo e del differenzialismo, è chiaro quanto ciò possa
apparire arduo e in alcuni momenti una pura chimera. Ma la nuova
sfida sta proprio nell’allargare le opportunità esistenti.
Da questo punto di vista il significato che assume il processo di
in/formazione interculturale è esposto in maniera chiara da Anna
Ferrero, responsabile del Centro Interculturale della Città di Torino
quando afferma che l’intercultura dovrebbe essere “un modo di
relazionarsi e di rapportarsi, della società plurale” di cui tanto i
media che le istituzioni debbono tenere conto nella progettazione e
nella pianificazione delle risorse. E Silvia Pochettino integra la
definizione asserendo che l’intercultura significa avere “punti di
vista diversi sulla stessa società, cioè la nostra società letta con gli
occhi delle diverse culture che la compongono”.
L’intercultura per i sistemi mediali, ma l’analisi si può est estendere
in tutti i campi culturali, può diventare un metodo per coloro che
operano nella complessità sociale e nelle sue rappresentazioni, può
divenire una guida deontologica per entrare in contatto le
differenze e le alterità di cui si compongono le nostre società che
non sono solo quelle di cui sono portatori gli stranieri.
Luca Rastello aggiunge che l’approccio interculturale rappresenta
“un’opportunità per smontare e interrogare i modelli di culturali e
le interpretazioni della realtà che si danno come definitivi”
richiamando l’idea che il comunicatore, sia esso giornalista o
esperto di marketing o produttore di discorsi pubblici in genere,
deve sapere decostruire i concetti con cui opera alla ricerca di nuovi
punti di vista, anziché rifugiarsi in interpretazioni date per
scontate.
10
A ben pensare, il fine della comunicazione interculturale dovrebbe
essere quello di arrivare ad una sintesi cognitiva e interpretativa
socialmente accettabile per una società che dietro alla difesa della
cultura, nasconde una grande confusione data dal rimescolamento
dei modelli identitari. La comunicazione interculturale - aggiunge
Sherif El Sebaie - deve fare conoscere i diversi punti di vista alla
ricerca di una mediazione continua e di “punti in comune tra le
proprie culture nel rispetto delle diversità”.
La definizione è suggestiva, ma il bilancio che ne fanno i
professionisti che da molti anni lavorano a stretto contatto con
l’interculturalità non è per nulla confortante. Le diverse voci
raccolte concordano nel riconoscere che in questo campo si sono
fatti numerosi passi indietro. Tra i giudizi meno felici vi è quello di
Maria Teresa Martinengo giornalista de La Stampa, un’istituzione
per il giornalismo multiculturale a Torino, che esprime così un
sentire diffuso: “Dieci anni fa si sarebbe potuto immaginare che la
comunicazione interculturale avrebbe fatto dei progressi, invece
purtroppo la politica e la situazione economica del paese ci hanno
fatto fare dei passi indietro”. Un peggioramento della situazione
che non può essere ascritto semplicisticamente ad approcci
ideologici ostili al tema, né alle ciniche e distratte routine
produttive dei media, bensì, in molti casi va ricondotto ad un vero e
proprio deficit formativo che affigge i professionisti del mondo
dell’informazione; in molti casi si è di fronte, invece, ad una vera e
propria carenza di formazione professionale che riverbera nel
modo con cui vengono narrati i problemi e selezionati gli
argomenti di cui occuparsi.
Anche Milena Boccadoro, giornalista della sede Rai di Torino, la
pensa in modo simile: “è un momento particolarmente buio e
soprattutto nessuno si pone il problema di dov’è l’interculturalità.
Al massimo c’è la curiosità per una comunità “altra”. Magari si fa
anche un pezzo perché la storia è una bella storia. Ma l’idea di
11
essere un tramite per accorciare le distanze, per raccontare una
società plurale, secondo me c’è pochissimo. Non ci sono ancora
“altri”. Gli “altri” non sono ancora un nostro pubblico”.
Ciò che si coglie chiaramente parlando di intercultura con coloro
che hanno maturato in questo settore un’esperienza consolidata è
la
delusione
di
chi
credeva
che
la
storia
sarebbe
andata
diversamente e ora trova difficile immaginare come proseguire su
questa strada vedendo che mancano ancora le parole per
raccontarla, nel senso che stentano ad affermarsi categorie
interpretative adeguate per parlare di altre culture.
Coloro che lavorano su questo terreno sono concordi nell’avvertire
un deficit di formazione e nel richiedere percorsi aggiornati di
apprendimento e supporto per il proprio lavoro che aiutino ad
impostare nuove pratiche. Occorre fare un balzo in avanti per
evitare di lasciare all’arbitrarietà e alla buona volontà dei singoli
il difficile compito di parlare di intercultura.
I giornalisti, se non dispongono già di una sensibilità spiccata
oppure non hanno esperienze lavorative orientate in una certa
direzione, difficilmente trovano nelle loro realtà professionali
stimoli culturali per cambiare atteggiamento. “Dove lavoro io” dice
Maria Teresa Martinengo, “non esiste una linea di comportamento,
non ci sono dei diktat di redazione a cui le persone si uniformano,
ma su questi temi ogni cronista corre per conto suo, con la
sensibilità, con l’interesse, con la cultura che ha” oppure non ha,
diciamo noi.
E se non ha una sensibilità spiccata o una competenza forte, viene
da chiedersi, quali sono gli strumenti per acquisirle?
Dopo il momento di spinta fortemente volontaristica occorre ora
poter “andare a regime” non solo nei luoghi di formazione, ma
anche
avendo
opportunità
di
sperimentare
nuove
pratiche
quotidiane di lavoro, magari anche perché il nostro collega
appartiene ad un’altra cultura.
12
La cosiddetta “normalità”, ancora lontana da raggiungere, non è
solo il libretto di istruzioni sulle buone pratiche imparato a
memoria, ma è la metabolizzazione del fatto che la diversità
culturale può essere la cifra di questa società.
I dati di questa ricerca relativi alla situazione piemontese,
confermano una percezione negativa diffusa, ma ci suggeriscono
anche qualcosa in più. Se infatti, da una parte la situazione non può
certo dirsi migliorata, dall’altra la fase attuale si caratterizza come
una fase transitoria nella quale, finito l’entusiasmo iniziale e con
esso un certo pregiudizio positivo, stiamo entrando in una nuova
stagione in cui si dovrebbe affermare una “normalità” che non
mette più l’accento sulle diversità, ma impone nuovi modi di
procedere.
Ma questa non è un’operazione facile, essendo le nostre società
fortemente
differenzialiste
e
culturalmente
resistenti
ai
cambiamenti. Sicuramente la situazione politica e istituzionale non
facilita
le
cose,
e
nonostante
le
istituzioni
torinesi
e
l’associazionismo locale continuino a mostrarsi attente a certe
questioni, il clima diffuso non si presta a grandi passi avanti.
Inoltre non è sempre ben chiaro cosa voglia dire veramente una
società plurale e quali debbano essere le forme di accesso alle
risorse sociali degli stranieri, essendo i sistemi di welfare ancora in
bilico tra assistenzialismo e negazione dei diritti.
L’analisi riguarda la società ed i suoi accessi in genere, ma il
discorso trasposto al campo della comunicazione porta in evidenza
spunti su cui riflettere. Prima di tutto, esiste una differenza
sostanziale tra media nazionali e media locali. Si sottovaluta troppo
spesso che il sistema dei media non è solo fatto dai grandi giornali,
dalle tv nazionali o dai quotidiani, ma anche da “piccoli media” che
compongono un ricco sottobosco di esperienze, restituendo a
13
questo termine la sua originaria accezione positiva, che in Piemonte
rappresentano una realtà importantissima.
A livello di logiche territoriali i media di prossimità mantengono
forti radici con i contesti in cui operano e sono spesso più in grado
di altri mezzi d’informazione di raggiungere la vita delle comunità.
Non si può negare però la crisi strutturale di cui queste piccole
realtà soffrono, crisi che gli fa perdere quei tratti d’identità
originaria per cui sono nati e li fa appiattire su modelli informativi
poco efficaci. E ciò rende la crisi dei piccoli media principalmente di
natura economica e finanziaria, ma per loro è anche difficile
innovarsi e nelle proposte; di qui un ripiegamento strategico su
schemi che, si suppone, siano più graditi al pubblico e ai poteri
locali di riferimento.
Ecco che spesso ci si trova di fronte a realtà chiuse poco disponibili
a mettersi in discussione e ad accogliere elementi di novità. Sono
realtà che spesso sopravvivono con i pochi introiti derivati dalla
pubblicità, dalle sovvenzioni pubbliche e dai palinsesti a vocazione
fortemente commerciale. Questo impedisce al sistema dei media
locali di crescere e sviluppare potenzialità tanto nel campo
dell’intercultura come in altri settori.
Come anche la nostra analisi ha dimostrato, la fase contingente
può essere interpretata come una transizione fatta di luci e ombre,
perché all’interno di un panorama più statico e contratto c’è spazio
ancora per proporre nuove esperienze. Si possono leggere in
questo modo le buone pratiche da noi raccolte, che mostrano la
persistenza di situazioni positive, “soprattutto sulle radio ci sono
esperienze particolarmente interessanti che si stanno sviluppando,
come la comunicazione plurilinguistica, che ha caratteristiche
specifiche per i diversi pubblici”, ricorda Silvia Pochettino.
Le trasformazioni più significative giungono sicuramente dalle
nuove tecnologie della comunicazione, che in molti casi possono
integrarsi molto bene con le forme più tradizionali. I nuovi media,
14
anche se non sostituiscono pienamente quelli mainstream, sono
comunque in grado di offrire un tipo di comunicazione totalmente
diverso. E questo riguarda soprattutto le nuove generazioni che
saranno inevitabilmente di tutti i “colori” e, come già si percepisce
un po’ ovunque, rappresentano quei “nativi digitali” che utilizzano
con disinvoltura, padronanza e specificità le nuove tecnologie. Ecco
che in questo scenario si intravede la possibilità di un ampio spazio
di operatività sui temi e sulle pratiche interculturali. E vi è già chi
sperimenta questa nuova forma di comunicazione nei portali e nei
prodotti multimediali pensati e realizzati da una società in corso di
“meticcizzazione”.
In conclusione, la sfida dell’intercultura è ancora aperta e difficile
da affrontare perché va più veloce delle categorie interpretative che
la spiegano. Occorre andare verso una società plurale che
normalizzi le opportunità discorsive e che non ponga più l’accento
sulle differenze culturali.
15
16
2. L’INFORMAZIONE INTERCULTURALE IN PIEMONTE.
UNA FOTOGRAFIA AGGIORNATA
Il modo in cui i temi dell’intercultura si declinano in uno spazio di
prossimità dipendono da diversi fattori. La disposizione sociale di
un
territorio
ad
accettare
le
diversità
è
espressione
degli
orientamenti politici e istituzionali che spesso determinano le
risorse culturali e cognitive in circolazione, ma è data anche dalla
struttura organizzativa del suo tessuto sociale, economico e
cultuale.
Il sistema dei media locali si inserisce in questo quadro perché
rappresenta una rete economico-organizzativa importante che può
fare da collante tra società e istituzioni e contribuire a socializzare
versioni della realtà. In Italia la tradizione del giornalismo locale è
molto diversa da regione a regione e, in alcuni casi, il sistema dei
media territoriali si pone come alternativo rispetto a quello
nazionale. Si tratta però di un sistema fragile e potente al tempo
stesso. Fragile perché si poggia su poche risorse economiche e
formative, potente perché rispetto al territorio offre frame cognitivi
capaci di ridefinire la situazione e di radicare i pregiudizi.
In Piemonte la rete dei piccoli media è molto sviluppata e conta su
una lunga tradizione ed esperienza, ma soffre della crisi del settore
che spesso svuota di significato la sua funzione.
Uno degli obiettivi di questo lavoro è stato quello di censire il
sistema dei piccoli media locali in Piemonte e quale grado di
maturazione sono arrivati rispetto all’intercultura. Se socialmente si
tratta di una pratica istituzionale abbastanza matura, dal punto di
17
vista dell’offerta dei media di chiavi di lettura e di opportunità
concrete il panorama attuale appare abbastanza arretrato.
La ricerca sull’informazione interculturale nella nostra regione ha
voluto censire il grado di maturazione e la consapevolezza
redazionale rispetto alla complessità della questione e lo ha fatto
attraverso un questionario strutturato auto-compilato sottoposto a
tutte le redazioni locali. Nel periodo tra maggio e giugno 2009
sono stati inviati via mail 208 questionari a tutte le redazioni di
radio, televisioni e periodici locali chiedendo di indicare come
stanno
affrontando
in
termini
discorsivi
la
questione
dell’interculturalità e cosa stanno facendo in concreto rispetto alle
possibilità offerte. Lo strumento del questionario è stato utile
perché ha permesso di raccogliere una serie di informazioni
strutturali sulle opportunità reali (come la presenza di iniziative
concrete e di spazi dedicati all’intercultura oppure le collaborazioni
riconosciute con cittadini stranieri), e un’autoriflessione sulle
proprie
strategie
di
coverage ovvero quanto ritengono di
occuparsi di questioni interculturali e come pensano di farlo. Una
parte delle domande è stata volutamente rivolta all’uso delle nuove
tecnologie all’interno del proprio lavoro, per capire se per caso
questa rappresentasse una possibile direzione futura che potesse
far progredire lo sviluppo delle pratiche di discorso interculturale.
Attualmente in Piemonte le testate e le emittenti locali che risultano
regolarmente registrate sono 208 e risultano così ripartite: il 52,9%
è rappresentato dalla stampa periodica, che vantano una lunga e
consolidata presenza sul territorio; il 33,2% è costituito da radio e
il 13,9% da televisioni. Già questa ripartizione evidenzia una
struttura in cui l’esperienza della carta stampata è ancora
prevalente rispetto a quella radiofonica e televisivo, quest’ultimo
settore essendo particolarmente in crisi.
18
MEDIA LOCALI CENSITI
%
52,9
33,2
13,9
Percentuale
valida
52,9
33,2
13,9
208 100,0
100,0
Frequenza
110
69
29
Periodici locali
Radio locali
TV locali
Totale media locali
Il dato sulla diffusione dei media locali mostra che dopo la
provincia di Torino sono Cuneo ed Alessandria quelle con più
esperienze redazionali. Biella, di nuova costituzione, e Asti possono
contare su un numero molto più ridotto di mezzi d’informazione.
MEDIA E PROVINCIA DI APPARTENENZA
Torino
Cuneo
Alessandria
Verbania
Vercelli
Novara
Biella
Asti
Totale media
locali
Frequenza
91
36
26
15
14
11
8
7
208
Periodici
locali
47,25%
72,22%
53,85%
53,33%
57,14%
45,45%
37,50%
42,86%
Radio
locali
36,26%
22,22%
34,62%
40,00%
21,43%
27,27%
37,50%
57,14%
TV
locali
16,48%
5,56%
11,54%
6,67%
21,43%
27,27%
25,00%
0,00%
Totale
43,8%
17,3%
12,5%
7,2%
6,7%
5,3%
3,8%
3,4%
52,88%
33,17%
13,94%
100%
110
69
29
Complessivamente, i questionari validi (compilati) sono stati 100, il
48,1% del nostro universo, esito anche se non eccellente si è
ritenuto buono, data la riluttanza con cui spesso è difficile ottenere
attenzione da parte delle redazioni locali. I tre diverse tipi di mezzo
hanno risposto in proporzioni pressoché uguali, una leggera
flessione è quella registrata dalle televisioni locali su cui si sono
incontrate spesso maggiori difficoltà anche nei contatti.
19
QUESTIONARI VALIDI E TIPO DI MEDIA
Questionari validi
Questionari non restituiti
Periodici
locali
48,1%
51,9%
Totale questionari validi
Radio
TV
locali locali Totale
49,3% 44,8%
48,1%
50,7% 55,2%
51,9%
110
69
29
208
Le Province che hanno risposto di più sono state quelle del Verbano
Cusio Ossola (93,3% dei questionari inviati), Novara (81,1%), Vercelli
(64,3%) e Cuneo (58,3%); quelle che hanno risposto di meno Biella.
Alessandria, Asti. Torino si colloca al quinto posto come quantità di
risposte al questionario.
Questionari
validi
Questionari
non restituiti
Totale
questionari
TOTALE
VERCELLI
VERBANO CUSIO OSSOLA
TORINO
NOVARA
CUNEO
BIELLA
ASTI
ALESSANDRIA
QUESTIONARI VALIDI PER PROVINCIA
26,9% 28,6% 25,0% 58,3% 81,8% 39,6% 93,3% 64,3% 48,1%
73,1% 71,4% 75,0% 41,7% 18,2% 60,4%
26
7
8
36
11
91
6,7% 35,7% 51,9%
15
14
208
20
2.1 Il coverage
La prima sezione del questionario ha avuto come obiettivo quello di
raccogliere le informazioni sul coverage, ovvero quanto i piccoli
media si dichiarano disponibili a trattare i temi dell’immigrazione.
Dato che il Piemonte è tra le regioni che da lungo tempo sono
interessate al fenomeno come indicano le cifre assolute, questo
rappresenta un tema di forte impatto per il territorio.
Trattandosi di un questionario auto compilato, per evitare dubbi
semantici e semplificare il percorso, le risposte alle redazioni
intervistate accanto alla definizione di iter-cultura è stata data
precisazione che essa atteneva al discorso sull’immigrazione.
Questa scelta è stata adottata per inquadrare meglio il campo
semantico delle domande.
La lettura dei dati raccolti è stata poi confrontata con una serie di
risultanze
di
precedenti
Piemonte.
A
distanza
di
indagini9
che
tempo,
dal
hanno
punto
interessato
di
vista
il
della
rappresentazione, la situazione non appare molto migliorata. Se da
un lato la issue è ormai inclusa nell’agenda dei media locali come
campo di notiziabilità – così sembra denotare l’elevato volume di
attenzione da parte dell’informazione locale dedicato all’argomento
-, continuano però ad essere poche le risorse culturali con cui
affrontarla. Inoltre si riscontra una certa difficoltà a riconoscere che
l’interculturalità può rappresentare un’opportunità, da includere
nelle proprie strutture operative, magari ricorrendo a professionisti
di altre nazionalità o dedicando spazi o risorse a questo aspetto. A
dire che di intercultura si parla (spesso e male) più di quanto la si
pratichi.
9
Si fa riferimento alla parte di indagine dedicata alla realtà Piemontese
pubblicata nel volume a cura di Luigi Mauri et al., Così vicini, così lontani. Per
una comunicazione multiculturale, Roma: Eri 1999
21
La serie di domande dedicate a come le diverse redazioni ritengono
di
affrontare
i
temi
dell’immigrazione
e
delle
relazioni
interculturali, vuole restituire un dato sul tipo di rappresentazione
prevalente che il circuito dei piccoli media ritiene di dare su questo
argomento.
Alla domanda sul grado di interesse che le diverse redazioni
dedicano ai temi dell’immigrazione il 22% dei rispondenti ha
dichiarato di farlo sempre e il 38% spesso. Si tratta di una
restituzione
abbastanza significativa che
seppur
non misuri
l’interesse effettivo, rileva la disponibilità a farlo. Una netta
differenza vi è tra periodici e radio e tv locali, queste ultime con
valori più elevati di disponibilità dichiarata. Si sta ovviamente
prendendo
in
caratteristiche
considerazione
molto
differenti,
ambienti
i
comunicativi
giornali
sono
spazi
con
di
informazione piena e totalmente dedicata, mentre gli altri devono
bilanciare all’interno della loro offerta lo spazio dell’intrattenimento
con quello dell’informazione, che è spesso residuale e più
contenuto che rende ancor più significativo il dato.
INTERESSE REDAZIONALE AL TEMA DELL’IMMIGRAZIONE
Sempre
Spesso
qualche volta
quasi mai
Mai
Totale risposte valide
Periodici
locali
30,2%
30,2%
34,0%
3,8%
1,9%
Radio
locali
11,8%
41,2%
44,1%
2,9%
53
34
TV
locali Totale
15,4% 22,0%
61,5% 38,0%
23,1% 36,0%
3,0%
1,0%
13
100
Missing value 108
Rispetto all’ambito di interesse giornalistico/redazionale però la
situazione non è così confortante, in quanto ancora fortemente
schiacciata sull’attenzione alla cronaca nera. Complessivamente
viene riconosciuta dalle stesse redazioni una propensione a parlare
22
di immigrazione soprattutto di fronte a fatti di criminalità
compiuti da cittadini stranieri (67%) o di cui sono vittime (56%).
Si tratta di un approccio tipico della cronaca locale10 quello di
privilegiare la cosiddetta “nera” più facile da raccogliere e
documentare e di cui, sostengono in redazione, il lettore è più
ghiotto. Sono più i giornali a seguire questa tendenza, ovvero
quelle realtà più strutturalmente organizzate ad occuparsi di
informazione, ma anche gli altri media rivelano un sostenuto
interesse.
AMBITI NARRATIVI DI INTERESSE REDAZIONALE
Criminalità ad opera di stranieri
Storie di vita e di integrazione
Criminalità a danno di stranieri
Questioni culturali
Storie di povertà e di
emarginazione
Questioni legislative
Questioni religiose
Altro
Totale risposte valide
Periodici Radio
locali
locali
75,5%
55,9%
32,4%
67,9%
58,5%
61,8%
44,1%
50,9%
54,7%
39,6%
32,1%
13,2%
53
TV
locali Totale
61,5%
67%
69,2%
56%
30,8%
56%
46,2%
48%
32,4% 38,5%
44,1% 38,5%
35,3% 53,8%
5,9% 7,7%
34
13
45%
41%
36%
10%
100
Multi response -Missing value 108
Trattandosi di media locali che si occupano del territorio, l’altra
faccia della medaglia è però rappresentata da un buon grado di
interesse verso agli aspetti più positivamente legati alla vita di
comunità. Ciò a spiegare anche una buona dose di sensibilità nel
riportate le good news del territorio spesso fatte di storie di
integrazione riuscita o di emarginazione a cui si è chiamati a
soccorrere.
10
Sulle caratteristiche del funzionamento degli ambiti giornalistici il rimando è a
quanto scrive Carlo Sorrentino nel volume Tutto fa Notizia, Roma, Carocci, 2007.
23
Il 56% delle risposte valide confermano un buon grado di
attenzione verso le storie di integrazione che riguardano gli
stranieri, percentuale che aggiunta all’interesse anche verso gli
aspetti culturali e religiosi - su cui è stato espresso un relativo
minor interesse dalle redazioni anche perché per affrontarli sono
richieste competenze e conoscenze che spesso non ci sono
all’interno delle piccole redazioni - il dato si presta ad una buona
lettura.
Approfondendo invece il format della notizia, ovvero la struttura
narrativa utilizzata per raccontare e inquadrare i fatti, le redazioni con percentuali pressoché simili tra i diversi settori - dicono di
affrontare le questioni relative all’immigrazione e ai rapporti
interculturali
prevalentemente
seguendo
il
registro
della
trattazione di cronaca (89%). Nelle varie redazioni è però anche
piuttosto alta la disponibilità, dichiarata, all’approfondimento e
all’inchiesta (80%). Ovviamente si tratta di auto proiezioni sul
proprio operato, operato che spesso avendo poche risorse da
impiegare nella propria professione, desidera più di quanto riesca a
realizzare. Ma potrebbe anche trattarsi di una sorta di spirale del
silenzio, prendendo a prestito la definizione di Noelle-Neumann11,
che porta a far dichiarazioni conformistiche rispetto alle aspettative
sociali che sulle intenzioni reali.
Interessante è anche notare che il 73% delle dichiarazioni favorevoli
ad
occuparsi
l’immigrazione
di
eventi
e
manifestazioni
e
l’interculturalità
quando
che
esse
riguardano
fanno
parte
dell’offerta del territorio. A dire che le iniziative sul territorio
rappresentano
una
voce
importante
nelle
pratiche
dell’interculturalità perché fanno parte di una dimensione simbolica
e cognitiva che è entrata a par parte dell’offerta culturale locale.
11
Dalla celebre opera di Elisabeth Noelle-Neumann, La spirale del silenzio. Per
una teoria dell'opinione pubblica, Roma: Meltemi, 2002.
24
FORMAT DI TRATTAZIONE
Cronaca
Approfondimento
Presentazione di eventi
Altro
Totale risposte valide
Periodici Radio
TV
locali
locali locali Totale
85%
91% 100%
89%
83%
79%
69%
80%
70%
79%
69%
73%
4%
9%
5%
53
34
13
100
Multi response - Missing value 108
Nel complesso, il sistema dei media locali si dichiara, almeno a
parole, disponibile a una rappresentazione variegata della diversità
culturale di cui sono portatori gli stranieri. Pur ammettendo che
l’interesse verso la cronaca nera resta un campo rilevante della
propria offerta, resta da capire meglio se la disponibilità dichiarata
sia reale oppure di maniera, dettata da un clima culturale che in
Piemonte, a livello di opinioni diffuse, rimane favorevolmente
sbilanciato verso l’intercultura.
25
2.2 Le pratiche redazionali di intercultura
La seconda parte del questionario è stata invece dedicata ad
approfondire, concretamente, il tipo di scelta strutturale che i
media
locali
piemontesi
dichiarano
di
operare
nell’ambito
dell’intercultura, che si è scelto di misurare rispetto: a) al tipo di
prodotti
mediali
dedicati
esplicitamente
a
queste
tematiche
all’interno della loro offerta; b) alla disponibilità ad includere
strutturalmente
nelle
redazioni
collaborazioni
con
cittadini
stranieri; c) all’attenzione al linguaggio; d) al fatto di recepire le
indicazioni che vengono date dagli organismi professionali.
Attraverso una serie di indicatori più specifici è stato possibile
commisurare il reale impegno e preparazione redazionale verso le
pratiche di intercultura.
INIZIATIVE RIVOLTE ALL’INTERCULTURA
Periodici
locali
Rubriche dedicate
all’immigrazione
Informazioni sulla Carta
di Roma
Attenzione al
linguaggio utilizzato
Giornalisti specializzati
nel discorso
Rubriche in lingua
straniera
Giornalisti stranieri in
redazione
Totale risposte valide
Radio
locali
TV
locali
Totale
26%
44%
54%
36%
38%
29%
31%
34%
32%
21%
23%
27%
34%
21%
8%
26%
9%
26%
31%
18%
15%
9%
8%
12%
53
34
13
100
Multi response -Missing value 108
Analizzati uno ad uno, questi indicatori permettono di tracciare una
direzione interna al sistema dei media locali. Il primo dato che si
può commentare è una buona disponibilità ad occuparsi di
immigrazione in spazi dedicati e a prestare attenzione al linguaggio
26
utilizzato (stiamo però sempre ragionando sulla metà delle realtà
locali) e questo dimostra la persistenza della fase dell’attenzione
alla rappresentazione.
La possibilità di costruire un discorso specializzato, sia attraverso il
ricorso di professionisti competenti oppure dedicando spazi in
lingua, quella che caratterizza l’approccio multiculturale, appare
invece un po’ più in affanno.
Ciò che invece sembra essere ancora come una pratica residuale è
quella dell’interculturalità intesa come apertura verso opportunità
di collaborazione attiva degli stranieri all’interno della redazione.
Questa più di altre è la condizione per cui si può arrivare al
superamento di una logica comunicativa segmentata che ha un
approccio interculturale come ambito separato.
Il dato su cui occorre riflettere è che solo il 34% delle realtà
intervistate dichiara di conoscere la Carta di Roma, il codice
deontologico professionale entrato in vigore nel maggio 2008,
promosso dalla FNSI, Ordine Nazionale dei Giornalisti e UNHCR per
affermare
un
modo
più
politically
correct
di
parlare
di
immigrazione e di migranti. Sono poche le realtà informative che si
dicono informate sul codice: sono più le redazioni dei giornali,
forse su cui ha avuto più effetto l’opera di sensibilizzazione, e
decisamente meno gli altri media. Si tratta però di 34 casi su 208,
dato su cui occorre riflettere e sicuramente intervenire, che non è
molto confortante se si pensa che sono passati quasi due anni dalla
sua promulgazione ed indica che la strada da compiere è ancora
molta.
Metodologicamente,
per
arrivare
ad
un
indicatore
sintetico
attraverso cui misurare il comportamento del sistema dei media
locali, attraverso la combinazione delle risposte affermative è stato
possibile costruire un indice di interculturalismo strutturale
attraverso il quale cui misurare l’effettiva performance dei media
che hanno risposto al questionario. Strumento di misurazione
27
complessiva del grado di attenzione e sensibilità sostantiva rispetto
alla dimensione (presenza di rubriche ad hoc, di collaboratori
stranieri,
conoscenza
del
codice
deontologico,
investimento
redazionale ecc..), l’indice ha cercato di valutare la disponibilità
concreta dei singoli media, che verranno però riassunti all’interno
del loro sistema di riferimento, verso le pratiche di intercultura.
Rispetto ai questionari rientrati (ricordiamo che sono stati 100),
solo nel 23% dei casi (23 redazioni in termini assoluti) si sono
ottenuti buoni punteggi complessivi.
INDICE DI INTERCULTURALITÀ STRUTTURALE (MIN 0 MAX 6)
Periodici Radio
locali
locali
Assenza di
interculturalismo
strutturale
1
2
3
4
5
Max 6
Totale risposte
valide
TV
locali
casi %
34%
28%
13%
13%
6%
6%
0%
38%
24%
18%
3%
9%
9%
0%
38%
15%
23%
15%
0%
0%
8%
36%
25%
16%
10%
6%
6%
1%
53
34
13
100
Missing value 108
Complessivamente, se si tiene conto che delle risposte valide,
l’offerta è piuttosto scarsa. I giornali, pur non svettando si
difendono, mentre radio e tv hanno spesso dichiarato di dedicare
rubriche fisse a queste questioni. Va detto che per quanto riguarda
le televisioni commerciali è stata soprattutto la tradizione di
matrice cattolica a dirsi più impegnata su questo fronte.
Da segnalare, anticipando quanto si dirà nel capitolo successivo,
l’audacia di VideoNovara che spesso manda in onda campagne di
informazione sulle specificità culturali legate all’immigrazione,
arrivando anche ad occuparsi di infibulazione femminile. È anche
interessante l’impegno di E21Network che ritiene di avere molto
28
seguito tra i romeni e per tale ragione tutti i venerdì trasmette un
notiziario in lingua e sta pensando di realizzarne uno anche in
lingua araba. Il panorama radiofonico è fatto più che altro di
trasmissioni in lingua e programmi autogestiti; in molti ricordano
che in passato si co-producevano più iniziative, mentre adesso la
tendenza è quella a lasciare che gli stranieri gestiscano propri
spazi, solitamente dedicati alla musica e alle notizie dei propri
paesi.
L’indice
complessivo
di
interculturalità
seppure
contenuto,
potrebbe anche essere letto come l’evidenza della presenza di
un’avanguardia rispetto ad un processo che si diceva essere
ancora molto in progress.
Assenza di
interculturalismo
strutturale
1
2
3
4
5
6$
43,8% 100%
52,4% 11,1%
14,3%
50% 28,6% 22,2%
14,2% 22,2%
14,3%
14,3%
50%
33,4%
4,8%
14,3%
11,1%
Totale risposte
valide
7
2
2
21
9
TOTALE
VERCELLI
VERBANIA
TORINO
NOVARA
CUNEO
BIELLA
ASTI
ALESSANDRIA
INDICE DI INTERCULTURALITÀ STRUTTURALE PER PROVINCIA
36,1% 28,6% 22,2%
16,7% 35,7% 44,5%
8,3% 28,6% 33,3%
11,1% 7,1%
13,9%
11,1%
2,8%
36
14
9
Missing value 108
Rispetto alla dimensione provinciale la correlazione più forte tra
buoni indici di interculturalità strutturale e territorio si ha laddove è
29
36%
25%
16%
10%
6%
6%
1%
100
più consolidata la presenza immigratoria e dunque è anche più
avanzato il confronto quotidiano con la diversità culturale. Non
stupisce che gli indici migliori siano quelli dei media delle province
di Torino, Alessandria Novara, quelle che sulla base dei dati
dell’Osservatorio
sull’immigrazione
in
Piemonte
(www.piemonteimmigrazione.it) risultano le più interessate al
fenomeno. I media della provincia di Cuneo, nonostante sia la
seconda come numero di immigrati e come presenza di mezzi sul
territorio, mostra invece un indice piuttosto basso, mentre la
provincia di Biella, esattamente all’opposto, rivela invece dei buoni
punteggi di interculturalità strutturale nonostante la contenuta
presenza immigratoria e una rete di media piuttosto ridotta. I dati
incrociati ad alcuni indicatori politico culturali, potrebbero forse
mettere
in
luce
diverse
vocazioni
territoriali
verso
questo
argomento di cui i loro media sono un riflesso.
30
2.3 Caratteristiche della testata
L’ultima parte del questionario ha voluto indagare meglio la
struttura redazionale dei singoli media alla ricerca di qualche pista
che aiutasse ad interpretare la situazione in itinere rispetto allo
sviluppo di pratiche interculturali.
Il primo dato brevemente commentato riguarda la presenza di
collaboratori stranieri all’interno delle redazioni come esperienza
fissa e consolidata o come collaborazione saltuaria e occasionale. È
più la stampa periodica a far uso di collaboratori stranieri
saltuariamente
forse
perché
possono
diventare
preziosi
nel
momento della raccolta delle informazioni locali e arrivare in quei
contesti specificamente interculturali spesso più difficili per i
giornalisti italiani.
Il dato è però decisamente basso e ancora piuttosto irrisorio per
poter parlare di tendenza in atto; mentre non può che attestare un
ritardo e una resistenza culturale ad aprirsi verso nuove modalità
professionali.
COLLABORATORI STRANIERI IN REDAZIONE
Periodici
locali12
collaboratori stranieri
saltuari
collaboratori stranieri
non occasionali
Totale risposte valide
13%
Radio
TV
locali13 locali14
9%
8%
2%
Totale
11%
1%
53
34
13
100
Missing value 108
12 Le testate che hanno dichiarato di avere collaboratori stranieri sono: “il
Corriere di Novara”, “Novara Oggi”, “La Voce del Canavese”, “Ecorisveglio
dell'Ossola”, “Ecorisveglio del Verbano”.
13
Le radio che includono cittadini stranieri nelle proprie programmazioni sono
Radio 2000 Black – Out, Radio Beckwith Evangelica, Radio Flash 97,6, Radio
Torino International.
14
La tv che include stranieri all’interno del proprio lavoro è E 21 Network.
31
Mentre 11 realtà ammettono di avere collaborazioni saltuarie e
estemporanee con stranieri solo un’emittente radiofonica (radio
Blackout) dichiara di avere rapporti continuativi con due stranieri
che si occupano dell’intero processo produttivo. Questo dato deve
ovviamente fare i conti con l’alto grado di precarietà professionale
che investe il settore dei piccoli media per cui la collaborazione
fissa non è da intendersi come rapporto lavorativo stabile, ma come
esperienza continuativa.
Nel complesso le redazioni intervistate dicono di utilizzare cittadini
di origine straniera in modo discontinuo, affidando loro soprattutto
questioni legate all’immigrazione, la conduzione dei notiziari in
lingua o di programmi musicali. Solo in una realtà la presenza
straniera si occupa a tutto campo del lavoro di redazione.
Un dato che ci è sembrato utile rilevare, per tentare di interpretare
meglio la direzione che il sistema dei media verso l’interculturalità,
è quello relativo alle pratiche di apprendimento della professione.
Una buona correlazione tra queste due dimensioni potrebbe
rivelarsi utile per capire quali siano le direzioni da seguire.
La maggior parte delle redazioni dichiara che la modalità prevalente
attraverso cui si è imparato il mestiere resta ancora quella del
praticantato, mentre la formazione nelle scuole di giornalismo, tra
l’altro di recente istituzione nel nostro paese per poter lasciare già
un segno nelle pratiche di lavoro, resta ancora un’esperienza
contenuta.
APPRENDIMENTO DELLA PROFESSIONE
corsi giornalismo
praticantato
Totale risposte valide
Periodici Radio
locali
locali TV locali Totale
15%
24%
38%
21%
57%
76%
85%
67%
53
34
13
100
Missing value 108
32
Incrociando questo dato con l’indice di interculturalità strutturale,
alla ricerca di qualche elemento che mostri la forza di una possibile
relazione, ci sembra chiaro che, allo stato attuale, di fronte ad una
situazione complessivamente arretrata sono le esperienze che si
acquisiscono sul campo a legarsi ad una maggior apertura
giornalistica verso un approccio interculturale. I corsi di
giornalismo non sembrano finora aver scalfito la modalità operativa
prevalente, ma, si diceva, le esperienze sono ancora troppo recenti
ed i programmi formativi ancora poco attenti a questo tema. A
prova però della sensibilità crescente va ricordato che la Carta di
Roma è diventato materia di studio nell’esame nazionale per
diventare giornalista professionista.
In buona sostanza è quello che i testimoni privilegiati hanno detto:
sono le singole esperienze più che una struttura formativa a
guidare
la
sensibilità
e
la
predisposizione
alle
pratiche
interculturali.
INDICE DI MULTICULTURALISMO STRUTTURALE
E APPRENDIMENTO DELLA PROFESSIONE
Indice di interculturalità corsi
strutturale
giornalismo praticantato
0
3
24
1
4
12
2
3
5
3
4
1
4
1
5
5
3
4
6
Totale risposte valide
18
51
Missing value 108
L’ultima dimensione che si è voluto esplorare è la relazione tra
capacità di innovazione professionale, misurata attraverso le nuove
33
tecnologie, attraverso le nuove tecnologie e la disposizione verso
un’apertura intercultuale.
Una serie di domande hanno approfondito il grado di utilizzo degli
strumenti della rete per verificarne sia la predisposizione generale
ad aprirsi a queste pratiche, ma andando anche a misurare
puntualmente l’utilizzo che quotidianamente si fa di alcuni
strumenti telematici nel proprio lavoro.
APERTURA AL WEB NELLE PRATICHE REDAZIONALI
sempre
spesso
qualche volta
quasi mai
mai
Periodici
locali
17%
32%
40%
8%
4%
Totale risposte
valide
53
Radio
TV
Total
locali
locali
e
44%
23% 27%
18%
54% 30%
29%
23% 34%
3%
5%
6%
4%
34
13
100
Missing value 108
Un primo dato interessante è che alla domanda diretta sull’utilizzo
complessivo della rete il 57% dichiara di usarla spesso o sempre nel
proprio lavoro. Più le radio e le tv, settori in cui l’adattamento
tecnologico di questi ultimi anni è stato più consistente.
Se si chiede puntualmente rispetto ad alcuni servizi, o utilizzi,
specifici le percentuali salgono di molto, a dire che la competenza
all’uso delle nuove tecnologie non è ancora piena e percepita come
processo complessivo.
I media locali, si aggiornano on line dalle proprie fonti istituzionali,
ricevono mail dal loro pubblico e comunicati istituzionali, spesso
hanno propri siti in cui pubblicano i loro pezzi. Sino a sperimentare
l’interattività con il pubblico nei forum o avere profili sui social
34
networks. La gamma è ampia e per le nuove forme giornalismo
nell’era 2.0 questo rappresenta un terreno da coltivare.
UTILIZZO RETE DEGLI STRUMENTI DEL WEB
Periodici
locali
Newsletter da politici e
istituzioni
E-mail dai
lettori/ascoltatori
Ricevono comunicati
stampa on line
Sito web
Pubblicazione Ultima
edizione on-line
Archivio on-line
Profili sui social networks
servizi aggiuntivi on line
forum di discussione sul
web
sondaggi on-line
Download e giochi
Altro
Totale risposte valide
Radio
locali
TV
locali
Totale
96%
79%
92%
90%
94%
74%
100%
88%
92%
81%
74%
65%
100%
77%
87%
75%
64%
62%
23%
28%
38%
29%
26%
12%
77%
62%
31%
38%
57%
51%
25%
24%
28%
25%
17%
2%
15%
6%
15%
3%
15%
23%
8%
22%
18%
15%
2%
53
34
13
100
Multi response – missing value 108
Anche in questo caso si è voluto costruire un indice sintetico che
permettesse di verificare l’impatto che il web ha sul sistema dei
media piemontesi, attraverso cui misurare la reattività ed il
dinamismo del settore dei media locali rispetto alle nuove
tecnologie.
Su questo versante si vede che il sistema dei media piemontesi
sembra rispondere abbastanza bene alle sfide poste in essere dai
nuovi strumenti della comunicazione e questo dato fa ben sperare
ad un’evoluzione dell’intero settore.
35
INDICE DI MULTIMEDIALITÀ (MIN 0 MAX 13)
indice di
multimedialità Stampa
Radio
TV
Totale %
1,00%
Min 0
1,89%
1
5,88%
1,89%
3,00%
2
17,65%
6,00%
3
2,94%
1,89%
7,69%
3,00%
4
17,65%
5,66%
15,38%
11,00%
5
5,88%
15,09%
10,00%
6
17,65%
5,66%
7,69%
10,00%
7
5,88%
20,75%
15,38%
15,00%
8
14,71%
20,75%
23,08%
19,00%
9
2,94%
9,43%
15,38%
8,00%
10
5,88%
13,21%
7,69%
10,00%
11
2,94%
1,89%
7,69%
3,00%
Max 12
1,89%
1,00%
Totale
53
34
13
100
Missing value 108
Le testimonianze raccolte hanno concordato con il fatto che le
nuove tecnologie possono aiutare a superare il gap e la resistenza
culturale verso aperture a nuovi modi di fare informazione
soprattutto nell’ambito dei temi dell’intercultura.
Arrivati a questo punto, un confronto utile a capire se si sta anche
solo abbozzando un rapporto tra nuove tecnologie e pratiche di
intercultura
può
venire
mettendo
in
relazione
l’indice
di
interculturalità strutturale del sistema dei media e quello di
multimedialità. Ogni media ha ottenuto un punteggio in entrambi
gli
ambiti
e
l’incrocio
diventa
una
forma
di
misurazione
dell’attualità che però getta le basi per guardare un po’ più in là.
In termini assoluti i dati rivelano una situazione poco confortante,
in quanto solo 19 realtà, rispetto alle 100 che hanno risposto al
questionario e alle 208 contattate, rivelano contemporaneamente
un significativo indice di apertura all’intercultura collegato ad un
buon approccio alle nuove tecnologie. Numericamente le cifre sono
piuttosto basse, ma si sa che i processi sono lunghi ed il sistema
36
dei media locali è complessivamente ancora molto arretrato. A
voler dare una lettura positiva, si potrebbe anche vedere in questo
trend un tendenza in erba che si spera cresca e diventi significativa.
Occorre certo capire meglio il quadro, ma se l’ipotesi trovasse
maggior confermata occorrerebbe
investire
anche
in questa
direzione perché sicuramente questa sarà una sfida interessante.
INDICE DI INTERCULTURALITÀ STRUTTURALE
E DI MULTIMEDIALITÀ
indice interculturalità
strutturale
indice
multimedialità
web 2.0
1
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
Totale
Missing value 142
1
5
5
1
8
3
1
2
25
2
1
3
2
2
1
6
1
3
4
1
1
1
2
1
1
1
3
1
2
1
16 10
5
3
1
1
2
6
6
6 Totale
1
3
7
8
6
11
15
4
1
6
2
1
1
64
37
38
3. LE ‘BUONE PRATICHE’ DELLA COMUNICAZIONE
INTERCULTURALE IN PIEMONTE
Fino a questo punto si è inteso evidenziare le principali criticità che
caratterizzano il sistema informativo piemontese in relazione al
tema dell’intercultura. Tuttavia il sistema mostra anche segni di
vitalità positiva che la ricerca coglie e che, riteniamo, debbano
essere valorizzati e portati ad esempio. D’altra parte, s’è detto più
volte nelle pagine precedenti, l’atteggiamento mostrato dai media
locali verso queste questioni è assai diversificato.
In
virtù
di
ciò,
lo
nell’approfondimento,
step
successivo
attraverso
della
case-studies,
ricerca
di
consiste
alcuni
casi
“eccellenti” di informazione multiculturale e interculturale. L’analisi
è stata condotta con l’impiego di metodi di indagine qualitativa: (a)
interviste in profondità a testimoni privilegiati; (b) osservazione on
line dei siti web; (c) monitoraggio qualitativo delle trasmissioni più
significative via web in steaming.
I casi osservati sono 8: di questi, 5 sono canali radiofonici, 3 sono
canali televisivi. Questi sono stati selezionati tra quelle testate che
hanno ottenuto gli indici più elevati di interculturalità (Cfr. pag. 28)
e che, successivamente, hanno concesso la loro disponibilità ad
interviste in profondità15.
15 S’impongono a questo punto due ordini di considerazioni. La disponibilità delle
redazioni a rilasciare interviste è stata manifestamente esigua. Nel complesso
hanno risposto all’appello solo 8 soggetti. Ciò a riprova del fatto che l’attenzione
dell’editoria e della professione giornalistica per questo ambito è ancora
piuttosto ridotta e che spesso questa dipende dalla sensibilità e
dall’orientamento di ogni singolo editore, direttore e redattore. In seconda
istanza va rimarcato come, in quest’ultima fase dell’indagine, la carta stampata
non abbia risposto all’appello degli analisti. D’altra parte è un dato costante
nell’economia della ricerca che le redazioni della carta stampata si sono
dimostrate meno facilmente “permeabili” rispetto a quelle di radio e tv. Deve
altresì essere chiaro però che questo dato non può in alcun modo essere assunto
ad indicatore circa il grado di interesse e coinvolgimento delle redazioni della
carta stampata sulle questioni legate all’intercultura.
39
Pur
con
significative
differenze,
le
poche
‘buone
pratiche’
individuate tra le emittenti indicano la presenza di un agire
strategico da parte degli operatori del settore. Questo è ben
evidenziato dalla co-presenza, all’interno del sistema dei media
locali,
di
due
modelli
comunicativo-informativi16.
Essi
si
differenziano in funzione di due variabili: (a) il tipo di target di
riferimento (comunitario vs. generalista); (b) la declinazione
operativa che la testata propone del concetto di intercultura
(prodotto culturale vs. pratica professionale). Ne emerge la
seguente diversificazione:
- modello multiculturale: il target è rappresentato da specifiche
comunità (di migranti ma anche, come vedremo, comunità
religiose, che si dimostrano tradizionalmente “vocate” a
questi problemi) e l’attenzione alle questioni connesse
all’intercultura si riversa in prevalenza sui contenuti (siano
essi informativi, per esempio con i notiziari in lingua, siano
essi di intrattenimento, per esempio la musica etnica). Le
emittenti si specializzano segmentando la loro offerta e
targettizzando in modo preciso la programmazione su
specifiche comunità minoritarie ma, non per questo, meno
appetibili
in
termini
di
“indici
d’ascolto”.
Sulla
base
all’esperienza e della conoscenza del territorio, diventa
possibile intercettare al meglio i bisogni comunicativi di
questi gruppi e, di conseguenza, soddisfarli.
Si parla qui di sistema “comunicativo-informativo” perché emerge un’evidente
difficoltà da parte dei soggetti intervistati a differenziare nettamente la funzione
informativa da quella comunicativa del loro impegno, per esempio
comprendendo all’interno di quest’ultima l’intrattenimento musicale nel caso
delle radio. Molto spesso l’attenzione ai temi e/o alle pratiche interculturali viene
da questi riferita alla programmazione complessiva e non ai singoli programmi in
palinsesto. In questa fase della ricerca è sembrato più utile a fini euristici
mantenere questa illuminante confusione che porta con sé interessanti sviluppi
d’indagine.
16
40
Secondo questo modello, la comunicazione e l’informazione
interculturale sarebbero praticate con l’obiettivo di «far
conoscere le altre culture oltre che la propria» e «trovare
punti in comune tra le proprie culture nel rispetto delle
diversità» (El Sabaie), un «servizio per raccontare una società
plurale» (Boccadoro.), «la comunicazione di punti di vista
diversi sulla stessa società» (Pochettino), «dar voce, cioè
rendere
visibili
gli
immigrati
al
nostro
pubblico»
(Martinengo)17.
- modello interculturale: il target di riferimento è generalista e
l’attenzione
prevalenza
ai
temi
interculturali
nell’adozione
di
viene
pratiche
declinata
in
professionali
di
costruzione delle notizie: per esempio l’assunzione di
giornalisti stranieri nelle redazioni e il loro impiego non
settorializzato, vale a dire indistintamente su tutti i contenuti
della notizia e non soltanto su quelli che coinvolgono i
migranti.
Ecco allora che la comunicazione interculturale viene definita
dai testimoni privilegiati «un modo di relazionarsi, di
rapportarsi, della società plurale» (Ferrero), «un’opportunità
di entrare in contatto con la realtà» (Gobbi), un modo per
«abbattere i pregiudizi» (El Sabaie), «una guida deontologica
per chi fa il mestiere di giornalista» (Rastello)18.
Va da sé che questi due modelli, per quanto dicotomizzati ad uso
analitico, non vanno intesi come vicendevolmente escludenti. Per
esempio: gli intervistati che pure descrivono l’impegno della loro
testata con le caratteristiche tipiche del modello multiculturale si
dimostrano però anche ben consapevoli dell’importanza di mettere
in connessione tra loro le diverse comunità di migranti e di aprire il
Cfr. l’intervista collettiva esplorativa a testimoni privilegiati (tutti giornalisti
professionisti) che ha costituito l’incipit di questa indagine.
18 Ibidem
17
41
dialogo anche al pubblico italiano; viceversa, gli intervistati che
descrivono
l’impegno
qualificandola
come
della
più
loro
orientata
testata
al
d’appartenenza
modello
interculturale
sottolineano però anche l’importanza di un’informazione di servizio
in lingua straniera, mirata alle comunità maggiormente presenti sul
territorio con l’obiettivo di favorire la conoscenza comune su temi
fondamentali. In sostanza, tra gli operatori più avvertiti ed esperti è
ben presenta la consapevolezza sulla complessità della questione e
sul fatto che la risposta al problema è assai articolata. Pur tuttavia,
non può non permanere una dicotomizzazione di fondo che
caratterizza i due approcci, la quale, se non altro, origina nella
specificità stessa della singola impresa editoriale e del mezzo
impiegato (radio oppure tv).
Per una fenomenologia dei contenuti multiculturali e interculturali
Le interviste – sia quella esplorativa iniziale sia quelle conclusive
mirate all’approfondimento dei casi d’eccellenza – consentono di
stilare una pur provvisoria fenomenologia delle forme principali
assunte dalla comunicazione e dall’informazione multiculturale e
interculturale sui media locali piemontesi:
-
notiziari in lingua italiana: lo “straniero come notizia”;
-
notiziari in lingua straniera:
a. che informano i cittadini stranieri sui fatti di cronaca
dai Paesi d’origine;
b. che informano i cittadini stranieri sui fatti di cronaca
dalla realtà che li ha accolti;
c. che rendono disponibili ai cittadini stranieri in
Piemonte notizie di servizio sulla realtà dei migranti
utili per una più facile integrazione nel territorio. La
gamma dei contenuti è ampia: modalità di rinnovo
42
del permesso di soggiorno, tempi e modalità
dell’iscrizione dei figli a scuola, ricerca e assunzione
al lavoro ma anche orari e partenze dei corrieri ecc.;
d. che informano sulle occasioni di svago e tempo
libero delle comunità d’origine: per esempio serate
a tema nelle discoteche, rassegne di cinema, festival
musicali ecc.;
-
programmi musicali (soprattutto radio);
-
inserzioni pubblicitarie;
-
“copertura” di eventi (soprattutto sportivi) in diretta e/o in
replica differita.
Le matrici culturali dell’informazione interculturale
Nel complesso, i dati raccolti attraverso i questionari nella prima
fase della ricerca e successivamente confermati attraverso le
interviste in profondità mostrano che l’intercultura si sviluppa e si
afferma nei media innestandosi su precise matrici culturali,
allorquando queste siano costitutive di ben specifiche linee
editoriali: in primis, quella religiosa (cattolica e valdese soprattutto,
che nella tradizione piemontese confermano la loro vocazione
fortemente ecumenica collegata al territorio e di concreto impegno
sociale); in seconda battuta quella politica, soprattutto per
l’orientamento “a sinistra” di radio che affondano le loro radici
nell’epopea delle “radio libere” della fine degli anni Settanta; infine
– ma niente affatto ultima - la logica commerciale: è ormai chiaro
che, laddove si concentrano nutrite comunità di cittadini stranieri,
esse finiscono con il costituire un significativo bacino d’utenza per i
media locali. Alcune di queste sono piuttosto consistenti nella
nostra Regione: si pensi, su tutte, a quella rumena, che conta
121.150 unità; ma anche quelle marocchina (58.811), albanese
43
(42.321), cinese (11.422) peruviana (10.443). Si tratta, con tutta
evidenza, di target ben appetibili per realtà radio-televisive locali19.
Di seguito saranno passati in rassegna i casi-studio considerati. In
questa sede si è optato per una presentazione delle “8 eccellenze”
in rigido ordine alfabetico con l’obiettivo di semplificare la lettura
del testo anche ad un eventuale lettore non professionale.
Fanno parte della rassegna: Radio Antenna Uno, Radio Beckwith
Evangelica, Radio Flash, Radio Gold, Radio Torino International, E21
Network, Quartarete Tv e VideoNovara.
Per ognuno di questi viene proposta una scheda analitica che
comprende: (a) un inquadramento essenziale ma aggiornato della
testata; (b) la classificazione della testata in funzione del modello
comunicativo in essa prevalente (multiculturale vs interculturale);
(c) l’illustrazione delle più rilevanti caratteristiche di multiculturalità
e di interculturalità della testata.
Fonte: «Dossier
Caritas/Migrantes
19
statistico
2009»
sull'
immigrazione
curato
da
44
3.1 Le “eccellenze” piemontesi tra comunicazione multiculturale
e informazione interculturale
RADIO ANTENNA UNO (TORINO)
Radio Antenna Uno è oggi la radio di riferimento per la comunità
peruviana a Torino e, più in generale, per tutte le realtà
sudamericane presenti sul territorio provinciale di Torino, Asti e
Cuneo.
La radio inizia le trasmissioni il 25 febbraio 1981 per iniziativa di
Raffaele Canapé, appassionato ed esperto di musica napoletana,
pioniere indiscusso della etno-music nell’etere torinese20, per offrire
musica popolare, in particolare musica napoletana alla consistente
comunità di migranti dalla Campania e, più in generale, dal
Mezzogiorno. A ciò si accompagnavano però programmi come
“Montagne del mei Piemunt”, di musica e cultura piemontese,
“Viaggio musicale con i vini d’Italia”, “I sogni nel cassetto” che
vedeva la partecipazione di numerosi aspiranti poeti del panorama
torinese.
Già nel progetto editoriale iniziale dunque era presente l’idea di un
target preciso di ascoltatori, in particolare immigrati dal Meridione
d’Italia insediati nell’area torinese, pur senza un preciso obiettivo di
integrazione
nel
nuovo
tessuto
sociale
di
riferimento.
Ciò
nonostante, Radio Antenna Uno si imponeva già allora “di fatto”
20 La sua rubrica “Anema ‘e Core” nacque addirittura nel 1974 e, ai tempi, andava
in onda su un altro canale storico del panorama delle “radio libere” cittadine:
Radio Gemini One. Oggi come allora, Radio Antenna Uno è una impresa “a
conduzione famigliare”: infatti, dopo la prematura scomparsa di Raffaele nel
1984, è la vedova Maria Antonia Carbonara Canapé . Nel decennio 1984/1994 la
radio è gestita da quest’ultima con il supporto della figlia primogenita Carla,
costituendo così un tandem tutto femminile che individua nelle donne un buon
target per i programmi del mattino e che potenzia l’informazione. Dal 1994 a
rilanciare l’azienda di famiglia è il secondogenito Mario Canapé che però viene a
mancare tragicamente quattro anni più tardi. Mai dome, Maria Antonia e Carla
tornano alla guida dell’impresa e completano l’affermazione di Radio Antenna
Uno come radio di riferimento della nutrita comunità Latino-americana di questa
Regione.
45
come un esempio pionieristico, per quanto artigianale, di radio
multiculturale.
Negli anni
Radio Antenna Uno ha sviluppato la sua vocazione
rivolgendo attenzione alle sempre nuove ondate di immigrati. La
svolta si è avuta in occasione del 2° Festival Latino, che si è tenuto a
Torino, e del quale Radio Antenna Uno è diventata “radio ufficiale”,
collegata in diretta tutto il giorno. Da quel momento Radio Antenna
Uno si è specializzata in musica e informazione latinoamericana,
che manda in onda per ben 22 ore su 24 in una serie di programmi
specifici su musiche e paesi ben precisi. Resta ancora, però, una
fascia di musica napoletana, per non tradire quel pubblico fedele
per il quale Radio Antenna Uno d’altronde era nata.
Il programma cult all’interno del ricco palinsesto multiculturale è La
Voz del Caribe, un programma informativo/musicale condotto
ancora oggi in spagnolo e in italiano da Manuel Rodriguez e che
all’inizio era in assoluto l’unico programma del genere in Italia.
Radio Antenna Uno è al momento la seconda radio di musica
latinoamericana per numero di ore in Italia, dietro soltanto a Radio
Mambo di Roma.
La Voz del Caribe nasce nel 1996 e va in onda ogni giorno da
mezzogiorno alle 13.00, ma già dopo due anni, nel 1998, allunga a
due
ore
la
sua
durata,
conservando
sempre
la
formula
dell’intrattenimento musicale, intervallato da notizie flash sui fatti
principali accaduti in Sud America e su notizie che possano
interessare le comunità sudamericane a Torino e in Piemonte. Nel
1999
cambia
completamente
fascia
oraria
e
si
sposta
al
pomeriggio, dalle 16,00 alle 20,00, occupando così un posto di
prestigio nel palinsesto quotidiano della radio. Circa un anno dopo,
il balzo con il Festival Latino: Radio Antenna Uno è collegata per un
mese in diretta dalle 12,00 alle 24,00 dal lunedì al venerdì; il
sabato proponeva anche la classifica.
Altri programmi interessanti sono Compartiendo, di carattere
propriamente informativo, ma più orientato a temi sociali e a
46
questioni di carattere etico-religioso; Buenas Noches Tango, in cui
ogni lunedì a tarda sera (dalle 22.00 fino a mezzanotte) viene
proposta la musica e la cultura del tango; Recuerdo de oro, in cui
una serie di canzoni italiane vengono cantate in spagnolo.
Infine, un altro programma particolarmente rilevante in termini di
informazione interculturale è Mi Tierra (condotto da Lea Polisi, con
Ana Ponce e Walter Valladares dal Perù), realizzato settimanalmente
(va in onda ogni sabato dalle 14.00 alle 16.00) in collaborazione
con il Consolato Generale del Perù a Torino, che offre una finestra
su usi e tradizioni, mete turistiche e sulla lingua, oltre che fornire
un servizio di informazione e ausi
lio agli immigrati per permessi di soggiorno e ricongiungimenti
famigliari.
Di seguito, il palinsesto attuale di radio Antenna Uno, in cui appare
evidente l’investimento in campo multiculturale.
Tabella 1 - Il palinsesto di Radio Antenna Uno di
Torino
06,30 – 07,00 Radio Zai.net
La trasmissione che fa scuola: il programma contenitore
di attualità locale e nazionale, con il coinvolgimento degli
studenti, discussioni, classifiche, demo dei gruppi
musicali, notizie futili e utili.
07,30 – 09,00 Prima Fila con Wladi
Attualità e fatti in collaborazione con Primantenna, la tv
sulla radio in sinergia per la città di Torino.
10,00 – 20,00 Antenna Uno è La Voz del Caribe
10,00 – 12,00 Juke box latino
12,00 – 14,00 La Voz del caribe
14,00 – 15,00 Recuerdo de oro
15,00 – 16,00 Asi te gusta
16,00 -17,00 Mas Candela
17,00 – 19,00 Tropical Park
19,00 20,00 Johnny Hour
20,00 – 22,00 Antenna Uno Classic
Grandi successi evergreen, anni ’60, musica popolare e
ballabili di tutti I tempi per un pubblico che segue la
radio dagli albori (cioè da 30 anni).
47
22,00 -24,00 Jazz Cafè
Un meraviglioso mix di latin jazz, brasil, world music,
tango e recuerdo.
24,00 – 06,30 La noche caliente
La migliore musica latina Non Stop
Fonte: http://www.radioantennauno.com
Radio Antenna 1 trasmette in Piemonte sui 104.7 FM e in streaming
sul sito web http://www.antennaunoradio.com .
RADIO BECKWITH EVANGELICA (TORINO)
Radio Beckwith Evangelica, che porta questa nome per celebrare il
generale inglese John Beckwith - il quale ispirò e finanziò la
costruzione del primo tempio valdese a Torino nel 1853 dopo la
promulgazione dello Statuto Albertino - nasce nel 1984 come radio
a carattere comunitario legata alla chiesa protestante valdese. Con
sede a Luserna San Giovanni, la radio è particolarmente radicata su
quella che è l’area tradizionalmente a vocazione valdese: le
Province di Torino e di Cuneo, Pinerolo, Saluzzo con particolare
attenzione alle valli Pellice, Chisone e Germanasca.
Attualmente in onda su due frequenze (87.800 – 96.500), diffonde
il segnale anche live on streaming dal sito web http://www.rbe.it .
RBE trasmette 24/24 ore, 7 giorni a settimana. In redazione
operano
per
l’organizzazione
del
palinsesto
mattutino,
pomeridiano e serale circa 70 collaboratori.
A dimostrare quella che è una tradizionale predisposizione di RBE
ai temi dell’intercultura va sottolineata l’attenzione riservata da
sempre alle minoranze linguistiche francofone ed occitane: si sono
avvicendate nel tempo trasmissioni in dialetto piemontese, “patois”
(dialetto locale) ed in lingua francese, nonché programmi che
trattano
tali
argomenti
Citiamo,
ad
esempio,
sensibilizzando
trasmissioni
in
l’opinione
dialetto
pubblica.
come
“Lou
48
Frommage“, “Favole in francese“, “Rassegna stampa in francese“,
“La Beidana“, “Actualité de l’Evangile”.
Per quanto concerna l’offerta informativa, la radio propone una
quotidiana
rassegna
stampa
nazionale
e
l’approfondimento
dell’informazione regionale, provinciale e locale con la lettura dei
quotidiani e dei periodici locali.
La caratteristica di radio comunitaria consente a Radio Beckwith di
riservare ampio spazio all’interno del palinsesto anche a tutte
quelle realtà che spesso vengono “dimenticate” dai mass media:
associazioni “no-profit” di volontariato (come Emergency, Amnesty
International, Anfass, Diapsi), associazioni politico-culturali minori,
associazioni sportive locali e a minoranze linguistiche.
Soprattutto nella fascia pomeridiana e serale, Radio Beckwith offre
la possibilità a numerosi “non professionisti” di avvicinarsi al
mondo radiofonico, i quali gestiscono spazi musicali autonomi
all’interno del palinsesto.
Radio
Beckwith
è
particolarmente
attenta
anche
ai
temi
dell’integrazione interculturale, in particolare con riferimento
all’area africana.
In collaborazione con altri enti e/o associazioni, ci sono sempre
interviste dedicate alle tematiche dell'integrazione, della comunità,
dell'attenzione a temi "diversi", che la redazione inserisce nelle
dirette del palinsesto giornaliero. Tra queste, l’intervistato porta a
titolo di esempio, un'intervista a due professionisti del Mali in visita
nel pinerolese per dei progetti di cooperazione con un'associazione
locale.
Tra i cicli di trasmissioni a tema più importanti, da segnalare:
Alziamo il volume all’Africa (edizioni 2006-07 e 2008-09 )
Una trasmissione radiofonica che è possibile ascoltare su radio
Beckwith (il venerdì alle 15 e la domenica mattina alle 9,30) ma
anche su radio Flash (la domenica dalle 10.00 alle 10.30) con
49
informazioni, interviste, approfondimenti, per dare voce a chi
generalmente non passa nelle cronache. Frutto del progetto
"Giornalisti in rete fra il Piemonte e il Sahel", un progetto legato ai
media del Piemonte e ai media di alcuni paesi africani del Saehl,
finanziato dalla Regione e coordinato da la rivista “Volontari per lo
Sviluppo” e dal Cisv, il programma nasce alcuni anni fa come
cooperazione decentrata per uno scambio di notizie fra il Saehl e il
Piemonte, ma anche per offrire un sostegno ai media indipendenti
africani che hanno vita dura in alcune zone dove i regimi dettano
leggi e distribuiscono informazioni lottizzate. Moltissimi i lavori
previsti per raggiungere gli obiettivi del progetto, da seminari di
approfondimento in Piemonte a laboratori con le scuole, fino
all'invio di tecnologie e formazione ai partner saheliani. Nell'ambito
di questo ampio progetto nasce “Alziamo il volume all’Africa”.
Mondolingue: notiziario radiofonico multilingue (dal 2006)
Ogni martedì dalle 19 alle 19.30 va in onda questo notiziario
multilingue rivolto alle persone migranti. Da quest’anno il notiziario
è disponibile anche in edizione cartacea diffuso dall’«Eco del
Chisone», il giornale locale di ispirazione cattolica più letto nel
pinerolese.
Progettato in collaborazione con il Cuamm - Medici per l'Africa e il
Tavolo Migranti della Città di Pinerolo, il notiziario viene costruito
da una redazione multiculturale La redazione che comprende: 15
studenti degli ultimi anni delle scuole superiori (5 italiani e 5
coppie di appartenenti ai gruppi linguistici cinese, arabo, albanese,
rumeno e ispano-americano), da 3 insegnanti delle superiori, da 2
esperti in comunicazione (una giornalista dell’Eco e un esperto di
RBE) ed è supportato da 5 mediatori culturali (che assicurano la
traduzione corretta nelle loro lingue) e da 2 volontari del Gruppo
Piemonte.
Mezz'ora di approfondimento sui temi di interesse per le persone
migranti: dalle pratiche di rinnovo dei documenti, alle informazioni
50
rispetto a diritti e doveri, le modalità di iscrizione a scuola, ai
contatti utili per informarsi.
Favole dall'Africa (giugno-luglio 2007)
Ciclo di trasmissioni dedicate alla lettura di favole africane, in
lingua
originale
e
in
italiano,
accompagnate
dalla
musiche
tradizionali dei paesi di provenienza. Si tratta di una serie di
racconti legati alle tradizioni popolari dell’Africa, in particolare di
Marocco,
Mozambico
e
Madagascar.
Il
programma
è
stato
realizzato in occasione delle manifestazioni "Colpi di TAM TAM" nel
comune di Torre Pellice, in collaborazione con il gruppo "Un mondo
di donne". In onda il venerdì mattina alle 12.10 e, in replica, il
martedì pomeriggio alle 15.10.
RADIO FLASH (TORINO)
Radio nata negli anni Ottanta che trasmette 24 ore su 24 da Torino
in FM sulla frequenza 97,6 Mhz. Aderisce al circuito nazionale
indipendente di Radio Popolare Network, con orientamento politico
di sinistra. Trasmette on line dal sito www.radioflash.to e in digitale
terrestre per la Provincia di Torino.
Gianluca Gobbi, caporedattore di Radio Flash, nel caratterizzare
l’investimento in termini di interculturalità da parte della sua
emittente, sottolinea come un fatto molto importante, anzi quello
principale, che nelle ultime due stagioni Radio Flash abbia deciso di
non considerare più la copertura di fatti legati a immigrati come un
elemento a sé stante del palinsesto. L’idea che c’è dietro una
strategia editoriale di questo tipo è proprio quella di interculturalità
intesa come parte integrante del palinsesto quotidiano della radio,
che, infatti, si occupa di questi temi in media ogni due giorni.
Questo salto, questo tentativo “superare qualsiasi steccato”, è
maturato, come detto, circa due anni fa, ma si è prodotto in modo
particolare la scorsa stagione (2009-2010), quando Radio Flash è
51
riuscita, su proposta dello stesso Gianluca Gobbi (e subito accettata
dalla direzione), ad avere una redattrice straniera che si occupava
anche di temi non necessariamente legati all’immigrazione. Si tratta
della stessa redattrice che curava “Tropico utopico”, una rubrica di
successo della domenica mattina, che al momento non va più in
onda per ragioni logistiche e tutta una serie di esigenze pratiche
che di fatto ne impediscono la realizzazione e la messa in onda.
L’idea di Gobbi ha fondamentalmente risposto a una curiosità, per
lui che ogni domenica ascoltava questa rubrica: “Perché non
portare questa redattrice in settimana, ad occuparsi non soltanto
di quel tema, ma in generale di tutto ciò che accade a Torino?”. In
questo modo, si evita anche la rubrica, l’angolo dello straniero, che
di fatto ghettizza il tema, oltre che l’intera programmazione.
Quindi, all’interno della redazione, è stata introdotta una persona
nata al di fuori dell’Italia, che nei primi tre mesi si è chiaramente
occupata, per via dei contatti che aveva, di fatti legati agli stranieri,
ma che ha poi sviluppato altri temi sulla base di tutto quello che
l’attualità forniva. Questa è stata dunque la molla che ha permesso
a Radio Flash, già attiva sul piano dell’integrazione, di fare il salto
di
qualità,
nonché
di
aver
proposto
una
spinta
nuova
e
determinante: “è molto importante, infatti, che quell’idea e quel
progetto abbiano scardinato un luogo comune: lo straniero che si
deve occupare soltanto di stranieri e solo nel weekend” (perché, per
tradizione, le trasmissioni legate a questi temi sono collocate nel
fine settimana).
Al momento Radio Flash si muove lungo una direzione ben precisa:
non prevede nel proprio palinsesto trasmissioni specifiche sul
tema, ma una serie di fuori onda che informano gli stranieri
soprattutto con notizie di prima mano e di utilità pratica.
Esistono soltanto due rubriche in lingua, peraltro rimaste alla
domenica (ma solo per esigenze pratiche dei curatori), che
rispondono comunque all’esigenza soprattutto delle comunità
rumene nel mondo di avere trasmissioni di questo tipo. Nello
52
specifico, si tratta di “MiAfrica”, in onda ogni domenica dalle 12,00
alle 14,00 e condotta da persone che fanno riferimento all’area
centromeridionale del continente africano; e “Polide Romanitate”,
rubrica intermente in lingua rumena, in onda la domenica dalle
17,30 alle 21,00. “Polide Romanitate” è una rubrica molto seguita
non solo a Torino.
In generale, e questo è l’altro punto che caratterizza non solo le
due rubriche ma l’impostazione generale di Radio Flash, l’emittente
punta molto, quando si parla di immigrazione o di temi legati agli
stranieri, a ciò che unisce. In altri termini, Radio Flash non prende
lo spunto dal fatto di cronaca, dagli arresti, dagli allarmi o da
componenti negative in generale; considera l’integrazione un dato
strutturale e fondamentale per il rinnovamento della città. Di
conseguenza, diventa notizia ciò che dà un input positivo: anche a
fronte di un fatto di cronaca negativo, la linea editoriale di Radio
Flash, che risponde evidentemente a questo forte spirito di
integrazione che rincorre, va alla ricerca di quelle situazioni in cui
si è sperimentato, ma semplicemente non lo si conosce, il positivo.
E per Gianluca Gobbi “questo è fondamentale, non per fare della
retorica, ma perché nei fatti Torino è davvero l’emblema di come in
molte circostanze (come associazioni, settori illuminati della politica
e settori dell’informazione) davvero si sia riusciti a creare delle
eccellenze,
un
modello
di
convivenza,
per
quanto
a
volte
traballante”. L’obiettivo di Radio Flash è allora proprio quello di
provare a raccontare questo modello.
Per quanto riguarda più nello specifico la struttura di questa due
rubriche settimanali, è ovviamente molto importante l’aspetto
musicale. Basti pensare che, come impostazione generale, Radio
Flash dopo 7-8 minuti di parlato “manda” un brano: questo
permette di agganciare l’ascoltatore che si trova in auto (il 70/80%
dell’ascolto avviene in auto) attraverso la musica o comunque, se
per caso entra a metà del discorso, di non perderlo a causa di
approfondimenti vari che non permetterebbero di tenerlo appunto
53
agganciato con la musica. Inoltre, sottolinea sempre Gobbi, “con la
musica si può seminare, eccome”. Molto spesso proprio con la
presentazione di artisti viene fuori il lato culturale, perché la
persona arriva in studio, ha modo di raccontarsi: questo è un
aspetto molto importante anche per quanto riguarda l’attività di
redazione, perché “proprio l’aspetto delle interviste con ospiti
stranieri, soprattutto con musicisti, ci ha portato a riflettere anche
sulla modalità di lavoro in redazione in senso stretto. Ad esempio,
prima c’era una sorta di Gr allargato tra i due gr brevi di Popolare
network; in realtà poi gli ascoltatori, quando hanno avuto l’ospite
in studio, hanno preferito che ci fosse l’approfondimento Ecco
perché da un paio di anni circa, da quando è stata sperimentata
con successo questa formula, c’è uno spazio dalle 13 alle 14 che
prevede un ospite in studio (quasi sempre dalle 13 alle 13,30), un
gr breve di cinque minuti e, a seguire, 25 minuti di interviste brevi
sui temi del giorno”.
Se
ci
sono
iniziative
particolari,
come
“Baloon
Mundial”,
chiaramente Radio Flash le segue da protagonista, con la cronaca
multilingue delle partite e il collegamento in diretta dai campi.
Non c’è, infine, l’idea di produrre di un gr in lingua: c’è piuttosto
l’idea, se ci sono persone da portare in settimana, di dare la notizia
in lingua, ma sempre come fuori onda o all’interno del tradizionale
gr in italiano.
RADIO GOLD (ALESSANDRIA)
Radio Gold trasmette ad Alessandria sulla frequenza 88.8. Il
progetto editoriale nasce nel magma creativo della libertà
radiofonica
degli
anni
’70
e
si
sviluppano
in
occasione
dell’alluvione del 1994 di Alessandria, affermandosi come un
punto
di
riferimento
per
l’informazione
nella
provincia
di
Alessandria e il suo territorio. Inizia così un processo di crescita
54
costante sostenuto da una presenza attenta sugli avvenimenti più
significativi a livello locale e nazionale.
La sensibilità di Radio Gold per i temi dell’interculturalità trova
espressione in due prodotti editoriali particolarmente interessanti
e dai quali emerge con chiarezza l’idea di interculturalità diffusa
nella filosofia dell’emittente e il tipo di investimento che la radio
dedica a questi temi: un gr in lingua per migranti e un portale
informativo web per stranieri, di prossima realizzazione.
Radio Gold si ascolta anche in live streaming sul sito web
http://www.radiogold.it
Il Gr per migranti
L’esigenza di un notiziario “per” stranieri è dettata, oggi, dalla
presenza sempre più significativa dei migranti anche nell’area di
Alessandria. Il Gr per migranti di Radio Gold si inserisce all’interno
di una programmazione coerente con l’intero palinsesto della
radio, perché «il migrante che ascolta la radio non vuole sentirsi
relegato in una fascia oraria dedicata, con la chiara conseguenza
di una sorta di ghettizzazione».
Un notiziario (anche) per stranieri deve fornire informazioni utili e
dedicate non senza dimenticare la realtà del territorio in cui si
insedia. “Così, riteniamo, uno spazio informativo deve essere
realizzato unendo la lingua madre all’italiano per una serie di
considerazioni”:
1. gli stranieri che arrivano in Italia dopo alcuni mesi
imparano a comprendere la lingua del paese di arrivo ed, anzi,
desiderano apprenderla meglio per essere agevolati negli approcci
quotidiani;
2. un notiziario in lingua contribuirebbe ad innalzare un
muro tra migranti ed italiani;
55
3. non si debbono escludere i numerosi italiani che
intendono
approfondire
aspetti
che
non
conoscono
e,
di
conseguenza, verrebbe meno uno degli elementi fulcro dei mezzi
di informazione: un terreno di confronto, motivo di dibattito, oltre
che fonte di informazioni.
La scelta di un notiziario, perciò, deve contemplare, a loro
giudizio, un mix di italiano e lingua d’origine per un Gr di durata
media di circa 5 minuti con una struttura variabile: un canovaccio
fisso
con
notizie
utili
e
alcuni
momenti
variabili
anche
quotidianamente per una struttura così assimilabile:
1. informazioni di carattere tecnico/lavorativo;
2.
informazioni
di
carattere
nazionale
con
chiare
ripercussioni sul locale (es. informazioni di carattere normativo o
di utilità);
3.
informazioni
di
politica
nazionale
che
potrebbero
allargare scenari anche nella regione di appartenenza (es. diritto di
voto alle amministrative, consiglieri stranieri all’interno di un
organo consultivo);
4. informazioni di carattere regionale e locale;
5. informazioni tecniche e specifiche su appuntamenti locali
(corsi, scadenze, numeri telefonici);
6. informazioni su di una cultura (interviste settimanali,
suddivise nei vari giorni, es.: intervista ad un rappresentante di
una comunità), naturalmente differente ogni settimana;
7. aspetti più leggeri delle varie tradizioni o richiami ad
eventi dei paesi d’origine.
Il Gr per stranieri, a regime, va in onda cinque giorni su sette, dal
lunedì al venerdì (attualmente le lingue sono quattro). La
56
collocazione oraria è stata scelta in fasce orarie rispondenti alle
esigenze degli stranieri. Di conseguenza, nella fascia serale, alle
20,15 e in replica il sabato e la domenica alle 12.30 e 12.40.
In sintesi, questi i punti principali e le finalità del Gr per migranti
di Radio Gold:
•
ogni giorno trasmissione del notiziario: dal lunedì al venerdì;
•
collocazione in orario di sensibile ascolto (20.15);
•
durata variabile tra i 5 e i 6 minuti, composta da interventi
esterni che mantengano alta l’attenzione verso il prodotto
confezionato;
•
differenziazione delle lingue (es. lunedì spagnolo, martedì
rumeno, mercoledì arabo, giovedì albanese, venerdì inglese);
•
tematiche fisse rispondenti alle esigenze dei migranti:
(nuove
normative
giuridiche
per
la
permanenza
o
l’integrazione nel luogo di residenza; notizie di utilità come
orari di sportelli o delucidazioni sulla compilazione di
documentazione; casi giuridici di interesse e di scuola;
manifestazioni; brevi informazioni sul paese d’origine; brevi
informazioni su iniziative varie nel luogo di residenza;
informazioni sulla cultura di una nazionalità a beneficio
degli italiani, in modo da favorire un costruttivo scambio);
•
commistione della lingua madre con l’italiano per consentire
la realizzazione di un progetto che eviti la creazione di un
prodotto rivolto solo ad uno specifico gruppo.
E tra le principali finalità:
•
creazione di un prodotto di pubblica utilità per i migranti
(con informazioni di servizio) e per gli italiani (che grazie a
notizie sulle culture e sui paesi stranieri possono percepire il
migrante come “parte di sé”);
57
•
coinvolgimento diretto dei mediatori culturali del territorio
in un percorso di collaborazione e partecipazione alla vita
sociale nel paese di residenza;
•
riconoscimento della pari dignità delle nazionalità
interessate dal notiziario attraverso la puntuale collocazione
all’interno dei palinsesti informativi delle emittenti presenti
sul territorio;
•
diffusione di uno scambio culturale tra differenti popoli per
un mutuo arricchimento.
Il portale stranieri Enea
È ormai prossimo al varo il nuovo portale “Enea” dedicato ai
migranti
della
provincia
di
Alessandria
e
realizzato
in
collaborazione con Cgil e Auser.
Il portale prevede una parte statica di informazioni sulla legalità e
sulle disposizioni dello stato italiano tradotto in quattro lingue
oltre all’italiano (spagnolo, arabo, albanese e rumeno). Detta parte
statica sarà accompagnata dall’inserimento settimanale di notizie
dinamiche.
Accanto a questa forma tradizionale verranno aggiunti elementi
innovativi.
Per
questo
verranno
inseriti
dei
notiziari audio
anch’essi con cadenza settimanale, strutturati per notizie con
indicazioni utili per l’inserimento sul territorio, il rapporto con il
mondo
lavorativo,
lo
sviluppo
della
persona
attraverso
l’interazione con la comunità provinciale.
Stesso percorso si attuerà attraverso un video giornale con
cadenza mensile che preveda lo sviluppo di tematiche legate ai
migranti.
RADIO TORINO INTERNATIONAL (TORINO)
Radio Torino International rappresenta in assoluto il primo caso di
radio multietnica in Piemonte, di una radio che trasmette
58
interamente musica, notizie e informazione “senza frontiere”. Come
recita infatti lo slogan dell’emittente, Radio Torino International è
«la prima radio che parla tutte le lingue della città». Trasmette sulle
frequenze
90.0
e
live
on
streaming
sul
sito
web
http://www.torinointernational.com .
Il palinsesto giornaliero mostra la presenza di notiziari in lingua:
tre in rumeno, tre in cinese, due in spagnolo e due in arabo. Si
tratta evidentemente di spazi informativi che hanno almeno quattro
obiettivi principali: (a) rispetto della tradizione multietnica; (b)
intercultura; (c) integrazione; (d) commerciale.
In riferimento all’ultimo punto, occorre sottolineare come la
targettizzazione dei contenuti informativi e di intrattenimento di
RTI sul pubblico di migranti stranieri è parte di una più ampia
strategia di marketing attuata dal gruppo di Radio Centro 95, di cui
RTI fa parte. Il caso è particolarmente interessante perché mostra
come
multi
e
intercultura
possano
costituire
una
risorsa
interessante per l’ampliamento del pubblico di riferimento. Così
infatti il direttore del gruppo Gennaro Cassese: «L’idea nasce dalla
consapevolezza che gli stranieri rappresentavano e rappresentano
una percentuale considerevole tra i potenziali ascoltatori».
Attraverso i diversi notiziari, le comunità vengono informate con
notizie di pubblica utilità (soprattutto di natura legale e giuridica),
utili appunto a favorire il processo di integrazione. In altre parole, i
notiziari informano su ciò che accade a Torino, ma anche e
soprattutto su quanto avviene nei rispettivi paesi. Questi si
inseriscono all’interno di un palinsesto musicale tradizionale per le
diverse comunità.
Esistono, infine, alcune rubriche in italiano per far conoscere le
culture, i siti di interesse turistico nei diversi Paesi e la storia di
queste comunità, favorendo in questo modo lo scambio di
conoscenze.
«Il progetto – spiega Cassese - è iniziato con la sola lingua rumena,
perché interessa una fetta importante di immigrati, se si pensa che
59
Radio Torino International ha un pubblico di circa 100mila
ascoltatori rumeni solo in provincia di Torino. Soltanto dopo la
radio si è aperta alle altre lingue, e più di recente anche
all’albanese, che, più di nicchia, si ritaglia un piccolo spazio al
mattino (…) L’intera programmazione è in lingua. I deejay, i
notiziari e persino gli spot pubblicitari: tutto è pensato e dedicato a
ogni idioma».
Un ulteriore dato interessante emerge a proposito della fase
produttiva dei programmi: a predisporre l’intero palinsesto sono
operatori stranieri. Ognuno si occupa del proprio paese, con la
Romania che resta ovviamente sovra-rappresentata: il gruppo vede
il contributo di oltre quattro persone.
60
Fig. 1 – Il palinsesto di RTI
61
E21 NETWORK (CASTELLAMONTE CANAVESE)
L’emittente televisiva E21 Network (Editrice 21 s.p.a.) ha sede a
Castellamonte Canavese, in provincia di Torino. Questa apre
all’intercultura solo dopo un lungo tempo di gestazione, nell’aprile
del 2009, dunque relativamente di recente.
Questa apertura si traduce operativamente nella realizzazione di un
telegiornale in lingua rumena, con cadenza settimanale e della
durata di cinque minuti che «possono sembrare pochi – dice
l’intervistato - ma che necessitano di uno sforzo e di un
investimento sostanziali».
Il Tg va in onda ogni venerdì, subito dopo il telegiornale locale: alle
13.10 e, in replica, alle 19.55 e alle 20.55. Il notiziario in lingua
rumena va in onda a ridosso di quello in italiano per sfruttare il
cosiddetto “effetto traino”: «come nel telegiornale locale si
affrontano notizie che possono interessare o coinvolgere la
comunità rumena presente sul territorio, ugualmente nel Tg in
rumeno trovano spazio anche notizie italiane (locali e nazionali).
Dunque, è come se un Tg preparasse in qualche modo all’altro,
provando ad allargare la fascia di ascoltatori dell’uno e dell’altro».
L’idea di fondo è allora quella di realizzare un Tg che coinvolga
anche i telespettatori italiani e provi così ad allargare e accelerare il
processo di integrazione tra popoli diversi.
Il telegiornale in rumeno è curato e condotto da una mediatrice
culturale di lingua madre rumena, Ionela Ionita, che durante la
settimana approfondisce gli interessi e le preoccupazioni della
comunità rumena nell’area del Canavese e realizza così con un
operatore della redazione (italiano) l’edizione settimanale. È chiaro,
allora, come il Tg non abbia un taglio esclusivamente cronachistico
ma offra al pubblico (compreso quello italiano) informazioni di
servizio, per esempio, di natura legale, come annunci e spieghi le
diverse feste e i diversi appuntamenti tipici della cultura rumena
ecc.
62
Il telegiornale si realizza regolarmente attraverso una serie di
servizi o con interviste a personaggi anche noti, come l’ultimo Re di
Romania, ma soprattutto con i responsabili delle associazioni e in
occasione di feste o funzioni religiose: «L’obiettivo – spiega Ionita è sostanzialmente quello di riuscire a rendere fruibili i nostri
momenti di vita alle altre culture e di provare a fruire e
comprendere noi italiani momenti culturali che non conosciamo,
come è accaduto in occasione della Pasqua Ortodossa».
La collocazione nel palinsesto e la “duplice provenienza” delle
notizie realizzate servono ad evitare che il telegiornale in rumeno
sia solo in rumeno e per i rumeni; ad evitare, in altre parole, che il
Tg in rumeno di fatto ghettizzi la comunità rumena: in questo
modo, afferma il Direttore Elso Merlo, «non si parlerebbe di
intercultura, ma di monocultura in una lingua diversa dall’italiano».
Poiché, prosegue Merlo, «l’immigrato lega meglio con un altro
immigrato», la rete opera per “spingere” gli spettatori rumeni verso
la conoscenza di altre comunità per favorire l’innesco di un
processo di interculturalità anche fra le diverse comunità di
stranieri: «questo favorisce anche il processo di integrazione tra
italiani e rumeni (o comunque comunità straniere) perché è più
facile anche per noi confrontarci con loro se c’è già stato uno
scambio tra di loro».
Interessante la spiegazione che viene data circa la genesi dei diversi
Tg in lingua: «paradossalmente nasce dalla difficoltà di realizzarne
uno in piemontese, perché il dialetto piemontese varia in base alle
diverse aree e perché al dialetto piemontese si possono dare
diverse interpretazioni».
Con la stessa argomentazione viene spiegata la mancanza di un Tg
in lingua araba, ad esempio, E 21 Network non realizza Tg in arabo:
«non esiste una lingua araba comune a tutte le comunità
musulmane; e comunque non ne esiste una prevalente». Diversa,
invece, la ragione per la quale non viene prodotto un telegiornale in
cinese: «la comunità cinese, forse anche perché ancora troppo
63
piccola e poco sviluppata, si sente ben radicata sul territorio e
preferisce non esporsi. I cinesi, almeno per quello che ha sondato
l’emittente, non hanno alcun bisogno di interculturalità».
Un dato interessante è legato ai limiti, alle resistenze e alle
difficoltà che si incontrano nella realizzazione di prodotti di questo
genere. Difficoltà che sono, insieme, culturali e tecniche: «la
resistenza da parte delle associazioni piemontesi (e questo è un
problema di idioma); e poi il fatto che un tecnico che non conosce il
rumeno difficilmente riesce a montare un servizio sulla comunità
rumena, se non appunto passando attraverso il canale della
mediazione culturale».
«Bisogna, infine, precisare che tutto quello che di interculturale
viene prodotto nel Canavese, vive esclusivamente nel volontariato.
Nessuno è disposto a spendere soldi in progetti interculturali.
Anche il Tg che E21 Network realizza, pur superando il budget a
disposizione, rientra ugualmente nelle spese di redazione. È
assolutamente difficile trovare le risorse». Nonostante ciò, E21
Network conferisce al Tg dignità e una precisa riconoscibilità dal
punto di vista del linguaggio televisivo. Esso viene realizzato con
tecnologia chroma-key in uno studio virtuale che viene utilizzato
esclusivamente per il Tg in rumeno.
QUARTARETE TV (TORINO, NOVARA/VERCELLI)
Quartarete TV è un’emittente che ha sede a Torino, Novara/Vercelli.
Può vantare una capacità di penetrazione nel 91% del territorio
della Regione Piemonte (Fonte Auditel). Diffonde il segnale anche
via Internet dal sito web http://www.quartarete.tv .
L’attenzione di Quartarete Tv per i temi connessi all’intercultura
trova attuazione in funzione di una linea editoriale ben chiaramente
spiegata dal suo direttore, Darwin Pastorin: «non si producono
programmi specifici per migranti, con l’obbligo di dover affrontare
con cadenza prestabilita i problemi dell’interculturalità. Se ne parla
64
quando è il caso, quando ci si accorge che c’è nell’aria un allarme
da
affrontare,
ad
esempio
se
scoppia
un
caso
Balotelli.
Diversamente si provocherebbe una sorta di ghettizzazione dello
straniero, relegato appunto in momenti ben specifici e dedicati
esclusivamente a lui».
Darwin Pastorin, direttore di Quartarete Tv dal 2 febbraio del 2009
e pronipote, nipote e figlio di emigranti (italo-brasiliano), dice di
“sentire” in maniera particolare il tema dell’immigrazione e
dell’intercultura: è, il suo, un caso paradigmatico di come il
volontarismo unito alla sensibilità individuale dei diversi operatori
dei media spesso determini la linea editoriale sul un determinato
tema.
Da segnalare, all’interno del palinsesto, le rubriche che più spesso
danno visibilità alla realtà dei migranti: “Confronti” (condotto in
diretta da Gigi Moncalvo il mercoledì dalle 21 alle 23), “Baloon”,
contenitore che va in onda il sabato sera registrato, “Gli altri siamo
noi” e “Gente che parla”. Quest’ultima, che aveva cadenza
quotidiana dal lunedì al venerdì, ora va in onda settimanalmente.
Lo stesso Darwin Pastorin comincerà presto una trasmissione “Le
teorie di Darwin” in cui questi temi verranno affrontati con tanti
ospiti importanti di primo piano di Torino e non solo.
Le puntate vengono “costruite” in modo tale da “dar voce” a tutti i
punti di vista possibili sul tema oggetto di discussione. Così
Pastorin cerca di spiegarne la logica: «Ogni volta che si presenta
un’occasione, soprattutto quando io sento che c’è un allarme, che
diventa un allarme sociale, un allarme culturale, io intervengo per
capire cosa sta succedendo e cercando di far capire che i problemi
quando ci sono vanno risolti, indipendentemente dalla nazionalità.
A me dà fastidio quando viene sottolineata la nazionalità dello
straniero. Ancora di più perché per un italiano non funziona così: tu
non dici un padano, un veneto, un siciliano ha fatto queste cose
qua; no, il rumeno, il polacco, l’indiano, come se questa
connotazione servisse: un delinquente è delinquente sempre!».
65
L’elemento che più spesso è presente nei dibattiti e nelle rubriche
di Quartarete è la “paura dell’altro”. Continua Pastorin: «È una
paura fortemente presente nella realtà del nostro Paese. Ma è facile
dare una colpa all’altro, inteso non in senso generale ma come
straniero. E basta andare nelle nostre strade per rendersi conto di
quello che succede. La paura negli occhi dello straniero quando ti
guarda e non nei tuoi quando lo guardi, perché qui le cose ormai si
stanno ribaltando».
L’occasione
rappresentata
più
da
classicamente
eventi
strutturata
speciali
come
di
visibilità
Baloon
è
Mundial,
manifestazione di calcio tra le comunità di Torino. Quartarete
segue questo genere di eventi con impegno significativo di mezzi. È
evidente, anche in questo caso, la matrice sportiva (e calcistica in
particolare) dell’esperienza del direttore, che continua a legare ai
temi calcistici o sportivi in generale l’investimento di Quartarete Tv
sui temi dell’interculturalità.
Lo sforzo di Quartarete di entrare, attraverso i media, dentro
quotidianità degli immigrati in Piemonte è ben rappresentato
dall’idea di trasmettere le partite del campionato di calcio rumeno
ma subito abbandonata per il costo elevato dei diritti. Nelle
intenzioni ciò avrebbe fatto parte di un progetto più complessivo
che avrebbe condotto alla realizzazione di un notiziario in lingua
rumena.
VIDEO NOVARA (NOVARA)
La sensibilità di VideoNovara per i temi dell’interculturalità nasce
alcuni anni fa come risposta alla presenza sempre più massiccia di
stranieri sul territorio. Novara, intesa fondamentalmente come
“periferia” di Milano, è da tempo fortemente interessata da questo
fenomeno, come dimostra l’alto tasso di studenti stranieri che
frequentano le scuole del novarese (circa il 35%, secondo le ultime
stime che ci sono state illustrate nel corso dell’intervista). Si tratta
66
soprattutto di gente proveniente dall’area del Nord Africa, anche se
da una decina di anni si è sviluppata anche una forte componente
albanese; comunità che si sono concentrate in zone precise della
città in quartieri come Santa Agabio.
Accanto a questo dato oggettivo, che ha interessato e interessa
tutto il bacino del novarese tra il Piemonte orientale e la Lombardia
occidentale, c’è poi l’attenzione che l’emittente ha sempre riservato
a quelle fasce in qualche modo marginali di popolazione (compresa
anche la terza età), che innanzitutto costituiscono un target e una
quota di ascoltatori particolarmente significativi per VideoNovara.
La linea editoriale di VideoNovara risponde alla condizione di
emittente legata da sempre alla Diocesi e da sempre attenta alle
tematiche
religiose,
che,
spesso,
richiamano
i
problemi
dell’intercultura e dell’integrazione.
Nell’ambito dell’informazione quotidiana, dunque, c’è sempre la
disponibilità ad accogliere tematiche di questo genere. Non
esistono spazi informativi dedicati, modello telegiornale in lingua.
Esiste il telegiornale locale che talvolta inserisce nella scaletta
notizie, eventi, curiosità o iniziative legate alle tradizioni culturali di
riferimento e che rimandano a questo tipo di tematiche. Non solo,
però, le notizie di cronaca, che finiscono sempre nelle pagine di
primo piano, ma anche informazioni di carattere più strettamente
“di servizio”, soprattutto legale o sociale, che possono riguardare la
scuola piuttosto che il problema della casa popolare, per favorire i
processi di integrazione sociale.
Ogni giorno VideoNovara manda in onda quattro edizioni del suo
notiziario, tutte della durata di venticinque minuti circa, alle 12.00,
alle 14.00, alle 19.30 e alle 23.00: al fine di offire una
rappresentazione
corretta
di
fatti
e
problemi
spesso
assai
complessi come quelli legati all’integrazione - che a Novara non è
stato subito molto semplice da gestire - con riferimento a questioni
rilevanti, come quella legata alla costruzione di una moschea,
VideoNovara ha lavorato e lavora con il supporto di mediatori
67
culturali, messi a disposizione anche dal Comune, che, nonostante
sia amministrato da un sindaco leghista, è comunque molto attento
a queste problematiche; oltre che con la Caritas e con associazioni
che fungono anche da supporto logistico per gli stranieri che
arrivano in città e per i quali, ad esempio, è stata recentemente
predisposta una terza mensa.
Ogni venerdì alle ore 21.00 va in onda il programma “L’argomento
della settimana” che (in un’ora di trasmissione, strutturata sul
genere del talk-show) presenta, affronta e discute in media, almeno
una volta al mese questioni interculturali.
VideoNovara offre un canale aperto in cui, di volta in volta, le
diverse associazioni, o il Comune o i vari mediatori culturali di
riferimento, propongono di trattare questioni legate ai temi
dell’intercultura come “argomento della settimana”.
Infine
trovano
spazio
in
palinsesto
una
serie
di
rubriche
«preconfezionate» dal circuito SAT2000 (Editore la Conferenza
Episcopale Italiana) che VideoNovara in questo caso si limita a
trasmettere senza alcun intervento nella fase produttiva. Non di
rado queste hanno ad oggetto temi legati alla realtà dei migranti e,
più in generale, alla interculturalità.
La difficoltà incontrata da ricercatori e analisti nell’ottenere risposte
dalle redazioni testimonia della scarsa centralità che il sistema
comunicativo-informativo locale riconosce alle questioni connesse
all’intercultura. Troppo spesso, infatti, l’attenzione riservata dai
media ai temi e alle pratiche interculturali è funzione della
sensibilità di un direttore, capocronista o redattore più o meno
interessato.
68
Nonostante le persistenti difficoltà, gli 8 casi presentati mostrano
quale
sia
la
strada
comunicazione
da
seguire:
multiculturale
un
modello
(talune
integrato
comunità
di
etniche
costituiscono un bacino d’utenza significativo e perciò un target
interessante per i media locali) e di informazione sugli stranieri e
per gli stranieri che sia il prodotto dell’attivazione di pratiche
interculturali concrete da promuovere all’interno delle redazioni
giornalistiche e delle imprese editoriali.
Pur i media locali trovandosi ad operare oggi tra molte difficoltà,
essi
mantengono
sperimentazione
tuttavia
e
gradi
significativi
nell’innovazione.
Per
di
questa
libertà nella
ragione,
la
dimensione locale del sistema mediale sarà anche in futuro centrale
per monitorare gli sviluppi della comunicazione e dell’informazione
interculturale. Come hanno mostrato i casi in esame, le nuove
tecnologie (Internet e il digitale terrestre su tutti) costituiscono una
risorsa centrale per lo sviluppo di progetti editoriali innovativi.
69
4. Conclusioni
Al termine di questa analisi emerge un quadro complessivo fatto di
molte ombre ma anche di qualche elemento di positività.
Indubbiamente il contesto è cambiato e a distanza di vent’anni pare
difficile non accettare il fatto che le nostre società siano sempre
più multiculturali. Un altro dato certo è che un approccio
istituzionale di tipo assistenzialista sta diventando un modello
desueto per fronteggiare la situazione attuale. Nonostante la
politica punti il dito sul tema della clandestinità e gli ingressi
illegali, la vera notizia, in termini numerici, è anche quella che
esiste anche una positività spesso dimenticata fatta di cittadini
italiani di origini straniera e di cittadini stranieri che nel nostro
paese vivono, lavorano e consumano il territorio e le sue risorse. A
loro vanno riconosciuti diritti e richiesti doveri, ma non si può
trascurare il bisogno di coltivare radici. Per questo smettere di
porre l’accento sulla differenza significa riconoscere occasioni di
espressione, ma soprattutto aprirsi alla collaborazione.
La società attuale sta entrando in una dimensione pluriculturale più
di quanto non facciano le sue istituzioni politiche e culturali e
questa tendenza, se non viene canalizzata, potrebbe radicalizzare il
problema.
I media locali hanno rappresentato un buon punto di osservazione
per una riflessione più ampia che porta a sostenere la necessità di
cambiare prospettive di valutazione, ma anche modalità di
organizzazione.
I modelli comunicativi descritti, mettono in risalto l’esigenza di
ripensare a forme di inclusione dell’intercultura nelle relazioni
quotidiane e farne un elemento di innovazione che, mostrano le
buone pratiche, può anche diventare remunerativo.
Perché ciò accada occorre uno sforzo culturale che può avvenire
anche dal potenziamento dei percorsi formativi attraverso cui si
70
impara il mestiere del comunicatore, ma anche dall’apertura
all’innovazione tecnologica.
Le parole della comunicazione interculturale21
21
Per concludere un gioco linguistico fatto con le parole più ricorrenti durante
l’intervista focalizzata e visualizzata con il software Woordle. Si tratta di
un’impressione che però restituisce un senso generale.
71
72
73
APPENDICE
ELENCO MEDIA CONTATTATI
RADIO
AMICA RADIO
BLURADIO
GRP DANCING
GRP MELODY
GRP RADIO
PARTY GROOVE
PRIMARADIO
PRIMARADIO PROPOSTA
PUNTO RADIO 96
R. CT. RADIO COMUNITA'
R.T.O - RADIO TRASMISSIONE OSSOLA
RADIO 2000 BLACK - OUT
RADIO 5 Solo Musica Italiana
RADIO ALFA CANAVESE
RADIO AMICA
RADIO ANTENNA UNO
RADIO AZZURRA FM
RADIO B.B.S.I.
RADIO BECKWITH EVANGELICA
RADIO BLITZ Direzione Provincale A.N.
RADIO CANELLI SOLO MUSCA ITALIANA
RADIO CENTRO 95
RADIO CITY. La città che viene
RADIO CUNEO NORD
RADIO DORA
RADIO ENERGY IS ON
RADIO EVANGELO PIEMONTE
RADIO FANTASTICA
RADIO FLASH 97,6
RADIO FREJUS
RADIO GAMMA
RADIO GOLD
RADIO GRAN PARADISO
RADIO ITALIA UNO
RADIO ITALIA UNO PARTY
RADIO JUKEBOX
RADIO LIFEGATE
RADIO MANILA
RADIO MARGHERITA PIEMONTE
RADIO MONDO
RADIO MONFERRATO
RADIO OROPA
RADIO PIEMONTE SOUND
RADIO PIEMONTE STEREO
RADIO PIEVE
RADIO PROPOSTA CERESOLE
RADIO PULSAR
Questionario
SÌ
SÌ
NO
NO
NO
SÌ
NO
NO
SÌ
SÌ
SÌ
SÌ
NO
SÌ
NO
SÌ
NO
SÌ
SÌ
NO
NO
NO
SÌ
NO
NO
NO
NO
SÌ
SÌ
NO
NO
SÌ
NO
SÌ
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NO
NO
SÌ
NO
NO
NO
NO
SÌ
NO
NO
SÌ
NO
74
RADIO REPORTER 97
RADIO SPAZIO 3 STEREO
RADIO STEREO CINQUE
RADIO STUDIO 92
RADIO STUDIO APERTO
RADIO STUDIO PEZZANA
RADIO STUDIO STAR
RADIO TORINO
RADIO TORINO BIBLICA
RADIO TORINO INTERNATIONAL
RADIO VALLEBELBO G.R.D.
RADIO VEGA
RADIO VERONICA 933
RADIO VERONICA ONE
RADIO VOCE SPAZIO
RADIOCITY
RNC RADIO NICHELINO COMUNITA'
RVL LA RADIO (ERREVIELLE LA RADIO)
SUSA ONDA RADIO
TRS RADIO
NO
SÌ
SÌ
SÌ
NO
SÌ
SÌ
SÌ
NO
SÌ
NO
SÌ
NO
NO
NO
NO
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SÌ
SÌ
SÌ
STAMPA
ADN - KRONOS
AGD (Agenzia Giornali Diocesani)
AGI (Agenzia Giornalistica Italia)
ALLEANZA MONARCHICA
ANSA (Agenzia Nazionale Stampa Associata)
BRA OGGI
CENTO TORRI
CORRIERE DI CARRU'
CORRIERE DI CHIERI E DINTORNI
CORRIERE DI MONCALIERI
CORRIERE DI NOVARA
CORRIERE DI SALUZZO
CORRIERE DI SAVIGLIANO E DINTORNI
CORRIERE EUSEBIANO
CORRIERE VALSESIANO
CRONACHE PIEMONTESI
CUNEO SETTE
ECO DI BIELLA
ECORISVEGLIO DEL VERBANO
ECORISVEGLIO DELL'OSSOLA
FAMIGLIA CRISTIANA
GAZZETTA D'ALBA
GAZZETTA D'ASTI
GAZZETTA DELLO SPORT
IL BIELLESE
IL CANAVESE
IL CARAGLIESE
IL CORRIERE
IL CORRIERE DEL VERBANO
Questionario
NO
SÌ
SÌ
SÌ
SÌ
NO
$NO
NO
NO
NO
SÌ
SÌ
SÌ
NO
SÌ
NO
NO
NO
SÌ
SÌ
NO
SÌ
NO
NO
NO
SÌ
SÌ
NO
SÌ
75
IL CORRIERE DELL'ASTIGIANO
IL CORRIERE DI ALBA, CHERARSCO E SOMMARIVA
IL DUEMILA
IL GIORNALE DEL PIEMONTE
IL GIORNALE DI BOVES
IL MAIRA
IL MERCOLEDI'
IL MONTE ROSA
IL NOSTRO GIORNALE
IL NOSTRO TEMPO
IL NOVESE
IL NUOVO BRAIDESE
IL PICCOLO
IL POPOLO
IL POPOLO DELL'OSSOLA
IL PUNTO
IL RISVEGLIO DEL CANAVESE
IL RISVEGLIO POPOLARE
IL SAVIGLIANESE
IL SEMPIONE
IL SOLE 24 ORE - NORD OVEST
IL SOLE 24 ORE
IL TRASPIRATORE
IL VERBANO
INSIEME OGGI
L CAVAL 'D BRONS
LA BISALTA
LA FEDELTA'
LA GRANDE FAMIGLIA
LA GRINTA
LA GUIDA
LA NòSTRE TOR Famija Albeisa - Ente morale
LA NUOVA
LA NUOVA PERIFERIA
LA NUOVA PROVINCIA
LA NUOVA PROVINCIA DI BIELLA
LA NUOVA VOCE
LA PIAZZA GRANDE
LA PREALPINA
LA REPUBBLICA
LA SENTINELLA DEL CANAVESE
LA SESIA
LA STAMPA
LA VALSUSA
LA VITA CASALESE
LA VOCE ALESSANDRINA
LA VOCE DEL CANAVESE
LA VOCE DEL POPOLO
L'AGRICOLTORE
L'ANCORA
L'ARATRO
L'AZIONE
L'ECO DEL CHISONE
SÌ
NO
NO
NO
NO
SÌ
NO
SÌ
SÌ
SÌ
SÌ
SÌ
NO
NO
SÌ
SÌ
SÌ
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SÌ
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NO
SÌ
NO
NO
NO
SÌ
NO
NO
SÌ
SÌ
NO
NO
NO
SÌ
SÌ
NO
NO
SÌ
SÌ
SÌ
SÌ
SÌ
NO
SÌ
SÌ
SÌ
NO
NO
SÌ
SÌ
SÌ
76
LEGGO
L'INCONTRO
L'INFORMATORE
LUNA NUOVA
L'UNIONE MONREGALESE
NATURAL
NOTIZIA OGGI
NOTIZIA OGGI VERCELLI
NOVARAOGGI
OPINIONI MEDICINA
OUSITANIO VIVO
PAESI TUOI
PANORAMA DI NOVI E DELL'OLTREGIOGO
PANORAMA DI TORTONA
PIEMONTE OPINIONI
PROVINCIA GRANDA
RESISTENZA UNITA
RIFORMA
RIFORMA - L'ECO DELLE VALLI VALDESI
SALUZZO OGGI
SETTE GIORNI A TORTONA
TORINO CRONACA
TORINO OVEST Giornale di Parella, San Donato,
Campidoglio
TRIBUNA NOVARESE
TUTTOSPORT
VARIEVENTUALI
NO
NO
SÌ
NO
NO
NO
NO
SÌ
SÌ
NO
NO
NO
NO
NO
NO
SÌ
SÌ
NO
NO
SÌ
NO
SÌ
NO
NO
NO
SÌ
TV
ALTAITALIA TV
AMICA 9 TELESTAR
E 21 NETWORK
G.R.P. TELEVISIONE
ITALIA 7 GOLD TELECITY
ITALIA 8
MOTORI TV ITALIATV CHANNEL
PRIMANTENNA
QUADRIFOGLIO TV
QUARTARETE TV
QUINTA RETE
RETE 7
RETE BIELLA TV
RETE CANAVESE TV
SESTA RETE
STUDIO NORD TV
TELE RITMO
TELECUPOLE
TELEGRANDA
TELEMONTEROSA
TELERADIO BASSO VERCELLESE
TELESTUDIO TORINO
TELESUBALPINA
TELETIME
Questionario
SÌ
NO
SÌ
NO
NO
NO
NO
NO
NO
SÌ
NO
NO
NO
NO
NO
NO
SÌ
SÌ
SÌ
SÌ
SÌ
NO
SÌ
NO
77
V.C.O. AZZURRA
VIDEO NOVARA
VIDEOGRUPPO
VIDEONORD
SÌ
SÌ
SÌ
NO
78
Questionario informazione interculturale
Nome del giornale, della tv o della radio:
____________________________________________
Nome di chi compila il questionario e qualifica
_______________________________________
Tipo di mezzo
Quotidiano □
Sett. □
bisett. □
trisett. □
mensile □
bimestr. □
trimestr. □
altro (____________)
Radio □
TV
□
PARTE PRIMA. IL COVERAGE
La Vostra testata si occupa di fatti e/o temi che riguardano
immigrati o cittadini di nazionalità non italiana?
Sì, sempre
Sì, spesso
Sì, qualche volta
Sì, quasi mai
No, mai
□
□
□
□
□
Quali sono, secondo Lei, i tipi di notizia di cui si occupa il
vostro giornale/emittente in cui compaiono di più gli
immigrati?
Le storie di vita di coloro che sono riusciti ad integrarsi
□
Le storie di povertà ed emarginazione
□
Le questioni culturali
□
Le questioni religiose
□
Criminalità e comportamenti devianti in cui l’immigrato
è vittima
□
Le questioni legislative (permessi di soggiorno, flussi, ecc) □
Criminalità e comportamenti devianti in cui l’immigrato
è autore
□
Altro (specificare) _________________________________________ □
79
Secondo Lei, con quale modalità prevalente? (Da ordinare per
significatività):
Cronaca
□
Approfondimenti /reportage / interviste
□
Pubblicizzazione eventi culturali / intrattenimento
Altro (specificare) ___________________________ □
□
SECONDA PARTE. LE PRATICHE REDAZIONALI
All’interno della redazione vi sono di solito giornalisti che si
occupano specificamente di fatti e/o temi che riguardano
immigrati o cittadini di nazionalità non italiana?
Sì □ No □
Esistono esplicite indicazioni redazionali valide per la sua
redazione circa i termini e/o il tipo di linguaggio da utilizzarsi
quando le notizie riguardano immigrati o cittadini di
nazionalità non italiana?
Sì □ No □
La Vostra testata
all’immigrazione?
riserva
spazi
e/o
rubriche
dedicate
Sì □ No □
Può indicare quelli che si ricorda
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
La Vostra testata riserva spazi e/o rubriche in lingua straniera?
Sì □ No □
Se sì, precisare se si tratta
di spazi gratuiti
spazi a pagamento
□
□
Può indicare quelli che si ricorda
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
Nella vostra redazione è stato diffuso il testo della ‘Carta di
Roma’?
Sì □ No □
80
PARTE TERZA. CARATTERISTICHE DELLA TESTATA
Tiratura / Audience media stimata:
Potrebbe darmi un’indicazione sul
sono fissi in redazione:_______
numero di giornalisti che
Quanti di età compresa tra i
20/35 anni
36/50anni
Oltre 50 anni
_________
_________
_________
Potrebbe darmi un’indicazione sul
esterni: ___________
numero di collaboratori
Quanti collaboratori esterni di età compresa tra
20/35 anni?
36/50
oltre i 50?
_________
_________
_________
Potrebbe darmi un’indicazione se vi sono giornalisti stranieri
che lavorano nella redazione della sua testata/emittente e
quantificarli?
Sì, di cui fissi in redazione
□
Sì, di cui collaboratori
□
No
□
Se sì, quale ruolo ricoprono in redazione?
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
Di quali tematiche si occupano?
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
Quali sono per i giovani le modalità di accesso più diffuse alla
professione secondo la vostra esperienza?
Corsi di giornalismo
□
Praticantato
□
Altro
□
__________________________________________________________________
La testata ha un sito web?
Sì □ No □
La testata rende disponibile on line l’ultima
edizione della testata/emittente?
Sì □ No □
81
La testata archivia on line le vecchie
edizioni della testata/emittente?
Sì □ No □
I giornalisti usano il web per trovare notizie o materiale per
scrivere articoli o fare servizi?
Sì, sempre
Sì, spesso
Sì, qualche volta
Sì, quasi mai
No, mai
□
□
□
□
□
La vostra redazione utilizza Internet per costruire e mantenere
l’interazione con il vostro pubblico o gli attori pubblici? Se sì,
come?
Ricevete comunicati stampa on line
Ricevete newslwtteres da politici ed istituzioni
Ricevete e-mail dai lettori
Attivate forum di discussione e community
sul vostro sito web
Fate sondaggi on line sul vostro sito web
Promuovete servizi informativi aggiuntivi
rispetto all’edizione cartacea
Rendete disponibili download e giochi
on line sul vostro sito web
Avete aperto profili sui più noti
social networks (Facebook, Twitter, ..)
Altro: _________________________________________
Sì □ No □
Sì □ No □
Sì □ No □
Sì □ No □
Sì □ No □
Sì □ No □
Sì □ No □
Sì □ No □
Sì □ No □
Avete commenti da aggiungere in merito alle questioni toccate
da questo questionario?
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
__________________________________________________________________
Ha compilato il questionario (nome,
_____________________________________
cognome
e
ruolo)
Grazie per la disponibilità concessa
Il questionario è promosso da Paralleli
- Istituto
Euromediterraneo del Nord Ovest
in collaborazione con
l’Ordine dei Giornalisti del Piemonte, il Dipartimento di Studi
Politici dell’Università di Torino e rientra nelle iniziative
dall’Osservatorio Nazionale Carta di Roma
82
Scarica

report finale - Osservatorio sull`immigrazione in Piemonte