SALE IN FRETTA, SCENDE PIANO IL PREZZO DELLA BENZINA UNO SCANDALO ITALIANO di GIUSEPPE ALTAMORE Ci risiamo con il solito giochetto: quando il prezzo del barile sfiorava i 150 euro, in tempo reale le pompe si sono adeguate. Ora che il petrolio «è attorno ai 100 dollari al barile», protestano le associazioni di consumatori, «il prezzo della benzina dovrebbe attestarsi attorno a 1,40 euro al litro, mentre viene venduta alla media di 1,48 euro al litro, con picchi superiori a 1,50 euro». Non è una novità. L’argomento è vecchio come il cucco: l’offerta di petrolio, e quindi i prezzi del greggio, sono condizionati sul lato dell’offerta anche dall’esistenza di un cartello di Paesi produttori. Lo ha ricordato il presidente della Banca centrale europea, JeanClaude Trichet. Ma ai giochi della speculazione si aggiunge la particolare condizione dell’Italia, con alcuni nodi strutturali irrisolti. Nel 1980, la rete dei distributori era formata da circa 39.000 punti vendita, che sono progressivamente diminuiti fino agli attuali 25.000 circa. Non è bastato. «Il settore della distribuzione dei carburanti in rete in Italia», afferma l’Antistrust, «è storicamente caratterizzato da prezzi più elevati e rete più inefficiente rispetto al resto d’Europa». Il prezzo industriale (cioè al netto della componente fiscale), inoltre, in Italia è costantemente più elevato della media europea. In Francia la percentuale delle vendite di carburante attraverso la grande distribuzione supera, in volume, il 50 per cento del totale. Le pompe all’interno dei parcheggi dei supermercati, gestiti direttamente dalla grande distribuzione, vendono la maggior parte del carburante e a prezzi inferiori rispetto ai punti vendita delle imprese petrolifere. In Italia, al contrario, la presenza dei supermercati nel settore è inferiore allo 0,5 per cento sul totale dei punti vendita e appena l’1% del venduto. Il danno è enorme. Un solo esempio, se andate in Francia potrete sperimentare una differenza di prezzo al litro di oltre 10 centesimi tra un ipermercato e un normale distributore. All’interno GUIDA AL RISPARMIO Così frutta il tesoretto 2 FONDI ETICI Una buona azione 5 IN BANCA Il conto è caro La scelta “su misura” 6 7 ALLE POSTE Meno lo usi, più rende 9 I Buoni Fruttiferi 10 TEST Il profilo di rischio 12 IN BORSA Mai avere fretta 14 FONDI COMUNI L’incognita dei costi 16 REDDITO FISSO Sicuro? Non sempre 18 BENI RIFUGIO... ...ma non per tutti 21 IMMOBILI Il mattone è in calo: è ora di comprare? 22 A CURA DI 2C EDIZIONI NOTES 1 OTTOBRE 2008 GUIDA AL RISPARMIO Cinque esami da superare per far fruttare il tesoretto LA SCELTA È MOLTO AMPIA, DAI PRODOTTI PER LA LIQUIDITÀ Come risulta dal sondaggio, pubblicato a pag. 14, il risparmio è sempre più prezioso. In queste pagine, vi diamo alcuni consigli per non sprecarlo. ” Per essere pronti a spese impreviste è bene non impegnare tutti i propri soldi ” 2 OTTOBRE 2008 NOTES uando ci si avvicina al termine della carriera professionale per raggiunti limiti di età o si è tagliato da poco il traguardo della pensione, bisogna decidere dove “parcheggiare” i soldi risparmiati in tanti anni. La tentazione per gli impavidi è di farsi guidare dal mito di Warren Buffet, uno dei più noti investitori “fai-da-te”, che è riuscito ad ottenere guadagni stellari facendo entrare e uscire dalla Borsa il proprio capitale. Se però non si conosce bene il settore della finanza, la scelta di muoversi senza l’aiuto di un esperto potrebbe portare a perdere un sacco di quattrini. Ma al contempo, va detto che mettere tutto il denaro sotto il materasso non è senz’altro la migliore delle decisioni. In circolazione, infatti, esistono prodotti sicuri che permettono di evitare che il proprio patrimonio sia eroso poco alla volta dall’inflazione. Basti pensare, per fare un esempio, ai conti di deposito, che consentono guadagni dignitosi, nell’ordine anche di tre punti percentuali e più, senza dover temere di perdere nulla. Conti correnti tradizionali e altre offerte del genere, invece, vanno bene per chi ha elevate esigenze di liquidità nel breve termine, ma non ci si può certo aspettare reali rendimenti. Esistono quindi prodotti non rischiosi e altri che fanno spera- oro e diamanti, come chiarito a pagina 21, così come non può essere preso alla leggera l’acquisto di immobili. Q GLI ASPETTI DA VALUTARE re in importanti guadagni ma che non possono escludere la possibilità di pesanti perdite future. Come descritto in dettaglio nelle pagine seguenti, in commercio ci sono offerte molto differenti, da valutare con attenzione per individuare quelle che meglio rispondono alle proprie esigenze. Si può scegliere tra conti correnti tradizionali e online, conti di deposito, libretti di risparmio o diversi prodotti di Poste italiane per la gestione della liquidità; gli investimenti, invece, possono andare dai più tranquilli Bot, Cct, altri titoli di Stato o obbligazioni emesse da società private, a strumenti più soggetti agli alti e bassi dei mercati finanziari, come azioni, Etf e diversi tipi di fondi aperti e chiusi. Attenzione poi a ritenere sicuri “beni rifugio”, Nonostante l’ampia gamma di prodotti in circolazione, esistono comunque delle accortezze a cui è bene che presti attenzione chiunque stia valutando dove mettere i risparmi di una vita. Il patrimonio. Innanzitutto si deve sapere con precisione la consistenza del patrimonio di cui si dispone e di quanto si potrebbe aver bisogno per emergenze di diverso genere nel breve periodo. In altre parole, è bene non azzerare completamente la liquidità a propria disposizione mettendo tutti i risparmi in beni o strumenti finanziari che richiedono anche qualche mese di attesa prima di poter essere smobilizzati (si pensi, per esempio, al periodo necessario per vendere una casa o un diamante a un prezzo che consenta di realizzare un guadagno). In caso contrario, ci si potrebbe ritrovare nell’impossibilità di far fronte a un debito improvviso o si potrebbe essere costretti a svendere una proprietà pur di avere del contante immediatamente. Secondo molti esperti, la somma da accantonare deve essere pari almeno A QUELLI FINANZIARI: ECCO TUTTE LE REGOLE DA RISPETTARE a un importo compreso tra tre e sei stipendi mensili. Il profilo di rischio. Messa da parte questa quota, è necessario valutare il proprio profilo di rischio. Capire bene in quale categoria si rientra è fondamentale per evitare di fare scelte azzardate rispetto alle proprie reali disponibilità o al contrario per non correre il pericolo di rinunciare inutilmente a guadagni consistenti. Come mostra il test pubblicato alle pagine 12 e 13, che è da considerare comunque poco più di un esempio, il tipo di investimento varia a seconda del profilo. Chi si considera molto prudente, infatti, dopo tutte le valutazioni del caso, si deve rivolgere più al settore obbligazionario che non a quello azionario, per definizione meno rischioso, oltre a tenere liquida una parte importante del capitale. Maggiore è la propria propensione al rischio, dunque, più può crescere l’esposizione al mercato azionario e diminuire la parte lasciata in liquidità, come un conto corrente, e in obbligazioni. In sintesi, il profilo di rischio è legato al pericolo che l’investitore è disposto ad affrontare nel momento in cui deve decidere dove mettere il proprio capitale. Oltre a questa valutazione personale di tipo psicologico, esistono però alcuni indicatori che normalmente sono considerati da chi si occupa di individuare con la maggiore precisione possibile il profilo di rischio. L’età. Di solito si ritiene che un gio- vane possa concedersi qualche rischio in più di un anziano, visto che è probabile che abbia davanti a sé un periodo di tempo più lungo per rifarsi di eventuali perdite. Altra condizione di norma considerata indispensabile per poter rientrare in un profilo più “aggressivo”, è quella di essere benestanti: esporre una somma che rappresenta tutti i propri risparmi alle intemperie della Borsa nella speranza di grossi guadagni è un atteggiamento assolutamente da evitare. Del resto, si parla di “giocare” o “scommettere” in Borsa proprio perché nessuno può garantire che quel denaro ritornerà nelle tasche dell’investitore (con notevoli differenze a seconda del tipo di strumento considerato). L’orizzonte temporale. È un altro elemento fondamentale nella valutazione del proprio profilo di rischio. Si deve cioè stimare per quanto tempo si è disposti a non mettere mano ai soldi investiti. Da questa risposta dipenderà senz’altro la possibilità di orientarsi verso un certo strumento finanziario piuttosto che un altro. Le azioni, per esempio, sono generalmente considerate dagli esperti del settore uno dei migliori investimenti sul lungo termine. A riprova, la tabella riportata a pagina 15 dimostra come in dieci anni ci siano titoli che hanno guadagnato anche più del 500%, come Saipem. Ma non si può certo investire in questi strumenti pensando di guadagnare in pochi mesi, giorni o addirittura ore e rivendere dopo qualche rialzo: questo è il classico atteggiamento del “trader”, cioè di chi cerca per professione di realizzare guadagni molto elevati e velocemente ed è meglio lasciare operazioni del genere a chi ha le competenze indispensabili per farlo. In periodi di burrasca in Borsa, dunque, spesso si consiglia di non vendere subito i propri titoli, nella speranza di una crescita futura (con tutte le eccezioni del caso, naturalmente). Gli analisti normalmente ritengono che sia necessario avere a disposizione un orizzonte temporale non inferiore ai cinque anni per investire in titoli azionari. Il reddito futuro. Un altro aspetto da valutare per stabilire il proprio profilo di rischio sono le previsioni di reddito futuro. Con un lavoro dipendente e un contratto a tempo indeterminato, o con una buona pensione, si potrà contare con una ragionevole certezza su un’entrata fissa e costante nel tempo. Un libero professionista che si ritrovi in un momento di difficoltà, invece, dovrà tenere conto della propria situazione ed evitare di mettere a rischio una parte considerevole del proprio capitale. Avere molta liquidità a disposizione in un periodo del genere, per esempio, potrebbe permettere di affrontare con meno difficoltà un eventuale ulteriore peggioramento della propria attività (e nuove richieste da parte dei creditori). 10 anni È un arco di tempo ragionevole per tirare le somme sui rendimenti conosciuti dai vari tipi di azioni NOTES 3 OTTOBRE 2008 UNA SCELTA PARTICOLARE Fondi etici, ecco una buona azione LE DIFFERENTI STRATEGIE ” Per contenere le perdite in Borsa il capitale va suddiviso fra titoli di diversi ambiti ” 4 OTTOBRE 2008 NOTES Stabilito il proprio profilo, ci sono diverse strategie per decidere su quale tipo di titolo o di strumento finanziario puntare. C’è chi ritiene che la cosa più importante sia il ciclo che sta vivendo un determinato settore economico per scegliere se metterci dei soldi o meno; secondo altri, invece, la prima cosa a cui prestare attenzione è la qualità del management di un’azienda, visto che è questo che dovrebbe fornire le migliori garanzie sull’andamento futuro di una società e, di conseguenza, dei suoi titoli. In realtà le variabili in gioco sono molte e ogni valutazione va costantemente aggiornata in base ai criteri che il professionista ritiene essere più affidabili. Per un’idea di massima delle strategie di investimento diffuse oggi – top down, bottom up, valore vs. crescita, larga capitalizzazione vs. piccola capitalizzazione, investimenti etici e analisi tecnica – si può visitare il sito www.borsaitaliana.it, alla sezione “Investire Nozioni di base”. Parola d’ordine diversificare. In ogni caso, per chi decide di mettere dei soldi in Borsa è d’obbligo “diversificare”, cioè è indispensabile ridurre la propria esposizione a rischi di perdite puntando su diversi titoli. In questo modo, se un settore dovesse improvvisamente crollare – per esempio come è accaduto a fine 2000 con lo scoppio della bolla dei titoli tecnologici – si potrà limitare le perdite grazie agli investimenti fatti anche in comparti diversi. E un’altra regola da tenere sempre bene a mente è l’“asset allocation”, ovvero la suddivisione del capitale tra diverse attività finanziarie. Questo significa che è bene evitare di puntare tutto sulle azioni o sulle obbligazioni, in modo da non essere travolti da eventuali crolli generalizzati. Meglio affidarsi a un esperto. Detto questo, quando ci si avvicina al mondo degli investimenti si scopre che le possibili varianti sul tema sono davvero tante e non si può che partire dalla proprie esigenze. Il consiglio più importante, è quello di evitare il “fai-date”. Spendere qualche soldo in più per avere la consulenza di esperti di una società di intermediazione mobiliare (Sim) per chi è intenzionato a investire in azioni, per esempio, è sicuramente meglio che rischiare di buttare al vento i risparmi di una vita (il piccolo investitore, inoltre, non sempre può accedere direttamente a determinati strumenti finanziari). Certo le vicende dei Bot argentini e delle obbligazioni Cirio e Parmalat allegramente rifilate dalle banche ai piccoli investitori non sono rassicuranti. Va detto, tuttavia, che dopo questi gravi scandali oggi la situazione sembra migliorata. Le altre opportunità. Infine va ricordato che i prodotti presentati nelle pagine seguenti non sono certo tutti quelli a disposizione per mettere al sicuro il proprio capitale. Non bisogna scordarsi, giusto per citare un altro comparto, che le imprese di assicurazione hanno a disposizione diverse offerte. Una polizza long term care, per esempio, permette di assicurarsi un bel gruzzolo in caso di perdita dell’autosufficienza investendo una somma abbastanza contenuta. Esistono poi finanziamenti chiamati etici, visto che puntano su Stati o società in base a criteri di compatibilità ambientale, rispetto dei lavoratori e altro (si veda pagina 5). A questo proposito, va segnalato che parte in questo periodo la terza emissione dei “Papa bond”, obbligazioni collocate dall’Istituzione multilaterale di sviluppo (Iffim) che dà sovvenzioni ai 70 Paesi più poveri del mondo attraverso la Gavi Alliance. Il primo collocamento risale al 2006 e ha già permesso di destinare un miliardo di dollari a programmi di vaccinazione e a migliori sistemi sanitari nelle zone più povere del mondo. Il nome “Papa bond” proviene dal titolare dell’obbligazione numero uno, Benedetto XVI. L’emissione avverrà a Londra e, per la prima volta, potranno partecipare anche i piccoli risparmiatori. Il rimborso è garantito da Brasile, Francia, Gran Bretagna, Italia, Norvegia, Spagna, Sudafrica e Svezia. Marco Ratti L’INVESTIMENTO PUNTA SULLE IMPRESE PIÙ “ECO-COMPATIBILI” are investimenti prestando attenzione a come saranno impiegati i propri risparmi da un punto di vista etico sembra essere sempre più spesso qualche cosa di più di una buona azione. Guardando ai rendimenti dei diversi tipi di fondi comuni d’investimento “socialmente responsabile” distribuiti in Italia nell’ultimo anno, si nota che spesso vanno meglio di quelli che sono composti utilizzando criteri di natura squisitamente economico-finanziaria. «In Europa il mercato dei fondi comuni di investimento socialmente responsabili è cresciuto del 160% negli ultimi tre anni», spiega Alessandra Viscovi, direttore generale di Etica Sgr, la società di gestione risparmio che fa capo al gruppo Banca popolare etica. Complessivamente, il direttore generale dice che si tratta di qualcosa come 49 miliardi di euro impiegati in imprese che si impegnano per essere all’avanguardia nella riduzione delle emissioni, nel riciclaggio dei rifiuti, nel design ecologico, nel rispetto dei diritti dei lavoratori in tutti i Paesi in cui viene localizzata la produzione. «In Italia esistono circa 30 fondi comuni di investimento etici – conclude Viscovi – ma il mercato stenta a decollare». E guardando ai risultati registrati nell’ultimo periodo pare che snobbare investimenti del genere porti con sé il rischio di perdere un’opportunità anche dal punto di vista dei guadagni e dell’andamento generale del settore. La raccol- F ta di tutti i fondi etici commercializzati nel nostro Paese è passata dai 2.282 milioni di euro del dicembre 2004 ai 1.666 dello scorso maggio, registrando quindi un crollo del 27 per cento. Per contro, nello stesso periodo, i fondi Valori responsabili promossi da Etica Sgr sono cresciuti del 47,13%, balzando da 157 a 231 milioni di euro. I risultati non sono deludenti neppure focalizzando l’attenzione sul periodo di “crisi nera” delle Borse, dal 30 giugno 2007 al 30 luglio 2008. Il patrimonio dei fondi di Etica Sgr in questo periodo è calato del 2,78%, con differenze notevoli a seconda dello strumento considerato (gli unici in rialzo sono stati quelli monetari, passati da 95,17 a 115,38 milioni di euro). Osservando l’andamento della raccolta di tutti i fondi comuni italiani, invece, il calo è molto più consistente: il dato di partenza era pari a 424,39 miliardi, quello segnato a fine luglio era di poco superiore ai 312, con un calo di addirittura il 26,4 per cento. Fin qui la raccolta, ovvero la diffusione di questi strumenti finanziari sul nostro mercato. Ancora più interessante, però, risulta l’analisi dei rendimenti dei fondi. Tra il 31 luglio 2007 e lo stesso mese del 2008, l’andamento è stato in generale negativo. Eppure chi ha messo i propri risparmi in fondi socialmente responsabili pare aver limitato le perdite. Qualche esempio basato su dati MoneyMate rielaborati da Bipiemme Gestioni. Il fondo monetario Valori responsabili, costituito essenzialmente da titoli di Stato e obbligazioni di società selezionati secondo criteri etici, ha guadagnato il 2,82%, contro il 2,34% della media della categoria. Valori responsabili azionario, invece, ha perso il 13,15%, ma la media nazionale è stata negativa per oltre il 20 per cento. Stesso discorso per Valori responsabili bilanciato (-7,41% contro 11,46%). Questi risultati, del resto, iniziano a essere sempre più evidenti anche nelle classifiche per rendimenti. I fondi Valori responsabili si posizionano al sesto posto su 50 per quanto riguarda i monetari, al quarto su 36 gli obbligazionari misti, al quarto su 34 i bilanciati, al primo su un totale di 33 fondi gli azionari. Questa classifica, stilata sulla base di dati MoneyMate e Assogestioni, prende in considerazione le performance realizzate al netto della tassazione e delle commissioni di gestione dei fondi venduti in Italia. Marco Ratti 160% Di tanto è cresciuto negli ultimi tre anni il mercato dei fondi comuni socialmente responsabili NOTES 5 OTTOBRE 2008 IN BANCA Il conto corrente costa ed è difficile farlo rendere ” Uno strumento indispensabile per la vita familiare che però offre bassi interessi ” ome può fare un risparmiatore per gestire la propria liquidità, le spese di tutti i giorni e al contempo investire i soldi guadagnati in una vita? Le banche oggi offrono un ventaglio di opportunità a seconda delle proprie esigenze, ma per scegliere è bene conoscere da vicino tutti gli strumenti proposti. C SPESE TROPPO ALTE Non se ne può più fare a meno. Per avere la certezza di pagare le bollette in tempo o per la comodità di farsi addebitare la pensione o ancora per evitare di portare con sé contanti, utilizzando un assegno o la carta di credito. Il conto corrente oggi rappresenta il principale strumento per gestire la liquidità, una vera e propria piattaforma di servizi per svolgere operazioni di pagamento e altre transazioni. Da tempo, però, a fronte di una consistente riduzione del tasso di interesse, i costi che derivano dalle operazioni svolte con un conto – prime fra tutte prelievi e bonifici – sono decisamente cresciuti (nel 2007 le associazioni dei Consumatori parlavano di livelli attorno ai 400 euro all’anno a correntista). Ma lentamente qualcosa sta mi- gliorando: il governo Prodi ha azzerato le spese per la chiusura di un conto e il suo trasferimento presso un altro istituto e al contempo il sistema bancario si sta incamminando verso una personalizzazione dei servizi. Vale a dire: al cliente viene data la possibilità di scegliere il conto che fa al proprio caso, valutando sia modalità di gestione che costi e servizi in base alle necessità personali. Ecco, in sintesi, le specie di conto corrente presenti sul mercato. Tradizionali o “a pacchetto”. Tutti gli istituti di credito ormai propongono conti che, a fronte del pagamento di un canone prestabilito mensile o trimestrale, – che può andare dai 40/50 euro annui fino ai 200 a seconda del prodotto e del target (pensionati, giovani, famiglie, ecc.) per cui è pensato – con- I LIBRETTI “NOMINATIVI” E AL “PORTATORE” Molti, soprattutto anziani e giovani, lo utilizzano al posto o in aggiunta a un conto corrente, ad esempio per farsi accreditare la pensione. Ciò accade in quanto il libretto, se rispetto a un conto ha un’operatività limitata e quindi costi di gestione più contenuti, spesso però prevede un rendimento più alto di quello di un conto. È un documento che consegna la banca quando si apre un “deposito a risparmio” e che deve essere 6 OTTOBRE 2008 NOTES presentato allo sportello ogni volta che si intenda prelevare o versare soldi in contanti. Ogni operazione va rigorosamente riportata sul libretto. Non ci sono libretti di assegni, carte di credito e altri servizi accessori ma soltanto la possibilità di recarsi fisicamente in banca (o alle Poste) per prelevare o versare. Alcune banche affiancano ai libretti di risparmio una carta Bancomat abilitata a eseguire le stesse operazioni anche allo sportello automatico. Esistono due tipologie di libretto: “nominativi” (di cui i titolari sono persone fisiche e che possono avere cointestatari e delegati) e “al portatore”, che cioè possono essere utilizzati solo da chi ne ha il possesso. La legge antiriciclaggio e poi il Dl n. 112/2008 hanno stabilito che i depositi non possono superare i 12.500 euro, inoltre per le operazioni allo sportello è d’obbligo presentarsi con carta d’identità e codice fiscale. SERVIZI AGGIUNTIVI, MA NON PROTEGGE DALL’INFLAZIONE sentono di realizzare un numero illimitato di operazioni e di usufruire, appunto, di un “pacchetto” di servizi. In genere, come si legge sul sito Internet del Consorzio PattiChiari, promosso dalla maggior parte delle banche italiane (www.pattichiari.it), l’apertura di un conto “a pacchetto” è gratuita e prevede il già ricordato canone periodico con un plafond di operazioni e servizi gratuiti. Superato il plafond sono fissati i costi delle commissioni per l’esecuzione delle singole operazioni. Attenzione, poi, alle spese postali per l’invio di comunicazioni; all’imposta di bollo definita per legge (attualmente pari a 34,2 euro); al canone, eventuale, per l’utilizzo dell’online banking (ma per l’85% dei conti presenti nel sito di PattiChiari è completamente gratuito). PattiChiari, per il IL PREZZO MEDIO DEI CONTI CORRENTI PER IL PROFILO DEI PENSIONATI I costi sono stati calcolati sui prodotti presenti sul sito PattiChiari al 27/07/2008 PREZZO ANNUALE ESCLUSA IMPOSTA DI BOLLO (€) 67,3 PENSIONATI CON ESIGENZE MEDIE 47,2 PENSIONATI CON ESIGENZE EVOLUTE 120,1 69,6 SPORTELLO profilo “pensionati”, ha calcolato il prezzo medio annuale di un conto corrente, che per chi ha già esigenze bancarie medie supera i 60 euro e comprende circa 300 prodotti (si veda il grafico sopra). I conti online. Ormai li propone la maggior parte delle banche. Alla clientela fanno risparmiare in termini di costo e tempo non richiedendo la presenza del per- WEB sonale bancario. Sono spesso a canone e costi azzerati in quanto permettono di “entrare” in banca con accessi (web, telefono, ecc.) più economici. L’offerta dei conti “fai da te”, infatti, si presenta molto variegata ma ad accomunarli è l’abbattimento delle spese grazie al fatto di svolgere le operazioni esclusivamente via Internet. Ci sono anche banche specia- PattiChiari GARANTISCE LA GESTIONE DELLA LIQUIDITÀ CON MOLTI A zero spese Ciò che accomuna i conti online è il taglio delle spese, permettendo operazioni soltanto via Internet PER TROVARE IL PRODOTTO “SU MISURA” Oggi l’offerta di conti correnti è molto specializzata e diversificata, pertanto orientarsi è fondamentale. Ecco allora che nella prospettiva di una maggior trasparenza, fin dal 2004, le banche italiane hanno promosso l’iniziativa del Consorzio PattiChiari “Conti correnti a confronto”, accessibile su www.pattichiari.it, uno degli strumenti più utilizzati per mettere a confronto e scegliere i prodotti di conto corrente, con una serie di informazioni che rendono sempre più chiari, trasparenti e confrontabili i prezzi dei prodotti. Individuato il profilo di appartenenza e le proprie specifiche esigenze, i clienti possono farsi un’idea dell’offerta. Basta cliccare su www.pattichiari.it (ma il servizio è accessibile anche in oltre 22mila sportelli) per confrontare tra loro circa 496 conti correnti e scegliere quello che fa più al proprio caso. Il principale elemento del conto da valutare è il costo in rapporto alla qualità del servizio. Il sito è intuitivo, facile da usare e di semplice accesso anche l’indicatore sintetico di prezzo. Le banche aderenti all’iniziativa, infatti, si impegnano a calcolare e aggiornare in tempo reale, contestualmente alle condizioni economiche delle voci di costo presenti nella scheda standard, l’indicazione di costo del c/c e le altre informazioni di sintesi per ciascun profilo di utilizzo al quale il prodotto è attribuito. NOTES 7 OTTOBRE 2008 IL RISPARMIO TRADIZIONALE È stato il tasso di interesse offerto quest’anno su alcuni conti di deposito ni a condizione che si operi esclusivamente online, ne esistono altri che possono essere utilizzati sia su Internet sia allo sportello. Ovviamente i costi cambiano. Se si va in filiale, un bonifico può costare 2-3 euro, mentre sul web è gratuito. Sono conti a zero spese ma anche a zero interessi, e di solito non includono la carta di credito che si paga a parte, così come si paga a parte il dossier titoli. I conti di deposito. Se il conto corrente risponde all’esigenza di gestire pagamenti in entrata e uscita e quindi la propria liquidità, non è però in grado di proteggere i risparmi dall’inflazione. Di conseguenza è bene tenere sul conto l’indispensabile per le spese di routine e possibili imprevisti. Il resto potrà essere destinato non solo agli strumenti di investimento tout QUANTE VOLTE IN UN ANNO Il numero di operazioni medie effettuate da due categorie di pensionati PENSIONATI CON ESIGENZE MEDIE OPERAZIONI Accredito pensione Elenco movimenti Prelievo contante allo sportello Prelievo bancomat presso propria banca Prelievo bancomat presso altra banca Prelievo bancomat Paesi UE Canone carta di credito Invio estratto conto carta di credito Pagamenti con assegni Domiciliazione utenze Pagamenti imposte o tasse Pagamenti ricorrenti rata mutuo - per addebito in C/C Bonifici verso l’Italia allo sportello con addebito C/C Bonifici verso l’Italia tramite Internet Operazioni pagobancomat Giacenza media (euro) Patrimonio investito (euro) 12 6 11 (0) 9 (17) 2 (5) 0 0 0 5 12 0 0 1 (0) 0 (1) 16 4.000 30.000 PENSIONATI CON ESIGENZE EVOLUTE 12 12 15 (0) 21 (32) 3 (7) 1 1 4 9 12 2 0 3 (0) 0 (3) 33 6.000 85.000 Eurisko - PattiChiari 8 OTTOBRE 2008 NOTES court (si vedano nelle pagine seguenti obbligazioni, azioni, fondi, Etf, ecc.) ma anche a prodotti che, pur non essendo particolarmente rischiosi, offrono un certo rendimento rispetto al tradizionale conto. Tra questi, innanzitutto, rientrano i conti di deposito, di cui antesignano in Italia è stato il Conto arancio proposto da Ing Direct (www.ingdirect.it). Altro esempio è quello di Santander Consumer Bank (www.finconsumo.it). Questi conti permettono esclusivamente di fare versamenti e prelievi da e verso un altro conto principale aperto presso un altro istituto di credito e in cambio di costi di gestione molto contenuti o addirittura azzerati viene riconosciuto un tasso di interesse decisamente più alto di un conto corrente classico. Nel 2008 si è toccato anche il 5% lordo annuo. Pronti contro termine. Rappresentano un’altra soluzione per assicurarsi un rendimento più alto rispetto a quello di un conto corrente, soprattutto quando l’orizzonte temporale è limitato anche solo a un mese. In questo caso il rendimento non comporta alcun rischio: in cambio del blocco del capitale per il periodo stabilito, la banca riconosce un interesse lordo molto superiore a quello del conto. La durata proposta di solito è di uno, due o al massimo tre mesi, ma può arrivare talvolta anche a sei mesi, mentre l’importo minimo varia a seconda della banca, ma in genere bastano mille euro. Un’avvertenza: i pronti vanno molto bene se si sa di aver bisogno del capitale nel breve periodo, ma non sono uno strumento per farlo fruttare: di solito, imposte incluse, non riescono a coprire il tasso d’inflazione. Chiara Conti Il libretto postale può dare di più se non viene utilizzato DA SEMPRE È UN STRUMENTO DIFFUSO PER DEPOSITARE I SOLDI NECESSARI AL BILANCIO ORDINARIO DELLA FAMIGLIA, MA ORA... ono trascorsi solo otto anni da quando Poste Italiane, diventata società per azioni nel 1998, ebbe l’intuizione di fare il suo ingresso nel settore finanziario. Nel 2000 veniva lanciato il BancoPosta e a seguire tutta una serie di prodotti (carta prepagata Postepay, polizze assicurative, obbligazioni, fondi comuni di investimento ecc.) che si sono aggiunti alla tradizionale offerta di libretti di risparmio postale e di Buoni Fruttiferi. Un’intuizione che oggi permette alle Poste di contare su più di 5 milioni di conti correnti postali, 660mila correntisti online e 260 miliardi di euro di risparmio postale. Ma vediamo nel dettaglio la rosa di servizi di cui oggi si può usufruire, sia sul fronte della gestione della liquidità sia su quello degli investimenti. S MOLTI SERVIZI SONO GRATUITI Il conto BancoPosta. È adatto a chiunque, famiglie, anziani, giovani e consiste in un sistema di servizi completo al pari dei conti delle banche. Alcuni servizi sono gratuiti (come i prelievi di contante agli uffici postali, accredito pensione, estratti conto mensile ecc.) e le spese di tenuta conto annuali ammontano a 30,99 euro, mentre le registrazioni in conto sono gratuite in nu- mero illimitato (è dovuta l’imposta annuale di bollo stabilita per legge). In più, per tutti i correntisti BancoPosta che accreditano la pensione c’è un altro vantaggio: la pensione prelevata presso gli uffici postali o gli sportelli automatici (sia postali sia bancari) è coperta, nelle due ore successive, da un’assicurazione gratuita contro il furto, fino a un massimo di 516,46 euro. Inoltre, se si preferisce, si può richiedere l’accesso al conto via Internet (prelievi, bonifici ecc.) e al servizio ProntoBancoPosta, tramite cui è possibile pagare via telefono oltre 1.600 bollettini di conto corrente postale e ascoltare saldo e movimenti relativi al proprio conto. BancoPosta Click. È l’ultimo nato. È accessibile via web e telefono e può essere sottoscritto diretta- mente online su www.bancopostaclick.it.; non comporta né il pagamento del canone né costi fissi. Oltre alle normali operazioni bancarie, consente di gestire investimenti, come l’acquisto di Buoni Fruttiferi Postali. Chi apre questo conto ha in regalo la carta Postamat Click, che permette di prelevare denaro, fare pagamenti in Italia e nel mondo e che può essere utilizzata su Internet – per pagare i bollettini, il bollo auto, ricaricare il cellulare ecc. – con standard di sicurezza innovativi. Legata a BancoPosta Click c’è anche l’ultima sfida di Poste Italiane che è entrata nel settore della telefonia mobile, come operatore virtuale, con il marchio PosteMobile. Le funzionalità esclusive presenti sulla Sim trasformano il telefonino in uno strumento bancario-finanziario. Si può trasferire denaro, pagare bollettini, inviare telegrammi, verificare il saldo e gli ultimi movimenti del proprio conto. È sufficiente associare la Sim al Conto. I libretti di risparmio. Sono da sempre il modo più semplice per depositare i propri risparmi e gestire alcune spese; sono offerti dalle Poste Italiane per conto della Cassa Depositi e Prestiti in tutti gli uffici postali. Sono esenti da spese e commissioni di apertura, di ” 5 per cento lizzate soltanto nell’online come Fineco (www.fineco.it), IwBank (www.iwbank.it), Websella.it (Gruppo Banca Sella, www.websella.it) o il Conto@me di We@bank (Banca Popolare di Milano, www.webank.it). Esiste anche un conto online specifico chiamato “plus” dedicato a chi vuole investire in Borsa: in questo caso si potranno consultare analisi di tipo finanziario e confronti dei rendimenti e soprattutto ottenere commissioni di negoziazione più vantaggiose rispetto a chi si affida ad un gestore. Ricordiamo ancora una volta, comunque, che il “fai da te” è rischioso e dovrebbe essere limitato solo a chi è davvero particolarmente esperto. I conti a metà strada. Accanto ai conti che permettono di risparmiare sulla gestione e sulle transazio- Ma alle Poste si può anche aprire un conto, così come sottoscrivere prodotti finanziari ” NOTES 9 OTTOBRE 2008 Il rendimento “oro” spetterà a chi a fine 2008 sul libretto avrà una giacenza superiore al 35% di quella del 2007 10 OTTOBRE 2008 NOTES I Buoni Fruttiferi: trasferibili solo per successione SONO SEI TIPOLOGIE DI INVESTIMENTO ono una forma di investimento a medio e lungo termine, che guarda soprattutto a quel target di risparmiatori che preferisce prodotti finanziari semplici e soprattutto sicuri, senza contare che sono alla portata di tutte le tasche in quanto danno la possibilità di investire anche piccole somme. Vengono distribuiti in esclusiva da Poste Italiane, per conto della Cassa Depositi e Prestiti (istituto emittente) in tutti gli uffici postali. Lo strumento. Sono nominativi, non sono cedibili, non possono essere dati in pegno, sono trasferibili solo per successione a causa di morte (o per cause che determinino comunque successione a titolo universale) e sono esenti dalla relativa imposta. Non possono essere riscossi da terzi per semplice delega, ma solo mediante procura speciale o generale. Tutti i Buoni Fruttiferi Postali garantiscono sempre la restituzione del capitale investito. Il titolare del Buono può chiedere in ogni momento il rimborso del capitale versato e degli interessi maturati. Il meccanismo di capitalizzazione degli interessi è di tipo composto. Non vi sono spese di emissione, gestione o incasso. Viene applicata una ritenuta fiscale del 12,50%. Esistono sei diverse tipologie di buoni fruttiferi postali. Buoni “ordinari”. Garantiscono rendimenti che crescono con il passare del tempo fino alla scadenza naturale massima fissata a venti anni. Gli interessi sono cal- S CHE ASSICURANO LA RESTITUZIONE COMPLETA DEL CAPITALE RENDIMENTI BUONI “ORDINARI” Serie “B46” (agosto 2008) PERIODO DI POSSESSO RENDIMENTO ANNUO LORDO alla fine del 1º anno 2,25% nel 5º anno 2,42% nel 10º anno 2,56% nel 15º anno 2,81% nel 20º anno 3,08% colati su base bimestrale. Se il rimborso è chiesto prima che sia trascorso un anno verrà rimborsato soltanto il capitale investito. Sono disponibili tagli da 50, 100, 250, 500, 1.000, 2.500 e 5mila euro, in modo da offrire l’opportunità di suddividere la somma da investire in buoni di diverso valore che si possono poi riscuotere singolarmente in relazione alle proprie esigenze. Per quanto riguarda la durata, va considerato che, trascorsi i venti anni dalla sottoscrizione, il buono “cartaceo” diventa infruttifero e dopo altri dieci anni va in prescrizione. Buoni “indicizzati a scadenza”. Offrono un rendimento predeterminato e prevedono il pagamento, esclusivamente alla scadenza dei cinque anni, di un premio aggiuntivo legato all’andamento dell’Indice azionario “Dow Jones Euro Stoxx 50”. Per sottoscriverli occorre essere titolari di un conto BancoPosta o di un libretto di risparmio postale. Come avviene per tutti i Buoni Fruttiferi Postali sottoscrizione e rimborso sono gratuiti. Buoni BFPPremia. Oltre al rendimento garantito, offrono la possibilità di conseguire gli eventuali “premi” annuali che maturano RENDIMENTI “INDICIZZATI A SCADENZA” Serie “28J” in vigore dal 1o al 31 agosto 2008 PERIODO DI POSSESSO REND. LORDO EFFETTIVO Nel 1° anno 0,00% Nel 2° anno 1,05% Nel 3° anno 1,10% Nel 4° anno 1,15% Nel 5° anno 1,22% al compimento del 2°, 3°, 4°, 5°, 6° e 7° anno. I “premi” maturano nel caso in cui l’indice azionario Dow Jones Euro Stoxx 50 si apprezzi, nei periodi di riferimento in misura pari o superiore al 14% per il 2° anno e al 7% per gli anni successivi fino al 7°. In caso di apprezzamento dell’indice inferiore ai livelli precedentemente indicati, non maturerà il premio relativo a quel periodo di riferimento. Buoni “a 18 mesi”. Questo tipo di Buoni, che ha una durata massima di 18 mesi, assicura un rendimento predeterminato che cresce col passare del tempo . Buoni “indicizzati all’inflazione ita- liana”. Garantiscono, al momento del rimborso, la rivalutazione del capitale investito pari al 100% dell’aumento dell’indice di inflazione, con l’aggiunta di un rendimento fisso crescente nei dieci anni. Infine ci sono i buoni “dedicati ai minori di età”, una forma di investimento che assicura un rendimento fisso predeterminato decisamente superiore a quello di un Buono “ordinario” di pari durata e data sottoscrizione. Questa categoria potrebbe rappresentare un regalo per i propri nipoti, al pari dei tre tipi di libretti di ri- RENDIMENTI “BFPPremia” Rendimento fisso garantito della serie “P11” in vigore dal 1 agosto 2008 PERIODO DI POSSESSO TASSO NOMINALE ANNUO LORDO RENDIMENTO EFFETTIVO ANNUO LORDO Dal 1° al 7° anno 1,15% 1,15% sparmio a loro riservati, con caratteri diversi in base alla fascia di età a cui si rivolgono: “Io cresco” da zero a 12 anni compiuti, “Io conosco” da 12 a 14 anni compiuti, “Io capisco” dai 14 ai 18 anni compiuti. Chiara Conti RENDIMENTI BUONI “A 18 MESI” Serie “1J8” (condizioni in vigore dal 1o agosto 2008) PERIODO DI POSSESSO REND. ANNUO LORDO EFFETT. Alla fine del primo semestre 3,00% Nel secondo semestre 3,25% Nel terzo semestre 3,66% BUONI “INDICIZZATI ALL’INFLAZIONE ITALIANA” Serie “I31” (condizioni in vigore dal 1o agosto 2008) PERIODO DI POSSESSO Alla fine del 1º anno nel 2º anno nel 3º anno nel 4º anno nel 5º anno nel 6º anno nel 7º anno nell’8º anno nel 9º anno nel 10º anno ” 0,50% in più gestione, di rinnovo e da imposta di bollo. Dal 1° novembre 2007 hanno un rendimento del 2% lordo, definito “giallo”, su cui viene applicata una ritenuta fiscale del 27%. Gli interessi maturati sui depositi vengono liquidati ogni anno: se non prelevati vengono capitalizzati, cioè aggiunti alle somme depositate producendo a loro volta interessi. Come accade in banca, i libretti postali possono essere nominativi o al portatore. Per i primi, le operazioni possono essere eseguite solo dall’intestatario o da altra persona a cui è stata fatta delega ad operare. In caso di furto o smarrimento, però, nessuno può riscuotere le somme versate. Inoltre, possono essere ceduti soltanto mediante atto pubblico o con scrittura privata autenticata da un notaio. Per il secondo tipo è possibile effettuare operazioni con la sola presentazione del titolo. Per aumentare il rendimento. La Cassa Depositi e Prestiti ha introdotto un meccanismo che premia con maggiori rendimenti chi utilizza il libretto postale come forma di risparmio. Alla fine del 2008 i libretti ordinari nominativi, la cui giacenza media abbia superato di oltre il 35% quella del 2007, saranno premiati e passeranno, per il 2009, al rendimento “oro” che prevede un tasso maggiorato dello 0,50%. In pratica, se il “giallo” rende l’1,46% al netto delle imposte, l’ “oro” renderà al netto l’1,83 per cento. In particolare, si ha che il rendimento “giallo” lordo è pari al 2%, al netto 1,46% (dal 1° novembre 2007), mentre l’ “oro” lordo è del 2,50% che netto diventa dell’1,83% netto (in vigore dal 1° gennaio 2008). Chiara Conti Sono soggetti alla ritenuta fiscale del 12,50%, ma non sono previste spese di emissione, gestione o incasso ” TASSO NOMINALE ANNUO LORDO 0,20% 0,20% 0,40% 0,40% 0,50% 0,50% 0,60% 0,60% 1,00% 1,20% NOTES 11 OTTOBRE 2008 IL PROFILO DI RISCHIO Fate il test per scoprire come potete investire PRIMA DI DECIDERE DOVE IMPEGNARE I VOSTRI RISPARMI QUANTI ANNI HAI? 1 a) dai 20 ai 40 b) dai 40 ai 50 c) dai 50 ai 60 d) 60 anni e oltre 4 punti 3 punti 2 punti 1 punto LA TUA PRINCIPALE ESIGENZA FINANZIARIA È: 2 a) La protezione del capitale 1 punto b) Poter contare su un flusso di reddito costante 2 punti c) Ottenere un rendimento almeno in linea con l’inflazione 4 punti d) Un incremento notevole del patrimonio 5 punti QUANDO PREVEDI DI DOVER DISPORRE, ANCHE IN PARTE, DEL RISPARMIO INVESTITO? 3 a) Entro il prossimo biennio 1 punto b) Nei prossimi 2-5 anni 2 punti c) Non prima di 5 anni 3 punti d) Non prima di 10 anni 4 punti Profilo molto prudente e prudente: ti serve una corretta informazione per scegliere al meglio. Profilo dinamico: conosci a grandi linee la finanza, ma ti restano aspetti importanti da approfondire. Non esagerare. Aggressivo: sei in grado di calcolare la formula più adatta alle tue esigenze, studiando la combinazione migliore tra rischio e rendimento. Attento, però: il mercato è in costante evoluzione. c) No d) Assolutamente no AVENDO SUFFICIENTI CAPITALI SONO DISPOSTO A CORRERE RISCHI MAGGIORI 4 a) Assolutamente sì b) Sì c) No d) Assolutamente no a) Da un anno a quattro anni (o anche meno) 1 punto b) Dai 5 agli 11 anni 3 punti c) Dai 12 ai 15 anni 4 punti d) Oltre 15 anni 5 punti 7 VOGLIO OTTENERE IL MAGGIOR GUADAGNO POSSIBILE NEL LUNGO PERIODO ANCHE A COSTO DI FORTI DEPREZZAMENTI TEMPORANEI DEL PORTAFOGLIO? a) Assolutamente sì b) Sì OTTOBRE 2008 NOTES 5 punti 4 punti 2 punti 1 punto 6 QUANTO TEMPO HAI A DISPOSIZIONE PER RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO? 5 12 DIMMI CHI SEI... 5 punti 4 punti 3 punti 1 punto VOGLIO PROTEGGERE IL CAPITALE a) Assolutamente sì b) Sì c) No d) Assolutamente no 1 punto 2 punti 4 punti 5 punti HO UN CAPITALE INSUFFICIENTE, MA SONO DISPOSTO A CORRERE RISCHI PER INCREMENTARE IL PATRIMONIO 8 a) Assolutamente sì 5 punti b) Sì c) No d) Assolutamente no 4 punti 2 punti 1 punto SE RICEVESSI UN’EREDITÀ SAREI DISPOSTO A INVESTIRLA IN MANIERA SICURA EVITANDO LE AZIONI 9 a) Assolutamente sì b) Sì c) No d) Assolutamente no IL PORTAFOGLIO CONSIGLIATO FINO A 15 PUNTI DA 15 A 25 PUNTI Molto prudente Prudente PREVEDO CHE NEI PROSSIMI CINQUE ANNI IL MIO REDDITO SI INCREMENTERÀ 65% 50% OBBLIGAZIONARIO OBBLIGAZIONARIO 5 punti 4 punti 2 punti 1 punto 11 30% AZIONARIO 10% 20% AZIONARIO LIQUIDITÀ DA 25 A 45 PUNTI OLTRE 45 PUNTI Dinamico Aggressivo 5 punti 4 punti 2 punti 1 punto SONO DISPOSTO AD ACCETTARE PERDITE A BREVE ANCHE NELL’ORDINE DEL 30%? 12 a) Assolutamente sì b) Sì c) No d) Assolutamente no 25% LIQUIDITÀ SE NE AVESSI LA POSSIBILITÀ, SAREI DISPOSTO A LASCIARE IL MIO LAVORO PER UNA NUOVA OCCUPAZIONE, MAGARI IN PROPRIO a) Assolutamente sì b) Sì c) No d) Assolutamente no IN BANCA L’ESAME È OBBLIGATORIO 1 punto 2 punti 4 punti 5 punti 10 a) Assolutamente sì b) Sì c) No d) Assolutamente no PROVATE A RISPONDERE A QUESTE DODICI DOMANDE 5 punti 4 punti 2 punti 1 punto 60% 25% AZIONARIO OBBLIGAZIONARIO 15% LIQUIDITÀ 85% 5% AZIONARIO 10% OBBLIGAZIONARIO LIQUIDITÀ Dal 1° novembre 2007 gli investitori sono sottoposti a un “interrogatorio” quando si recano in banca per richiedere un servizio d’investimento. È da quel “primo contatto utile” – come stabiliscono i regolamenti della Consob – che l’intermediario deve fornire dettagliate informazioni al cliente, “chiare, corrette, non fuorvianti”, sulla natura dei suoi servizi, i suoi costi, l’eventuale esistenza di conflitti d’interesse. Ma soprattutto deve informarlo in che classe è stato inserito. Se cioè verrà considerato un cliente al dettaglio (come la maggior parte dei risparmiatori), professionale o una controparte qualificata. E deve interpellarlo sulle sue conoscenze finanziarie, sul suo livello di istruzione e di esperienza d’investimento e, nel caso, sulla consistenza del suo patrimonio e sulla sua propensione al rischio. Tutto ciò è la conseguenza della direttiva Mifid sui servizi finanziari che è entrata in vigore nei Paesi dell’Ue, introducendo importanti cambiamenti nei mercati finanziari e nei rapporti tra investitori e intermediari. Che cosa cambia con la Mifid? L’investitore può seguire i consigli della banca o fare di testa propria, ma in questo caso l’intermediario, pur eseguendo l’ordine, dovrà fargli presente per iscritto di non essere in grado di valutarne l’appropriatezza. NOTES 13 OTTOBRE 2008 IN BORSA Vanno bene anche le azioni ma solo se non avete fretta che chi non se ne occupa per lavoro si faccia guidare da un professionista di fiducia. Un’altra possibilità offerta dal mercato finanziario è rappresentata dagli Exchange Traded Fund. Gli Etf sono fondi d’investimento, negoziati in Borsa come un titolo azionario, che assicurano gli stessi rendimenti dell’indice a cui fan- I CRITERI-GUIDA SONO DUE: GLI UTILI DELLE SOCIETÀ, ASSIEME ALL’AMMONTARE DEI DIVIDENDI. CI SONO POI ANCHE GLI ETF 14 OTTOBRE 2008 NOTES DIECI ANNI A PIAZZA AFFARI I rendimenti azionari delle principali società e i relativi importi dei dividendi distribuiti PREZZI IN EURO CLASSIFICA Analisi Dati Borsa S.p.A. ” ” Un altro fattore importante è quello del tempo. Occorre, infatti, essere disposti a non vendere i titoli per diversi anni per poter ottenere qualche guadagno. Perciò, se le cose nel breve periodo dovessero andare male, si dovrebbe evitare di vendere in fretta per esigenze di liquidità. A influenzare il prezzo di un’azione sono molte variabili, come l’andamento della società e del settore in cui è attiva. A seconda del fatto che un’impresa sia strettamente collegata o meno alla salute dell’economia si parla rispettivamente di titoli “ciclici” o “difensivi”. Spesso ci si rivolge verso questi ultimi quando la crescita del Paese sta vivendo un periodo difficile. Va segnalato poi che, anche se non sempre il prezzo delle azioni è legato a fattori interni alla società – gli studi fatti da analisti indipendenti, per esempio, possono essere causa di forte oscillazioni –, Borsa italiana sostiene che “occorre conoscere bene l’impresa oggetto dell’investimento, nonché il mercato in cui opera”. Il punto di partenza, dunque, dovrebbe essere la lettura dei bilanci annuali, pubblicati sul sito www.borsaitaliana.it. Non tutti, però, hanno le competenze e il tempo per interessarsi in modo così approfondito; pertanto, è bene ta” o di “performance” e quelle di gestione sono basse. Va però tenuto presente che si tratta di investimenti rischiosi: se il valore della materia prima su cui si investe diminuisce, si va incontro a perdite. E così se un indice generale o settoriale di Borsa, al quale è legato l’Etf, scende, si perde. Marco Ratti 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 26 TITOLI Saipem Eni A2A Buzzi Unicem Autogrill Spa Bulgari Italcementi Impregilo Finmeccanica UBI Banca Fondiaria-Sai Ed. L’Espresso Mediaset B. Pop. Milano UniCredit Mondadori Mediobanca Generali Intesa Sanpaolo Unipol Pirelli & C. Alleanza Mediolanum Fiat Telecom Italia Seat Pagine Gialle 11 agosto 1998 11 agosto 2008 Variazione % 3,8010 10,4912 1,1506 8,5605 5,6210 4,4720 7,7375 3,0598 16,4800 14,1887 21,6560 1,7905 5,2840 7,9081 4,6010 4,9680 11,8900 29,4927 5,1017 2,3011 0,6817 10,6790 5,7600 31,1429 3,4922 0,2957 24,2100 21,4900 2,2170 14,8560 8,9860 6,9630 9,4200 3,7150 19,8270 16,3220 21,5900 1,7120 4,8610 6,9210 3,9660 4,1690 9,7610 23,2100 3,9260 1,7420 0,4368 6,6630 3,0650 11,7440 1,1610 0,0873 536,938 104,838 92,681 73,542 59,865 55,702 21,745 21,411 20,309 15,035 -0,305 -4,386 -8,005 -12,483 -13,801 -16,083 -17,906 -21,303 -23,046 -24,298 -35,925 -37,607 -46,788 -62,290 -66,755 -70,482 DIVIDENDI PER AZIONE Incidenza % su Totale 1998-2008 prezzo agosto 2008 1,7653 7,4921 0,4614 2,7466 1,1813 1,5476 2,6546 0,0500 0,8930 3,8400 5,6863 1,9073 3,0043 2,0524 1,7539 3,9098 2,9565 4,4241 1,4393 1,4415 0,7749 2,9134 1,5045 2,2287 0,6395 0,4457 7,292 34,863 20,814 18,488 13,146 22,225 28,181 1,346 4,504 23,527 26,338 111,406 61,804 29,655 44,224 93,782 30,288 19,061 36,661 82,752 177,398 43,725 49,086 18,977 55,081 510,490 ” Se l’impresa è strettamente legata all’economia globale i suoi titoli sono detti “ciclici” commettere in azioni può permettere di diventar ricchi, ma può portare anche a perdere tutto. Si tratta cioè di un investimento a rischio. Basta guardare la tabella della pagina accanto: chi ha acquistato titoli azionari Saipem dieci anni fa, per esempio, si ritrova oggi con un capitale più che quintuplicato, mentre aver puntato su Seat Pagine Gialle nell’agosto del 1998 è costato ben il 70% di quanto investito (in entrambi i casi senza considerare i dividendi). E anche nell’arco di un solo anno gli sbalzi possono essere molto significativi: confrontando la classifica di pag. 15, preparata da Analisi Dati Borsa, con una analoga, costruita dalla stessa società per il numero di Club3 di agosto 2007, si notano importanti cambiamenti. Mentre i petroliferi hanno proseguito il loro andamento in terreno nettamen- S te positivo, diversi titoli del settore bancario hanno subito pesanti perdite, come Intesa Sanpaolo, scivolata dal 1° al 19esimo posto. Con l’acquisto di azioni ordinarie, del resto, si diventa proprietari di una fetta più o meno grande di una società e si partecipa al suo andamento economico, negativo o positivo che sia. Come spiegano da Borsa italiana, ci sono due modi per avere benefici dal possesso di azioni. Il primo è attraverso la crescita dell’impresa: l’aumento costante degli utili è probabile che porti la domanda di quel titolo a crescere e, di conseguenza, il valore della quotazione azionaria salirà. Oltre a questo aspetto, al momento della scelta dell’investimento è bene analizzare i dividendi. Si tratta di quote di utile che la società può decidere di distribuire agli azionisti e, come mostra la tabella di pag. 15, il loro valore può essere molto elevato. Gli esperti del settore, però, sostengono che va di certo preferita una società che attua una politica di distribuzione dei dividendi contenuta ma costante nel tempo – visto che questo è un segnale del buon andamento dei conti –, piuttosto che un’impresa che elargisce dividendi a man bassa in un’occasione ma lo fa soltanto sporadicamente. no riferimento. Funzionano in modo simile agli Exchanged traded commodities (Etc), titoli che replicano l’andamento di una materia prima o di indici del settore, dando la possibilità di investire anche piccole quote in petrolio, grano o oro. Tanto per gli Etf, quanto per gli Etc, non sono previste commissioni “di entrata”, “di usci- Di solito è più affidabile la società che distribuisce meno ma con continuità ” NOTES 15 OTTOBRE 2008 RISPARMIO GESTITO NON VANNO INFATTI SOTTOVALUTATE SIA LE COMMISSIONI APPLICATE SIA LE TASSE DA PAGARE SUI PROFITTI DI BORSA ” 16 OTTOBRE 2008 NOTES gstar, per esempio, consiglia di leggere due importanti documenti: il prospetto informativo e il rendiconto annuale. Il primo è suddiviso in due parti: una in cui è possibile raccogliere informazioni sulla società di gestione e sulle caratteristiche dei fondi, i modi di partecipazione e la politica d’investimento; in una seconda sezione si trovano grafici e tabelle che aiutano a capire rischi e potenziali rendimenti. Previsioni di carattere generale e disciplina specifica per ciascun fondo sono contenuti invece nel regolamento. I fondi devono poi presentare un bilancio consuntivo alla fine di ogni esercizio, da cui deriva il rendiconto annuale. Questo è composto da almeno 4 parti: la relazione del Cda che permette di avere una visione sull’andamento economico dell’ultimo esercizio; la situazione patrimoniale, con la spiegazione di come risulta investito il denaro dei clienti in un certo momento; il rendiconto, che deve contenere una parte reddituale, con il risultato del fondo (utili o perdite) insieme con una nota integrativa, che dà dettagli sulle altre sezioni e un commento sulla gestione. Ma oltre alle indicazioni valide per qualunque investimento (si veda l’articolo di pagina 2), bisogna poi valutare con at- indica la maggior parte dei costi operativi legati alla gestione dei fondi. Spese come quelle di negoziazione, di brokeraggio, non indicate dal Ter, devono comunque esserci nel rapporto annuale. Le società di gestione sono obbligate anche a indicare la parte di commissioni che va a remunerare i canali distributivi. A questo proposito va segnalato che i fondi possono essere acquistati tramite un intermediario, come un istituto di credito, attraverso Internet o direttamente dalla società di gestione. Marco Ratti Ne esistono quattro forme: azionari, bilanciati, obbligazionari e infine monetari ” I MIGLIORI FONDI VENDUTI IN ITALIA La classifica dei rendimenti di obbligazionari, bilanciati, monetari e azionari NOME FONDO Morningstar Direct ” La prima cosa da fare è leggere bene il prospetto informativo e il rendiconto annuale on vanno presi alla leggera perché comportano un margine di rischio, ma se si vuole investire parte dei propri risparmi puntando a guadagnare più di quanto si otterrebbe con un conto corrente è bene considerare anche i fondi comuni d’investimento. Si tratta di strumenti di gestione collettiva del risparmio, nei quali, cioè, sono raccolte le risorse finanziare di più persone. Come dimostra la tabella della pagina accanto possono raggiungere rendimenti piuttosto elevati, ma il rischio in alcuni casi non è trascurabile e per molti versi questo periodo sembra essere piuttosto turbolento per le Borse di tutto il mondo, senza considerare gli alti costi spesso richiesti dalle società di gestione (si veda Club3 del mese scorso). Rispetto alla classifica di Morningstar qui pubblicata, inoltre, va segna- N lato che sono indicati solo i migliori fondi venduti in Italia e che per conoscere quanto è finito realmente nelle tasche degli investitori, vanno poi tolte le imposte sui guadagni di Borsa, pari al 12,50 per cento. I fondi possono essere di diverso tipo. Quelli azionari prevedono che la quota maggiore sia investita in titoli azionari e perciò sono anche i più rischiosi. Così come è vero che sono quelli che possono dare i maggiori rendimenti, soprattutto nel lungo termine. Poi ci sono i “bilanciati”, fondi un po’ meno rischiosi in quanto mettono parte dei soldi in obbligazioni e parte in azioni, cercando di ridurre i rischi per un verso e di massimizzare i guadagni dall’altro. Le due tipologie più “tranquille”, infine, sono i fondi obbligazionari e quelli monetari. Questi ultimi investono in strumenti del mercato monetario, come certificati di deposito o titoli di Stato a breve termine. Non danno rendimenti altissimi, ma allo stesso tempo sono i meno rischiosi. Gli obbligazionari, invece, puntano soprattutto sulle obbligazioni e sono rivolti a una clientela piuttosto prudente. Per valutare qualunque fondo, comunque, è bene tenere a mente qualche accorgimento. Mornin- te da un fondo a un altro della stessa società, i diritti fissi. Le commissioni ricorrenti, invece, ci sono per ogni fondo. Si tratta di costi periodici che incidono sul risultato di gestione e sono dedotte direttamente dal patrimonio del fondo. In genere ci sono anche commissioni di incentivo nel caso in cui la società di gestione raggiunga rendimenti superiori a un parametro prestabilito. Per rendersi conto delle spese complessive, si può controllare il Total expense ratio (Ter) riportato nel prospetto informativo, che ” Attenti ai fondi: le spese possono bruciare gli utili tenzione i costi. Questi ultimi, spiegano ancora da Morningstar, possono essere suddivisi in due categorie: le commissioni una tantum, quando previste, e quelle ricorrenti. Di norma il valore della quota è già al netto di queste ultime. Le commissioni una tantum sono applicate di solito al momento dell’acquisto o della vendita e incidono tanto meno sul rendimento quanto più a lungo si mantiene il fondo. Tra questi costi rientrano le commissioni di sottoscrizione, quelle di “switch”, previste in alcuni casi per il passaggio di quo- HSBC GIF Brazil Bond A Acc Generali IS Centr&East Europ Bds A Acc Dexia Bds Slovakia C Acc DB Platinum IV Sov Plus Fd R1C Acc Vontobel Eastern European Bd A2 Acc DB Platinum IV Dynamic Bond Stab + R1C Acc Zest Global Strategy I Acc DB Platinum IV Dynamic Bond Plus R1C Acc Carmignac Patrimoine A Acc Natixis Flessibile Internazionale Acc Agora Cash Acc SGAM Fd Money Market Euro A Acc Anima Liquidità Acc Dexia Allocation Cash Short C Inc Robeco Dynamic Premium A Acc Schroder ISF Global Energy A Acc Parvest Brazil C Acc Invesco Energy Fd A Acc PF(LUX)-Biotech P Acc Fortis L Equity Latin America Acc TIPOLOGIA RENDIMENTO 1 ANNO RENDIMENTO 3 ANNI RENDIMENTO 5 ANN1 COMMISSIONE DI GESTIONE Obbligazionari Obbligazionari Obbligazionari Obbligazionari Obbligazionari Bilanciati Bilanciati Bilanciati Bilanciati Bilanciati Monetari Monetari Monetari Monetari Monetari Azionari Azionari Azionari Azionari Azionari 17,76 14,71 14,03 12,83 11,45 12,07 6,00 5,11 4,41 4,25 4,47 4,34 4,23 4,15 4,10 19,99 13,45 12,79 10,71 8,49 nd 7,30 9,00 5,44 5,96 6,17 nd 2,48 6,59 3,52 nd 3,27 3,22 3,30 2,77 13,85 nd 11,43 8,25 24,70 nd 8,99 nd nd 7,34 nd nd nd 7,34 nd nd 2,64 2,85 2,76 2,22 19,54 nd 21,56 7,99 30,34 1,00 0,40 0,60 1,20 1,10 1,25 0,08 1,00 1,50 0,20 0,00 0,30 0,12 0,30 0,30 1,50 1,75 2,50 2,40 1,75 Nota: i valori sono espressi in percentuale. Dati in euro al 29 agosto 2008. I valori non indicati sono relativi a fondi ancora non operativi alla data considerata. Tutti i rendimenti sono al lordo dell’imposta sui guadagni di borsa (12,5%). I rendimenti a 3 e 5 anni sono annualizzati, cioè esprimono la performance media annua nel periodo preso in considerazione. NOTES 17 OTTOBRE 2008 NON SOLO AZIONI Reddito fisso: ma davvero non si corre alcun rischio? SI TRATTA DI STRUMENTI CHE SONO RITENUTI PIÙ SICURI MA a ormai circa un anno – inizio del forte ribasso delle Borse mondiali a seguito della cosiddetta “crisi dei mutui subprime” – molti hanno voltato le spalle alle azioni e si sono buttati sulle obbligazioni, alla ricerca della sicurezza, diventata l’unico obiettivo dell’investimento. Tuttavia, nella fuga dal rischio, tanti hanno ragionato sulla semplice equazione: obbligazioni uguale sicurezza, un’opinione diffusa da sfatare, insieme con altre. Vediamo perciò alcuni di questi luoghi comuni per evitare altri rischi non sempre percepiti. D ” Troppo spesso si dimenticano i casi Cirio e Parmalat e i danni causati a molti risparmiatori ” 18 OTTOBRE 2008 NOTES Le azioni sono pericolose, le obbligazioni no Questa considerazione non è del tutto veritiera. Senza fare tanti discorsi, citiamo proprio alcuni casi recenti che hanno lasciato pesanti segni sulla pelle dei risparmiatori: parliamo ovviamente delle obbligazioni emes- se da Cirio, Parmalat e dalla Repubblica argentina: ma anche Fintek o Giacomelli non sono state affatto da meno, benché abbiano coinvolto un numero minore di risparmiatori. Un discorso a parte meritano le obbligazioni tanto reclamizzate dalle banche in questi ultimi mesi, con sigle di vario tipo, che non lasciano capire nulla dell’effettiva natura dei titoli. Si tratta di “titoli subordinati” (termine che non dice nulla a chi non è esperto della materia), obbligazioni cioè che hanno una debole protezione in caso di insolvenza, perché sono rimborsate dopo tutti gli altri creditori e possono anche sospendere il pagamento delle cedole. Si dirà: “Ma vuoi che una banca diventi insolvente e non paghi le obbligazioni?”. Un’osservazione purtroppo priva di ogni fondamento economico e finanziario, una domanda che molti impiegati bancari hanno fatto ai risparmiatori (“Ma vuole che l’Argentina fallisca, con tutte le risorse che ha il Paese?”; ma poi si è visto che cosa è accaduto…). Una banca, purtroppo, può “saltare” per l’imperizia o la malafede dei dirigenti (un esempio ancora fresco nella me- OTTO REGOLE D’ORO PER INVESTIRE CON SUCCESSO IN OBBLIGAZIONI CARATTERISTICA REGOLA Bassa propensione al rischio Evitare titoli con rating inferiore ad A Regolamento dell’emissione Leggerlo attentamente Liquidità sul mercato Scegliere emissioni a largo flottante ed elevate contrattazioni giornaliere Rendimento Evitare tassi troppo elevati rispetto alla media del mercato Composizione portafoglio Differenziare al massimo Titoli di Paesi emergenti Evitare se la propensione al rischio è bassa; comunque stare su percentuali basse Durata dei titoli Evitare durate superiori a 10 anni, specie per titoli a reddito fisso Valuta Tenere presente il rischio cambio L’ESPERIENZA INSEGNA DI PRESTARE SEMPRE ATTENZIONE moria, il Banco Ambrosiano, e più recentemente la Banca Popolare di Lodi); può avere problemi di liquidità a causa di operazioni sballate (un esempio: l’eccessiva concessione di mutui a debitori poco affidabili; in Italia i casi sono limitati, all’estero stanno mettendo al tappeto molte banche). Prudenza, quindi, anche con le obbligazioni e attenzione al “rating” (si veda la tabella a pag. 20). E se il rating non ci fosse, sarebbe meglio non sottoscriverle anche se è una banca a proporle. I titoli di Stato meglio dei bond Dire che i titoli di Stato sono meno rischiosi delle obbligazioni è falso. L’Argentina è un Paese sovrano, le sue obbligazioni o bond sono titoli di Stato, eppure le cose non sono andate a finire ugualmente bene. Un recente studio di Moody’s ha dimostrato che, nell’arco di tempo che va dal 1985 al 2002, il 10% delle obbligazioni governative ha conosciuto una dichiarazione d’insolvenza ed è diventato inesigibile, mentre la percentuale di fallimento tra le obbligazioni societarie è stata pari all’11%. Un livello di rischio, quindi, che sostanzialmente risulta identico. Il fatto che uno stato emetta obbligazio- CONSIGLI PER GLI ACQUISTI Ma allora il reddito fisso non è conveniente? Assolutamente no. Il rischio c’è sempre, ma occorre conoscerlo, affrontarlo nel modo giusto tenendo presenti alcune regole fondamentali: 1. la qualità dell’emittente, limitando alla A il grado minimo di rating per le obbligazioni in cui investire. Queste renderanno un po’ di meno, ma sono molto più sicure. Se il rating è inferiore ad A, infatti, il rischio comincia a essere alto, pertanto occorre non dare retta a chi ritiene che vada bene anche la tripla B, definendola “investment grade”; la società con quel giudizio ha sicuramente dei problemi. Anche perché se un risparmiatore cerca la sicurezza evitando le azioni, è inutile che guardi a obbligazioni di emittenti traballanti. 2. la quota massima di titoli obbligazionari “a rischio” da inserire nel portafoglio; se proprio si vuole provare qualche brivido, non bisogna eccedere, limitando la quota dei titoli ad alto rischio ad un 5% massimo del capitale. Se si investe di più, tanto vale comprare delle azioni “blue chips”, almeno a rischio più elevato corrisponde un rendimento potenziale più elevato; 3. l’arco massimo di tempo nel quale mantenere l’investimento. Un’obbligazione tripla A è “sicura”, ma se ha durata 30 anni bisognerebbe essere certi che non perderà in quell’arco di tempo neppure una A; una previsione del genere non la fanno neanche i guru della finanza. 4. la liquidabilità effettiva dei titoli. Attenti anche alle quantità trattate in Borsa: ci si può innamorare di un titolo “sicuro” e redditizio, ma bisogna sempre dare un’occhiata agli scambi per evitare di trovarsi un giorno da soli a vendere titoli a cui nessuno è poi oggettivamente interessato. 5. Diversificare al massimo gli investimenti: un portafoglio ideale dovrebbe comprendere quote (variabili a seconda delle personali predisposizioni e della disponibilità complessiva di capitali da investire) di obbligazioni in euro e in dollari, di titoli di Stato e di obbligazioni societarie, di titoli a cedola fissa e a cedola variabile, di obbligazioni a breve e a lungo termine e, dulcis in fundo, anche di azioni (magari ricorrendo ad un Etf, gli strumenti che replicano fedelmente un indice borsistico senza però alcuna attività di gestione e quindi con costi molto bassi). Insomma, la vecchia regola delle uova che non vanno mai messe nello stesso paniere sarà anche frutto di una cultura contadina, ma non è certo obsoleta neppure nell’era del personal computer e della finanza selvaggia. NOTES 19 OTTOBRE 2008 FUGA DALLA FINANZA Beni rifugio, ma non per tutti... ” I Paesi emergenti, se pur in forte sviluppo, hanno ancora economie poco consolidate ” 20 OTTOBRE 2008 NOTES ni non vuol dire che sicuramente il titolo sarà rimborsato. Quel che conta, come sempre, è il rating: un’obbligazione tripla A della General Electric è molto più sicura di un titolo di stato paraguaiano a doppia C. Nell’ambito dei diciassette anni esaminati da Moody’s, nessun titolo governativo con il massimo grado di affidabilità ha dichiarato default (cioè è diventato inesigibile) e solo l’1% delle obbligazioni societarie “di eccellenza” si sono rivelate poi insolventi. Attenzione, dunque, alle obbligazioni dei Paesi cosiddetti “emergenti” (tipo Brasile, Messico, India, Cina, Russia). È vero, infatti, che negli ultimi anni hanno fatto registrare un forte sviluppo, ma si tratta pur sempre di Paesi a economia non consolidata, in cui (fattore certo non secondario) la trasparenza finanziaria è una parola inesistente, la chiarezza dei bilanci è ancora un optional, le sanzioni contro i truffatori nulle o quasi; in questi casi, anche avvicinandosi a titoli di Stato è facile maneggiare “bombe a orologeria” che possono esplodere senza preavviso. Si sta più tranquilli puntando sull’estero Falso. È un luogo comune diffuso quello di esaltare prodotti stranieri denigrando i nostri italiani. In verità questo modo di pensare non sempre porta a buoni risultati, soprattutto quando non è accompagnato da una seria analisi di qualità dei diversi prodotti. Un titolo in dollari può avere un andamento positivo di quotazioni, ma può provocare perdite al risparmiatore italiano se il cambio euro/dollaro sale. È quanto avvenuto negli ultimi anni, in cui il dollaro ha fatto registrare una debacle consistente (in pochi anni la quotazione della valuta americana ha perso oltre il 50%). Investire in valuta espone il risparmiatore al cosiddetto “rischio cambio” (che può anche essere positivo, qualora l’euro si deprezzasse) di cui occorre tener conto. Investire tutto in Italia è sicuramente sbagliato, ma lo è altrettanto puntare soltanto sull’estero, soprattutto se ci si scorda che viviamo in Italia e paghiamo e acquistiamo in euro, non in dollari, quindi comunque dobbiamo trasformare la valuta estera in valuta locale. Gianluigi De Marchi I CRITERI DI VALUTAZIONE DI STANDARD & POOR’S (RATING) VOTO CHE COSA SIGNIFICA AAA Estremamente solido ed in grado di far fronte alle obbligazioni finanziarie AA Molto solido, in grado di far fronte alle obbligazioni finanziarie A Solido, ma in qualche modo sensibile alle avverse condizioni economiche BBB Adeguata capacità di rispondere alle obbligazioni, ma più sensibile alle avverse condizioni economiche BB Meno vulnerabile nel breve termine, ma deve far fronte alle incertezze provocate dalle avverse condizioni finanziarie, economiche e del business B Più vulnerabile alle avverse condizioni CCC Attualmente vulnerabile. La capacità di rispondere agli impegni finanziari dipende da business e condizioni economiche estremamente favorevoli CC Attualmente molto vulnerabile C È stata registrata una posizione di bancarotta o un'azione simile, anche se i pagamenti e gli impegni finanziari sono continuati D Mancato pagamento di impegni finanziari TUTTAVIA C’È CHI È ATTRATTO DA LINGOTTI E MONETE D’ORO gni volta che una crisi internazionale si affaccia la paura assale l’animo dei risparmiatori più fragili che così corrono a disinvestire tutto cercando un “rifugio” sicuro per i loro soldi. Quasi sempre il terrore finanziario si è rivelato eccessivo, tuttavia la corsa ai “beni rifugio” (o presunti tali) si ripete periodicamente. Precisiamo anzitutto che per “bene rifugio” s’intende qualcosa che è al di fuori dei mercati finanziari, un bene reale, tangibile, che ha un valore intrinseco ma soprattutto caratteristiche come l’elevato valore con poco ingombro (per nasconderlo o per trasportarlo facilmente), la non deperibilità nel tempo, l’apprezzabilità in tutto il mondo (per smobilizzarlo ovunque senza problemi). Molti considerano beni rifugio cose come quadri d’autore, mobili antichi, francobolli, ma si tratta di investimenti che, per quanto possano avere altissimo valore, non hanno tutte le caratteristiche suddette e, in particolare, possono risultare invendibili o cedibili solo ad un prezzo largamente inferiore all’acquisto (si pensi a chi dovesse urgentemente vendere, in caso di guerra, I girasoli di Van Gogh). Il vero rifugio è l’oro e in tempi più recenti il diamante. La forma classica di tesaurizzazione è il lingotto, una sbarra di materiale purissimo il cui valore è pari al prezzo del metallo in esso contenuto. La quotazione sul mercato internazionale avviene in dollari per oncia troy (circa O PREGI E DIFETTI DELL’INVESTIMENTO IN BENI RIFUGIO Caratteristiche ORO DIAMANTI Prezzo Mondiale, unico Mondiale, ma con grande variabilità in funzione di caratteristiche non sempre controllabili Conservazione Agevole Facilissima (grande valore in poco spazio) (enorme valore in pochissimo spazio) Liquidabilità Facile Difficoltosa Oscillazione prezzi Elevata Elevata Costo compravendita Elevato Elevato Reddito periodico Nessuno Nessuno 30 grammi) per oro da 18 carati. Un’altra forma, molto diffusa fino a qualche decennio fa, è la moneta d’oro, di cui esistono alcune decine di tipi: attenzione, deve trattarsi di moneta (quindi a corso legale in qualche Paese o comunque avente in passato tale funzione) non di medaglia (coniata per commemorazioni di eventi vari da enti commerciali privi di ufficialità). La moneta ha un valore superiore all’oro in essa contenuto (si parla di “aggio”), la medaglia vale esattamente l’oro che contiene, anche se è venduta all’emissione a prezzi largamente superiori. Forme diverse di investimento indiretto in oro sono poi le azioni di società che estraggono l’oro, le quote di fondi comuni o di Etf che investono nel settore aurifero e ancora certificati emessi da banche specializzate rappresentativi di depositi in oro. Chi vuole un rifugio efficace deve scegliere la via obbligata dell’investimento fisico, mentre le altre forme sono più indicate per gli speculatori, non svolgendo la funzione di protezione di un capitale. La forma classica di tesaurizzazione del diamante è, analogamente, la pietra pura. Un brillante incastonato in un anello in caso di necessità non consente di incassare l’intero valore, dato che vale solo il bene, non l’artisticità del lavoro. Nel tempo l’oro ha mantenuto mediamente il suo valore reale, senza dare peraltro crescite consistenti nel lungo termine. Ci sono state punte eccezionali di rialzo in varie occasioni storiche (per es. le guerre mondiali), ma sono tutte rientrate in pochi anni, lasciando spesso i risparmiatori meno avveduti con perdite anche consistenti. Senza andare troppo indietro nel tempo, ricordiamo: nel 1977 l’oro valeva 130 per cento È il trend graduale di rivalutazione dei diamanti. Uno che nel 1992 costava mille euro oggi ne vale circa 2.300 NOTES 21 OTTOBRE 2008 IMMOBILI ” 22 OTTOBRE 2008 NOTES Mattone in calo: è il momento di comprare? MA IL PASSATO NON INCORAGGIA: n momento non semplice per chi ha un gruzzolo da parte e vorrebbe investirlo. Il mercato borsistico è in calo e l’onda al ribasso, anche secondo gli analisti più ottimisti, è destinata a durare. E il recente boom degli acquisti di titoli di stato e di obbligazioni sicure ne è, in realtà, un’ulteriore conferma: si compra anche se i rendimenti sia di quelli a breve termine (Bot) sia a lungo (Btp) sono in costante discesa e non riescono neanche a coprire l’inflazione reale delle famiglie. U LA STORICA ALTERNATIVA C’è da chiedersi quindi se il mattone, considerato da decenni il “bene rifugio” per le famiglie nei tempi bui, possa rappresentare ancora una valida alternativa. Ma anche su questo fronte una risposta certa non esiste: solo una miriade di opportunità che possono essere colte a patto di scansare altrettante “trappole” disseminate lungo il cammino. Parlando infatti in termini generici, l’indicazione sarebbe di attendere. Nel secondo semestre del 2008 i prezzi sono, per la prima volta dal 1998, quando è iniziato il boom, non solo fermi ma addirittura in calo, soprattutto laddove il mercato degli immobili è tradizionalmente più forte (al Nord e nella grandi città). Se si guarda per esempio ai “borsini” di Tecnocasa (il franchising immobiliare più diffuso del Paese), si rileva una perdita del 1,1% a Mila- no, dell’1,6% a Roma, del 3,4% a Bologna, del 3,2% a Verona e del 2,9% a Bari nel primo semestre 2008, rispetto all’analogo periodo del 2007. Potrebbe non sembrare un granché, ma va aggiunta a queste percentuali la crescita dell’inflazione (4%): si noterà che il deprezzamento del mattone oscilla da un minimo del 5 a un massimo dell’8,5%. Ora, poiché la regola del buon investitore è: “comprare basso per rivendere alto”, questo trend potrebbe parere positivo. Peccato però che lo “sboom” del mattone stia avvenendo in un momento in cui le quotazioni avevano raggiunto livelli poco credibili e che sia inevitabilmente destinato a continuare. Il passato ci ha infatti insegnato che a cicli particolarmente lunghi di rialzi seguono cicli quasi altrettanto lunghi di ribassi, che prima i prezzi tendono a stabilizzarsi, poi a decrescere lievemente e infine a precipitare. Un segnale molto forte in tal I PREZZI NEL BREVE PERIODO POTREBBERO PRECIPITARE senso è dato dal costante incremento dei tempi che trascorrono tra il momento in cui l’immobile è messo in vendita e quello in cui si arriva al rogito, che è uno degli indicatori più certi del futuro del mercato. Segnala da una parte l’incremento dell’offerta di vendita, dall’altra la contrapposizione tra acquirenti con una minore disponibilità di spesa e venditori che pensano di poter realizzare gli stessi valori del passato e che dopo mesi (in qualche caso, anni) si accorgono di non farcela a realizzare ai prezzi passati. Quindi, in prospettiva, il fenomeno segnala che la vera decrescita dei prezzi ha ancora da venire. Ma il mercato immobiliare è molto meno “granitico” della Borsa ed è fatto di tante opportunità, che dipendono dalle scelte di investimento: vediamole. ACQUISTARE PER AFFITTARE È stata fino a circa due anni fa una tendenza abbastanza forte, concentrata sui “tagli “ piccoli (mono e bilocali e box, soprattutto). Ciò ha creato un surplus di offerta che porta oggi a un rallentamento anche della salita dei canoni di affitto (+ 0,4% per i bilocali e + 0,1% per i trilocali), che nelle grandi città si è trasformata, anzi, in calo (-0,2% per i bilocali, -0,8% per i trilocali). Tuttavia è questo settore che potrebbe, sul lungo periodo, dare buone soddisfazioni. Infatti è proprio la minore capacità di spesa delle fami- glie che in questi mesi sta spingendo l’acceleratore verso l’incremento della domanda di locazione anche se questo effetto non si è ancora riversato sui canoni. A questo punto occorre distinguere tra quattro “campi d’azione”. Il primo è la locazione a lavoratori in trasferta. Il secondo quella a studenti universitari. Il terzo quella tradizionale a famiglie. Il quarto sono i box. Mono-bilocali. La prima area è senz’altro predominio per i mono-bilocali e deve privilegiare le zone dei nuovi insediamenti di uffici o quelle ad esse ben collegate. Per esempio, a Roma Tor Vergata, per la vicinanza al Policlinico, alla sede del Cnr e ad altri uffici e a Milano l’asse di viale Lodi e corso di Porta Vigentina per lo sviluppo assai simile di Opera e San Donato-Milanofiori. Studenti. La seconda area, quella delle zone universitarie, dovrebbe privilegiare i trilocali, in quanto per ridurre le spese, lo studente sempre più spesso è costretto a locare insieme a due o più ragazzi. Extracomunitari e case parcheggio. La terza area è la più complessa da analizzare. Le soddisfazioni migliori oggi vengono da quelle aree metropolitane dove i prezzi non sono ancora al ribasso ma non sono nemmeno cresciuti troppo nel passato e pertanto dovrebbero tenere di più nel futuro. Destinatari sono soprattutto gli extracomunitari oltre alle piccole famiglie monoreddito. Sono stati infatti pro- I PREZZI MEDI DELLE CASE NEGLI ULTIMI VENT’ANNI +0,4 per cento L’eccesso di offerta di “tagli” piccoli da locare ha fatto rallentare la corsa dei canoni di affitto dei bilocali (Euro al mq) Abitazioni nuove o ristrutturate CITTÀ Milano Napoli Roma MEDIA 1988 MAGGIO 1998 MAGGIO 2008 MAGGIO 1.034 886 1.084 843 2.024 1.357 1.597 1.502 4.442 2.908 4.256 3.042 RIVALUTAZIONE ANNUALE MEDIA* 1988-2008 1998-2008 2,3 3,0 2,5 2,7 5,8 5,9 4,8 6,3 Abitazioni usate CITTÀ Milano Napoli Roma MEDIA 1988 MAGGIO 1998 MAGGIO 2008 MAGGIO 873 766 922 665 1.672 1.090 1.330 1.209 3.794 2.351 3.676 2.476 RIVALUTAZIONE ANNUALE MEDIA* 1988-2008 1998-2008 2,3 3,2 2,5 2,7 5,6 5,9 4,6 6,2 Nomisma ” La quotazione di un diamante dipende dalla brillantezza della pietra e dalle sue dimensioni circa 175 dollari l’oncia, nel 1980 era schizzato a 850. Ma nel 1984 era crollato a circa 400 dollari, e su tali livelli è rimasto fino al recente boom che lo ha portato a toccare i mille dollari (ma ad agosto 2008 il prezzo è ritornato a 800). Per quanto riguarda i diamanti, le quotazioni sono abbastanza complesse, perché non esiste un solo standard come nell’oro. Dipendono dal colore (variabile da D, il più brillante, e poi E, F fino ad I, il meno pregiato) e dai carati (cioè dalla dimensione). Possono quindi esserci centinaia di combinazioni, con diamanti piccoli e purissimi di colore D, diamanti più grandi meno costosi di colore G, diamanti medi di colore I e così via. Per esempio, un diamante D da 2 carati costa oggi intorno ai 65mila euro, mentre uno di colore I da 1 carato non va oltre i 13mila. Si consideri che solo il 20% dei diamanti è tagliato “a gemma” e di questi solo l’1% ha caratteri veri da investimento. Il trend delle quotazioni è molto più stabile di quello dell’oro; chi avesse investito in una piccola pietra mille euro nel 1992 oggi ne avrebbe circa 2.300. Una crescita graduale nel tempo, una rivalutazione che sembra enorme (130%) ma che, rapportata al tempo, equivale ad un modesto 1,6% netto annuo. Per chi vuole investire è indispensabile prendere molte precauzioni, pretendere un certificato internazionale, acquistare da intermediari sperimentati; ricordandosi però che all’acquisto le pietre sono tutte magnificate di perfezione assoluta e alla vendita il compratore scuote la testa, parla di piccole macchie, difetti del taglio, luminosità imperfetta e così via… Gianluigi De Marchi *Percentuale al netto dell'inflazione e ricalcolando il valore della moneta al 2008. NOTES 23 OTTOBRE 2008 ” Gli stranieri sono la fascia più dinamica del mercato e non badano alla qualità degli stabili ” 24 OTTOBRE 2008 NOTES prio gli extracomunitari, negli ultimi anni, la “fetta di mercato” più vitale sia negli acquisti sia nelle compravendite e hanno dimostrato un grado di solvibilità piuttosto alto (qualche rischio rimane). Sono poi gli unici che si accontentano di immobili di scarso pregio. Infine non è da scartare l’acquisto di trilocali nelle aree semicentrali di medio pregio, o nei centri che non siano capoluoghi di provincia, vissuti come “aree parcheggio” da parte di chi non può ancora permettersi l’acquisto. Salvo il segmento degli extracomunitari, va detto che la qualità del bene casa è premiata: è legata allo stato dell’appartamento ma anche ad altre variabili, tra cui la qualità dell’arredamento (se ammobiliato), la luminosità, la tranquillità e la presenza di servizi in zona. Sono sempre più richiesti gli immobili con riscaldamento autonomo, con almeno la cucina arredata e la presenza di collegamenti Internet ad alta velocità (soprattutto per gli studenti). Box e posti auto. Quanto ai box è bene essere cauti. Si tratta di un mercato che offre buoni rendimenti (sul 5,1% lordo, nelle grandi città) e ha il vantaggio talora di poter godere, per quelli pertinenziali, della detrazione fiscale del 36% sui prezzi d’acquisto. Tuttavia l’acquisto deve essere mirato solo dove c’è difficoltà di parcheggio e soprattutto dove non c’è stata un’eccessiva espansione dei silos costruiti da cooperative e imprese nel sottosuolo, come è accaduto per esempio a Milano. Decisamente preferiti quelli con la presenza di un adeguato spazio di manovra, l’ingresso largo, la posizione a piano terra (meno favoriti i box seminterrati sia per motivi legati alla sicurezza sia per il rischio di eventuali infiltrazioni). Altra indicazione: meglio scegliere, quando possibile, quelli abbastanza alti da poter realizzare un soppalco da usare come deposito materiale, con presenza di punti acqua e sviluppo in larghezza e non lunghezza, se doppi. ACQUISTARE PER IL FIGLIO L’immobile comprato per i propri figli, anche se al momento locato, può godere tra l’altro dei benefici fiscali per la prima casa, anche se i genitori non ne hanno i requisiti, e perfino se viene nel frattempo locato (purché sia nel comune di residenza del figlio stesso e questi non possieda altri immobili acquisiti con le agevolazioni). In questo caso è prudente, se si può, optare per il trilocale in previsione di allargamento della famiglia. Un rischio calcolato è l’acquisto di un immobile già locato, con relativo “sconto” del prezzo, puntando prima però su impressioni consolidate sulla famiglia che vi abita: anche se si dovesse ricorrere allo sfratto per fine locazione o morosità, si può oggi sperare in tempi molto più ragionevoli che in passato per l’esecuzione (due-tre anni ). La rivalutazione. In fondo il vero guadagno immobiliare si realizza sempre alla rivendita, sia in termini di denaro guadagnato sia in termini di capitale investito (anche se non si vende subito). Pertanto la scelta iniziale deve essere oculata, perché la rivalutazione prevedibile va programmata, non solo sperata. A questo proposito, le occasioni migliori provengono dal cambio d’uso: il magazzino che si trasforma in laboratorio e quest’ultimo in ufficio o abitazione (magari tipo loft). Anche i negozietti ormai schiacciati dalla concorrenza della grande distribuzione, a seconda delle loro caratteristiche tipologiche, possono talvolta riservare interesse se gli spazi sono ricollocati adeguatamente. Via via la legislazione urbanistica sta rendendo più facile i cambi d’uso e anche il passaggio dalla non abitabilità all’abitabilità, se esistono requisiti minimi (altezza dei locali, superficie aereoilluminante sufficiente), tramite la futura vendita dei diritti edificatori. Si tratta di scelte da cogliere solo con gli occhi ben aperti. La zona. La rivalutazione va programmata, per esempio con l’acquisto in zone ora scarsamente collegate da mezzi pubblici veloci e in futuro meglio connesse ai centri, in quartieri che hanno ancora il loro fascino, magari perché antichi paesi assorbiti dalla città, in zone di edilizia scarsamente verticale oppure dove sono previsti grossi interventi di riqualificazione (che non si trasformino però in “cattedrali nel deserto”, prive di negozi e di aree verdi). Per chi ama il fascino del rustico, da scartare le aree molto battute (Toscana, Umbria, Liguria, Viterbese per il nord di Roma) e grande attenzione alle Marche, alla Puglia e all’Abruzzo (in ordine calante), dove i vecchi casali hanno prezzi interessanti e il paesaggio può essere di altissimo livello: si tratta di aree recentemente scoperte dagli acquirenti internazionali anche se la crisi generalizzata in Europa ha oggi un po’ afflosciato le compravendite (l’affare può essere dietro l’angolo). Silvio Rezzonico Giovanni Tucci