SALE IN FRETTA, SCENDE PIANO
IL PREZZO DELLA BENZINA
UNO SCANDALO ITALIANO
di GIUSEPPE ALTAMORE
Ci risiamo con il solito giochetto: quando il prezzo del barile sfiorava i 150 euro,
in tempo reale le pompe si sono adeguate. Ora che il petrolio «è attorno ai 100
dollari al barile», protestano le associazioni di consumatori, «il prezzo della
benzina dovrebbe attestarsi attorno a 1,40 euro al litro, mentre viene venduta alla
media di 1,48 euro al litro, con picchi superiori a 1,50 euro». Non è una novità.
L’argomento è vecchio come il cucco: l’offerta di petrolio, e quindi i prezzi del
greggio, sono condizionati sul lato dell’offerta anche dall’esistenza di un cartello di
Paesi produttori. Lo ha ricordato il presidente della Banca centrale europea, JeanClaude Trichet. Ma ai giochi della speculazione si aggiunge la particolare
condizione dell’Italia, con alcuni nodi strutturali irrisolti.
Nel 1980, la rete dei distributori era formata da circa 39.000 punti vendita, che
sono progressivamente diminuiti fino agli attuali 25.000 circa. Non è bastato. «Il
settore della distribuzione dei carburanti in rete in Italia», afferma l’Antistrust, «è
storicamente caratterizzato da prezzi più elevati e rete più inefficiente rispetto al
resto d’Europa». Il prezzo industriale (cioè al netto della
componente fiscale), inoltre, in Italia è costantemente più
elevato della media europea. In Francia la percentuale delle
vendite di carburante attraverso la grande distribuzione
supera, in volume, il 50 per cento del totale. Le pompe
all’interno dei parcheggi dei supermercati, gestiti
direttamente dalla grande distribuzione, vendono la
maggior parte del carburante e a prezzi inferiori
rispetto ai punti vendita delle imprese petrolifere. In
Italia, al contrario, la presenza dei supermercati nel
settore è inferiore allo 0,5 per cento sul totale dei punti
vendita e appena l’1% del venduto.
Il danno è enorme. Un solo esempio, se andate in
Francia potrete sperimentare una differenza di
prezzo al litro di oltre 10 centesimi tra un
ipermercato e un normale distributore.
All’interno
GUIDA AL RISPARMIO
Così frutta il tesoretto 2
FONDI ETICI
Una buona azione
5
IN BANCA
Il conto è caro
La scelta “su misura”
6
7
ALLE POSTE
Meno lo usi, più rende 9
I Buoni Fruttiferi
10
TEST
Il profilo di rischio
12
IN BORSA
Mai avere fretta
14
FONDI COMUNI
L’incognita dei costi
16
REDDITO FISSO
Sicuro? Non sempre
18
BENI RIFUGIO...
...ma non per tutti
21
IMMOBILI
Il mattone è in calo:
è ora di comprare?
22
A CURA DI 2C EDIZIONI
NOTES
1
OTTOBRE 2008
GUIDA AL RISPARMIO
Cinque esami da superare per far fruttare il tesoretto
LA SCELTA È MOLTO AMPIA, DAI PRODOTTI PER LA LIQUIDITÀ
Come risulta
dal sondaggio,
pubblicato a pag. 14,
il risparmio è sempre
più prezioso. In queste
pagine, vi diamo alcuni
consigli per non
sprecarlo.
”
Per essere pronti
a spese impreviste
è bene non
impegnare tutti
i propri soldi
”
2
OTTOBRE 2008
NOTES
uando ci si avvicina al termine della carriera professionale per raggiunti limiti di età o si è tagliato da poco il traguardo della pensione, bisogna decidere dove
“parcheggiare” i soldi risparmiati in tanti anni. La tentazione per gli impavidi è di farsi guidare dal mito di Warren
Buffet, uno dei più noti investitori “fai-da-te”, che è riuscito ad ottenere guadagni stellari facendo entrare e uscire dalla Borsa il proprio capitale. Se però non si conosce bene il settore della finanza, la
scelta di muoversi senza l’aiuto di un esperto potrebbe portare a perdere un sacco di
quattrini. Ma al contempo, va
detto che mettere tutto il denaro
sotto il materasso non è senz’altro la migliore delle decisioni. In
circolazione, infatti, esistono prodotti sicuri che permettono di
evitare che il proprio patrimonio
sia eroso poco alla volta dall’inflazione. Basti pensare, per fare un
esempio, ai conti di deposito, che
consentono guadagni dignitosi,
nell’ordine anche di tre punti percentuali e più, senza dover temere di perdere nulla. Conti correnti tradizionali e altre offerte del
genere, invece, vanno bene per
chi ha elevate esigenze di liquidità nel breve termine, ma non ci
si può certo aspettare reali rendimenti.
Esistono quindi prodotti non
rischiosi e altri che fanno spera-
oro e diamanti, come chiarito a pagina 21, così come
non può essere
preso alla leggera l’acquisto di
immobili.
Q
GLI ASPETTI DA VALUTARE
re in importanti guadagni ma che
non possono escludere la possibilità di pesanti perdite future.
Come descritto in dettaglio nelle pagine seguenti, in commercio
ci sono offerte molto differenti, da valutare con attenzione
per individuare quelle che meglio rispondono alle proprie esigenze. Si può scegliere tra conti
correnti tradizionali e online, conti di deposito, libretti di risparmio o diversi prodotti di Poste italiane per la gestione della liquidità; gli investimenti, invece, possono andare dai più tranquilli Bot,
Cct, altri titoli di Stato o obbligazioni emesse da società private,
a strumenti più soggetti agli alti
e bassi dei mercati finanziari, come azioni, Etf e diversi tipi di
fondi aperti e chiusi. Attenzione poi
a ritenere sicuri “beni rifugio”,
Nonostante l’ampia
gamma di prodotti in
circolazione, esistono
comunque delle accortezze a cui è bene
che presti attenzione chiunque
stia valutando dove mettere i
risparmi di una vita.
Il patrimonio. Innanzitutto si deve sapere con precisione la
consistenza del patrimonio di cui
si dispone e di quanto si potrebbe
aver bisogno per emergenze di diverso genere nel breve periodo. In
altre parole, è bene non azzerare
completamente la liquidità a propria disposizione mettendo tutti i risparmi in beni o strumenti finanziari che richiedono anche qualche
mese di attesa prima di poter essere smobilizzati (si pensi, per
esempio, al periodo necessario per
vendere una casa o un diamante a
un prezzo che consenta di realizzare un guadagno). In caso contrario, ci si potrebbe ritrovare nell’impossibilità di far fronte a un
debito improvviso o si potrebbe
essere costretti a svendere una proprietà pur di avere del contante
immediatamente. Secondo molti esperti, la somma da accantonare deve essere pari almeno
A QUELLI FINANZIARI: ECCO TUTTE LE REGOLE DA RISPETTARE
a un importo compreso tra tre
e sei stipendi mensili.
Il profilo di rischio. Messa da parte questa quota, è necessario valutare il proprio profilo di rischio.
Capire bene in quale categoria si
rientra è fondamentale per evitare
di fare scelte azzardate rispetto alle proprie reali disponibilità o al
contrario per non correre il pericolo di rinunciare inutilmente a
guadagni consistenti. Come mostra il test pubblicato alle pagine
12 e 13, che è da considerare comunque poco più di un esempio,
il tipo di investimento varia a seconda del profilo. Chi si considera
molto prudente, infatti, dopo tutte
le valutazioni del caso, si deve rivolgere più al settore obbligazionario che non a quello azionario,
per definizione meno rischioso,
oltre a tenere liquida una parte importante del capitale. Maggiore è
la propria propensione al rischio,
dunque, più può crescere l’esposizione al mercato azionario e diminuire la parte lasciata in liquidità, come un conto corrente, e in
obbligazioni. In sintesi, il profilo di rischio è legato al pericolo che l’investitore è disposto
ad affrontare nel momento in
cui deve decidere dove mettere
il proprio capitale. Oltre a questa valutazione personale di tipo
psicologico, esistono però alcuni
indicatori che normalmente sono
considerati da chi si occupa di individuare con la maggiore precisione possibile il profilo di rischio.
L’età. Di solito si ritiene che un gio-
vane possa concedersi qualche rischio in più di un anziano, visto
che è probabile che abbia davanti a sé un periodo di tempo più
lungo per rifarsi di eventuali perdite. Altra condizione di norma
considerata indispensabile per poter rientrare in un profilo più “aggressivo”, è quella di essere benestanti: esporre una somma che
rappresenta tutti i propri risparmi alle intemperie della
Borsa nella speranza di grossi
guadagni è un atteggiamento assolutamente da evitare. Del resto, si parla di “giocare” o “scommettere” in Borsa proprio perché
nessuno può garantire che quel
denaro ritornerà nelle tasche dell’investitore (con notevoli differenze a seconda del tipo di strumento considerato).
L’orizzonte temporale. È un altro
elemento fondamentale nella valutazione del proprio profilo di rischio. Si deve cioè stimare per
quanto tempo si è disposti a non
mettere mano ai soldi investiti. Da
questa risposta dipenderà senz’altro la possibilità di orientarsi verso un certo strumento finanziario
piuttosto che un altro. Le azioni, per
esempio, sono generalmente considerate dagli esperti del settore
uno dei migliori investimenti sul
lungo termine. A riprova, la tabella riportata a pagina 15 dimostra
come in dieci anni ci siano titoli
che hanno guadagnato anche più del
500%, come Saipem. Ma non si
può certo investire in questi strumenti pensando di guadagnare in
pochi mesi, giorni o addirittura
ore e rivendere dopo qualche rialzo: questo è il classico atteggiamento del “trader”, cioè di chi cerca per professione di realizzare
guadagni molto elevati e velocemente ed è meglio lasciare operazioni del genere a chi ha le competenze indispensabili per farlo. In
periodi di burrasca in Borsa, dunque, spesso si consiglia di non
vendere subito i propri titoli, nella speranza di una crescita futura
(con tutte le eccezioni del caso,
naturalmente). Gli analisti normalmente ritengono che sia necessario avere a disposizione un
orizzonte temporale non inferiore ai cinque anni per investire in titoli azionari.
Il reddito futuro. Un altro aspetto
da valutare per stabilire il proprio
profilo di rischio sono le previsioni di reddito futuro. Con un lavoro dipendente e un contratto a
tempo indeterminato, o con una
buona pensione, si potrà contare
con una ragionevole certezza su
un’entrata fissa e costante nel tempo. Un libero professionista che
si ritrovi in un momento di difficoltà, invece, dovrà tenere conto della propria situazione ed evitare di
mettere a rischio una parte considerevole del proprio capitale.
Avere molta liquidità a disposizione in un periodo del genere, per
esempio, potrebbe permettere di
affrontare con meno difficoltà un
eventuale ulteriore peggioramento
della propria attività (e nuove richieste da parte dei creditori).
10 anni
È un arco di tempo
ragionevole per
tirare le somme
sui rendimenti
conosciuti dai
vari tipi di azioni
NOTES
3
OTTOBRE 2008
UNA SCELTA PARTICOLARE
Fondi etici, ecco una buona azione
LE DIFFERENTI STRATEGIE
”
Per contenere
le perdite in Borsa
il capitale va
suddiviso fra titoli
di diversi ambiti
”
4
OTTOBRE 2008
NOTES
Stabilito il proprio profilo, ci sono diverse strategie per decidere
su quale tipo di titolo o di strumento finanziario puntare.
C’è chi ritiene che la cosa più
importante sia il ciclo che sta vivendo un determinato settore economico per scegliere se metterci dei
soldi o meno; secondo altri, invece, la prima cosa a cui prestare attenzione è la qualità del management di un’azienda, visto che è
questo che dovrebbe fornire le migliori garanzie sull’andamento futuro di una società e, di conseguenza, dei suoi titoli. In realtà
le variabili in gioco sono molte
e ogni valutazione va costantemente aggiornata in base ai criteri che il professionista ritiene
essere più affidabili. Per un’idea
di massima delle strategie di investimento diffuse oggi – top
down, bottom up, valore vs. crescita, larga capitalizzazione vs.
piccola capitalizzazione, investimenti etici e analisi tecnica – si
può visitare il sito www.borsaitaliana.it, alla sezione “Investire Nozioni di base”.
Parola d’ordine diversificare. In ogni
caso, per chi decide di mettere dei
soldi in Borsa è d’obbligo “diversificare”, cioè è indispensabile ridurre la propria esposizione a rischi
di perdite puntando su diversi titoli. In questo modo, se un settore
dovesse improvvisamente crollare – per esempio come è accaduto a fine 2000 con lo scoppio della bolla dei titoli tecnologici – si
potrà limitare le perdite grazie agli
investimenti fatti anche in comparti diversi. E un’altra regola
da tenere sempre bene a mente
è l’“asset allocation”, ovvero la
suddivisione del capitale tra diverse attività finanziarie. Questo significa che è bene evitare di
puntare tutto sulle azioni o sulle
obbligazioni, in modo da non essere travolti da eventuali crolli generalizzati.
Meglio affidarsi a un esperto. Detto
questo, quando ci si avvicina al
mondo degli investimenti si scopre che le possibili varianti sul tema sono davvero tante e non si
può che partire dalla proprie esigenze. Il consiglio più importante, è quello di evitare il “fai-date”. Spendere qualche soldo in più
per avere la consulenza di esperti
di una società di intermediazione
mobiliare (Sim) per chi è intenzionato a investire in azioni, per
esempio, è sicuramente meglio che
rischiare di buttare al vento i risparmi di una vita (il piccolo investitore, inoltre, non sempre può
accedere direttamente a determinati strumenti finanziari).
Certo le vicende dei Bot argentini e delle obbligazioni Cirio e
Parmalat allegramente rifilate
dalle banche ai piccoli investitori non sono rassicuranti. Va detto, tuttavia, che dopo questi gravi
scandali oggi la situazione sembra
migliorata.
Le altre opportunità. Infine va ricordato che i prodotti presentati nelle
pagine seguenti non sono certo tutti quelli a disposizione per mettere al sicuro il proprio capitale. Non
bisogna scordarsi, giusto per citare un altro comparto, che le imprese di assicurazione hanno a disposizione diverse offerte. Una
polizza long term care, per
esempio, permette di assicurarsi un bel gruzzolo in caso di
perdita dell’autosufficienza investendo una somma abbastanza contenuta.
Esistono poi finanziamenti chiamati etici, visto che puntano su
Stati o società in base a criteri di
compatibilità ambientale, rispetto
dei lavoratori e altro (si veda pagina 5). A questo proposito, va
segnalato che parte in questo
periodo la terza emissione dei
“Papa bond”, obbligazioni collocate dall’Istituzione multilaterale di sviluppo (Iffim) che dà
sovvenzioni ai 70 Paesi più poveri del mondo attraverso la
Gavi Alliance. Il primo collocamento risale al 2006 e ha già permesso di destinare un miliardo di
dollari a programmi di vaccinazione e a migliori sistemi sanitari nelle zone più povere del mondo. Il
nome “Papa bond” proviene dal
titolare dell’obbligazione numero
uno, Benedetto XVI. L’emissione
avverrà a Londra e, per la prima
volta, potranno partecipare anche
i piccoli risparmiatori. Il rimborso è garantito da Brasile, Francia,
Gran Bretagna, Italia, Norvegia,
Spagna, Sudafrica e Svezia.
Marco Ratti
L’INVESTIMENTO PUNTA SULLE IMPRESE PIÙ “ECO-COMPATIBILI”
are investimenti prestando attenzione a come saranno impiegati i propri risparmi da un punto
di vista etico sembra essere sempre
più spesso qualche cosa di più di
una buona azione. Guardando ai
rendimenti dei diversi tipi di fondi comuni d’investimento “socialmente responsabile” distribuiti in
Italia nell’ultimo anno, si nota che
spesso vanno meglio di quelli
che sono composti utilizzando
criteri di natura squisitamente
economico-finanziaria.
«In Europa il mercato dei fondi comuni di investimento socialmente responsabili è cresciuto del
160% negli ultimi tre anni», spiega Alessandra Viscovi, direttore
generale di Etica Sgr, la società di
gestione risparmio che fa capo al
gruppo Banca popolare etica.
Complessivamente, il direttore generale dice che si tratta di qualcosa come 49 miliardi di euro impiegati in imprese che si impegnano per essere all’avanguardia
nella riduzione delle emissioni,
nel riciclaggio dei rifiuti, nel design ecologico, nel rispetto dei
diritti dei lavoratori in tutti i
Paesi in cui viene localizzata la
produzione. «In Italia esistono
circa 30 fondi comuni di investimento etici – conclude Viscovi – ma
il mercato stenta a decollare».
E guardando ai risultati registrati nell’ultimo periodo pare che
snobbare investimenti del genere
porti con sé il rischio di perdere
un’opportunità anche dal punto di
vista dei guadagni e dell’andamento generale del settore. La raccol-
F
ta di tutti i fondi etici commercializzati nel nostro Paese è passata
dai 2.282 milioni di euro del dicembre 2004 ai 1.666 dello scorso maggio, registrando quindi un
crollo del 27 per cento. Per contro, nello stesso periodo, i fondi
Valori responsabili promossi da
Etica Sgr sono cresciuti del
47,13%, balzando da 157 a 231
milioni di euro.
I risultati non sono deludenti
neppure focalizzando l’attenzione sul periodo di “crisi nera” delle Borse, dal 30 giugno 2007 al 30
luglio 2008. Il patrimonio dei fondi di Etica Sgr in questo periodo
è calato del 2,78%, con differenze
notevoli a seconda dello strumento considerato (gli unici in rialzo
sono stati quelli monetari, passati
da 95,17 a 115,38 milioni di euro). Osservando l’andamento della raccolta di tutti i fondi comuni
italiani, invece, il calo è molto più
consistente: il dato di partenza era
pari a 424,39 miliardi, quello segnato a fine luglio era di poco superiore ai 312, con un calo di addirittura il 26,4 per cento.
Fin qui la raccolta, ovvero la diffusione di questi strumenti finanziari sul nostro mercato. Ancora
più interessante, però, risulta l’analisi dei rendimenti dei fondi. Tra
il 31 luglio 2007 e lo stesso mese
del 2008, l’andamento è stato in
generale negativo. Eppure chi ha
messo i propri risparmi in fondi
socialmente responsabili pare aver
limitato le perdite. Qualche esempio basato su dati MoneyMate rielaborati da Bipiemme Gestioni. Il
fondo monetario Valori responsabili, costituito essenzialmente da
titoli di Stato e obbligazioni di società selezionati secondo criteri
etici, ha guadagnato il 2,82%, contro il 2,34% della media della categoria. Valori responsabili azionario, invece, ha perso il 13,15%,
ma la media nazionale è stata negativa per oltre il 20 per cento.
Stesso discorso per Valori responsabili bilanciato (-7,41% contro 11,46%).
Questi risultati, del resto, iniziano a essere sempre più evidenti
anche nelle classifiche per rendimenti. I fondi Valori responsabili si
posizionano al sesto posto su 50
per quanto riguarda i monetari, al quarto su 36 gli obbligazionari misti, al quarto su 34 i
bilanciati, al primo su un totale
di 33 fondi gli azionari. Questa
classifica, stilata sulla base di dati MoneyMate e Assogestioni,
prende in considerazione le performance realizzate al netto della
tassazione e delle commissioni di
gestione dei fondi venduti in Italia.
Marco Ratti
160%
Di tanto
è cresciuto negli
ultimi tre anni
il mercato dei fondi
comuni socialmente
responsabili
NOTES
5
OTTOBRE 2008
IN BANCA
Il conto corrente costa ed è difficile farlo rendere
”
Uno strumento
indispensabile
per la vita familiare
che però offre
bassi interessi
”
ome può fare un risparmiatore per gestire la propria liquidità, le spese di tutti i giorni e
al contempo investire i soldi guadagnati in una vita? Le banche oggi offrono un ventaglio di opportunità a seconda delle proprie esigenze, ma per scegliere è bene conoscere da vicino tutti gli strumenti proposti.
C
SPESE TROPPO ALTE
Non se ne può più fare a meno.
Per avere la certezza di pagare le
bollette in tempo o per la comodità di farsi addebitare la pensione o ancora per evitare di portare
con sé contanti, utilizzando un assegno o la carta di credito. Il conto corrente oggi rappresenta il
principale strumento per gestire
la liquidità, una vera e propria
piattaforma di servizi per svolgere operazioni di pagamento e altre
transazioni. Da tempo, però, a
fronte di una consistente riduzione del tasso di interesse, i costi che derivano dalle operazioni svolte con un conto – prime
fra tutte prelievi e bonifici – sono decisamente cresciuti (nel
2007 le associazioni dei Consumatori parlavano di livelli attorno
ai 400 euro all’anno a correntista).
Ma lentamente qualcosa sta mi-
gliorando: il governo Prodi ha
azzerato le spese per la chiusura di un conto e il suo trasferimento presso un altro istituto e
al contempo il sistema bancario si
sta incamminando verso una personalizzazione dei servizi. Vale a
dire: al cliente viene data la possibilità di scegliere il conto che fa
al proprio caso, valutando sia modalità di gestione che costi e servizi in base alle necessità personali. Ecco, in sintesi, le specie di
conto corrente presenti sul mercato.
Tradizionali o “a pacchetto”. Tutti
gli istituti di credito ormai propongono conti che, a fronte del pagamento di un canone prestabilito
mensile o trimestrale, – che può
andare dai 40/50 euro annui fino
ai 200 a seconda del prodotto e del
target (pensionati, giovani, famiglie, ecc.) per cui è pensato – con-
I LIBRETTI “NOMINATIVI” E AL “PORTATORE”
Molti, soprattutto anziani e giovani, lo
utilizzano al posto o in aggiunta a un
conto corrente, ad esempio per farsi
accreditare la pensione. Ciò accade
in quanto il libretto, se rispetto a un
conto ha un’operatività limitata e
quindi costi di gestione più contenuti,
spesso però prevede un rendimento
più alto di quello di un conto. È un
documento che consegna la banca
quando si apre un “deposito a
risparmio” e che deve essere
6
OTTOBRE 2008
NOTES
presentato allo sportello ogni volta
che si intenda prelevare o versare
soldi in contanti. Ogni operazione va
rigorosamente riportata sul libretto.
Non ci sono libretti di assegni, carte
di credito e altri servizi accessori ma
soltanto la possibilità di recarsi
fisicamente in banca (o alle Poste) per
prelevare o versare. Alcune banche
affiancano ai libretti di risparmio una
carta Bancomat abilitata a eseguire le
stesse operazioni anche allo sportello
automatico. Esistono due tipologie di
libretto: “nominativi” (di cui i titolari
sono persone fisiche e che possono
avere cointestatari e delegati) e “al
portatore”, che cioè possono essere
utilizzati solo da chi ne ha il possesso.
La legge antiriciclaggio e poi il Dl
n. 112/2008 hanno stabilito che i
depositi non possono superare i
12.500 euro, inoltre per le operazioni
allo sportello è d’obbligo presentarsi
con carta d’identità e codice fiscale.
SERVIZI AGGIUNTIVI, MA NON PROTEGGE DALL’INFLAZIONE
sentono di realizzare un numero
illimitato di operazioni e di usufruire, appunto, di un “pacchetto”
di servizi. In genere, come si legge sul sito Internet del Consorzio
PattiChiari, promosso dalla maggior parte delle banche italiane
(www.pattichiari.it), l’apertura
di un conto “a pacchetto” è
gratuita e prevede il già ricordato canone periodico con un plafond di operazioni e servizi gratuiti. Superato il plafond sono fissati i costi delle commissioni per
l’esecuzione delle singole operazioni. Attenzione, poi, alle spese
postali per l’invio di comunicazioni; all’imposta di bollo definita per legge (attualmente pari a
34,2 euro); al canone, eventuale,
per l’utilizzo dell’online banking
(ma per l’85% dei conti presenti
nel sito di PattiChiari è completamente gratuito). PattiChiari, per il
IL PREZZO MEDIO DEI CONTI CORRENTI PER IL PROFILO DEI PENSIONATI
I costi sono stati calcolati sui prodotti presenti sul sito PattiChiari al 27/07/2008
PREZZO ANNUALE ESCLUSA IMPOSTA DI BOLLO (€)
67,3
PENSIONATI CON
ESIGENZE MEDIE
47,2
PENSIONATI
CON ESIGENZE
EVOLUTE
120,1
69,6
SPORTELLO
profilo “pensionati”, ha calcolato
il prezzo medio annuale di un conto corrente, che per chi ha già esigenze bancarie medie supera i 60
euro e comprende circa 300 prodotti (si veda il grafico sopra).
I conti online. Ormai li propone la
maggior parte delle banche. Alla
clientela fanno risparmiare in
termini di costo e tempo non richiedendo la presenza del per-
WEB
sonale bancario. Sono spesso a canone e costi azzerati in quanto
permettono di “entrare” in banca
con accessi (web, telefono, ecc.)
più economici. L’offerta dei conti “fai da te”, infatti, si presenta
molto variegata ma ad accomunarli è l’abbattimento delle spese
grazie al fatto di svolgere le operazioni esclusivamente via Internet. Ci sono anche banche specia-
PattiChiari
GARANTISCE LA GESTIONE DELLA LIQUIDITÀ CON MOLTI
A zero spese
Ciò che accomuna
i conti online
è il taglio delle
spese, permettendo
operazioni soltanto
via Internet
PER TROVARE IL PRODOTTO “SU MISURA”
Oggi l’offerta di conti correnti è molto
specializzata e diversificata, pertanto
orientarsi è fondamentale. Ecco allora
che nella prospettiva di una maggior
trasparenza, fin dal 2004, le banche
italiane hanno promosso l’iniziativa del
Consorzio PattiChiari “Conti correnti
a confronto”, accessibile su
www.pattichiari.it, uno degli strumenti
più utilizzati per mettere a confronto e
scegliere i prodotti di conto corrente,
con una serie di informazioni che
rendono sempre più chiari, trasparenti
e confrontabili i prezzi dei prodotti.
Individuato il profilo di appartenenza e
le proprie specifiche esigenze, i clienti
possono farsi un’idea dell’offerta.
Basta cliccare su www.pattichiari.it
(ma il servizio è accessibile anche in
oltre 22mila sportelli) per confrontare
tra loro circa 496 conti correnti e
scegliere quello che fa più al proprio
caso. Il principale elemento del conto
da valutare è il costo in rapporto alla
qualità del servizio. Il sito è intuitivo,
facile da usare e di semplice accesso
anche l’indicatore sintetico di prezzo.
Le banche aderenti all’iniziativa,
infatti, si impegnano a calcolare
e aggiornare in tempo reale,
contestualmente alle condizioni
economiche delle voci di costo presenti
nella scheda standard, l’indicazione di
costo del c/c e le altre informazioni di
sintesi per ciascun profilo di utilizzo
al quale il prodotto è attribuito.
NOTES
7
OTTOBRE 2008
IL RISPARMIO TRADIZIONALE
È stato il tasso
di interesse offerto
quest’anno
su alcuni conti
di deposito
ni a condizione che si operi esclusivamente online, ne esistono altri
che possono essere utilizzati sia
su Internet sia allo sportello. Ovviamente i costi cambiano. Se si va
in filiale, un bonifico può costare 2-3 euro, mentre sul web è gratuito. Sono conti a zero spese ma
anche a zero interessi, e di solito
non includono la carta di credito
che si paga a parte, così come si
paga a parte il dossier titoli.
I conti di deposito. Se il conto corrente risponde all’esigenza di gestire pagamenti in entrata e uscita e
quindi la propria liquidità, non è
però in grado di proteggere i risparmi dall’inflazione. Di conseguenza è bene tenere sul conto
l’indispensabile per le spese di
routine e possibili imprevisti. Il resto potrà essere destinato non solo
agli strumenti di investimento tout
QUANTE VOLTE IN UN ANNO
Il numero di operazioni medie effettuate da due categorie di pensionati
PENSIONATI CON
ESIGENZE MEDIE
OPERAZIONI
Accredito pensione
Elenco movimenti
Prelievo contante allo sportello
Prelievo bancomat presso propria banca
Prelievo bancomat presso altra banca
Prelievo bancomat Paesi UE
Canone carta di credito
Invio estratto conto carta di credito
Pagamenti con assegni
Domiciliazione utenze
Pagamenti imposte o tasse
Pagamenti ricorrenti rata mutuo - per addebito in C/C
Bonifici verso l’Italia allo sportello con addebito C/C
Bonifici verso l’Italia tramite Internet
Operazioni pagobancomat
Giacenza media (euro)
Patrimonio investito (euro)
12
6
11 (0)
9 (17)
2 (5)
0
0
0
5
12
0
0
1 (0)
0 (1)
16
4.000
30.000
PENSIONATI CON
ESIGENZE EVOLUTE
12
12
15 (0)
21 (32)
3 (7)
1
1
4
9
12
2
0
3 (0)
0 (3)
33
6.000
85.000
Eurisko - PattiChiari
8
OTTOBRE 2008
NOTES
court (si vedano nelle pagine seguenti obbligazioni, azioni, fondi,
Etf, ecc.) ma anche a prodotti che,
pur non essendo particolarmente
rischiosi, offrono un certo rendimento rispetto al tradizionale conto. Tra questi, innanzitutto, rientrano i conti di deposito, di cui antesignano in Italia è stato il Conto arancio proposto da Ing Direct
(www.ingdirect.it). Altro esempio
è quello di Santander Consumer
Bank (www.finconsumo.it). Questi conti permettono esclusivamente di fare versamenti e prelievi da e verso un altro conto
principale aperto presso un altro istituto di credito e in cambio di costi di gestione molto contenuti o addirittura azzerati viene
riconosciuto un tasso di interesse
decisamente più alto di un conto
corrente classico. Nel 2008 si è
toccato anche il 5% lordo annuo.
Pronti contro termine. Rappresentano un’altra soluzione per assicurarsi un rendimento più alto rispetto a quello di un conto corrente, soprattutto quando l’orizzonte temporale è limitato anche
solo a un mese. In questo caso il
rendimento non comporta alcun
rischio: in cambio del blocco del
capitale per il periodo stabilito,
la banca riconosce un interesse
lordo molto superiore a quello del
conto. La durata proposta di solito è di uno, due o al massimo
tre mesi, ma può arrivare talvolta
anche a sei mesi, mentre l’importo minimo varia a seconda della
banca, ma in genere bastano mille euro. Un’avvertenza: i pronti
vanno molto bene se si sa di aver
bisogno del capitale nel breve periodo, ma non sono uno strumento per farlo fruttare: di solito, imposte incluse, non riescono a coprire il tasso d’inflazione.
Chiara Conti
Il libretto postale può dare
di più se non viene utilizzato
DA SEMPRE È UN STRUMENTO DIFFUSO PER DEPOSITARE I SOLDI
NECESSARI AL BILANCIO ORDINARIO DELLA FAMIGLIA, MA ORA...
ono trascorsi solo otto anni da
quando Poste Italiane, diventata società per azioni nel 1998,
ebbe l’intuizione di fare il suo ingresso nel settore finanziario. Nel
2000 veniva lanciato il BancoPosta e a seguire tutta una serie
di prodotti (carta prepagata Postepay, polizze assicurative, obbligazioni, fondi comuni di investimento ecc.) che si sono aggiunti alla
tradizionale offerta di libretti di
risparmio postale e di Buoni Fruttiferi. Un’intuizione che oggi permette alle Poste di contare su più
di 5 milioni di conti correnti postali, 660mila correntisti online e 260
miliardi di euro di risparmio postale. Ma vediamo nel dettaglio la
rosa di servizi di cui oggi si può
usufruire, sia sul fronte della gestione della liquidità sia su quello degli investimenti.
S
MOLTI SERVIZI SONO GRATUITI
Il conto BancoPosta. È adatto a
chiunque, famiglie, anziani, giovani e consiste in un sistema di
servizi completo al pari dei conti delle banche. Alcuni servizi sono gratuiti (come i prelievi di
contante agli uffici postali, accredito pensione, estratti conto
mensile ecc.) e le spese di tenuta conto annuali ammontano a
30,99 euro, mentre le registrazioni in conto sono gratuite in nu-
mero illimitato (è dovuta l’imposta annuale di bollo stabilita per legge). In più, per tutti i correntisti
BancoPosta che accreditano la
pensione c’è un altro vantaggio: la
pensione prelevata presso gli uffici postali o gli sportelli automatici (sia postali sia bancari) è coperta, nelle due ore successive,
da un’assicurazione gratuita contro il furto, fino a un massimo di
516,46 euro. Inoltre, se si preferisce, si può richiedere l’accesso al
conto via Internet (prelievi, bonifici ecc.) e al servizio ProntoBancoPosta, tramite cui è possibile pagare via telefono oltre
1.600 bollettini di conto corrente postale e ascoltare saldo e movimenti relativi al proprio conto.
BancoPosta Click. È l’ultimo nato.
È accessibile via web e telefono e
può essere sottoscritto diretta-
mente online su www.bancopostaclick.it.; non comporta né il
pagamento del canone né costi
fissi. Oltre alle normali operazioni bancarie, consente di gestire investimenti, come l’acquisto di
Buoni Fruttiferi Postali. Chi apre
questo conto ha in regalo la carta
Postamat Click, che permette di
prelevare denaro, fare pagamenti in
Italia e nel mondo e che può essere utilizzata su Internet – per pagare i bollettini, il bollo auto, ricaricare il cellulare ecc. – con
standard di sicurezza innovativi.
Legata a BancoPosta Click
c’è anche l’ultima sfida di Poste
Italiane che è entrata nel settore della telefonia mobile, come
operatore virtuale, con il marchio PosteMobile. Le funzionalità esclusive presenti sulla Sim
trasformano il telefonino in uno
strumento bancario-finanziario. Si
può trasferire denaro, pagare bollettini, inviare telegrammi, verificare il saldo e gli ultimi movimenti del proprio conto. È sufficiente
associare la Sim al Conto.
I libretti di risparmio. Sono da sempre il modo più semplice per depositare i propri risparmi e gestire
alcune spese; sono offerti dalle
Poste Italiane per conto della Cassa Depositi e Prestiti in tutti gli
uffici postali. Sono esenti da spese e commissioni di apertura, di
”
5 per cento
lizzate soltanto nell’online come
Fineco (www.fineco.it), IwBank
(www.iwbank.it), Websella.it
(Gruppo Banca Sella, www.websella.it) o il Conto@me di
We@bank (Banca Popolare di
Milano, www.webank.it). Esiste
anche un conto online specifico chiamato “plus” dedicato a
chi vuole investire in Borsa: in
questo caso si potranno consultare analisi di tipo finanziario e confronti dei rendimenti e soprattutto ottenere commissioni di negoziazione più vantaggiose rispetto a
chi si affida ad un gestore. Ricordiamo ancora una volta, comunque, che il “fai da te” è rischioso e
dovrebbe essere limitato solo a chi
è davvero particolarmente esperto.
I conti a metà strada. Accanto ai
conti che permettono di risparmiare sulla gestione e sulle transazio-
Ma alle Poste si
può anche aprire
un conto, così
come sottoscrivere
prodotti finanziari
”
NOTES
9
OTTOBRE 2008
Il rendimento “oro”
spetterà a chi a fine
2008 sul libretto
avrà una giacenza
superiore al 35% di
quella del 2007
10
OTTOBRE 2008
NOTES
I Buoni Fruttiferi: trasferibili solo per successione
SONO SEI TIPOLOGIE DI INVESTIMENTO
ono una forma di investimento a medio e lungo termine,
che guarda soprattutto a quel target di risparmiatori che preferisce prodotti finanziari semplici
e soprattutto sicuri, senza contare che sono alla portata di tutte le tasche in quanto danno la
possibilità di investire anche
piccole somme. Vengono distribuiti in esclusiva da Poste Italiane, per conto della Cassa Depositi e Prestiti (istituto emittente) in
tutti gli uffici postali.
Lo strumento. Sono nominativi, non sono cedibili, non possono essere dati in pegno, sono trasferibili solo per successione a
causa di morte (o per cause che determinino comunque successione a titolo universale) e sono
esenti dalla relativa imposta. Non
possono essere riscossi da terzi
per semplice delega, ma solo mediante procura speciale o generale. Tutti i Buoni Fruttiferi Postali garantiscono sempre la restituzione del capitale investito.
Il titolare del Buono può chiedere in ogni momento il rimborso del capitale versato e degli interessi maturati. Il meccanismo
di capitalizzazione degli interessi è di tipo composto. Non vi sono spese di emissione, gestione
o incasso. Viene applicata una ritenuta fiscale del 12,50%.
Esistono sei diverse tipologie
di buoni fruttiferi postali.
Buoni “ordinari”. Garantiscono
rendimenti che crescono con il
passare del tempo fino alla scadenza naturale massima fissata a
venti anni. Gli interessi sono cal-
S
CHE ASSICURANO LA RESTITUZIONE COMPLETA DEL CAPITALE
RENDIMENTI BUONI “ORDINARI”
Serie “B46” (agosto 2008)
PERIODO
DI POSSESSO
RENDIMENTO
ANNUO LORDO
alla fine del 1º anno
2,25%
nel 5º anno
2,42%
nel 10º anno
2,56%
nel 15º anno
2,81%
nel 20º anno
3,08%
colati su base bimestrale. Se il
rimborso è chiesto prima che sia
trascorso un anno verrà rimborsato soltanto il capitale investito.
Sono disponibili tagli da 50, 100,
250, 500, 1.000, 2.500 e 5mila
euro, in modo da offrire l’opportunità di suddividere la
somma da investire in buoni di
diverso valore che si possono
poi riscuotere singolarmente in
relazione alle proprie esigenze.
Per quanto riguarda la durata,
va considerato che, trascorsi i
venti anni dalla sottoscrizione, il
buono “cartaceo” diventa infruttifero e dopo altri dieci anni va
in prescrizione.
Buoni “indicizzati a scadenza”.
Offrono un rendimento predeterminato e prevedono il pagamento, esclusivamente alla scadenza
dei cinque anni, di un premio aggiuntivo legato all’andamento
dell’Indice azionario “Dow Jones Euro Stoxx 50”. Per sottoscriverli occorre essere titolari di
un conto BancoPosta o di un libretto di risparmio postale. Come avviene per tutti i Buoni Fruttiferi
Postali sottoscrizione e rimborso sono gratuiti.
Buoni BFPPremia. Oltre al rendimento garantito, offrono la possibilità di conseguire gli eventuali “premi” annuali che maturano
RENDIMENTI
“INDICIZZATI A SCADENZA”
Serie “28J”
in vigore dal 1o al 31 agosto 2008
PERIODO
DI POSSESSO
REND. LORDO
EFFETTIVO
Nel 1° anno
0,00%
Nel 2° anno
1,05%
Nel 3° anno
1,10%
Nel 4° anno
1,15%
Nel 5° anno
1,22%
al compimento del 2°, 3°, 4°, 5°,
6° e 7° anno. I “premi” maturano
nel caso in cui l’indice azionario
Dow Jones Euro Stoxx 50 si apprezzi, nei periodi di riferimento in misura pari o superiore al
14% per il 2° anno e al 7% per
gli anni successivi fino al 7°. In caso di apprezzamento dell’indice
inferiore ai livelli precedentemente indicati, non maturerà il
premio relativo a quel periodo di
riferimento.
Buoni “a 18 mesi”. Questo tipo
di Buoni, che ha una durata massima di 18 mesi, assicura un rendimento predeterminato che cresce col passare del tempo .
Buoni “indicizzati all’inflazione ita-
liana”. Garantiscono, al momento del rimborso, la rivalutazione
del capitale investito pari al
100% dell’aumento dell’indice
di inflazione, con l’aggiunta di
un rendimento fisso crescente nei
dieci anni.
Infine ci sono i buoni “dedicati ai minori di età”, una forma di
investimento che assicura un rendimento fisso predeterminato decisamente superiore a quello di
un Buono “ordinario” di pari durata e data sottoscrizione. Questa categoria potrebbe rappresentare un regalo per i propri nipoti,
al pari dei tre tipi di libretti di ri-
RENDIMENTI “BFPPremia”
Rendimento fisso garantito della serie “P11” in vigore dal 1 agosto 2008
PERIODO
DI POSSESSO
TASSO NOMINALE
ANNUO LORDO
RENDIMENTO EFFETTIVO
ANNUO LORDO
Dal 1° al 7° anno
1,15%
1,15%
sparmio a loro riservati, con caratteri diversi in base alla fascia di
età a cui si rivolgono: “Io cresco”
da zero a 12 anni compiuti, “Io
conosco” da 12 a 14 anni compiuti, “Io capisco” dai 14 ai 18
anni compiuti.
Chiara Conti
RENDIMENTI BUONI
“A 18 MESI”
Serie “1J8” (condizioni in vigore
dal 1o agosto 2008)
PERIODO
DI POSSESSO
REND. ANNUO
LORDO EFFETT.
Alla fine del primo
semestre
3,00%
Nel secondo
semestre
3,25%
Nel terzo semestre
3,66%
BUONI “INDICIZZATI
ALL’INFLAZIONE ITALIANA”
Serie “I31” (condizioni in vigore
dal 1o agosto 2008)
PERIODO
DI POSSESSO
Alla fine del 1º anno
nel 2º anno
nel 3º anno
nel 4º anno
nel 5º anno
nel 6º anno
nel 7º anno
nell’8º anno
nel 9º anno
nel 10º anno
”
0,50% in più
gestione, di rinnovo e da imposta
di bollo. Dal 1° novembre 2007
hanno un rendimento del 2% lordo, definito “giallo”, su cui viene
applicata una ritenuta fiscale del
27%. Gli interessi maturati sui depositi vengono liquidati ogni anno: se non prelevati vengono capitalizzati, cioè aggiunti alle somme depositate producendo a loro
volta interessi. Come accade in
banca, i libretti postali possono essere nominativi o al portatore. Per i primi, le operazioni
possono essere eseguite solo dall’intestatario o da altra persona a
cui è stata fatta delega ad operare. In caso di furto o smarrimento,
però, nessuno può riscuotere le
somme versate. Inoltre, possono
essere ceduti soltanto mediante
atto pubblico o con scrittura privata autenticata da un notaio.
Per il secondo tipo è possibile
effettuare operazioni con la sola
presentazione del titolo.
Per aumentare il rendimento. La
Cassa Depositi e Prestiti ha introdotto un meccanismo che premia
con maggiori rendimenti chi utilizza il libretto postale come forma
di risparmio. Alla fine del 2008
i libretti ordinari nominativi, la
cui giacenza media abbia superato di oltre il 35% quella del
2007, saranno premiati e passeranno, per il 2009, al rendimento
“oro” che prevede un tasso maggiorato dello 0,50%. In pratica,
se il “giallo” rende l’1,46% al
netto delle imposte, l’ “oro”
renderà al netto l’1,83 per cento. In particolare, si ha che il rendimento “giallo” lordo è pari al
2%, al netto 1,46% (dal 1° novembre 2007), mentre l’ “oro”
lordo è del 2,50% che netto diventa dell’1,83% netto (in vigore
dal 1° gennaio 2008).
Chiara Conti
Sono soggetti alla
ritenuta fiscale del
12,50%, ma non
sono previste spese
di emissione,
gestione o incasso
”
TASSO
NOMINALE
ANNUO LORDO
0,20%
0,20%
0,40%
0,40%
0,50%
0,50%
0,60%
0,60%
1,00%
1,20%
NOTES
11
OTTOBRE 2008
IL PROFILO DI RISCHIO
Fate il test per scoprire come potete investire
PRIMA DI DECIDERE DOVE IMPEGNARE I VOSTRI RISPARMI
QUANTI ANNI HAI?
1
a) dai 20 ai 40
b) dai 40 ai 50
c) dai 50 ai 60
d) 60 anni e oltre
4 punti
3 punti
2 punti
1 punto
LA TUA PRINCIPALE
ESIGENZA FINANZIARIA È:
2
a) La protezione
del capitale
1 punto
b) Poter contare su un flusso
di reddito costante
2 punti
c) Ottenere un rendimento almeno
in linea con l’inflazione 4 punti
d) Un incremento notevole
del patrimonio
5 punti
QUANDO PREVEDI DI DOVER
DISPORRE, ANCHE IN PARTE,
DEL RISPARMIO INVESTITO?
3
a) Entro il prossimo biennio 1 punto
b) Nei prossimi 2-5 anni
2 punti
c) Non prima di 5 anni
3 punti
d) Non prima di 10 anni
4 punti
Profilo molto prudente e prudente:
ti serve una corretta informazione
per scegliere al meglio.
Profilo dinamico: conosci a grandi
linee la finanza, ma ti restano
aspetti importanti da approfondire.
Non esagerare.
Aggressivo: sei in grado di
calcolare la formula più adatta alle
tue esigenze, studiando la
combinazione migliore tra rischio e
rendimento. Attento, però: il
mercato è in costante evoluzione.
c) No
d) Assolutamente no
AVENDO SUFFICIENTI
CAPITALI SONO DISPOSTO
A CORRERE RISCHI MAGGIORI
4
a) Assolutamente sì
b) Sì
c) No
d) Assolutamente no
a) Da un anno a quattro anni
(o anche meno)
1 punto
b) Dai 5 agli 11 anni
3 punti
c) Dai 12 ai 15 anni
4 punti
d) Oltre 15 anni
5 punti
7
VOGLIO OTTENERE
IL MAGGIOR GUADAGNO
POSSIBILE NEL LUNGO PERIODO
ANCHE A COSTO DI FORTI
DEPREZZAMENTI TEMPORANEI
DEL PORTAFOGLIO?
a) Assolutamente sì
b) Sì
OTTOBRE 2008
NOTES
5 punti
4 punti
2 punti
1 punto
6
QUANTO TEMPO
HAI A DISPOSIZIONE PER
RAGGIUNGERE L’OBIETTIVO?
5
12
DIMMI CHI SEI...
5 punti
4 punti
3 punti
1 punto
VOGLIO PROTEGGERE
IL CAPITALE
a) Assolutamente sì
b) Sì
c) No
d) Assolutamente no
1 punto
2 punti
4 punti
5 punti
HO UN CAPITALE
INSUFFICIENTE, MA SONO
DISPOSTO A CORRERE RISCHI
PER INCREMENTARE
IL PATRIMONIO
8
a) Assolutamente sì
5 punti
b) Sì
c) No
d) Assolutamente no
4 punti
2 punti
1 punto
SE RICEVESSI
UN’EREDITÀ SAREI
DISPOSTO A INVESTIRLA
IN MANIERA SICURA
EVITANDO LE AZIONI
9
a) Assolutamente sì
b) Sì
c) No
d) Assolutamente no
IL PORTAFOGLIO CONSIGLIATO
FINO A 15 PUNTI
DA 15 A 25 PUNTI
Molto prudente
Prudente
PREVEDO CHE
NEI PROSSIMI CINQUE
ANNI IL MIO REDDITO
SI INCREMENTERÀ
65%
50%
OBBLIGAZIONARIO
OBBLIGAZIONARIO
5 punti
4 punti
2 punti
1 punto
11
30%
AZIONARIO
10%
20%
AZIONARIO
LIQUIDITÀ
DA 25 A 45 PUNTI
OLTRE 45 PUNTI
Dinamico
Aggressivo
5 punti
4 punti
2 punti
1 punto
SONO DISPOSTO
AD ACCETTARE
PERDITE A BREVE ANCHE
NELL’ORDINE DEL 30%?
12
a) Assolutamente sì
b) Sì
c) No
d) Assolutamente no
25%
LIQUIDITÀ
SE NE AVESSI
LA POSSIBILITÀ,
SAREI DISPOSTO
A LASCIARE IL MIO LAVORO
PER UNA NUOVA OCCUPAZIONE,
MAGARI IN PROPRIO
a) Assolutamente sì
b) Sì
c) No
d) Assolutamente no
IN BANCA L’ESAME
È OBBLIGATORIO
1 punto
2 punti
4 punti
5 punti
10
a) Assolutamente sì
b) Sì
c) No
d) Assolutamente no
PROVATE A RISPONDERE A QUESTE DODICI DOMANDE
5 punti
4 punti
2 punti
1 punto
60%
25%
AZIONARIO
OBBLIGAZIONARIO
15%
LIQUIDITÀ
85%
5%
AZIONARIO
10%
OBBLIGAZIONARIO
LIQUIDITÀ
Dal 1° novembre 2007 gli investitori
sono sottoposti a un “interrogatorio”
quando si recano in banca per
richiedere un servizio d’investimento. È
da quel “primo contatto utile” – come
stabiliscono i regolamenti della Consob
– che l’intermediario deve fornire
dettagliate informazioni al cliente,
“chiare, corrette, non fuorvianti”, sulla
natura dei suoi servizi, i suoi costi,
l’eventuale esistenza di conflitti
d’interesse. Ma soprattutto deve
informarlo in che classe è stato inserito.
Se cioè verrà considerato un cliente al
dettaglio (come la maggior parte dei
risparmiatori), professionale o una
controparte qualificata. E deve
interpellarlo sulle sue conoscenze
finanziarie, sul suo livello di istruzione
e di esperienza d’investimento e, nel
caso, sulla consistenza del suo
patrimonio e sulla sua propensione al
rischio. Tutto ciò è la conseguenza della
direttiva Mifid sui servizi finanziari che
è entrata in vigore nei Paesi dell’Ue,
introducendo importanti cambiamenti
nei mercati finanziari e nei rapporti tra
investitori e intermediari.
Che cosa cambia con la Mifid?
L’investitore può seguire i consigli della
banca o fare di testa propria, ma
in questo caso l’intermediario, pur
eseguendo l’ordine, dovrà fargli
presente per iscritto di non essere in
grado di valutarne l’appropriatezza.
NOTES
13
OTTOBRE 2008
IN BORSA
Vanno bene anche le azioni
ma solo se non avete fretta
che chi non se ne occupa per lavoro si faccia guidare da un professionista di fiducia. Un’altra
possibilità offerta dal mercato
finanziario è rappresentata dagli Exchange Traded Fund. Gli
Etf sono fondi d’investimento, negoziati in Borsa come un titolo
azionario, che assicurano gli stessi rendimenti dell’indice a cui fan-
I CRITERI-GUIDA SONO DUE: GLI UTILI DELLE SOCIETÀ, ASSIEME
ALL’AMMONTARE DEI DIVIDENDI. CI SONO POI ANCHE GLI ETF
14
OTTOBRE 2008
NOTES
DIECI ANNI A PIAZZA AFFARI
I rendimenti azionari delle principali società e i relativi importi dei dividendi distribuiti
PREZZI IN EURO
CLASSIFICA
Analisi Dati Borsa S.p.A.
”
”
Un altro fattore importante è
quello del tempo. Occorre, infatti, essere disposti a non vendere i
titoli per diversi anni per poter ottenere qualche guadagno. Perciò,
se le cose nel breve periodo dovessero andare male, si dovrebbe evitare di vendere in fretta
per esigenze di liquidità.
A influenzare il prezzo di
un’azione sono molte variabili,
come l’andamento della società e
del settore in cui è attiva. A seconda del fatto che un’impresa sia
strettamente collegata o meno alla salute dell’economia si parla rispettivamente di titoli “ciclici” o
“difensivi”. Spesso ci si rivolge
verso questi ultimi quando la crescita del Paese sta vivendo un periodo difficile. Va segnalato poi
che, anche se non sempre il prezzo delle azioni è legato a fattori
interni alla società – gli studi fatti da analisti indipendenti, per
esempio, possono essere causa di
forte oscillazioni –, Borsa italiana sostiene che “occorre conoscere bene l’impresa oggetto dell’investimento, nonché il mercato in cui
opera”. Il punto di partenza, dunque, dovrebbe essere la lettura dei
bilanci annuali, pubblicati sul sito
www.borsaitaliana.it. Non tutti,
però, hanno le competenze e il
tempo per interessarsi in modo così approfondito; pertanto, è bene
ta” o di “performance” e quelle di
gestione sono basse. Va però tenuto presente che si tratta di investimenti rischiosi: se il valore della materia prima su cui si investe
diminuisce, si va incontro a perdite. E così se un indice generale o
settoriale di Borsa, al quale è legato l’Etf, scende, si perde.
Marco Ratti
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15
16
17
18
19
20
21
22
23
24
25
26
TITOLI
Saipem
Eni
A2A
Buzzi Unicem
Autogrill Spa
Bulgari
Italcementi
Impregilo
Finmeccanica
UBI Banca
Fondiaria-Sai
Ed. L’Espresso
Mediaset
B. Pop. Milano
UniCredit
Mondadori
Mediobanca
Generali
Intesa Sanpaolo
Unipol
Pirelli & C.
Alleanza
Mediolanum
Fiat
Telecom Italia
Seat Pagine Gialle
11 agosto 1998
11 agosto 2008
Variazione %
3,8010
10,4912
1,1506
8,5605
5,6210
4,4720
7,7375
3,0598
16,4800
14,1887
21,6560
1,7905
5,2840
7,9081
4,6010
4,9680
11,8900
29,4927
5,1017
2,3011
0,6817
10,6790
5,7600
31,1429
3,4922
0,2957
24,2100
21,4900
2,2170
14,8560
8,9860
6,9630
9,4200
3,7150
19,8270
16,3220
21,5900
1,7120
4,8610
6,9210
3,9660
4,1690
9,7610
23,2100
3,9260
1,7420
0,4368
6,6630
3,0650
11,7440
1,1610
0,0873
536,938
104,838
92,681
73,542
59,865
55,702
21,745
21,411
20,309
15,035
-0,305
-4,386
-8,005
-12,483
-13,801
-16,083
-17,906
-21,303
-23,046
-24,298
-35,925
-37,607
-46,788
-62,290
-66,755
-70,482
DIVIDENDI PER AZIONE
Incidenza % su
Totale 1998-2008 prezzo agosto 2008
1,7653
7,4921
0,4614
2,7466
1,1813
1,5476
2,6546
0,0500
0,8930
3,8400
5,6863
1,9073
3,0043
2,0524
1,7539
3,9098
2,9565
4,4241
1,4393
1,4415
0,7749
2,9134
1,5045
2,2287
0,6395
0,4457
7,292
34,863
20,814
18,488
13,146
22,225
28,181
1,346
4,504
23,527
26,338
111,406
61,804
29,655
44,224
93,782
30,288
19,061
36,661
82,752
177,398
43,725
49,086
18,977
55,081
510,490
”
Se l’impresa è
strettamente legata
all’economia
globale i suoi titoli
sono detti “ciclici”
commettere in azioni può permettere di diventar ricchi, ma
può portare anche a perdere tutto. Si tratta cioè di un investimento a rischio. Basta guardare la tabella della pagina accanto: chi ha
acquistato titoli azionari Saipem dieci anni fa, per esempio,
si ritrova oggi con un capitale
più che quintuplicato, mentre
aver puntato su Seat Pagine Gialle nell’agosto del 1998 è costato ben
il 70% di quanto investito (in entrambi i casi senza considerare i
dividendi). E anche nell’arco di
un solo anno gli sbalzi possono
essere molto significativi: confrontando la classifica di pag. 15,
preparata da Analisi Dati Borsa,
con una analoga, costruita dalla
stessa società per il numero di
Club3 di agosto 2007, si notano
importanti cambiamenti. Mentre
i petroliferi hanno proseguito il loro andamento in terreno nettamen-
S
te positivo, diversi titoli del settore bancario hanno subito pesanti perdite, come Intesa Sanpaolo,
scivolata dal 1° al 19esimo posto.
Con l’acquisto di azioni ordinarie, del resto, si diventa proprietari di una fetta più o meno grande di una società e si partecipa al
suo andamento economico, negativo o positivo che sia. Come spiegano da Borsa italiana, ci sono due
modi per avere benefici dal possesso di azioni. Il primo è attraverso la crescita dell’impresa: l’aumento costante degli utili è probabile che porti la domanda di
quel titolo a crescere e, di conseguenza, il valore della quotazione
azionaria salirà. Oltre a questo
aspetto, al momento della scelta dell’investimento è bene analizzare i dividendi. Si tratta di
quote di utile che la società può
decidere di distribuire agli azionisti e, come mostra la tabella di
pag. 15, il loro valore può essere
molto elevato. Gli esperti del settore, però, sostengono che va di
certo preferita una società che attua una politica di distribuzione
dei dividendi contenuta ma costante nel tempo – visto che questo è un
segnale del buon andamento dei
conti –, piuttosto che un’impresa che
elargisce dividendi a man bassa in
un’occasione ma lo fa soltanto
sporadicamente.
no riferimento. Funzionano in modo simile agli Exchanged traded
commodities (Etc), titoli che replicano l’andamento di una materia prima o di indici del settore,
dando la possibilità di investire anche piccole quote in petrolio, grano o oro. Tanto per gli Etf, quanto per gli Etc, non sono previste
commissioni “di entrata”, “di usci-
Di solito è più
affidabile la società
che distribuisce
meno ma
con continuità
”
NOTES
15
OTTOBRE 2008
RISPARMIO GESTITO
NON VANNO INFATTI SOTTOVALUTATE SIA LE COMMISSIONI
APPLICATE SIA LE TASSE DA PAGARE SUI PROFITTI DI BORSA
”
16
OTTOBRE 2008
NOTES
gstar, per esempio, consiglia di
leggere due importanti documenti: il prospetto informativo
e il rendiconto annuale. Il primo
è suddiviso in due parti: una in cui
è possibile raccogliere informazioni sulla società di gestione e
sulle caratteristiche dei fondi, i
modi di partecipazione e la politica d’investimento; in una seconda sezione si trovano grafici e tabelle che aiutano a capire rischi e
potenziali rendimenti. Previsioni
di carattere generale e disciplina
specifica per ciascun fondo sono
contenuti invece nel regolamento. I fondi devono poi presentare un
bilancio consuntivo alla fine di
ogni esercizio, da cui deriva il rendiconto annuale. Questo è composto da almeno 4 parti: la relazione del Cda che permette di avere una visione sull’andamento
economico dell’ultimo esercizio;
la situazione patrimoniale, con la
spiegazione di come risulta investito il denaro dei clienti in un certo momento; il rendiconto, che deve contenere una parte reddituale, con il risultato del fondo (utili
o perdite) insieme con una nota
integrativa, che dà dettagli sulle
altre sezioni e un commento sulla
gestione. Ma oltre alle indicazioni valide per qualunque investimento (si veda l’articolo di pagina 2), bisogna poi valutare con at-
indica la maggior parte dei costi
operativi legati alla gestione dei
fondi. Spese come quelle di negoziazione, di brokeraggio, non indicate dal Ter, devono comunque
esserci nel rapporto annuale. Le
società di gestione sono obbligate
anche a indicare la parte di commissioni che va a remunerare i canali distributivi. A questo proposito
va segnalato che i fondi possono
essere acquistati tramite un intermediario, come un istituto di credito, attraverso Internet o direttamente dalla società di gestione.
Marco Ratti
Ne esistono quattro
forme: azionari,
bilanciati,
obbligazionari e
infine monetari
”
I MIGLIORI FONDI VENDUTI IN ITALIA
La classifica dei rendimenti di obbligazionari, bilanciati, monetari e azionari
NOME FONDO
Morningstar Direct
”
La prima cosa
da fare è leggere
bene il prospetto
informativo e il
rendiconto annuale
on vanno presi alla leggera
perché comportano un margine di rischio, ma se si vuole investire parte dei propri risparmi
puntando a guadagnare più di
quanto si otterrebbe con un conto
corrente è bene considerare anche
i fondi comuni d’investimento. Si
tratta di strumenti di gestione collettiva del risparmio, nei quali,
cioè, sono raccolte le risorse finanziare di più persone. Come dimostra la tabella della pagina accanto possono raggiungere rendimenti piuttosto elevati, ma il rischio in alcuni casi non è trascurabile e per molti versi questo periodo sembra essere piuttosto turbolento per le Borse di
tutto il mondo, senza considerare gli alti costi spesso richiesti dalle società di gestione (si veda Club3 del mese scorso). Rispetto alla classifica di Morningstar
qui pubblicata, inoltre, va segna-
N
lato che sono indicati solo i migliori fondi venduti in Italia e che
per conoscere quanto è finito realmente nelle tasche degli investitori, vanno poi tolte le imposte sui
guadagni di Borsa, pari al 12,50
per cento.
I fondi possono essere di diverso tipo. Quelli azionari prevedono che la quota maggiore sia
investita in titoli azionari e perciò sono anche i più rischiosi.
Così come è vero che sono quelli
che possono dare i maggiori rendimenti, soprattutto nel lungo termine. Poi ci sono i “bilanciati”,
fondi un po’ meno rischiosi in
quanto mettono parte dei soldi in
obbligazioni e parte in azioni, cercando di ridurre i rischi per un verso e di massimizzare i guadagni
dall’altro. Le due tipologie più
“tranquille”, infine, sono i fondi obbligazionari e quelli monetari. Questi ultimi investono in
strumenti del mercato monetario,
come certificati di deposito o titoli di Stato a breve termine. Non
danno rendimenti altissimi, ma allo stesso tempo sono i meno rischiosi. Gli obbligazionari, invece, puntano soprattutto sulle obbligazioni e sono rivolti a una
clientela piuttosto prudente.
Per valutare qualunque fondo,
comunque, è bene tenere a mente
qualche accorgimento. Mornin-
te da un fondo a un altro della
stessa società, i diritti fissi. Le
commissioni ricorrenti, invece, ci
sono per ogni fondo. Si tratta di
costi periodici che incidono sul risultato di gestione e sono dedotte
direttamente dal patrimonio del
fondo. In genere ci sono anche
commissioni di incentivo nel caso in cui la società di gestione
raggiunga rendimenti superiori a un parametro prestabilito.
Per rendersi conto delle spese
complessive, si può controllare il
Total expense ratio (Ter) riportato nel prospetto informativo, che
”
Attenti ai fondi: le spese
possono bruciare gli utili
tenzione i costi. Questi ultimi,
spiegano ancora da Morningstar,
possono essere suddivisi in due
categorie: le commissioni una tantum, quando previste, e quelle ricorrenti. Di norma il valore della
quota è già al netto di queste ultime. Le commissioni una tantum
sono applicate di solito al momento dell’acquisto o della vendita e
incidono tanto meno sul rendimento quanto più a lungo si mantiene
il fondo. Tra questi costi rientrano le commissioni di sottoscrizione, quelle di “switch”, previste in
alcuni casi per il passaggio di quo-
HSBC GIF Brazil Bond A Acc
Generali IS Centr&East Europ Bds A Acc
Dexia Bds Slovakia C Acc
DB Platinum IV Sov Plus Fd R1C Acc
Vontobel Eastern European Bd A2 Acc
DB Platinum IV Dynamic Bond Stab + R1C Acc
Zest Global Strategy I Acc
DB Platinum IV Dynamic Bond Plus R1C Acc
Carmignac Patrimoine A Acc
Natixis Flessibile Internazionale Acc
Agora Cash Acc
SGAM Fd Money Market Euro A Acc
Anima Liquidità Acc
Dexia Allocation Cash Short C Inc
Robeco Dynamic Premium A Acc
Schroder ISF Global Energy A Acc
Parvest Brazil C Acc
Invesco Energy Fd A Acc
PF(LUX)-Biotech P Acc
Fortis L Equity Latin America Acc
TIPOLOGIA
RENDIMENTO
1 ANNO
RENDIMENTO
3 ANNI
RENDIMENTO
5 ANN1
COMMISSIONE
DI GESTIONE
Obbligazionari
Obbligazionari
Obbligazionari
Obbligazionari
Obbligazionari
Bilanciati
Bilanciati
Bilanciati
Bilanciati
Bilanciati
Monetari
Monetari
Monetari
Monetari
Monetari
Azionari
Azionari
Azionari
Azionari
Azionari
17,76
14,71
14,03
12,83
11,45
12,07
6,00
5,11
4,41
4,25
4,47
4,34
4,23
4,15
4,10
19,99
13,45
12,79
10,71
8,49
nd
7,30
9,00
5,44
5,96
6,17
nd
2,48
6,59
3,52
nd
3,27
3,22
3,30
2,77
13,85
nd
11,43
8,25
24,70
nd
8,99
nd
nd
7,34
nd
nd
nd
7,34
nd
nd
2,64
2,85
2,76
2,22
19,54
nd
21,56
7,99
30,34
1,00
0,40
0,60
1,20
1,10
1,25
0,08
1,00
1,50
0,20
0,00
0,30
0,12
0,30
0,30
1,50
1,75
2,50
2,40
1,75
Nota: i valori sono espressi in percentuale. Dati in euro al 29 agosto 2008. I valori non indicati sono relativi a fondi ancora non operativi alla data considerata. Tutti i rendimenti sono al lordo dell’imposta sui guadagni di borsa (12,5%). I rendimenti a 3 e 5 anni sono annualizzati, cioè esprimono la performance media annua nel periodo preso in considerazione.
NOTES
17
OTTOBRE 2008
NON SOLO AZIONI
Reddito fisso: ma davvero non si corre alcun rischio?
SI TRATTA DI STRUMENTI CHE SONO RITENUTI PIÙ SICURI MA
a ormai circa un anno – inizio del forte
ribasso delle Borse mondiali a seguito
della cosiddetta “crisi dei mutui subprime”
– molti hanno voltato le spalle alle azioni e
si sono buttati sulle obbligazioni, alla ricerca della sicurezza, diventata l’unico obiettivo dell’investimento.
Tuttavia, nella fuga dal rischio, tanti hanno ragionato sulla semplice equazione: obbligazioni uguale sicurezza, un’opinione diffusa da sfatare, insieme con altre. Vediamo
perciò alcuni di questi luoghi comuni per
evitare altri rischi non sempre percepiti.
D
”
Troppo spesso si
dimenticano i casi
Cirio e Parmalat e i
danni causati a
molti risparmiatori
”
18
OTTOBRE 2008
NOTES
Le azioni sono pericolose,
le obbligazioni no
Questa considerazione non è
del tutto veritiera. Senza fare
tanti discorsi, citiamo proprio
alcuni casi recenti che hanno lasciato pesanti segni sulla pelle
dei risparmiatori: parliamo ovviamente delle obbligazioni emes-
se da Cirio, Parmalat e dalla Repubblica argentina: ma anche
Fintek o Giacomelli non sono
state affatto da meno, benché abbiano coinvolto un numero minore di risparmiatori.
Un discorso a parte meritano
le obbligazioni tanto reclamizzate dalle banche in questi ultimi mesi, con sigle di vario tipo,
che non lasciano capire nulla
dell’effettiva natura dei titoli.
Si tratta di “titoli subordinati”
(termine che non dice nulla a chi
non è esperto della materia), obbligazioni cioè che hanno una
debole protezione in caso di insolvenza, perché sono rimborsate dopo tutti gli altri creditori e
possono anche sospendere il pagamento delle cedole.
Si dirà: “Ma vuoi che una
banca diventi insolvente e non
paghi le obbligazioni?”. Un’osservazione purtroppo priva di
ogni fondamento economico e
finanziario, una domanda che
molti impiegati bancari hanno
fatto ai risparmiatori (“Ma vuole che l’Argentina fallisca, con
tutte le risorse che ha il Paese?”;
ma poi si è visto che cosa è accaduto…). Una banca, purtroppo,
può “saltare” per l’imperizia o
la malafede dei dirigenti (un
esempio ancora fresco nella me-
OTTO REGOLE D’ORO PER INVESTIRE CON SUCCESSO IN OBBLIGAZIONI
CARATTERISTICA
REGOLA
Bassa propensione al rischio Evitare titoli con rating inferiore ad A
Regolamento dell’emissione
Leggerlo attentamente
Liquidità sul mercato
Scegliere emissioni a largo flottante ed elevate contrattazioni giornaliere
Rendimento
Evitare tassi troppo elevati rispetto alla media del mercato
Composizione portafoglio
Differenziare al massimo
Titoli di Paesi emergenti
Evitare se la propensione al rischio è bassa; comunque stare su percentuali basse
Durata dei titoli
Evitare durate superiori a 10 anni, specie per titoli a reddito fisso
Valuta
Tenere presente il rischio cambio
L’ESPERIENZA INSEGNA DI PRESTARE SEMPRE ATTENZIONE
moria, il Banco Ambrosiano, e
più recentemente la Banca Popolare di Lodi); può avere problemi di liquidità a causa di operazioni sballate (un esempio: l’eccessiva concessione di mutui a
debitori poco affidabili; in Italia i casi sono limitati, all’estero
stanno mettendo al tappeto molte banche).
Prudenza, quindi, anche con
le obbligazioni e attenzione al
“rating” (si veda la tabella a
pag. 20). E se il rating non ci
fosse, sarebbe meglio non sottoscriverle anche se è una banca a proporle.
I titoli di Stato
meglio dei bond
Dire che i titoli di Stato sono
meno rischiosi delle obbligazioni è falso. L’Argentina è un Paese sovrano, le sue obbligazioni
o bond sono titoli di Stato, eppure le cose non sono andate a
finire ugualmente bene.
Un recente studio di Moody’s
ha dimostrato che, nell’arco di
tempo che va dal 1985 al 2002,
il 10% delle obbligazioni governative ha conosciuto una
dichiarazione d’insolvenza ed
è diventato inesigibile, mentre
la percentuale di fallimento tra
le obbligazioni societarie è stata pari all’11%. Un livello di
rischio, quindi, che sostanzialmente risulta identico. Il fatto
che uno stato emetta obbligazio-
CONSIGLI PER GLI ACQUISTI
Ma allora il reddito fisso non è
conveniente? Assolutamente no. Il
rischio c’è sempre, ma occorre
conoscerlo, affrontarlo nel modo
giusto tenendo presenti alcune
regole fondamentali:
1. la qualità dell’emittente,
limitando alla A il grado minimo di
rating per le obbligazioni in cui
investire. Queste renderanno un po’
di meno, ma sono molto più sicure.
Se il rating è inferiore ad A, infatti,
il rischio comincia a essere alto,
pertanto occorre non dare retta a
chi ritiene che vada bene anche la
tripla B, definendola “investment
grade”; la società con quel giudizio
ha sicuramente dei problemi. Anche
perché se un risparmiatore cerca la
sicurezza evitando le azioni, è inutile
che guardi a obbligazioni di
emittenti traballanti.
2. la quota massima di titoli
obbligazionari “a rischio” da
inserire nel portafoglio; se proprio
si vuole provare qualche brivido,
non bisogna eccedere, limitando la
quota dei titoli ad alto rischio ad un
5% massimo del capitale. Se si
investe di più, tanto vale comprare
delle azioni “blue chips”, almeno a
rischio più elevato corrisponde un
rendimento potenziale più elevato;
3. l’arco massimo di tempo nel
quale mantenere l’investimento.
Un’obbligazione tripla A è “sicura”,
ma se ha durata 30 anni
bisognerebbe essere certi che non
perderà in quell’arco di tempo
neppure una A; una previsione del
genere non la fanno neanche i guru
della finanza.
4. la liquidabilità effettiva dei titoli.
Attenti anche alle quantità trattate
in Borsa: ci si può innamorare di
un titolo “sicuro” e redditizio, ma
bisogna sempre dare un’occhiata
agli scambi per evitare di trovarsi
un giorno da soli a vendere titoli
a cui nessuno è poi oggettivamente
interessato.
5. Diversificare al massimo gli
investimenti: un portafoglio ideale
dovrebbe comprendere quote
(variabili a seconda delle personali
predisposizioni e della disponibilità
complessiva di capitali da investire)
di obbligazioni in euro e in dollari,
di titoli di Stato e di obbligazioni
societarie, di titoli a cedola fissa e
a cedola variabile, di obbligazioni
a breve e a lungo termine e, dulcis
in fundo, anche di azioni (magari
ricorrendo ad un Etf, gli strumenti
che replicano fedelmente un indice
borsistico senza però alcuna attività
di gestione e quindi con costi molto
bassi). Insomma, la vecchia regola
delle uova che non vanno mai messe
nello stesso paniere sarà anche
frutto di una cultura contadina,
ma non è certo obsoleta neppure
nell’era del personal computer e
della finanza selvaggia.
NOTES
19
OTTOBRE 2008
FUGA DALLA FINANZA
Beni rifugio, ma non per tutti...
”
I Paesi emergenti,
se pur in forte
sviluppo, hanno
ancora economie
poco consolidate
”
20
OTTOBRE 2008
NOTES
ni non vuol dire che sicuramente
il titolo sarà rimborsato. Quel che
conta, come sempre, è il rating:
un’obbligazione tripla A della General Electric è molto più sicura
di un titolo di stato paraguaiano
a doppia C.
Nell’ambito dei diciassette anni esaminati da Moody’s, nessun
titolo governativo con il massimo
grado di affidabilità ha dichiarato
default (cioè è diventato inesigibile) e solo l’1% delle obbligazioni
societarie “di eccellenza” si sono
rivelate poi insolventi. Attenzione, dunque, alle obbligazioni dei
Paesi cosiddetti “emergenti” (tipo Brasile, Messico, India, Cina,
Russia). È vero, infatti, che negli
ultimi anni hanno fatto registrare
un forte sviluppo, ma si tratta pur
sempre di Paesi a economia non
consolidata, in cui (fattore certo
non secondario) la trasparenza
finanziaria è una parola inesistente, la chiarezza dei bilanci è
ancora un optional, le sanzioni
contro i truffatori nulle o quasi;
in questi casi, anche avvicinandosi a titoli di Stato è facile maneggiare “bombe a orologeria” che
possono esplodere senza preavviso.
Si sta più tranquilli
puntando sull’estero
Falso. È un luogo comune diffuso quello di esaltare prodotti
stranieri denigrando i nostri
italiani. In verità questo modo
di pensare non sempre porta a
buoni risultati, soprattutto quando non è accompagnato da una
seria analisi di qualità dei diversi prodotti. Un titolo in dollari
può avere un andamento positivo
di quotazioni, ma può provocare
perdite al risparmiatore italiano
se il cambio euro/dollaro sale. È
quanto avvenuto negli ultimi anni, in cui il dollaro ha fatto registrare una debacle consistente (in pochi anni la quotazione della valuta americana ha perso oltre il
50%).
Investire in valuta espone il
risparmiatore al cosiddetto “rischio cambio” (che può anche
essere positivo, qualora l’euro
si deprezzasse) di cui occorre
tener conto. Investire tutto in Italia è sicuramente sbagliato, ma
lo è altrettanto puntare soltanto
sull’estero, soprattutto se ci si
scorda che viviamo in Italia e paghiamo e acquistiamo in euro,
non in dollari, quindi comunque
dobbiamo trasformare la valuta
estera in valuta locale.
Gianluigi De Marchi
I CRITERI DI VALUTAZIONE DI STANDARD & POOR’S (RATING)
VOTO
CHE COSA SIGNIFICA
AAA
Estremamente solido ed in grado di far fronte alle obbligazioni finanziarie
AA
Molto solido, in grado di far fronte alle obbligazioni finanziarie
A
Solido, ma in qualche modo sensibile alle avverse condizioni economiche
BBB
Adeguata capacità di rispondere alle obbligazioni, ma più sensibile alle avverse condizioni economiche
BB
Meno vulnerabile nel breve termine, ma deve far fronte alle incertezze provocate dalle avverse
condizioni finanziarie, economiche e del business
B
Più vulnerabile alle avverse condizioni
CCC
Attualmente vulnerabile. La capacità di rispondere agli impegni finanziari
dipende da business e condizioni economiche estremamente favorevoli
CC
Attualmente molto vulnerabile
C
È stata registrata una posizione di bancarotta o un'azione simile,
anche se i pagamenti e gli impegni finanziari sono continuati
D
Mancato pagamento di impegni finanziari
TUTTAVIA C’È CHI È ATTRATTO DA LINGOTTI E MONETE D’ORO
gni volta che una crisi internazionale si affaccia la paura
assale l’animo dei risparmiatori
più fragili che così corrono a disinvestire tutto cercando un “rifugio” sicuro per i loro soldi. Quasi
sempre il terrore finanziario si è
rivelato eccessivo, tuttavia la corsa ai “beni rifugio” (o presunti tali) si ripete periodicamente.
Precisiamo anzitutto che per
“bene rifugio” s’intende qualcosa che è al di fuori dei mercati
finanziari, un bene reale, tangibile, che ha un valore intrinseco
ma soprattutto caratteristiche come l’elevato valore con poco ingombro (per nasconderlo o per trasportarlo facilmente), la non deperibilità nel tempo, l’apprezzabilità in tutto il mondo (per smobilizzarlo ovunque senza problemi).
Molti considerano beni rifugio cose come quadri d’autore, mobili
antichi, francobolli, ma si tratta di
investimenti che, per quanto possano avere altissimo valore, non hanno tutte le caratteristiche suddette
e, in particolare, possono risultare invendibili o cedibili solo ad un
prezzo largamente inferiore all’acquisto (si pensi a chi dovesse urgentemente vendere, in caso di
guerra, I girasoli di Van Gogh).
Il vero rifugio è l’oro e in
tempi più recenti il diamante.
La forma classica di tesaurizzazione è il lingotto, una sbarra di
materiale purissimo il cui valore
è pari al prezzo del metallo in esso contenuto. La quotazione sul
mercato internazionale avviene
in dollari per oncia troy (circa
O
PREGI E DIFETTI DELL’INVESTIMENTO IN BENI RIFUGIO
Caratteristiche
ORO
DIAMANTI
Prezzo
Mondiale, unico
Mondiale, ma con grande variabilità in funzione
di caratteristiche non sempre controllabili
Conservazione
Agevole
Facilissima
(grande valore in poco spazio) (enorme valore in pochissimo spazio)
Liquidabilità
Facile
Difficoltosa
Oscillazione prezzi
Elevata
Elevata
Costo compravendita Elevato
Elevato
Reddito periodico
Nessuno
Nessuno
30 grammi) per oro da 18 carati.
Un’altra forma, molto diffusa
fino a qualche decennio fa, è la
moneta d’oro, di cui esistono alcune decine di tipi: attenzione, deve trattarsi di moneta (quindi a
corso legale in qualche Paese o comunque avente in passato tale funzione) non di medaglia (coniata
per commemorazioni di eventi vari da enti commerciali privi di ufficialità). La moneta ha un valore
superiore all’oro in essa contenuto (si parla di “aggio”), la medaglia vale esattamente l’oro che
contiene, anche se è venduta all’emissione a prezzi largamente
superiori. Forme diverse di investimento indiretto in oro sono poi
le azioni di società che estraggono
l’oro, le quote di fondi comuni o di
Etf che investono nel settore aurifero e ancora certificati emessi da
banche specializzate rappresentativi di depositi in oro. Chi vuole
un rifugio efficace deve scegliere
la via obbligata dell’investimento
fisico, mentre le altre forme sono
più indicate per gli speculatori,
non svolgendo la funzione di protezione di un capitale.
La forma classica di tesaurizzazione del diamante è, analogamente, la pietra pura. Un brillante incastonato in un anello in
caso di necessità non consente di
incassare l’intero valore, dato che
vale solo il bene, non l’artisticità del
lavoro. Nel tempo l’oro ha mantenuto mediamente il suo valore
reale, senza dare peraltro crescite consistenti nel lungo termine.
Ci sono state punte eccezionali di
rialzo in varie occasioni storiche
(per es. le guerre mondiali), ma
sono tutte rientrate in pochi
anni, lasciando spesso i
risparmiatori meno avveduti con
perdite anche
consistenti. Senza andare troppo
indietro nel tempo, ricordiamo: nel 1977 l’oro valeva
130 per cento
È il trend graduale
di rivalutazione dei
diamanti. Uno che
nel 1992 costava
mille euro oggi ne
vale circa 2.300
NOTES
21
OTTOBRE 2008
IMMOBILI
”
22
OTTOBRE 2008
NOTES
Mattone in calo: è il momento di comprare?
MA IL PASSATO NON INCORAGGIA:
n momento non semplice
per chi ha un gruzzolo da
parte e vorrebbe investirlo. Il mercato borsistico è in calo e l’onda al
ribasso, anche secondo gli analisti
più ottimisti, è destinata a durare.
E il recente boom degli acquisti
di titoli di stato e di obbligazioni
sicure ne è, in realtà, un’ulteriore
conferma: si compra anche se i
rendimenti sia di quelli a breve
termine (Bot) sia a lungo (Btp)
sono in costante discesa e non riescono neanche a coprire l’inflazione reale delle famiglie.
U
LA STORICA ALTERNATIVA
C’è da chiedersi quindi se il
mattone, considerato da decenni
il “bene rifugio” per le famiglie
nei tempi bui, possa rappresentare ancora una valida alternativa.
Ma anche su questo fronte una risposta certa non esiste: solo una
miriade di opportunità che possono essere colte a patto di scansare altrettante “trappole” disseminate lungo il cammino.
Parlando infatti in termini generici, l’indicazione sarebbe di attendere. Nel secondo semestre del
2008 i prezzi sono, per la prima
volta dal 1998, quando è iniziato
il boom, non solo fermi ma addirittura in calo, soprattutto laddove
il mercato degli immobili è tradizionalmente più forte (al Nord e
nella grandi città). Se si guarda
per esempio ai “borsini” di Tecnocasa (il franchising immobiliare più diffuso del Paese), si rileva una perdita del 1,1% a Mila-
no, dell’1,6% a Roma, del 3,4%
a Bologna, del 3,2% a Verona e
del 2,9% a Bari nel primo semestre 2008, rispetto all’analogo periodo del 2007. Potrebbe non sembrare un granché, ma va aggiunta
a queste percentuali la crescita dell’inflazione (4%): si noterà che il
deprezzamento del mattone oscilla da un minimo del 5 a un massimo dell’8,5%.
Ora, poiché la regola del buon
investitore è: “comprare basso per
rivendere alto”, questo trend potrebbe parere positivo. Peccato però che lo “sboom” del mattone
stia avvenendo in un momento
in cui le quotazioni avevano raggiunto livelli poco credibili e che
sia inevitabilmente destinato a
continuare. Il passato ci ha infatti insegnato che a cicli particolarmente lunghi di rialzi seguono cicli quasi altrettanto lunghi di ribassi, che prima i prezzi tendono
a stabilizzarsi, poi a decrescere lievemente e infine a precipitare.
Un segnale molto forte in tal
I PREZZI NEL BREVE PERIODO POTREBBERO PRECIPITARE
senso è dato dal costante incremento dei tempi che trascorrono tra
il momento in cui l’immobile è
messo in vendita e quello in cui
si arriva al rogito, che è uno degli indicatori più certi del futuro
del mercato. Segnala da una parte l’incremento dell’offerta di vendita, dall’altra la contrapposizione
tra acquirenti con una minore disponibilità di spesa e venditori che
pensano di poter realizzare gli
stessi valori del passato e che dopo mesi (in qualche caso, anni) si
accorgono di non farcela a realizzare ai prezzi passati. Quindi, in
prospettiva, il fenomeno segnala
che la vera decrescita dei prezzi
ha ancora da venire.
Ma il mercato immobiliare è
molto meno “granitico” della
Borsa ed è fatto di tante opportunità, che dipendono dalle scelte
di investimento: vediamole.
ACQUISTARE PER AFFITTARE
È stata fino a circa due anni fa
una tendenza abbastanza forte,
concentrata sui “tagli “ piccoli
(mono e bilocali e box, soprattutto). Ciò ha creato un surplus di
offerta che porta oggi a un rallentamento anche della salita dei canoni di affitto (+ 0,4% per i bilocali e + 0,1% per i trilocali), che nelle grandi città si è trasformata, anzi, in calo (-0,2% per i bilocali,
-0,8% per i trilocali). Tuttavia è
questo settore che potrebbe, sul
lungo periodo, dare buone soddisfazioni. Infatti è proprio la minore capacità di spesa delle fami-
glie che in questi mesi sta spingendo l’acceleratore verso l’incremento della domanda di locazione anche se questo effetto non
si è ancora riversato sui canoni. A
questo punto occorre distinguere
tra quattro “campi d’azione”. Il
primo è la locazione a lavoratori
in trasferta. Il secondo quella a studenti universitari. Il terzo quella
tradizionale a famiglie. Il quarto
sono i box.
Mono-bilocali. La prima area è senz’altro predominio per i mono-bilocali e deve privilegiare le zone
dei nuovi insediamenti di uffici o
quelle ad esse ben collegate. Per
esempio, a Roma Tor Vergata, per
la vicinanza al Policlinico, alla sede del Cnr e ad altri uffici e a Milano l’asse di viale Lodi e corso
di Porta Vigentina per lo sviluppo
assai simile di Opera e San Donato-Milanofiori.
Studenti. La seconda area, quella
delle zone universitarie, dovrebbe
privilegiare i trilocali, in quanto
per ridurre le spese, lo studente
sempre più spesso è costretto a locare insieme a due o più ragazzi.
Extracomunitari e case parcheggio. La
terza area è la più complessa da
analizzare. Le soddisfazioni migliori oggi vengono da quelle aree
metropolitane dove i prezzi non
sono ancora al ribasso ma non sono nemmeno cresciuti troppo nel
passato e pertanto dovrebbero tenere di più nel futuro. Destinatari
sono soprattutto gli extracomunitari oltre alle piccole famiglie monoreddito. Sono stati infatti pro-
I PREZZI MEDI DELLE CASE NEGLI ULTIMI VENT’ANNI
+0,4
per cento
L’eccesso di offerta
di “tagli” piccoli
da locare ha fatto
rallentare la corsa
dei canoni di affitto
dei bilocali
(Euro al mq)
Abitazioni nuove o ristrutturate
CITTÀ
Milano
Napoli
Roma
MEDIA
1988 MAGGIO
1998 MAGGIO
2008 MAGGIO
1.034
886
1.084
843
2.024
1.357
1.597
1.502
4.442
2.908
4.256
3.042
RIVALUTAZIONE ANNUALE MEDIA*
1988-2008
1998-2008
2,3
3,0
2,5
2,7
5,8
5,9
4,8
6,3
Abitazioni usate
CITTÀ
Milano
Napoli
Roma
MEDIA
1988 MAGGIO
1998 MAGGIO
2008 MAGGIO
873
766
922
665
1.672
1.090
1.330
1.209
3.794
2.351
3.676
2.476
RIVALUTAZIONE ANNUALE MEDIA*
1988-2008
1998-2008
2,3
3,2
2,5
2,7
5,6
5,9
4,6
6,2
Nomisma
”
La quotazione di un
diamante dipende
dalla brillantezza
della pietra e dalle
sue dimensioni
circa 175 dollari l’oncia, nel 1980
era schizzato a 850. Ma nel 1984
era crollato a circa 400 dollari, e
su tali livelli è rimasto fino al recente boom che lo ha portato a toccare i mille dollari (ma ad agosto
2008 il prezzo è ritornato a 800).
Per quanto riguarda i diamanti,
le quotazioni sono abbastanza
complesse, perché non esiste un
solo standard come nell’oro. Dipendono dal colore (variabile da
D, il più brillante, e poi E, F fino ad
I, il meno pregiato) e dai carati
(cioè dalla dimensione). Possono
quindi esserci centinaia di combinazioni, con diamanti piccoli e purissimi di colore D, diamanti più
grandi meno costosi di colore G,
diamanti medi di colore I e così
via. Per esempio, un diamante D da
2 carati costa oggi intorno ai
65mila euro, mentre uno di colore I da 1 carato non va oltre i
13mila. Si consideri che solo il
20% dei diamanti è tagliato “a
gemma” e di questi solo l’1% ha caratteri veri da investimento.
Il trend delle quotazioni è
molto più stabile di quello dell’oro; chi avesse investito in una
piccola pietra mille euro nel
1992 oggi ne avrebbe circa
2.300. Una crescita graduale nel
tempo, una rivalutazione che sembra enorme (130%) ma che, rapportata al tempo, equivale ad un modesto 1,6% netto annuo. Per chi
vuole investire è indispensabile
prendere molte precauzioni, pretendere un certificato internazionale, acquistare da intermediari
sperimentati; ricordandosi però
che all’acquisto le pietre sono tutte magnificate di perfezione assoluta e alla vendita il compratore
scuote la testa, parla di piccole
macchie, difetti del taglio, luminosità imperfetta e così via…
Gianluigi De Marchi
*Percentuale al netto dell'inflazione e ricalcolando il valore della moneta al 2008.
NOTES
23
OTTOBRE 2008
”
Gli stranieri sono la
fascia più dinamica
del mercato e non
badano alla qualità
degli stabili
”
24
OTTOBRE 2008
NOTES
prio gli extracomunitari, negli ultimi anni, la “fetta di mercato” più
vitale sia negli acquisti sia nelle
compravendite e hanno dimostrato un grado di solvibilità piuttosto alto (qualche rischio rimane).
Sono poi gli unici che si accontentano di immobili di scarso pregio. Infine non è da scartare l’acquisto di trilocali nelle aree semicentrali di medio pregio, o nei
centri che non siano capoluoghi
di provincia, vissuti come “aree
parcheggio” da parte di chi non
può ancora permettersi l’acquisto. Salvo il segmento degli extracomunitari, va detto che la qualità del bene casa è premiata: è
legata allo stato dell’appartamento ma anche
ad altre variabili, tra
cui la qualità dell’arredamento (se ammobiliato), la luminosità, la tranquillità e la
presenza di servizi in zona. Sono sempre più richiesti gli immobili con riscaldamento autonomo, con almeno la
cucina arredata e la presenza di
collegamenti Internet ad alta velocità (soprattutto per gli studenti).
Box e posti auto. Quanto ai box è
bene essere cauti. Si tratta di un
mercato che offre buoni rendimenti (sul 5,1% lordo, nelle grandi città) e ha il vantaggio talora di
poter godere, per quelli pertinenziali, della detrazione fiscale del
36% sui prezzi d’acquisto. Tuttavia l’acquisto deve essere mirato solo dove c’è difficoltà di
parcheggio e soprattutto dove
non c’è stata un’eccessiva
espansione dei silos costruiti
da cooperative e imprese nel
sottosuolo, come è accaduto per
esempio a Milano. Decisamente
preferiti quelli con la presenza di
un adeguato spazio di manovra,
l’ingresso largo, la posizione a piano terra (meno favoriti i box seminterrati sia per motivi legati alla sicurezza sia per il rischio di
eventuali infiltrazioni). Altra indicazione: meglio scegliere, quando possibile, quelli abbastanza alti da poter realizzare un soppalco
da usare come deposito materiale, con presenza di punti acqua e sviluppo in larghezza e non lunghezza, se doppi.
ACQUISTARE PER IL FIGLIO
L’immobile comprato per i propri figli, anche se al momento locato, può godere tra l’altro dei benefici fiscali per la prima casa, anche se i genitori non ne hanno i
requisiti, e perfino se viene nel
frattempo locato (purché sia nel
comune di residenza del figlio
stesso e questi non possieda altri
immobili acquisiti con le agevolazioni). In questo caso è prudente, se si può, optare per il trilocale in previsione di allargamento
della famiglia. Un rischio calcolato è l’acquisto di un immobile
già locato, con relativo “sconto”
del prezzo, puntando prima però
su impressioni consolidate sulla
famiglia che vi abita: anche se si dovesse ricorrere allo sfratto per fine
locazione o morosità, si può oggi
sperare in tempi molto più ragionevoli che in passato per l’esecuzione (due-tre anni ).
La rivalutazione. In fondo il vero
guadagno immobiliare si realizza
sempre alla rivendita, sia in termini di denaro guadagnato sia in termini di capitale investito (anche
se non si vende subito). Pertanto
la scelta iniziale deve essere oculata, perché la rivalutazione prevedibile va programmata, non solo sperata. A questo proposito, le occasioni migliori provengono dal
cambio d’uso: il magazzino che si
trasforma in laboratorio e quest’ultimo in ufficio o abitazione (magari tipo loft). Anche i negozietti
ormai schiacciati dalla concorrenza della grande distribuzione, a seconda delle loro caratteristiche tipologiche, possono talvolta riservare interesse se gli spazi sono ricollocati adeguatamente. Via via
la legislazione urbanistica sta
rendendo più facile i cambi
d’uso e anche il passaggio dalla non abitabilità all’abitabilità,
se esistono requisiti minimi (altezza dei locali, superficie aereoilluminante sufficiente), tramite la
futura vendita dei diritti edificatori. Si tratta di scelte da cogliere solo con gli occhi ben aperti.
La zona. La rivalutazione va programmata, per esempio con l’acquisto in zone ora scarsamente collegate da mezzi pubblici veloci e in
futuro meglio connesse ai centri,
in quartieri che hanno ancora il loro fascino, magari perché antichi
paesi assorbiti dalla città, in zone
di edilizia scarsamente verticale
oppure dove sono previsti grossi
interventi di riqualificazione (che
non si trasformino però in “cattedrali nel deserto”, prive di negozi
e di aree verdi). Per chi ama il fascino del rustico, da scartare le aree
molto battute (Toscana, Umbria,
Liguria, Viterbese per il nord di
Roma) e grande attenzione alle
Marche, alla Puglia e all’Abruzzo
(in ordine calante), dove i vecchi
casali hanno prezzi interessanti e
il paesaggio può essere di altissimo livello: si tratta di aree recentemente scoperte dagli acquirenti internazionali anche se la crisi generalizzata in Europa ha oggi un po’
afflosciato le compravendite (l’affare può essere dietro l’angolo).
Silvio Rezzonico
Giovanni Tucci
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ottobre