LA FINANZA _____ 1 Il risparmio accumulato può essere destinato al consumo in un momento futuro oppure può essere investito. Le forme d’investimento esistenti sono molteplici, in questa dispensa analizzeremo quelle relative al mercato finanziario e in particolare c’interesseremo degli strumenti finanziari negoziati in un importante mercato finanziario: la Borsa. 2 Il mercato finanziario è il luogo in cui si contrattano, si formano i prezzi e si scambiano gli strumenti finanziari. I soggetti operanti sui mercati finanziari si possono distinguere in due categorie: emittenti sottoscrittori Sono emittenti le imprese e lo Stato; sono invece sottoscrittori, ad esempio, le famiglie. La concessione del prestito o l’acquisto di quote di capitale di rischio sono corredate dall’emissione di speciali documenti (azioni, obbligazioni, ecc.) nei quali è incorporato il diritto di credito o di proprietà delle quote. 3 All’interno del mercato finanziario si distingue, secondo la durata degli strumenti finanziari negoziati, tra: mercati monetari mercati dei capitali Nei mercati monetari si scambiano strumenti finanziari a breve termine con durata entro i dodici mesi, quali ad esempio i buoni ordinari del tesoro (BOT). Nei mercati dei capitali si scambiano, invece, strumenti a medio/lungo termine con vita superiore a 12 mesi. 4 Uno dei comparti più significativi del mercato finanziario è il mercato mobiliare. In esso sono scambiati strumenti finanziari, cioè titoli emessi da enti pubblici e società private, rappresentativi di crediti in denaro (titoli di Stato, obbligazioni, ecc.) o di quote di capitale investito nelle imprese (azioni). La più conosciuta ed importante forma di mercato mobiliare è la Borsa. 5 Le origini della Borsa risalgono alla fine del XIV secolo (basso medioevo); in tale periodo, caratterizzato da un intenso sviluppo degli scambi e dei rapporti commerciali, i mercanti si riunivano in apposite fiere, tenute nelle principali città commerciali europee, dove contrattavano, insieme alle merci, monete e fedi di credito e dove compensavano le rispettive posizioni di debito e credito. Nella città di Bruges in Belgio, uno dei centri commerciali più importanti dell’epoca, presso l’abitazione della famiglia Van der Burse (il cui stemma era costituito da tre borse), erano soliti incontrarsi per regolare i pagamenti tutti gli operatori che avevano concluso scambi nelle fiere tenutesi nelle vicinanze. 6 Proprio dal nome di questa famiglia si ritiene derivi il termine “borsa” utilizzato per indicare il luogo in cui determinate categorie di soggetti economici (imprenditori, banchieri, risparmiatori ecc.) contrattano tra loro per acquistare e vendere merci, strumenti finanziari e valute. Proprio nei Paesi Bassi le fiere divennero permanenti e a Bruges nel 1531 nacque la prima Borsa. In Italia la prima Borsa nacque a Milano nel 1808. 7 Fino a qualche tempo fa le contrattazioni in Borsa avvenivano ad opera di professionisti autorizzati: gli agenti di cambio. Questi operatori comunicavano nelle borse le loro offerte di acquisto o vendita per conto della clientela, con segni convenzionali (in pratica gesticolando) e ad alta voce in un apposito recinto detto appunto recinto alle grida. Oggi le cose sono molto differenti. L’agente di cambio è stato gradualmente sostituito da altri intermediari finanziari e le negoziazioni si basano su un sistema telematico nazionale. 8 I soggetti che intendono negoziare in Borsa non possono farlo direttamente, ma devono rivolgersi ad intermediari autorizzati per conto di terzi alle contrattazioni in tale mercato (Banche, Poste Italiane S.p.A. ecc.). Tra gli strumenti finanziari ammessi ad essere negoziati nella Borsa vi sono: le Azioni le Obbligazioni 9 Per azione si intende l’unità minima in cui si suddivide il capitale di una società. I titoli azionari sono quote rappresentative della partecipazione al capitale di una società per azioni (S.p.A.) o di una società in accomandita per azioni (S.a.p.A.), che conferiscono al detentore la qualifica di socio. Come tale quest’ultimo si assume il rischio (rischio d’impresa) del risultato economico della società e quindi del rendimento della somma conferita. 10 Le azioni sono quindi definite titoli a reddito variabile poiché il loro rendimento dipende dagli utili che la società produce e dalla parte di utili che la società stessa assegna agli azionisti (dividendo). Per i titoli azionari non si può parlare di rendimenti ex ante in quanto non esiste la certezza del ritorno del capitale investito e dei dividendi distribuiti. La formula per calcolare il rendimento di un investimento azionario (ex post) è la seguente: R= V finale – V iniziale 100 * V iniziale Se (V finale) è il valore dell’investimento alla fine del periodo e (V iniziale) è il valore dell’investimento all’inizio del periodo, questa formula ci consente di sapere quanto è variato percentualmente l’investimento nel periodo considerato. 11 Il rischio rappresenta la possibilità che, per qualsiasi causa, il rendimento che ci si aspetta di conseguire non viene a verificarsi: nel mercato esistono investimenti aventi un livello di rischio praticamente assente, i quali riconoscono un rendimento minimo del mercato (denominato Rf). Ma non appena un investitore cerca di conseguire un rendimento superiore a Rf deve necessariamente assumere un livello maggiore di rischio. Quanto maggiore è il rendimento che si vuole conseguire tanto maggiore sarà anche il rischio: non è possibile sperare su ritorni finanziari superiori agli investimenti privi di rischio qualora non si voglia assumere anche un rischio proporzionalmente superiore. Poiché se così non fosse tutti gli investitori a parità di rischio sceglierebbero l’investimento finanziario con rendimento atteso superiore! 12 Il rendimento atteso di un investimento finanziario è il rendimento che ci si attende dall’investimento stesso in un periodo futuro. Essendo un valore atteso e non certo, il rendimento realizzato potrà essere più elevato o più contenuto. Le modalità di determinazione del rendimento atteso possono essere diverse: in generale tale rendimento viene calcolato basandosi su dati storici, ossia come media dei rendimenti passati determinatisi in un certo arco temporale. Ad esempio, per stimare il rendimento atteso mensile di un titolo si potrebbe fare la media dei rendimenti mensili degli ultimi 36-60 mesi. Chiaramente, se stimato in questo modo, il rendimento atteso è un indicatore da “prendere con le pinze”: si ipotizza infatti che il futuro sia uguale al passato! 13 L’ indicatore più conosciuto per la determinazione ex ante della bontà di un titolo azionario è il Price Earning P/E (prezzo - utile P/U), cioè il rapporto tra il prezzo di un’azione e l’utile per azione. Questo quoziente indica quante volte il titolo azionario è valutato rispetto all’utile per azione prodotto dall’ultimo bilancio approvato. Un valore pari a 13-15 è ritenuto normale (il prezzo pari a 15 volte l'utile atteso); se è superiore indica di norma un titolo sopravvalutato (lo è certamente intorno a 27-30). Valori intorno a 8-9 sono ricercati dagli analisti, perché indicano titoli ancora sottovalutati dal mercato, che potrebbero avere una buona crescita. 14 In settori economici più tradizionali, dove è maggiore la concorrenza e minore la possibilità di ottenere utili di dimensioni elevate, ci si attende che il rapporto prezzo-utili o P/U sia basso. In settori innovativi o in settori appena usciti da una situazione di crisi, le attese di utili futuri elevati spinge invece più in alto il P/U considerato corretto. In sintesi è meglio acquistare titolo con un basso P/U poiché significa che costano poco in rapporto alla loro capacità di produrre utile all’azionista. 15 Gli intermediari di borsa (es. Banche) compiono le operazioni per conto di altri soggetti, vale a dire gli effettivi compratori e venditori. Questi ultimi possono essere suddivisi in due gruppi: i cassettisti e gli speculatori. il cassettista rappresenta il tipico investitore che acquista titoli azionari con l’intento di mantenerli per un periodo di tempo considerevolmente lungo, confidando nella crescita delle aziende a cui ha dato fiducia e quindi nell’incremento del capitale investito; per il cassettista le oscillazioni, a volte anche violente, del mercato non sono fonte di preoccupazione in quanto è consapevole che un investimento in titoli azionari ha bisogno di un tempo lungo per poter offrire ottimi rendimenti. Il cassettista nella scelta dei titoli da inserire nel suo portafoglio utilizza una tecnica basata sull’analisi e l’interpretazione dei dati di bilancio mediante indici rappresentativi che evidenziano la sottovalutazione o sopravalutazione del prezzo di mercato di un’azione (es. price earning). 16 Lo speculatore invece rappresenta il tipico investitore che acquista e vende titoli azionari con l’intento di lucrare un guadagno nel breve o nel brevissimo periodo. Ad esempio se un investitore speculatore confida in un rialzo repentino del titolo “X” compra il titolo con la consapevolezza che se la sua ipotesi sarà confermata, rivenderà il titolo subito dopo, lucrando tra la differenza di prezzo di acquisto e quella di segno opposto di vendita. Un genere di speculatore è lo Scalper la cui attività speculativa è esercitata a brevissimo termine, anche meno di un minuto, ed è finalizzata a ottenere un profitto da variazioni anche contenute delle quotazioni di Borsa, ma conseguenti a un notevole volume di affari. 17 Un altro importante strumento finanziario è l’obbligazione. Le obbligazioni sono titoli di credito emessi da S.p.A, da S.a.p.A. e da Enti Pubblici (es. lo Stato) rappresentativi di un debito che l’Emittente assume verso terzi, i quali in qualità di creditori vantano il diritto: 1.alla riscossione di interessi periodici annuali, semestrali o trimestrali (cedola); 2.alla restituzione della somma investita (rimborso) Un prestito obbligazionario rappresenta per l’Emittente una forma di finanziamento a basso costo in quanto la Società evita in questo modo di aumentare il capitale sociale, con emissione di nuove azioni, mentre per il creditore cioè l’obbligazionista-risparmiatore rappresenta un investimento a basso rischio. 18 Una particolare categoria di obbligazioni è rappresentate dalle cosiddette “obbligazioni zero coupon”. Sono titoli obbligazionari privi di cedola emessi “sotto la pari”, ovvero a un prezzo inferiore a quello di rimborso. Il rendimento di tali titoli risulta essere la differenza tra il valore di rimborso a scadenza e il valore al quale vengono acquistati rapportata al tempo di mantenimento dei titoli. Un esempio di titoli zero coupon è il BOT: titolo di credito a breve termine emesso dal Governo della Repubblica Italiana al fine di finanziare il debito pubblico, con scadenza a 3, 6 e 12 mesi. Il taglio minimo è pari a 1.000,00 euro o multiplo di tale cifra e l’emissione avviene tramite asta. 19 A questo punto appare chiara la differenza tra azione e obbligazione. L’azionista, acquistando i titoli della Società emittente, partecipa al capitale di rischio della stessa, acquisisce lo status di socio e partecipa ai risultati gestionali della Società (positivi e negativi). Infatti nel caso in cui la Società produca utili e nel caso in cui l’assemblea ne approvi la distribuzione, l’azionista ha il diritto a percepire una parte di utili in relazione alla quantità di azioni possedute, il cosiddetto dividendo. Inoltre l’azionista partecipa sempre nel bene e nel male alla variazione del valore delle azioni da lui possedute, non potendo contare sulla sicurezza del ritorno dell’investimento effettuato. L’obbligazionista invece, sottoscrivendo i titoli di debito emessi dalla società emittente, diventa suo creditore. Questo significa che il detentore di obbligazioni vanta nei confronti della società la restituzione del capitale conferito (il cosiddetto rimborso) e, in più, gli interessi maturati da tale investimento indipendentemente dai risultati economici della società emittente. 20