ANNO 6 - NUMERO 04
1 APRILE 2013
MENSILE DEL TERRITORIO DI LERICI
a cura dell’Istituto Comprensivo di Lerici
Andrea Calevo: come ho superato il mio sequestro
Pronto, pizzeria?
Ci preparate una delle
solite pizze che mangia
Calevo?
vignetta di
Pietro Bragazzi, Jacopo Collini, Federico Maccari
Laboratorio di
Giornalismo
delle scuole
medie F. Poggi
e P. Mantegazza
Lerici In… è un
allegato di Ameglia
Informa, registrato al
tribunale della Spezia
al n.2 del 4.2.1998
(stampato in proprio)
LERICI IN...
non ha alcun finanziamento pubblico e
si regge solo grazie
alla pubblicità degli
inserzionisti
che permettono la
DISTRIBUZIONE
GRATUITA
alla popolazione
Una lezione di vita, l’intervista
dei ragazzi della redazione di San
Terenzo ad Andrea Calevo, oggetto di un rapimento davanti alla
sua casa sulle colline di Lerici,
mentre rientrava la sera del 16 dicembre 2012. Un rapimento durato
15 giorni con il lieto fine della liberazione il 31 dicembre 2012
Calmo, tranquillo, il sorriso dolce, ogni tanto un’ombra leggera nello sguardo: si è sottoposto alle domande dei ragazzi, pronto a dare
di sé il ritratto di un giovane uomo
incappato in una brutta avventura
che gli ha insegnato qualcosa.
“Sono stato abituato a pensare sempre positivo, perciò penso che nella
vita sia importante guardare sempre avanti”: sembra una frase di un
saggio cinese. Invece appartiene a
un giovane di 31 anni che è stato
strappato alla sua quieta vita di
famiglia, ai suoi amici, al suo lavoro. E che dentro di sé ha elaborato
tutte le durezze della brutta avventura, per restituirle in saggezza.
Puntuali le domande dei ragazzi
sulla prigionia, sui disagi e sui
pensieri. Come in un film è sfilato
un modo di vivere (e un trattamento) che potevano indurre astio e voglia di punire i “carcerieri”.
Niente di tutto questo. Andrea
Calevo ha dimostrato che in situazioni limite deve avere il sopravvento il senso della dignità dell’uomo. “Ero pronto a difendermi,
questo sì: ma per fortuna non c’è
stata necessità”. È stato questo
l’ultimo messaggio.
Come redazione precisiamo che
l’uscita di questo nostro pezzo è stato preceduto da un servizio usci-to
su “La Nazione” il giorno 13 marzo
per il concorso “Cronisti in classe”,
realizzato dagli allievi della prof.
Eguez della 2ª media di San Terenzo, che sono stati nostri ospiti
nell’incontro con Andrea Calevo.
L’impianto delle domande durante
l’incontro è stata opera del nostro
lavoro di preparazione, la vignetta
è dei ragazzi di 2ª.
D. Come ti hanno rapito?
R. Quella sera, dopo aver parcheggiato l’auto sotto casa, non appena ho aperto lo sportello, sono
stato aggredito da quattro uomini
che mi attendevano sotto casa. Sono stato respinto in macchina, incappucciato e costretto a seguirli.
D. Sei stato minacciato da
qualcuno prima di allora e ti
sei reso conto di quello che ti
succedeva?
R. Non ho mai avuto problemi
con nessuno. Sono stato sempre
una persona tranquilla e non litigiosa. Non mi sono reso conto subito che quello era un rapimento anche perché mi avevano detto che
mi avrebbero rilasciato dopo qualche chilometro. Pensavo che mi
avrebbero liberato in una zona isolata per impedirmi di dare subito
(Continua a pagina 2)
Visita il sito internet del Comune di Lerici, www.comune.lerici.sp.it o
quello della scuola, www.istitutocomprensivo-lerici.it con tutti i numeri di “Lerici In” a colori
(Continua da pagina 1)
l’allarme e per coprirsi la fuga
dopo la rapina nella mia abitazione Poi da almeno vent’anni
non c’erano più stati rapimenti
in Italia, sia per l’alta pericolosità del reato, che per la forte
pena, pari a quella dell’omicidio.
D. Ti sei reso conto dove
ti portavano?
R. Tenendo conto del tempo
impiegato e del percorso che
stavo facendo ho capito che più
o meno mi avevano portato nella zona di Battifollo (Sarzana).
D. Come era la tua prigione? Eri incatenato?
R. Era un locale sotterraneo
illuminato da una lampadina,
con una sola porta e senza altre aperture verso l’esterno.
Nel locale ero legato alla caviglia con una catena fermata a
un gancio nel muro. Dopo un
po’ mi sono accorto che il lucchetto che fermava la catena
non era chiuso. Così, quando
ero solo, riuscivo a muovermi
liberamente. Poi, quando sentivo qualcuno avvicinarsi alla
porta, mi rincatenavo senza
chiudere completamente il lucchetto. Nella cantina non ero
bendato, mentre loro entravano con un cappuccio in testa.
La possibilità di liberarmi
mi dava anche l’occasione di
Direttore Responsabile
Sandro Fascinelli
Capo-redazione
Maria Luisa Eguez
redattore docente
Gabriella Molli
Redazione
Christopher Desalvo
Marco Meneghini
Edoardo Santoro
Francesco Mencacci
Nicolò Conti
Alessandro Vegnuti
Pietro Bragazzi
Martina Bronzi
Kirsia Paulino
Irene Gennaro
Il laboratorio di giornalismo delle scuole di Lerici con Andrea Calevo
poter reagire nel caso mi avessero fatto del male, cosa che
tuttavia non è avvenuta, perché con la mia calma non ho
mai dato loro alcun pretesto.
D. Come hai fatto a mantenerti sempre tranquillo?
R. È stato per alcune esperienze della mia vita. Ho avuto
l’opportunità di viaggiare molto e di conoscere le culture orientali presso famiglie giapponesi e anche malesi. Ho soggiornato quindici giorni nella
foresta vergine dove ho dovuto
usare un grande spirito di adattamento che mi ha favorito
quando mi hanno rinchiuso nel
sotterraneo. Tutto questo mi
ha aiutato ad affrontare situa-
zioni estreme e imprevedibili.
La conoscenza della cultura
orientale, che induce alla riflessione e alla tranquillità, mi
ha sostenuto nella solitudine
della prigionia. Ho pensato
sempre positivo e non mi sono
fatto prendere mai dall’agitazione, soprattutto per non
irritare i carcerieri. Questo poi
è un metodo che si dovrebbe
adottare con tutti: calma e fermezza, farsi vedere senza paura, tranquillo e rilassato, vedrete così che anche il nostro
interlocutore non troverà mai
l’appiglio per divenire aggressivo. Il mio comportamento mi
ha aiutato molto con i rapitori,
(Continua a pagina 3)
La redazione, a suo insindacabile giudizio, potrà modificare, rinviare o rifiutare
la pubblicazione di scritti e annunci se non conformi all’etica ed allo spirito
della presente pubblicazione o per mancanza di spazio.
Sino a diverso orientamento, le lettere non vengono pubblicate. Gli articoli devono essere concordati preventivamente con il direttore responsabile.
La redazione si riunisce lun. e mer. dalle ore 14 alle 15. Gli scritti, le lettere e le
richieste di pubblicità, complete di nome, indirizzo, telefono ed eventuale email, dovranno essere indirizzate alla redazione c/o la Direzione Didattica
di Lerici piazza Bacigalupi, 5 o tramite e-mail a: l e r i c i . i n @ li be r o . i t .
Si avverte che la pubblicazione non ha fine di lucro, quindi gli scritti, gli
articoli e le collaborazioni sono accettate a titolo gratuito e di volontariato.
Gli orari delle manifestazioni e le informazioni turistiche, nonostante la nostra
più scrupolosa precisione e attenzione, poiché predisposte con largo anticipo,
dovranno essere sempre verificate dai lettori interessati prima dell’evento.
La tariffa per ogni modulo di pubblicità è di euro 35 + IVA.
Per la pubblicità si può contattare il n° di telefono 0187-601268 (anche fax e
segreteria telefonica) o [email protected] .
LERICI IN… - aprile 2013
Pagina 2
(Continua da pagina 2)
specialmente col giovane (il
nipote di Destri) che riconoscevo dal timbro di voce. Faceva
un po’ il gradasso e cercava di
stuzzicarmi: a volte pensavo
che fosse anche drogato.
D. Ti rendevi conto del
tempo che trascorreva?
R. Quando mi hanno sequestrato, non portavo l’orologio e
loro non me ne hanno dato uno, nonostante glielo abbia
chiesto più volte. Quando chiedevo che giorno fosse, più o meno il giovane me lo diceva esatto, mentre lo zio (Destri) me lo
diceva sbagliato. Comunque
avevo una sufficiente cognizione del tempo, così il giorno della liberazione pensavo che fosse Capodanno, mentre era il 31
dicembre. Quando pensavo che
fosse notte, svitavo la lampadina per riposare meglio.
D. Cosa ti davano da
mangiare?
R. Da mangiare mi portavano molta frutta (arance, mele,
mandarini), tanto salame, prosciutto cotto, mozzarella, una
volta una bistecca e un’altra
una pizza. Quest’ultima me
l’hanno data come premio per
aver scritto la lettera con cui
chiedevo il riscatto. È stata
proprio questa pizza a farli scoprire. I ROS dei Carabinieri
erano arrivati a individuare
che il Destri era il capobanda,
ma non avevano ancora saputo
con sicurezza dove ero esattamente, anche perché Destri
aveva più case in quella zona. I
Carabinieri però erano riusciti
a mettere una microspia nel
COME FUNZIONA le ore 8.30 del lunedì successivo.
Farmacie di turno
IL SERVIZIO
del
mese di aprile 2013:
DELLE FARMACIE
Le farmacie sono aperte dalle
ore 8.30 alle 12.30 e dalle ore
16.00 alle 20.00 (s. 26-10); chiuse i
festivi e lunedì mattina.
La farmacia di turno effettua il
seguente orario di apertura: dalle
ore 8.30 alle ore 13.00 e dalle ore
15.30 alle 21.
La farmacia di turno nelle ore
di chiusura e facoltativamente
dalle ore 19.30 alle 21 garantisce
il servizio a battenti chiusi con il
farmacista presente in farmacia. I
turni delle farmacie iniziano alle ore 8.30 del lunedì per terminare al-
•
Dal 25 marzo al 1° aprile e dal 22
al 29 aprile farmacia Giudici di
Lerici,
• Dall’1 all’8 aprile e dal 29 aprile al
6 maggio farmacia Padre Pio di
Tellaro,
• Dall’8 al 15 aprile farmacia Bello
di Lerici,
• Dal 15 al 22 aprile farmacia Ghigliazza di San Terenzo,
N.B. durante l’anno le farmacie effettuano anche aperture straordinarie nei festivi e i lunedì. Consultate gli appositi orari.
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s o u v e n ir e al tr o …
LERICI IN… - aprile 2013
suo furgone e, quando è andato
col nipote ad acquistare la pizza all’Ipercoop, hanno individuato il luogo del sequestro: la
casa dove era destinata la pizza. Tra zio e nipote dicevano
infatti: “Questa pizza ora ce la
mangiamo metà noi e metà la
diamo a lui”. Questo indicava
che dove portavano la pizza
c’ero anch’io.
Chiudiamo l’intervista con
l’immagine suggerita da Gabriella: “A mezzogiorno e 35,
mentre aspettavo la corriera in
Carbognano, dalla Bellavista è
scesa una Fiat 500 piena di
ragazzi che sventolavano bandiere e foulard gridando gioiosamente: “Andrea è libero!”.
La redazione di San Terenzo
intervista guidata da
Gabriella Molli
Anche gli alunni più grandicelli
del tempo pieno di Tellaro hanno
avuto la possibilità di ricevere in
classe la visita di Andrea Calevo.
Infatti, dopo aver terminato l’intervista per LERICI IN, Andrea è passato a salutare gli alunni di classe
quarta i quali, in occasione della
Messa natalizia, avevano voluto, in
modo del tutto spontaneo, affidare
alla preghiera la sua liberazione.
È stato un incontro breve, ma
emozionante, sia per i bambini, felici
di vedere Andrea, sia per l’insegnante che ha ricordato con quanto
fiato sospeso è stata seguita la sua
brutta avventura. Sicuramente Andrea ha potuto avvertire, anche in
questa occasione, tutto l’affetto che
lo circonda.
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SOSTA
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A LERICI.
Sino al
16 giugno 2013
la ZTL (zona traffico limitato) è in vigore
solo il sabato, la domenica e i festivi dalle
ore 9 alle ore 19, dopo le ore 19 e sino alle ore
9 del giorno successivo il transito è libero.
ATTENZIONE al semaforo che segnala,
ai varchi, quando il transito è libero:
verde entrata libera - rosso ZTL in atto.
Da lunedì a venerdì, esclusi i festivi,
tutti i veicoli (anche senza pass) possono
transitare nella ZTL di Lerici e San Terenzo
con possibilità di parcheggio, a pagamento,
solo in loc. Erbetta e lungomare Venere Azzurra (Dall’1-10 al 30-04 in loc. La Vallata e Bagnara il parcheggio è gratis nei giorni feriali,
escluso il sabato).
Chi non ha l’apposito pass non può sostare
in altre aree all’interno della zona a traffico
limitato. Quando è in vigore la ZTL chi non
dispone di pass può parcheggiare l'auto solo
nei parcheggi a pagamento in Località Vallata
(Lerici) e Bagnara (San Terenzo), dove è previsto il servizio di bus navetta gratuito che collega i parcheggi con i centri storici.
Il transito di ciclomotori e motocicli è
sempre consentito liberamente; la sosta è
prevista negli spazi indicati dalla segnaletica.
ATTENZIONE: i pass provvisori in deroga (es. clienti alberghi, clienti farmacia con
ricetta, utenze ASL, ecc.) non vengono più
rilasciati nei punti informativi di San Terenzo (sulla provinciale per La Spezia presso la
rotatoria di via Gozzano) o Lerici (galleria Primacina all’ingresso del parcheggio la Vallata).
Nei due punti informativi dei manifesti informano l'utenza che può, per i casi previsti,
inoltrare a posteriori il modello E o H reperibile presso l’ufficio di Polizia municipale o scaricabile dal sito internet del Comune di Lerici
sezione il cittadino / traffico e viabilità / rilascio dei pass. - Comunicazioni per il comando
Polizia municipale al fax 0187-969267.
Nel punto informativo di San Terenzo, senza obbligo costante di presenza, su base volontaria ci sarà l'ausilio del personale della Pro
Loco di San Terenzo appositamente formato.
L’ufficio IAT è alla Venere Azzurra.
Apertura tutti i giorni ore 9 - 12 e ore 14 - 16
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“Detossinazione”, perché?
Ripulire il “mare interno” è
l’espressione che meglio definisce il principale compito del
Naturopata, che è appunto
quello di ripulire il corpo appesantito dagli scarti metabolici
e dalle tossine che la modernizzazione ci offre quotidiana-
mente. Il progresso, accanto ai
suoi benefici reali o presunti,
ci regala anche delle spiacevolissime ed inquinanti realtà.
Inutile nascondersi dietro i
limiti stabiliti dalla legge; l'aria che si respira soprattutto
nelle grandi città ma non solo,
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giorni feriali dalle ore 9.00 alle ore 12.00
LERICI
2013
LERICI IN…
IN…- -aprile
aprile
2013
è fortemente pregiudiziale per
la nostra salute e l'acqua dei
nostri acquedotti è potabile
solo ai fini e per gli effetti della legge. Inoltre sono sempre
più numerosi i composti velenosi che l'industria e la circolazione degli autoveicoli river-
Osteria
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sano nei nostri polmoni.
Quante malattie definite
dalla scienza medica a "eziologia sconosciuta" sono in realtà causate dai composti tossici
presenti nell'aria, nell'acqua
ed anche nel cibo? Certo, soprattutto il cibo che mangiamo
spesso è povero di nutrienti
ma decisamente ricco di pesticidi, additivi chimici, coloranti
ecc…. insomma il quadro non
è proprio confortante ma la
legge del “business” tra la nostra salute ed il profitto sceglie senza esitare quest'ultimo. La detossinazione è la capacità innata che il nostro organismo ha di eliminare gran
parte di queste tossine ma
quando il nostro sistema di
detossificazione è sovraccarico,
i metaboliti tossici si accumulano compromettendo in modo
variabile il nostro stato di benessere.
Le tossine che il nostro organismo può accumulare sono
essenzialmente di due tipi:
• endogene (cioè quelle prodotte da certi tipi di batteri,
funghi, cellule, tessuti, organi, come cataboliti da eliminare);
• esogene (quelle provenienti
dall'esterno come coloranti,
eccipienti, conservanti alimentari, inquinamento at-
mosferico, fumo di sigarette,
farmaci, metalli pesanti ecc.).
Nel corso della mia esperienza molte alterazioni del
nostro stato di salute come
problemi dell’apparato gastrointestinale, infezioni ricorrenti, problemi cutanei, mal di
testa, ansia, stanchezza, scarsa lucidità mentale, difficoltà
di concentrazione e memoria,
sonnolenza, insonnia, problemi dell’umore, difficoltà a dimagrire si sono rivelate come
l'espressione della lotta del
nostro organismo per compensare i danni provocati da uno
stato di intossicazione e da
forti infiammazioni.
In ambito naturopatico un
corretto supporto alla spontanea capacità detossinante del
nostro organismo prevede innanzitutto
una correzione
alimentare e di altre abitudini di vita errate. Ippocrate,
maestro dell'Arte Medica, ripeteva sovente una frase che
esprimeva un concetto basilare: "che il tuo alimento sia la
tua medicina e che la tua medicina sia il tuo alimento".
La Naturopatia ha sempre
ritenuto fondamentale il ruolo
svolto dall'alimentazione sul
nostro stato di salute ed ultimamente e finalmente anche
la medicina allopatica sembra
più attenta, ma mai quanto
FAR MACIA
BELLO
L ER IC I
via R o ma, 5 0
te l. 0 1 8 7 -9 6 7 3 43
dovrebbe, a questo aspetto.
Ad un adeguato programma alimentare, che prevede
l’uso abbondante di verdura e
frutta per un periodo prestabilito, si abbinano poi dei fitoterapici specifici, degli estratti
di piante officinali che promuovono il drenaggio, cioè
l’eliminazione delle tossine
che derivano dall’alimentazione, dai farmaci, dal fumo,
dall’inquinamento e dai prodotti del metabolismo, attuando una stimolazione leggera e
prolungata degli organi deputati all’eliminazione di queste,
i cosiddetti emuntori: intestino, fegato, reni, polmoni, pelle.
Mantenere il corpo libero
dalle tossine significa avere
più energia e vitalità, una
mente attiva e pronta e, in
questa stagione, migliora anche la sintomatologia di allergie e raffreddori primaverili.
E per finire, il processo di
disintossicazione si è rivelato
spesso anche un'opportunità
per esplorare se stessi, imparare ad ascoltare e ad amare il
proprio corpo, acquisire le giuste informazioni sulla vita, la
salute e la malattia.
Un percorso, quindi, che va
ben oltre la semplice eliminazione di sostanze di scarto.
Dott. Daniela Paduano
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consigli ed eventuali indicazioni
LERICI IN… - aprile 2013
Pagina 5
Coop San Terenzo: 115 anni ma non li dimostra
50° anniversario della Cooperativa 1° Maggio.
San Terenzo 12 settembre 1948.
Da sinistra Sandro Pertini; Claire Lupi (Presidente della Cooperativa) con
il figlio Oreste di quattro anni; Coclite Gonetta (dietro Lupi - consigliere
della Cooperativa); Ezio Pontremoli (oratore ufficiale - senatore ed ex
sindaco della Spezia dal 1917 al 1928); dietro Pontremoli Ortensia Ratti
“l’Ortè”(unica donna e madrina della bandiera); Giovanni Faccini e Giuseppe Benedetti (consiglieri della Cooperativa).
I negozi di un borgo fanno
parte del suo tessuto storico.
A San Terenzo c’è una cooperativa che fu fondata a fine
Ottocento. Nacque nel 1898
sull’onda dei movimenti operai
che sono nati un po’ in tutta
Italia. Aveva un consiglio e un
presidente e svolse fin dall’inizio una funzione sociale. I
soci che facevano la spesa segnavano il conto in un libretto
e pagavano quando riscuotevano la “quindicina”. Quando un
socio, per malattia o per mancanza di lavoro, non poteva
pagare, la cooperativa aiutava
la sua famiglia concedendogli
credito per periodi anche lunghi.
Con l’avvento del regime
fascista la cooperativa ebbe
vita dura: il presidente e il
consiglio direttivo dell’epoca
furono costretti a dimettersi e
il negozio fu gestito direttamente dal Partito fascista. Subito dopo il 1945 risorse il sodalizio e fu nominato presidente Marson (aveva un negozio
da ciabattino all’angolo di via
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e
gh
u
i
c
ac
birra
vino e
gazza) perché era stato
l’ultimo presidente prima del
fascismo.
Marson era già molto anziano e rinunciò quasi subito
all’incarico. Nel 1946 fu eletto
mio padre Claire che restò in
carica fino al 1954. La cooperativa aprì il primo spaccio di
commestibili e il bar nei locali
di proprietà della parrocchia,
proprio dove ora c’è la filiale
della Cassa di Risparmio.
All’epoca c’erano altri punti
vendita Coop (Pozzuolo, Lerici,
Pugliola e Serra). Negli anni
Ottanta, seguendo il cambiamento dei tempi, cambiò sede
e si trasferì dove c’era lo storico “Cinema-teatro Paolo Mantegazza” . E lì è rimasta.
La signora Nera Meucci ha
ritrovato nel cassetto dei suoi
ricordi la foto del cinquantesimo anno di vita e me ne ha
fatto fare una copia, perché
potessi conservarla in memoria di mio padre. Naturalmente i ricordi sono intimi, ma
questa foto ha anche un valore
storico non fosse altro per la
presenza di Sandro Pertini che
sarebbe diventato il nostro amato Presidente della Repubblica dal 1978 al 1985.
All’epoca Pertini aveva 52
anni ed era stato eletto senatore del Partito Socialista Italiano nelle elezioni del 18 aprile.
(Continua a pagina 7)
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Pagina 6
(Continua da pagina 6)
Ancor oggi la Cooperativa 1°
Maggio, pur vendendo preferibilmente prodotti a marchio
Coop, ha mantenuto la sua indipendenza dal grande grup-po
italiano e i soci eleggono un
consiglio direttivo che nomina
al suo interno il presidente.
Attualmente è presieduta da
Umberto Spaletra.
Sio-Ca’ (Alfredo Lupi)
Dal libro “San Terenzo.
Nove secoli di storia”
di Riccardo Bonvicini
cino ed è conservato nell’archivio
del seminario vescovile di Sarzana. Il paese veniva menzionato
in una disputa sorta tra il vescoPag.7: “Sei marzo. Se San vo di Luni e i signori di Trebiano”.
Terenzo decidesse di festeggiare
Pag. 9: “Dove sia sorta la priil suo compleanno questo è il
ma
casa di San Terenzo lo si
giorno in cui dovrebbe spegnere
può
solo ipotizzare. Il buon senle candeline sulla torta. Perché?
so
e
la logica fanno supporre
Perché è la data del più antidalle
parti
di piazza Dentro (oggi
co documento nel quale viene
via
Azzarini)
o in via Tra la Torcitato Sancti Terentii. Risale al
(g.m.)
1218, fa parte del Codice Pelavi- re”.
Spettacoli del cielo: “Lo spirito della montagna” (3)
Una foto del fenomeno ripresa dal fotografo Alberto Galbiati
Quattro anni or sono, verso
l'inizio dell'autunno, mi trovavo in Val Camonica per una
visita alle incisioni rupestri,
che ne fanno un territorio di
rinomanza mondiale.
La prima sera della mia
permanenza, nell'albergo di
Boario in cui ero ospitato, sentii parlare di un fenomeno naturale, definito localmente “lo
Spirito della Montagna”. Volli
approfondire l'argomento e mi
venne detto che, con un poco
di fortuna, visto che quello era
uno dei periodi migliori,
anch'io avrei potuto osservarlo. Il giorno dopo, era sereno,
seguendo le istruzioni consigliate, mi alzai di buonora e
andai a passeggiare sul lato a
solatio della Valle, di fronte
alla montagna chiamata Pizzo
Badile.
Prima del levar del sole,
dietro la sua cima, cominciò a
delinearsi una grande ombra,
ancor poco definita nei contorni. Poi, a mano a mano che il
tempo passava, questa prese a
ridursi e ad aumentare di consistenza, fino al punto da far
sembrare la vetta alta quasi il
doppio del suo reale. Infine, il
sole spuntò da dietro il monte
e lo spettacolo finì rapidamen-
te. In realtà, come seppi in seguito, questa singolare manifestazione di notevole interesse si verifica, in condizioni di
umidità favorevoli, mediante
la proiezione nel cielo della
vetta del monte.
Immaginate l'emozione generata da questo spettacolo
nelle menti semplici degli antichi abitanti della valle, gli
stessi che realizzarono le famose incisioni! Gli sarà apparso come una manifestazione
della gloria del dio della montagna, una vera forza della
natura. (continua)
Sergio Marchi
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LERICI IN… - aprile 2013
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Eccidio del Bosco di Corniglio (PR) 1944
Via Garibaldi 16 SAN TERENZO
Con la liberazione nazionale avvenuta il 25 Aprile
1945 l’Italia assurse a ruolo di
nazione democratica partecipando a pieno titolo alle iniziative del mondo occidentale e di
una Europa che già da allora
aspirava all’unità. Questo obiettivo è stato raggiunto grazie
al sacrificio e al concorso di
tanti uomini e donne. Questa è
la storia di alcuni di loro.
Sono trascorsi quasi settanta anni dall’eccidio di Bosco di
Corniglio, che costò la vita al
Conte Giuseppe Picedi Benettini, (nella foto sopra) che all’epoca aveva ventuno anni e
faceva parte del Comando Partigiano Unico Parmense in
qualità di ufficiale di collegamento.
Eroe e martire ucciso barbaramente dalle famigerate SS
tedesche, truppe scelte di Hitler. Da quel giorno ho vissuto
la sua scomparsa e il suo sacrificio come una passione dolorosa. Avevo appreso dalle sue
parole, rese più vive dal suo
entusiasmo giovanile, il significato profondo di libertà e di
democrazia.
Penola, questo era il nome
di battaglia che aveva adottato
nell’intraprendere i sentieri
della montagna, non si stancava di ribadire e approfondire i
concetti di una società più giusta. Senza esitazione e tentennamenti aveva deciso di aderire al movimento della Resistenza alla occupazione tedesca, nel cruciale periodo succedutosi alla caduta del regime
fascista, rinunciando a soluzioni meno rischiose che, se solo
avesse voluto, avrebbe sicuramente raggiunto.
La scelta di aderire al movimento partigiano e alla guerra
di liberazione nazionale fu sicuramente influenzata dall’insegnamento del nonno materno, senatore professore ingegnere Nino Ronco, per noi il
nonno più dolce che ci potesse
essere. Maestro di vita,di rettitudine, di saggezza. Figura fulgida di democratico genovese,
sindaco benvoluto di Sampierdarena, consigliere comunale
di Genova. Per ben tredici anni
fu presidente del Porto Autono-
mo di Genova, poi estromesso
dai fascisti nel 1922.
Pur essendo nominato senatore a vita non partecipò alle
sedute del Senato durante i
governi di Mussolini, per contrasti ideologici, sino al termine della dittatura.
Allontanato dalla vita pubblica si dedicò all’insegnamento di idraulica presso la
Facoltà di Ingegneria dell’Università di Genova di cui era
professore emerito.
Nel dopoguerra venne nominato presidente onorario del
Porto di Genova. Ebbe l’onore
di presiedere la prima seduta
del Senato della Repubblica il
giorno 8 maggio 1948.
Riporto dagli atti parlamentari il saluto del presidente
Ronco: “Assumo la presidenza
del 1° Senato della Repubblica
in questa prima sua seduta.
Nell’assumerla rivolgo un saluto cordiale a tutti i colleghi ed
interpreto i loro sentimenti elevando lo sguardo all’augusto
volto della Patria e sciogliendo
un voto alla sua prosperità,
nella operosa concordia, nella
democrazia, nella libertà e nella pace” (vivi applausi).
Prima di diventare presidente del Porto ne era stato
vice insieme a Stefano Canzio,
genero di Garibaldi del quale
rivelava racconti e aneddoti
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interessanti. Una banchina del
porto di Genova porta il nome
di Nino Ronco a ricordo del suo
vecchio presidente.
Nella primavera del 1944
Penola fa parte della Brigata
Partigiana Julia e opera nell’Appennino Tosco Emiliano
nella zona della Cisa, alternando scontri armati a durissimi
rastrellamenti che subisce con
grandi sacrifici. Ha lasciato gli
studi di ingegneria
presso
l’Università di Pisa, dalla quale otterrà, dopo la guerra, il
conferimento della laurea in
ingegneria honoris causa.
Il suo comandante, Giuseppe Molinari, detto “Birra”, già
ufficiale effettivo degli Alpini
della Divisione Julia, lo ricordava con commozione: “Partigiano esemplare e di vedute
estremamente libere, conscio
che il suo contributo avrebbe
portato la libertà in Italia”.
Alla fine dell’estate 1944
per espressa volontà del suo
comandante, che aveva voluto
premiare il suo ottimo comportamento e i suoi meriti di serietà e di disponibilità, viene trasferito al Comando Partigiano
Unico Parmense; in un primo
tempo a Mariano di Val Mozzola, in Val di Taro e in Val Ceno
e in seguito a Bosco di Corniglio (Parma).
A Bosco si era riunito il Comando sotto la guida del conte
Giacomo di Crollalanza, già
ufficiale di Cavalleria, che
prende il nome di battaglia
“Pablo”, medaglia d’oro al valor
militare, che si stava organizzando per una discesa verso la
pianura Padana in attesa di un
avanzamento delle truppe alleate. Penola era amato dalla
popolazione locale che ne apprezzava la generosità, la semplicità e la spiccata simpatia.
Aveva molti amici in ogni
ceto sociale che coinvolgeva
nelle numerose attività, che
andavano dalla caccia, praticata come un rito, al mare, alla
vela e alle lunghe conversazioni a sfondo sociale e politico,
proiettate verso una società
migliore e più giusta. Ragazzo
vivacissimo e assai intelligente, è ricordato ancora oggi nelle
rievocazioni della sua vita partigiana. Sarzana ha voluto ricordarlo dedicandogli una strada del centro e una lapide al
liceo Parentucelli dove aveva
studiato, così pure hanno fatto
Lerici, Arcola e Ceserano.
Ho scritto queste poche parole per ricordare ai giovani
d’oggi, che fortunatamente sono cresciuti in una Europa pacificata, dopo secoli di contrasti
e di guerre terribili, quali e
quanti sacrifici dovettero sop-
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LERICI IN… - aprile 2013
portare i giovani italiani costretti a scelte difficili e impegnative che si potevano sostenere solamente in nome di ideali superiori, che avevano come
scopo l’affermazione della libertà, della democrazia e della
pace.
Il raggiungimento di questi
ideali comportò sofferenze immani, sino a morte atroce subita per violenza.
Un monumento marmoreo è
stato eretto a ricordo dei gloriosi caduti e dei tragici eventi
di Bosco di Corniglio, con una
epigrafe dettata dal professor
Achille Pelizzari (Poe), rettore
magnifico dell’Università di
Genova e superstite di Bosco,
che così si esprime:
“17 ottobre 1944
tradimento mercenario e agguato tedesco ebbero in queste case ragione del Comando
Unico Partigiano Parmense
PABLO (G. Di Crollalanza)
RENZI (Gino Monconi)
PENOLA (Giuseppe Picedi)
ENZO (Enzo Gandolfi)
BOERI (Domenico Gervasi)
SETTIMO (Settimo Manenti)
I superstiti tradussero il fiero
ammonimento nella vittoria che
fra il 7 e 24 aprile redense questa terra dall’onta indigena e
straniera la riconsacrò libera e
civile”.
Nino Picedi Benettini
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Un documento curioso del Codice Pelavicino
Correva l'anno 1039 e, nel
giorno 4 del mese di novembre, il vescovo lunense Eriberto prometteva, da allora in avanti, protezione e vantaggi
agli uomini di Trebbiano. Nulla di strano per l'epoca, e tanto
meno per un vescovo che aveva anche poteri comitali.
Molto più strana è la pena
che consisteva in cento lire
d’oro e altrettante d’argento,
prezzo alquanto elevato, ma
nulla in confronto alla maledizione aggiunta contro colui
che tenterà di interrompere o
non vorrà osservare ciò che
era stato scritto e stipulato.
Un anatema “forte” nei confronti di coloro che non vorranno rispettare i patti e che
denota l’importanza di Trebbiano e del suo territorio nella
curia e nel comitato lunense.
Negli anni a venire, dalla pieve di Trebiano dipenderanno
San Lorenzo del Caprione, Pugliola, San Terenzo e Lerici.
Due unici casi citati nel Codice Pelavicino. Una analoga
maledizione, molto più ridotta,
si trova nell’atto 267 del 4
marzo del 1096, dove il Vescovo Filippo promette vantaggi e
protezione agli uomini di Monteleone. La maledizione, che
ovviamente sottintende la sco-
munica, suona così:
“...Sia maledetto e anatematizzato da Dio padre onnipotente e dalla beata Maria
sempre Vergine e dal santo
Michele Arcangelo con tutto il
coro degli angeli, e da san Pietro principe degli Apostoli, con
tutto il coro degli Apostoli e
del beato Stefano protomartire, con tutto il coro dei martiri
e dal beato Martino confessore, con tutto il coro dei confessori, e dalla beata vergine Agata con tutto il coro delle vergini, e da tutti i Santi sia maledetto, nella città, nel castello, in piazza, nel villaggio, così
sia; sia maledetto nelle vie e
nei sentieri, nei cimiteri e in
tutti i luoghi.
Sia maledetto camminando,
vegliando, dormendo, in tutte
le sue cose stia facendo. Così
sia. Sia maledetto e anatematizzato dalla pianta dei piedi
fino ai capelli del capo. Così
sia. Dio mio, seguilo come il
disco solare e come la stoppia
davanti alla forza del vento.
Così come il fuoco che brucia il
bosco e come la fiamma che
brucia i monti. Così sia. Così
lo perseguiterai in ogni tuo
momento e lo turberai nella
tua ira, o Signore. Così sia.
Apparirai al cospetto della lo-
ro ignominia, e li turberai nella tua ira. O Signore riempili
della loro ignominia e nella
tua ira lamenteranno il tuo
nome. Signore così sia, e sia
maledetto come Anania e Saphira, che sono stati consumati dal denaro rubato. Sia sottoposto alla morte e sia maledetto e anatemizzato come Chore
e Dathan e Abyron, che la terra ha inghiottito vivi; sia maledetto come Giuda traditore
del Signore così come la luce è
spenta da qualcuno, così il nome di lui sia cancellato dal libro dei viventi.
E se fra i soprascritti (qualcuno) avrà fatto qualcosa ad
un altro e fra 30 giorni come
sarà prescritto, non avrà voluto rimediare, per cui come nel
sacro sinodo in Luni, confermarono il vescovo Eriberto con
tutti i suoi canonici e con i
suoi presbiteri, o che ciò che
sarà stabilito fra i castellani
nella deliberazione e nell’atto,
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il vescovo lo distrugga o per
breve tempo sia inefficiente,
tutto questo sia cancellato e
abbia tutte queste maledizioni. E così tutti dissero: sia fatto, sia fatto, sia fatto. Così sia,
così sia, così sia, e in quel luo-
go firmarono tutti”.
Questa e altre notizie nel
documento n. 488 e in altri del
Codice, da dove si apprende,
che in seguito le cose non andarono proprio come Eriberto
aveva sperato. Neppure Enrico da Fucecchio, il più combat-
Femminicidio: una storia che parte da lontano
Scorrendo gli antichi giornali spezzini, si legge che l'undici aprile 1890 parecchie donne nella via da San Terenzo a
Lerici erano state aggredite da
“uno sconosciuto” che le aveva
minacciate con un coltello.
Fortunatamente, qualcuna
riesce a dare l'allarme. Accorre gente costringendo il malvivente a darsela a gambe. Il
furfante, si legge nel numero
successivo, viene poi assicurato dai Carabinieri alla giustizia. Uno dei purtroppo non
pochi problemi dei nostri giorni è la violenza perpetrata
contro le donne, fenomeno che
si verifica fino alle sue più estreme conseguenze, tanto che
una parola, finora quasi sconosciuta, ci è diventata abituale:
femminicidio.
Giustamente il nostro Comune ha indetto per l'8 marzo
diverse iniziative per la donna
e la tutela del suo ruolo.
Come si vede anche da questo episodio di antica cronaca
locale, l'abitudine a considerare la donna peggio di un oggetto che non riteniamo degno
della neppur minima attenzione, ha origini antiche che risalgono ad ancora molto, moltissimo più in là della data in
cui l'avvenimento sopra riportato, si verifica.
Non c'è chi non lo deprechi,
non c'è chi non lo condanni,
eppure continua a manifestarsi in tutta la sua virulenza. Il
fatto è (penso, temo) che è nella nostra mentalità che queste
cose, questo tipo di incidenti
possano-debbano accadere.
Cambiamo mentalità; non
abituiamoci a sentir dire femminicidio. Diciamolo bello forte che questa è parola che non
ci piace, che la detestiamo.
Offriamo alla donna vicino
a noi un fiore, una carezza,
una stretta di mano, una parola gentile. Se non ne siamo
capaci, basta il sorriso.
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LERICI IN… - aprile 2013
tivo dei vescovi lunensi riuscì
mai a recuperare i territori
venduti a Genova dai successori degli uomini di Trebbiano,
in barba a ogni maledizione.
Così, Lerici è diventata genovese.
Gino Cabano
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C’era una volta... il Bar Sport di Lerici
Uno dei luoghi di incontro
dei lericini nel primo dopoguerra è stato sicuramente il “Bar
Sport”. Situato in prossimità di
piazza Battisti, aveva un ingresso dall’adiacente via Pisacane e un’uscita sulla piazzetta antistante via Roma, dove erano collocati i tavolini esterni, Per un certo periodo, in
estate, alcuni tavoli erano posizionati anche nella zona dove
attualmente sono i giochi per
bambini.
Era gestito da Andreino Bonifazio, dalla moglie Fazietta e
dal figlio “Nanni”. Era molto
frequentato per la bontà del
gelato artigianale ma era in
particolare il luogo per eccellenza dei tifosi di calcio e di
ciclismo. Eravamo ai tempi del
Grande Torino poi della Juve
dei Boniperti, Charles e, nel
ciclismo, della rivalità fra i tifosi di Bartali e di Coppi.
Quante discussioni animate
dopo le radiocronache delle
partite o delle tappe del Giro o
del Tour. Queste ultime ascoltate mediante gli altoparlanti
della radio Oriel di Masino
Rossi, piazzati sulle palme dei
giardini. Quando un giro
d’Italia passò da Lerici ci fu
una breve fermata per il rifornimento proprio davanti al bar
Sport. Ricordo Cottur, Magni e
in particolare Bartali che, dopo
la brutta esperienza di un giro
di Francia in cui fu colpito da
tifosi avversari, a chi si avvicinava troppo allentava spinte o
sberle. Si narra di uno sfegatato tifoso lericino che, ricevuto
un calcio da Bartali, appese a
mo’ di trofeo i pantaloni.
Nel bar alcuni habitué giocavano a carte. A tal proposito
si ricorda che un giorno, durante una partita, un cliente
mise, sul tavolo dove giocava
un noto mobiliere, alcuni mattoni dicendo: “Sti chi i fan parte der mobile en legno massello
che te m’è vendù”.
I tavoli esterni erano normalmente occupati da giovani
lericini prestanti e di bell’aspetto (Carcagnon, Ciurela,
Silvano er lungo e altri) ma con
poche risorse, che ovviamente
invitavano le ragazze a prendere un gelato, una bibita o altro.
E qui entra in gioco una figura caratteristica: Amerigo
Baracchini. Era un cameriere
del bar, una persona compita,
efficiente e sempre disponibile,
in particolare con i giovani.
Quando questi ultimi passavano l’ordinazione, per far colpo
sulle ragazze dicevano solitamente “Amerigo, metta pure
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LERICI IN… - aprile 2013
sul mio conto”. Al che il cameriere rispondeva “Certamente
signore”. Per poi, allontanatosi,
lamentare “Ma quale cunto?”
Sì, perché credo finisse per pagare sempre di tasca propria.
In quel periodo a Lerici furono girate scene di un film di
guerra in mare. con attori quali Ettore Manni, Rossana Podestà e altri, che spesso si vedevano ai tavoli del Bar Sport.
Per noi ragazzi era un avvenimento e tutti i giorni facevamo
un giretto sperando di vedere
qualche attore.
Raimondo Pagano
Risultati delle elezioni 2013
del consiglio di amministrazione A.S.D. La Rotonda Lerici
svoltesi il due Marzo 2013
Graduatoria Presidente per il
biennio 2013-2014
Marco Buonriposi
(Presidente eletto) - voti 86
Arturo Madinelli - voti 3
Giovanni Baudone - voti 1
Graduatoria consiglieri eletti:
Arturo Madinelli - voti 96
Giuseppe Zanello - voti 89
Oreste Lavarello - voti 88
Felice Saccomano - voti 85
Oscar Bertella - voti 83
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Si deve alla
sensibilità artistica
dello
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“via Tommaseo 32” alla Spezia, diretto dai pittori Maria
Capellini e Antonio Barrani,
la promozione di artisti e scrit-
tori provenienti da altre province e regioni.
Tra le ultime iniziative culturali proposte dallo studio
spezzino vi è stato l’incontro
con l’opera di Giuliana Donzello, scrittrice veneziana vivente
a Livorno, autrice del romanzo
“La stagione delle cicale”,
ed. Seneca, Torino 2012.
Questo libro è un romanzo
di ricostruzione verista caratterizzato da notevole tecnica
compositiva, che avvolge elegantemente la vicenda della
giovane Viola, una storia ambientata nel secondo quarto
del secolo scorso tra i guasti
del secondo conflitto mondiale
e la ricostruzione del paese.
Chi ci sarà dentro le altre uova di Pasqua?
Ricostruzione anche della vita
della protagonista che, conosciute disavventure ed umiliazioni, saprà riscattarsi con impegno e fatica per passare dalla deprivazione ad una dignitosa condizione sociale.
Descrizioni da manuale e
manzoniana caratterizzazione
dei personaggi inquadrano la
figura della donna, che emerge
quale simbolo femminile di
rivalsa contro le miserie e le
trappole che il destino riserva.
La presentazione dell’opera
è stata curata da Gianni Donati presso la sala multimediale della Fondazione Carispe
ed impreziosita dalla raffinata
lettura di brani scelti a cura
di Luigi Camilli.
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Sem Benelli e il Golfo dei Poeti
L’arco di mare che va da
Lerici a San Terenzo ha sempre attirato l’ammirazione di
poeti e scrittori italiani e stranieri, tanto da meritarsi il nome di “Golfo dei poeti”.
Qui soggiornò Virginia Woolf e, prima di lei, nel 1822 si
stabilì una celebre coppia della
letteratura inglese: il poeta
Percy Shelley e la compagna
Mary, che a soli diciannove anni creò la mitica storia di Frankenstein.
Misero su casa in un exconvento (l’odierna Casa Bianca) dove ospitarono spesso un
altro grande poeta inglese George Byron, che viveva in quel
periodo a Livorno.
Proprio mentre rientrava da
una visita all’amico, Shelley a
bordo del suo veliero Ariel venne travolto da una tempesta
improvvisa all’altezza di Viareggio. Qualche giorno più tardi il mare restituì il suo cadavere ed il poeta fu cremato con
un grande rogo sulla spiaggia
viareggina; Byron era presente
al rito.
Nei primi anni del Novecento, per ricordare l’attesa angosciosa di Mary, sulla facciata
della Casa Bianca è stata posta
una targa con questi versi del
poeta ligure-apuano Ceccardo
Roccatagliata Ceccardi: “O benedette spiagge, ove l’amore, la
Illice
libertà, i sogni non hanno catene”.
Altri letterati e artisti attraverso gli anni si innamorarono
di questi luoghi come Moravia,
Pasolini, Piovene, Calvino, Alvaro, Buzzati… fino a Mario
Soldati, che andò ad abitare a
Tellaro.
Ma chi ha dato per primo il
nome di “Golfo dei Poeti” a
questo angolo bellissimo della
Liguria? A battezzarlo così nel
1919 fu il drammaturgo toscano Sem Benelli, il fortunato
autore del dramma “La cena
delle beffe”.
Sem Benelli è nato a Filettole di Prato il 10 agosto 1877
ed è morto a Zoagli di Genova
il 18 dicembre 1949. Ha scritto
diversi testi teatrali e libretti
per opere liriche. Tali libretti
che in genere derivano dai suoi
drammi vennero musicati da
compositori della scuola postverista.
Una compagnia amatoriale
di San Terenzo con attori locali
ebbe l’onore di allestire la prima autentica del capolavoro di
Sem Benelli mentre la prima
nazionale assoluta ebbe luogo
il 16 aprile 1909 al teatro Argentina di Roma. Il lavoro raggiunse subito un grande successo popolare tanto che in Italia non ci fu filodrammatica
che non affrontò l’allestimento
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LERICI IN… - aprile 2013
Il Gambero
Nero
di questo fortunato testo ambientato nella Firenze rinascimentale.
Nel 1924 “La cena delle beffe” venne musicata da Umberto Giordano e rappresentata
alla scala di Milano con la direzione di Arturo Toscanini.
Nel 1941 il dramma di Sem
Benelli diventò un film diretto
da Alessandro Blasetti con gli
attori più noti del momento:
Amedeo Nazzari, Clara Calamai, Osvaldo Valenti… Del
film si ricorda il primo seno
nudo del cinema italiano mostrato in una scena per un istante dalla Calamai e la frase:
“E chi non beve con me peste lo
colga” pronunciata con cadenza
sarda da Nazzari, cose che aumentarono notevolmente la
popolarità dei due attori e dello
scrittore toscano.
Benelli amava tanto il paesaggio e il clima della Liguria
da soggiornare spesso a San
Terenzo ospite di amici e frequentare Villa Marigola da dove si può abbracciare il più bel
panorama da Lerici alla Palmaria, fino al Tino. Qui nel
verde e silenzioso parco della
villa trascorreva il tempo a lavorare attorno alle sue fatiche
letterarie. Qui ebbe l’idea di
dare a questo angolo affascinante di mare il nome adatto
di “Golfo dei poeti”.
Vinicio Arfavelli
Ristorante
Il Gambero nero
TELLARO
Via Fiascherino, 108
tel.-fax 0187-965731
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Cento anni: non è più un traguardo
Quest’anno il 31 Marzo oltre all’importantissima festa
di Pasqua si festeggiano i cento anni di Giaele Dolcini (nella
foto) una trisnonna dalla tempra di ferro che è sopravvissuta a tre guerre: la Guerra di
Spagna e le due Guerre Mondiali.
Giaele nacque a Rubiera in
provincia di Reggio Emilia il
31 Marzo 1913. Penultima di
sei fratelli e una sorella, si trasferì alla Spezia appena sedicenne quando si sposò con un
maresciallo di marina. Ebbe
tre figli maschi (solo due ancora vivi) che allevò da sola.
Nel ’43 quando crollò la sua
casa di via La Marmora alla
Spezia decise di andare a Modena, dove studiavano i figli.
Dal ’56 vive alla Venere Azzurra. È vedova da 40 anni, tris-
le trasmettere ai giovani di
nonna con otto nipoti e 12 pro- oggi?
R. Che studino e imparino
nipoti.
un
mestiere e, se posso perIn occasione dei suoi 100
anni le abbiamo fatto questa mettermi: meno divertimenti.
piccola intervista.
La grande passione di GiaeD. Cosa si ricorda del 25 le è la cucina. Infatti ha coaprile 1945 a Lerici (giorno minciato a cucinare a 12 anni
della Liberazione)?
e nonostante l’età ha ancora
R. Ero sfollata a Rubiera voglia di preparare conserve e
perché la casa della Spezia era vasetti di verdure sott’olio,
crollata, sola con tre figli pic- frutta sciroppata e acciughe
coli e il marito in guerra.
sotto sale. Difficile dire quale
Ricordo tutto ma non posso sia la sua specialità in una
raccontarlo. Troppo forti sono i cucina dalle origini emiliane
ricordi e troppe le persone ca- (dove è nata) che si è arricchita
re che ho perso in modo crude- dei piatti tipici di Liguria
le.
(dove ha vissuto la gran parte
D. Pensa che sia stato il della sua vita) e di Taranto
suo stile di vita e la sua ali- (dove si recava a trovare il mamentazione a farla arriva- rito imbarcato). A me piace
re a cento anni o che sia un ricordare i suoi speciali tortelli
dono di natura?
ripieni delle amarene che lei
R. Sono arrivata a cento stessa conserva sotto spirito.
anni perché ho sempre lavoraValeria Farina
to tanto, ho allevato una famiglia, ho sempre cercato di fare UNITRE aprile 2013 ore 15,30
del bene agli altri e, ringraProgramma conferenze
ziando Dio, ho sempre manlunedì 4 - dott. Petacco: cinefogiato bene.
rum, “Posti in piedi in paradiso”;
D. Le dà gioia o tristezza venerdì 5 - prof. Centi: Dante in
festeggiare il suo centesimo Lunigiana - canto ottavo del purgatorio, declama l’avv. Camilli;
compleanno?
R. Sono contenta di essere Martedì 9 - esame gratuito delarrivata a cento anni e con l’udito;
buona memoria. Sono in car- 12 - 15 - 16 - 19 - 23 - 26 aprile
docenti dell’ateneo di Pisa;
rozzina ma non me la prendo. martedì 30 - cerimonia di chiusura
D. Quale messaggio vuo-
dell’anno accademico 2012-2013.
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San Terenzo
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della comunità santerenzina
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meta di artisti e poeti...
dove rivivono
gli antichi sapori
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l’igiene
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Superato San Terenzo, ci trovate a sinistra, subito dopo la galleria degli Scoglietti
“Bookcrossing”: lo troviamo anche a Lerici
Una piccola biblioteca è in
funzione dal
2006 a Lerici,
aperta a tutti,
ma pochi cittadini la conoscono. È nelle sale dell’hotel
Shelley ma anche chi non è
ospite dell’albergo può frequentarla, può prendere un libro,
può portarselo via per sempre,
riportarlo indietro quando vuole o leggerlo tranquillamente
nell’apposita saletta, senza alcun impegno.
Naturalmente, per tenere
viva la biblioteca, sarebbe auspicabile che avvenga anche il
percorso inverso e cioè che chi
ha qualche libro che ha letto e
non ha lo spazio per tenerlo o
voglia riordinare la propria
biblioteca, può trovare il luogo
dove far rivivere il libro facendolo leggere ad altri. È una forma innovativa di lettura e
scambio di libri nata nel 2001
per iniziativa dell’americano
Ron Hornbaker che ha anche
fondato un sito Internet dove
può essere seguita la vita di
ogni libro registrato.
A prendere questa iniziativa
a Lerici è stata Clelia Guglielmoni, titolare dell’Hotel Shelley in via Biaggini, ma sentiamo da lei come funziona questa
biblioteca: “Presso la piccola
biblioteca nella sala camino
dell’hotel, le mensole del bookcrossing sono sempre in movimento. Una meraviglia! Prima
vengono riempite di tanti nuo-
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GRUPPO CALEVO
dal 1888
LERICI IN… - aprile 2013
vi titoli, dei titoli che noi innamorati dei libri vorremmo che
tutti leggessero, poi vengono
svuotate dai nostri ospiti, ma
subito rimpinguate di bellissime new entry e prese d'assalto.
Nuovi tomi pronti per essere letti rimpiazzeranno quelli
che hanno già spiccato il volo
partendo con i nostri ospiti
quando tornano a casa.
Dell'angolo bookcrossing
chiunque può servirsi senza
alcun obbligo di offrire alcun
libro in cambio. I libri sono un
bene prezioso e noi crediamo
che debbano circolare e non
terminare la loro vita negli
scaffali. Una volta letti non
interrompete il viaggio del libro… firmatelo, scrivete un
commento, una data, poi liberatelo di nuovo o tenetevelo”.
SF
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aprile 2013 / anno 6